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Autore: Yumeji    27/05/2014    0 recensioni
Gli unici angeli che si possono ammirare sulla terra sono demoni a cui non sono ancora state strappate le ali.
Al mondo esistono un infinità di persone che potrebbero cambiarlo, alcune di esse riuscirebbero persino a distruggerlo se solo volessero. Il suo compito era di trovare e sterminare quelle persone. Non era un vero lavoro, anzi, traeva un sadico piacere nel strappare la vita a quei miseri esseri umani, non che lui differisse molto da essi in realtà... Ora che era giunto a Ikebukuro, una dolce culla per quelle essenze corrotte e dallo splendido potenziale distruttivo, avrebbe potuto allestire un vasto banchetto, doveva solo decidere da dove cominciare.
Trama: Un giorno qualsiasi, un certo numero di abitanti di Ikebukuro viene colpito da un malessere sconosciuto. Persino Shizuo, il cui corpo non mostra alcun sintomo, si sente strano, pensieri e desideri inquietanti gli attraversano la mente, ma ciò che lo spaventa di più è il fatto che sia Izaya il protagonista di tutte quelle sue fantasie perverse.
Sta accadendo qualcosa, non solo all'intera Ikebukuro, ma anche all'interno del biondo Heiwajima.
Il suo corpo, era come se non gli appartenesse più.
Genere: Avventura, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Shizuo Heiwajima, Un po' tutti | Coppie: Celty/Shinra, Izaya/Shizuo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai da qualche tempo Namie Yagiri aveva preso la pessima abitudine di curiosare in giro, soprattutto tra vecchie carte impolverate e archivi semi-abbandonati. Non che la cosa in realtà si rivelasse un problema, passare da importante membro del consiglio amministrativo di una promettete, seppur mediocre, casa farmaceutica a segretaria di un informatore della mala (o dovunque avesse le mani in pasta un tipo del genere),  con probabilmente qualche problema mentale, le aveva lasciato molto tempo libero.
Riflettendoci, era comunque ovvio che un personaggio come Izaya Orihara non le lasciasse mettere mani su documenti sui quali non avrebbe dovuto, quindi era altrettanto ovvio che tutti i materiali lasciatigli a disposizione fossero solo cartastraccia di nessun interesse per il corvino, per quanto Namie avesse ricevuto da esse molte informazioni degne di nota.
Il suo era divenuto un normale passatempo per ammazzare le ore di noia mentre il suo datore di lavoro: o se ne andava in giro a bighellonare (divertendosi a fare da bersaglio mobile ad una certa bestia furiosa), o guardava gli anime alla tele… No, non riusciva neppure ad immaginarselo a lavorare, nonostante il numero di soldi con cui lo vedeva trafficare non fosse affatto esiguo.
Con il passare delle settimane si era però accorta di una cosa, oltre al fatto che fosse uno sfaticato pigro e dagli hobby discutibili (come ad esempio l’invenzione di nuovi giochi da tavolo impossibili ai più), Izaya non aveva minimamente bisogno della sua presenza. Sembrava piuttosto tenerla come ornamento per il suo appartamento/ufficio in quell’orario di lavoro che li aveva premurato di rispettare.
D'altronde, lei non aveva di ché lamentarsi, Orihara non le aveva mai fatto richieste assurde o impossibili, la paga era buona e cosi gli orari. Certo, una volta era stata sequestrata per qualche ora da un tizio basso con indosso una maschera antigas, ma alla fine si era trattato solo di uno strambo essere innocuo, la pistola con cui l’aveva tenuta sottotiro si scoprì essere un giocattolo.
Era un personaggio ambiguo e le dava un vago senso di disgusto, le ricordava Shinra.
Non era stata un esperienza piacevole, ma nulla in confronto a ciò che aveva subito a causa dei Dollars, della motociclista nera o dal suo stesso fratello, non ci era voluto molto perché dimenticasse un simile episodio.
- Vado a dare un saluto a Shizu-chan, non tornerò per il resto della giornata. Non dovresti ricevere telefonate, ma se comunque dovesse squillare tu lascia partire la segreteria - le diede le solite direttive Izaya, salutandola con un cenno della mano nell’infilarsi la giacca, quel mattino si era svegliato più tardi del solito, ma probabilmente era perché la sera prima aveva tardato con qualche consegna o simili.
- E se dovesse arrivare qualcuno?-  gli domandò lei continuando a tenere lo sguardo sulle ultime carte che aveva estratto dalla schedario, aveva cominciato persino a dargli una sistemata, riordinando i vari documenti che pian piano leggeva, alla fine si comportava davvero come una segretaria.
- In quel caso: nasconditi - fu lapidario.
A quel tono Namie parve sussultare e veloce sollevò lo sguardo, incupendosi di colpo nel cercare quello dell’informatore, parlare in quel modo tanto serio non era affatto da lui, che gli stesse nascondendo qualcosa? O forse le stava solo facendo uno stupido scherzo solo per poi riderle alle spalle?
Non lo seppe dire. Il corvino se ne era andato, senza voltarsi.


Un bel sole scaldava i marciapiedi di Ikebukuro.
Era una giornata serena, simile a tante altre, con il vociare allegro della persone che, approfittando del bel tempo e della giornata di festa, si riversavano nelle strade per passare divertendosi il pomeriggio.
Anche il parco, normalmente evitato dai più, era stranamente popolato di vita.
Sembrava una di quelle tipiche giornate di primavera in cui la gente aveva tempo da perdere e girovagava senza meta apparente, così, per trascorrere il tempo.
Ryugamine Mikado e Kida Masaomi facevano parte di quella cerchia e, difatti, erano approdati al parco di Ikebukuro dopo un tortuoso percorso tra le strade del quartiere, evitando i luoghi in cui sapevano si sarebbero riuniti altri studenti come loro (e soprattutto studentesse). Da quando il biondo era tornato insieme alla sua vecchia ragazza (Saki), aveva perso l’abitudine di provarci con qualunque gonnella gli passasse sotto tiro, a quanto pareva la paura della vendetta che avrebbe potuto ricevere era più forte dell’istinto di fare in cascamorto, e questo diceva molto su quanto potesse rivelarsi pericolosa Saki.
L’atmosfera per quel pomeriggio era tranquilla, pacifica. Forse troppo, tanto da rasentare la noia.
E se c’era una cosa che proprio Ryugamine mal sopportava era la noiosa monotonia della quotidianità. Avrebbe preferito mille volte finire coinvolto in qualche sparatoria tra spacciatori di droga o in una rapina in banca pur di sottrarsi a tutto quello. Nonché gli dispiacesse la compagnia dell’amico, dopo che era scomparso cosi all’improvviso era contento di poterlo rivedere, anche se le sue battute erano sempre di un livello da radice quadrata di due.
Forse per quel giorno avrebbe semplicemente dovuto accontentarsi, eppure, la sensazione che Ikebukuro avesse qualcosa in serbo per lui, anche in quella data, non se ne andava. Era certo che, se non se la fosse fatto sfuggire,  avrebbe potuto cogliere quell’evento con cui avrebbe trasformato nuovamente la sua quotidianità.
- IZAAAAAAAAAAAAAAAYA!!! -
Non era un evento straordinario, e non usciva dai canoni della normalità, ma vedere due delle celebrità di Ikebukuro intenti a svolgere il loro gioco preferito “l’acchiapparello” (in cui però era sempre Shizuo a stare sotto), metteva comunque un certo buon umore a Mikado.
- Perché hai quella faccia contenta?..- gli domandò Kida fissandolo preoccupato e sconvolto, era seduto di fronte a lui, su un gioco per bambini, mangiando un gelato alla vaniglia che si stava rapidamente sciogliendo, difatti, nel momento in cui gli fece la domanda, un pezzo ne colò giù lungo il cono, andando a macchiargli la felpa giallo oro - nonostante i trascorsi provava ancora una morbosa attrazione per quel colore. -Ca…!- imprecò, ma fu preceduto dal tuono della voce di un familiare ex-barista, sembrava essersi fatto più vicino. - Che… che ne dici se ce ne andiamo? - gli propose cominciando a sudare freddo, non voleva essere travolto dalla tempesta che presto si sarebbe abbattuto su quel luogo,
- Eh?.. No, dai. Rimaniamo ancora un po’- gli propose invece Mikado e aveva un espressione cosi contenta ed eccitata da parer un cucciolo a cui si sventola un appetitoso giocattolo davanti alla faccia.


In ferie! Finalmente, dopo un intero anno trascorso a lavorare per la riscossione debiti, Shizuo Heiwajima, ex-barista conosciuto anche come l’uomo più forte (o la bestia/mostro) di Ikebukuro, poteva godersi qualche giorno di meritata vacanza. Kasuka avrebbe potuto essere ben fiero del suo fratellone, era riuscito a mantenere quell’impiego per un altro anno ancora e se lo sarebbe assicurato anche per quello seguente. Un vero record personale!
Era pensando al fratello minore che per una volta Shizuo girava di buon umore per le strade di Ikebukuro, nonostante fosse di riposo non aveva abbandonato il completo da barista, ci aveva fatto una tale abitudine da non riuscir più a trovarsi a proprio agio in altre vesti se non in quelle. Si sentiva fortunato ad aver a casa un armadio pieno di vestiti tutti uguali, non aveva mai il dubbio su cosa indossare.
"Vediamo, ho finito: latte, sigarette …" Cominciò a ripassarsi mentalmente la lista della spesa, certo di essersi scordato qualcosa, ma non riusciva proprio a ricordare cosa.
- Ohi, Shizu-chan! - un richiamo, poi una lattina vuota di caffè freddo lo colpì in cima testa.
... ma certo, l’antipulci!” per un momento aveva creduto di poter passare in tutta tranquillità il proprio periodo di vacanza, ma si era dimenticato di una cosa importante: gli insetti nocivi spuntano quando meno vorresti. Di certo Izaya non si sarebbe lasciato sfuggire una cosi invitante opportunità di molestarlo.
Senza sapere come, al semplice richiamo del corvino, Shizuo si ritrovò tra le mani un segnale di divieto di sosta (sradicato da chissà dove), e prima di rendersene conto, partì all’inseguimento. Il tutto faceva parte di una cosi loro consolidata routine che i passanti non ci fecero caso più di tanto, limitandosi a far spazio per non essere d’intralcio. Le strade di Ikebukuro erano il loro personale parco giochi e campo da combattimento.
- Sei lento..! Forse la vecchiaia si fa sentire, Shizu? - continuò ad istigarlo Izaya voltandosi verso di lui, sicuro del proprio vantaggio,
- Facile parlare quando si colpisce alle spalle, maledetta pulce! - replicò il biondo recuperando velocemente terreno, stava correndo sventolando l’insegna stradale come fosse un asta, cercando di colpirlo, senza risultati.
- Come..? Ah, ti riferisci a quella lattina? Io l’ho solo calciata, non è colpa mia se ha raggiunto quel tuo cervello da protozoo - rise lui divertito, facendo montare ancor di più la rabbia dell’altro, soprattutto per la facilità con cui evitava i suoi colpi.
- Vedi di star un po’ fermo! - gli suggerì, continuando a corrergli dietro,
- E perché dovrei?.. Uno solo dei tuoi colpi e mi gioco la spina dorsale - sbuffò infantile, per un qualche motivo, per quanto corressero, nessuno dei due mostrava mai neppure un cenno di fatica.
- Almeno la smetteresti di saltel…- erano arrivati all’entrate del parco comunale di Ikebukuro, Shizuo ne intravide con la coda dell’occhio l’insegna, e si fermò.
Di colpo, senza alcun motivo apparente, si bloccò, lasciando che l’Orihara continuasse invece la sua corsa.
C’era qualcosa di sbagliato. Non avrebbe saputo definirlo, ma l’istinto della bestia, del mostro (o del qual-si-voglia-cosa), gli diceva che c’era qualcosa di strano.
No, non era Izaya. Il corvino, seppur avesse avuto in mente qualcosa, si era comportato al suo solito, l’atteggiamento che aveva tenuto con lui non aveva tradito nulla che potesse metterlo in allarme.
C’era dell’altro. Quel luogo gli dava una strana sensazione, mai provata nelle innumerevoli volte in cui c’era stato in precedenza.
- IZAAAAAAAAAAAAAAAYA!!! -
Non era però nella indole di Shizuo perdersi a rimuginare, a riflettere su cosa gli suggeriva la sua mente, da brava testa calda qual’era ignorò totalmente i segnali d’allarme che gli risuonavano nelle orecchie. Ciò che gli importava al momento era ritrovare quella stra-maledetta pulce, acciuffarlo e farlo nero. Aveva già perso fin troppo tempo.


- Oh, ma chi abbiamo qui? - con un sorriso sornione Izaya si presentò loro in tutta tranquillità, spuntando dal nulla, quasi l’ombra degli alberi da cui usciva l’avesse sputato all’improvviso dal terreno, appariva totalmente calmo, come se alle calcagna non avesse nessun ex-barista forzuto che gli aveva promesso di fargli la pelle. - Ryugamine e… Kida? Ma da quanto tempo? Quando sei tornato? - si rivolse ai ragazzi con espressione falsamente stupita, avvicinandosi loro e ai giochi per bambini che ancora occupavano - per quanti bambini vi fossero in giro quel giorno nessuno era ancora venuto a reclamarli o a chiedergli di spostarsi, forse il loro aspetto malconcio e arrugginito li aveva fatti desistere.
- Da… da un paio di settimane - rispose il biondo balbettando, un sorriso nervoso ad incurvargli le labbra e la voce tremante, “come se non lo sapesse”  pensò intanto, consapevole che Saki aveva mantenuto i rapporti con lui.
- Davvero!?- continuava il corvino la sua recita, - … e, dimmi, com’era Okinawa? -
Rise, il corvino, come se si trattasse di una normale conversazione, ma il gelo si era insinuato nelle vene di Masaomi, Saki gli aveva giurato di non aver rivelato a nessuno il luogo dove erano fuggiti, eppure, come faceva lui a saperlo? Con un freddo sempre più  opprimente nel petto e nell’animo Kida si rese conto che non vi era luogo in quel nazione, o forse nell’intero mondo, i cui i temibili tentacoli di Izaya non gli avrebbero potuti raggiungerli.
 Ryugamine non diede peso al repentino cambio d’espressione del amico, distratto dal suono continuo di innumerevoli alberi che finivano abbattuti, cadendo con un tonfo potente a terra, simile al rumore provocato da un tuono.
- Oh, Shizu mi ha già trovato - commentò semplicemente Izaya, primo a comprendere la fonte di quel suono,  con una leggera corsa si allontanò da loro andando a nascondersi nell’ombra degli arbusti dalla parte opposta da cui era spuntato. Un paio di istanti dopo, sradicando a mani nude l’ennesimo tronco, giunse anche Shizuo.
Bene, ora il quadro è completo”  pensarono nel medesimo istante Kida e Mikado, con emozioni però diametralmente opposte: il primo con timore, l’altro visibilmente divertito.


Fu allora che accadde …
Tutto si fece immobile, più alcun rumore, neppure il cinguettio degli uccelli si udì nell’aria.
Ryugamine si alzò in piedi. Izaya si appoggiò ad un albero.
Movimenti da nulla, che passarono inosservati o naturali, agli occhi dei due biondi.
- Ti ho trovato pulce bastarda - con le mente fissa sull’informatore davanti a se l’Heiwajima non aveva notato l’immobilità e il silenzio in cui era piombato l’intero parco. Scrocchiandosi le nocche dei pugni chiusi compì il primo passo che lo separavano dal corvino, già pregustando di sfigurargli quel volto pestandolo a sangue.
- Non sarà un bello spettacolo..- commentò sospirando Masaomi incurvandosi su se stesso, - Ryugamine perché  no-n… Ryugamine? - tentò di proporre all’amico una veloce ritirata, ma lui non sembrò dargli retta. Il ragazzo fissava il vuoto davanti a sé, come assente, - Ryugamine?- lo chiamò ancora. Nessuna risposta.
È strano..” di nuovo, l’intuito di Shizuo arrivò prima del suo cervello.
Izaya non poteva essere messo alle strette tanto facilmente, lui stesso, per quanto ci avesse provato negli anni, fino ad allora non ci era mai riuscito. Cosa significava quell’atteggiamento? Quel parco era immenso, avrebbe potuto trovare un nascondiglio o sfuggirgli in qualunque momento, cosa aspettava?
Perché rimaneva lì impalato?

Un urlo squarciò l’aria.
Era solo il primo.



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Uff... è stato complicato scrivere una trama per questa storia, devo stare attenta a non fare spoiler... ho fatto più fatica a scrivere quelle 200 parole che a mettere giù i primi capitoli.... XP
Se ci fosse qualche pazzo (non vi offendete xD xD) interessato a questa storia, il prossimo capitolo verrà postato domenica. Lo metterei prima ma al momento sono sprovviasto di internet xD
Cmq bye-bye e Godetevela!
  
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