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Autore: itsmeWallflower    26/05/2014    6 recensioni
AU!Klaine Teacher!Blaine, Student!Kurt__
Kurt Hummel è un nuovo studente dell'ultimo anno del liceo Mckinley, Blaine Anderson il nuovo insegnante di letteratura inglese.
Kurt però è anche il ragazzo della metà degli anni di Blaine, conosciuto ad un caffè letterario..
e Blaine è l'uomo che di ragazzo ha ben poco che Kurt ha conosciuto una sera tra l'asteroide 325 e 330.
*Il fatto era che si erano trovati nel momento e nel luogo sbagliati.
Blaine aveva ancora troppe cicatrici da disinfettare e la sua anima da scoprire.
Kurt aveva ancora troppe poche cicatrici da sanare e la sua anima ancora da formare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

 
É strano come le cose cambiano veloci dentro di noi e fuori resta tutto uguale.
É strano come le consapevolezze e le certezze si insinuano dentro di noi da un momento all'altro cambiando improvvisamente il nostro punto di vista e pensiero, ma facendoci restare comunque le stesse persone di ieri.
 
Era questo ciò che stava pensando Kurt quando si era ritrovato a varcare la soglia del Mckinley, trovando ad aspettarlo, fintamente disinteressato Zack.
 
I pensieri di Kurt non erano generalizzati ovviamente, erano esattamente soffermati su di un particolare.
 
Il fatto era che solo due giorni prima vedeva Zack come la distrazione perfetta, vedeva in quel bel ragazzo la possibilità di fare le esperienze giuste come ogni altro liceale al mondo ed ora invece questo giocatore di football neanche lo vedeva.
Surclassato da Blaine.
 
Ecco la differenza tra il ieri e l'oggi di Kurt.. Fuori era sempre lo stesso ragazzo, con la stessa acconciatura e con lo stesso sguardo del giorno prima, ma dentro, dentro di lui molto era cambiato in poche ore.
 
Perché se sabato credeva di poter provare a sentire quello che Zack non gli faceva sentire, credendo di poter deviare i suoi sentimenti verso la persona che lui credeva fosse la più giusta, fregandosene del suo volere e fingendo anche di riuscirci, ora invece si era deciso a non volerci neanche provare.
Non con Zack e non solo per quello che aveva appurato volesse da lui, ma anche perché non gli interessava e fingere non era più un opzione.
 
Per questo Kurt passò oltre Zack senza degnarlo di uno sguardo e l'altro lo seguì fingendo di fare la sua stessa strada,
"dobbiamo parlare. Sotto gli spalti alla solita ora" biascicò il ragazzo sorpassando Kurt convinto che l'altro avrebbe accettato senza fare storie.
Ma Kurt sbuffò e avanzò il passo per raggiungerlo guardandosi al contempo intorno,
"bagno del secondo piano, alla pausa pranzo. Non ho molto tempo" disse prima di notare Blaine appostato di fianco alla porta della sua classe che sembrava intento ad aspettare tutti i suoi studenti fuori da quella ma che invece stava soltanto accertandosi che quel Zack non facesse nulla di inappropriato.
 
*
 
La pausa pranzo era arrivata lenta e inesorabile e Kurt era esausto e davvero aveva pensato di non andare da Zack, ma sapeva di meritarsi almeno una spiegazione dall'altro e voleva accertarsi che ogni buona sensazione che aveva avuto su di lui fosse vera e non soltanto finzione come aveva dichiarato Sebastian.
 
Kurt non aveva mai trovato quel bagno così stretto come quella volta, però.
Zack si era fatto avanti appena lui aveva chiuso la porta, con un occhio tumefatto e il labbro spaccato e aveva provato a baciarlo, come faceva da qualche settimana a quella parte.
 
E solo in quel momento, quando Kurt prima ancora di poterlo anche solo pensare si era scostato da lui voltandogli la faccia, aveva finalmente realizzato cosa stava per succedere nel parcheggio dello Scandals, aveva finalmente capito che non si sarebbe mai fidato di Zack e che ne era anche momentaneamente spaventato.
 
"mi dispiace per la tua faccia." sospirò mettendo la giusta distanza tra loro,
"a me dispiace per essere dovuti arrivare a tanto. Voglio dire Kurt, io ero ubriaco. Dico sul serio, non ricordo niente di quello che è successo e di cosa ho fatto per meritarmi un occhio-" Kurt con un gesto della mano, fermò le scuse dell'altro, lasciandolo un po' interdetto,
"okay Zack.. Io mi prendo le mie responsabilità, tu le tue. Sono stato io a proporre l'appuntamento, sono stato io ad accettare lo Scandals e i numerosi drink che mi hai offerto, sono stato io a ballare con te come non avrei dovuto fare e forse sono stato sempre io a trascinarti fuori con me, però Zack tu sei stato quello che mi ha offerto i drink, sei tu che hai bevuto molto meno di me, sei tu quello che mi ha portato fin la macchina e sei sempre tu quello che mi hanno tolto di dosso e che ha detto a Sebastian che avrebbe dovuto mettersi in fila per scoparmi perché c'eri già tu per primo."
Kurt fece un altro passo indietro, quando Zack tentò di avvicinarsi ancora,
"Kurt, non ero in me. Non ricordo quasi niente e-"
"per fidarmi di te, devi essere sincero. Sappiamo entrambi che ricordi esattamente cosa stava succedendo.. Ti saresti fermato?"
"Dio, Hummel non sono un maiale bastardo. Ma di cosa stiamo parlando? Avanti, come puoi anche solo pensare che avrei mai potuto fare qualcosa di così schifoso?"
"avevi i pantaloni abbassati fino alle caviglie ed io avevo i miei aperti, come la camicia. Perché hanno dovuto tirarti via da me?"
"cazzo Kurt, non lo so okay? Non lo so! Sembravi volere quello che volevo io. Sembravi convinto, cazzo, hai passato l'intera serata a strusciarmi addosso e non eri ubriaco in questo cazzo di bagno quando mi hai detto che- Kurt, ero euforico per l'alcol che avevo bevuto, okay? Sono uno stronzo la maggior parte del tempo e lo sai. Ma non sono un bastardo. Vuoi sapere se mi sarei fermato? Vuoi la verità? Non lo so fin dove mi sarei spinto, perché sono uno stronzo e perché ottengo sempre quello che voglio. Ma non sono cattivo e non mi prendo niente se l'altra persona non vuole darmelo. Ero ubriaco, questo concedimelo e forse ci avrei messo tempo ma avrei capito di dovermi fermare. Ecco, sei contento?"  Zack prese un profondo respiro prima di avvicinarsi ancora a Kurt, perché doveva toccarlo e accertarsi che niente era cambiato, che ancora riusciva a trattenerlo con una carezza, non sapendo però che mai ci era riuscito, che Kurt si teneva stretto quelle carezze perché così credeva di poter dimenticare quelle che non aveva neanche avuto da Blaine.
"pur credendo alle tue parole, io non mi fido dei tuoi fatti. Non ti conosco, non hai mai lasciato che ti conoscessi, perché in fondo non volevi quello da me, no? Lo hai detto tu e credevo che mi stava bene, Zack. Ero convinto che mi andava bene non conoscerti e non farmi conoscere, perché credevo che sarebbe stato più facile. Perché dentro di me sapevo che non sarebbe mai durata tra noi. Perché non ci ho mai creduto, perché non l'ho mai voluto e se devo essere sincero io ci ho provato con te solo per le motivazioni sbagliate."
 
E forse Zack non ci credeva, forse pensava che uno come Kurt non poteva davvero non volere uno come lui, perché sembrava non capire, continuava ad avvicinarsi a lui, continuava a ripetergli che gli dispiaceva e che dovevano passare oltre quella storia.
E dopo svariati no di Kurt e "ti scuso Zack, ma non possiamo stare insieme" e "non mi fiderò mai abbastanza di te" e addirittura "non sei tu, sono io ad essere sbagliato" Zack sembrò realizzare sul serio il volere di Kurt, perché sembrava un animale in gabbia, avanzando avanti e indietro per il poco spazio del bagno mentre farneticava che non poteva semplicemente finire così, che lui si era esposto, che non poteva dire a nessuno di lui e Kurt allora sorrise e si avvicinò per la prima volta dopo quel sabato e gli accarezzò con dita sicure e leggere il labbro gonfio,
"lo sai che non dirò a nessuno di te. Lo farai tu a modo tuo e con i tuoi tempi. Puoi fidarti" gli disse Kurt e Zack sospirò e annuì,
"ora sii sincero tu, non vuoi stare con me per quel Blaine, vero?"
E quello aveva cambiato tutto, quello aveva fatto vacillare tutte le sicurezze che aveva costruito, forse su castelli di carta. Quelle parole lo avevano bloccato e disorientato.
Perché non era possibile che Zack sapesse, non era possibile di aver messo ogni cosa in pericolo quando questo 'ogni cosa' non era nemmeno cominciato.
"che- cosa? No, Blaine?! Di chi diavolo parli?" sbottò maledicendo la sua poca praticità nel mentire.
"non lo so, di quel Blaine che hai nominato più volte allo Scandals e che io pensavo fosse il tizio che mi ha preso a pugni, ma tu poi lo hai chiamato Sebastian e allora non lo so chi é Blaine, dimmelo tu. Chi é?"
"in questa storia non c'entra nessun altro. Siamo io e te ad essere sbagliati. Qui si parla di me che non voglio stare con te."
"due giorni fa non sembrava così, Kurt. E ormai lo avrai capito, te l'ho già detto, io ottengo sempre ciò che voglio. Ci vediamo Lady Hummel" sospirò Zack troppo vicino al viso di Kurt, prima di sfiorargli il naso con la punta del dito e andarsene.
 
Kurt uscì poco dopo, essendosi data una parvenza di ritegno e fregandosene di chi potesse vederlo uscire da un bagno delle donne si avviò a passo pesante verso la prossima aula.
Non si sorprese quando vide Blaine appostato alla piccola fontana di fianco agli armadietti, che sorseggiava il suo caffè e intratteneva un conversazione con alcuni ragazzi del glee
"Kurt! Proprio te stavo cercando" si fece sentire Blaine quando vide l'altro passargli davanti e proseguire oltre,
"Mi scusi Mr. Anderson ma devo davvero correre alla prossima lezione" disse in fretta Kurt voltandosi ma senza fermarsi.
"non ci vorrà molto, ti accompagno all'aula" propose Blaine e notando le riserve di Kurt, lo spinse un po' per il braccio e gli si mise di fianco invitandolo a proseguire,
"cosa é successo, Kurt? Stai bene? Lui ha provato a-" domandò preoccupato senza finire la domanda sapendo che Kurt avrebbe capito comunque,
"va tutto bene, per ora. Solo, evitiamo di fare questo" disse indicando loro due in un gesto quasi isterico per poi continuare, "qui a scuola. Evitiamo di farlo e basta. A dopo Mr. Anderson" e scappò via poi, lasciando Blaine completamente confuso e preoccupato.
 
E quell'evitarsi Blaine dovette solo subirlo, senza possibilità di scelta, perché Kurt lo evitò per quanto potesse evitare il direttore del glee club a tre settimane dalle provinciali.
 
Blaine però voleva delle spiegazioni. Voleva capire perché dopo quel dannato lunedì, vedeva Kurt sempre seguito da Zack e da un altro giocatore di football dall'aria delinquente e furba con una cresta alquanto eccentrica sulla testa.
Blaine voleva sapere perché Kurt lo evitava come la peste, beccandosi addirittura note di demerito per non restare a parlare dopo le lezioni con lui.
Voleva capire perché dopo aver cantato Defying gravity quello stesso lunedì, così bene non solo da convincere tutti i ragazzi del glee a dargli una parte del duetto con Mercedes, ma addirittura far diventare quel pezzo un duetto alle provinciali, Kurt scappò via e non rispose a nessuno dei messaggi che Blaine gli inviò fino a sentirsi le dita intorpidite.
 
E poi voleva sapere perché diavolo continuava ad addormentarsi durante le sue lezioni.
Era così noioso anche per un amante della letteratura come lui?
"Hummel!" urlò Blaine sbattendo poco gentilmente il suo libro di testo sul banco di Kurt, facendo saltare dallo spavento il ragazzo,
"due volte in tre giorni Hummel! Mi dispiace che le mie lezioni ti annoiano così tanto. Va' in sala professori, dici che ti ho mandato io, prendi un caffè e ritorna solo quando la caffeina ti farà avere una parvenza di umanità." disse Blaine risoluto facendo divertire e non poco gli altri alunni della classe e ringraziare il cielo Kurt che avrebbe quasi voluto piangere di gioia quando gli era stato nominato il caffè.
"va' Hummel, ne riparliamo dopo la lezione."
 
Blaine chiuse la porta della classe, senza lasciare lo sguardo di Kurt, sedendosi poi sulla cattedra proprio di fronte al ragazzo,
"che succede Kurt? Perché sei sempre così stanco?" e a quella domanda lui poteva rispondere,
"la Sylvester é pazza. Ecco cosa succede. A gennaio ci sono le regionali e ci ha assegnato allenamenti assurdi tutti i giorni dopo le lezioni per imparare al meglio coreografie degne di trapezisti, solo che i suoi allenamenti coincidono con le prove extra del glee per le provinciali e la coach mi ha dato questo ultimatum o mi sarei allenato tutte le mattine alle sette prima delle lezioni oppure sarei stato fuori dalla squadra. E hai capito che le regionali sono a gennaio? É pazza!" Kurt appoggiò la testa sul banco e chiuse gli occhi sospirando amareggiato, "sto pure cercando di seguire ancora il corso di spagnolo e letteratura europea e sto studiando il programma della Dalton per prepararmi al meglio per i test di ammissione al college. Mi dispiace, prometto che non mi addormenterò più in classe. Ho solo bisogno di più caffè per queste tre settimane fino alle provinciali. Ho avuto qualche nota di demerito?" domandò alla fine risollevando il capo per incontrare gli occhi dolci di Blaine che scosse la testa e sorrise,
"no certo che no. Vuoi che parli con la Sylvester?" chiese affabile e il "no" di Kurt fu duro e veloce e si morse il labbro sentendosi davvero un idiota.
 
Il fatto era che Kurt era davvero spossato e stanco e arrivava all'ora di cena che a stento riusciva a tenere gli occhi aperti, ma almeno con tutto quel da fare riusciva a non pensare e di conseguenza a non volere.
Alla fine della giornata tutto quello a cui agognava era il suo letto, riuscendo a mettere da parte i messaggi di Blaine e Blaine in generale, perché c'era ancora quella voce dentro di lui che continuava a farsi sentire sempre, pure quando era troppo stanco per tirare fuori dal letto un braccio per spegnere la luce, ricordandogli che Zack poteva scoprire che quel Blaine era il professor Anderson, che quella sera non aveva dormito da Sebastian ma dal suo professore, che un insegnante 'se la faceva' con uno studente, mettendo a repentaglio la reputazione e la carriera di Blaine.
 
Quindi era contento Kurt di sfiancarsi mentalmente e fisicamente da non avere più forze per fare altro se non dormire.
 
"tre settimane e ci sarà il ringraziamento e le provinciali e avrai un po' di riposo" disse Blaine dopo un attimo di esitazione inclinando il capo su di una spalla, scrutando Kurt come a leggerlo dentro.
"già" asserì l'altro sentendo quello sguardo fracassargli il petto,
"stai facendo tutte queste cose, più l'evitarmi. Perché?" domandò poi Blaine, perché non era riuscito a trattenersi, perché con Kurt non sarebbe mai stato solo un insegnante.
Perché ogni volta che pensava che forse quell'allontanarsi di lui aveva a che fare con l'avvicinarsi di Zack gli si rivoltava lo stomaco e non sapeva o meglio non voleva spiegarselo.
"tutte queste cose, come le chiami tu, mi portano a non avere tempo per fare altro." rispose Kurt vago, perché in parte era vero, in parte era una colossale bugia.
"quindi Zack non centra niente. Il fatto che tu mi eviti e non rispondi a nessuno dei miei messaggi non ha niente a che fare con un ipotetica storia con Zack" Kurt spalancò gli occhi e boccheggiò come un pesce fuor d'acqua cercando di tirar fuori almeno una parola sensata.
"No! Cos-? No! Io e Zack non stiamo insieme! Dio No!" balbettò alla fine rosso in viso,
"okay" sospirò Blaine chiudendo piano gli occhi e tirando un gran bel respiro.
Avrebbe voluto chiedere di più, avrebbe voluto poter avere il diritto di domandare senza la paura di ricevere una porta sbattuta in faccia come risposta,
"la Sylvester ha chiesto a Zack e Puckerman di tenermi d'occhio almeno fino alle regionali dei cheerios, per evitare sconvenienti per entrambe le squadre. Credo che sia stata un'idea di Zack.. Puckerman sta solo spalleggiando un suo compagno di squadra e poi credo che abbia una cotta per Marley, ma non ne sono sicuro. Ad essere sinceri la storia dei bodyguard o quello che é mi sta dando sui nervi. Molto probabilmente ora mi staranno aspettando all'armadietto." Kurt sentì il bisogno di spiegarsi anche se l'intero discorso non aveva soddisfatto ancora le domande implicite di Blaine.
"Kurt?  cosa é successo lunedì, da farti tornare sui tuoi passi? Domenica avevamo deciso di lasciare che le cose facessero il proprio corso. Ora sembra che tu abbia innalzato una diga da un momento all’altro.. Perché?"
 
Il perché lo sapevano entrambi.
Ma ancora una volta Blaine voleva sentirselo dire e Kurt ancora una volta si sentì in obbligo di spiegarsi.
 
"Mia madre aveva ragione quando mi disse di fregarmene della gente fino a quando avrei ottenuto quello che volessi. Solo che credo che questo discorso valga solo quando le azioni della gente possono ricadere esclusivamente su di me. Se feriscono me, va bene.. Era già preventivato, ma se fanno del male a terze persone per un qualcosa di incerto mi farebbe sentire così in colpa da distruggermi, capisci?" finì Kurt sperando che Blaine capisse e pregando inconsciamente che non accettasse quel discorso come valido.
"se per terza persona intendi me e se per un qualcosa di incerto intendi noi, allora ho capito che tu non hai capito niente, Kurt. Anche io come te ho preventivato eventuali conseguenze, anche io ho messo in conto di poter rimanere scottato dalla situazione, dalla gente, da te. Ma lo voglio comunque." Blaine si era fatto avanti sedendosi sul banco di Kurt per sentirlo più vicino, per convincersi che quella diga stava distruggendosi, lasciandogli il permesso di nuotare in quegli occhi azzurri sempre troppo pieni.
Pieni di incertezze.
Pieni di passione.
Pieni di pressioni.
Pieni di verità taciute e urlate solo a sé stesso.
"non devi proteggermi, Kurt. Quindi, perché non mi dici tutta la verità ora? C'é qualcosa che non mi hai ancora detto. Dimmelo, non scappo."
Blaine tenne i pugni chiusi e ascoltò quello che Kurt ancora insicuro gli stava raccontando.
Tenne i pugni chiusi perché ogni volta che sentiva Kurt balbettare e sospirare e nominare Zack, non voleva fare altro che trovare quel borioso idiota pallone gonfiato e sgonfiargli tutte le sue finte sicurezze a suon di pugni in faccia.
"mi dispiace Blaine, ero ubriaco e non ero in me e-"
"Kurt? Stai straparlando" lo rimbeccò l'altro dolcemente accarezzandogli il viso, avvicinandosi troppo per il luogo in cui si trovavano,
"non sono arrabbiato.. Eri ubriaco e a quanto pare mi cercavi un po' dovunque, é dolce, non trovi?"
"dolce?!" Kurt alzò gli occhi al cielo e scosse la testa e Blaine sorrise facendo spallucce.
"e comunque quel-Zack non sa niente. Non ha capito niente e sinceramente Kurt? Non fasciamoci la testa prima di essercela rotta." disse alla fine facendogli un occhiolino,
"perché sembri non voler capire?" sbottò Kurt mettendosi in piedi e mordendosi un labbro quando si accorse di aver alzato un po' troppo la voce,
"cosa, Kurt? Che quello che stiamo facendo é irresponsabile? Che é inappropriato? Che é sbagliato? Che se qualcuno lo scoprisse finiremmo nei guai? Lo capisco, fin troppo bene. Ma non mi va di pensare come ogni altra persona che potrebbe guardaci da fuori puntandoci il dito contro, io ci sto dentro e dal mio posto d'onore posso permettermi di credere che per quanto possa essere inappropriato, tutto questo non é sbagliato." Blaine si era avvicinato e fregandosene della razionalità che cercava di ricordagli che fossero a scuola gli prese il viso tra le mani e piano gli sfiorò la fronte con le labbra per poi scendere un po' più in basso, lasciando che si sfiorassero senza toccarsi, si guardassero senza alternativa, si trovassero ma non si raggiungessero.
Pelle contro pelle, respiro su respiro.
"Continuerò a ripetertelo fino a quando non te ne convincerai anche tu, Kurt"
E un sospiro ed un sorriso e poi si allontanarono.
Perché anche solo un bacio, rendeva tutto reale.
Perché niente sarebbe stato più platonico e cosa si può accusare quando tutto resta invisibile?
Perché si può morire di amore platonico, ma non ti ci bruci.
Quello no e fino a quando lo sfiorarsi delle mani, il sorridersi, il guardarsi e volersi era abbastanza, niente sarebbe potuto succedere.
Per questo sospirarono entrambi e si distanziarono, sentendo il fuoco sotto la pelle e i brividi lungo la schiena.
 
"Kurt?" lo richiamò Blaine prima che l'altro sparisse dietro la porta,
"se ti mandassi un messaggio di tanto in tanto dovrei ancora temere una tua mancata risposta?" domandò per metterlo e mettersi alla prova, per assicurarsi che almeno per quella volta le sue parole erano bastate a cancellare almeno in parte i tanti "e se" che Kurt custodiva nella sua testa.
"sei coraggioso abbastanza da provarci, almeno, vero?" rispose lui prima di salutarlo con un cenno della mano e sparire nel corridoio, lasciando Blaine con un sorriso ebete sul viso e un sospiro leggero sul cuore.
 
*
 
Il coraggio c'era.
In abbondanza.
C'era il coraggio di Blaine di farsi avanti ancora una volta.
C'era il coraggio di Kurt ,dettato dalla voglia di sentirsi vicino a Blaine, nel reclamare certe attenzioni.
C'era il coraggio a quattro mani di chiudersi nella classe di Blaine tutte le mattine per un caffè e c'era il coraggio di ammettere che erano l'uno l'ultimo pensiero dell'altro prima di andare a letto con un messaggio.
 
C'era il coraggio, ma era limitato.
Limitato dal tempo e dalle circostanze e Kurt e Blaine non oltrepassavano mai quella linea di confine.
Non andavano mai oltre lo sfiorarsi, perché si volevano ma c'era sempre qualcosa o qualcuno che ricordasse loro dove e chi fossero.
 
C'era il coraggio ma a volte era più facile dimenticarlo in un anfratto del cuore e proseguire dritto.
A volte era più facile restare ai bordi della strada senza attraversarla, riuscendo a vedere cosa c'é dall'altra parte senza però raggiungerlo mai.
 
Era quello che stavano facendo Kurt e Blaine da tre settimane.
Il caffè della mattina, le prove del glee e i messaggi della sera era tutto ciò che li teneva legati, era tutto ciò che avevano per essere reali.
 
(Da Blaine)
-Avremo ancora il nostro caffè dopo le provinciali, vero?-
 
(A Blaine)
-se tu continuerai a portare i caffè più buoni di Lima, chi sono io per rifiutarli?-
 
(Da Blaine)
-quindi continuerai a venire a scuola ad un orario indecente solo per un buon caffè?-
 
(A Blaine)
-non sai cosa sono capace di fare per un buon caffè, Blaine ;)-
 
(Da Blaine)
-risposta sbagliata Hummel. Quella giusta era: buon caffè e buona compagnia. Mi sento offeso, sto seriamente pensando di vietarti ogni goccio di caffè.-
 
(A Blaine)
-Anderson evita di imbarazzarti da solo. Lo sappiamo entrambi che avrò sempre il mio caffè. ;)-
 
(Da Blaine)
-bene. Ora dammi la mia buonanotte. Perché se tu avrai sempre il tuo caffè, io avrò sempre la mia buonanotte.-
 
(A Blaine)
-mi sembra equo. Buonanotte Blaine. Dormi bene. :)-
 
Kurt poggiò il cellulare sul suo comodino e si nascose sotto le coperte, erano passate quasi tre settimane da quel loro strano incontro nella aula della scuola, con i mano dei caffè caldi e l'imbarazzo negli occhi di chi ha tanto da dire ma non sa dove cominciare.
 
E quella loro strana ma piacevole piccola routine era cominciata quando...
 
Per essere le sette e quarantacinque di mattino Kurt si sentiva già enormemente spossato, ma stava bene.
L'aria fresca e gli allenamenti regolari gli stavano facendo bene ed era proprio quello che stava dicendo alle poche cheerios che erano presenti con lui a quegli assurdi allenamenti quando alzando lo sguardo sugli spalti notò una testa impomatata.
Blaine stava placidamente passeggiando per gli spalti sorridendo verso il campo, con la tracolla su di una spalla e due caffè  tra le mani.
Kurt non riuscì ad impedirsi di sorridere e arrossire, ripensando al messaggio di Blaine della sera prima in cui gli prometteva tanto caffè ed anche buono.
Lo vide ammiccare dalla sua parte e andarsene prima che le altre ragazze si accorgessero di quegli sguardi e di quell'implicito invito.
Avevano poco meno di mezz'ora prima che le aule si riempissero e loro sarebbero stati costretti a ritornare nelle loro vesti di Insegnante e Studente.
 
"Kurt! Come mai così di buon umore stamattina?" Mercedes lo aveva raggiunto a passo svelto, sbuffando subito dopo quando notò Zack e Puckerman dietro di lei pronti per la loro ronda mattutina per accompagnare Kurt nella sua prima classe e salutando il professor Anderson che con aria contrariata se ne stava impalato davanti la porta della sua classe.
 
Kurt doveva agire e pure in fretta se voleva il suo caffè e il suo pizzico di sole degli occhi di Blaine.
 
"oh ehi Mercedes! Zack, Puck.. buongiorno a voi" salutò tutti lui,
"Lady Hummel.. Non risplendere troppo di primo mattino, mi fai venire il voltastomaco" sbuffò Noah dandogli una pacca sulla spalla, per niente accusatorio o offensivo.. quello di Puckerman era soltanto il suo atteggiamento schietto e un po’ viscerale proprio come quello di Santana  per come la vedeva Kurt, quindi non era per niente fastidioso, anzi.
"gli allenamenti mi fanno davvero bene" rispose Kurt alla domanda di Mercedes di poco prima, evitando bellamente i due giocatori dietro di loro.
"e a proposito di questo Mercedes, Stavo pensando.. Tutti noi del glee abbiamo bisogno di allenarci per bene per le coreografie delle provinciali. Allenarci tutti i giorni prima delle lezioni sarebbe un buon modo per essere più uniti come squadra, non trovi?"
"allenamenti? Come quelli dei cheerios?" domandò per niente convinta la ragazza,
"si. Avanti diciamoci la verità, non siamo per niente bravi con le coreografie, Mike é bravo e Sugar non é niente male.. Ma coordinare carrozzella e le gambe di Unique insieme non é per niente facile. Dovremmo provare di più e non ci disturberà nessuno di primo mattino nel campo della scuola" Mercedes annuì seppur ancora titubante,
"dovresti chiederlo tu ad Anderson. Se fosse per me, ci piantiamo li e cantiamo" Kurt si congratulò con sé stesso, per essere stato così bravo nell'essersi inventato veloce quella storia e prima che Zack e Puck potessero anche solo capire cosa fosse successo era scappato via,
"andate pure senza di me, io vado a cercare il professor Anderson!" urlò fermando le lamentele di Zack.
 
Ed eccolo lì, Kurt entrato nella classe di Anderson con un sorriso genuino e un po' imbarazzato, non sapendo neanche come salutarlo, ma sentendosi comunque nel posto giusto.
Blaine come se potesse leggergli nella mente e sentire ogni suo pensiero, gli sorrise leggero e gli passò il caffè destinato a lui.
"di solito la mattina ci si dice buongiorno" lo schernì Blaine prendendo a bere dalla sua tazza ancora un po' calda,
"Buongiorno Blaine, dammi il mio caffè Blaine" scherzò lui accettando il bicchiere e andandosi a sedere al suo solito banco.
Dopo un attimo di esitazione Blaine andò a sedersi sulla cattedra lasciando i piedi penzolare..
"sono curioso di sapere come hai fatto a raggirare le due guardie svizzere che ti ritrovi sempre dietro"
"oh per quello.. Devo chiederti se sei d’accordo ad iniziare allenamenti mattutini per tutti noi del glee. Per unirci come squadra e migliorare nelle coreografie"
"allenamenti come quelli dei cheerios?" domandò interessato Blaine,
"non lo so. Devi deciderlo tu. Possiamo anche solo imparare qualche altro passo di danza con te e Mike"
"é una buona idea.. Dovrò chiedere il permesso alla Sylvester."
"beh comunque la mia era solo una scusa per avere un motivo per venire da te senza le mie guardie" disse Kurt così sinceramente che lasciò piacevolmente colpito Blaine che però non ci mise molto a riprendersi e rispondergli,
"la tua idea resta comunque buona" Kurt fece spallucce e sorrise, "ma tu come faresti a parteciparvi?" continuò poi Blaine,
"oh cavolo. Non ci avevo pensato" scoppiarono a ridere entrambi riuscendo a stemperare l'ultimo briciolo di tensione.
"caffè. Dovresti berne una tonnellata. Sei sicuro di riuscire a reggere questi ritmi per tre settimane?"
"tu pensa a fornirmi di caffè" lo rimbeccò Kurt con una linguaccia.
"penso anche a riempirti lo stomaco" disse però Blaine prendendo dalla sua tracolla una busta di carta piena,
"muffin.. Al cioccolato" spiegò poi porgendolo a Kurt,
"del Lima Bean?" domandò e l'altro annuì,
"okay per oggi lo accetto ma da domani porterò io da mangiare, fidati"
"da domani? Ci sarà un domani?"
"stiamo perdendo tempo" disse Kurt alzandosi per imboccare Blaine con un pezzo di muffin.
 
E il tempo, il loro tempo se lo erano ritagliato in quelle tre settimane e c'erano state volte in cui quell'aula diventava stretta o dove i messaggi erano sempre troppo impersonali e la voglia di sentire la voce dell'altro era tanta, troppa.
C'erano state volte in cui dimenticavano che non erano soli al glee e certe canzoni parlavano di loro.
Fino a quando ogni melodia era per loro.
 
Ed era un casino, perché andare oltre un bacio sulla guancia e un abbraccio fugace prima delle lezioni significava mettersi davvero in gioco.
Significava rompere le regole e prevedere le mosse dell'altro e degli altri.
Significava mettere in conto di perdere e farsi male.
 
Ed era vero che entrambi lo avevano preventivato, di farsi male.. Ma nessuno dei due voleva che l'altro ne soffrisse.
 
Ed era come camminare su di un filo di un rasoio e se per Kurt era comunque tutto quello che poteva avere e non si lamentava, Blaine invece col tempo era diventato insofferente.
 
Insofferente, perché da tipo organizzato qual' era, era stufo di non poter inserire nel suo calendario un appuntamento con Kurt, una data importante da ricordare, una gita fuori porta per raccontare un po' della sua infanzia al ragazzo che nonostante tutte le situazioni che gli remavano contro gli era entrato dentro.
 
Una delle cose che remavano contro Blaine e le sue intenzioni era per assurdo proprio il tempo.
Perché per assurdo, loro non si sarebbero visti comunque al di fuori della scuola a causa dei mille e più impegni che avevano entrambi, in cui, Blaine ne era sicuro, Kurt si nascondeva per evitare di andare oltre.
Per evitare di sfidare la loro personale forza di gravità e vincerla.
 
Ma poi il ringraziamento era arrivato e con esso anche le provinciali.
 
*
Sebastian Smythe aveva pochi credo nella vita.
Il primo era Blaine, era la sua certezza. Sapeva che ci sarebbe sempre stato e tanto bastava.
Poi c’era la sua passione per la scrittura, una delle poche cose importanti che non l’aveva mai abbandonato e lasciato andare alla deriva, un po’ come la certezza che lui era ciò che era.
C’era poi la sua proverbiale ammirazione per un bel sedere a prescindere dal sesso della persona che lo possedeva. E in quel momento il sedere che più gli stava a cuore, senza neanche capire il motivo era quello della bella ispanica.
E infine, c’era il rispetto che aveva per la signora Anderson.
Rispetto che c’era sempre stato e che era cresciuto col tempo e con quello che avevano dovuto superare, insieme.
 
Marie Anderson era sempre stata una donna tenace, una donna forte e piena d’amore per suo figlio Blaine, queste cose Sebastian l’aveva capite al primo sguardo come aveva capito l’ingenuità e la fede, segni che contraddistinguevano anche Blaine, che la donna mostrava quando si trattava del suo ex marito, Thomas Ferguson.
 
Ed era proprio quell’ingenuità che la donna non riusciva a biasimarsi, anche dopo tutti gli anni che erano passati da quella fatidica volta.
 
Ad essere onesti la donna si assumeva colpe che proprio non le appartenevano.
Quante volte, subito dopo “l’incidente” Marie con le lacrime agli occhi gli aveva preso le mani tra le sue e gli aveva chiesto scusa.
Quante volte aveva ripetuto: “è solo colpa mia figliolo. Avrei dovuto capire prima che persona vile fosse” e Sebastian mai una volta aveva acconsentito a quelle parole, mai una volta aveva accettato quelle scuse.
Perché non c’era niente da biasimare a lei.
Lei era solo stata accecata dall’amore che nutriva per l’uomo, era stata accecata dall’idea di famiglia che aveva sempre desiderato e che Blaine le dava e Thomas no.
 
Marie però amava troppo suo figlio per spezzarsi, era piegata sì.. ma con la schiena ricurva e il cuore a pezzi non aveva mai permesso a sé stessa di essere una vittima sacrificale di quello che aveva scoperto solo troppo tardi essere un verme.
Ed era stata quella forza ad aiutare Sebastian e anche Blaine.
 
Marie si addossava pure le colpe che il figlio credeva fossero solo sue.
“perché se avessi anche solo immaginato quello che passasse per la testa di quel bastardo avrei potuto impedire che Blaine ne venisse condizionato, avrei potuto impedire il potere che esercitava su di noi.. avrei di sicuro impedito quel dannato appuntamento, Sebastian. Se deve essere incolpato qualcuno di noi tre, allora quella persona devo essere io” aveva detto lei quando lui era ancora ricoverato in un letto d’ospedale per lesioni interne e per cicatrici invisibili che nessuno mai sarebbe riuscito a guarirgli, non completamente almeno e Blaine era steso di fianco all’altro con gli occhi persi e il cuore pesante.
 
Sebastian aveva poi nutrito profonda stima e ammirazione quando la donna aveva chiesto l’annullamento del matrimonio e una volta ottenuto non ci pensò due volte a  dare il suo cognome al figlio e a testimoniare contro l’uomo nel processo, senza risparmiarsi i dettagli più dolorosi, dettagli che lei solo col senno di poi aveva capito  fossero orribili.
 
C’era un piccolo particolare che però infastidiva Sebastian e proprio per la stima e il rispetto che nutriva per la donna, voleva cambiare. Ora che poteva farlo.
 
Erano dodici anni che la signora Anderson passava il ringraziamento nei carceri dello Stato dell’Ohio con quello che non era più suo marito ma uno dei tanti criminali che affollavano l’istituto.
 
erano dodici anni che non festeggiavano il Ringraziamento in famiglia e Sebastian come famiglia intendeva anche Blaine e Marie ed ora era pronto ad affrontare il discorso e far cambiare le cose.
 
Non lo aveva fatto prima perché lui e Blaine erano a New York, perché Blaine era troppo preso dal tenere su una vita con Jeremiah, perché da lontano non avrebbe potuto cambiare le cose con Marie e soprattutto perché ad essere sinceri neanche lui avrebbe mai creduto di voler festeggiare di nuovo il ringraziamento, non dopo quello che era successo durante quella festa anni addietro.
 
“So perché sei qui Bastian, sai?” gli aveva detto Marie dopo avergli offerto il caffè sedendosi poi di fianco a lui sul divano,
“so perché sei qui da solo, senza Blaine” continuò la donna calma e Sebastian annuì e si mosse un po’ a disagio consapevole del discorso che avrebbero intavolato.
“Sei pronto” disse lei però, accarezzandogli un ginocchio e sorridendo materna,
“Sono pronto?” domandò lui con un sopracciglio alzato,
“sei pronto a crearti nuovi ricordi del ringraziamento. Sei pronto ad affrontare il dolore e a metterlo da parte. Sei pronto.” Disse ancora più convinta lei,
“vorrei che anche tu festeggiassi con noi il ringraziamento Marie”
“oh figliolo, devi credermi se ti dico che il mio è un modo per festeggiarlo”
“perché dopo tutto questo tempo senti ancora il bisogno di andare a trovarlo?” domandò lui cercando di non far trapelare dalla sua voce tutta la collera che provava in quel momento per quell’uomo senza sapere però se ci stava riuscendo,
“non lo faccio per lui.. ma per me, lo sai.”
“ma io-“ Marie alzò una mano e lo fermò,
“ho bisogno di ricordare. Ho bisogno di ricordare che non tutte le colpe sono mie. Devo guardarlo in faccia e assicurarmi che la stia pagando ogni giorno. Ho bisogno di accertarmi che neanche lui dimentichi, Sebastian. Ho bisogno di sentire le sue stupide scuse e non accettarle, perché quando se ne andrà, Bas, voglio che lo faccia con un peso enorme sul cuore, voglio che abbia la coscienza sporca anche da morto. Ho bisogno di dirgli che tu e mio figlio siete tutto quello che lui non è stato e non sarà mai. E poi ho bisogno anche di ringraziare qualcuno lassù, se mai ci sia qualcuno, per te e Blaine, per essere riusciti a buttarvi alle spalle tutta la merda che vi è stata riservata ed essere diventati lo stesso degli uomini migliori, perché diciamoci la verità.. chi altri potrei ringraziare per le persone splendide che siete voi due?” disse la donna con occhi un po’ lucidi, come ogni volta che doveva affrontare quel discorso e il sorriso di chi ha lottato senza uscirne del tutto indenne, ma comunque ancora vivo.
“noi. Marie dovresti ringraziare te, me e Blaine e anche mia nonna se proprio devo dirla tutta, per quello che siamo diventati. Dovresti buttartela anche tu alle spalle tutta la merda che Lui ci ha riservato e andare avanti. Io lo sto facendo Marie, ci sto provando sul serio. Sono pronto, no? lo hai detto tu, solo che da solo non posso andare da nessuna parte. Devi esserci Marie, perché tredici anni fa a quest’ora ero su di un letto d’ospedale che non riuscivo a fare altro che auto commiserarmi e fosti tu quella che mi promise che l’avremmo superata insieme, che avresti fatto qualsiasi cosa per aiutarmi, per aiutarmi a creare dei ricordi così belli da surclassare quelli che non mi fanno dormire di notte. Marie, lascia perdere quell’uomo, lascia perdere le sue colpe e le tue che non hai e aiutiamoci a vivere al meglio questa vita che ci resta. Che ne dici?” La donna si asciugò le due lacrime che non era riuscita a trattenere e sorrise quando ne trovò una da asciugare anche sul viso di Sebastian e poi sospirò serena,
“dico che ora capisco quando Blaine mi dice che il tuo è un talento naturale. Maneggi con cura le parole semplici, le fai diventare importanti e poi le butti lì con attenta casualità e noi altri non possiamo fare altro che ammirarle, ammirarti e convenire sul fatto che, dicendolo come lo dici tu, qualsiasi cosa è maledettamente ragionevole” Sebastian ghignò soddisfatto e poi fece per alzarsi,
“era un sì, giusto? perfetto! Quest’anno non ci sarà una cena, ma un pranzo da Blaine.. perché si da’ il caso che suo figlio ha completamente perso la testa per- per il suo glee club e di sera ha organizzato una festa da noi con i suoi alunni per festeggiare una vittoria che non sono neanche tanto sicuro, otterranno. Ma comunque, ci sarà anche nonna Sophie a pranzo, insieme ai genitori di Rachel. Non c’è bisogno di vestirsi eleganti” snocciolò tutte le quelle informazioni mentre si infilava il cappotto e intrecciava la sciarpa intorno al collo,
“non fare tardi, okay? ora devo andare, è sempre un piacere parlare con te Marie, lo sai.” Continuò lui senza lasciare diritto di replica alla donna, baciandole una guancia e avviandosi verso l’ingresso sentendosi ancora un piccolo peso sul cuore, che sapeva come togliersi,
“emh oh, stavo per dimenticarlo.. ho ricominciato a scrivere il libro.” Disse rivolto verso il giardino della casa mentre la donna si era accostata allo stipite della porta,
“lo avevo immaginato. Sei davvero pronto e sono fiera di te. Lo sai.”
“beh allora ci vediamo giovedì”
“ci penserò”
“alle undici”
“avrò la possibilità di conoscere un certo Kurt?” disse la donna salutandolo con la mano, senza nascondere un ghigno furbo sul viso,
“potrebbe capitare sì, dipende da dove e chi cerchi!” urlò Sebastian di rimando scuotendo la testa, appuntandosi di fare un bel discorsetto a quell’idiota del suo amico.
*
 
In effetti a Sebastian non fregava un emerito niente del dramma adolescenziale che Blaine stava vivendo in quel momento al quasi raggiungimento dei trenta.
 
“il fatto è Anderson, che se non avessi cambiato io le cose, tu non lo avresti mai fatto e se ti avessi detto le mie intenzioni avresti semplicemente trovato un modo per farmi desistere e lasciare che tua madre si infliggesse per l’ennesima volta la vista di quel viscido approfitta-cazzi.. quindi non lamentarti”
Blaine non si era lamentato, almeno non con le parole, aveva gli occhi da cucciolo bastonato però e Sebastian a quelli ormai aveva imparato bene a starne alla larga.
 
Blaine non aveva mai aperto bocca sulla decisione di sua madre, aveva chiesto spiegazioni all’epoca e quando queste gli furono date anche abbastanza esaustive lui non poté fare altro che accettarle.
Sua madre gli aveva detto che lo faceva per stare bene, per continuare ad imparare la lezione, per dimostrare a sé stessa che lei non aveva colpe e a Blaine andava bene così perché almeno lei aveva trovato un modo per salvarsi da sola, da donna forte qual’era.. ma se qualcuno gli avesse chiesto cosa avrebbe fatto al posto di lei allora lui avrebbe di sicuro risposto che non sentiva il bisogno di guardare ancora quella faccia per ricordarsi che le colpe erano solo dell’uomo, non aveva bisogno di stare seduto di fronte a lui per sapere che la sua coscienza era sporca e che non avrebbe accettato le sue scuse se mai gliele avesse fatte e che da ringraziare lassù non c’era proprio nessuno perché se mai ci fosse stato qualcuno di buono, qualcuno di forte, tutto quello che era stato riservato a lui e a Sebastian non sarebbe neanche esistito.
 
Quindi sì, era contento che Sebastian era finalmente pronto per far cambiare le cose nelle loro vite, era contento che lo avesse fatto da solo senza l’aiuto di nessuno ed era stramaledettamente contento di vedere il suo amico indaffarato per l’organizzazione della festa del ringraziamento, quindi cercò di non lamentarsene.
 
“..e non credere che io non sappia quello che sta succedendo nella tua stupida testa impomatata, Killer. Anche se non me ne parli, anche se tieni per te i tuoi stupidi segretucci come uno stupido adolescente io so cosa stai facendo.. ti avevo dato tempo fino al ringraziamento per uscirtene..”
“Sebastian risparmia il fiato, tanto io non posso lasciare Lima prima della fine della scuola e tu non vuoi lasciare l’Ohio proprio ora che stai combattendo sul serio. No?” ed era maledettamente vero cavolo! Sebastian non aveva mai avuto l’intenzione di andarsene, non ora che l’Ohio e tutto quello che portava con se non faceva più così paura, non ora che sapeva da dove cominciare per lottare e andare avanti per davvero, non ora che sembrava aver incontrato una delle donne più interessanti dello Stato.
“non hai idea di come vorrei tirarti un pugno in faccia” sputò allora lui,
“te ne parlerò Seb, lo sai. Fidati di me”
“perché sembra che tua madre conosce più dettagli di me?”
“mia madre non sa ancora niente”
“beh allora giovedì avremo di sicuro qualcosa di cui parlare, lo sai quanto nonna Sophie adori gli inciuci”
“lieto di poterti essere utile” borbottò Blaine prima di abbracciare l’altro e rifilargli un bacio sulla guancia, cosa che Sebastian odiava tremendamente,
“avremo il nostro ringraziamento Bas!” urlò poi prima di chiudersi la porta della sua camera alle spalle provocando un sospiro soddisfatto all’amico.
 
*
Kurt aveva davvero bisogno di distrarsi e non pensare alle provinciali di quella sera, per questo aveva aiutato Carole in cucina e poi Finn con i suoi esami di metà semestre e anche Burt con i soliti lavoretti in casa che non mancavano mai, ma tutto quel da fare lo aveva tenuto occupato solo fino all’ora di pranzo.
 Aveva già apparecchiato la tavola, aveva controllato il tacchino già tenuto d’occhio da Carole e aveva fatto ormai una seconda doccia della giornata, quando aveva convenuto di star completamente perdendo il controllo di sé stesso per la paura di dover mettere in conto alla fine di quella giornata qualche altra offesa da parte di una vita che non aveva fatto altro che dargli del marcio e non poteva farcela.
 
“non posso farcela” lo aveva detto Kurt ad alta voce per la prima volta appena Blaine aveva risposto al cellulare, abbandonando il pranzo e domande scomode che lui era sicuro Sebastian aveva scritto a sua nonna per porgliele,
“cosa?” domandò Blaine chiudendosi in bagno,
“mi dispiace, non avrei dovuto chiamare. Noi non lo facciamo mai.. chiamarci intendo e mi dispiace ma credo che sia giusto per la squadra avvisare che non ci sarò questa sera alla gara” sputò Kurt andando avanti e indietro per la camera con il cuore in gola e il respiro pesante.
“Kurt? stai male?”
“sì, sto tremendamente male. L’ansia mi sta divorando come Finn col tacchino, Blaine! e se conoscessi meglio Finn capiresti che come analogia è una bomba per descrivere come mi sento in questo momento!” sbottò, sentendo dall’altro lato una risatina divertita e un grosso sospiro,
“siediti” gli ordinò poi Blaine,
“la situazione non cambia” gli fece presente però Kurt una volta sedutosi sul letto,
“se stasera non verrai perché è quello che vuoi, allora lo accetto e sono sicuro che Unique non vede l’ora di sostituirti, ma se non verrai perché credi di non essere abbastanza, perché la paura ancora una volta ti ferma dal vedere quanto fantastico tu sia, allora non ci sto. La tua voce è spettacolare, io lo so, tu lo sai, i ragazzi del glee lo sanno e anche tua madre lo sa, Kurt.”
“ho subìto abbastanza umiliazioni da averne per due vite intere” si lasciò andare Kurt stringendo un po’ più forte il cellulare all’orecchio e alzando gli occhi al soffitto per evitare che le lacrime l’avessero vinta.
“ma non hai ancora ottenuto tanti successi da riempire la vita che stai vivendo adesso, no? le provinciali di questa sera saranno solo l’inizio. Avanti Kurt non sei mica quel tipo di persona che si lascia scoraggiare dalle stronzate che ti propinano gli altri?”
“no?!” domandò ironico,
“no Kurt! okay.. posso prendere  a calci chiunque in sala questa sera non si degnerà di applaudirti alla prima nota. Sei d’accordo?”
“evita di colpire mio padre però, lui non è il tipo da manifestazioni di entusiasmo in pubblico” disse alla fine Kurt sollevato facendo ridere di gusto Blaine,
“non mi permetterei mai” il silenzio che seguì dopo fu soltanto la realizzazione del fatto che fossero al telefono, insieme.
 
“a proposito di genitori.. non avevo ancora avuto modo di dirtelo. Abbiamo deciso che ci sarai questa sera giusto?”
“uhm si” rispose Kurt ora più attento,
“bene, verrai anche alla festa dopo?”
“sempre se avremmo voglia di festeggiare dopo”
“festeggeremo comunque vada, quindi verrai?”
“Finn si è già offerto di prendere la sua macchina e Rachel ha già organizzato l’intero itinerario per il nostro shopping di questa notte”
“oh mi dispiace!”
“ti dispiace per cosa?”
“per lo shopping con Rachel”
“non sai cosa sono capace di fare per un paio di stivali in saldo” disse Kurt convinto,
“e mi dispiace anche perché credo di aver fatto un piccolo casino”
“cosa intendi per piccolo casino?”
“ti ho detto che ho parlato di te a mia madre, vero?”
“mi hai detto che le hai raccontato quello che poteva sapere, giusto?”
“giusto. Solo che all’epoca non sapevo che descriverle i tuoi occhi o parlarle del nostro primo incontro con tanto di appunto su tuo fratello Finn potesse essere un problema”
“è un problema?” domandò allora del tutto confuso Kurt,
“lo è se questa sera sarà presente anche mia madre”
“alla festa?”
“alla festa e alle provinciali”
Forse Blaine non aveva scelto momento migliore per dirlo, forse non avrebbe dovuto dirglielo e basta. Forse avrebbe dovuto parlarne con la madre e cercare di tenerla a bada senza mettere in imbarazzo lui e in difficoltà Kurt, ma ormai il danno era fatto, quindi era meglio riparare.
 
“non devi preoccuparti, tutto quello che bisogna fare è tenere mia madre lontana da Finn e quindi dalla tua famiglia e tutto andrà bene”
“tutto andrà bene?! Blaine! io non posso- Dio mio, io non- okay.” Kurt prese un grosso respiro, chiuse gli occhi, contò fino a dieci e continuò, “okay, va bene. io- tu non sembri preoccupato, non lo sei giusto? tua madre non direbbe nulla per metterti nei guai, vero?”
“esatto. Andrà tutto bene”
“e se-“
“no”
“non sai neanche cosa volessi dire, Blaine!”
“ci vediamo questa sera Kurt, sii puntuale”
“ma-“
“felice ringraziamento”
“uh si, giusto, anche a te” mormorò Kurt,
“a dopo allora”
“a dopo”
 
Kurt era stato così preoccupato dall’idea di Finn e la signora Anderson nella stessa stanza che era riuscito a mettere in secondo piano la sua insana ansia per la gara.
Ansia che si era ripresentata più forte di prima, quando si era ritrovato chiuso insieme agli altri ragazzi del glee in un piccolo camerino dietro le quinte del teatro della scuola e aveva realizzato che di lì a poco sarebbe dovuto salire su di un palco.
 
C’era chi scaldava la voce, chi ripassava alcuni passi di danza, chi si specchiava nel riflesso dello schermo del cellulare e chi come Unique non faceva che farneticare su quanto stesse bene con quell’abito, quanto fosse eccitata per la gara e di come avrebbero fatto a pezzi gli avversari ed era stata proprio quest’ultima con tutte le sue chiacchiere sicure a far cadere Kurt nella più totale crisi di panico.
 
Avrebbe dovuto prendere esempio da Unique e farsi forza.. insomma quella ragazza era perseguitata quanto lui in quella scuola, si sentiva una “diversa” la maggior parte del tempo e più volte era stata offesa e derisa per una voce che per i bifolchi ignoranti non le apparteneva e che per chi invece la conosceva sapeva essere perfetta per lei, eppure non si era mai arresa, non aveva mai perso il suo animo fiero e combattente e stava in quel momento di fronte a lui cercando un modo per dargli coraggio.
 
Coraggio che era del tutto scomparso quando Blaine varcò la soglia della piccola stanza seguito a ruota da una donna alta all’incirca quanto lui se non più bassa e da Sebastian.
 
“oh Mr. Anderson, finalmente è arrivato! Può dire a Joe di infilarsi le scarpe, a Tina di smetterla con la lacca e a Unique di stare zitta che non fa altro che innervosire ancora di più il povero Ku-“ Mercedes fu bloccata da Kurt prima che finisse di pronunciare il suo nome,
“sto bene, va tutto bene. aiutami ad allacciare il papillon” disse lui mettendosi in piedi proprio di fronte a lei per farsi fare per la terza volta il nodo al farfallino che proprio non riusciva a tenere legato al collo,
“beh felice ringraziamento a tutti!” esclamò Blaine scuotendo la testa e tirando dalle mani di Mike la scarpa che era destinata di sicuro allo stomaco di Joe,
“indossa le scarpe, non puoi salire sul palco senza, lo sai. Tina i tuoi capelli stanno benissimo, Unique sei spettacolare ma lascia in pace gli altri.” Disse risoluto Blaine mentre contava uno ad uno tutti i membri del club assicurandosi che ci fossero tutti.
 
“oddio ma quel sorriso tremendamente sexy dietro Blaine non è mica Sebastian Smythe? È Smythe?” domandò Mercedes all’orecchio di Kurt mentre fingeva di star sistemandogli ancora il cravattino,
“credo di sì, sì.. lo conosci anche tu?”
“lo conosco anche io?! mi prendi in giro? Ho letto il suo libro ‘fuoco e fiamme’ in due giorni! È assolutamente fantastico! Ma non dirmi che è- non è che Blaine e Se-“
“Cavolo Mercedes, la smetti un po’?” esalò esasperato Kurt tornando a sedersi sulla sua piccola poltrona nell’angolino più stretto della stanza, evitando accuratamente lo sguardo preoccupato di Blaine e quello curioso della madre che stava educatamente presentandosi a tutti.
“anche tu credi che Anderson sia gay?” chiese Unique a Mercedes con fare civettuolo, senza però aspettare risposta, “il mio gay radar mi dice pure che è impegnato.. sarà quel signorino sexy il suo lui? tu cosa ne pensi Kur-?”
“penso che non siano affari nostri” borbottò lui notando Sebastian fargli un piccolo occhiolino come se avesse sentito i loro discorsi.
 
Intanto Marie stringeva la mano a tutti, camminava per la stanza complimentandosi con Tina per la buona riuscita degli abiti, prendendo in giro Blaine per aver costretto i ragazzi ad indossare il papillon, ammirando Sugar per la sua proverbiale mancanza di tatto con la sua viscerale sincerità, congratulandosi con Unique per la scelta azzeccata del suo nome.. fino ad arrivare a Kurt.
Era arrivato il suo turno di presentarsi quando la porta di quell’ormai troppo stretto camerino fu spalancata e un disorientato Finn fece capolino lasciando sconvolti fin troppe persone al suo interno.
Mercedes, come Artie e Tina ad esempio conoscevano il ragazzo perché aveva fatto parte di quella scuola fino all’anno prima ma non avevano idea del perché si trovasse lì in quel momento,
“Houdson! Che diavolo ci fai tu qui?!” esclamò il biondino Sam  dando voce ai pensieri di tutti e correndo ad abbracciare il suo vecchio compagno di squadra,
“uhm potrei farti la stessa domanda” disse lui dando un occhiata alla saletta piena zeppa di persone,
“comunque stavo cercando-“
“me! sono qua! Ti avevo detto che sarei tornata subito!” esclamò una Rachel trafelata che aveva preso Finn sottobraccio e aveva cercato di tirarlo via, inutilmente però perché il ragazzo non aveva fatto una grinza e con il suo sorriso sempre un po’ affettuosamente ebete, si passò una mano tra i capelli, cercando ancora suo fratello tra quell’accozzaglia di persone non sapendo che l’altro stava bellamente nascondendosi di proposito,
“lo so e infatti non stavo cercando te ma-“
“ehi Finn! Non sapevo ci saresti stato anche tu!” s’intromise però Blaine, bloccando di nuovo l’altro che alzò un sopracciglio confuso,
“non lo sapevi? Ma se Ku-“
“oh mio Dio, ma questo panzerotto ci è o ci fa?” sbottò Sebastian alzando gli occhi al cielo, facendo cadere l’intera camera in un assoluto silenzio, mentre la maggior parte dei presenti si guardavano confusi tra di loro,
“Berry perché non porti Finn-ocenza al suo posto?” chiese esasperato Sebastian,
“non essere sempre così scortese Bastian” parlò Marie allungando poi una mano verso Finn per presentarsi, con tutta l’intenzione di sapere se con lui fosse presente anche il fantomatico fratello di cui tanto si era parlato quel giorno,
“io sono la madre di Blaine, Marie.. è un piacere conoscerti. Rachel non fa che parlare di te anche se non sapevo ci saresti stato anche tu,qui” il ragazzo strinse la mano alla donna e fece spallucce,
“Rachel e mia madre mi hanno costretto a venire.. nessuna offesa, ma il canto corale o quello che è non è il mio genere” disse sorridendo,
“c’è anche tua madre?” domandò allora confusa la donna e a quel punto il gemito disperato di Kurt fece voltare un po’ tutti, Finn compreso,
“Uh eccoti, finalmente! Burt mi ha detto di dirti che abbiamo preso posto in quinta fila, sulla destra.. se hai bisogno di sostegno, guarda lui”
“forse è meglio se lasciamo concentrare questi ragazzi Finn e comunque non è canto corale.. ma canto coreografato.. Dai su, andiamo” Rachel lo spinse un po’ e questa volta Finn si lasciò condurre fuori salutando gli altri con la mano libera e mandando un imbocca a lupo a tutti,
“cos’è questa storia?” domandò subito Mercedes parandosi di fronte a Kurt,
“come conosci Finn?” chiese subito dopo Sam,
“e come conosce tuo padre?” fu la domanda successiva di Tina e tutto quello di cui riusciva a preoccuparsi Kurt era di continuare a respirare,
“ragazzi non è il momento di impicciarsi di fatti che non ci riguardano.. la prima squadra ha finito di esibirsi.. ormai manca poco al nostro turno” disse Blaine cercando un modo per evitare che l’attenzione fosse ancora focalizzata su Kurt,
“e tu come conosci Finn?” domandò invece Sam direttamente a Blaine,
“oh io.. lui e Rachel, mia amica e coinquilina, si frequentano da un po’” disse lui evitando di guardare Kurt.
 
Kurt che sentiva il peso del mondo addosso e non sapeva perché.
Doveva cantare lui, doveva salire su di un palco e fare quello che non era riuscito a fare anni addietro, doveva cantare per lui, per sua madre, per tutti quei ragazzi del glee e pure per Blaine e non riusciva a muoversi.
Doveva cantare, doveva nascondersi, doveva proteggersi e proteggere.
No, Kurt voleva solo scappare da lì, perché era quello che sapeva fare meglio, perché era quello che la vita gli aveva insegnato a fare, perché quando il respiro gli si mozza in gola e gli occhi si inumidiscono e tutto diventa buio allora Kurt non può fare altro che prendersi il suo spazio e il suo tempo.
 
“uh Blaine? Mr. Anderson? Credo che lo stiamo perdendo!” esclamò Unique indicando Kurt mentre gli sventagliava davanti le mani cercando di dargli un po’ d’aria.. ma Kurt si sentiva claustrofobico, odiava sentirsi in quel modo, odiava sentirsi stretto.
 
Ma era così che si sentiva. Stretto nei suoi vestiti, nei suoi sentimenti, stretto negli occhi di Blaine che nonostante tutto non riusciva a lasciare indietro.
Per questo scappò fingendo di non ascoltare le proteste di Mercedes, le lamentele di Tina che si riteneva già sconfitta e la preoccupazione di Blaine che sembrava combattere per convincersi a tenere su le vesti d’insegnante e basta.
 
“vado io. tu resta qua” disse Sebastian a Blaine,
“e sì, se ve lo state chiedendo, io e Hummel ci conosciamo. Lunga e noiosa storia che non sto qui a raccontarvi.. e no, non siamo intimi, almeno non ancora, se è questo quello che invece ti stai chiedendo tu” continuò con non chalance parlando direttamente con Mercedes, “e oh mio Dio, no.. non sono gay. Mi piace giocare in entrambe le squadre, l’importante è che sia sempre io ad avere la palla.. non so se ci siamo capiti” apostrofò Unique ben conscio della domanda inespressa che stava a cuore alla ragazza,
“ora con il vostro permesso vado a riprendere il damerino” finì lui girando i tacchi e uscendo dal camerino se non prima di aver fatto un occhiolino a Blaine, che sembrava ora bianco cadaverico.
 
Sebastian lo individuò subito anche perché non fece molto per nascondersi, Kurt era semplicemente seduto a terra nel corridoio principale della scuola, con le spalle al muro e gli occhi persi nel vuoto che cercava in qualche modo di tenere il respiro regolare e di evitare qualunque sguardo si posasse su di lui.
“guarda un po’ cosa mi stai facendo fare” scherzò Seb sedendosi di fianco a lui, allungando le gambe davanti a sé e prendendo dalla sua giacca un sacchettino di carta nuovo che poi offrì a Kurt,
“dovresti sempre averne uno con te. per ogni evenienza.. come faccio io, vedi?”
“grazie” bofonchiò invece l’altro quando dopo tre grossi respiri nel sacchetto, si sentì abbastanza meglio da poter parlare.
 
Restarono in quella posizione, in silenzio fissando il vuoto e ascoltando il vociare lontano della musica nell’auditorium per un po’ prima che uno dei due decidesse a parlare.
“ascolta Hummel-“
“se sei qui per dirmi di stare lontano da lui, non c’è né bisogno. Lo so da me” disse Kurt battendogli un colpetto sul ginocchio e poggiando la testa al muro senza preoccuparsi di rovinarsi l’acconciatura,
“non sono tuo padre e per l’amore del cielo, non sono neanche il suo. Stavi per avere un attacco di panico o sbaglio?”
“tu si che sei un bravo osservatore” rispose ironico sbuffando spazientito,
“non fare l’acido Hummel, sto cercando di essere quantomeno civile”
“ti sto risparmiando la fatica” Sebastian alzò gli occhi al cielo prima di prendere un gran bel respiro e proseguire col suo discorso fingendo che l’altro non avesse aperto bocca,
“e quindi ti piace per davvero eh? Non è solo una stupida cotta che può finire veloce come è iniziata. Ti piace così tanto da preoccuparti prima per lui e poi per te. Sei così preso da lui che ti impediresti di stargli vicino se credessi che fosse il meglio per lui, non è così?” inclinò la testa su di un lato per cercare di guardare l’altro negli occhi e trovare conferma che quello che aveva appena detto fosse del tutto vero,
“dove vuoi arrivare Smythe? Ti prego, finisci in fretta che questo posto mi sta soffocando” e non aveva negato niente Kurt, in che modo avrebbe mai potuto farlo?
Sebastian aveva completamente centrato il punto.
“non è il meglio per lui” questo era però l’esatto opposto di quello che Kurt avrebbe potuto sentir uscire dalla bocca di Sebastian,
“cos’è? un trabocchetto?” domandò allora inquisitorio sgranando gli occhi e cercando conferme in quelli cristallini dell’altro,
“Hummel, sei un rompi palle stratosferico. Drammatico come poche regine al mondo. La tua faccia da checca isterica potrebbe fare da pubblicità a creme detergenti per bambini e la tua voce è così fastidiosa da avere gli incubi di notte ma per qualche assurdo motivo Blaine ti trova interessante. Gli interessi come mai nessun altro è riuscito a fare e lo hai risvegliato dal suo lungo ed estenuante letargo, quindi.. va bene. tu vai bene.”
“io vado bene” Sebastian annuì convinto prima di fare spallucce e scuotere la testa,
“questo non toglie che siete entrambi due coglioni e quando tutto andrà a puttane aspettatevi un mio ‘ve lo aveva detto, cip e ciop!’” sentenziò con un buffetto sulla spalla di Kurt, prima di rimettersi comodo con le spalle al muro.
 
Il silenzio che scese questa volta tra loro non aveva niente di disagevole, semplicemente Sebastian stava aspettando che Kurt fosse pronto a ritornare in camerino,
“scusa ma devi cantare o no?” domandò alla fine Smythe alquanto annoiato, sentendo in lontananza la voce del presentatore di gara incitare il pubblico e vedendo che l’altro non aveva intenzione di muoversi da lì,
“oh no. Passo.” Rispose subito Kurt sentendo l’ansia riempirgli di nuovo i polmoni,
“passi? Cosa vuol dire passi? Sei stupido o cosa? Blaine non ha fatto altro che parlarmi della tua stupida voce, della stupida canzone che avete scelto, di come questo stupido papillon ti cade bene addosso e.. mi pare di aver capito che-“ Sebastian per l’ennesima volta da quando si era seduto lì per terra prese un respiro, si passò una mano tra i cappelli e chiuse gli occhi trovando da qualche parte dentro di lui la pazienza per portare a termine il suo obiettivo,
“ascoltami Hummel.. non fare la ragazzina. Sali su quel maledetto palco e canta. Cosa c’è di così difficile?”
“ho un problema con chi potrebbe ascoltare e giudicare la mia voce” disse Kurt quasi in sussurro vergognandosi e sentendosi fin troppo infantile,
“e che importa di cosa potrebbero dire della tua voce? Davvero dai così importanza a quello che può pensare la gente? Avanti Hummel! Sei un gay dichiarato di Lima! Come può importarti cosa dice di te qualche idiota bigotto? Sei più di questo stupido ragazzino impaurito da offese gratuite di bifolchi analfabeti, no? altrimenti davvero non riesco a capire cosa ci trovi di maledettamente interessante in te Blaine!” Kurt roteò gli occhi sconfitto e Sebastian ora sembrava straordinariamente arrabbiato e determinato a portare Kurt su quel palco, anche a costo di trascinarlo con la forza per il sedere.
“okay. ascolta, devi salire su quel palco non per far vedere a quelli che ti deridono quanto sei forte, ma per far vedere a te stesso che puoi farlo. Devi salire su quel dannato palco per tutti quelli che credono in te e che si fottano tutti gli altri. Blaine crede in te e anche tuo padre che è seduto in quinta fila sulla destra crede in te. Vogliono sentirti cantare e Kurt, non prendiamoci in giro.. se sei arrivato qui significa che anche tu vuoi sentirti cantare. Vuoi farlo? Allora puoi farlo. Quindi alza le chiappe damerino, che c’è un auditorium che t’aspetta” Kurt guardava gli occhi di Sebastian e poi la sua mano tesa e poi di nuovo i suoi occhi senza muovere un muscolo,
“è sempre la storia del gelato a cocco e penna” mormorò alla fine Kurt con un piccolo sorriso,
“cosa c’entra ora un fottuto gelato?” domandò piccato Sebastian, che credeva che il suo discorso ad effetto non avesse minimamente toccato Kurt,
“se tu non avessi questi modi barbari mia madre ti avrebbe adorato, tutto qui” rispose poi prendendo la mano di Sebastian e mettendosi veloce in piedi,
“mi adorano tutti a prescindere, sono pur sempre Sebastian Smythe” Kurt alzò gli occhi al cielo e prese a camminare,
“ho sentito dire che vuoi cantare anche per lei, no? tira fuori la voce allora che deve arrivare parecchio lontano”
“Blaine parla troppo”
“lo dico sempre anch’io” concordò Sebastian passando un braccio sulle spalle di Hummel per accompagnarlo dietro le quinte dell’auditorium.
 
*
 
C’era solo un sipario che lo divideva dalla platea e l’energia che sentiva era immensa e spaventosa e forte.
Sentiva il brusio delle voce del pubblico e delle persone accalcate dietro le quinte, sentiva lo sguardo caldo e incoraggiante di Blaine su di lui e la mano rassicurante di Mercedes stretta nella sua.
Ce l’avrebbe fatta.
 
“fidati di me” sussurrò Mercedes avvicinandosi un po’ di più al suo orecchio.
E Kurt aveva capito che non era solo per l’esibizione, sapeva che Mercedes aveva scelto con cura quelle parole stringendogli un po’ di più la mano.
Kurt aveva capito che Mercedes voleva essere molto di più che una compagna del glee, voleva essere sua amica, voleva stargli accanto, voleva capirlo e conoscerlo.
“siamo amici io e te. spero tu lo sappia” gli disse con un ghigno furbo sul viso,
“lo so” sussurrò lui,
“allora non avere paura. Saremo fenomenali” rispose lei proprio quando il sipario stava alzandosi e le luci si erano spente e le prime note stavano inondando la sala.
Tutte le eventuali domande di Mercedes e le risposte di Kurt erano state messe da parte, ora era il suo momento.
 
 
Something has changed within me (qualcosa è cambiato dentro di me)
Something is not the same (qualcosa non è più la stessa)
I'm through with playing by the rules (ho smesso di seguire le regole)
Of someone else's game (del gioco di qualcun altro)
 
Ad occhi chiusi e col cuore in mano cantava Kurt.
Intonava parole e intenzioni. Cantava tutto quello in cui credeva di star facendo in quel momento.
Sfidare la gravità.
Stava sfidando ogni legge della fisica e della vita per sentirsi ancora una volta vicino a sua madre, per raggiungerla in qualsiasi parte dell’universo si trovasse per salutarla un’ultima volta e per chiederle se stava facendo la cosa giusta, perché se lei gli avesse anche solo fatto un cenno di assenso allora lui sarebbe andato avanti nelle sue convinzioni senza remore.
Stava sfidando la gravità e le leggi del gioco di qualcun altro perché ogni singola parola, anche se era difficile ammetterlo, anche se forse era impossibile, era dedicata a Blaine.
Blaine che aveva ascoltato quella canzone cantata da Kurt già molte volte, ma solo quella volta quando i loro occhi non si erano incontrati neanche una volta, aveva capito che fosse davvero per lui, per loro.
 
Blaine che aveva dovuto stringere forte i pugni nelle tasche e piantare bene i piedi a terra per costringersi a non correre sul palco e abbracciarlo forte e dirgli che sì, stavano sfidando la gravità e che sì, l’avrebbero sconfitta e vinta insieme, perché non voleva nient’ altro che quello.
Perché solo sfidando quella gravità, quelle leggi che gli altri avevano imposto facendo di ogni erba un fascio, si sentiva bene. Vivo. Lui, Blaine. Solo Blaine, come non lo era mai stato da solo con sé stesso.
 
E non c’era più motivo di chiedersi perché.
Perché solo con Kurt. Perché proprio Kurt.
Tutto quello che sapeva era che era lui e basta.. non si sceglie a chi si è affini.
La trovi e basta la persona giusta, quella tua, quella che è sempre stata tua e c’è chi non deve sfidare niente e nessuno per averla e c’è chi invece, come lui, deve buttare giù le mura e combattere mettendo in conto le ferite e le cadute e le eventuali perdite.
 
It's time to trust my instincts (è tempo di fidarmi dei miei istinti)
Close my eyes and leap! (chiudo i miei occhi e salto!)
 
 
E sarebbe stato un salto nel vuoto ad occhi chiusi e il respiro mozzato in gola quello di Kurt, ma era arrivato davvero il tempo di fidarsi dei suoi istinti?
Quelli che aveva sempre così paura di tirare fuori, quelli che la vita gli aveva insegnato a non seguire mai?
 
It's time to try (è tempo di provare)
Defying gravity (a sfidare la gravità)
I think I'll try (io credo che proverò)
Defying gravity (a sfidare la gravità)
Kiss me goodbye (dammi un bacio d’addio)
I'm defying gravity (sto sfidando la gravità)
And you won't bring me down (e voi non mi fermerete)
 
 
“non mi fermerete” lo stava urlando Kurt, sperando che lo ascoltasse lui stesso per convincersi che così sarebbe stato, che nessuno lo avrebbe fermato dal volere quello che voleva e ottenerlo.
Era la sua vita quella e sarebbero stati solo suoi i suoi sbagli e le sue scelte, lo sapeva bene.. ma non era facile convincersene che solo lui poteva avere voce in capitolo per quelli.
 
Aprì gli occhi quando la mano di Mercedes scivolò via dalla sua, quando la musica andava scemando e gli applausi crescevano.
Il momento era passato, la paura di non farcela ora gli sembrava solo piccola e lontana anni luce.
Aveva sorriso a suo padre che tra la folla si agitava per far vedere a tutti quanto fosse fiero di suo figlio e poi si voltò a cercare l’unica conferma di cui aveva bisogno in quel momento.
Gli occhi di Blaine.
 
Quegli occhi che erano un po’ lucidi e troppo luminosi rendendo Blaine più giovane. Occhi che dicevano molto più di mille parole.
Occhi che sorrisero fieri, come quelle mani che non riuscivano a stare ferme e applaudivano.
 
*
Tutto quello che Kurt riuscì a percepire dopo la proclamazione della vittoria delle New Directions furono due braccia solide avvolgerlo e un profumo familiare assalirlo.
Non avrebbe saputo dire chi dei due avesse abbracciato per prima l’altro, sapeva soltanto che ne avevano bisogno.
“ce l’hai fatta!” esclamò Blaine sul suo collo, prima di stringerlo ancora di più,
“no, ce l’abbiamo fatta!” urlò sorridente Kurt, chiudendo gli occhi e saltellando nell’abbraccio, sentendo la tensione accumulata finalmente svanire del tutto,
sentendo tra quelle braccia la pace dei suoi sensi, dimenticando tutto quello che c’era intorno.
Dimenticando per un momento chi fossero e ricordando semplicemente che Blaine era tra le braccia di Kurt e Kurt tra le braccia di Blaine.
“Blaine! Anderson! La coppa!” urlò Mercedes facendo tornare i due alla realtà e staccarsi in fretta,
“si giusto, vado a prenderla!” rispose Blaine abbracciando di slancio anche lei prima di lasciarla festeggiare con Kurt e gli altri.
 
“Siete stati formidabili, ragazzi! Ora andiamo a celebrare la vittoria!”

 
 
Angolo Wallflower_
 
Shame on me! >-<
 
Lo so. Lo so. Aspettare tutto questo tempo e non avere ancora niente di concreto tra le mani!
Sono pessima e mi dispiace.
Ma ormai l’attesa è quasi finita! I swear.
 
Spero che il capitolo non sia risultato troppo noioso.
Comunque, sappiate che se il capitolo è arrivato oggi e non tra qualche anno dovete ringraziare ishuttheworldoutside perché è stata lei a “convincermi- costringermi” a scrivere!!
 
Come sempre ringrazio le persone che leggono e seguono e mando tanti baci&abbracci alle 6 (wow!!) Persone che hanno recensito lo scorso capitolo!
vero99belli, BeauBrooks, Jynial, DARKAEONIFRiT, ishuttheworldoutise aaaaand wislava .. I love yaaa!
 
Okay, dato che sono sicura il capitolo non vi ha pienamente soddisfatto vi lascio un anticipo del prossimo, sperando che un po’ possiate fidarvi di me xD
 
“[..]Tutte scuse, Kurt. non ti sto chiedendo di fidarti ciecamente di me e di giurarmi amore eterno.. ti sto chiedendo di porgermi una mano e camminare insieme in questo percorso, ti sto chiedendo di darci una occasione. Ti sto chiedendo di darmi il modo di dimostrarti che puoi fidarti di me. Non è difficile se lo vuoi. Solo se lo vuoi”
 
Alla prossima Guys!!
Kisses. questa è la mia pagina autore fb.
  
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