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Autore: PattyOnTheRollercoaster    21/05/2014    3 recensioni
«Insomma, un uomo ti bacia e subito inizia a toccarti il sedere. Che cosa dovevo pensare?»
«Ma, voglio dire, era lì. Tu eri lì, lui era poco più in basso, ho pensato che toccarlo non fosse un problema.»
Yasmine annuiva. «Certo, ma certo. A me non è dispiaciuto, a lui neanche. Ho solo… male interpretato il gesto.»
Benedict fece per dire qualcosa, ma poi rise. «Se avessi saputo che una semplice palpata avrebbe portato a tutte queste incomprensioni, mi sarei tenuto le mani in tasca.»
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Benedict Cumberbatch, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due
Ragni





Nelle diverse epoche di civiltà il ragno è stato visto in maniera contrastante. Il suo aspetto migliore, oggi più sottovalutato, è quello dell’instancabile lavoratore che tesse senza sosta la  sua tela.

   La ferma presa dello squalo bianco svanì quasi subito di fronte alle argomentazioni di Dominic e Jerry, probabilmente abili cacciatori di squali che avevano usato l’esca più succulenta che Yasmine avrebbe mai potuto sperare di ingollare.
   «…credo di riuscire a intendermi di più con Benedict. Quando l’ho incontrato mi sono reso conto che siamo, per molte cose, sulla stessa lunghezza d’onda.»
   Yasmine sgranò gli occhi. «Tu- tu l’hai incontrato? Non avevamo ancora deciso chi avrebbe avuto la parte!»
  «Ho incontrato tutti gli attori che sembravano più promettenti. Anche il signor Clafin. Mi è sembrato un ragazzo pieno di talento, certo, riguardando il video della sua audizione non si possono avere dubbi in proposito, ma Cumberbatch continua a sembrare più adatto, a mio parere. Ha più maturità, sia a livello lavorativo che umano, e penso che Philip sia un personaggio molto complesso, per cui vorrei essere sicuro che lo interpretasse qualcuno che può capirlo.»
   La ragazza fece segno di no con la testa. «Non ho intenzione di approvare questa cosa. Non voglio Cumberbatch nella produzione. Non come personaggio principale, almeno. Potrebbe fare Immanuel, al massimo. Ecco, per Immanuel sono d’accordo.»
   «Io e Dominic siamo d’accordo», cominciò Jerry sospirando, «Non farmi dire ciò che non vorrei Yasmine.»
   «Lo so, lo so», sbuffò la ragazza alzando gli occhi al cielo, spazientita. «Io posso consigliare e guidare, non decidere al posto degli esperti su argomentazioni tecniche», disse, citando il contratto. Fece un sorriso mesto. «Questo contratto che abbiamo stilato è un po’ una fregatura. Vorrei ricordarvi che non ho ancora firmato il modulo conclusivo, quindi o togliete quel tizio dal film o mi tolgo io dalle scatole.»
   Dominic si stava strofinando le palpebre come qualcuno che è molto stanco, invece Jerry prese quella frase come l’occasione per introdurre un nuovo discorso che avrebbe potuto cambiare le carte in tavola per tutti. «Riguardo questo punto, avrei una proposta da farti. Un incentivo diciamo.»
   Il legale che stava con lui allungò una pila di fogli a Yasmine e la ragazza iniziò ad esaminarli. «Che cos’è?»
  «Il nuovo contratto che vorremmo stipulare, che potrebbe rendere tutto più facile e meno stressante per tutti. Puoi partecipare alle riprese. Avrai modo di influenzare la produzione, ma ad una condizione: vigerà la regola della maggioranza vincitrice. Se io e Dominic siamo d’accordo su una decisione, allora così verrà fatto. Se lo siamo io e te o tu e Dom, allora il terzo di noi dovrà adeguarsi di conseguenza. Se avremmo tre opinioni discordanti raggiungeremo un accordo che vada bene a tutti.»
   «Dov’è la fregatura?», chiese Yasmine sfogliando ancora le pagine.
  «Nessuna. Solo, c’è un termine per firmare il contratto. Hai dieci giorni di tempo da oggi. Vorrei iniziare il prima possibile, e i tempi per la pre-produzione sono sempre lunghi.»
   «Dieci giorni? Sono un eternità. Io ho già deciso. Fatemi solo leggere con attenzione tutto quanto ma credo che al più tardi per domani vi farò avere la vostra copia con la mia firma.» Yasmine sorrise e decise di ammorbidire la morsa dello squalo.
   In fondo, non era mai stato il suo animale preferito.

  Avrebbero passato un considerevole numero di ore agli studios e fatto poche scene in esterno, Benedict sperava quindi che fossero ben attrezzati per passare il tempo che, inevitabilmente, trascorreva fra un ciack e l’altro. Spesso si trattava solo di avere la compagnia giusta e il tempo passava volando, ma quando aveva voglia di starsene per conto suo andava volentieri a fare una passeggiata nei dintorni. Non che potesse allontanarsi di molto, beninteso, ma a volte anche solo allontanarsi dalla troupe di qualche metro poteva essere una liberazione. Passare giorni, settimane o addirittura mesi con attorno le stesse persone quasi venti ore al giorno poteva essere difficile. Per carità, era un sacrificio minimo in confronto a tutto quel che c’era di positivo nel suo lavoro, ma Benedict dovette ammettere che, come primo giorno di riprese, fu alquanto anomalo.
   Aveva lavorato in diversi ambienti, nella sua carriera. Alcuni seriosi e pretenziosi nei quali pareva si stesse facendo qualcosa di sacro, altri più rilassati e amichevoli, dove era ben chiaro il loro scopo di creare un grande show che intrattenesse la gente. Per fortuna il set di “La conversione di Philip” era come il secondo e prometteva di essere divertente. E per fortuna, avrebbe potuto aggiungere, perché le tematiche del film già di per sé erano piuttosto pesanti. Era meglio affrontarle a cuor leggero.
  Benedict stava dunque entrando assieme alla sua assistente negli studios. Erano le sette di mattina e il sole ancora non era sorto del tutto. L’uomo aveva passato tutte le due giornate precedenti a ripassare il copione, tanto che già alla fine del primo giorno lo sapeva a menadito. Lo attendevano un’oretta abbondante al trucco e ai costumi, dopodiché entrò nel padiglione dove era stata montata una delle scenografie principali, la casa di Philip, il suo personaggio e protagonista del film. Fece appena in tempo ad entrare, sorseggiando il secondo caffè della giornata, che notò il suo viso in una delle inquadrature. E non aveva fatto ancora una ripresa, sorprendente! Guardando meglio, vide che si trattava del video dei provini. A esaminarlo con minuzia sullo schermo di un ipad era una ragazza piuttosto alta, con i capelli corvini legati in uno chignon un po’ cadente, probabilmente a causa del volume dei suddetti. Aveva la pelle chiarissima, colore del latte, e un trucco essenziale sul viso. Braccia e gambe filiformi, così come tutta la sua figura. A Benedict fece venire in mente un ragnetto dalle zampe sottili.
   «Benedict!» La voce di Jerry, produttore esecutivo, lo fece voltare. «Ciao, come stai?»
   «Tutto bene, grazie. Non vedo l’ora di incominciare.»
   «Fra pochi giorni conoscerai tutta la troupe», disse l’uomo facendo un cenno verso la piccola folla che preparava la scena. «Hai già conosciuto Dominic, eccolo lì», e indicò il regista, «ma vorrei presentarti una persona.» Si avvicinò alla ragazza e le posò una mano sulla spalla. Quella si volse repentina, facendo scivolare le cuffie sul collo e Benedict poté vedere i suoi occhi, anche quelli talmente scuri che il marrone delle iridi si confondeva con la pupilla. «Ti disturbo?»
  «Certo che no, dimmi pure.» La ragazza sorrise amabilmente e di colpo il ragnetto divenne un tenero animale domestico, inoffensivo, che tesse la sua tela fischiettando senza che l’idea di morderci gli sfiori anche solo l’anticamera del cervello.
   «Vorrei presentarti il nostro protagonista, il signor Cumberbatch.»
  Il sorriso cambiò radicalmente, così in fretta che Benedict pensò di averlo immaginato. La ragazza si avvicinò a lui con i suoi lunghi arti da ragno e gli tese la mano. «Yasmine Casterlane, molto piacere.» Sembrava tutt’altro che un piacere per lei. A partire dal tono di voce che, se con Jerry era stato dolce e leggermente acuto, con l’attore che aveva davanti si era trasfigurato in un basso ringhio.
   «Benedict Cumberbatch, il piacere è tutto mio.»
   Oh cielo, pareva già una ridicola pantomima! Una cosa del tipo “Io ti odio e tu mi odi ma sorridiamoci e facciamo finta di essere amiconi!”
   «Ho letto il libro, prima di ottenere la parte.» Disse sperando di fare buona impressione. «Mi è piaciuto molto.»
   «Voglio sperare, altrimenti che ci fai qui?»
   L’uomo fece un sorriso tirato. La conosceva da trenta secondi e avrebbe già voluto darle una testata. «Infatti. Credo che per partecipare ad una produzione questa debba, prima di tutto, piacere.»
  Un uomo con auricolare e microfono all’orecchio attirò l’attenzione di Jerry e gli fece segno di seguirlo. «Scusate ragazzi, vi lascio a chiacchierare. Cominceremo fra circa venti minuti Benedict, rimani nei paraggi okay?»
   «Ma certo, a dopo.»
   «Ci vediamo dopo.»
   Fra Yasmine e Benedict cadde un silenzio imbarazzante. «Allora…», cominciò lui, tentando di fare buon viso a cattivo gioco «stavi guardando il mio provino, ho visto.»
   «Infatti.» Yasmine recuperò l’ipad dal tavolo e lo mise dentro la borsa assieme alle cuffie. Si alzò e cominciò ad affrettarsi verso le viscere degli studios. Non aveva molta voglia di parlare con il signor Benedict Cumberbatch, primo sulla lista di molte decisioni sulle quali lei non era d’accordo. Ma se le altre poteva accettarle, che il suo personaggio principale fosse interpretato da un quarantenne con la puzza sotto il naso che aveva fatto qualche filmino che era diventato famoso, non poteva sopportarlo.
   Benedict la seguì. «E quali sono le conclusioni?»
  Yasmine si volse a guardarlo con occhi duri. Il malefico ragno che era tornò ad affacciarsi. La ragazza distolse un attimo lo sguardo e si sistemò meglio la borsa sulla spalla. «Davvero vuoi sapere?»
   «Immagino che sarà molto doloroso, da come ne parli.» L’uomo mantenne un’espressione neutra. Era abituato a sentire le critiche, anche se non poteva dire di mandarle giù tutte. Ma in fondo non si poteva mica piacere a tutti, e poi anche se si arrabbiava non avrebbe risolto niente.
   «Intendiamoci, nulla di personale, ma tu non mi piaci.»
   Benedict aggrottò le sopracciglia. «Be’…»
   «Fammi finire. Ho guardato i tuoi film, ho anche guardato i telefilm che hai fatto, e sei molto bravo. Ma non ce la faccio, è più forte di me! Tu non sei Philip, non sei il mio personaggio! Non sei come vorrei che lui fosse.» Yasmine sospirò e iniziò a passeggiare lungo il capannone, evitando cavi elettrici e gente che correva qua e là. «Mi sembra così lontano da come sei tu che…»
   «Perdonami…», Benedict sorrise un poco, «tu non sai come sono.»
   Yasmine incrociò le braccia. «So come sembri.»
   L’uomo si fermò. «E come sembro?» Yasmine aprì bocca per rispondere ma lui la interruppe: «Aspetta, fammi indovinare: spocchioso, con la puzza sotto il naso. So che lo pensi, e sai perché? Perché me lo hanno già detto.» La ragazza ammutolì, credendo di averlo offeso, ma Benedict sorrideva leggermente e riprese a camminare, le mani affondate nelle tasche. «Non so perché do quest’impressione, forse perché mi piace camminare con la schiena diritta e il mento alzato, ma ti assicuro che è solo questione di educazione.» Alzò le spalle. «Se non stai dritto ti viene la gobba.»
  «Sembri un tipo serio», tentò Yasmine lanciandogli un’occhiata di sbieco, sapendo di essere andata troppo in là. «E sei sempre vestito in giacca e cravatta.»
   Benedict rise. «Vestire con l’abito scuro è d’obbligo alle cerimonie. E preferisco che la gente mi creda anche spocchioso piuttosto che lasciare che fotografie della mia vita privata in cui sono anche in pigiama viaggino per la rete.»
   Yasmine annuiva senza guardarlo. «Anche io, sai», le venne da dire d’impulso, «non sono veramente così.» L’uomo la guardò interrogativo, al che Yasmine rispose: «Di solito non sono così stronza.» Si portò una mano alla bocca e Benedict rise leggermente. «E di solito non uso subito parolacce con gli sconosciuti, solo con le persone che conosco da un po’.»
   «Nessuna offesa. Io uso le parolacce di continuo. All’inizio pensavo che non avrei potuto più dato che quello che dicevo finiva sui giornali o in televisione, ma adesso non gliene frega più un cazzo a nessuno», disse sorridendo.
   La ragazza sorrise in risposta, ringraziandolo mentalmente per averla tolta dall’imbarazzo e aver detto “cazzo”. «Ecco, sì, di solito sono così. Dico la cosa sbagliata al momento sbagliato e non so quando è ora di stare zitta.»
   Benedict sorrise e domandò: «Dai, dimmi: cos’ha questo Clafin che io non ho? Immagino che sia più bello di me, ma… io sono più alto.»
   Yasmine rise e uscì dal capannone dove era montata la scena. «No, ad essere sinceri è solo un fatto di età. Philip ha solo ventisette anni, e lui è più vicino a quell’età. Tu…»
   «In pratica, mi stai dicendo che sono vecchio.»
  «No!» Yasmine mise le mani avanti. «No, non volevo dire che sei vecchio, solo che sei… maturo, che sei… grande per…» La ragazza s’interruppe quando Benedict scoppiò a ridere portandosi una mano alla fronte.
   «È il modo più gentile che abbiano usato fin ora per dirmi che sono vecchio.»
   «No, ma davvero», anche Yasmine rideva, «non sei tu che sei vecchio, è Philip che è giovane! No, forse non era la cosa giusta da dire.»
   «Oh Dio Santo!» Benedict ormai si sbellicava senza ritegno. «Sarà fantastico lavorare assieme, lo sento.»

   «Okay è successo, è ufficiale.» Yasmine si lasciò cadere sulla sedia, al tavolino del bar dove era già seduto Benedict.
   «Cosa è ufficiale?», domandò l’uomo. Le porse un biscotto, che lei accettò.
   «Sono innamorata. Mi scusi, un cappuccino anche per me!»
  Benedict aggrottò le sopracciglia. Conosceva Yasmine da poco, ma si era reso conto che poteva innamorarsi con la facilità con cui un contorsionista piegava l’alluce. Solitamente succedeva una o due volte alla settimana, e ogni tanto l’oggetto del suo desiderio diventava una sorta di fidanzato per qualche giorno, ma appena dopo essersi conosciuti per Yasmine perdevano tutto il loro fascino. Usava dire che non erano abbastanza innovativi, che non pensavano in grande.
   «Che strano», commentò Benedict. «Chi è la vittima questa volta?»
   «Lavora qui da poco, fa il fattorino. Si chiama Hayden.» Yasmine sorrise compiaciuta.
   «Ah, ma sì certo, Hayden.» Benedict alzò un sopracciglio. «È qui da quando siamo arrivati.»
   «Che cosa?»
   «Vorresti dirmi che non l’hai mai visto? Ti ha portato lui le valigie in camera tua quando siamo arrivati.»
   «Dici sul serio?» Yasmine parve seriamente scossa. «O mio Dio, significa che per tutto questo tempo ho ignorato il fatto che il mio vero amore fosse qui?»
   Benedict non poté reprimere un risolino. «Non esageriamo adesso, eh?»
  «Che ne sai che non è il mio vero amore?», domandò Yasmine piccata prendendo il cappuccino che il barista le porgeva. «Potrebbe essere l’uomo della mia vita.»
  «Oh certo, in base al fatto che è biondo, alto e muscoloso? Somiglia un po’ a Sam Clafin, ora che mi ci fai pensare. Ecco perché le volevi in produzione!»
   Yasmine fece un mezzo sorrisino. «E che male c’è a circondarsi di bella gente?»
   «Oh oh! Allora ho ragione, te lo stavi guardando per bene. Be’, mi spiace di essere tanto più bravo e convincente di lui.»
  La ragazza rise e scosse la testa. Alla fine aveva dovuto ammettere che Benedict era stata una scelta oculata, che interpretava il suo personaggio proprio come lo voleva lei. Facevano lunghe chiacchierate su come volevano che fosse Philip, su cosa pensava e come si doveva comportare.
   «A parte le scemenze», riprese Benedict, «non dovresti provarci con Hayden.»
   «Perché no?»
   «Perché se poi lui ci sta quando sarà finita sarà imbarazzante, no? Insomma, vi dovrete vedere per forza.»
   «E chi ti dice che finirà?»
   Benedict alzò un sopracciglio. «Yasmine, sii seria per favore.»
   La ragazza si esibì in una smorfia di offesa e gli diede una gomitata  fra le costole. «Te l’ho già detto oggi che mi stai antipatico?»
   «No, oggi ancora no. Me l’hai detto l’altroieri.»
   «Troppo tempo fa, comunque.» Yasmine sospirò e seguì con lo sguardo il fattorino Hayden che passava di fronte alla porta del bar. «Forse hai ragione, poi chi se lo leva più di dosso? E comunque, sarebbe stato noioso.»
  Benedict, all’ennesima uscita di quel genere, posò la tazza e batté i palmi sul tavolo. «E va bene. Che cosa cerchi si può sapere? Hai conosciuto almeno dieci ragazzi, e anche se la metà erano idioti che volevano solo portarti a letto…»
   «Lieto che non lo abbiano fatto?»
  «… molto lieto, se proprio lo vuoi sapere – ce n’erano uno o due che erano veramente interessati a te, si capiva. Dimmi il tuo segreto, così potrò risparmiare a quei poveri ragazzi che finiscono nella tua tela inimmaginabili sofferenze.»
   «Esagerato...», commentò Yasmine incrociando le mani sotto al mento. «Non so, è che… sai, vorrei qualcuno che sappia buttarsi. Qualcuno con cui svegliarmi al mattino e a cui dire senza alcun preavviso “Andiamocene in Messico”, e che mi risponda “Prenoto il volo!” Capito? Qualcuno che non si fa troppi problemi, con cui ogni giorno può essere diverso.» La ragazza sospirò. «Quelli che conosco sono una palla, vogliono solo comprare una casa, fare carriera e avere dei figli.»
   «Perché? Tu non li vuoi dei figli?»
  «Sì li voglio, ma non li voglio programmare. Se arrivano, bene, se non arrivano si vedrà. E comunque è troppo presto per me per pensarci, Insomma, prima intanto dovrei trovare qualcuno che mi porti in Messico, no?» La ragazza sorrise e si alzò dal tavolo. «Ci vediamo sul set Ben, vado un po’ prima oggi perché devo parlare con Jerry.»
   «Va bene, ci vediamo là.» Benedict la seguì con lo sguardo fino a che non fu fuori dalla sua vista.

L’altro aspetto simboleggiato dal ragno, più noto e facilmente identificabile, è quello del predatore. Silenzioso, si nasconde nel buio e attende che le prede cadano nella sua tela, dalla quale è impossibile fuggire, una volta che si viene catturati.

   Benedict sorrise – anche se non poteva dire fosse il suo sorriso migliore – e bevve un sorso di vino. Posando il calice di fronte a sé, il piattino del dolce vuoto, la pancia piena e le papille gustative appagate, pensò che se non fosse per l’aver scoperto quel bel ristorantino nascosto al grande pubblico, quell’appuntamento si sarebbe rivelato una vera delusione. Non che Anna non fosse simpatica, in realtà aveva passato una serata molto piacevole. Non riusciva però a togliersi di dosso una sensazione sgradevole, come di disagio, e non riusciva a capire perché.
   «Ho passato una bella serata, e grazie per avermi riaccompagnata. Davvero, la prossima volta posso chiamare un taxi.»
   «Non ti preoccupare, è stato un piacere.» Benedict sembrava calmo ma la verità era che dentro il suo cervello gli ingranaggi erano impazziti. Lei aveva detto “la prossima volta”, significava che si aspettava una prossima volta. Doveva dire subito che non aveva intenzione di continuare? Non voleva che Anna avesse l’impressione sbagliata. Forse se lui si fosse tirato indietro avrebbe creduto di essere brutta, o grassa, o antipatica, o un’altra di quelle sciocche paranoie che a volte le donne si facevano e che Benedict semplicemente non concepiva. Alla fine le scoccò un bacio sulla guancia, sentendosi un perfetto imbecille. “Oh, ti prego! Chi bacia sulla guancia dopo un appuntamento del genere?” Scelse una frase neutra per chiudere la serata: «Ci sentiamo allora. Buona notte.»
   «Buona notte», pigolò lei, effettivamente un po’ stupita di quel bacio sulla guancia che le faceva venire in mente un’adolescente timido degli anni cinquanta.
   Benedict rientrò a casa e, una volta accesa la luce del salotto, sbuffò. La casa vuota, silenziosa, lo accolse con insolito calore. Era felice di essere tornato. Senza sapere bene cosa fare sedette su una delle poltrone e rimase a fissare un punto imprecisato fra la lampada da terra e il muro. Lungo la strada non si sentivano particolari rumori, quella era una zona di Londra piuttosto tranquilla, a cinque minuti di metropolitana dal centro ma non eccessivamente frequentata la sera. C’erano solo tre pub negli immediati dintorni, dei ristoranti e piccoli supermarket, ma non era certo il centro città, sempre animato e caotico.
   Per due settimane la troupe era in vacanza. Quando sarebbero tornati per finire le riprese di “La conversione di Philip” avrebbero avuto ancora un mese e mezzo circa di lavoro, dopodiché il tutto sarebbe passato nelle mani dei tecnici. Ancora non aveva alcuna autorizzazione, per contratto, a parlare del film, anche se in giro se ne stava discutendo parecchio, principalmente per il successo che aveva riscosso il libro.
   L’uomo tirò fuori il cellulare dalla tasca e cominciò a scrivere un messaggio. “Cosa penseresti se un uomo al primo appuntamento ti desse un bacio sulla guancia?”
   Era mezzanotte passata, ma di certo Yasmine non stava dormendo. Viveva dall’altra parte della città, un po’ in periferia, e aveva degli orari che Benedict considerava semplicemente da folli. Fino alle due di notte – minimo – scriveva e durante il giorno lavorava in una galleria d’arte.
   Pochi minuti dopo arrivò la risposta: “Dove l’hai portata?”
   “Ristorante. Atmosfera intima”
   “Gay.”
   “Lo sapevo…”
   Pochi secondi dopo il suo cellulare squillò. «Pron-»
   «Perché cazzo le hai dato un bacio sulla guancia?!»
   Benedict si diede qualche attimo per riprendersi dall’aggressione. «Non- non lo so, okay? Non volevo baciarla.»
  «Ma cosa sei? Suo cugino? E poi mica dovevi ficcarle la lingua in bocca, potevi anche solo baciarla sulle labbra. Anzi, sarebbe stato molto meglio così, un bacio sulle labbra, senza lingua. Sarebbe stato il coronamento perfetto di una serata perfetta, con l’uomo perfetto probabilmente.» Yasmine si interruppe all’improvviso. «Voglio dire, è romantico no? Scommetto che l’hai portata in un bel ristorante.»
   «Era molto bello. Me l’ha consigliato il mio amico Martin. Un giorno dovremmo andarci anche io e te, te lo faccio conoscere. Ne vale la pena, fidati.»
   «Okay… Comunque sia, dopo tutto questo romanticismo un bacio sulle labbra sarebbe stato perfetto. Perché l’hai baciata sulla guancia? Lei non ti piace?»
   «Sì mi piace, è bella e intelligente. Non sono molto convinto, ecco. Hai presente, quando il tuo migliore amico dice di avere una cotta per te? Ecco, mi sento così. Lei mi piace, ma non come donna.» Dall’altra parte del telefono si sentiva solo silenzio. «Pronto?»
   «Ti piace qualcuno?»
   Benedict non rispose subito, assimilò prima la domanda e in una frazione di secondo realizzò che la risposta era, maledizione, sì.
  Perché non lo aveva capito prima? Magari per gradi, come succede di solito. Probabilmente era andata così, solo che lui era stato troppo cocciuto per accettarlo. L’aveva negato, soprattutto per l’età e la palese differenza di carattere che c’era fra loro due. Lui era riflessivo, lei si gettava nella situazioni come venivano. Lui era cauto e nascondeva ciò che provava, lei era plateale e quando provava un’emozione forte si vedeva lontano un miglio. Benedict aveva cercato di nasconderlo al suo io conscio, ma il suo inconscio l’aveva capito sin dall’inizio. Da quando l’aveva conosciuta meglio. L’irritazione che sentiva quando parlava dei ragazzi che aveva frequentato gli era sembrata sana. Era normale, era giusto, preoccuparsi e irritarsi se i tuoi amici non trovavano la persona giusta, no? Avrebbe dovuto capirlo anche da come cercava la sua presenza, da come diventava improvvisamente più brillante quando lei si avvicinava. E anche dopo, quando aveva iniziato a seguirla con lo sguardo, considerando tutto sommato che quelle forme non erano poi tanto sottili. Aveva giustificato la cosa pensando “Ehi, dopotutto sono un uomo. Che ci posso fare se ho gli occhi?” Infatti, che poteva farci? Aveva gli occhi, e ne aveva fatto largo uso, facendo scivolare il suo sguardo sulla schiena di lei, indugiando a volte sui glutei e sulle belle gambe sempre fasciate in pantaloni aderenti o liberamente mostrate sotto una gonna. Aveva imparato a memoria la piega che prendevano le sue labbra quando si faceva seria, quelle labbra piccola che lei colorava di rosso acceso, incurante di chi diceva che il rosso si indossa solo la sera, e gli occhi solo leggermente ripassati con l’eyeliner. Avrebbe voluto vedere quella bocca e quegli occhi senza trucco, solo per sapere com’era il suo viso, quando pulito. Sicuramente sarebbe stato ugualmente bello.
   Tutti questi pensieri si affacciarono alla mente di Benedict improvvisamente, quando Yasmine pronunciò quella frase. Intere settimane di “Oh! Sarebbe bellissimo se trovasse qualcuno che la merita davvero!”, si rivelarono per ciò che erano veramente: “Oh! Sarebbe bellissimo se si rendesse conto che farei di tutto per meritarla davvero.”
   Benedict strinse i denti e rispose: «Sì.»
   «Allora…» Yasmine esitò, «perché non esci con questo qualcuno?»
   L’uomo si guardò attorno e strinse la mano sul bracciolo della poltrona. «Sarebbe strano.»
   «Come mai?»
   «Siamo molto diversi. Caratterialmente, dico.»
   «Spero anche fisicamente», sbottò Yasmine, giusto per buttarla sul ridere.
   Benedict si rilassò e rise. «Sarebbe un po’ inquietante altrimenti.»
  «Già.» La ragazza sospirò. «Fammi sapere come va Ben, e non scervellarti. Se stai a guardare tutto non ti andrà bene niente.» Eccola lì, l’ennesima prova del fatto che si trovavano su due poli opposti. Se Benedict pensava che il suo motto poteva tradursi con “Chi va piano va sano e va lontano”, erano messi bene.
  «Grazie del consiglio.» Le augurò una buona notte e chiuse la telefonata. Il suo appartamento, prima così accogliente, era diventato un luogo freddo e inospitale, troppo angusto e buio. Gli tornò in mente l’immagine che aveva visto qualche giorno fa in un giornale e pensò alle tele dei ragni, appiccicose, ti si chiudevano addosso. Proprio come stava facendo la sua vita in quell’istante.
  Maledetti aracnidi, erano dappertutto!




















Hello!
Questa fanfiction potrebbe avere risvolti che nemmeno io mi aspettavo, quando ho iniziato a scriverla. Già questo capitolo era del tutto diverso quando l'avevo scritto, poi qualche giorno fa ho pensato di rileggerlo per scovare gli eventuali errori in vista del postaggio e, chissà come, ho cambiato un sacco di cose! xD
Credo che succederà anche nei prossimi capitoli quindi... si accettano consigli! Come desiderate più vedere Benedict soffrire per amore? Tradimento? Incidente quasi mortale? Rapimento per mano di alieni? Dite, dite, accolgo ogni suggerimento, io adoro torturare i miei personaggi! Mhuahahah!
Be', a voi lo spoiler del prossimo capitolo, cliccate qui se volete leggerlo.
Grazie a tutti coloro che hanno letto e chi segue e/o recensisce. Mi raccomando, voglio leggere taaanti commenti, belli o brutti, non importa, basta che commentiate :)
Alla prossima,
Patrizia
   
 
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