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Autore: mattmary15    24/05/2014    5 recensioni
Questa storia comincia con una giornata come un'altra al liceo Shohoku. La ascolterete da tre punti di vista: quello del bel tenebroso Rukawa, quello dell'inarrestabile Sakuragi e quello della forte Ayako. Insieme racconteranno di come la vita scorre, giorno dopo giorno, e riserva sorprese. Ma ci vuole poco a fare in modo che un giorno come un altro diventi ... l'inizio di una storia da raccontare.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Ayako, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Note dell'autrice : Eccoci al famigerato giorno della partita tra all stars americane e selezione nipponica. Vi lascio alla lettura del capitolo sperano che questa volta non vi abbia fatto attendere troppo.
Il primo step è di Ru, il secondo di Hana e il terzo di Aya. L'ultimo è venuto fuori non previsto ed è sempre di Hana. Diciamo che la descrizione della partita è stata faticosa e volevo chiudere con qualcosa di più leggero e allo stesso tempo anticipare il prossimo capitolo.
Buona lettura, e come al solito, kisses...



Il giorno della partita



La sveglia suona alle sei.
Stiracchio le braccia e mi metto seduto nel letto. Sendoh si lamenta per il rumore poi si volta a guardarmi.
“Sveglia a quest’ora?”
“Tu puoi dormire se vuoi.” Rispondo sbadigliando.
Lui scosta le coperte e si alza passandosi una mano sugli occhi.
“Il mattino ha l’oro in bocca… alziamoci va. Corsetta?”
Annuisco. Era quello che avevo deciso di fare. Sendoh mi conosce a menadito. In un batter d’occhio usciamo con la tuta e il cappuccio tirato sulla testa. Fuori non è ancora giorno fatto. La prima luce del sole nascente fa rilucere l’umidità nell’aria.
Il passo che teniamo in corsa è identico. Con lui posso mantenerlo costante. Con Hana finiremmo per cominciare a fare a chi arriva prima o rimane indietro e addio allenamento.
Sto di nuovo pensando a lui. Lascio che le mie mani accompagnino i movimenti dei saltelli e che i pensieri ondeggino insieme al collo della mia felpa che mi solletica il mento. Il respiro di Sendoh è regolare. Per un attimo i miei occhi saettano verso di lui. Ovviamente mi fissa.
“Cos’hai da guardare?”
Lui sorride e risponde.
“Te.”
“Non basta?”
“Mai.”
“Conservi il fiato o ti ho infettato il virus del monosillabo?”
“Mi sto adeguando.”
“A me?”
“Già.”
“Non dovresti.”
“Ah sì? Tu ti sei rinchiuso a guscio da quando è successo quello che è successo e non ne hai proferito più parola.”
“Non c’è più niente da dire.”
“Non sarei d’accordo ma ti ho promesso che avremmo fatto a modo tuo. Per cui monosillabi a go go.”
Mi fermo di scatto.
“Quello che ha fatto Samada è passato. Vorrei non doverne più parlare.”
Lui mi fronteggia occhi negli occhi.
“Sono deluso. Credevo fossi uno che non si tira mai indietro.”
Stringo i pugni. Anche se non cambierò idea, mi da fastidio che parli in questo modo di me.
“Tu non sai di cosa stai parlando. Lascia perdere Sendoh.”
“Forse io non so di cosa sto parlando ma tu non stai facendo la cosa giusta. Credi che evitare Hanamichi sia la cosa giusta?”
“Non capisco a cosa ti riferisci. Abbiamo giocato nella stessa squadra ieri.” Dico voltando la testa di lato e questo gesto urla la mia menzogna. Lui sorride amaramente.
“Sai Rukawa, accettare la sconfitta non è facile. Io non perdo quasi mai. Tutte le volte, a sconfiggermi, sei stato tu. Tranne che per vincere il tuo cuore. Questa volta ho perso contro Sakuragi. Avrei voluto mostrargli che non esiste una persona più adatta di me a stare con te, a completarti, eppure la verità si è manifestata lampante. Siete diversi come il sole e la luna eppure vi attraete come due calamite di polo opposto proprio come io e te finiamo per respingerci. Vicino a lui sei la persona che dovresti essere. E’ come se ti vedessi fra dieci anni. Compiuto. Tutto ciò però non si compirà perché tu sei troppo orgoglioso. Come lo sono io. Ho ferito Koshino così a lungo che ora che sta in un letto d’infermeria non ho il coraggio neppure di stare nella stessa stanza con lui. Non ne sono degno e sai perché? Perché io ho sempre conosciuto la verità. Conoscevo i suoi sentimenti. Ho fatto finta che non ci fossero perché mi faceva comodo così. Ora mi vergogno. Vuoi fare i miei stessi errori? Vuoi mentire alle persone che ti amano fino a che ti farà comodo per poi scoprire che quelle stesse bugie ti hanno condannato? Bada che sotto un castello di carte si può finire per rimanere comunque soffocati.”
Sendoh parla lentamente. Senza rabbia e io so che ogni singola parola è vera. E vale soprattutto per me. So che dovrei spiegare ad Hana che quello che mi ha fatto Samada è il motivo per cui non riesco a lasciarmi andare con lui. Che il mio cuore lo desidera ma il mio corpo fa resistenza. Ma queste parole non usciranno mai dalle mie labbra. Troppo complicato.
“Sto già soffocando.” Dico solo “E lui se n’è già accorto.”
Sendoh mi mette una mano sulla spalla.
“Una parola per volta. A monosillabi. Lui capirà.” Conclude riprendendo a correre.
Lo raggiungo e lo affianco. Vorrei ringraziarlo ma le parole non escono. Gli faccio un cenno col capo. Lui sorride. Il mio rapporto con Sendoh sarà sempre così. Un silenzio e un sorriso. Anche fra dieci anni.

Maledetta volpaccia che ha sintonizzato la mia sveglia alle sei!
La lancio contro la parete. Kyota non se ne accorge neppure. Mi alzo e mi fiondo sotto la doccia. Le parole di Ayako mi tornano nella mente e sorrido passandomi il bagnoschiuma sotto le ascelle.
Oggi è il giorno della partita e sarà uno di quei giorni di cui ho parlato ad Ayako. Uno dei migliori. Certo che Ayako è proprio una tipa eccezionale. Ripenso a quando mi ero preso la cotta per Haruko e sghignazzo.  Chi la pensa più Haruko? Le mie mani scivolano lungo l’addome e tra le gambe. Incredibile. Un solo pensiero su Ru e sono già eccitato. Che palle. Se questo ritiro non finisce, non avremo mai il tempo di stare soli. In fondo gliel’ho promesso. Un pensiero mi colpisce proprio mentre lascio che la mia mano destra si prende cura di un’erezione inopportuna e piacevolissima. Sbaglio o la volpetta ha promesso che se fossi entrato nei titolari lui si sarebbe concesso a me? Anche se, in questo momento, potrei dare la colpa al vapore della doccia, so che è quest’idea che mi ha fatto avvampare. Aumento il ritmo della mano mentre soffoco i gemiti che si fanno sempre più frequenti. Sollevo la testa e la porto all’indietro proprio mentre sento giungere il culmine e permetto alle mie gambe di tremare un po’. Solo allora mi guardo la mano unta del mio stesso seme e l’idea che la prossima volta potrebbe essere quello di Kaede mi manda su di giri.
“Devo uscire da questa doccia e concentrarmi sulla partita.” Dico a voce alta per riappropriarmi di un minimo senso della realtà.
Esco dalla doccia e mi asciugo i capelli corti. Apro la sacca ed è lì. La divisa bianca con i bordi rossi. La numero dieci. Ovviamente. La infilo e metto la tuta. Torno nella stanza ancora immersa nella penombra e mi siedo sul letto. Vorrei uscire, fare qualcosa, qualunque cosa ma, incredibilmente, non riesco a muovermi.
So esattamente di cosa di tratta anche se non lo ammetterei mai con nessuno. Trattasi di attacco di panico.
Fingo indifferenza per la cosa. Anche quando la Nobuscimmia si alza, mi sfotte, si veste, mi sfotte, esce e prima mi sfotte. Rimango solo. I miei occhi scattano sull’orologio. Sono le nove e trenta e sta per iniziare il riscaldamento. Merda. Le mie gambe non ne vogliono sapere di muoversi. Coraggio! E’ solo una partita! Maledizione.  Solo il rumore della porta che si apre mi distoglie dalla serie di improperi che sto lanciando mentalmente al mio corpo.
Alzo la testa e fisso la porta. Rukawa se ne sta in piedi vicino allo stipite dell’ingresso nella sua divisa bianca perfettamente aderente alla sua figura. Mi guarda con un cipiglio severo.
“Che stai facendo lì seduto idiota?”
“Avviati, arrivo.” Dico dissimulando sicurezza.
“Idiota.”
“Maledetto, vuoi lasciarmi in pace almeno stamattina?”
“Nh.”
“Allora?”
“Sei in ritardo.”
“Se rimani qui, sarai in ritardo anche tu.”
“Nh.”
“Te ne vai o no?”
“Alzati.” Mi dice autoritario.
“Ho capito.”
“Muovi il culo.”
“Ho capito!” urlo.
“Ti alzi?!” fa alzando la voce e io sbotto.
“Non ci riesco, va bene?”
Lui si avvicina lentamente e mi allunga una mano. Una delle sue belle e candide mani. Le dita affusolate si protendono verso di me con una gentilezza che solo io riesco a vedere. Il mio corpo reagisce da solo. Il mio braccio destro si solleva e la mia mano forte e tozza, se confrontata con la sua, prima tocca quelle dita sottili poi, come invasa da un’energia nuova, le stringe.
Un brivido dalla mano mi sale fino alla spalla e da li al torace. Il mio cuore reagisce aumentando il battito, il sangue pompa più veloce nelle vene. Percepisco distintamente il suo fluire fino alle gambe.
Kaede fa un po’ di forza sulla sua mano e mi tira verso di se. Io mi alzo come se fosse di nuovo un movimento naturale. Lui mi lascia la mano, si volta e raggiunge la porta.
“Andiamo ora, stupido.” Conclude senza muoversi. Vuole la certezza che adesso non siano i miei piedi ad essere incollati al pavimento. Io mi guardo il palmo della mano. Lo sento avvolto da un calore che non proviene dal mio corpo. Possibile che sia questo il calore che tutti attribuiscono all’amore? Sollevo lo sguardo sulla schiena del mio compagno di squadra.
“Andiamo.” Dico raggiungendolo.
Nel corridoio i nostri passi mantengono lo stesso ritmo. Lui abbassa la lampo della giacca e io lo imito. Sulle nostre schiene i numeri dieci e undici vengono inondati dalla luce della palestra nello stesso medesimo istante.
L’allenamento sta per cominciare e quell’idiota non c’è. Prenderà mai qualcosa seriamente? L’orologio dello spogliatoio segna le nove e trenta ma di lui nessuna traccia. Sento Nobunaga dire qualcosa sul fatto che è ancora in camera. Possibile che non capisca che deve prendere il basket sul serio una volta per tutte? Idiota. La nobuscimmia continua a prenderlo in giro sul fatto che se ne stava seduto, vestito di tutto, sul letto. Immobile. Rifletto. Impossibile che abbia fatto tardi, gli avevo puntato la sveglia alle sei di nascosto. Poi era vestito di tutto punto, no? E allora? Mi defilo dallo spogliatoio e prendo la via del suo alloggio. Camminando capisco che so benissimo cos’ha Hanamichi. Ha paura.
Raggiungo la sua stanza e apro la porta. I suoi occhi nocciola si fissano nei miei per un istante. Ha paura. E’ terrorizzato.
“Che stai facendo lì seduto idiota?” chiedo in tono duro.
“Avviati, arrivo.” Risponde dissimulando sicurezza.
“Idiota.” Lo insulto come faccio di solito per provocare una sua reazione.
“Maledetto, vuoi lasciarmi in pace almeno stamattina?”
“Nh.”
“Allora?”
“Sei in ritardo.” Insisto, deve capire.
“Se rimani qui, sarai in ritardo anche tu.”
“Nh.”
“Te ne vai o no?”
“Alzati.” Gli impongo con tono autoritario.
“Ho capito.”
“Muovi il culo.”
“Ho capito!” urla.
“Ti alzi?!” Urlo più di lui e stavolta tira fuori la verità.
“Non ci riesco, va bene?”
Mi avvicino lentamente. Non voglio che percepisca biasimo o aggressività. Allungo solo una mano verso di lui. Ripenso alle parole di Sendoh. Accanto a lui sono la persona che dovrei essere. Vorrei avere la capacità di dirgli che non deve avere paura perché io gli sono accanto. Che con me non deve avere paura di nulla perché io so quanta forza ci sia in quelle sue gambe, in quelle sue braccia, in quelle sue mani grandi. Anche se soltanto io, per ora, la vedo questa forza non significa che non ci sia. Io posso fargliela trovare. Dalla mia bocca però non esce un fiato. Rimango immobile con la mano tesa verso di lui e lo sguardo puntato nei suoi occhi. Alla fine di un istante che sembra durare una vita, il suo braccio destro si solleva e la sua mano forte e scura, se confrontata con la mia, prima tocca un paio delle mie dita poi, in un gesto lento, le stringe.
Percepisco un brivido che, dalla mano, mi sale fino alla spalla e da li al torace. Il mio cuore, lo spazio in cui ho giurato di ospitare Hana, si dilata e si contrae producendo un dolore meraviglioso.
Faccio un po’ di forza sulla sua mano e lo tiro verso di me. Lui si alza e io, sempre dolorosamente, gli lascio la mano. Raggiungo la porta.
“Andiamo ora, stupido.” Dico rimanendo di spalle. Non voglio mostrargli i miei occhi liquidi e, allo stesso tempo, ho bisogno di sapere che mi seguirà. Ogni fibra del mio corpo è avvolto in un intenso calore che ha donato un tenue rossore alle mie guance. Possibile che sia questo il calore che tutti attribuiscono all’amore? La sua voce mi scuote.
“Andiamo.” Dice raggiungendomi.
Nel corridoio i nostri passi mantengono lo stesso ritmo. Non è la sensazione che ho provato stamattina con Sendoh. E’ come se fossimo una persona sola che cammina. Le mie e le sue gambe si muovono spinte dalla stessa, irrefrenabile voglia di giocare e dimostrare, a noi stessi prima e a tutti gli altri dopo, che insieme siamo invincibili. In preda all’adrenalina abbasso la lampo della giacca e me la sfilo per mostrare la maglia di cui vado tanto orgoglioso. Lui si muove allo stesso modo. Le parole non servono e lui capisce. Sulle nostre schiene i numeri dieci e undici sono il simbolo del nostro legame.
L’undici è un numero primo, non divisibile, non inquadrabile, è un numero esoterico associato al mistero, al potere e all’intuizione. Ma è anche il numero più vicino al dieci. Più affine al dieci. Così come il numero undici, anche io vengo, nel mio cuore, dopo di lui.

Il fischio d’inizio mi fa sussultare. Per la prima volta da quando conosco i ragazzi, non sono seduta in panchina di fianco all’allenatore. Do un’occhiata a Miyagi seduto a bordo campo. E’ concentrato su ciò che accade dentro il rettangolo. So che desidera giocare ma so anche quali sono le scelte che ha fatto il mister Koshino per cercare di contrastare i fenomeni americani.
Mi sembra anche di notare che Hana e Ru hanno qualcosa contro il numero sette blu, un ragazzo dai folti capelli biondi.
Incredibilmente Akagi vince la prima palla che finisce a Fujima. La velocità con cui il giocatore la fa girare manda in estasi anche Ryota. Fujima scarica su Sendoh. Ora si ride. Se gli americani pensano che nel Sol Levante non esistano fenomeni, si sbagliano! Sendoh letteralmente sparisce da sotto il naso del numero 14 statunitense e passa a Rukawa.
Kaede si ritrova marcato da un colosso di colore ma non sembra intimorito. Tirerà dalla linea dei tre punti?
Lo vedo fintare e fare un passo indietro per uscire dalla linea dei tre punti. Lascia partire una traiettoria che genera un ghigno malefico da parte del biondo numero sette.  Forse solo io e Sendoh riconosciamo la traiettoria. Neanche a dirlo, Hana scatta pronto a ricevere la palla dell’alley-oop. Ma ecco che proprio il numero sette salta per ostacolarlo. La sua elevazione è almeno pari a quella del nostro rosso. Non può schiacciare così. Tutto lo stadio esulta e la palla rimbalza sul pavimento. Hanamichi ha tirato in accompagnamento mentre ricadeva nel salto. Da quando ha quel controllo di palla? Stupendo.
Tutta la panchina esulta mentre Sendoh e Rukawa affiancano Hana e gli danno una pacca sulla schiena uno a destra e l’altro a sinistra. Hana come al solito protesta per il trattamento ricevuto anche se in realtà sorride con gli occhi.
Contro le aspettative di tutti il primo quarto finisce con i nostri in vantaggio di due punti. Ok, non lo si può definire neanche un vantaggio, tuttavia chi avrebbe potuto immaginare che avremmo potuto stare alla pari con gli americani?
Il secondo quarto inizia con l’ennesima azione spettacolare dei blu. Soprattutto il biondo numero sette cerca di stuzzicare Rukawa e Hanamichi che ha collezionato già due falli.
L’allenatore li fa uscire e chiama in campo Fukuda e Nobunaga. Il risultato del turn over è che gli americani vanno in vantaggio di ben quindici punti. Si corre ai ripari con l’ingresso di Maki al posto di Fujima e di Uozumi al posto di Akagi che così tira un po’ il fiato. A questo punto anche gli americani cambiano qualcosa e il divario si accorcia un po’. Mister Koshino decide allora di fare giocare Maki, Sendoh, Rukawa, Akagi e Jin e la nostra squadra riacciuffa i blu. Le azioni sono spettacolari e tutto il palazzetto fa il tifo per noi.
All’ inizio del secondo tempo vedo Mitsui che entra al posto di Jin. Finalmente tocca anche a lui. Insacca tre triple consecutive costringendo il mister dei blu a rimettere dentro i titolari.
Mancano dieci minuti alla fine della partita e la formazione dei bianchi è capitanata di nuovo da Fujima. Il mister ha di nuovo cambiato mettendo dentro Uozumi al posto di Akagi. Le continue sostituzioni mandano in confusione gli americani che fanno fatica a tenere il ritmo partita.
Accade più o meno a cinque minuti dalla fine. Il numero sette blu cerca di ostacolare Rukawa che, con Jin in campo, ha ripreso il suo ruolo di alla piccola. Kaede lo supera in velocità, si gira fintando e si allarga sulla parte laterale del campo, salta e lancia una palla a gancio. Un gesto atletico spettacolare. Il tizio dai capelli biondi lo spintona in aria facendolo cadere malamente. Vedo Hanamichi saltare in piedi mentre Sendoh gli corre vicino. Da lontano non sembra una brutta caduta. Solo io e Sendoh però sappiamo quanto il fisico di Kaede sia indolenzito per gli abusi di Samada.
Mister Koshino chiama un time out.
Tutti si riuniscono vicino alla panchina e parlottano in cerchio. Che darei per sentire cosa dicono. Quando tornano in campo il mio cuore sussulta. Ryota è con loro.
La nostra squadra è sotto di sei punti. In campo con Miyagi ci sono Sendoh, Akagi, Rukawa e Sakuragi. La palla è dei blu. Non ci rimane per molto. Il numero quattro americano neanche si rende conto di chi gliel’ha rubata. Ryota ha avuto tutto il tempo di studiare gli avversari e ha capito come si passano la palla perché la sua azione non è un caso isolato. La sua statura, in questa partita, si sta rivelando un’arma micidiale.
Rukawa infila due triple e Sendoh scarta i blu come noccioline. Hanamichi a rimbalzo è imbattibile. Mancano quarantadue secondi e siamo sotto di quattro. Vedo Ru parlottare con Hana.
Incredibilmente il numero sette americano che ormai odio a livelli mostruosi, sbaglia la tripla che ci darebbe il colpo di grazia. Hana prende il rimbalzo e passa a Ryota. Il mio amore scarica su Sendoh che porta la squadra in attacco e passa a Ru. Kaede stavolta prova a sfondare e a tirare in sospensione segnando. Meno due. Stai a vedere che ce la possiamo fare? “Difesa!” urlano tutti, dai giocatori in campo alla panchina fino agli spalti. “Difesa!” grido anche io disperata.
Akagi toglie dal canestro la palla di un gigante blu e il rimbalzo finisce ad Hana. Mancano meno di quindici secondi. Miyagi non la tiene neppure per uno. Sendoh attraversa il campo e passa ad Hanamichi che è libero in area. Quello stupido invece di tirare la passa a Rukawa che invece ha sempre il solito numero sette addosso. Ru non ci pensa su, freddo come il ghiaccio tira anche se è sbilanciato. La palla colpisce il ferro ma lui sorride perché Hana è li  pronto a schiacciare. Slam dunk! Siamo pari. Mancano cinque secondi. Gli americani provano l’azione della vittoria ma si schiantano contro una stoppata mitica di Hana. La sirena suona e decreta la parità che per i nostri è più di una vittoria. Il ghigno dalla faccia del numero sette blu sparisce. Ora guarda allibito i suoi compagni. I nostri si abbracciano. Il mister è stato grande e ha davvero dato spazio a tutti. Ryota mi guarda dagli spalti e mi indica con il pugno chiuso in segno di vittoria. Aveva ragione Hana. I nostri giorni più felici devono ancora arrivare. Oggi è uno di questi. Lo cerco tra le maglie bianche e lo vedo che ha passato un braccio intorno al collo di Rukawa che cerca di toglierselo di dosso. Sendoh li guarda e penso che starà passando un inferno. Poi lo vedo raggiungere la panchina dove è apparso Hiroaki. Lo vedo inginocchiarsi di fronte a lui, posargli la testa sulle ginocchia e poi asciugarsi la faccia con un asciugamano che il ragazzo gli porge. Sendoh sorride e gli scompiglia i capelli. Ci vuole forza per amare, ci vuole forza per continuare ad amare anche in mezzo alle difficoltà. Quanta forza ci vuole per farsi da parte e rinunciare ad un amore? Scendo le gradinate e li raggiungo. Akagi mi viene incontro ma io gli tocco appena un braccio. Raggiungo Ryota. Lui mi fissa con l’espressione più interdetta e tenera che gli abbia mai visto. Rimane con una mano tesa a mezz’aria verso di me incapace di capire se deve abbracciarmi o sorridere e basta. Io faccio un altro passo verso di lui e stringo le mani dietro la schiena.
“Sei stato bravo Ryota!”
“Grazie.”
“Dico davvero, fantastico.”
“Grazie.”
“Meglio del solito.” Faccio avvicinandomi ancora. Ci separano pochi centimetri. Io abbasso gli occhi indecisa su cosa fare esattamente. All’improvviso vedo Hanamichi comparire alle spalle di Miyagi e spingerlo verso di me proprio mentre mi sento spingere in avanti. Finiamo una nelle braccia dell’altro.
“Era ora!” dice Hanamichi.
“Trattala come si deve.” Gli fa eco Rukawa alle mie spalle.
Io sento le lacrime agli occhi e stringo forte la maglia di Ryota. Qualcuno parla di una festa per trascorrere tutti insieme la serata. Io sento solo il cuore di Ryota che batte forte.

Anche se la mia prima azione è stata spettacolare, il mister mi ha fatto uscire troppo presto. Avevo appena cominciato ad affinare la mia intesa con Kaede e lui che fa? Mi rimette in panchina!
La partita era cominciata così bene! All’inizio anche Ru era uscito ma ora lui sta combattendo la nostra battaglia e io devo starmene qui. Rotazione del cazzo. Quando tocca a me? In più devo sopportare il mormorio di quel maledetto numero sette biondo che, in panchina anche lui, continua a dirmi cose che non capisco e a fare risolini beoti!
Maledetto! Non so se mi fa andare più in bestia lui o il porcospino che continua a fare giocate spettacolari con il mio Ru! Lui lo sa che è il mio Ru e continua lo stesso a provarci. Maledetto! E maledetta pure la volpe malefica che sa benissimo quanto sia geloso e se ne sbatte altamente! Gliela farò pagare!
Ma guardatelo! Ora fa anche i suoi giochi di prestigio, quelli in cui sembra che ordini alla palla di centrare il canestro e la palla, obbediente esegue. Rukawa 2.0 si evolve più velocemente di quanto si possa immaginare. Ma che fa quell’imbecille? Spinge Ru? Il mio cuore perde un battito. Se fossi stato in campo gli avrei evitato questa brutta caduta. Invece devo starmene qui a vedere il porcospino che lo soccorre al mio posto!
Almeno il mister ha chiamato time out.
“Stai bene Rukawa?”
“Sì” risponde lui telegrafico. Mi avvicino e lui mi guarda negli occhi. Il mister ci dice solo poche parole.
“Ragazzi, manca poco. Ora rientrano Rukawa, Akagi, Sendoh, Sakuragi e Miyagi. Sai cosa fare Ryota.”
Finalmente sono di nuovo in campo! Il numero sette mi guarda e dice di nuovo qualcosa indicando Rukawa. Ora basta, io questo lo ammazzo! 
La nostra squadra è sotto di sei punti. La palla è dei blu. Non ci rimane per molto. Il numero quattro scopre subito di cosa è capace il pigmeo! Rukawa infila due triple e il porcospino esibisce tutte le sue odiatissime doti. Io però resto il re dei rimbalzi. Mancano quarantadue secondi e siamo sotto di quattro. Io sono già un bagno di sudore. Ru mi si avvicina con fare circospetto. Ma davvero crede che se mi parla fingendo di asciugarsi il sudore con la maglia, gli altri non se ne accorgano? A volte penso che gli ho dato troppe testate!
“Non limitarti a prendere i  rimbalzi solo sotto il nostro canestro, intesi?”
Vorrei dirgli che ho capito ma non è così. Se indossasse un impermeabile ora sembrerebbe una di quelle spie sovietiche che si vedono nei film. Un atteggiamento simile mi impone di assecondarlo. Faccio una faccia truce e annuisco con il capo.
A pochi secondi dalla fine il numero sette americano, ribattezzato “testa gialla”, sbaglia la tripla che ci darebbe il colpo di grazia. E’ il momento che aspettavo. Salto e prendo il rimbalzo. Avanti pigmeo, è tutta tua! Sendoh porta la squadra in attacco e passa a Ru. Kaede stavolta si esibisce in un tiro in sospensione che mi fa morire di invidia e che allo stesso tempo mi eccita. Meno due.
Tutti urlano “Difesa!”.
Akagi toglie dal canestro la palla di un gigante blu e io prendo anche questo rimbalzo. Mancano meno di quindici secondi. Forse ora ho capito che devo fare. Passo la palla a Miyagi e corro in attacco. Sendoh  mi viene dietro e me la ripassa. Deficiente! Io mica sono Rukawa 2.0. E se tiro e sbaglio? No, anche se odio ammetterlo, farò come ha detto Ru. Velocemente gli passo la sfera arancione. Ru non ci pensa su, freddo come suo solito, tira e sorride. Sorride perché sa che la palla colpirà il ferro e io sarò li pronto a schiacciare. Slam dunk! Siamo pari. Mancano cinque secondi. Quei bastardi hanno ancora il tempo per un’azione. Io, però, forse non avrò la tecnica di Kaede ma ho due polmoni grandi quanto palloni aerostatici. Loro provano a restituirmi il favore ma io salto ancora e gli stoppo l’ultima azione. La sirena suona e il tabellone segna la parità.
Tutti gridano e mi abbracciano io però vedo solo Ru che si avvicini a Testa gialla.
“What did I tell you?”*
Il ghigno dalla faccia del numero sette blu sparisce. Rukawa continua.
“You have understimated us. Forgivable. You made piss off him. Unforgivable. Amazing match.”**
Raggiungo Ru e gli passo un braccio intorno al collo tirandolo verso di me.
“Cosa gli hai detto volpaccia?”
“E lasciami.”
“Allora?”
“Che è stata una bella partita.”
“Bugiardo!”
“Idiota. E lasciami!”
“No, se non mi dici cosa gli hai detto!” dico stringendolo mentre si dimena. Sono felice.
“Che sei un idiota e che hai avuto fortuna oggi perché in genere sei un mentecatto!”
“Quante parole! Solo per insultarmi!”
Lui si ferma un attimo e vedo che sta fissando Sendoh. Lo lascio e lui si volta verso di me con quel sopracciglio alzato che indica mille domande.
“Che c’è ora?”
“Niente.”
“Bene perché devi fare una cosa con me.” Dice e il mio sguardo si fa interrogativo.
“Scimmia maiale, non pensare alle solite cose.” Dice indicando un punto alle mie spalle.
Io mi faccio rosso e mi volto. Ammetto di aver pensato al sesso. Vedo invece Ryota e Ayako che parlano in piena crisi da imbarazzo. Sghignazzo. Raggiungo Miyagi e lo spingo verso Ayako proprio mentre Ru spinge lei nella direzione opposta. I piccioncini si abbracciano.
 “Era ora!” dico.
“Trattala come si deve.” Mi fa eco Rukawa dall’altro lato.
Ci allontaniamo mentre gli altri parlano di una festa per trascorrere tutti insieme la serata.
“Festa?” gli chiedo.
“Nh.”
“Non cominciare.”
“Faccio quello che mi pare.” Dice apatico.
“Sì, sì, come ti pare. Sappi però che hai una promessa da mantenere.” Dico mentre lui si inchioda e io lo supero. Mi volto a guardarlo ed è rosso fino alle orecchie.
“I debiti di gioco si onorano a qualunque costo!” ripeto per rincarare la dose.
“Scimmia maiale!” dice lui riprendendo a camminare lungo il corridoio. Raggiunge la porta della sua stanza e si volta un’ultima volta.
“Pago sempre i miei debiti” dice lanciandomi lo sguardo più malizioso che ha in repertorio “I patti però erano chiari! Dopo il ritiro.”
Chiude la porta e non mi sente mentre con voce roca per il desiderio dico solo una parola.
“Aspetterò.”

Note :
* Che vi avevo detto?
** Ci avete sottovalutati. Perdonabile. Lo hai fatto incazzare. Imperdonabile. Bella partita.

  
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