La luce penetra a fiotti dalle vetrate, spargendosi liquida sulle superfici candide, annullando i contorni, accecante.
La teca di cristallo annega in quel fulgore, a ricordarne l'esistenza è solo il ronzio incessante dei macchinari.
Lei è l'unica nota di colore in quella stanza asettica: abito lilla e grandi occhi verdi.
Il sole l'avvolge eppure il corpo non getta alcuna ombra.
Si osserva per la prima volta, anima che scruta se stessa. Le iridi smeraldine si specchiano in quelle oltre il vetro. Una lacrima scivola sul viso immobile, ma lei non può avvertirne la carezza, solo il dolore che l'ha generata