Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: bubysan    25/12/2004    5 recensioni
Avete mai sognato di incontrare i nostri beniamini... nella realtà?
Se vi capitasse di trovarvi tra le braccia di Benji, andare in moto con Tom e ballare con Mark nel mondo così come lo conosciamo, il nostro mondo... cosa pensereste? Finireste per innamorarvi e non voler più tornare indietro?
Questa è la storia di una ragazza comune e di un'esperienza che di comune ha ben poco... vi va di vivere questo piccolo sogno con me?
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
10

10

 

Myriam

 

Avevo più caldo del solito. Una strana sensazione, atmosfere familiari... dove mi trovavo? Le pareti della mia camera si stagliarono inconfondibili nella penombra. Scattai a sedere sul letto, stropicciandomi gli occhi per fugare ogni dubbio residuo. Ero di nuovo a Roma.

Infilai la testa sotto le coperte, assalita da un vago senso di panico. Sapevo che potesse succedere da un momento all’altro, ma in cuor mio speravo il più tardi possibile. Era davvero tutto finito? Mi sentii come un bambino a cui il vento ha soffiato via l’ultimo palloncino.

Tirai un profondo respiro e decisi di alzarmi. Che giorno era? Guardai la sveglia elettronica poggiata sulla scrivania. Domenica. Avevo guadagnato un mese di emozioni e perso uno qualunque della mia vita di sempre.

L’orologio segnava le dieci e mezza. Infilai il morbido accappatoio di cotone dirigendomi verso la finestra. Benji si sarebbe svegliato solo nel suo letto?

Sentii il respiro mancare e mi misi a sedere. Qualcosa di soffice mi accarezzò la gamba. La mia gattina. Sorrisi alla vista della piccola soriana tigrata e la presi in braccio.

“Angelica” mormorai. Fino a quel momento non mi ero resa conto di quanto mi fosse mancata. Con un sonoro miao la micia si divincolò e sparì sotto la trapunta. “Dove scappi?” dissi mentre la inseguivo, chiudendo in un cassetto la tristezza che si era impadronita di me.

Avrei ripreso il solito tran tran quotidiano. Per fortuna era un giorno festivo, non avrei sopportato l’idea di prepararmi e uscire come se niente fosse. Le mura del mio appartamento mi avrebbero fatto da scudo verso il mondo esterno, almeno fino all’indomani. Il tempo di ritrovare una parvenza di equilibrio mentale.

Mi sentivo stanca e demoralizzata. L’idea che esistessero altri mondi oltre al mio, che Benji vivesse in uno di questi, mi avrebbe tormentata per sempre? Sentii gli occhi riempirsi di lacrime e cedetti alla tentazione di sdraiarmi nuovamente, raggomitolandomi sotto la trapunta.

Inspirai lentamente e chiusi gli occhi. Forse il peso che sentivo sul cuore sarebbe diminuito con il tempo. Forse si era trattato di un sogno bellissimo, che rendeva misera e solitaria la vita che fino a poco tempo prima avevo amato.

Affondai il viso nel cuscino e fui scossa da un singhiozzo, seguito da un altro, più acuto e profondo. Mi girai nel letto, invocando un silenzioso aiuto a cui non seguì risposta.

Dopo un tempo che mi sembrò infinito, persi coscienza di ciò che mi circondava e le mie membra si rilassarono un poco. Sentivo gli occhi gonfi e la mente ovattata. Volevo solo dimenticare, rifuggire quel senso di inquietudine che mi stringeva la gola.

Le lenzuola si mossero. Istintivamente allungai una mano, urtando qualcosa di voluminoso.

“Ma cosa...”

Mi voltai nella penombra. Benji. Nel mio letto.

Stavo sognando! O sto sognando ora?

In preda alla confusione, mi alzai su un gomito e guardandomi intorno riconobbi la sua camera. Ero io a trovarmi nel suo letto, non il contrario. Eppure prima mi era sembrato tutto così reale. Stavo forse impazzendo?

Ignaro delle mie giravolte emotive, lui dormiva tranquillo.

Mi venne quasi da ridere per il sollievo. Gli scostai una ciocca di capelli dal viso, provando tenerezza per quell’innocente abbandono.

“Benji?” sussurrai. “Dormi?” Una domanda stupida, ma dovevo assicurarmi che non fosse solo frutto della mia fantasia.

Per tutta risposta, il suo braccio mi circondò la vita attirandomi a sé. “Uhm...” biascicò, le labbra nei miei capelli.

Immobile, inspirai a fondo il suo odore per imprimerlo nella memoria. “Benji” ripetei piano, allungando le dita sul suo fianco sinistro. Forse soffriva il solletico, mi chiesi divertita.

Notai con disappunto la sua totale assenza di reazione. Visto il personaggio, c’era poco da stupirsi. “Capitano Price” insistei con il chiaro proposito di smuoverlo dal letargo in cui sembrava immerso.

“Ogni uomo sogna un risveglio come questo.”.

Sorrisi, incrociando due occhi neri nei quali spiccava una punta di divertimento.

“Ti costava tanto lasciarmi dormire?” Di nuovo quella voce roca e sensuale.

Birichina, annuii con un gesto del capo. Sarei mai riuscita a confessargli che in un altro mondo era solo un fumetto? Il tamburellare del mio cuore tradì la consapevolezza appena acquisita. Non potevo rinunciare a quello sguardo.

“Quasi quasi mi vendico” proseguì, serio in volto. Fece scivolare le mani lungo la mia schiena, fermandosi all’altezza della vita.

Chiusi gli occhi, sentendo un calore familiare irradiarsi in tutto il corpo. Piccoli brividi percorsero la mia pelle e le preoccupazioni che offuscavano i miei pensieri si dissolsero come per magia.

“Smettila immediatamente!” urlai un istante dopo, mentre Benji mi bloccava sotto di sé facendomi il solletico. “Ti prego, lasciami andare!” supplicai in preda alle convulsioni.

“Così impari” mi rimbeccò soddisfatto, mentre cercavo di riprendere fiato asciugandomi le lacrime con le dita. Si avvicinò nuovamente e il suo respiro caldo mi sfiorò le mie labbra. “Mi auguro che la prossima volta che mi pregherai, sarà perché io continui” aggiunse con sguardo eloquente.

Sentii le guance avvampare, arrossendo fino alla radice dei capelli. Cercai di ricompormi mentre lui si alzava, infilando sopra i boxer i pantaloni di una vecchia tuta.

“Ho fame” disse aprendo la porta e scomparendo nel corridoio.

Fissai per un attimo il posto vuoto accanto a me. Si era forse arrabbiato? Trovai l’idea di un’abbondante colazione improvvisamente allettante. Senza soffermarmi troppo sulla sua reazione, tornai nella mia stanza per mettere un paio di jeans e una felpa.

La mia camera era come l’avevo lasciata, in ordine e pulita. Ciononostante, non riuscivo a togliermi dalla mente il sogno di quella notte.

Se fosse un segno?

Mentre scendevo le scale, un delizioso profumo raggiunse le mie narici. Mi fermai per un attimo all’ingresso della cucina. Seduto al bancone su un alto sgabello, Benji sfogliava tranquillamente il giornale. Sembrava un ragazzo qualunque. Non un grande campione, né tanto meno un personaggio della fantasia.

“Oggi avrai l’onore di assaggiare lo strudel di Emma,” disse mentre il timer del forno mi distoglieva dai miei pensieri.

Lo osservai in silenzio aprire l’imponente forno in inox ed estrarre la teglia con estrema naturalezza. Nonostante l’abbigliamento trasandato, i suoi movimenti morbidi tradivano un’agilità fuori dal comune.

Un attraente ragazzo qualunque, riformulai mentalmente cercando di rimanere impassibile. “Ti muovi bene in cucina.”

“Le mie fan sostengono che io sia un uomo da sposare” scherzò, prendendo un coltello affilato e dividendo il tipico dolce austriaco in minuscole parti uguali.

“Aspetti ospiti per colazione?” domandai, ricevendo di rimando uno sguardo interrogativo. Indicai con un dito le piccole fette.

“Non aspetto nessuno, in questo modo il ripieno non cade di lato quando lo addenti.”

Scossi il capo con una risatina. “La Germania ha avuto una pessima influenza su di te.”

Mi fece l’occhiolino, accompagnato da uno dei sorrisi che preferivo. “Non dirlo a nessuno però.”

 

Pochi minuti dopo, nel piatto erano rimaste solo le briciole. Ci dirigemmo in salotto, dove regnava la tipica calma da domenica mattina. Con il suo giornale in mano, Benji prese posto su un divano e, avvicinato un comodo pouf, vi allungò sopra le gambe.

“Cosa farai domani?” domandò mentre mi sedevo accanto a lui. “I tuoi colleghi ti avranno data per dispersa”.

Trattenni il respiro. “Devo sentire a che punto sono” mentii, sentendo la bocca dello stomaco chiudersi in uno spasmo.

“Spero che tu non debba rientrare subito in Italia.”

“Lo spero anch’io” risposi in un soffio. “Che ne dici di andare al cinema questo pomeriggio?” proposi distogliendo lo sguardo e cambiando argomento.

“Volentieri, se non ti spaventa l’idea di vedermi in versione incognito.”

Dimentica per un attimo del mio imbarazzo, lo guardai incuriosita.

“Zuccotto calato sulla fronte, sciarpa e occhiali scuri. Una sorta di maniaco insomma” precisò, riprendendo la sua lettura. “Ieri ho avuto la mia dose di giornalisti, direi che può bastare.”

Mi alzai ridendo, grata per quel diversivo. “Meglio che mi camuffi anch’io allora, così chiamano subito la polizia.”

Benji tornò a guardarmi. “Perché? Sono bellissimo anche vestito da maniaco.”

“Si, certo.”

Posò il giornale sul divano e mi si parò di fronte. “Piccola peste” disse abbassandosi e caricandomi su una spalla, senza darmi modo di reagire.

“Price, non sei normale!” esclamai battendogli i pugni sulla schiena.

“E tu hai un fondoschiena delizioso” mi canzonò con un’allegra sculacciata.

Fummo interrotti da un trillo di cellulare. “Credo sia il mio” disse Benji rimettendomi a terra e tastandosi le tasche dei pantaloni.

Approfittai della sua distrazione per osservarlo con cautela. Indugiai per un attimo sulla linea della sua mascella, perdendo gran parte della conversazione. Chissà cosa pensava della notte trascorsa insieme. Avrei voluto accarezzargli una guancia, chiedergli come si sentisse. Il suo comportamento non lasciava trasparire nulla che non fosse scherzosa amicizia.

“Volevi andare al cinema?” disse improvvisamente riportandomi alla realtà. “Siamo stati invitati alla prima di Twilight (13).”

Gli lanciai un’occhiata stupita. “Twilight il film sui vampiri?”

Benji annuì con aria interrogativa. “Credo di sì. Ma non erano passati di moda?”

“Le storie d’amore non passano mai di moda” ribattei, inarcando un sopracciglio. Possibile che il film fosse in uscita anche lì? Si trattava davvero di un caso interplanetario.

Per tutta risposta una lieve smorfia gli si disegnò sulle labbra. “Storia d’amore? Vuoi dirmi che, in un colpo solo, ho vinto una sessione extra con la stampa e una commedia sentimentale fantasy?”

“Temo di sì capitano. A quanto ne so, i protagonisti sono due adolescenti innamorati e contrastati, in stile Romeo e Giulietta.”

Accolse la notizia con un sospiro divertito. “Prima di accettare, la prossima volta chiederò maggiori delucidazioni al mio addetto stampa.”

 “Vedrai che ci divertiremo” lo rassicurai prendendolo a braccetto, un sorriso nella voce.

 

Qualche ora dopo parcheggiammo in un multipiano dove ci attendeva una lussuosa limousine nera.

“Non avevi detto che il cinema era qua vicino?” chiesi un poco disorientata. Per tutto il pomeriggio Benji era stato l’emblema stesso della calma e della tranquillità, mentre io non stavo nella pelle all’idea della serata che ci attendeva. Il ricordo del mio sogno affiorò per un breve istante in superficie, ma lo ricacciai indietro senza troppi complimenti.

“In effetti si trova a poche centinaia di metri” rispose lasciandomi il passo mentre l’autista ci apriva la portiera, “ma non possiamo arrivare a piedi.”

Non impiegai molto per capire cosa intendeva. Un paio di minuti e le luci della città esplosero intorno a noi. Attraverso i finestrini scuri potemmo ammirare gli schermi multicolori sui quali si alternavano messaggi pubblicitari, foto di modelle e videoclip ispirati al film.

“Sembra di essere agli oscar” pensai ad alta voce, mentre si avvicinavamo al bagno di folla. “Non che ci sia mai stata” aggiunsi mordendomi il labbro inferiore.

Quella mattina mi ero svegliata convinta di essere tornata a casa e ora mi trovavo in abito lungo, seduta accanto a Benji su un sedile in pelle dalle dimensioni imbarazzanti.

La macchina accostò lentamente ai cordoni di sicurezza e le urla aumentarono, non potendo i fan vedere chi si trovasse all’interno dell’abitacolo.

La sua mano coprì la mia in una stretta rassicurante. “Sorridi e andrà tutto benissimo.”

La portiera si aprì su un lungo tappeto rosso e uno scenario che mi tolse il fiato. Star che firmavano autografi, giornalisti, il vociare del pubblico. Tutto in perfetto stile hollywoodiano.

Scendemmo cercando di non rimanere accecati dai flash. Pochi istanti dopo, da una seconda limousine sbarcarono i due protagonisti e nessuno fece più caso a noi. Centinaia di ragazzine andarono in visibilio, invocando i loro beniamini a pieni polmoni.

Presi Benji per un braccio. “Se fossi stato un palo della luce ti avrebbe dedicato più attenzione” non potei resistere alla tentazione di sussurrarli all’orecchio.

Mi guardò in silenzio per un attimo e scoppiò a ridere. “Dovrei portarmi quel tipo in giro, sembra un ottimo diversivo.”

Sono così giovani, notai osservando la coppia di ragazzi con maggiore attenzione. Poco più che adolescenti, Kristen Stewart e Robert Pattinson si guardavano intorno emozionati. Non sembravano preparati a tanto clamore.

Benji interruppe il filo dei miei pensieri facendomi accelerare il passo. Senza che quasi ce ne accorgessimo, i fotografi ci avevano circondati e quella overdose di pubblicità era del tutto superflua. Le mie foto con Tom risalivano a poche settimane prima e non era il caso di incentivare le illazioni dei giornali scandalistici.

Alcuni responsabili della sicurezza ci indicarono l’ingresso per poi ignorarci, distratti dal continuo flusso di arrivi.

A dispetto delle dimensioni imponenti il cinema era stracolmo. Dopo una rapida occhiata ai nostri inviti, una hostess ci accompagnò a una fila situata a pochi metri dal cast, le cui poltrone recavano incisi i nomi in eleganti caratteri dorati.

Dal mio posto potei guardarmi intorno, ammirando le eleganti signore accorse alla prima. Sempre più surreale, pensai nell’istante in cui attori e regista facevano il loro ingresso accolti da un applauso scrosciante.

Sapevo poco della trama del film, tratto da un bestseller americano per teenager che sembrava aver rivoluzionato l’idea del mondo sui vampiri. Una frase della campagna pubblicitaria mi era però rimasta impressa.

Se potessi vivere per sempre, per cosa vivresti davvero?

Le luci in sala si abbassarono fino a spegnersi del tutto.

 

* * *

 

Atmosfere opache e rarefatte. Pioggia.

Calore. Tentazione.

Edward e Bella. Un vampiro, una ragazza. Due anime in lotta contro istinti primordiali, un amore contrastato dalla natura stessa.

Un brivido mi corse su per la schiena. Protetta dalla penombra, lanciai uno sguardo fugace verso Benji, seduto alla mia destra.

Anche noi apparteniamo a due mondi differenti.

Per quanto chiaro sin dal primo istante vissuto insieme quel concetto prese improvvisamente forma, unito al ricordo di quella mattina, penetrando i miei pensieri come una lama. Sentii un grande vuoto farsi largo dentro di me. Suoni e immagini si affievolirono, assorbiti da un silenzio che cancellava ogni cosa.

Lo amo.

Il mio cuore smise per un attimo di battere, prima di accelerare con un balzo e ricadere su se stesso.  Un tantino ammaccato si rialzò, cercando di ricomporsi, prese fiato e ripeté: Lo amo. Potei quasi udirne la voce, limpida e risoluta. Provai una strana sensazione di sdoppiamento, la mia mente uscì per un attimo dal mio corpo, si voltò con aria stupita e fronteggiando il mio cuore gli domandò: Lo ami?

, rispose lui con semplicità.

La mia mente non poté trattenersi dal replicare, con un’ombra di sarcasmo: Sul serio? E da quando?

Conoscevo già la risposta: da quando ci eravamo baciati la sera del mio arrivo. Nonostante sapessi, come Edward nel film, di non avere il diritto di innamorarmi.

Quel pensiero echeggiò nella mia mente, lasciandomi senza fiato. Quanto ancora avrei potuto nascondere la verità? Per quanto ancora il ciondolo che portavo al collo si sarebbe accontentato di tenermi discretamente compagnia?

Il mondo sembrò rallentare fino a fermarsi, tutto si fece sfocato. Un volo senza paracadute.

Le luci si accesero all’improvviso obbligandomi a strizzare gli occhi. Frastornata ripresi a respirare, come di ritorno da una lunga apnea.

Applausi, grida di congratulazioni, ancora applausi. Alle nostre spalle i due personaggi del film sorridevano soddisfatti, in carne e ossa, a due passi da noi.

“Tutto ok?”

Mi voltai di scatto. Benji mi osservava preoccupato.

Impiegai un secondo più del dovuto per rispondere. “S...sì” assicurai in un tremolio involontario.

Benji non sembrò convinto. “Sicura?”

Deglutii, cercando di focalizzare la mia mente su un pensiero razionale. Erano solo attori su pellicola, tutta finzione ed effetti speciali.

“Sei pallidissima” insisté.

La nota di apprensione che avvertii nella sua voce ebbe il potere di riportarmi alla realtà. Sentii le guance riprendere colore e trovai persino la forza di sorridere.

“Grazie Benji, sto bene.”

“La vista del sangue non ti fa un bell’effetto” scherzò lui sollevato. Mi cinse la vita con delicatezza, cercando di farsi strada verso l’uscita. “Immagino tu non abbia fame, forse è meglio se torniamo a casa.”

Annuii con un debole cenno del capo. Stargli vicino rendeva difficile formulare pensieri coerenti. Ora più che mai.

 

 

Note:

(13) Presumo sia superfluo descrivere la trama di Twilight, ma non si sa mai^^

Dunque, dunque: Bella Swan (Kristen Stewart) è una ragazza semplice e introversa, riflessiva e sognatrice. La sua vita cambia radicalmente quando si trasferisce dalla calda Phoenix alla fredda e piovosa Forks, una cittadina del nord ovest degli Stati Uniti dove vive il padre poliziotto. Qui incontra nuovi amici e conosce l’enigmatico e misterioso Edward Cullen (Robert Pattinson). Tra i due si sviluppa una singolare amicizia che ben presto si tramuta in una irresistibile attrazione. Bella non può fare a meno di lui, e nemmeno la scoperta della sua segreta natura di vampiro immortale riesce a dissuaderla.

Diciottenne dal 1918, Edward scopre in Bella ciò che aspettava da sempre: l’anima gemella. La passione tra i due giovani si sviluppa in un precario equilibrio tra la vita e la morte. Edward, combattuto tra l’amore che sente crescere in sé e la sete accecante per il sangue della ragazza. Bella, irresistibilmente attratta da lui e pronta ad abbandonare le sue vesti umane pur di potergli vivere per sempre accanto.

 

 

¨ ¨ ¨

 

Cast della FF

Cliccate sui link sottostanti e si aprirà una finestra con le immagini dei personaggi principali, in ordine di apparizione nella FF:

 

Myriam

Benji

Patty

Susie

Holly

Tom

Bruce

Jennifer

Mark

 

 

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: bubysan