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Autore: myricae_    20/05/2014    2 recensioni
[REVISIONATO FINO AL CAPITOLO 20 E CAPITOLO 41] [REVISIONE IN CORSO]
Estate.
La stagione delle lunghe notti punteggiate di stelle e delle risate spontanee.
La stagione perfetta per dimenticare una relazione difficile e andare avanti.
La stagione perfetta per incontrare una persona speciale, magari innamorarsi e rimanere segnati per il resto della vita.
O, almeno, così è stato per Marco e Alisea.
Ma cosa possono saperne due giovani cuori dell'amore?
Della distanza?
Della morte?
E di un passato che è deciso a ritornare, forse, separandoli per sempre?
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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40

Andrea arrivò puntuale. Salutò Alis, che quel giorno indossava dei jeans stretti e una camicetta vivace, con un rapido abbraccio. Aveva i capelli legati in una coda ordinata; le nuvole color piombo si riflettevano nel suo sguardo.
 «Sta per piovere» protestò Alis.
È romantico. «Ho portato l’ombrello» scherzò.
 «Non è vero».
 «Dai, sarà divertente». E senza attendere risposta la trascinò sul ponte. Noleggiarono una barca a remi bianca, abbastanza piccola. Andrea fece salire Alis tenendole la mano; desiderando di non doverla lasciare mai. Il ragazzo salì a sua volta; afferrò i remi e si diressero in mezzo al lago. C’erano poche barche quel giorno; per lo più erano i traghetti che solcavano quelle acque.
Alis si guardava attorno. Prima osservava le due rive opposte, poi controllava il cielo sopra di loro.
 «Rilassati, non pioverà».
La ragazza gli sorrise e parve calmarsi. «Come mai ti è venuto in mente di portarmi proprio qui?».
 «Be’, hai l’aria di una che ha bisogno di staccare».
Quando Alis inarcò le sopracciglia scure, lui continuò: «Ti conosco e capisco quando c’è qualcosa che non va’. L’ho capito appena sei entrata in casa mia, ieri sera. Non devi parlarne se non vuoi, ma hai bisogno di staccare, stare lontana da tutto anche se per poco tempo». Capì di aver parlato troppo e quindi tacque, aspettando una sua risposta.
Alis lo guardò, stupendosi per quanto la conoscesse. Oppure era lei che era troppo espressiva? Ad ogni modo fu comunque lusingata da quelle parole. «Grazie» le uscì, flebilmente. Poi prese un profondo respiro e iniziò: «Si tratta di Marco».
Andrea annuì lentamente, concedendole tempo perché lei proseguisse. E Alis continuò: «Lui è… davvero incredibile. Lo amo» si concesse un sorriso «Ma … questa relazione a distanza a volte, anzi spesso, è troppo pesante. Pensavo, entrambi pensavamo, di poter sostenere questo rapporto però…». La voce le venne meno e gli occhi si tinsero di dolci lacrime.
Sfogati pure, pensò. Alis tirò su col naso e si riebbe: «Sarebbe dovuto venire a cena da me ieri sera; ma ha avuto un… imprevisto». Indugiò ancora per qualche istante. «Mi sono arrabbiata con lui. Ultimamente litighiamo spesso e io… non so più come andare avanti».
 «Vuoi rompere con lui?» le chiese, con una punta di speranza nella voce. Si pentì di ciò che provava.
 «Io lo amo» rispose con fermezza, come se Andrea non avesse capito.
 «Vuoi sapere come la penso?».
Alis annuì lentamente. Il ragazzo cercò le parole con attenzione. «Penso che Marco sia una persona fantastica solo per il fatto che riesce a farti star bene. E penso che tu non sia adatta per le relazioni a distanza. Hai tanto amore dentro di te che riesci a donare solo alle persone che ti stanno accanto. Tu…» non sei abbastanza forte per un rapporto a distanza «…non sei fatta per questo».
Alis soppesò la sua risposta per qualche istante. «Allora cosa devo fare?».
 «Lo sai».
E quando Alis scosse la testa con fare disperato, lui ripeté: «Sai cosa devi fare. Hai solo paura ad ammetterlo».
 «Un giorno, forse, troverò la forza per decidere».
 «Ti auguro solo che non sia troppo tardi».
 
 Alla fine non piovve. Anzi, ogni tanto, dalle nubi scure si affacciava timidamente il sole d’autunno.
Andrea si fermò su una riva formata da ghiaia sulla sponda sinistra del fiume. Alis scese; prese la coperta dalla barca; la stese sui sassi e vi si sdraiò sopra. Andrea la imitò qualche secondo più tardi. Alis chiuse gli occhi, godendosi la dolce melodia dell’acqua che scrosciava tra i sassi sulla riva più vicina al lago. Andrea voltò la testa ad osservarla. Avrebbe potuto chinarsi e appoggiare le labbra sulle sue così delicatamente che non se ne sarebbe accorta. Il pensiero lo fece arrossire e distolse lo sguardo.
 «Vorrei rimanere qui per sempre».
 «No. Vorresti essere a Roma, dal tuo ragazzo. È lì che vorresti stare per sempre».
Alis aprì gli occhi. «Ma questo non è possibile, quindi è inutile illudersi».
Andrea stava per ribattere, quando la ragazza continuò: «E poi non voglio parlare di Marco, almeno per oggi. Hai detto che bisogno di staccare, giusto?».
Andrea sorrise. «Come vuoi. Allora, hai già fatto i compiti per domani?».
 «Non ho bisogno di farli» rispose, con fare tranquillo.
 «Perché?».
 «Sono sospesa dalle lezioni per una settimana».
 «Che cosa hai fatto per essere stata sospesa?».
Così Alis gli parlò del foto-montaggio di Eleonora. Era l’ennesima volta che raccontava quella storia, ma per la prima volta non sentì giudicata. Forse perché non gli importava granché del giudizio di Andrea oppure perché lui la stava ascoltando attentamente senza corrugare la fronte in un’espressione di delusione. Quale che fosse la ragione, Alis gliene fu grata perché riuscì a sfogarsi apertamente e fu certa di poter archiviare quell’accaduto per ricominciare da capo, in modo migliore. Quando ebbe finito, Andrea scosse il capo. Poi entrambi scoppiarono a ridere.
 
Andrea l’accompagnò a casa. Quando Alis scese dalla moto, ad Andrea parve di notare un lampo di delusione nei suoi occhi. Si riscosse, pensando di esserselo solo immaginato.
 «Grazie», mormorò lei timidamente.
 «È stato un piacere».
 «Domani hai impegni?» gli chiese, mordendosi il labbro non appena ebbe pronunciato quella domanda.
 «No, non credo».
 «Non devi andare in università?».
 «No. Devo studiare per un esame».
 «Oh» Alis abbassò lo sguardo.
 «Ti passo a prendere domani mattina alle nove».
Alis alzò il viso per guardarlo negli occhi. «C-come? Hai detto che devi studiare».
 «Infatti. Io studio».
 «E io?».
 «Ho dei vestiti che devono essere stirati» scherzò, strappandole un sorriso. E ogni volta che sei sorrideva era come se ottenesse una piccola vittoria. Quanto valesse, ancora non lo sapeva.
 
Marco non toccò cibo quella sera. Il nonno corrugò la fronte, solcata da profonde rughe. Scosse la testa e ritirò il piatto, ancora intatto.
 «Devi mangiare» brontolò, mentre lavava i piatti.
 «Lo so» sbuffò il ragazzo. «Vado a dormire».
 «Sono le otto e mezzo».
 «Domani ho scuola, devo alzarmi presto. Ergo, devo riposare» rispose, bruscamente.
 «Buona notte, allora» gli augurò il nonno, con dolcezza.
Marco si trascinò nella sua camera, gettandosi sul letto. Afferrò il cellulare.
Alisea era arrabbiata, ma aveva bisogno di sentirla. Soprattutto di vederla. Le inviò un messaggio chiedendole di chiamarlo. Non rispose subito. Marco fece in tempo a farsi una doccia che lei non aveva ancora risposto. A un quarto alle dieci il ragazzo non resistette e la chiamò. Rispose dopo qualche squillo, con voce dura. «Ciao, Marco».
 «Non hai risposto al messaggio».
 «Non l’ho visto».
 «Come stai? Prima di rispondere “bene”, sappi che io sto di merda».
Alis esitò qualche istante. «Questa situazione non fa star bene neanche me».
 «Quale situazione?».
 «La nostra relazione a distanza. Ho bisogno di vederti, di averti qui con me».
 «Anch’io ho bisogno di te, Alisea, non immagini quanto».
 «Le parole non mi bastano, Marco».
Il ragazzo si guardò attorno, disperato. Poi propose, di getto: «Vieni da me questo fine settimana. Risolveremo tutto».
 «Ci sarò» rispose, prontamente. A Marco parve che la voce della ragazza si fosse, seppur di pochi toni, addolcita. Poi aggiunse: «Sono davvero stanca. Buona notte».
 «Riposati, amore. Sogni d’oro. Ti amo».
 «Ti amo anch’io». Ecco le parole che aveva bisogno di sentire.
 
La mattina la trovò confusa e assonnata che si rigirava tra le coperte. Il suo cellulare prese a squillare fastidiosamente. Allungò una mano verso il comodino; lesse con occhi ancora socchiusi il nome su display e rispose con uno sbadiglio: «Andrea?».
 «Buongiorno, dormigliona» scherzò.
 «Ma che…?».
 «Sono fuori dal tuo cancello».
 «Avevamo detto per le nove, che cosa ci fai…?».
 «Sono le nove e un quarto» annunciò, allegramente. «Anzi, per essere precisi, sono le nove e diciassette».
Alis scattò a sedere sul letto, sollevando le lenzuola. «Andrea, mi dispiace, io … davvero, scusami».
 «Tranquilla, ti aspetto».
Si precipitò in bagno, lavandosi il viso e truccandosi velocemente. Si spogliò del pigiama raggomitolandolo in un angolo della stanza e si diresse verso l’armadio tirando fuori un paio di jeans e una felpa verde che faceva risaltare il suoi occhi. Si pettinò con cura; ma quella mattina i suoi capelli non avevano intenzione di assumere una piega che le piacesse così li intrappolò in uno chignon sopra le testa. Alle dieci meno cinque era fuori di casa, a scusarsi per Andrea del ritardo.
 
 «Hai fatto colazione?» le chiese non appena arrivarono. Alis notò che la casa era più in ordine rispetto a due sere prima.
 «No».
 «Ti preparo un tè».
 «Non è il caso, devi studiare».
Ma Andrea era già in cucina. Alis lo seguì. «Non ti farò morire di fame» scherzò.
 «Penso che sopravvivrò» ribatté lei. «Cosa devi studiare?».
 «Letteratura italiana» sbuffò, facendo scaldare l’acqua su un fornello.
 «Quando hai l’esame?».
 «Fra tre settimane. Hai sentito Marco?».
Alis se l’era quasi scordato. «Sì. Mi ha chiamata ieri sera quando sono tornata a casa». Sorrise al pensiero, prima di proseguire: «Ci vediamo questo fine settimana».
Andrea si sforzò di sorridere. «Sono contento per te. Spero risolviate».
 «Dove sono i vestiti da stirare?».
Andrea sorrise, scoccandole una rapida occhiata. «Alis, non devi farlo sul serio».
 «Mi piace rendermi utile».
 «Non devi. Dico davvero».
 «Allora per quale motivo mi hai portata a casa tua?» gli chiese; una parte di sé temette la risposta.
 «Saresti stata a casa da sola oggi?».
Alis annuì.
Andrea alzò gli occhi su di lei, improvvisamente serio. Le labbra chiuse in una linea dura, lo sguardo penetrante, sincero. «Be’, non voglio che tu sia sola»
.
 

---
Penultimo capitolo!!!

Premetto che a me Andrea non piace - ormai anche i muri sanno del mio infinito amore per Marco - però devo ammettere che questo capitolo mi è piaciuto molto scriverlo.

Cosa ne pensate? Spero vi sia piaciuto. 
   
 
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