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Autore: Luce_Della_Sera    28/05/2014    3 recensioni
Elisabetta e Susanna sono due gemelle che si sono trasferite da poco in un'altra città, per seguire i corsi universitari; con loro c'è anche Trilly, il loro pappagallino. Un brutto giorno, Trilly si ammala: il morbo che l'ha colpita è incurabile, e così le due ragazze si troveranno a dover fare una scelta molto difficile...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 4: La decisione

“Sei sicura che sia la scelta giusta?”
“Vuoi la verità? No, non ne sono affatto sicura. Ho capito che, in questi frangenti, non esistono decisioni giuste o sbagliate: essere chiamati a decidere della vita o della morte di un altro essere vivente non è mai facile! Qualsiasi cosa avessimo deciso, una parte della nostra coscienza ci avrebbe detto che stavamo sbagliando, purtroppo”.
“A volte vorrei tanto avere il potere di capire cosa pensa Trilly di tutto questo, sai? Se potesse parlare, potrebbe dirci se vuole vivere o meno!”.
“Già: ma, purtroppo per noi, non può”.
Elisabetta fissò la sorella, e nel suo sguardo lesse la sua stessa paura, il suo stesso rimorso: era davvero convinta di quel che aveva detto qualche istante prima riguardo alla loro coscienza, e sapeva di avere ragione, anche se avrebbe tanto voluto essere in torto marcio.
Si sporse dall’angolo del divano in cui era seduta, e prese una mano della gemella tra le sue; poi lanciò un’occhiata alla loro pappagallina, che ormai sembrava essere diventata una statua di cera. Nutrirla era diventato sempre più difficile, e quel giorno aveva persino smesso di deglutire autonomamente: era questo che le aveva fatte decidere!
Il veterinario aveva spiegato loro che l’alimentazione forzata tramite un tubicino era praticamente impossibile per un uccellino, e se anche fosse stata fattibile, la cocorita una volta intubata non sarebbe sopravvissuta a lungo: pertanto, avevano stabilito che, piuttosto che farla morire lentamente di fame, era meglio farla morire serenamente ed in fretta, per quanto questo provocasse loro un immenso dolore.
“Coraggio, Susi: è ora”.
“Eli, ti rendi conto che questi saranno gli ultimi istanti in cui la vedremo viva?”.
“Certo che me ne rendo conto”, rispose l’altra, mentre sentiva le lacrime pungerle gli occhi. “Ma cerco di pensare che lo stiamo facendo per il suo bene, per quel che può servire”.
“Ci provo anche io, ma non so se ne sono capace …”. Guardò la porta di casa, e si ritrovò per un breve attimo a sperare che qualcosa andasse storto con i mezzi pubblici: un guasto della metropolitana, un autobus che non passava … le sarebbe bastato qualsiasi cosa, purché le desse la scusa di rimandare tutto!
Alla fine, però, scosse la testa e sospirò. Ma cosa andava a pensare? Un’eventuale posticipazione della visita non avrebbe fatto certo il bene di Trilly, che era l’unica cosa che contava!
“Hai ragione”, disse quindi ad Elisabetta, che la stava guardando con aria interrogativa e attendeva di vederla muoversi.
“Andiamo, non possiamo permetterci di aspettare ancora!”.
 
 
Un’ora e qualche minuto più tardi, le due sorelle, tenendosi per mano, osservavano il veterinario mentre compiva la parte più dolorosa del suo lavoro: l’unica cosa che le faceva stare meglio, seppure lievemente, era la consapevolezza che avevano fatto tutto il possibile, e che ora dovevano solo stare vicine alla loro Trilly mentre si addormentava per sempre.
La loro mente era pervasa da innumerevoli domande, tra cui le principali erano: ho fatto bene? Ho scelto davvero per lei, o l’ho fatto per me? C’era altro che potevo fare o anche solo tentare di fare, per farla vivere meglio e magari anche più a lungo? Avrei dovuto agire prima, oppure non avrei dovuto agire per niente?
In fondo al loro cuore, sapevano che non l’avrebbero mai dimenticata; ed erano anche consapevoli che forse la scelta che erano state chiamate a fare, per quanto difficile fosse stata, le avrebbe con il tempo aiutate a crescere e maturare.

  
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