Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: LouisLiamNiallHarryZayn    20/05/2014    1 recensioni
Un ragazzo bellissimo uscì dalla carrozza. Indossava una camicia bianca e dei pantaloni da passeggio color azzurro che si intonavano letteralmente alla perfezione con il celeste cielo dei suoi bellissimi occhi.
Era più che bello, era sublime. Ma come potevo pensare alla bellezza di un uomo?
Si voltò come se sapesse che i miei occhi erano inchiodati sulla sua bellezza. Anche a trenta passi di distanza riuscivo comunque a sentire il suo odore di cioccolata.
[9ml+ parole] [Larry] [Anno: 1970] [storia divisa in tre capitoli]
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

FORBIDDEN LOVE
parte 2


Non so quanto tempo trascorremmo insieme nello studio. La lancetta dei minuti avanzava sul quadrante dell'orologio del nonno nell'angolo ma non ci prestavo più tanta attenzione.
Riuscivo ancora a sentire il calore là dove mi aveva baciato, dove le sue dita avevano stretto le mie mani, dove i suoi occhi avevano esplorato il mio volto.
Se avessi avuto un fiore, avrei affidato tutta la mia fiducia in esso, l'amavo o non lo amavo?
Io l'amavo. Sì, l'amavo e non m'importava delle conseguenze.
Significava questo seguire il proprio cuore? Volevo che ci fosse una bussola che mi indicasse la strada, ma lui possedeva il mio cuore e dovevo farmi bastare questa certezza.
Il mattino seguente fu a svegliarmi il sole che penetrava dalla finestra scottandomi le gambe leggermente scoperte.
Devi essere forte, devi lottare, mi aveva detto la sera precedente. E così avevo fatto.
Mi alzai. Mi tremavano le gambe. Dovevo uscire e prendere un po' di sole.
Mi ficcai le mani in tasca e dopo essermi preparato uscii lasciando che il brillante sole così abbagliante mi cuocesse la pelle.
L'aria, che non era affatto cambiata, continuava ad essere terribilmente calda.
L'afa era così opprimente che persino le mosche avevano smesso di ronzare attorno al fieno.
-E' un'estate calda- gridò mio padre, a pochi metri di distanza mentre si avvicinava a me.
-Sicuro- grugnii. Dovetti reprimere un gemito di frustrazione.
Avrei voluto tanto parlare con qualcuno ma, nonostante il mio irrefrenabile desiderio, non desideravo parlare con lui.
Avevo disperatamente bisogno di parlare con qualcuno che mi capisse, qualcuno a cui non interessavano i pettegolezzi cittadini e altre cose futili, avrei voluto parlare di cose reali come i libri, la vita. Avevo disperatamente bisogno di parlare con Louis.
Ma di lui non avevo visto nessuna traccia.
-Ho pensato che subito dopo il matrimonio, le nostre terre diventeranno tue- mio padre mi rivolse uno dei suoi rari sorrisi.
Matrimonio. Sentivo come se delle freddi pareti si stessero chiudendo su di me.
Io e Lady Susan eravamo compagni già dalla tenerà età, costretti ad una socializzazione forzata.
In effetti, quando arrivati all'età di tredici anni scegliemmo le nostre rispettive compagnie, non fu certo un caso il fatto che avevamo preso strade differenti; ci ignoravamo a vicenda e ci rivolgevamo l'uno all'altra con la fredda cortesia che potesse rendere felici i nostri genitori.
Avrei voluto parlargli, dirgli che io non volevo sposarmi con Lady Susan perché non l'amavo e non sarei stato felice con lei, che amavo già qualcun altro, che il mio cuore apparteneva già a Louis.
Ma tacqui.
-Non ne sono sicuro- risposi.
-Ma certo che non lo sei, ragazzo!-. Mio padre scoppiò a ridere, dandomi una pacca sulla spalla. Era insolitamente allegro e di buon'umore.
Il mio umore invece, sprofondava più in basso ad ogni sua singola parola.
Terminato finalmente il discorso, cominciò a guardarsi intorno socchiudendo leggermente gli occhi per via della forte luce emanata dal sole.
-Andiamo a cavalcare- pronunciò mio padre facendomi segno di seguirlo verso la stalla.
Lo seguii senza commentare.
Tirai un sospiro quando arrivammo alla stalla e mi giunse alle narici l'odore tanto familiare di segatura e pollami.
Slegai e montai Merdith, cavalla di proprietà familiare, e insieme a mio padre e il suo cavallo ci incamminammo fuori dalla stalla.
Attraversammo un ponticello e ci inoltrammo nel bosco vicino al lago dove, qualche giorno fa, ero intento a vincere una corsa contro Louis.
Il sole era troppo forte. Preferivo di gran lunga le ombre scure degli alberi. Continuammo a cavalcare nel bosco finché giungemmo a una radura e lì mio padre si fermò di colpo.
-Senti figliolo- disse mio padre, gesticolando come un forsennato.
-So del momento di intimità con Louis Tomlinson- concluse frustrato.
-Padre- dissi. Trattenni il respiro.
-Ascoltami, tu non vedrai mai più quel ragazzo- non mi guardò. Era troppo occupato a pensare alle maledette parole che avrebbe potuto dirmi.
-Ma- risposi con un tono ancor più acido di quello utilizzato da lui pochi secondi prima.
-Torniamo a casa, figliolo- disse.
Annuii, anche se non sapevo bene cosa fare.
Da una parte c'era mio padre, lui voleva solo il meglio per me.
Dall'altra c'era Louis, che amavo più di ogni altra cosa al mondo.

**

E' difficile per me descrivere le giornate che seguirono.
Non avevo idea di quanto tempo fosse passato dalla conversazione con mio padre.

I miei occhi erano rossi per il pianto e la camicia del pigiama mi ricadeva tutta stropicciata sulle spalle. Avevo un aspetto orribile.
Avevo persino chiuso le tende che si affacciavano alla dependance.
Pensavo sempre ai suoi occhi e alle sue labbra.
-Signore?- chiese Alfred bussando alla mia porta.
-Sì?- chiesi.
-Una signora vi aspetta in salotto- mi annuncia allontanandosi dalla mia stanza.
Mi sciacquai subito il volto con l'acqua del catino e mi scostai i ricci dalla fronte, chiedendomi chi ci fosse nel salotto.
Avevo ancora gli occhi appesantiti e rossi, ma non potevo fare nient'altro per sembrare e tanto meno per sentirmi, l'Harry di sempre.
Entrai in salotto con passo deciso. Seduta sulla poltrona di velluto rosso nell'angolo della stanza c'era Rose, la cameriera di Louis.
-Buon pomeriggio- dissi.
Rose si alzò e fece un breve inchino. Indossava un semplice vestitino bianco e una cuffietta.
-Buon pomeriggio- rispose lei, sorridente.
Rose mi sorrise e disse -Louis vorrebbe incontrarvi stanotte, dopo il tramonto del sole- disse.

Sentii le guance arrossarsi e un sorriso farsi strada sul mio volto -certo- risposi felicemente.

E non vedevo davvero l'ora di poter nuovamente sentire il suo odore di cioccolato e le sue labbra sulle mie.

 

**

 

Non appena calò il sole, scesi furtivamente le scale, aprii la porta di servizio e mi incamminai in punta di piedi sull'erba, giù umida di rugiada.

Fui molto cauto, poiché c'erano delle torce intorno alla villa e sapevo che mio padre non sarebbe stato molto contento se avesse visto che mi avventuravo fuori dopo il tramonto, diretto alla dependance da Louis.

Entrai nel cortile, restando nell'ombra, con il cuore che mi martellava in petto. Temevo di essere scoperto da mio padre.

Ma l'idea di non riuscire a vedere Louis mi faceva impazzire.

Anche quella notte una leggera nebbiolina ricopriva il terreno. Mi fermai vicino alla porta verniciata di bianco e bussai cautamente per ben tre volte.

Per un momento temetti di essere arrivato in ritardo e che Louis e la sua domestica fossero già andati a letto.

-Entrate- udii la voce femminile di Rose, che mi trascinò subito in casa.

-Buonasera- dissi, accennando un inchino che ricambiò.

-Louis vi sta aspettando- disse.

Prese la lanterna dal tavolo e mi accompagnò per le scale di legno, fermandosi davanti a una porta bianca infondo al corridoio. La fissai per un istante.

La dependance era rimasta in uno stato di abbandono per anni, da quando mia madre era morta.

Rose si voltò verso di me, con le nocche sulla porta. Bussò tre volte e poi aprì.

Entrai con cautela nella stanza. Le assi scricchiolarono mentre Rose si dileguava nel corridoio.

La camera era arredata con sobrietà: un letto in ghisa coperto da un semplice lenzuolo verde, un armadio in mogano, un catino e uno specchio placcato di bronzo.

Louis, seduto verso la finestra, mi dava le spalle.

Si voltò verso di me, con gli occhi divertiti e splendenti.

-Dovete smetterla di preoccuparvi. Venite. Vi aiuterò a distrarvi da tutti questi pensieri- ammiccò sensuale, sicuramente notando la mia preoccupazione.

Ci svestimmo e subito ci accomodammo sul letto. Appena sentì il suo corpo fra le braccia, mi rilassai. Il solo toccarlo mi rilassava, mi faceva capire che tutto ciò fosse realtà.

La sua mano scivolò lentamente lungo la mia schiena. Sentii le sue unghie conficcarsi nella mia carne quando, spingendo con ardore dentro di me, stava per arrivare all'orgasmo.

Gemetti di desiderio e lo baciai, desiderando di restare qui con lui per sempre.

Ero come in paradiso.

Mentre ci perdevamo nei baci e nelle spinte, chiusi gli occhi e mi scordai di tutto ciò che ci circondava.

Di mio padre, di Lady Susan. Solo io e lui.

Riuscivo solo a sentire il desiderio, l'eccitazione. Se la morte somigliava a tutto ciò, la volevo. Sì, la volevo, ed erano questi i miei pensieri quando strinsi Louis intorno alle mie braccia e mi liberai del mio seme. 







 
Ho deciso di far entrare la storia in tre capitoli al posto di due. Ovviamente la lunghezza potrebbe ancora variare con le successive pubblicazioni della storia.
A presto :)
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: LouisLiamNiallHarryZayn