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Autore: Ambaraba    19/05/2014    1 recensioni
Questa e' una AU in cui Miles e Bass conducono una vita normale e gestiscono un bar insieme :) L'idea mi e' venuta da un'immagine su Tumblr, spero sia un esperimento riuscito!
Il nome del locale e' stato suggerito da Wildflower :)
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Mani. Sveglia. "Spegnila". Cuscini.
Bass, occhi blu, sorriso, luce, risate, "Buongiorno", tepore, caffè, sole, finestre aperte, mattina, capelli spettinati, "Vieni qua".
Miles, sonno, "Stamattina non mi alzo", occhi chiusi, calzini spaiati, barba di due giorni, magliette sparse in giro, stirarsi, sbadigliare, girarsi dall'altra parte.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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AU BAR 8 Si svegliano precedendo lo squillo isterico della sveglia. Fa sempre più caldo e la mattina finiscono con l'aprire gli occhi per esasperazione, ormai, perché il letto sembra andare a fuoco. Tuttavia, non riescono a non starsi addosso.
Bass si gira, si sposta, si gira di nuovo, non ha pace.
- Ahia! - Miles, una mano premuta sul naso. 
- Scusa! 
Gesti irrequieti; Bass ha sempre avuto il vizio di rigirarsi nel letto, fin da bambino, col risultato di riempire Miles di gomitate e calci. Non ha smesso di farlo neanche una volta adulto. Miles si è abituato, per forza di cose, e si è rassegnato ad essere il suo punching ball notturno, la vittima trasversale della sua mancanza di comodità. Gli piace troppo tenerlo stretto. Non gli importa se poi la mattina, ogni tanto, guardandosi allo specchio, si trova addosso piccoli lividi che non ricorda di essersi fatto.
- Ehi, Mike Tyson, - gli scuote una spalla, la bacia. Bass se ne sta sdraiato a pancia in giù con indosso solo i boxer. - È ora, svegliati.
Bass ridacchia contro il cuscino, ancora con gli occhi chiusi, un mugolio attutito. - Non volevo farti male, scusa...
Sente Miles accarezzargli la schiena, baciarlo sulla testa. Vorrebbe restare così per tutta la mattina, in balia di Miles e della sue coccole. Lo fa sentire un bambino, a volte. Attratto dal gioco e desideroso di attenzioni. Miles lo abbraccia da dietro, fa scorrere le mani sul suo corpo. Assapora la sensazione della sua pelle liscia, tiepida e morbida sotto le dita, respira il suo profumo di letto, posa piccoli baci sul suo collo, sulla clavicola, e poi dietro la nuca, scende tra le sue scapole. Bass geme piano, stiracchiandosi, con un sorriso sornione sulle labbra. Si rilassa tantissimo, sente il sonno tornare, premere sui suoi occhi per chiuderli, sospira, vorrebbe proprio rimettersi a dormire, adesso, e--
- Ah!
Il sonoro schiaffo che Miles gli ha tirato sul sedere lo fa sussultare, lo riporta bruscamente al mondo vigile. Si stropiccia gli occhi, si volta a guardarlo; sta per dirgli qualcosa, ma Miles lo blocca giù, ride, gli pesa addosso, lo copre di baci.
- Vendetta, - sussurra sul suo orecchio. Bass ride, si divincola per toglierselo di dosso, senza riuscirci.
- Sei un coglione, - gli dice, guardandolo negli occhi. E poi non capisce più niente, si perde nelle sue iridi scure, che sembrano volerlo attirare a fondo, e smette di reagire. Miles è lì, sopra di lui, tra le sue gambe, e il modo in cui lo sta guardando non ha bisogno di spiegazioni. Sa già cosa succederà di lì a poco, e la consapevolezza lo fa rabbrividire di eccitazione, una scossa sottile lungo la colonna vertebrale.
Miles lo guarda ancora per un istante. Sta morendo dalla voglia di prenderlo, ancora una volta. Bass è suo, tutto suo, esclusivamente suo. Fissa il suo azzurro luminoso senza dire nulla, poi riprende a baciarlo dappertutto, tenendolo giù, e Bass non si oppone, arrendevole. Gli piace farsi dominare da lui.
Fanno l'amore lentamente, ma quando poi Bass posa lo sguardo sulla sveglia, constatando che sono in ritardo mostruoso, scattano in piedi come molle e fanno in due minuti tutto quello che di solito fanno in mezzora, correndo per casa come pazzi, prima di saltare in macchina e dirigersi verso il bar.

Erano occupatissimi come al solito: Miles tutto preso a fare lo slalom tra i tavoli e Bass impegnato a discutere sulla soglia con il fattorino che voleva a tutti i costi rifilargli una quantità extra di posate e pacchetti di tovaglioli che non avevano ordinato.
- Sul serio, non l'abbiamo presa questa roba, può controllare...
- A me risulta di sì. Mi limito a consegnare, non sono responsabile degli ordini... E poi ormai sono qua, non potete prenderli e basta?
Bass cedette. Probabilmente c'era stato qualche disguido, e poi capiva benissimo che quel povero cristo di fattorino non c'entrava nulla. Gli disse di aspettare, doveva prendere qualche soldo in più per poter pagare la spesa imprevista. Guardò nel portafogli e sospirò: non ci arrivava. La cassa era off limits, almeno finché non avrebbero finito di fare l'inventario per stabilire quanta roba servisse ancora. Si rivolse a Miles.
- Il portafogli è nella tasca della giacca, guarda, dovrebbero bastare, - gli disse, distratto, tenendo in equilibrio due vassoi. Bass gli diede un bacio rapido prima che l'altro uscisse di nuovo, poi saldò il conto e ritirò i pacchi.
Un quadratino di carta era scivolato fuori dal portafogli di Miles. Bass posò le scatole sul bancone e si chinò a raccoglierlo. Lo rigirò.
Istantaneamente, gli si allargò un sorriso nostalgico sulle labbra, e gli occhi gli si riempirono di uno sguardo intenerito. Ricordava benissimo il momento in cui era stata scattata quella fotografia.
Port Royal, cinque estati prima. Campeggio. Un'esperienza che avevano voluto provare. Era stata un'estate speciale. Qualche mese prima, si erano scambiati il primo bacio. Il primo di una lunga serie.
Quella vacanza in solitaria, solo loro due, era stata indimenticabile. Erano due ragazzini, e si amavano come tali. Bass ricordava Miles alle prese con la tenda che non voleva saperne di farsi montare - era sempre stato testardo, già da allora, Miles -, la pioggia, le zanzare e il fango, e... Il freddo, la scusa perfetta per stringersi forte nello stesso sacco a pelo.
Sfiorò delicatamente la fotografia con il pollice, una carezza ai ricordi. Non immaginava che Miles la conservasse così gelosamente. Erano un autoscatto di loro due, seduti davanti alla pira bruciacchiata di un fuoco che erano riusciti a mantenere acceso solo per pochi minuti. Avevano passato una notte intera a fare l'amore. Bass se ne stava a gambe incrociate, infagottato nella coperta, e sorrideva all'obiettivo, con i riccioli bagnati schiacciati sulla testa - "Miles, dev'esserci qualcosa che non va... Ci sta piovendo dentro", "Ma va', tranquillo, ora la aggiusto!" , le ultime parole famose - e Miles dietro di lui, maglietta stinta e pantaloni della tuta, con un sorriso di quelli rarissimi, gioia pura, che lo teneva stretto a sé circondandogli la vita con un braccio, mentre nell'altra mano stringeva il pentolino con cui avrebbero dovuto provare a cucinarsi un'ipotesi di colazione - senza riuscirci.
Bass guardò le espressioni che avevano in quel momento e si vergognò della facilità con cui si commosse. Si asciugò una lacrima sfuggente con la mano, sorrise. Pensò a quante cose erano successe, nel frattempo. Erano cresciuti insieme. Si amavano ancora nello stesso modo, anzi: forse, dopo tutto quello che avevano passato, si amavano anche di più.
Rimise la fotografia al suo posto, si alzò, cominciò ad aprire i pacchi e mettere in ordine le cose nella credenza. Seguì con lo sguardo l'andatura oscillante di Miles, sorridendo.
Non riusciva a trovare le parole per descrivere quanto amasse quell'uomo così goffo, confusionario, disordinato, buono. Così duro e forte, ma anche estremamente dolce e premuroso e capace di manifestare il suo amore con piccoli gesti come quello. Una fotografia, la chiave per leggere nel cuore di Miles.
Bass si appoggiò al bancone, sospirando. Si stava lasciando andare di nuovo; era un periodo che si metteva a piangere per qualunque cosa. "Un po' di autocontrollo, su", si disse. "Se passi tutto il tuo tempo a piagnucolare, ci metterai una vita a disfare questi scatoloni...!".
Lanciò un'ultima occhiata a Miles, che aveva finito con lo slalom e aveva cominciato una corsa a ostacoli funambolica, e si rimboccò le maniche.
Avrebbero avuto modo di parlarne, magari, più tardi.

Quella sera tornarono a casa distrutti. Siccome nessuno dei due aveva voglia di mettersi a cucinare, decisero di prendere una cena a portar via dall'arabo sotto casa.
Guardarono un film, sdraiati e abbracciati sul divano e, mentre Bruce Willis gonfiava di botte la banda dei cattivi, Bass sentì le palpebre farsi sempre più pesanti. Miles, che lo teneva stretto, gli sfiorò lo zigomo con la nocca dell'indice.
- Hai sonno, pulcino? Se vuoi andiamo a letto, - disse, baciandolo sulla tempia. Aveva solo voglia di abbracciarlo forte, in quel momento, e non si trattenne.
- Mmm--no, tranquillo... - mugolò l'altro ad occhi chiusi, rannicchiandosi nel suo abbraccio. Voleva che finisse di vedere il film, se lo voleva; poi sarebbero andati di là insieme. Sentì rumore di spari e uno schianto di macchine, Bruce Willis che prendeva a revolverate qualcuno. Nel dormiveglia, gli tornarono alla mente pensieri sconnessi, poi si ricordò di quella cosa che voleva chiedere a Miles, e riaprì gli occhi. Gli strattonò piano il bordo della maglietta, per richiamare l'attenzione.
Miles abbassò lo sguardo su di lui, gli sfiorò la fronte.
- Che c'è? - chiese.
Bass si prese qualche secondo per mettere insieme una frase di senso compiuto, si stropicciò gli occhi.
- Niente, io... Oggi ho ripensato a una cosa, - cominciò. - A quella volta che siamo andati in campeggio, - disse.
Miles accennò un sorriso imbarazzato, per un attimo distolse lo sguardo, scoperto.
- Hai trovato la foto? - gli domandò, senza smettere di accarezzarlo.
Bass annuì. - Non immaginavo che la tenessi sempre con te, - disse.
Miles lo baciò sulla fronte, Bass chiuse gli occhi.
- Già, - rispose. - È un bel ricordo. Mi piace quell'immagine. - Rise. - Anzi, mi piaci tu in quell'immagine, - aggiunse, scompigliandogli i capelli.
Bass rise a sua volta, gli accarezzò la guancia e si sollevò per baciarlo.
- Adoro il tuo lato sentimentale, - confessò, stringendolo a sé. E poi, in un sussurro, guardandolo negli occhi: - Ti amo, Miles, ti amo tantissimo.
Vide sul volto di Miles un sorriso e uno sguardo che traboccavano d'amore, un sorriso e uno sguardo di quelli rarissimi, come cinque anni prima. Si sentì sciogliere.
Miles restò per qualche secondo senza dire nulla, chinandosi su di lui, pregustando il momento in cui l'avrebbe baciato. Guardò le ciglia di Bass sbattere, i suoi occhioni azzurri un po' lucidi, e poi posò lo sguardo sulle sue labbra morbide, fece scorrere il pollice lungo il contorno del suo viso e Bass chiuse gli occhi, sospirando. Miles gli fece sollevare leggermente il mento con due dita, delicatamente, prendendosi tutto il tempo necessario perché ognuno di quei gesti restasse scolpito nella memoria di entrambi. Sentì il suo battito agitato contro i polpastrelli, mentre gli sfiorava dolcemente il collo. E poi, un po' per volta, si avvicinò, premette le labbra sulle sue, assaporò il contatto e la sensazione di rilassatezza e felicità che ne derivavano. Con la mano libera cercò la sua, le loro dita si intrecciarono, lo baciò a lungo.
- Ti amo anch'io, Bass, - gli disse, quando si staccarono. Un altro bacio, più rapido, stavolta. - Ti amo da morire.
Si guardarono sorridendo per un po', poi Miles afferrò il telecomando e spense il televisore.
- Sai una cosa? - disse, con un sopracciglio alzato e l'aria maliziosa. - Adesso ho proprio voglia di andare a letto...
- Anch'io, - fece Bass, candido, facendo finta di non aver capito. - Ma solo se mi ci porti tu, - aggiunse, bambino capriccioso.
Miles lo baciò ancora.
- Agli ordini, signor Pigrizia.
Esaurirono le ultime energie della giornata nel modo migliore. Si strinsero forte l'uno all'altro, si addormentarono.
Miles sospirò, prima di chiudere gli occhi. Sapeva già che nel corso della notte avrebbe guadagnato qualche altro pezzo per la sua collezione di lividi. 

  
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