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Autore: NeverMe    19/05/2014    4 recensioni
Ambientata dopo il finale della seconda stagione, visto che la terza non è sicura devo trovare un modo di colmare il vuoto...
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Gli occhi celesti di Gabriel la fissavano, addolorati, mentre lui si scusava per averle nascosto quale fosse la sua natura. Sembravano implorarla di rimanere, di non abbandonarlo, perchè lui aveva bisogno del suo amore, aveva bisogno di sentirsi amato nonostante tutto, aveva bisogno di stringerla a sè dopo aver creduto di perderla per sempre.
E Claudia avrebbe voluto abbracciarlo forte e sussurrargli che andava tutto bene, che si fidava di lui e che non l'avrebbe lasciato solo. L'avrebbe voluto davvero. Nonostante tutto.
Il pensiero di allontanarsi da lui la uccideva, ma in quel momento non si trattava più di loro due.
Lei doveva andarsene, tenere il suo bambino lontano da quella storia, crescerlo in un luogo sicuro, dove non ci fosse Serventi, dove non ci fosse un'assurda profezia.
Lasciò andare le mani di Gabriel, sentendosi addosso gli occhi di lui, il suo sguardo perso. Sentendosi morire. Trattenne le lacrime finchè non fu abbastanza lontana, poi si rese conto che era vero: sarebbe tornata a casa senza di lui, avrebbe iniziato una vita senza di lui.


Gabriel le diede un casto bacio sulle labbra. "Andiamo a casa?" Le mise una mano sulla guancia e con il pollice seguì il profilo del suo mento, un tocco leggero, quasi impercettibile.
Claudia gli restituì un tacito segnale di assenso e lui le mise un braccio intorno alle spalle. "Vieni, andiamo via, andiamo via da qui." Le baciò i capelli.
Gabriel aprì la porta e una preoccupata Valentina scattò in piedi "Claudia! Dio mio, sei pallidissima!"
Claudia cerò di sorridere, per rassicurarla, ma la sua bocca non ne voleva sapere. Sentì gli occhi inumidirsi per lo sforzo e il pianto fermarsi all'altezza del petto.
Gabriel non la stava guardando, ma sembrò cogliere quel suo momento di smarrimento e la strinse più forte. "Chi c'era qui? Prima che entrassi io, chi c'era con Claudia?" la sua voce era incrinata e saliva di tanto in tanto.
Il tono che stava usando non aveva niente a che fare con quello calmo e ovattato con cui le si era rivolto un attimo prima. Aveva nascosto tutta l'ansia e la rabbia solo per rassicurarla, per farsi vedere forte come lei aveva bisogno in quel momento.
Com'era stata sciocca a non accorgersene. Era terrorizzato, sconvolto e arrabbiato, ma mentre la cullava, un attimo prima, sembrava essersene dimenticato lui stesso.
Sentì il cuore sciogliersi e uccidere il pianto che fino ad un attimo prima le stava stritolando lo stomaco, nel tentativo di arrivare fino agli occhi.
"Non c'era nessuno!" Valentina li fissava con la bocca spalancata, reggendosi alla sedia.
Claudia si sentì addosso lo sguardo di Gabriel, la sua preoccupazione la investì come un treno.
Alzò lo sguardo e lo vide massaggiarsi le tempie e annuire.
Il suo tono di voce cambiò ancora, tornò ad essere dolce e profondo. Le mise le mani sulle spalle "Le dai a me le chiavi della macchina? Mh? Adesso torniamo a casa." Le sorrise e le diede un altro bacio sulle labbra quando lei gli mise in mano le chiavi.

Si ritròvò a guardare il paesaggio che scorreva, dal finestrino di quel maledetto taxi.
Si stava lasciando Roma alle spalle, per sempre. Si stava lasciando alle spalle Gabriel. Gabriel che un attimo prima era sotto casa sua, con il viso sconvolto, Gabriel che aveva cercato in ogni modo di contattarla. Gabriel che era salito sulla sua moto e se ne era andato.
Avrebbe tanto voluto che lui passasse di lì, che la vedesse e avrebbe voluto dire all'autista di fermarsi, scendere e correre verso di lui, abbracciarlo, baciarlo, dirgli che lo amava e che non voleva abbandonarlo, che si sarebbe presa cura di lui, che non gli avrebbe mai permesso di tornare in quello stato, perchè sentiva di poterlo aiutare.
Non sarebbe mai successo.
Quel pensiero le strinse la bocca dello stomaco al punto da farla soffocare.
Faceva caldo... avrebbe vissuto tutta la vita senza di lui... un brivido di freddo... avrebbe cresciuto il loro bambino senza di lui... le girava la testa... non avrebbe mai più avuto sue notizie... voleva vomitare... non avrebbe mai più saputo se stava bene o no... sentì in bocca un sapore metallico. Non era il dolore per aver perso Gabriel a farla stare male, non solo.

Stava vomitando sangue. Si sentiva debole. Riuscì a fatica a trovare la forza per dire all'autista di fermarsi, ma non per buttarsi tra le braccia del suo amore.

Gabriel richiuse la porta alle proprie spalle e l'abbracciò, avvolgendole completamente le braccia intorno al corpo e tenendola stretta vicino a sè "Eccoci qui... andiamo a riposarci un po'?". Usava lo stesso tono che avrebbe usato con un bambino che si era spaventato per un brutto sogno, la stessa delicatezza. La cosa la fece commuovere, sentì le lacrime pungerle gli occhi. Sarebbe stato un bravissimo papà.
Lui confutò il significato delle sue lacrime "Shh... non piangere, non piangere. Va tutto bene adesso..." le prese il viso tra le mani e le diede mille baci sulle guance.
"Gabriel..." la sua barba le pungeva la pelle, alzò lo sguardo e vide i suoi occhi guardarla con estrema dolcezza.
Gabriel le sorrise "Finalmente una parola..." le sfiorò la punta del naso con l'indice e le diede un bacio sulla tempia. "Vuoi parlarne adesso?" le sistemò i capelli dietro all'orecchio.
Da dove avrebbe dovuto cominciare? Moriva dalla voglia di dirgli che aspettava un bambino. Non vedeva l'ora di sapere come avrebbe reagito. Le piaceva immaginarselo con in braccio un esserino minuscolo, a fare lunghi discorsi insensati nel tentativo di farlo addormentare.
Le piaceva da impazzire l'immagine che aveva di Gabriel come papà.
Ma non voleva che un momento così bello, quello in cui gli avrebbe rivelato che sarebbero diventati genitori, fosse rovinato dalla paura e soprattutto non voleva che Gabriel pensasse che la sua reazione fosse dovuta a quello; la maternità non la turbava, la rendeva immensamente felice. Era l'idea che potesse succedere qualcosa al piccolo che la divorava da dentro. D'altro canto Gabriel avrebbe dovuto saperlo il prima possibile anche per questo, come avrebbe fatto a proteggerlo finchè non avrebbe saputo della sua esistenza?
Forse però era meglio iniziare dall'incontro con Serventi, così Gabriel...
"Non fa niente." La prese per mano. "Ne parliamo dopo, quando te la sentirai".
Claudia decise di non ribeccare, infondo non aveva ancora la forza di parlane. Voleva solo starsene tra le sue braccia e sentire che andava tutto bene.
Gabriel la condusse in camera da letto, si bloccò un attimo, come se stesse soppesando un'idea. Le si avvicinò, le accarezzo una guancia e le baciò una spalla, mentre le sollevava la spallina del vestito, facendolo scivolare delicatamente a terra.
Claudia lo guardò confusa, forse voleva metterle addosso la camicia da notte... Lui si guardò per un attimo intorno imbarazzato e a lei fece sorridere il fatto che dopo tanto tempo avesse ancora quella reazione. Poi Gabriel sollevò il proprio maglione e lo mise sopra la testa di Claudia, in modo tale che tutti e due rimanessero nella stessa maglia, fece un po' di fatica a far passare la testa di entrambi e le scompigliò i capelli "Scusami" disse sistemandoli dietro all'orecchio. Lei istintivamente strinse le braccia intorno alla vita di Gabriel e gli sorrise.
C'era tanto in quel gesto, il contatto con la sua pelle nuda, le sue braccia avvolte intorno a lei, il suo profumo ovunque, era completamente immersa in Gabriel.
Voleva farle sentire che c'era, che erano solo loro, lontani dal mondo e che erano una cosa soltanto.
Gli diede un bacio sul collo e lo strinse più forte.
Era tutto perfetto, andava tutto bene, c'erano solo loro, mentre si sdraiavano sul letto, con movimenti impacciati, mentre Gabriel le accarezzava la schiena e la baciava teneramente i capelli per farla addormentare serena.
Gabriel non poteva tornare ad essere come lo aveva visto all'osservatorio.
Era forte, forse anche più di quello che sembrava, ma li avrebbe protetti col suo amore, non con la sua forza e lei lo avrebbe protetto da se stesso. Avrebbero tenuto il loro piccolo lontano da tutto il male che avrebbero affrontato.
Affondò il viso nell'incavo del suo collo e si addormentò lasciandosi cullare da lui, tenendo il loro bambino al sicuro in quell'abbraccio.
  
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