Una
questione di …corna.
Goten si lasciò fuggire
un
sospiro di sollievo e fece qualche passo in direzione di suo padre, per
fortuna
non c’era ancora nessun cambiamento nel suo aspetto: i capelli erano
arruffati e
sparati in ogni dove come al solito, niente di anomalo spuntava tra
quei ciuffi
corvini.
“Ciao papi…” la voce argentina
del figlio indusse Goku a voltarsi e a delineare un largo sorriso.
“Ehi Goten, sei venuto a tenermi
compagnia? Vieni, avvicinati.” Il Son respirò
profondamente per rilassare i
muscoli, il tessuto della tuta sembrava fosse incollato al suo corpo
massiccio;
era letteralmente inzuppato di sudore, da ore infatti compiva senza
sosta quei
faticosi esercizi e adesso, l’idea di rilassarsi in compagnia
del bambino, lo
fece rallegrare.
“Sì, mi chiedevo se ti sentivi
bene papà, cioè …la testa per caso ti
fa male o ti prude in qualche punto ?” Il
piccolo si era fermato ai piedi del padre, e aveva alzato il viso per
guardare
meglio l’imponente figura che lo sovrastava: tirò
su con il nasino per vincere
l’ansia, vedendolo sollevare una mano proprio per grattarsi
la nuca.
“Eheheh…a dire il vero un po’ mi
prude, anzi parecchio. Proprio qui davanti!” Ammise con
spontaneità l’uomo,
ignaro che il figlio arrivasse a conclusioni affrettate, era
sicuramente un
segnale di allarme, forse le corna stavano per spuntare.
“Goten, ma cosa stai guardando?”
Il mezzosangue era lievitato fino all’altezza del viso del
genitore e
lo osservava con un’espressione serissima, quegli occhietti
neri stretti a
fessura tradivano apprensione, e Goku non riusciva a capirne il motivo.
“Vuoi giocare a
cavalluccio?” chiese
a voce alta, molto
perplesso nel vederlo, mentre si spostava per sedergli a cavalcioni
sulla
schiena.
Non ebbe risposta, ma in compenso
le piccole manine cominciarono a separargli con cura le ciocche dei
capelli
alla ricerca di qualcosa…ma cosa? Si chiese il guerriero.
Il saiyan esibì un’espressione
stupita e non riuscì a trattenere una risata al solletico
che quelle minuscole
dita gli stavano procurando, sfiorandogli la cute.
“Speriamo bene…” pensava il
bambino: sembrava una giungla quella chioma, ci sarebbe voluta una
piantina per
non perdersi.
“Dimmi cosa stai facendo ti
prego, mi fai il solletico…” sentendosi messo alle
strette, Goten inventò una
scusa, la prima che gli venne in mente.
“Ehm…credo tu abbia i pidocchi
papà! Ne ho visto uno passeggiare
tranquillamente!” Cercò una posizione
più
comoda su quelle spalle robuste e proseguì
l’esplorazione, sorridendo all’esclamazione
di stupore che salì alle labbra del padre:
“Urkaaa! Ma sei sicuro? Lo hai
proprio visto? Ecco perché mi prude spesso, in effetti non
ricordo di essermi
lavato i capelli negli ultimi sette anni.”
“Mettiti seduto, per favore papà,
così controllo meglio.” Gli suggerì il
piccolo, dandosi del genio: era riuscito
a non farlo insospettire, cosicché avrebbe potuto continuare
tranquillamente la
ricerca di eventuali bitorzoli in via di formazione.
Goku annuì con un cenno del capo
e portò le mani sulle gambette del figlio, che
ballonzolavano sul suo torace,
le tenne strette e poi si piegò per sedersi sulla tenera
erbetta del prato.
******
“Cosa intendi fare
papà?” Trunks
si morse un labbro, quel silenzio era oltremodo preoccupante: suo padre
stava
immobile come una statua, aveva la mano sinistra serrata in un pugno e
la
mascella contratta. Cosa intendeva fare per risolvere quel grave
inconveniente?
“Vieni con me, Trunks, faremo a
modo mio !” Il principe fissò negli occhi il
figlio per un momento e poi si
avviò verso la porta, la postura rigida con cui si moveva
faceva intendere
quanto fosse allarmato, passò davanti alla sua donna senza
neppure degnarla di
uno sguardo.
Trunks lo seguiva pari passo e,
rigido, salutò la mamma con accenno di sorriso senza fermare
l’andatura, solo
al suo potente urlo entrambi si bloccarono, di certo lei non era il
tipo da
essere ignorata.
“Dove state andando così
impettiti?” chiese risentita da quella indifferenza posando
poi con forza su
una sedia una valigetta di pelle nera che conteneva alcuni schemi di un
progetto in fase di sperimentazione.
“Non ho tempo da perdere Bulma!”
Vegeta cercò di congedarla con una gelida occhiata
poiché, conoscendola, era
certo che si sarebbe intromessa nella faccenda, e a lui dava troppo
fastidio
che si prodigasse per aiutare Goku.
“Tu forse non hai tempo da
perdere, ma io sì! Esigo una spiegazione: non me la
raccontate giusta voi due.”
Gli occhi azzurri della donna si spalancarono e le mani si posarono
sulle
rotondità dei fianchi, ostentava uno sguardo battagliero che
esprimeva collera
e testardaggine.
“Pretendo di essere messa al
corrente e subito!” Si accostò al compagno, ma fu
il figlio a farsi avanti, la
fissò con gli innocenti occhi azzurri prima di riuscire a
parlottare
qualcosa.
“Ecco mamma…si tratta di Goku,
sembra stia per accadergli qualcosa di terribile, forse una mutazione,
non so
per certo cosa potrebbe diventare, un demone credo. Goten è
sicuro che ciò si
avvererà entro poche ore...” Bulma
deglutì a vuoto e riportò l’attenzione
sul
compagno che serio si limitò ad annuire con il capo, confusa
da quella scoperta
avvertì un capogiro e dovette appoggiarsi alla parete per
non cadere lunga
distesa sul pavimento.
Per tutti gli Dei! E’ terribile,
dobbiamo fare subito qualcosa, Goku è troppo forte, se
dovesse perdere il
controllo della sua mente potrebbe essere difficile tenergli testa.
Sarebbe
spaventoso!” Accidenti se non era così! Chi poteva
mai fermarlo?
Vegeta l’ammonì con tono severo,
mentre una fitta lo trapassava da parte a parte, la guardò
con un’aria
superiore e due occhi di brace.
“Cosa vorresti dire? Pensi che
non riuscirei a sconfiggere quell’idiota? Dimentichi chi
sono! IO!” Sputò le
parole con stizza, sentendosi offeso nel profondo, ma la donna si
protese verso
di lui e gli agitò un dito contro, era stufa di ascoltare
sempre la solita
tiritera.
“Senti caro mio principe dei
saiyan…che a te piaccia o no Goku è molto forte,
e penso sia meglio
non sottovalutarlo! Voglio avvisare
anche gli altri di questo inconveniente, chiamerò subito
Crilin e anche Junior,
e se necessario interpellerò anche Dende.”
Era troppo determinata, e tenerle testa significava
impiegare un grosso
spreco di energie, Bulma sapeva il fatto suo e non era semplice
zittirla.
“E’ affare mio, non voglio quel
nanetto e il muso verde tra i piedi, sia chiaro!”
Ringhiò il saiyan, ma lei
scrollò le spalle e, altera, gli passò davanti
per fermarsi di fronte al figlio,
si accucciò alla sua altezza e gli parlò
guardandolo dritto negli occhi:
“Trunks dobbiamo avvisare Gohan,
bisogna metterlo al corrente, vai immediatamente all’Orange
School e portalo
qui, dopo decideremo il da farsi. Chiamerò Chicchi, nel
frattempo, per
chiederle se va tutto bene, Goku potrebbe già essersi
trasformato.” In ossequio
agli ordini ricevuti, il bambino sfrecciò verso la porta,
ignorando le
innumerevoli imprecazioni del padre.
“Insolente di una donna, come ti
permetti a dare ordini? Ti ho detto che voglio pensarci io! Kakaroth
verrà
sconfitto da me. DA ME!” Adesso era davvero arrabbiato,
l’ombra di irritazione
oscurava i suoi tratti, i capelli sembravano emanare scintille di
elettricità.
“Ti ricordo che è in gioco la
salvezza del pianeta, Goku potrebbe avere grossi problemi, potrebbe
diventare
un mostro potentissimo! Voglio che anche tutti gli altri possano
intervenire
nel caso fosse necessario uno scontro.”
allungò una mano e diede al compagno una pacca
sulla spalla, facendolo
sbottare.
******
Chichi tritava il prezzemolo,
stringendo forte i manici della mezzaluna che ondeggiava sullo spesso
tagliere
di legno.
Le balenavano nella mente molti
pensieri e ad un tratto, levando lo sguardo, si sorprese a fissare una
cornice
smaltata poggiata sulla credenza tra un barattolo di zucchero e uno di
farina,
ritraeva una giornata felice di tanti anni prima: in quella foto lei e
Goku si
abbracciavano durante un pic nic nei prati, seduti sull’erba.
Continuò il movimento e sospirò,
c’era tutto quello che una donna potesse desiderare in quella
foto: il sole
alto nel cielo, le farfalle che svolazzavano da un fiore
all’altro, un albero a
far ombra e un uomo bello e sorridente come un Dio, peccato che momenti
come
quello fossero stati rari nella loro esistenza, lo aveva perduto molte
volte il
suo Goku e a ripensarci provò un forte senso di malinconia.
Il suono del telefono la distolse
da quei tristi pensieri, si affrettò a posare
l’attrezzo da cucina sul tavolo e
a pulirsi le mani con un canovaccio di cotone; affrettò il
passò per riuscire a
rispondere in tempo, sollevando con energia la cornetta.
“Pronto?” disse esitante,
chiedendosi chi potesse esserci dall’altra parte.
“Chichi sono Bulma, volevo
chiederti …state tutti bene?” A quella domanda le
mancò il respiro, Chichi
aggiustò la veste che essendo un poco stretta le aderiva
troppo sul seno,
slacciò un bottone ed ebbe l’illusione di star
meglio, di solito quando Bulma
si preoccupava per loro significava solo una cosa:
l’imminente arrivo di una catastrofe.
“Sì,
ma perché me lo chiedi? Ci sono problemi
forse?” Scostò una sedia e sedette, non avrebbe
retto a nuove avversità,
sentiva di non farcela, non più.
“Beh, ecco…mi dispiace Chichi, ma
si tratta di Goku.” La
Brief fece una
breve paura per riprendere fiato. “Purtroppo sembra che
presto subirà una
trasformazione, un qualcosa di terribile! Potresti anche non
riconoscerlo, non
sappiamo se diventerà pericoloso…”
Chichi fissò il pavimento con occhi vitrei e
scosse la testa.
“No! Non posso crederci, non è
vero! NO!” Con uno sforzo trattenne le lacrime.
“Lo scoprirai tra breve, ma
adesso non allarmarti, cercheremo in ogni modo di aiutarlo. Tu, quando
rientra,
sii premurosa: non farlo irritare, fa in modo che rimanga calmo;
è più prudente
visto la situazione.” Immaginandosi la scena, Chichi
sbiancò di colpo, cosa
poteva diventare suo marito? Un essere a due teste? Un malvagio senza
cuore?
Passata la tempesta di Majinbuu, ecco che ne stava per arrivare
un’altra
peggiore; pensò al piccolo Goten, alla sua famiglia, alla
felicità che mai più
avrebbero assaporato in quelle modeste mura.
“D’accordo, farò del mio meglio,
ma voi non perdete tempo; io lo terrò tranquillo fino al
vostro arrivo.” Era
tutto quello che poteva fare, riagganciò e sollevandosi
stancamente si avviò
verso la cucina, avrebbe preparato subito alcuni dei piatti di cui lui
era
ghiotto, colmandolo di attenzioni.
******
“Ahahahah…Goten!” Goku
ridacchiò:
era bizzarro subire quella specie di tortura, il bambino aveva deciso
di
controllare ancora un pochino, poi la scusa dei parassiti era perfetta.
“Un attimo solo papà, ho quasi
finito…credo dovrai farti lo shampoo però e
pettinarti più spesso!” Il saiyan
aggrottò la fronte, in effetti non era sua abitudine
dedicarsi alla cura della capigliatura,
ma adesso era meglio provvedere poiché non si sarebbe mai
aspettato di avere
degli ospiti sgraditi a zonzo per la testa; più che altro
era angosciante il
pensiero di doverlo dire a Chichi.
Pensò alla sua reazione e deglutì,
non l’avrebbe presa bene la storia dei pidocchi.
Continua…
CIAO! Dove vi
siete nascosti tutti? Sotto l’ombra di una palma? XD
Questa fic non
vi piace? =( l’avete
recensita in pochi …ç_ç
Vabbè …non mi
abbatto e proseguo ^^
Ho postato
questo capitolo e adesso credo di non riuscire a fare altro almeno fino
al
venti di agosto…
Quindi vi saluto
dicendo: A presto EFP
E grazie a chi
ha recensito:
Urania_87, cagina, Swwtcicia, nightwish4ever, jojoND, Amina_chan, sexxxychichi.
Un bacio a
tutti!
LORIGETA ^^