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Autore: Dioni    26/05/2014    1 recensioni
Giappone,sengoku jidai,mentre il paese del sol levante percorre il suo periodo più caotico,un giovane yokai vive la sua vita,inconsapevole che la sua esistenza sarà turbata dall'arrivo di un nuovo nemico,più forte e temibile di quanto lo siano stati i suoi nemici precedenti,ma in suo aiuto interverrà un umano molto particolare,proveniente da una terra lontana.
Tra intrighi e battaglie,personaggi famosi e luoghi dimenticati,una storia prende vita,una storia dove niente e quello che sembra e che alcuni segreti e meglio che rimangano tali.
Buona lettura.
(crossover Inuyasha/Assassin's Creed.)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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In quello stesso giorno, a notte fonda,nelle terre della famiglia Taisho.

Per tutto il castello,il silenzio,faceva da padrone,servi,cortigiane,emissari ed ospiti illustri dormivano beati.

Fatta eccezzione per le guardie,che facevano i giri di ronda,stando sempre all'erta nell'eventualità di scoprire intrusi,come spie oppure ospiti fin troppo ubrichi per capire di non aver rispettato il coprifuoco.

Ma...c'era qualcun'altro che non riusciva a dormire,o per meglio dire,dormiva...ma non nel migliore dei modi.

In una stanza del castello,situata nella parte più protetta dell'intero complesso,le stanze della famiglia reale,Sesshomaru era intento a riposare le sue stanche membra,per lui era stata una giornata abbastanza dura.

Dopo il suo incontro con Akira,Sesshomaru,era stato invitato dalla sua stessa madre all'interno degli edifici riservati alla gestione delle questioni diplomatiche e lo accompagnò all'interno della sala delle visite,facendo il tutto con molto gentilezza,anche troppa.

Ma Lui sapeva che non c'era da fidarsi,ma nello stesso istante in cui stava per andarsene,si accorse di essere circondato...da diplomatici,messaggeri e principesse,era in trappola.

La madre lo lasciò,senza alcuna via di scampo,lasciando al figlio il compito di svolgere le mansioni che ci si aspettava dall'erede del generale cane.

E mentre lui si indaffarava con i suoi nuovi compiti,la madre andò via,per una volta si era liberata dei propri doveri di regina e quindi prendersi un pò di riposo.

Un intera giornata a svolgere mansioni degne di un re,che grande fatica era stata la sua.

Ma ora stava bene,stava dormendo beatamente...o quasi.

Nonostante avesse le palpebre chiuse,non dormiva beatamente,i suoi occhi si muovevano di continuo,era in piena fase rem.

Ma nella sua testa,la situazione era ben più complicata.

Nel suo inconscio,Sesshomaru era pienamente sveglio.

Proprio come l'ultima volta era immobile,nel buio più completo,non poteva vedere,non poteva parlare,non poteva muoversi,poteva solo ascoltare.

- Meglio non far attendere il maestro.

Dopo aver sentito questa voce venne subito abbagliato da una luce molto forte,provò a coprirsi gli occhi,ma non potè far nulla e quindi dovette subire quel forte bagliore in pieno,tanta era forte quella luce che sembrava gli stessero bruciando le pupille.

Ma subito dopo passò,come se non fosse mai accaduto nulla.

- Dannazione,non vedo niente.

All'inzio gli sembrò così,si sforzò di vedere,ma tutto ciò che vide,erano immagini distorte,deviate dal potente flash appena ricevuto,i colori degli oggetti gli sembravano leggermente alternati,quasi innaturali,per non parlare delle macchie colorate che comparivano in luogo e poi in un altro.

Ormai era certo,la sua vista era andata momentanemanete in pausa.

Però,nonostante la sua vista fosse momentaneamente malfunzionante,si accorse di una cosa,aveva già vissuto quell'esperienza.

Si guardò attorno in cerca di conferma,era già stato la dentro,quel posto era impossibile dimenticarlo.

Il futon,l'armadio,gli era tutto chiaro,quella,era la stanza dell'uomo senza il dito medio.

E Per rafforzare quella tesi vi era un altro particolare,lo stesso punto di vista dell'ultima volta,quello degli occhi dello sconosciuto.

In poche parole,era di nuovo all'interno del corpo di quest'ultimo.

Vide la mano destra muoversi verso il manico della porta scorrevole e aprirla,ancora una volta non poteva controllare le sue azione all'interno di quel sogno,o qualunque cosa fosse.

Fatto sta però che una sola cosa era certa,non era una cosa normale.

L'uomo uscì dalla piccola stanza ritrovandosi poi in un altro ambiente,ben più originale di quello che ci si poteva aspettare.

Una caverna,una caverna a forma di sfera,dalle dimensioni Titaniche,quasi fosse una gigantesca bolla di pietra.

Buchi e fessure di varie forme e dimensioni sbucavano da ogni parte della grotta,al cui interno si poteva notare la presenza di yokai di varie età e razza,forse erano gruppi familiari.

L'interno dello spazio vuoto invece era formato dalla presenza di strade rurali e strane costruzioni,non più grandi di una capanna,scavate nella roccia.

Al suo interno vi si poteva trovare ogni tipo di creatura,yokai,umani,hanyou,tutti insieme e senza che questi si evitassero l'un l'altro,quasi fosse una cosa normale.

Sesshomaru non poteva crederci,com'era possibile tutto ciò? Quel luogo,quella gente,era tutto reale?

No,certo che no,ma allora com'era possbile che potesse sentire l'odore del cibo cotto sul fuoco,l'odore della pietra,che veniva battuta dai martelli di alcuni scavatori più e più volte,dando vita a forme di rudimentale architettura.

- No,non ci credo,com'è possibile tutto ciò?

E mentre lui si impegnava per cercare delle risposte,il corpo di cui era prigioniero si spostò di sua volontà,camminando in mezzo alla folla,lo spazio tra una persona e l'altrà era abbastanza grande da impedire gli ingorghi,anche se le strade erano abbastanza grandi già di per se.

Sembrava di camminare all'interno di una città,cosa che Sesshomaru non conosceva bene,sapeva bene cos'era un villaggio,ma una città invece era un concetto impensabile per lui,com'era possibile vivere in un luogo così stretto è affollato?

Ma per lui una cosa era certa,solo creature come gli umani potevano vivere in un ambiente simile,ma allora perchè c'erano anche Hanyou e Yokai? La cosa per lui era inspegabile.

Dopo dieci minuti di camminata,il corpo in cui si trovava dentro,si ritrovò alla fine della strada,dov'è era collegata ad un grande spazio pieno di gente,una piazza dalla forma perfettamente quadrata,con almeno ottocento metri di perimetro,un opera di ingegneria superba.

La fiumana di persone all'interno di quel grande spazio era inconcepibile per un yokai,la scena era quasi la stessa che c'era nella piazza principale,ma con molta più gente e meno spazio in cui muoversi.

Senza che potesse tornare indietro di sua volontà,andò avanti,immergendosi in quella moltitudine di persone.

All'interno della piazza si potevano notare bancarelle di ogni genere,generi alimentari,oggetti per la casa,attrezzi da lavoro di ogni genere,persino armi,armi dalla foggia particolare.

Coltelli,spade,lance,mazze,archi,erano tutte armi presenti su alcune bancarelle,ma il loro aspetto sembrava diverso da quelle già viste dallo yokai,avevano un aspetto meno raffinato e più selvaggio,come se a farle fosse stato un uomo che non conosceva affatto la parola civiltà.

Ma a pensarci bene,tutto li dentro aveva quell'aspetto,così rozzo e primordiale,per esempio,i vestiti di quelle persone nella folla non sembravano tipiche della sua epoca,avevano un aspetto più rude,fatte di pelliccia,oppure di paglia o un tessuto ruvido,in ogni caso quelli non erano costumi tipici del periodo sengoku.

Arrivati ad un certo punto della piazza,Sesshomaru cominciò a sentirsi strano,si guardò attorno,in cerca di ciò che lo faceva sentire in quel modo,all'apparenza sembrava che non ci fosse nulla di strano.

Ma guardando bene tra la folla e le bancarelle si potevano notare degli strani individui,anche loro portavano un cappuccio bianco sopra la testa,ma le loro vesti erano piuttosto semplici,indossavano una lunga veste di stoffa bianca dalle lunghe maniche,assomigliava ad un kimono,ma no lo era,mentre nella parte basse indossavano dei pantaloni bianchi,lunghi fino alle caviglie,mentre ai piedi portavano dei semplici sandali di paglia.

Sesshomaru avrebbe voluto prepararsi al combattimento,mettendosi in posizione e sfoderando gli artigli,ma non poteva,quel corpo non era il suo e quindi non poteva controllarlo,l'unica cosa da fare era aspettare.

Dopo qualche passo si avvicinò un pò di più ad una delle bancarelle alla quale uno degli incappucciati era di fronte,come se fosse uno dei tanti clienti di passaggio.

La bancarella esponeva molti tipi di frutta e verdura del sol levante,ravanelli,pesche,lattuga,tutti prodotti freschissimi e di ottima qualità,ma quello,non era il momento più opportuno per fare la spesa.

Si avvicinò al bancone,mescolandosi tra i passanti,nel far finta di controllare la mercanzia,gli si avvicinò il proprietario della bancaerella,era un umano,piuttosto anziano,piccolo di stazza,con pochi capelli in testa,indossava gli stessi abiti degli incapucciati solo con colori differenti,la veste superiore era marrone,della stessa tonalità della terra degli orti,mentre i pantaloni erano blu,con delle onde stilizzate che percorrevano tutto attorno la parte vicino alle caviglie.

- Benvenuto signore,l'ultima volta che siete stato qui avete dimenticato questa,insieme al resto della spesa,ecco prenda.

L'anziano diede gentilmente allo yokai una arancia,grande,con una tonalità di arancione molto forte,ma sopra la buccia ci trovò qualcos'altro.

una freccia,una piccola freccia intagliata sulla superficie del frutto,che indicava verso l'esterno della bancarella.

Era curioso il fatto che il segno sopra la pesca indicava verso l'uomo con il cappuccio li vicino.

- Grazie.

Disse lo yokai al venditore mentre si allontanava dal resto della folla.

Si avvicinò all'uomo da lui indicato comn grande cautela.

- Sei Jin,giusto?

Disse l'incappucciato allo yokai

- Si sono io.

- Bene,il maestro ti attende,seguimi.

Detto questo i due si allontanarono dal resto della folla,lasciandosi dietro la piazza principale.

Camminando per i vicoli ci si accorgeva che quei spazi angusti erano pieni di vita,i bambini che giocavano,le loro madri che li tenevano d'occhio,gli uomini diretti al mercato o chissà dove,avvolte si potevano vedere persino degli animali domestici,come cani o gatti.

Quel groviglio di strade e viottole,non era meno vivo e pulsante della piazza appena superata.

- Come mai il maestro ci vuole vedere?

- Non saprei,forse vuole parlarvi degli ultimi avvenimenti in questo paese.

- Avvenimenti? Cosa è successo di così allarmante?

- Come? Non lo sai? Ah giusto,tu è la tua amica siete tornati da poco in queste terre,fidati,questo non'è più il paese che conoscevi.

Lo yokai era confuso,cosa poteva mai essere successo di così brutto da poter sconvolgere la situazione nell'intera nazione,quel che è certo,e che se il maestro l'aveva fatto chimare,allora la cosa era molto seria.

Dopo una decina di minuti si fermarono di fronte ad un vicolo cieco che era ben nascosto in quel dedalo di strettoie.

All'apparenza non c'era nulla,n'è una casa,n'è una porta,n'è una finestra,era completamente vuoto...anche fin troppo vuoto.

- Siamo arrivati,aspetta un attimo.

La guida di Jin si avvicinò al muro con tranquillità assoluta e con la mano destra cominciò a battere qualche colpo in modo enigmatico,prima batteva in un punto,poi batteva per tre volte in un altro,sembrava strano agli occhi di chi non sapeva quello che faceva,ma non'è tutt'oro ciò che luccica.

Dopo qualche secondo,si poteva sentire qualcosa provenire dal muro,era un suono particolare,si poteva sentire qualcosa che girava,qualcosa di non naturale.

Dal muro si stava formando un spazio vuoto,perfettamente in mezzo,come se si stesse aprendo,infatti,il muro aveva rivelato il suo segreto,in realtà era un passaggio nascosto.
pr
- Dai entriamo.

E detto questo i due si inoltrarono verso la loro destinazione.

- Ah dimenticavo di dirti,ben tornato a casa,fratello di lama.

Disse l'uomo rivolgendosi a Jin e mostrandogli da sotto il cappuccio un grande sorriso.

- Gia,tornato a casa,eppure anche qui,nella confraternita,mi sembra tutto cambiato,io per esempio,non mi ricordavo che avessimo delle porte segrete nei muri.

- Hai ragione,ma come ben sai,noi,gli assassini,ci teniamo informati su nuovi modi di usare le poche risorse che abbiamo,il progresso è parte della nostra forza.

Il progresso,una grande risorsa se usata in modo adeguato,Jin lo sapeva bene,prima aveva visto gli ingranaggi e le leve con la quale la porta si muoveva automaticamente,eppure,persino per lui,sarebbe stato difficile spostarla a mani nude,anche se in realtà era molto forte.

Qualche passò più avanti si poteva vedere una via d'uscita che portava fuori dal lungo corridoio oscuro che divideva la porta segreta alla zona alla quale erano diretti.

ma quando Jin e il suo accompagnatore si avvicinarò alla fine del corridoio rividerò di nuovo la luce, e insieme ad essa anche la cosa più importante che per lo yokai sembrava spettacolare.

Cio che videro i suoi era lo stesso che vide in passato,ma stavolta molto più grandioso.

Un piccolo quartiere segreto situato all'interno della città,con i suoi seicento residenti,tra cui yokai,umani e hanyou, è i loro duemila confratelli nel resto della città sotterranea,il quartier generale della setta degli assassini era il luogo perfetto per chiunque avvese voluto divenire un membro dell'ordine e divenire così,un assassino,sè non addirittura un maestro.

Al suo interno si potevano trovare vari edifici e tutti con una funzione ben specificia,dormitori,armerie,officine,biblioteche,mense,stanze adibite ad uso medico,tutto ciò che poteva essere utile ad un assassino c'era.

Era impossibile non accorgersi del fatto,che,ognuno che si trovasse al suo interno aveva con se un abito abbinato ad un cappuccio oppure delle vesti o dei tatuaggi che non portassero con se dei chiari riferimenti alla confraternita,come ad esempio il triangolo appuntito,simbolo dell'ordine per eccellenza.

Jin e il suo accompagnatore si incamminarono all'interno della piccola piazza usata per far socializzare gli assassini tra di loro,oppure come semplice luogo di svago con la quale vedersi con gli amici.

- JIN.

Una voce femminile si fece sentire in lontananza,era la sua amica,che gli corse incontro.

-Jin,finalmente,c'è ne hai messo di tempo per arrivare.

- Scusa,ma oggi le strade erano veramente piene di gente,a malapena riuscivo a muovermi,per non parlare del fatto che mi sono dovuto vestire,quindi,non puoi criticarmi se ci ho messo tanto da arrivare fin qui.

- Va bene,ma la prossima volta,arriva prima.

Disse la ragazza sorridendo a Jin.

- Va bene Tsukino,lo farò.

Disse lui,mantendo un espressione neutrale sul volto,aveva uno sguardo particolare,nè troppo freddo,n'è troppo caldo,semplicemente normale.

E mentre Jin chiaccherava con la ragazza,qualcun'altro stava in quel posto,qualcuno che avrebbe preferito non essere li.

Sesshomaru,osservava bene il luogo in cui si trovava,si sentiva disorientato,confuso,era come se per lui nulla avesse più senso.

- Che posto è questo? Chi è questa gente? E perchè portano tutti lo stesso simbolo?

Quel segno,già,lo stesso che portava Ezio,forse anche loro erano come lui.

- Lui...anche qui,in questa specie di follia che sto vivendo,anche qui mi deve venire in mente lui,ma poi,perchè mai dovrei pensare a quell'Ezio? E solo un umano.

Il glaciale yokai parlava così,dell'uomo che giunto da chissà quale luogo gli aveva riempito la testa di baggianate senza senso,ma era anche quello che pensava?

Nemmeno Sesshomaru avrebbe saputo darsi una risposta,figuriamoci convincersi delle stesse parole che diceva.

La sua convizione era che gli umani e gli hanyou fossero inferiori agli yokai...ma tutte quelle creature riunite in un solo luogo mostrava il contrario,anzi,tutti quelle persone,di varie razze,erano la testimonianza che la dentro si consideravano tutti uguali.

- La scelta è un illusione che pochi sanno comprendere appieno,se per te scegliere è sinonimo di libertà,allora sei caduto nella trappola che è stata preparata per te.

Ancora una volta gli era venuta in mente una frase che quell'Ezio gli aveva detto.

Libertà,Sesshomaru si considerava libero,poteva andare dove voleva,combattere chi coleva,poteva comportarsi come voleva è purtroppo,poteva credere in quello che voleva,nessuno poteva dirgli nulla.

Ma ancora una volta,lo spettacolo che vedeva attorno a lui gli mostrava qualcos'altro,l'uguaglianza,in quella piazza tutti erano uguali tra di loro,indossavano tutti gli stessi abiti,o per lo meno portavano lo stesso simbolo,ciò li rendeva uguali tra di loro,quindi erano liberi di sentirsi uguali.

A lui era stato insegnato che gli yokai non erano uguali agli altri,fin da bambino,molti gli avevano insegnato questo,persino sua madre,ma suo padre? No lui no,non era mai stato il tipo da dire cose come,gli umani sono inferiori,oppure,noi siamo una razza dal sangue puro,era strano,ma Inutaisho,uno degli yokai più potenti,non aveva mai imposto il suo pensiero a suo figlio.

- Mio padre,era il più potente di tutti,il più forte di tutti,era diverso da tutti gli altri,per questo lui pensava diversamente,per questo lui faceva tutto liberamente.

Gia,liberamente,diversamente,all'inzio queste due parole non lo avevano preoccupato minimamente,ma poi,pensando al padre è associando alla sua figura con le parole,diversamente e liberamente,si sentì strano.

Cominciò a rifletterci sopra,poi,dopo poco tempo,apparve a lui,una rivelazione.

Suo padre,Inutaisho era libero perchè si comportava in modo diverso,si comportava in modo diverso perchè era libero,quindi,se ciò che faceva suo padre era dettato dal fatto di essere libero,allora gli altri yokai non erano liberi.

Quindi se lui pensava come tutti gli altri della sua razza allora non era veramente libero,se non era libero allora tutto quello in cui aveva creduto fino a quel momento non era frutto delle sue esperienze personali,ma piuttosto,era stato influenzato da un fattore esterno,se non di più.

Ricordava le volte in cui sua madre gli parlava degli umani come esseri inferiori,adatti solo per essere mangiati,ricordava quando i suoi istruttori gli dicevano che gli Inuyokai erano una razza composta da esseri superiori,ma poi in realtà,lui stesso aveva infranto la forza di quelle stupidità,Rin n'è era un esempio.

Da quando quella bambina era entrata a far parte della sua vita,in lui era iniziata una crescita ben diversa da quella che ci si poteva aspettare dallo yokai dal cuore di ghiaccio,Più lui stava insieme a Rin e più il cambiamento diveniva evidente,non solo a livello emotivo,ma anche mentale.

Era Evidente che tutti i concetti che lui stesso aveva assimilato stavano pian piano svandendo,anche se non in modo così rapido,eppure,per quanto lento potesse essere lento,questo cambiamento,era immutabile e inarrestabile,forse il suo subconscio aveva già concepito l'idea di poter convivere la sua estienza insieme ad un umana,seppur fosse un bambina,ma il cambiamento era ormai evidente.

In poche parole,tutto quello che pensava fino a quel momento era stato dettato non da se stesso,ma da altri,non come semplice istruzione,ma imposizione,verso la naturale crescita del singolo individuo come essere seziente,dotato di pensiero razionele e libero arbitrio.

- No,non'è possibile,allora...tutto quello che ho imparato...è falso,io...io non...posso crederci.

Per la prima volta in tutta la sua vita,Sesshomaru si sentì perso,in un oblio pieno di dubbi e incertezze.

Ma ora c'era altro alla quale prestare attenzione,qualcos'altro aveva catturato la sua attenzione.

Di tutti gli edifici li attorno c'è n'era uno un pò particolare,in larghezza misurava ottanta metri,in lunghezza centoventi,possedeva una forma rettangolare e aveva due piani.

L'esterno era decorato con disegni e pitture rupestri,vi erano disegnati persone e animali,yokai e hanyou,scene di battaglie e momenti di vita quotidiana,ma il tutto disegnato in uno stile artistico particolare,come l'arte ai tempi del neolitico,al tempo degli uomini delle caverne.

Un enorme portone di legno,alto tre metri e largo due era situato di fronte all'edifico,da esso uscì un uomo,era alto un metro e ottanta e indossava un lunga veste nera,con dettagli bianchi,tra cui il simbolo degli assassini posto dietro la schiena,non portava un cappuccio sulla testa,è ciò gli scopriva la testa,portava una lunga barba bianca,liscia e ben sistemata,mentre la testa era priva di capelli.

- Laddove gli uomini seguono ciecamente la verità,tu,ricorda.

Disse l'uomo appena uscito dall'originale edificio.

- NULLA E REALE.

Risposero tutti i presenti nella piazza.

- Laddove gli altri seguono la morale e rispettano le leggi,tu,ricorda.

- TUTTO E LECITO.

Sesshomaru aveva già sentito quelle parole,erano le stesse che la voce gli disse al villaggio di Kaede,qualche attimo prima di addormentarsi.

- Nulla è reale,tutto è lecito? Ancora con queste parole,che cosa vorrebbero dire?

Intervenne di nuovo l'anziano.

- Assassini,mi è giunta notizia di due membri della nostra confraternita,entrambi yokai,di cui una è una vostra sorella,Tsukino,Jin,fatevi avanti.

A sentire  quell'ultimo nome,la gente in piazza,piegò leggermente la testa,in segno di rispetto e un mano sul petto,come saluto.

Dove prima c'erano baccano e chiacchiere ora non si sentiva più nulla,solo un profondo silenzio di tomba era presente in quel momento.

Solo Jin e Tsukino erano perfettamente immobili,increduli di fronte allo spettacolo che si stava svolgendo attorno a loro,tutte quelle persone stavano omaggiando lui.

- Fate spazio,a coloro che hanno portato qua un manufatto,di coloro che vennero prima.

Disse l'anziano dalla lunga barba,mentre prendeva da sotto le vesti un oggetto interessante,Sesshomaru lo vide da lontano...e rimase stupito da quello che vide.

Una tavoletta di pietra,con le stesse identiche caratteristiche della forma geometrica che aveva visto nella sua prima "esperienza",iscrizzioni comprese.

- Non è possibile,ma quella è...

Non fece in tempo a finire la frase, che una fortissima luce lo abbaggliò completamente,la sua vista soffriva visto che non poteva chiudere gli occhi,eppure,c'era qualcosa che non quadrava con la suya situazione attuale.

Si era accorto,che,nonostante il fatto che lui fosse completamente accecato,tutti gli altri attorno a lui non n'è subissero l'effetto,anzi,addirittura sembravano immobili,come statue,la cosa preoccupava lo yokai,e non poco,ma tanto.

Lui non poteva vedere quello che accadeva attorno a lui,ma percepiva quello che gli succedeva attorno,non una voce,non un sussurro si poteva udire,niente,come se non ci fosse niente.

E poi,come per incanto,la luce...scomparve,lasciando dietro di se,nulla,se non il fastidio che procurò alla vista dello yokai.

- Adesso che sta succedendo?

Al posto della luce comparve di nuovo il buio,ma insieme arrivò anche un forte formicolio in tutto il corpo,braccia e gambe avevano ripreso sensibilità,le orecchie tornarono a sentire,la bocca potè di nuovo muoversi e gli occhi poterono tornare a vedere.

Riaquistate le proprie capacità,Sesshomaru si alzò di scatto dal futon per poi guardarsi attorno.

Nulla nella stanza era cambiato,eppure,la sensazione di essersi spostato c'era,lo sentiva,sapeva che era così,ma allora perchè il suo corpo era rimasto sotto le coperte?com'era possibile che lui fosse stato da qualche altra parte,pur rimanendo immobile? Quesito assai complicato il suo,di risposte certe non c'enerano.

La luce del sole entrava delicatamente dentro la stanza,per Sesshomaru quello che sentiva all'interno del suo naso era l'odore del mattino,l'odore dell'erba bagnata era inconfondibile.

Ma altrettando inconfondibile erano le cose che aveva visto,sentito e soprattutto,compreso erano per lui autentiche sconvolgenti verità.

Assiame al sole,una altra luce era apparsa,quella della verità,una luce piccola,fragile,delicata,ma molto potente,secoli di istruzione erano stati abbattuti da una sola,indescrivibile,esperienza,vissuta nell'arco di una sola notte.

Forse questa volta,si era cacciato in guai ben più pericolosi di quelli vissuti finora,alla festa mancava ancora molto tempo,aveva tutto il tempo che voleva per assorbire ciò che aveva appena appreso,ma avrebbe avuto la forza per accettarlo? Avrebbe trovato il coraggio per dire a se stesso che forse aveva torto,su tutto quello in cui credeva.

Nessuno poteva saperlo,tanto meno lui,ma una cosa era certa,non poteva ignorare quello che ormai era divenuto un problematico dubbio,mai e poi mai.
  
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