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Autore: winnie343    21/05/2014    3 recensioni
E se il cavaliere di Gemini avesse conosciuto il suo destino? Se gli fosse stata offerta la possibilità di cambiare il corso del Fato? Questa storia narra le vicende del grasso e buffo Edgar, di come diventò il Cavaliere di Pegasus grazie all'addestramento di ben due cavalieri d'oro (Milo e Aioria) e di come, pur non possedendo un cosmo, fece di tutto per proteggere i suoi amici. Perchè non sempre gli eroi del Mito hanno i muscoli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XVIII

Sotto cieli stellati


Shaina osservò Milo con più attenzione. I polsi fasciati e insanguinati, il viso contratto per la stanchezza e il dolore le restituivano l’idea di un uomo provato, eppure quel suo sorriso sembrava indicarle che, dopotutto, il cavaliere di Scorpio avrebbe avuto sempre delle risorse nascoste per combattere. Non doveva abbassare la guardia, era pur sempre un cavaliere d’oro e anche se l’aveva invitata ad approfittare della sua condizione, lei non doveva abbassare la guardia. Ma quando posò nuovamente gli occhi su di lui si rese conto che era svenuto o si era addormentato, il risultato, comunque, era lo stesso: non poteva attaccare un cavaliere privo di conoscenza.

Si tolse da sopra di lui e cominciò a fissarlo. Per essere bello era bello ed era sicuramente uno dei cavalieri più coraggiosi e potenti del Grande Tempio, ma lei non avrebbe mai permesso al suo cuore di guerriera di innamorarsi di chi che sia, soprattutto di un uomo così pericoloso e così l’unica soluzione che le rimaneva era ucciderlo o morire nel tentativo, altre opzioni non potevano essere contemplate:

  • Le regole del Santuario a volte sono insensate

Le parole che giunsero alle sue spalle la fecero sobbalzare. Si alzò velocemente e, voltandosi, si ritrovò a fronteggiare forse il cavaliere più potente del Grande Tempio: Virgo. Non era stato lui a parlare, però, ma un tizio dai capelli color lilla che mostrava un sorriso sereno e una postura rilassata. La sua indole combattiva le impose di rispondere:

  • Di cosa parlate e a cosa vi riferite?

  • Parlo in generale e non mi riferisco a nulla in particolare

Il suo sorriso, più che il suo fisico scolpito, la colpirono. Mostrava una tale sicurezza da far sparire perfino la magnificenza del cavaliere della VI casa. Shaka la superò senza porre attenzione né a lei né a Milo e quando anche l’altro uomo fece lo stesso, Shaina li richiamò:

  • Dove state andando? Non pensate che sia il caso di soccorrere il cavaliere di Scorpio?

  • Milo starà bene e nell’attesa che ciò avvenga penserai tu a lui, cavaliere di Ofiuco

Le parole, così brusche e dirette, del cavaliere di Virgo la indisposero: lei non era avvezza a far da balia a nessuno. Non poteva però mettersi contro di lui: già aveva il suo da fare con un cavaliere d’oro, due erano veramente troppi. Quando i due uomini sparirono dalla sua visuale, Shaina, rassegnata si inginocchiò vicino a Milo e attese che il cavaliere si ridestasse dal suo sonno. Nell’attesa, ricominciò a fissarlo.


***



Aioria fu svegliato da un rumore sordo. Nessuno in generale avrebbe fatto caso ad un suono così fievole, ma lui, che si era dato il compito di sorvegliare l’allievo di Marin, aveva alzato le difese in modo da non farsi sfuggire nulla. Quando aprì gli occhi, però, si trovò di fronte il cavaliere dell’Aquila che gli stava puntando un pugnale alla gola. Il cavaliere di Leo sospirò:

  • Potresti almeno toglierti la maschera?

  • Fa parte della mia armatura per cui la terrò

  • Deve proprio esserci un duello fra di noi?

  • E’ inevitabile … sono le leggi di Athena

  • Si che è evitabile – Aioria con un movimento lento ma deciso le afferrò il pugnale e glielo sfilò dalle mani – hai sempre un’altra possibilità e se non ce l’hai, fai in modo di creartela.

  • Le sacerdotesse devono sottostare alle leggi che sono state pensate per loro …

  • Altrimenti? – Aioria le tolse la maschera

  • Altrimenti sono perdute …

La voce di Marin si fece lieve, mentre il cavaliere di Leo, riducendo lo spazio fra di loro, le si avvicinò e le prese il volto fra le mani. La ragazza, se fosse stata più convinta, avrebbe potuto colpirlo e ferirlo senza alcun problema, ma lei, troppo persa negli occhi verdi dell’uomo, non ne approfittò. Permise, così, ad Aioria di baciarla e di stringerla ancora più a se.

Quando si separarono, entrambi accaldati e sconvolti, Marin comprese in cuor suo che non avrebbe potuto più rispettare alcuna regola e che, in fondo, quella soluzione era preferibile al combattimento. Aioria le prese ancora una volta il volto fra le mani e, prima di baciarla nuovamente, le sussurrò:

  • Questa notte ho bisogno di perdermi in te


***


Mentre Maya osservava le stelle, Edgar osservava lei. Stava cercando di capire cosa ci fosse di diverso fra le due sorelle. Aveva avuto modo di frequentare e conoscere Mya e nonostante avesse sempre saputo che il cuore della ragazza era perso per Camus, se ne era invaghito all’istante.

Maya era la sua copia, però seppur identica, diversa allo stesso tempo. Bella era bella, decisamente bella. Eppure qualcosa in lei lo rendeva nervoso. Forse il suo sguardo o la sua indole, ancora non sapeva bene, o forse quel suo modo di restare sulla difensiva.

Quel certo atteggiamento, che lui comprendeva benissimo, lo rendeva nervoso e al tempo stesso lo agitava perché, in fondo, se avesse avuto un po’ più di amor proprio, quello sarebbe stato anche il suo modo di interagire con il resto del mondo. Maya era una ragazza ferita dal destino, incompresa dai molti e abbandonata dai giusti ideali. Anche lui era stato lasciato solo, deriso e spesso umiliato dalla vita. Se avesse avuto un po’ più di coraggio, anche lui, come Maya avrebbe voluto osservare il mondo dall’alto verso il basso, fiero di essere diverso da ciò che il mondo si aspettava da lui.

Forse avrebbe commesso un grave errore, ma nel momento esatto in cui quella ragazza lo guardò e sorrise, Edgar decise che avrebbe puntato la sua scommessa su di lei e l’avrebbe protetta da qualsiasi avversità. Magari un giorno questo gli avrebbe permesso di guadagnare un posto in paradiso, o semplicemente l’avrebbe spedito dritto all’inferno, non aveva importanza. Sorrise, però, al pensiero che lui potesse veramente proteggere qualcuno.

Maya gli chiese se andava tutto bene, ma prima che potesse rispondere la vide accasciarsi. Avvicinandosi a lei si accorse che qualcosa o qualcuno l’aveva colpita, ma chi fosse stato o da dove fosse partito il colpo, questo lo ignorava. Sentendo dei passi alle sue spalle, si voltò impaurito ma deciso a confrontarsi con il suo nemico. Quando vide Shaka e Mu, tirò un sospiro di sollievo. I suoi alleati erano corsi in suo soccorso. Osservandoli, così seri e fermi, però, comprese che il prossimo quarto d’ora sarebbe stato il più duro che avesse mai vissuto.



***


Da quando Camus era tornato senza aver trovato alcuna traccia di Isaac, l’atmosfera alla baita si era fatta pesante. Il cavaliere di Aquarius era caduto in un mutismo quasi esasperante e aveva costretto Hyoga a sedute di allenamento dolorose e inumane.

Hilda avrebbe voluto più volte fargli notare che forse stava sfogando la sua rabbia nel modo sbagliato, ma al tempo stesso non era così sicura che fosse veramente arrabbiato. La sua espressione, gelida e distaccata, non faceva trasparire in lui alcuna particolare emozione: o era veramente bravo a fingere oppure non provava assolutamente nulla. Eppure a volte, osservandolo meglio, aveva notato nei suoi occhi dei lampi di emozione, soprattutto nei riguardi del suo allievo. Se da una parte non era riuscito del tutto a perdonarlo per quello che era successo, dall’altra, vedendolo così battagliero e deciso, dei sentimenti di orgoglio sembravano a volte affiorare in lui. In generale, però, il ragazzino non riusciva a stare al suo passo. Hilda aveva pensato più volte che se non fosse perito per i suoi sensi di colpa, sarebbe morto per l’affaticamento. Anche il loro rapporto era caduto in uno stallo estenuante. Erano passati giorni senza che nessuno li avesse trovati e tra di loro il silenzio era diventato sovrano. Troppo perso nei suoi problemi Camus per pensare anche a quelli della donna e così avevano continuato a girarsi intorno come due estranei che condividevano lo stesso tetto.

Quella sera, però, decisa a riprendere in mano la sua vita, Hilda aveva atteso che Hyoga crollasse sfinito, per poter affrontare il discorso con il cavaliere di Aquarius. Quando l’allievo si addormentò sul divano e Camus si alzò per andare a dormire, la donna lo seguì nella camera che condivideva con il biondino. Benchè sorpreso di vedersela alle spalle, mantenne un tono pacato:

  • Avete bisogno di qualcosa?

  • Domani vorrei che mi accompagnaste ad Asgard

  • Perché? – domanda naturale, posta con un tono freddo

  • Perché ormai sono giorni che non succede nulla ed io devo tornare nelle mie terre. Il mio popolo mi aspetta e ha bisogno di me

  • Tra poco saranno qui

  • Chi?

  • Quelli che vogliono uccidervi

  • Camus – Hilda cercò di non mostrarsi esasperata – sono giorni che aspettiamo, credo che sia arrivato il momento di capire che nessuno verrà. Probabilmente Cassiopea, o chi per lei ha confessato il complotto oppure il vostro Grande Sacerdote ha capito di aver preso una cantonata.

  • Siete ottimista … – Camus sorrise

  • E voi siete cinico e lugubre

  • Lugubre? – il cavaliere alzò un sopracciglio

  • Da quando siamo qui non aveva proferito parola e anche con quel povero ragazzo … lo avete sottoposto ad allenamenti massacranti. Non pensate di aver esagerato?

  • Quello che insegno al mio allievo non sono affari vostri!

  • Avete ragione – Hilda sospirò, pensando a quanto fosse cambiato quell’uomo – non sono affari miei. Se non volete accompagnarmi ad Asgard, bene, ci andrò da sola

  • Non ho detto questo! – il tono di Camus divenne esasperato – perché vi comportate come una ragazzina viziata che punta i piedi?

  • Una volta non avreste usato questo tono con me e non avreste fatto certe affermazioni, ma avreste compreso quanto sia importante per me tornare dalla mia gente …

  • Io … – Camus si sorprese a pensare quanto aveva ancora da imparare sulla capacità di controllare le proprie emozioni – avete ragione … perdonatemi … mi è sfuggito il controllo della situazione e mi sono lasciato distrarre dai miei problemi

  • Non dovete scusarvi – Hilda si sentì improvvisamente in colpa, in fondo quell’uomo aveva subito una perdita e non poteva certo accusarlo di averla trascurata

  • Datemi un paio di giorni per sistemare alcune cose e poi vi accompagnerò personalmente ad Asgard.

  • Va bene

Hilda indugiò un momento, sorprendendosi a pensare che preferiva passare il suo tempo con lui che da sola nella sua camera. Arrossì ed uscì precipitosamente dalla stanza, ringraziandolo. Non voleva che Camus potesse fraintendere le sue emozioni. Si era accorta che quell’uomo aveva sviluppato fin dall’inizio un certo interesse nei suoi confronti. La cosa in se la lusingava e lui le piaceva, ma sapeva anche che, come regina di Asgard, certe distrazioni le erano precluse.

Inoltre c’erano in gioco anche i suoi sentimenti per Sigfrid, il cavaliere di Orion, con cui aveva condiviso gran parte della sua vita. Tra di loro non vi era stato nulla di più che un sentimento accennato e mai consumato, ma si sentiva in obbligo di essergli fedele.

Entrando nella stanza di Camus, si soffermò ad annusare gli odori e si rese conto che quell’ambiente era permeato dal suo profumo. Sospirò, pensando che la responsabilità a volte era un peso enorme da portare.



***


Milo aprì improvvisamente gli occhi, mettendosi seduto talmente in fretta da far sobbalzare Shaina. Il ragazzo si guardò intorno smarrito, domandandole dove si trovassero:

  • Sul più bello sei svenuto

  • Sul più … - Milo la guardò inizialmente confuso, ma poi un sorriso malandrino comparve sul suo volto – vuoi dire che hai acconsentito ad assecondare il mio ultimo desiderio?

  • Ma di cosa stai parlando? – Shaina lo guardò smarrita

  • Del fatto che prima di morire farò sesso con te

  • Te lo puoi scordare!

Shaina si alzò di scatto, mettendosi in posizione di attacco e Milo scoppiò a ridere:

  • Perdonami, non volevo prenderti in giro

Si alzò a sua volta offrendo una mano alla ragazza, ma lei con un gesto stizzito la allontanò. Era indecisa su cosa fare. Era evidente che il cavaliere di Scorpio non fosse nel pieno delle sue forze, ma se lo fosse stato per lei non ci sarebbe stata speranza. Era quello il momento per consumare la sua vendetta, però al tempo stesso si era resa conto che lui, in fondo, le era simpatico. Inoltre non voleva passare per quella che si approfittava delle situazioni: essere un cavaliere di Athena significava anche rispettare il proprio avversario. Milo non le aveva tolto lo sguardo di dosso ed i suoi occhi, così azzurri e luminosi, anche sotto la luce della notte, la stavano mettendo a disagio:

  • Perché mi stai fissando? Non ti sei divertito abbastanza con me?

  • Stavo cercando di capire cosa ti passasse per la testa

  • Devo portare a termine il mio proposito, ma non voglio approfittarmi della situazione

  • Shaina – Milo sospirò –anche in queste condizioni ti sconfiggerei in un soffio di vita

  • Sei arrogante!

  • No, sono semplicemente realistico. Tu non potrai mai combattere con me alla pari. L’unica tua occasione l’hai sprecata prima, non approfittando della mia stanchezza, ma ora le energie stanno tornando e so che ti farei a pezzi in pochi istanti – Milo guardò il cielo stellato – ma non ho voglia di farlo. Tu mi piaci

Shaina si bloccò a quelle parole. Nessuno le aveva detto qualcosa in maniera così diretta. Per tutta la vita aveva solo combattuto e cercato di mantenere un atteggiamento che la facesse competere con i più forti. Ora, sentendosi dire quelle parole, il suo cuore femminile le aveva tirato un brutto scherzo. Arrossì e per Milo fu evidente che non gli era indifferente. Sorrise e questo innervosì ancora di più la ragazza.

Adirata, più con se stessa che con lui, tentò di colpirlo con uno dei suoi attacchi, ma Milo si spostò con noncuranza, evitandolo.

  • Avanti Shaina, smettila di farmi la guerra!

  • E’ l’unica cosa che farò con te! Se pensi che io possa …

  • Io non penso nulla! – Milo la bloccò, immobilizzandole le braccia e lei notò sul suo volto un cambiamento di espressione. Il sorriso era scomparso, sostituito da uno sguardo severo

  • Io non voglio avere alcuna storia con te

  • Non te l’ho chiesto

  • Ma mi hai detto che ti piaccio

  • E allora? Questo non significa mica che voglio portarti a letto

  • Ma … - Shaina rimase interdetta e confusa, quando pensava di aver compreso la natura di quell’uomo, lui diceva o faceva qualcosa che la spiazzava

  • E’ solo che mi dispiacerebbe doverti uccidere. Odio uccidere le persone che mi piacciono. Ma sia come vuoi tu

  • Sei pronto a batterti con me? – lo guardò ancora più sorpresa

  • Ti accontenterò. Mi batterò con te in modo che tu possa vendicare il tuo onore, ma non ora

  • Cosa? E quando?Dopo che avrò aiutato Camus a tirarsi fuori dai guai

  • Il cavaliere di Aquarius? – Milo annuì e Shaina non si sorprese più di tanto, tutti al Grande Tempio conoscevano la grande amicizia che li univa e sapeva anche che Camus era nei guai, perciò annuì – va bene. Ma dopo io e te avremo la resa dei conti. Dove troviamo il tuo amico?

  • Cosa? – Milo la guardò sorpreso – non penserai mica di venire con me!?

  • E tu non penserai che io ti lasci andare da solo?!

  • Hai paura che fugga? – il cavaliere di Scorpio quasi scoppiò a ridere

  • Ho paura che qualcuno ti faccia fuori prima che io possa avere la mia vendetta

  • E pensi di riuscire a proteggermi? – il sorriso si allargò sulle sue labbra

  • Si

Shaina non era mai stata così seria e questo Milo lo percepì. Fu tentato di rifiutare il suo aiuto, perché già avrebbe dovuto occuparsi di Edgar e dover badare a due persone diventava più complicato e soprattutto perché aveva bisogno di rimanere da solo con il suo amico per cercare di chiarire con lui quello che stava combinando. Eppure quella serietà e quella convinzione gli fecero tenerezza. In fondo il cavaliere di Ofiuco cominciava a piacergli sinceramente e la sua presenza avrebbe reso il viaggio ancora più divertente.

Annuì:

  • E va bene, Shaina, ti accontenterò.

  • Non sei tu che stai facendo un favore a me. Quando ti salverò la vita, sarai tu a ringraziarmi!



***


Aioria e Marin fecero l’amore sulla battigia, con la sola luce della Luna a renderli visibili agli occhi del mondo. Potevano essere scoperti o sorpresi da chiunque. Avrebbero potuto essere uccisi e nessuno dei due sarebbe riuscito ad aiutare in alcun modo Seiya. Anche quest’ultimo avrebbe potuto vederli in qualsiasi momento, ma nessuno dei due si preoccupò di tutto ciò. Entrambi erano stati assaliti dal desiderio di unirsi e fondersi in un'unica entità e di provare quelle emozioni travolgenti che fino a quel momento si erano negati.

Aioria l’aveva desiderata dal giorno in cui l’aveva conosciuta. Un desiderio inconscio e imprevedibile. Pur non conoscendo il suo volto, aveva sempre saputo che lei, più di altre, poteva diventare la sua anima gemella.

Il sentimento nella ragazza, invece, era nato successivamente, solo dal giorno in cui lui l’aveva privata della maschera. Fino ad allora si era negata la possibilità di innamorarsi di qualcuno, anche se aveva trovato il cavaliere di Leo carino e gentile, non si era mai permessa di pensare a lui in modo differente se non come un suo superiore. Ma dopo la storia della maschera, pensando alle sue possibilità aveva cominciato a fantasticare su di lui e alla fine aveva cominciato a pensarlo in modo differente.

Ora, mentre nudi, bagnati dalle onde che lambivano le loro gambe e ricoperti dalla sabbia che si era attaccata sui loro corpi sudati, stavano consumando il loro desiderio, entrambi sentivano di aver raggiunto il cielo con un dito. Si baciavano e si stringevano come se quella fosse l’unica occasione che il fato avrebbe presentato loro e al tempo stesso non si toglievano gli occhi di dosso, quasi increduli di ciò che stavano facendo.

Quando entrambi furono sazi e appagati dal loro amore consumato, Aioria si sdraiò sulla sabbia, stringendola a se. Marin si tese come una corda di violino:

  • Forse non dovemmo indugiare oltre. Siamo stati due sprovveduti …

  • Shhh! – Aioria, alzandosi leggermente, le chiuse le labbra con un bacio – smettila di pensare. Se pensi ti penti e ritorni a combattermi

  • No – Marin sorrise – nessun pentimento. Non sono pentita della mia scelta. Credo, anzi, sono sicura di essermi innamorata di te

  • Dici sul serio? – Aioria si mise seduto, tirando su anche lei

  • Si – il sorriso della ragazza si allargò e il suo volto divenne radioso – sono sicura di quello che dico

  • E’ fantastico! – l’emozione era così evidente nel ragazzo che il cuore di Marin si riempì di gioia

  • Purtroppo però non dobbiamo perdere di vista chi siamo e quale è il compito che ci siamo imposti

  • Lo so – il ragazzo divenne malinconico – questo lo so, ma speravo di rubare ancora un po’ di tempo al nostro destino

  • Io …

Marin provava le stesse identiche emozioni e sensazioni. Anche lei avrebbe voluto avere più tempo e il suo destino non l’allettava di più che stare con lui e così, seguendo il suo cuore e non la sua mente, si alzò e dopo averlo invitato a seguirla con un gesto della mano, si diresse verso il mare. Si ritrovarono, così, a fare l’amore nell’acqua, entrambi consci del fatto che forse non avrebbero più avuto altre occasioni per vivere così liberamente il loro amore.



In questo nuovo capitolo abbiamo avuto un po’ di confronti notturni, alcuni più intensi di altri ;-). Che ne pensate? Vi sono piaciuti? Ditemi ditemi ….

  
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