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Autore: idrilcelebrindal    22/05/2014    5 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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23 Il Lupo Nero
28. Il Lupo Nero

Kili sedeva su una panca di pietra, stringendosi nelle pellicce. La notte era serena, il cielo trapunto di stelle, in mezzo alle quali brillava una splendida luna piena. Faceva molto freddo.

Sono passate esattamente due lune dal dì di Durin. * Due lune che avevano cambiato la sua vita, ancora una volta, come se tutto ciò che era accaduto durante il terribile viaggio a est non fosse bastato per tre vite di Nano.
Le rovine di Dale erano illuminate dalla luce della Luna, ma ancor più dai grandi falò accesi ovunque. Una mano lo toccò delicata sulla spalla. Lia. Alzò gli occhi e la vide davanti a sé; la manina si trasferì sul suo viso, in una tenera carezza. Chiuse gli occhi e catturò le dita tra le sue, accompagnando la carezza; poi voltò la testa e le baciò.
Liatris sorrise e affondò l’altra mano nella chioma bruna del principe dei Nani, mentre lui l’attirava a sé e le appoggiava per un attimo il capo sul seno; ma quando  Kili alzò la testa e la guardò in viso, lei vide le ombre scure sotto gli occhi e le linee di tensione sulla fronte.
“Sei stanco,” sussurrò. Non era una domanda.
“Sì… ma è necessario. Avrò tempo per riposare.”
Liatris si sciolse delicatamente dall’abbraccio e si sedette accanto a Kili.
“Vieni… distenditi.” Lui si allungò sulla panca  con un sospiro di sollievo, e, tenendole il capo in grembo, si strinse di nuovo nelle pellicce. Come sempre, lei cancella ogni inquietudine. Chiuse gli occhi un attimo, godendosi le carezze di Liatris, ma la pace non durò molto.
“Siamo quasi pronti, Kili.” La voce di Gandalf.
Il giovane principe si sollevò a sedere, e dal suo posto di osservazione privilegiato osservò il grande spazio aperto sotto di lui.

Una volta doveva essere stata la piazza principale di Dale; un ampio lastricato circondato da mura diroccate e macerie, che fornivano luoghi ideali per vedere. Focolari improvvisati ed enormi bracieri fornivano luce ed attenuavano il  freddo della notte; una moltitudine di Nani affollava la piazza e le rovine.
Era passata parola in tutto l’accampamento di come si fosse tenuta una riunione tra i Capi dei Nani; e la voce della rinuncia di Thorin si era sparsa come un incendio boschivo in una estate di siccità. Si parlava di una Reggenza, e le speculazioni più sfrenate avevano percorso il campo per tutto il  giorno; ogni nome possibile era circolato, da Dàin e Balin, fino ad un improbabile Oìn,  quando era arrivata   la convocazione:  tutti i Nani erano chiamati  alla piazza di Dale per quella notte.
“Sono arrivati tutti, vedo,” disse Kili. Gandalf annuì, ed il giovane Nano percorse con lo sguardo le  delegazioni dei Capi, in prima fila.
Era stato facile convincere il vecchio Nàr dei Monti Grigi, giunto ad Erebor insieme al nipote Nèir, i cui capelli rossi spiccavano alla luce del fuoco: Thorin aveva salvato la sua unica figlia dal Drago, durante l’attacco di Smaug, e la sua lealtà era a tutta prova. Aspettava solo di poter tornare ad Erebor con la sua gente.
Altri argomenti avevano portato dalla sua parte Moinar, un gigantesco guerriero delle Montagne del Nord, che anche in quel momento impugnava una mostruosa mazza da guerra ed aveva addosso più armi pesanti di quante non ne avesse Dwalin; e da lui Kili aveva appreso, con sorpresa, di aver guadagnato un soprannome.

“Siamo arrivati troppo tardi per combattere,” aveva detto Moinar; “tuttavia abbiamo sentito narrare della battaglia, e delle gesta di coloro che affrontarono il Male. Il Re sotto la Montagna, che ha abbattuto l’Arcinemico, ha la nostra gratitudine e la nostra ammirazione; a malincuore, capiamo la sua decisione di lasciare il comando ad un Nano più valido. Abbiamo anche sentito racconti e canti sugli Eredi di Durin, il Leone Dorato ed il Lupo Nero: sebbene giovani, anzi, a loro maggior merito, hanno dato prova di valore superiore a molti Nani più esperti di loro. I Nani delle Montagne del Nord saranno lieti di avere simili alleati; e, tutti quelli che, con la nostra benedizione,  vorranno venire ad Erebor, saranno orgogliosi di giurare fedeltà al nuovo Re sotto la Montagna. Così è detto.”

Così sono diventato il Lupo Nero,  pensò Kili.  Beh, nero lo sono di certo, benchè non mi senta proprio così… lupesco, in questo momento. Vorrei solo crogiolarmi al sole e non far nulla come una lucertola.
Anche Rogan, dei Monti di Cenere, non aveva obiettato ai progetti di Thorin; anzi, la sua mentalità tradizionalista non gli aveva permesso di prendere in considerazione alcuna   alternativa, rispetto alla successione legittima. Quanto a Dàin, aveva confermato gli accordi presi con Thorin, ma ad un certo punto… Kili fece una smorfia, e cercò qualcuno nella folla.   

Thorin passò in rassegna con gli occhi tutti i Nani intorno al tavolo.
“Qualcuno ha ancora qualcosa da dire, prima che formalizziamo le decisioni prese sulla Reggenza?”
Kili sapeva di dover dire alcune parole di circostanza, e  stava per parlare, quando una voce inaspettata si levò.
“Scusate, miei Signori. Non sono un Durin, e non ho alcuna pretesa qui, ma la fedeltà al mio Signore Dàin non mi consente di tacere.”  Tutti i Nani intorno al tavolo, Dàin compreso, si voltarono attoniti a guardare Vodren; per un istante, parve a Kili che un lampo di rabbia passasse negli occhi di Dàin, e pensò che il Signore dei Colli Ferrosi fosse sul punto di ordinare a Vodren di uscire… ma poi tacque. Bravissimo, Dàin. Lascialo parlare. Meglio che sparga qui il suo veleno, piuttosto che far serpeggiare il malcontento e la critica tra la gente.

“Mi duole molto, come a tutti, che il mio Signore Thorin non resti Re sotto la Montagna, tuttavia comprendo le sue motivazioni. Ma quanto alla successione… se almeno Fili figlio di Dìs fosse qui, sarei meno inquieto. Da quanto ho sentito, non solo era più anziano di suo fratello, ma era anche noto per la sua responsabilità e per la sua saggezza.”
Scoccò uno sguardo a Kili da sotto le palpebre semiabbassate.  Stai cercando di provocarmi? Dovrai essere molto più furbo se vuoi screditarmi davanti a questo Consiglio. Il principe gli restituì uno sguardo gelido ed estremamente padrone di sé, e Vodren distolse immediatamente il suo, continuando il discorso.
“Erebor possiede molte risorse, per non parlare del Tesoro, e tornerà ad essere  un Regno grande e ricco; e molto potere riposerà nelle mani del suo Re. Perché rischiare su un giovane che, per quanto valido e coraggioso, potrebbe non avere la forza necessaria a reggerlo, quando  c’è, a disposizione e con pari diritto, un Nano che offre migliori garanzie di affidabilità? Il mio Signore Dàin ha certamente sangue Durin a sufficienza per legittimare la sua pretesa!”
“Non riesco a credere,” sibilò Dàin, furente, “che tu ti sia permesso di portare qui questo argomento, sapendo benissimo cosa penso! I Colli Ferrosi sono la mia casa, la sua gente è la mia gente! Non trascurerò i miei per un trono più alto!”
“Mio Signore,” insistette Vodren, “ma tu hai dei figli che…”
“Non ti è permesso continuare!” Dàin sbattè un pugno sul tavolo, facendolo tremare. “Taci prima che mi dimentichi che sei lo zio dei miei figli!”

“Un momento, Dàin.” Kili si alzò, costringendo tutti a voltarsi verso di lui e facendo pesare la sua statura. Per un attimo rimase in silenzio, la mente vuota, in preda al panico più totale; poi pensò a Fili, e le parole vennero da sole. “Permettimi di rispondere al tuo consigliere; altri potrebbero avere lo stesso pensiero, e la questione va chiarita subito.”
La voce di Kili si levò giovane ma sicura. Spostando indietro la sedia, appoggiò le mani sul tavolo, chinandosi verso Vodren che sedeva di fronte a lui.
“Dimmi, Vodren: cos’è la legge?”
Vodren ammmutolì, chiaramente sorpreso. Non era questa la reazione che si aspettava. Aveva palesemente insultato Kili, allo scopo di farlo innervosire, ed aspettandosi una reazione violenta. Le sue informazioni descrivevano il Durin più giovane come  impulsivo ed irruento, incline a parlare prima di pensare.
“Non hai una risposta?” proseguì Kili. “Strano. Avrei detto che la legge fosse il pane quotidiano di un bravo consigliere; il mio,” disse indicando Balin, “la conosce. La legge è l’insieme delle regole che Mahal ha dato al nostro popolo, che nel corso dei secoli e dei millenni è stata modellata ed elaborata perché diventasse sempre più giusta per noi. Migliore. Ed uno dei primi principi della legge è che un figlio succede a suo padre, solo per il fatto che è suo figlio; e se non ha figli, gli succederà il figlio di sua sorella.  Tu sei qui, ora, a proporre di sovvertire uno dei principi fondamentali della nostra legge, ed io ti chiedo: perché?”
Mentre prima il suo sguardo era corso sui Nani presenti, cogliendo con piacere l’approvazione sul vecchio viso di Rogan, ora si voltò a fissare direttamente Vodren.
“Solo perché tu” e puntò il dito contro il Nano, “ritieni che Dàin sarebbe un Re migliore di mio fratello. O di me. Ma chi ha il diritto di valutare i Re, se non Mahal? Cosa darebbe a te il diritto di valutare i Re? Cosa ti dà il diritto di valutare me?”

Dopo questo scambio di battute tutto era stato facile. I Capi Nani si erano anche indignati che Vodren avesse osato prendere la parola, ed il cognato  di Dàin era stato allontanato.
Kili non lo vedeva da nessuna parte, e non era un buon segno. Tieniti vicini gli amici, ed i nemici ancora di più;  ma ormai era tempo di iniziare. Kili abbracciò Liatris, accanto a lui.
“Augurami buona fortuna, amore mio,” sussurrò.
“Ti guarderò dalla scalinata: Bilbo mi ha promesso di tenere un buon posto per me. E non darti pensiero: ti adoreranno, vedrai.”

Ad un capo dell’ampio emiciclo, Thorin aveva preso posto su una enorme poltrona portata per lui, circondato dai Compagni, e Kili non poteva fare a meno di pensare a quanto regale  apparisse.  Quando il Re sotto la Montagna si alzò, cadde un profondo silenzio.
Thorin avanzò lentamente fino al centro della piazza, dove tutti potevano vederlo, e la sua voce si levò calma e maestosa, raggiungendo sorprendentemente ogni angolo delle rovine.
Bene, Gandalf: il trucchetto funziona. Non sarò costretto a sgolarmi, pensò Kili.
“Vi ringrazio tutti dal più profondo del cuore perché siete qui.  Vi ho chiamati quale Re sotto la Montagna, ma ora le cose sono cambiate. La Battaglia ha preteso un prezzo altissimo dalla Casa di Durin; ed altre circostanze sono in questo momento estremamente sfavorevoli. Per questi motivi, dopo lunghe meditazioni, sono giunto alla conclusione che, per il bene del Regno di Erebor e della Casa di Durin, la cosa migliore è che io rinunci al trono.”
I Nani si agitarono un poco, ma non vi furono esclamazioni di sorpresa: la decisione era nell’aria, e tutti se l’aspettavano.  Thorin continuò.
“Il mio erede legittimo è Fili, figlio di Jeli  e di mia sorella Dìs; ma al momento risulta disperso in battaglia, senza che peraltro vi sia la prova certa della sua morte.”
Questa volta un mormorìo serpeggiò tra la folla.
“D’altra parte, Erebor non può stare senza governanti, e vi sono trattative ed incombenze  che io non sono in grado di gestire ma che vanno affrontate subito. Data l’assenza dell’erede legittimo, ed, in ogni caso, la assoluta inopportunità di una cerimonia solenne di incoronazione quando Erebor necessita di interventi lunghi e radicali per tornare anche solo abitabile, ho nominato  un Reggente per Erebor, che  da oggi eserciterà tutti i poteri reali.”
Ora aveva catturato la loro attenzione, e Kili ebbe l’impressione che ogni persona presente trattenesse il respiro: questa sarebbe stata la vera sorpresa.
“Il prossimo nella linea legittima di successione, dopo Fili, è suo fratello Kili, figlio di Jeli e di Dìs: e lui sarà il Reggente di Erebor.”

Un attimo di silenzio stupito, quindi un mormorìo percorse la folla come un’onda.
“Il principe Kili!”
“Il Lupo Nero!”
I sussurri divennero grida.
“La Casa di Durin è tornata ad Erebor!”
“Per il Lupo Nero!”
“Kili! Kili!”
Era il momento. Kili avanzò verso il centro della piazza, fino a fronteggiare lo zio. Thorin gli pose le mani sulle spalle, e la commozione nei suoi occhi era visibile anche da lunga distanza; ma Kili lo abbracciò, d’istinto, senza pensare a nulla. Ci sarà tempo per il resto.
La folla esplose.

Scioltosi dall’abbraccio, ancora un po’ scosso, Kili alzò un braccio in segno di saluto e girò su se stesso, per guardare tutti i Nani presenti; la sua voce si levò limpida nel profondo silenzio.
“Amici! Siamo qui stanotte per progettare un nuovo inizio. Il Verme è stato distrutto, e l’esercito dei Malvagi che ci minacciava è stato disperso, ma la battaglia non è finita. Ci aspetta un compito enorme, talmente arduo e complesso da far tremare i polsi; ma sono sicuro che ce la faremo! Riporteremo Erebor al suo antico splendore!”
La folla si stava scaldando, e rispose con urla di approvazione ed applausi.
“Tutti voi, che siete venuti alla chiamata di Thorin, avete la possibilità di entrare a far parte di questa impresa. Se vorrete prestare la vostra opera, quando tornerete alle vostre dimore sarete ben ricompensati: l’oro di Erebor non rimarrà inutile a raccogliere polvere ed a turbare le menti, verrà usato per il maggior splendore della Montagna Solitaria! Le merci torneranno a confluire ad Erebor attraverso il Lago Lungo, il Fiume e l’Antica Via per l’Alto Passo, per la prosperità di tutti; ed a coloro che vorranno rimanere a vivere qui, io dico: sarete parte del più potente Regno dei Nani della Terra di Mezzo!”
Un boato gli rispose; Kili sentì attorno a sé l’entusiasmo della folla ed in quel momento, per la prima volta, pensò che forse era davvero, davvero possibile che tutto finisse bene. E quando Fili sarà tornato…

Liatris, seduta in alto su una gradinata diroccata, a fianco di Bilbo, guardò il suo amato raccogliere l’entusiasmo della gente. Teneva le braccia alzate e sorrideva, il capo sollevato a far scorrere lo sguardo sui Nani che lo acclamavano; e l’oro scintillava tra i suoi capelli ed alla sua cintura, riflettendo i bagliori dei falò. Liatris era così fiera di lui! Ma quando Kili si voltò e gli occhi scuri e ridenti incontrarono i suoi, lui fu di nuovo  il ragazzo che era uscito dalla botte sulla riva del Lago Lungo per rubarle il cuore.
Era talmente concentrata a guardare il volto del giovane principe, che fu solo con un attimo di ritardo che si accorse del silenzio calato improvvisamente sulla folla. Un frullo d’ali, ed un grosso corvo andò a posarsi sul braccio alzato di Kili.
“Groac!” esclamò il giovane Nano, sorpreso. “Bentornato!”
Il corvo si inchinò e parlò.
“Ti saluto, Spirito Luminoso. Porto notizie da Ovest.”
La folla era ammutolita. Non capivano le parole di Groac, ma era evidente come il grosso corvo rendesse omaggio al Nano; e tutti notarono l’affinità tra i due.
“Sei appena arrivato,” sussurrò Kili a bassa voce, sorridendo, “o questo è un altro trucco di quel mago da strapazzo?”
“Tutte e due le cose. Sono giunto due ore fa, ma il Grigio Pellegrino mi ha chiesto di raggiungerti solo ora. Non sempre i suoi scopi sono noti, ma questa volta anche un umile corvo capisce il suo intento; e del resto, è volere di Kementàri che io ti stia al fianco.”
Così dicendo, si sollevò dal polso di Kili per posarsi sulla sua spalla destra. I Nani rumoreggiavano.
“Un corvo imperiale!”
“Guarda, il principe capisce il suo linguaggio!”
“I corvi rinnovano l’alleanza con il sangue di Thrain!”
“Il Lupo si allea con il corvo!”
“Porto un messaggio,” proseguì nel frattempo il corvo, “ma sarà meglio parlarne dopo.”
Kili annuì, ed alzò la mano ad accarezzare le piume dell’uccello.
“E’ un segno!” una voce profonda echieggiò per l’emiciclo, ed il vecchio Oìn avanzò verso il centro. Sussurri ed esclamazioni corsero tra la folla.
“E’ Oìn!”
“L’indovino!”
“Abbiamo già visto i corvi parlare ai figli di Dìs!” anche la voce di Oìn raggiunse ogni angolo della piazza: Gandalf si stava dando da fare. “Prima della Battaglia Groac figlio di Roac ha riconosciuto Fili come Erede di Thorin, ed ha salutato Kili come figlio di Durin! Ed ora conferma pubblicamente l’alleanza con la stirpe reale! E Mahal ha mandato un altro segno del suo favore alla discendenza di Thròr: tra poco sarà noto a tutti!”
Proprio in quel momento, il ruggito del fuoco sovrastò il mormorìo della folla. Le fiamme si levarono alte da ogni braciere e da ogni falò, e tra le lingue di fuoco ed i bagliori la folla riconobbe distintamente le sagome di leoni rampanti e lupi con il muso alzato verso la luna.
“Accidenti a Gandalf ed al suo gusto per le sceneggiate!” bofonchiò Kili tra sé e sé; ma nessuno dei Nani presenti dimenticò mai la notte in cui il fuoco aveva consacrato i figli di Dìs al Trono del Re sotto la Montagna.  


Angolo Tecnico.
Due parole sulla cronologia. Non mi sono presa delle libertà. Chi ha letto il libro, sa che i tempi delle azioni sono molto diverse: i Nani si fermano a Laketown almeno una ventina di giorni; altri giorni vengono impiegati nel viaggio  alla Montagna e nella ricerca dell’entrata nascosta,  che viene trovata giusto in tempo per il Dì di Durin. Almeno in questo film e libro coincidono: l’ultima luna d’autunno, tenuto conto che vi era luna piena nel giorno di Mezza Estate (il 30 giugno nel calendario della Terra di Mezzo, quando i Nani sono a Gran Burrone), doveva essere il 13 o il 14 di dicembre; e nel libro Balin dice, poco prima della scoperta della Porta Secondaria “domani comincia l’ultima settimana d’autunno”: ancora, quindi il 13 o 14 di dicembre. La Battaglia dei Cinque Eserciti segue il Dì di Durin di non meno di 15/20 giorni: quindi è Tolkien che cade in una delle sue contraddizioni tra “Lo Hobbit” ed “Il Signore degli Anelli”, quando data la Battaglia nel 2941. Sarebbe stato più coerente il gennaio 2942; ma tant’è. A noi piace così. Come ci piace Thorin molto più giovane che nel libro; e come ci piace Balin come vecchio saggio e mentore.  
Non insulterò la vostra intelligenza precisando quando si svolge l’azione descritta nel capitolo.
Angolino del grazie
Grazie a chi spende un po’ di tempo per le mie divagazioni! Non riesco a crederci!
Grazie alle lettrici fedelissime che riescono sempre ad incoraggiarmi! Benvenute a Gilraen12, Alaehris, Ardesiia, e soprattutto a Eowyn_ ! 
Alla prossima
Bacio
Idril   
  
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