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Autore: Ranyadel    24/05/2014    5 recensioni
Quando incrociò il mio sguardo, sembrò incassare leggermente la testa nelle spalle e sollevò un angolo della bocca in un minuscolo sorriso. Quanto poteva essere… cucciolo?!
Ecco, era un cucciolo. Avevo deciso.
***
“Oh, Coralie ha una capacità particolare. Sa leggere gli occhi come nessuno” disse Carol.
***
“So… so capire come sono fatte le persone solo guardandole negli occhi e osservando come si muovono” dissi a bassa voce. “Ti psicanalizza con uno sguardo” Fece Manuela ridacchiando. Luke mi guardò sorpreso. “Sarei curioso di provare.”
***
"Di solito le persone hanno paura."
"Di cosa?"
"Di sé stesse."
***
"Vieni con me."
"Eh?"
"Coco, vieni con me. Venite con me, tutte quante."
"Ma io non..."
"Ti ho promesso che ti sarei stato vicino, e ormai dovresti aver capito che mantengo sempre le mie promesse."
***
"È che ho troppi fantasmi alle mie spalle e mostri nella mia testa per poter essere davvero felice."
"Oh, ma li vedo."
***
Una ragazza particolare, che sa leggere gli occhi.
Coralie.
Un ragazzo speciale, con occhi che la catturano e la intrigano, così semplici da leggere e allo stesso tempo così complessi da capire.
Luke.
Un amore nato da sguardi e gesti.
***
trailer: https://www.youtube.com/watch?v=nPR1CdGLUV8
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I love you.

La mattina dopo, ricevetti una nuova lettera, sempre da Emmaline. Sistematicamente, finì insieme alle altre sul ripiano dietro al cigno di vetro senza nemmeno essere aperta. Non ero pronta, continuavo a ripetermi. Ma lo sarei mai stata?

Mentre mi stavo vestendo, ricevetti un messaggio da Luke: “Ciao piccola, come stai?” sorrisi e digitai in fretta un: “Bene, tu? <3”

“Benissimo <3 preparati, oggi usciamo :)”

“Non lo facciamo ogni giorno??”

“Sì, ma stavolta siamo solo noi due <3”

A quelle parole, il mio cuore accelerò. Mi piaceva l’idea di passare del tempo da sola con lui. “Un indizio? <3”

“C’entra la casa degli specchi <3”

“Il Luna Park?!”

“Esatto piccola ;)

Esultai, preparandomi in fretta. Adoravo quel posto. Presi una borsa a tracolla minuscola e ci misi dentro giusto il portafoglio e il cellulare, più altri beni di prima necessità. A volte mi spaventava il fatto che in quella borsa così piccola potessero entrare più cose che in quella grande, ma questo era uno dei tanti super poteri del genere femminile.

Suonarono al campanello e io corsi di sotto. “Coco, è Luke!” urlò Carol per farsi sentire. Non fece in tempo ad aprire la porta, che io ero già fuori, fra le braccia di Luke. “Pinguino!” esclamai. Luke si mise a ridere. “Da dove viene questo soprannome?” mi chiese. “Non lo so, ma mi piaceva” feci io con noncuranza. Lui rise di nuovo. “Ok, ok” concesse poi. “Andiamo, piccola?” chiese. Io annuii, ma non accennai a staccarmi da lui. Lui ridacchiò. “Vuoi la guerra!” dedusse poi. Mise un braccio sotto le mie gambe e mi sollevò a principessa, facendomi ridere. “Luke, mettimi giù!” feci. “No!” rispose lui. Mi portò verso la macchina di Ashton – che avevamo preso in ostaggio per l’occasione – e mi sistemò sul sedile, dandomi un bacio a stampo sulle labbra. Era così tenero, quando faceva così!

“Coco, mi lasci?” chiese. Io scossi la testa, saldamente aggrappata al suo collo. “Koala, dobbiamo andare!” esclamò. Io ridacchiai, decisa a non lasciarlo. “Piccola?”

“Sì?”

“Se non mi lasci, non si va al Luna Park” mi disse con un sorriso furbo. Io lo lasciai subito, sistemandomi sul sedile. Lui scoppiò a ridere. “Su, su, su!” esclamai, elettrizzata. Lui ci mise apposta un sacco di tempo prima di partire, tanto che io misi su un broncio offeso che lo fece sorridere. “Coco, mi guardi?” mi chiese. Io scossi la testa e lui mi slacciò la cintura di sicurezza, per poi attirarmi sulle sue ginocchia. Iniziò a lasciarmi piccoli baci sul collo, che mi fecero sciogliere. Accidenti, ero troppo vulnerabile. Non poteva farmi capitolare con un semplice bacio, non andava bene! “Coco?” mi chiamò di nuovo, dolcemente. Decisi di ignorare quei piccoli brividi che partivano lungo la mia schiena ad ogni sua parola: ero offesa – o almeno tecnicamente – e per una volta volevo rimanerlo. Era più che altro una sfida con me stessa, che durò poco: lui infatti, voltò il mio viso con un dito e mi diede un lungo bacio a stampo. “Ora mi parli?” chiese. “Solo quando arriveremo al Luna Park” feci io. “Hai parlato.”

“Ma non vale! Era per avvertirti!”

“Hai parlato di nuovo!” fece con un sorriso divertito. Io feci un verso di disapprovazione e mimai il chiudermi la bocca con una cerniera. “Ok, ok, andiamo” disse lui ridendo.

 

Arrivammo al Luna Park dopo circa una ventina di minuti. Io mi fiondai subito giù dall’auto mentre era ancora in movimento per parcheggiare. “Coco, non farlo più!” esclamò Luke contrariato. Io non risposi e iniziai a saltellare sul posto appena vidi le montagne russe. Ero troppo eccitata, il Luna Park mi faceva questo brutto effetto. “Vuoi stare ferma?!” mi chiese Luke ridendo. Io scossi la testa. “Dove andiamo per prima cosa?” chiesi. Lui seguì il mio sguardo. “Non so perché ma il mio istinto mi dice che vorresti andare sulle montagne russe” fece. Io mi misi a ridere. “Istinto o sguardo?”

“Un po’ entrambi.”

“Stai imparando a leggere le persone pure tu, eh?”

“No, riesco solo a leggere te” mi disse, circondandomi la vita con un braccio. Io appoggiai la testa alla sua spalla, crogiolandomi in quel momento di coccola. Ad un certo punto, vidi una cosa che mi fece trasalire. Presi dalla borsa i miei occhiali da vista – eh già, da lontano ero una talpa – e li inforcai in fretta. Luke mi guardò e trasalì. “Quando te li sei messi?! Un attimo fa non ce li avevi!” fece stupito. “Quelli non sono Manu e Michael?!” chiesi io invece. Lui seguì il mio sguardo e rimase a bocca aperta. “Sì!” fece poi. Io non dissi niente e lo trascinai più vicino alla coppia. I due erano su una panchina, abbracciati, che si scattavano una foto tenendo un enorme peluche di un elefante in mezzo a loro. Il peluche in questione reggeva un cuore rosso e paffuto con scritto I Love You. “Quanto sono teneri!” esclamai. Lui annuì, mentre ci appostavamo dietro lo stand dello zucchero filato. Un momento. Stand dello zucchero filato?! In un istante, il problema del nascondersi divenne superficiale: ero già in fila. Luke mi guardò stranito. “Coco.”

“Sì?”

“Non dovevamo nasconderci?”

“Certo.”

“E perché sei allo stand dello zucchero filato?” mi chiese. Io sorrisi, mentre l’uomo al di là del carrello mi consegnava la mia nuvola di zucchero filato. “È la mia copertura!” esclamai, portandomi lo stecco davanti al viso. “Così si può camminare da nascosti!”

“E come fai a vedere loro?” mi chiese subito lui. Io tentennai. “Questi sono solo dettagli!” feci poi con sussiego. “Non ci avevi pensato.”

“Nemmeno un po’!” ammisi ridacchiando. Lui si mise a ridere e mi rubò un pezzo di zucchero filato. “Ladro!” lo accusai subito, possessiva, facendolo ridere ancora di più. “Dai, è tanto buono!” fece con faccia da cucciolo. Aiuto, non potevo resistere. Questo era giocare sporco, ma davvero sporco.

 

Dieci minuti dopo, avevamo deciso di lasciare un attimo Manuela e Michael da soli e ci eravamo diretti verso le montagne russe, dopo aver finito lo zucchero filato. Il mio problema: quando le vedevo, avevo l’adrenalina al massimo, poi sopra mi prendevo un infarto ad ogni scossa, immaginando il vagone che si stacca dal binario e viene lanciato a terra. Quando salimmo, ero nervosa, come al solito. Luke lo notò e mi strinse la mano. “Piccola, tutto bene?” mi chiese. Io annuii, poco convinta. “Hai paura?” mi chiese poi, capendo il mio stato d’animo. “Va tutto bene, poi mi passa” lo rassicurai. Lui mi circondò nuovamente la vita, come se non riuscisse a lasciarmi per nemmeno un secondo, e io gliene fui grata. Quando il vagone partì con uno strattone, involontariamente sussultai. Lui ridacchiò e mi diede un bacio sulle labbra, sussurrando un: “tranquilla” a mezza voce.

Risultato? Quando ci fermammo, io feci un salto per aria, entusiasta ed elettrizzata, con l’adrenalina che mi scorreva a fiotti nelle vene e mi inebriava il cervello. “Rifacciamolo!” urlai. Luke mi prese la mano e mi trascinò via, pallido come un fantasma e rigido. “Non ci penso nemmeno!” mi disse. Io scoppiai a ridere. “Hai paura?” chiesi, imitando il suo tono di prima. Lui annuì in fretta e io lo abbracciai. Mi piaceva stare fra le sue braccia. Era una mia impressione, sicuramente, ma mi sembrava che il mio corpo fosse fatto apposta per perdersi nella sua stretta. Era una sensazione stupenda, sentirsi così protetta, che non credevo di poter mai provare.

“Coco, voltati molto lentamente” mi disse lui, dal suo tono capivo che stava sorridendo. Io obbedii e la scena mi fece esclamare un: “Aw!” intenerito: Michael e Manuela erano seduti su un muretto, a baciarsi dolcemente, il peluche abbandonato di lato. Erano così dolci, si vedeva che erano innamorati. Ad un certo punto, scesero dal muretto e andarono verso la ruota panoramica. Michael teneva un braccio attorno alle spalle di Manuela, lei invece avvolgeva il suo attorno alla vita di lui, appoggiandosi con la testa alla sua spalla. “In quella posa si vede proprio quanto sono innamorati” commentò Luke. Io sentii un tuffo al cuore alle sue parole.

Forse non se ne era reso conto.

Ma noi eravamo esattamente nella stessa posizione.

 

“Dove andiamo?” chiesi io. Per un po’, avevamo deciso di lasciare un pizzico di privacy a Michael e Manuela, per dedicarci al Luna Park. “Prima hai scelto te, adesso tocca a me” decise Luke. Io acconsentii e lui mi portò fino ad una di quelle giostre che girano così veloce che si fa fatica a rimanere attaccati al sedile. “Bellissimo!” esclamai io, ancora esaltata.

Quando ci salimmo, lui mi fece mettere verso l’interno. “Così non ti schiaccio” mi spiegò. “Però ti schiaccerei io” gli feci notare. “Una volta, al tuo posto, c’erano Ashton, Michel e Calum, e non sono morto. Quindi, posso reggere qualsiasi peso” mi disse ridacchiando. Io dovetti acconsentire: arrivò il controllore che chiuse il nostro vagoncino.

Mentre la giostra andava, io mi dovetti sforzare per tenermi aggrappata alla sbarra di fianco a me. Mi veniva da ridere, sentivo i piedi che lottavano per non staccarsi da dove li avevo puntellati e tutto il mio corpo sembrava voler schizzare fuori dal vagoncino. Luke non era messo meglio, ma almeno si poteva appoggiare al bordo. Ad un certo punto, mi voltai verso di lui e lo vidi con un sorriso diabolico dipinto sul viso. “Cosa vuoi fare?” chiesi allarmata. Lui, in tutta risposta, iniziò a farmi il solletico. “Luke!” urlai, divincolandomi in preda alle risate. Dopo pochi secondi, mi arresi e abbandonai la presa sulla sbarra. Finii di peso su di lui, che fu pronto a sorreggermi. Lo vidi sorridere, soddisfatto di aver raggiunto il suo obiettivo, mentre mi stringeva forte.

Poteva sembrare stupido, ma così, non avevo più paura di cadere.

 

Circa tre ore dopo, tornammo a casa. Trovammo i ragazzi già lì, compresi Michael e Manuela. “Dov’eravate?” ci chiesero. “Al Luna Park.” Dicemmo con nonchalance. Loro sgranarono gli occhi. “E voi?” feci con fare innocente. “Ehm… al centro commerciale!” disse Manuela in fretta. Io e Luke ci trattenemmo dal ridere. Luke si avvicinò al mio orecchio. “Non dire niente dell’ananas!” mi sussurrò. Io annuii: al Luka Park, avevamo comprato due spiedini di ananas ricoperti di cioccolato bianco e cioccolato al latte. Ne avevamo assaggiato un pezzo, ma ci si era sciolto in mano il cioccolato, quindi avevamo deciso di portarlo a casa e metterlo in frigo. Era comunque strepitoso.

Mentre Luke andava in cucina, Ashton mi si avvicinò. “Posso parlarti? In privato?” mi chiese. Sembrava serio. Io annuii incerta e ci dirigemmo al piano di sopra, in camera mia. “Ti piace Luke, si vede. Ma devo chiederti una cosa” iniziò lui. Io acconsentii di nuovo, senza sapere cos’altro fare. Lui si sedette di fianco a me. “Sai, vero, che una volta entrata in questa storia, non potrai più uscirne?” mi chiese. “Quale storia, scusa?”

“Una volta che conosci Luke, che diventi sua amica. Non puoi più tornare indietro” mi spiegò. Io ridacchiai. “Nel senso che, una volta che ci faccio amicizia, diventa una specie di vampiro succhia sangue che mi prosciugherà?” chiesi. Lui rise sotto i baffi. “No. Nel senso che, appena lo conosci, non riesci più a liberarti di lui. Diventi dipendente dell’affetto che ti ispira. Diventi dipendente da lui. Fidati, io non riesco più a farne a meno” mi spiegò, con un lieve sorriso. Io sorrisi a mia volta e mi alzai. “Grazie del consiglio, Ash. Ma sono già troppo dentro per uscirne, anche se lo volessi” dissi solo.

 

“Coco, andiamo?” mi chiese Luke. “Dove?” feci io. Non era ancora stanco? Dopo più di quattro ore passate in giro, il mio unico desiderio era di andare in letargo per il resto della giornata, ma lui doveva essere a pile nucleari. Non avevo altre spiegazioni.

“Niente domande!” ribatté lui raggiante, prendendo la mia mano e portandomi verso la macchina. Salutammo gli altri e io mi strinsi ancora a lui. Sembrava bisognoso di contatto fisico, come se il tenersi stretto a me lo facesse sentire sicuro.

Perfetto, dato che era la stessa cosa che sentivo io.

 

Capii subito dove stavamo andando appena mi resi conto che quella strada l’avevo già percorsa. Mi aprii in un sorriso enorme. “Hai capito dove siamo?” mi chiese Luke sorridendo impaziente. Io annuii al settimo cielo.

Anzi, non ero ancora al settimo cielo. Prima avevo le scale del grattacielo da fare.

Come avevo capito, parcheggiò davanti al grattacielo dove ci aveva portato Madison. “Tu oggi vuoi farmi morire!” dissi, emozionata. Non potevo aspettare per provare di nuovo tutte quelle sensazioni. Lui ridacchiò e si strinse ancora a me, mentre aprivamo la porta dimessa del grattacielo, facendo attenzione ad evitare i vetri rotti e tutto il resto. Salimmo in fretta le scale, tanto che quando arrivammo alla fine avevamo il fiatone. “Prima o poi dovremo vedere se l’ascensore è ancora agibile” dissi fra un sospiro e l’altro. Lui concordò, mentre la vista mi catturava di nuovo. Era sempre uno spettacolo unico, ogni volta che guardavo notavo qualcosa che prima mi era sfuggito. Luke si affacciò dal muretto, come avevamo fatto l’altra volta, imitato da me. Notammo un punto del bordo su cui era possibile sedersi senza rischiare di cadere. Luke ci si avvicinò subito, mentre io ero più titubante. “Luke, soffro di vertigini” dissi inquieta. “Eppure prima non avevi problemi” fece notare lui, confuso. “È che sapere di avere una ringhiera davanti mi calma. Invece lì potrei prendermi un infarto” risposi. Lui non obiettò e scese dal muretto, per poi sedersi al centro del tetto. “Vieni?” mi chiese. Io mi avvicinai subito, sparendo fra le sue braccia. Lui mi alzò il mento con un dito e mi baciò teneramente, bacio che io ricambiai subito, approfondendolo. Ci ritrovammo stesi a terra, ma non importava molto a nessuno dei due. Quando ci staccammo, il nostro sguardo finì sul cielo. Era ancora azzurro, ma le nuvole erano tinte di mille colori caldi a causa del Sole, che si stava lentamente tuffando dietro l’orizzonte. Dire che era bello era riduttivo.

“Coco?”

“Sì?”

“Ti capita mai di tenerti qualcosa dentro, qualcosa che vorresti gridare al mondo ma hai paura di sapere come potrebbe reagire?” mi chiese. Io trasalii impercettibilmente, prima di annuire. “E cosa fai, quando non riesci più a tenerlo dentro?” mi chiese di nuovo. Io feci spallucce. “Diventa inchiostro su un foglio bianco” dissi io. “Quante pagine hai scritto, così?”

“Tante. Circa sette quaderni di sfoghi.”

“E dopo ti senti meglio?”

“Non del tutto… rimane sempre qualcosa, di cui non riesci a liberarti” risposi. Luke rimase in silenzio un attimo. “Che ne dici se adesso lo urliamo al mondo?” mi domandò poi. Io annuii e ci alzammo. Sapevo già cosa volevo urlare: quanto mi mancava mia sorella, quanto sentivo un pezzo di cuore sbriciolato da quando non mi aveva riconosciuta. Volevo gridare tutto questo, ma avevo bisogno di trovare le parole giuste. Alla fine, mi sporsi, presi fiato e urlai semplicemente: “Mi manchi, Emma!”

Luke mi guardò e mi strinse una mano. “Questo volevo dirlo da un po’. Ma non ne ho mai trovato il coraggio.” Si sporse, fece per prendere fiato… ma si bloccò. Sembrava paralizzato.

“Oh, al diavolo questa idea!” sbottò poi, avvicinandosi a me e baciandomi.

“Ti amo, Coco” soffiò sulle mie labbra quando si staccò.

Io rimasi immobile, col cuore che sembrava voler balzare fuori dal petto. Lui mi guardò titubante. “Ecco, non dovevo dir…”

Non fece in tempo a finire. Io avevo già catturato di nuovo le sue labbra, in un bacio dolce. “Anche io ti amo” dissi solo. Lo sentii sorridere nel bacio, mentre ricambiava. Interruppe il nostro bacio e sussurrò: “Ti amo – mi baciò sul naso – ti amo – sulla guancia – ti amo – sulla fronte – ti amo – sullo zigomo – ti amo – sulle labbra – e ti amo. Finalmente l’ho detto.” Io sorrisi ancora, mentre una piccola lacrima mi bagnava il viso.

Non poteva essere vero.

Eppure, se quello era un sogno, avrei ucciso chiunque avesse osato svegliarmi.

Mormorai un nuovo: “Ti amo” sulle sue labbra, prima di baciarlo di nuovo.

Finalmente, mi ero liberata di quelle parole.

Finalmente, mi sentivo davvero bene.







*Angolo autrice*
sorry per il capitolo orribile e in ritardo
ecco il peluche
ciao a tutti!!
Ranyadel
  
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