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Autore: directioner_james_horan    27/05/2014    1 recensioni
Courtney Wilson ragazza autolesionista.. presa di mira nella Paul's Accademy a Londra da Chris e Josy i suoi ex migliori amici che l'hanno abbandonata perché Adam il ragazzo che piaceva a Josy era amico di Courtney.
Genere: Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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CHAPTER TWO

2 APRILE ORE 7.45 a.m

 

La sveglia suonava come ormai tutte le mattine, insonnolita la presi e la spensi. Sentii mia mamma inveire dalla cucina, senza volerci questionare scesi di sotto con il pigiama indosso. La vidi preparare la colazione, mi adagiai sulla lunga sedia bianca in pelle; la tazza con dentro il latte era posizionata sul tavolo, la presi e la portai alla bocca per poter assaporare il latte. Sbarcai in bagno e osservai la mia orrenda figura trasmessa nello specchio di fronte a me, a quella visione mi sciacquai il volto, i denti e misi un filo di matita per tornare in camera e vestirmi. Decisi di indossare un jeans nero con una camicia a quadrettoni rossi e le mie converse rosse, preparai la cartella, presi il telefono e le cuffiette scendendo per dirigermi verso scuola. Durante il percorso mi ero ricordata che la colazione questa mattina me l’aveva preparata Clare, mia mamma, “Vorrà farsi perdonare.”-dice il mio subconscio. L’idea mi appare comunque strana.

Arrivai fuori scuola alle 8.10 mi affrettai ad entrare per non incontrarli, ma fallii al solo pensiero. Erano davanti a me, più imponenti che mai, cercai di scansarli ma non riuscii nell’intento suggerito; mi trascinarono dietro scuola sbattendomi contro il muro.. volevano picchiarmi. -“Lasciatemi in pace.”-sputai, ma loro fecero finta di nulla. -“Cosa vuoi fare, liberarti da noi?”-disse uno di loro. -“Impossibile.”-battibeccò Josy. -“Lasciatemi in pace.”-ripetei. Vidi arrivare un ragazzo, alto, magro, occhi castani e capelli mori. -“Lasciatela in pace, e andate tutti a fanculo.”-rimasi sconvolta per il suo linguaggio ma comunque colpita perché se ne andarono. Mi alzai da terra, presi ciò che era caduto e ringraziai il moro dirigendomi verso la classe, quest’ultimo si accodò a me presentandosi. Si chiama Zayn Javaad Malik. Entrai nell’appariscente istituto, l’edificio era molto antico ma pitturato con colori moderni. Tralasciai entrai e mi diressi al mio armadietto e nell’aprirlo mi caddero alcuni libri, un ragazzo me li prese e nel porgermeli mi sorrise dicendo -“Questi sono tuoi.”presi questi ultimi da mano al ragazzo porgendoli nell’armadietto, tutto ciò mentre guardavo le iridi familiari di quel ragazzo..già il tipo che mi aveva ‘salvata’ da Josy e compagnia. Accennai con la mano un saluto e andai in classe ma arrivai in ritardo mi scusai di ciò e mi sedetti vicino a Maddie, come al solito. Mentre il professore spiegava biologia i miei pensieri erano altrove e pensavo al ragazzo di stamattina indossava jeans neri strappati al ginocchio destro, maglia nera, giubbotto altrettanto e Vans nere e solo al pensiero di ciò che indossava provai ribrezzo e fu proprio il professore a distogliermi dai miei orridi e bellissimi pensieri su ZAYN. La campanella riecheggiò segno che era ora di pranzo presi il solito menù e mi sedetti accanto a Maddie, la mia unica amica. Parlammo come al solito del più e del meno riducendoci all’ultimo per finire ciò che avevamo preso.

Avanzai al mio armadietto porgendo lì tutti i libri, domani ne io ne Maddie saremo andate a scuola, mi aveva ospitato a casa sua. Ci dirigemmo entrambe verso casa mia per prendere il necessario, avvisai mia sorella e andammo via. Arrivammo da Maddie, sfinite della lunga strada appena percorsa. Ci dirigemmo immediatamente in camera per raccontarci ciò che avevamo fatto. Iniziai dicendo delle balle, ormai come sempre mentre lei si era scontrata con un ragazzo che se non sbaglio si chiama Louis, Louis Tomlinson. -“E dimmi, ti piace vero?” le domandai. Si capiva che ne era completamente cotta, quando parlava di lui i suoi occhi brillavano e le sue guance erano di un rosso fuoco. Zayn. Quando il suo nome si ripeteva nella mia mente, sentivo le guance avvamparsi; non smettevo di pensarlo da questa mattina. Merda se mi piaceva. -“Heyy Terra chiama Courtney.” Disse per poi perdersi in una fragorosa risata contagiando anche me. –“Comunque non credo, non mi piacerà mai un tipo come lui.” Ne ero più che certa. Il pomeriggio passò abbastanza in fretta, tanto da sentire la signora Smith che ci invitava di sotto per il pranzo. Entrammo nella piccola ma ben arredata cucina, mi sedetti accanto a Maddie e di fronte a sua mamma, il tavolo era bianco con le sedie rosse intonate perfettamente al colore della cucina e al colore bordeaux del salone, anch’esso ben arredato. Mangiammo del pollo molto buono, finito questo salimmo sopra per continuare la nostra ‘intrigante’ conversazione ma finimmo per addormentarci. Mi svegliai di botto, per l’incubo appena fatto, e ci misi un po’ a ricordare che non era la mia stanza. Li avevo sognati di nuovo, merda quando finirà tutto ciò. Ripresi a dormire e dopo un po’ ci riuscii.

 

13 APRILE ORE 10.30 a.m.

 

Passarono giorni, dall’ultima volta che li sognai. Mi vestii e andai in bagno mi sciabordai il volto truccandomi nuovamente, presi il cellulare misi le scarpe e pantofolai di sotto, salutano Jamie e chiudendomi la porta alle spalle.

Camminai senza avere una meta ben precisa ed ero letteralmente incollata al cellulare, per rispondere ai messaggi di Maddie nel farlo mi scontrai con qualcuno piombando in terra. Alzai gli occhi verso la grande figura che si trovava di fronte a me, indossava Vans nere pantaloni e maglia altrettanto con capelli spettinati, lo osservai facendo mente locale. Zayn. -“Hey, scusa. Dovresti stare più attenta.” Mi riprese sarcasticamente il moro, ma contemporaneamente mi aiutò a rialzarmi. –“Hey, beh scusa tu.” dissi balbettando. Ero a disagio. -“Ti va di fare un giro con me?” Chiese il moro davanti a me, beh volevo rifiutare ma dannatamente accettare. –“Uhm.. beh devo tornare a casa, uhm.. sarà per la prossima volta.” Farfugliai nuovamente. –“Oh, okay alla prossima.” Disse per andarsene. Percorsi attentamente il ritorno verso casa, aprii la porta e mi diressi immediatamente in camera. Lasciando un sospiro che non sapevo di star trattenendo, mi gettai sul letto con la testa nel cuscino. Volevo avere amici, una migliore amica alla quale raccontare tutto per sentirmi meglio.

Continuai a camminare e arrivai a casa dirigendomi direttamente di sopra senza nemmeno salutare. Arrivai in camera e mi buttai a peso morto sul letto, nell’alzarmi per andare i bagno notai un foglio lo aprii. Una lettera.

“Cara Courtney,

mi dispiace se in tutti questi anni non mi sono fatto sentire, sono spesso stato fuori per lavoro e mi sono perso la crescita della mia adorabile figliola. Hai compiuto ormai 17 anni ma rimarrai sempre la mia piccola; Jamie ti sta proteggendo da tutti e gliene sono davvero molto grato. So di far ‘schifo’ perché dopo svariati anni non mi sono né fatto sentire né fatto vedere, mi dispiace di non averti protetta io e mi dispiace anche di non essere il padre che hai sempre voluto, ma tutti noi siamo perfetti nelle nostre imperfezioni e ricorda solo perché non ti sono stato vicino fisicamente non vuol dire che ho sempre vegliato su di te e continuerò a farlo. Spero che presto ci rivedremo perché mi manchi molto.                                                                                                                                                          -TUO PAPA’. “

Nel leggere quelle parole mi scende una lacrima, vado in camera di mia sorella e porgendogliela la legge alla fine di ciò piange anche lei e mi abbraccia.

-“Amore, ti ho sempre detto che papà ti vuole bene e anche la mamma non è come dici tu.”- disse mia sorella sciogliendo l’abbraccio. -“Jamie io continuo a pensarla così sulla mamma, almeno. Stamattina era fottutamente strana.”- le dico senza nemmeno pensare alle parole sporche uscite dalla mia bocca, non sono il tipo che dice questo genere di cose. -“Ehi, intanto modera il tuo linguaggio e poi che cosa ha fatto la mamma questa mattina?”- dice incuriosita e richiamandomi per il mio brutto linguaggio.

-“Scusa per il mio linguaggio è che sono ancora in trans per la lettera di papà; comunque la mamma stamattina mi ha trattata come non mai preparandomi la colazione e parlandomi dolcemente cose che non sono da lei nei miei confronti.”- dico tutto d’un fiato abbracciandola.

 

Mi diressi verso il bagno aprii l’acqua calda e la lasciai scorrere mentre mi privavo dei miei vestiti gettandoli a terra. Entrai nella vasca con l’acqua calda che mi ricopriva e iniziai a fare strane riflessioni su come sarebbe la Terra se io non fossi nata, finii ciò presi un asciugamano avvolgendola intorno al mio soffice ed esile corpo, ne presi un’altra per asciugare i capelli bagnati che li lasciai così da poter assumere una forma piuttosto ondulata. Andai in camera per potermi vestire feci ritorno in bagno con l’asciugamano e nel posarla notai un piccolo aggeggio di colore blu, incuriosita da questo lo presi e lo fissai attentamente era una lametta avevo un fisso pensiero da quella notte ma mi passò perché sapevo non l’avrei fatto.

  
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