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Autore: Cygnus_X1    20/05/2014    4 recensioni
Un trono usurpato. Una ragazza in cerca di se stessa. Una maledizione mortale.
~~~
Myrindar ha diciassette anni e un marchio nero sul petto. Una maledizione che l'accompagna da sempre, che le dà il potere di uccidere con il solo tocco. Salvata dal Cavaliere Errante Jahrien dai bassifondi di una città sconvolta dalla guerra, Myrindar ha vissuto in pace per cinque anni, dimenticandosi dei conflitti, con una famiglia che l'ha accolta con amore.
Tutto cambia quando nel villaggio dove abita giungono i guerrieri dell'Usurpatore a cercarla. Myrindar è costretta a fuggire, guidata da una misteriosa voce che le parla nei sogni, alla ricerca dell'esercito dei Reami Liberi e dei Cavalieri Erranti. Ma il nemico più pericoloso non è l'Usurpatore, né il suo misterioso braccio destro; è la maledizione che la consuma ogni giorno di più e rischia di sopraffarla.
Tra inganni, tradimenti e segreti del passato, tra creature magiche e luoghi incantati, Myrindar si ritroverà in un gioco molto più vasto di quanto potesse immaginare; perché non è solo una guerra per la libertà, quella che sconvolge i Regni dell'Ovest. Non quando antiche forze muovono le loro pedine sul campo di battaglia.
[High Fantasy]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 6

Qualcosa di impossibile



 

L



e notti cominciavano a essere calde. Solo un vento leggero rinfrescava l’aria della pianura. Myrindar sedeva accanto al fuoco, alimentandolo in attesa che Jahrien tornasse dalla caccia.
Se si fermava a pensarci, le sembrava ancora impossibile.
Erano passati più di due mesi da quella notte in cui era sprofondata nel sonno confortata da due occhi neri che aveva sempre voluto rivedere. Nel frattempo la primavera si stava trasformando in estate, ed erano successe tantissime cose. Ogni tanto la assalivano i ricordi della sua vita a Tadun. La malinconia la invadeva, ma le sembrava che fosse accaduto in un’altra epoca, le sembrava che fossero ricordi non suoi, tanto quei cinque anni le apparivano distanti, come se rivedesse gli episodi da fuori, da dietro un vetro opaco.
Ora era tutto diverso. Jahrien l’aveva salvata di nuovo. Le aveva guarito le ferite con la magia. L’aveva portata a nord, in un regno che Myrindar aveva sempre sentito solo nelle leggende: Yndira, il più forte dei reami liberi, quello che da tempo organizzava la guerra contro l’Usurpatore.
Le aveva fatto incontrare il comandante dell’Esercito Libero, un uomo sulla cinquantina dall’espressione inflessibile e gli occhi freddi che si chiamava Alshain.
Myrindar aveva appreso da lui che per suo ordine Jahrien era sempre stato in contatto con lei, fin da quando l’aveva trovata in quel vicolo di Antya, grazie a un legame magico, ed era per questo che le aveva mandato i sogni e aveva saputo dove si trovava. Il potere della ragazza avrebbe fatto molto comodo all’Usurpatore, come anche ai reami liberi, ma il maestro di Jahrien si era opposto a portarla subito a Yndira e addestrarla. Così avevano deciso di lasciarla vivere il più possibile normalmente, a Tadun, finché poi l’Usurpatore non l’aveva trovata, e Jahrien era andato a prenderla.
Aver scoperto di essere stata tutto quel tempo una pedina l’aveva fatta non poco infuriare. E quando Alshain le aveva detto che presto avrebbe iniziato a usare il suo potere per combattere l’Usurpatore era completamente uscita dai gangheri. Aveva cominciato a urlare che i reami liberi e l’Usurpatore erano uguali, che lui non aveva nessun diritto a usarla come un oggetto, e che lei non avrebbe ucciso persone innocenti.
Alshain era stato duro con lei. Le aveva spiegato molto chiaramente che lei era lì solo ed esclusivamente per il potere che aveva, e se non avesse accettato di collaborare avrebbe benissimo potuto tornare da dove era arrivata. La ragazza se n’era andata sdegnosa, rinchiudendosi nella stanza che le avevano assegnato della città-fortezza di Lesath, cuore di Yndira.
Non sapeva come le fosse venuta in mente l’idea. Era stato un lampo, un attimo di luce nella rabbia che la invadeva.
Era stato forse il bisogno di avere accanto qualcuno, dopo tutto quel caos che l’aveva mandata alla deriva. Aveva trovato un’ancora, di nuovo, in quel mare in tempesta che era la sua vita.
Così, spinta da quella idea balzana e probabilmente insensata, aveva chiesto a Jahrien se poteva diventare la sua allieva.
Lui era stato un po’ restio, a dire il vero. Secondo le regole dei Cavalieri Erranti, il maestro e l’allievo non dovevano conoscersi, il rapporto tra i due doveva costruirsi sulla base delle situazioni e delle avventure, positive o negative, affrontate insieme. Senza contare che la ragazza, a diciassette anni compiuti, era troppo vecchia.
Però alla fine aveva accettato, dopo aver sentito le ragioni di Myrindar. Lei voleva solo che il comandante non la usasse per uccidere: odiava il suo potere, e non avrebbe sopportato di doverlo usare in una guerra.
Per gli ultimi due mesi Jahrien le aveva insegnato tutto quello che poteva in così breve tempo, tenendola il più lontano possibile dalla guerra. Ma ora non c’era più tempo, il Cavaliere Errante era stato richiamato alla battaglia. E si stavano infine dirigendo verso Thora, fortezza dell’Usurpatore che i reami liberi erano in procinto di attaccare.
Ora Myrindar stava aspettando che Jahrien tornasse, raggomitolata accanto a un fuoco dorato in un punto indefinito della verdeggiante pianura erbosa di Thral.
Era maggio, ma le notti della pianura erano ancora fredde. Quando il sole era allo zenit cominciava a fare davvero quel caldo infuocato caratteristico della zona, ma l’estate non era ancora esplosa a scolorire l’erba verdissima e a sbiadire le stelle in cielo, che brillavano più di minuscoli diamanti lontani cuciti su un cielo blu.
I sottili fili d’erba ondeggiavano sotto una gentile brezza che abbracciava anche la ragazza con le sue dita evanescenti. Myrindar si strinse nel mantello leggero, lasciando i pensieri liberi di volare in alto. Quello era lo stesso cielo che ammirava con Cody nelle notti d’estate, alla ricerca delle scie luminose delle stelle cadenti che solcavano l’oscurità come lacrime. Era sotto quel cielo che aveva visto sparire nella foresta Jahrien e il suo maestro quando l’avevano portata al paesino, ed erano quelle stesse stelle che avevano illuminato la notte in cui vi era scappata.
La malinconia crebbe nel cuore della ragazza, fino a straripare in una lucente, singola lacrima.
«Mya? Tutto bene?»
La ragazza sussultò. Il suo compagno di viaggio e maestro era appena tornato, e lei non se ne era neanche accorta.
«Sì, tutto a posto. Pensieri. Però, per favore, non chiamarmi in quel modo...»
Jahrien parve interdetto. Si bloccò accanto al fuoco, la borsa con le prede in mano, e si voltò a guardarla, con aria lievemente confusa.
«È solo un soprannome...» sembrò scusarsi.
La ragazza sospirò, distogliendo lo sguardo dal cielo e fissandolo sulle proprie mani. Si maledì cento volte per quello che le aveva attraversato la mente.
«Mi chiamava così Cody» rispose semplicemente.
«Oh... mi dispiace. Ti mancano, vero? Mi dispiace davvero tanto per tutto quello che è successo...»
La ragazza si diede della stupida, mentre la sua vista si annebbiava. Perché doveva essere sempre così debole?
«Vorrei solo sapere come stanno...» sussurrò, il respiro spezzato dalle lacrime represse che premevano per uscire.
Quando sentì le mani del ragazzo sulla sua schiena minuta non poté più trattenerle, e prese a piangere come una bambina tra le braccia di Jahrien. Nascose la testa tra le mani guantate, mentre tremava dal pianto. Le mancavano tutti tantissimo. Voleva solo sapere se erano vivi. Se stavano bene.
Ma non poteva.
E quegli stupidi, dannatissimi pensieri che le si erano conficcati nella mente con tutta l’insulsa forza della speranza, mentre la ragione tentava invano di strapparli via... perché doveva illudersi, quando sapeva esattamente che non aveva senso?
Lei era soltanto una stupida ragazza maledetta. Non era una guerriera, non era una maga. Era una ragazza che aveva dovuto imparare a sopravvivere in una città crudele, e che ora era stata catapultata in un mondo troppo grande che non riusciva a capire.
Non era bella, così scheletrica, così minuta; aveva diciassette anni ma tutti gliene avrebbero dati quindici; aveva i capelli perennemente arruffati e annodati come una selvaggia delle foreste, era sempre infagottata in abiti da uomo, spesso troppo grandi, che la facevano apparire ancora più piccola e fragile.
E poi, con quel marchio addosso, chi mai si sarebbe fidato di lei, sapendo che avrebbe potuto ucciderlo in un istante?
Era una stupida.
Si costrinse a smettere di piangere, ma solo dopo una decina abbondante di minuti le lacrime smisero di scendere lungo le sue guance. Non riusciva a essere forte come avrebbe dovuto.
Jahrien la tenne stretta ancora per un po’, anche dopo che aveva smesso di piangere. La ragazza sarebbe stata così per sempre.
Perché doveva succedere tutto questo?
Aveva sofferto così tanto, finora.
E appena era riuscita di nuovo a ritrovare un equilibrio, si era innamorata di Jahrien.
Una reietta come lei non poteva avere speranza, eppure la sua mente non faceva altro che crearsi effimere illusioni di foschia.
Basta.
Si allontanò da lui asciugandosi le lacrime. Il ragazzo la guardò in modo strano, ma poi scosse la testa e cominciò ad armeggiare con il fuoco.
 
***
 
Le braci ormai erano morenti, e Myrindar era distesa sulla schiena a osservare le stelle con le lacrime agli occhi, immersa nei suoi tristi pensieri. Era così distratta che non si accorse che Jahrien le si era avvicinato finché la visuale le fu coperta da quegli occhi neri che adorava, e la treccia del ragazzo le sfiorò la spalla.
«Myrindar, stai piangendo...»
Lei fu rapida ad asciugarsi le lacrime, ma ormai il danno era fatto.
«Non è niente» sussurrò. La sua voce spezzata tradiva quanto fosse spezzata lei stessa dentro.
«No che non è niente. C’è qualcosa che non va... e voglio aiutarti.»
Non avrebbe pianto di nuovo. Non l’avrebbe permesso.
Distolse lo sguardo, per non incrociare i suoi occhi neri. Si fissò su una stella distante, rossastra, insignificante e poco luminosa.
«Non puoi aiutarmi, Jahrien» sospirò, triste.
«Mi sto solo illudendo che accada qualcosa di impossibile. È solo colpa mia»
«Myrindar... odio quando stai così male. E non posso nemmeno aiutarti.»
«Non ti preoccupare, Jahrien. Mi passerà, prima o poi.»
O almeno ci sperava.
Lui sembrò esitare, guardare lontano per un istante, per poi tornare con gli occhi sul viso della ragazza.
«Io ti voglio bene, Myrindar» sussurrò di scatto. E la ragazza non riuscì più a trattenersi.
«È proprio questo il problema, Jahrien! Io non faccio che illudermi, per queste cose, perché tu sei perfetto e io sono uno sbaglio, e come faccio a smetterla con questa speranza stupida se ti vedo sorridere in quel modo ogni volta? Sei sempre stato gentile, sei la prima persona che mi ha voluto bene... e come facevo io a non innamorarmi? Per quanto mi ripetessi che è impossibile, che tu non ameresti mai una persona come me, che sono solo una stupida che sogna come una bambina qualcosa che non avverrà mai, come facevo? Come diamine facevo?»
La voce le si ruppe del tutto, mentre si lasciava andare ancora alle lacrime.
Il ragazzo la guardava sconvolto, ma lei non lo voleva guardare.
Non voleva un’altra illusione.
«Non è impossibile, Myrindar. Non lo è per niente.»
Comprese le parole di Jahrien con qualche secondo di ritardo, e non poté non guardarlo di nuovo negli occhi, confusa.
«Perché dovrebbe essere impossibile? Sei una persona fantastica, anche se tu pensi di no. E non ho potuto fare a meno di notarlo, in tutto questo tempo che abbiamo passato insieme... ti amo, Myrindar.»
Dentro di lei era il caos.
«No. Non puoi. Non posso. Sono maledetta, dannazione! Non c’è soluzione per questo. Non possiamo.»
Ma il ragazzo era di un’altra opinione. La tirò su e la strinse forte, come per proteggerla.
Ma come faceva a proteggerla da qualcosa che faceva parte di lei?
Non c’era soluzione. Nonostante si amassero entrambi, la maledizione era un baratro nero e insormontabile.
Era impossibile.
Myrindar si sentì morire.






 
******* Famigerato Angolino Buio *******
Tadaaaaan!!! Tanto lo so che ve l'aspettavate... sto andando sulle cose prevedibili per ora, prima di sconvolgere tutto. Dopo tutti questi capitoli di azione, eccone uno lento e triste per deprimervi... scherzo ovviamente :3
Alla prossima!!

Vy
   
 
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