Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: pandamito    28/05/2014    4 recensioni
[CROSSOVER: RISE OF THE GUARDIANS / FROZEN]
Si guardò attorno, ma non vide nessuno. « Tu… puoi vedermi? » domandò, per sicurezza, puntandosi un dito contro il petto. Era scosso e si sentiva vulnerabile.
La bambina inclinò la testa, un po’ confusa. « Sì » rispose sincera, « perché non dovrei? »

Elsa è sola, sua madre sta per partorire e lei ha paura di non essere una buona sorella.
Poi un giorno qualcosa cambiò, Elsa ricevette dei poteri da qualcuno che le cambiò la vita, nel vero senso della parola. Nel bene e nel male, perché né Elsa né Jack potevano sapere che cosa avrebbero comportato; per quest'ultimo significava solo avere finalmente qualcuno in grado di vederlo.
Ma forse non sarebbe stato così per sempre.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Elsa, Sorpresa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 * Can you see me? *
 
– C H A P T E R  F I V E –
 
 
« No! » gridò Elsa, scacciando con un gesto i suoi genitori, preoccupati quanto lei.
Si ritirarono lentamente, coi volti segnati dal dispiacere per la propria primogenita. 
Elsa si rannicchiò in un angolo della propria camera, distogliendo lo sguardo dalla neve sparsa per tutto il pavimento e sugli oggetti. Chiuse le mani a pugno, stringendole forte al petto, come se tenere quei candidi guanti ne valesse della sua vita... o quella di qualcun altro. Aveva paura come non mai, tutto ciò che faceva andava solo a danneggiare le vite di quelli che la circondavano, non combinava nulla di buono a stare lì, non sarebbe mai riuscita a diventare una brava regina se non riusciva a governare neanche se stessa e quello stupido potere. Perché più passavano gli anni e più peggiorava? Cosa c'era che non andava in lei? Era uno sbaglio, Elsa, un mostro che doveva essere rinchiuso.
Qualcosa di freddo le sfiorò una guancia, facendola sussultare e schiacciare contro il muro. Non che la bionda patisse il freddo, anzi, solo che così assorta nei suoi pensieri si era quasi dimenticata che Jack era nella sua stanza, prima disteso ad ascoltare sul suo letto, e ora qui di fronte a lei, cercando di darle conforto. Cercò di tranquillizzarsi, accettando l'abbraccio protettivo nell'amico e lasciandosi coccolare con il capo poggiato sul suo petto, ad ascoltare il respiro e il battito di lui. Da piccola era convinta che gli spiriti non avessero un cuore, invece lei riusciva a sentire quello di Jack e le infondeva una strana sensazione. 
Mentre l'albino le accarezzava dolcemente i capelli, alla dodicenne passò il lampo di un ricordo nella propria mente: erano passati, ma ricordava com'era felice il giorno in cui lo spirito dell'inverno le avesse fatto dono di quei poteri. Se glieli aveva dati, poteva anche toglierglieli? E perché proprio lei era stata la prescelta? Perché aveva condiviso con lei quel potere? Cosa voleva che facesse? E se invece Jack aveva in mente un piano? Se aveva progettato tutto? Se in realtà la stava davvero trasformando in un mostro?
La testa di Elsa si fece d’improvviso talmente pesante che dovette portarsi una mano alla fronte per sorreggerla.
« Che succede? » domandò la voce familiare che continuava ad essere al centro dei suoi pensieri.
A sentirla, la minore si staccò subito dal ragazzo, spingendolo via, spaventata, col timore che magari quello potesse farle del male. Jack? Farle del male? Nel profondo del suo cuore, Elsa sapeva che Jack non le avrebbe mai torto neanche un capello, eppure in quel momento quasi non riconosceva la figura amica che le era stata accanto tutti quegli inverni, rimanendo la sua unica e ultima ancora di salvezza.
« Cosa c'è? » continuò il maggiore, notando che la bionda indietreggiava a ogni passo che lui avanzava, come se avesse paura di lui. Quel pensiero le suonava così assurdo…
La principessa si fece coraggio, fermandosi, prendendo un bel respiro, drizzando schiena e mento e cercando di pronunciare nel tono più autoritario che riuscisse: « Devi togliermi i poteri. »
Quella richiesta fu peggiore di mille schegge che in un attimo ti trafiggono il corpo. Restò immobile, non proferendo parola. 
La bionda s'irritò nel non sentirsi rispondere. « Voglio che tu mi tolga i poteri » ripeté, stavolta più simile a una supplica.
Fu l'albino ad arretrare, come un bambino capriccioso. « No. »
Elsa sgranò gli occhi, non potendo credere alle proprie orecchie. « Come sarebbe a dire no? » chiese, cercando di mantenere la calma e di non alterarsi. « Io non lo voglio più questo stupido potere! Fa schifo! » esclamò, sull'orlo delle lacrime per il nervoso.
Il maggiore scosse la testa, obiettando. « No, Elsa, i poteri non sono una maledizione. Te li ho dati perché potessi fare del bene, come me. »
L'altra alzò un sopracciglio, sentendosi presa in giro da quelle parole per l'orribile destino che le era toccato. « Tu vai in giro per le città a combinare guai e a fare quello che ti pare... »
« Faccio divertire la gente! » precisò lo spirito, cercando di farla ragionare.
« Tu sei libero! Io invece sono rinchiusa qui, non posso uscire, non posso vedere nessuno... Mi hai rovinato la vita! » si lamentò, disperata, scoppiando a piangere. 
« No, non è vero, tu puoi fare del bene... » Jack cercò di avvicinarsi a lei con cautela, ponendo le mani in avanti. Non aveva paura di farle male o che lei facesse del male a lui; la sua unica preoccupazione era che Elsa lo odiasse e se così fosse stato, non riusciva a capacitarsi di come avrebbe fatto ad andare avanti. « Devi solo imparare a controllarlo. »
La minore, vedendolo avanzare, si fece prendere dal panico. « Non ti avvicinare! » gridò, sbattendo contro la porta. Quando tutto attorno a lei prese a ghiacciarsi, si rese conto di aver alzato troppo la voce, ora timorosa che qualcuno sarebbe potuto accorrere da lei. Si voltò verso la porta, notando come per sbaglio l'aveva sigillata col ghiaccio. Si strinse nelle spalle, continuando a piangere e sentendo anche le lacrime farsi dure e cristalline. « Jack, io ho quasi ucciso mia sorella... » sussurrò, quasi priva di forze, e continuando: « e va sempre peggio. Gli altri non fanno altro che soffrire a causa mia. Sono stanca. Andrebbe meglio se non ci fossi... » Elsa si andò a sedere sul proprio letto, sospirando e rivolgendo uno sguardo triste e al limite verso il proprio amico. « Ti prego, Jack, toglimi i poteri. » L'altro scosse la testa, sentendosi immensamente in colpa. Elsa strinse i pugni, abbandonandosi di nuovo ai lamenti. « Perché non vuoi farlo? »
« Non posso! » obiettò lo spirito, interrompendola. Strinse le mani attorno al suo bastone, in difficoltà. « Non so come fare. Non ho questa capacità. »
Trascorse qualche istante prima che la minore parlasse di nuovo. Quei secondi sembrarono infiniti e così carichi di tensione che all'albino sembrò di morire... di nuovo, benché non potesse ricordare il proprio passato.
« Tu menti. » La voce di Elsa non era la stessa, non aveva mai sentito quel tono di lei così intriso di odio e astio. Verso di lui. Quando alzò lo sguardo su di lei, il maggiore poté vedere gli occhi azzurri dell'amica farsi sottili e cupi, il volto teso, le labbra strette, i pugni contratti fino a scavarsi nei palmi con le unghie. Si alzò di scatto, avanzando rapidamente verso di lui, quasi che Jack per un istante fu percorso da un brivido di paura verso quella ragazzina così piccola e dolce. « I tuoi occhi non riescono mai a mentirmi. Perché vuoi farmi restare così per sempre? » Era di fronte a lui, in piedi, con lo sguardo fisso nei suoi occhi, mettendolo a nudo, in soggezione. Jack si sentiva ferito, anzi era stato lui a ferirla, ma non riuscì a reggere quello sguardo, costretto così a volgere il capo da un'altra parte per non essere in dovere di affrontarla. « Ho capito... Tu vuoi che io resti un mostro. Tu mi vuoi usare! »
Il maggiore sgranò gli occhi, notando come la bambina stesse arrivando al lume della ragione. Lo prese a colpire forte sul petto, piangendo, insultandolo.
« Sai che non è così! » continuava a gridare il giovane, cercando di farsi ascoltare. Ma era tutto inutile. Afferrò i polsi della minore, cercando di immobilizzarla, ma quella continuò a dimenarsi e ad urlare. La strinse così forte al suo petto che le impedì di muovere le braccia, mentre lui premeva le sue labbra sulla fronte della minore. Sentiva i suoi singhiozzi, i suoi gemiti, il suo respiro corto e il suo battito accellerato. La piccola Elsa che aveva giurato di proteggere, ora stava piangendo fra le sue braccia a causa sua. Le posò un lungo bacio sulla fronte e sciolse la presa una volta assicuratosi che la ragazza non aveva più alcuna intenzione di colpirlo, allo stremo delle forze. Le afferrò il viso fra le mani, premendo le loro teste l'una contro l'altra e facendo sfiorare i loro nasi. « Sai che io non ti farei mai del male » le sussurrò con voce incrinata, così come lo era il suo cuore. 
« Ma me ne hai già fatto... » mormorò la bionda, sentendosi debole e afflosciandosi, sorretta dalle braccia di Jack e cercando di stringersi alle sue spalle per non cadere. 
Gli occhi gli pizzicavano, mentre avvolgeva quell'esile e piccola figura. Non voleva privarla dei poteri, ma non voleva nemmeno che lo odiasse. Si vergognava a dire la verità. Alla fine Jack Frost si era dimostrato il terribile egoista qual era e come veniva conosciuto da tutti.
Non era meglio farla finita? Erano questi i pensieri di Elsa in quel momento. Meglio non vivere, che una vita così. Ma poi come sarebbero stati i suoi genitori? E Anna? Meglio, le suggerì una voce nella sua testa. Ecco qual era la risposta. Chissà se la morte era così dolce come quel tocco che riusciva a confortarla.
Improvvisamente si risvegliò dai propri pensieri e la principessa spinse brutalmente via la figura del proprio protettore, allontanandosi velocemente da lui, spaventata, disperata, inorridita. Si strinse nelle spalle, a braccia conserte sotto al petto, cercando di afferrarsi le braccia come artigli di un animale famelico sulla propria preda, per sentirsi al sicuro, benché le proprie dita fossero protette dai guanti. Gli occhi guizzavano da un punto all'altro nella stanza, sgranati, instabili, osservando quella figura un tempo amica e che ora le sembrava il peggior aguzzino potesse esserci al mondo.
« Vattene! » urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Jack non poteva credere a quella parole, a quella reazione così esagerata. Cosa stava accadendo alla sua piccola Elsa? In cosa l'aveva trasformata? Provò a tenderle una mano. « Elsa, ti prego... »
« Vattene! » continuò quella ancora più forte, spingendosi contro la parete e chiudendo gli occhi per il terrore che provava. 
Lo spirito dell'inverno sobbalzò per quel grido e poi schegge appuntite vennero sprigionate involontariamente dal corpo della bionda, come saette; e l'avrebbero di certo colpito, se prontamente non avesse avuto il suo bastone a difenderlo. Fissò per un'istante quella figura smarrita, ma poi fuggì dalla finestra, accompagnato dal vento. Gli occhi gli bruciavano, a lui che da quando ricordava non aveva conosciuto altro che il gelo.
Era frustrato per tutta quella situazione. Non era altro che un egoista. Possibile che mettesse a repentaglio la vita di così tante persone unicamente per la propria felicità? Voleva che Elsa restasse con lui, che lo capisse come aveva sempre fatto, voleva... Effettivamente voleva che diventasse come lui, in modo da poter viaggiare assieme, vivere avventure e andare a fare quello che volevano per sempre. Ma così la stava trasformando in una reclusa, come lui era destinato ad essere. Le aveva rovinato la vita solo perché voleva migliorare la sua e ora lei lo odiava. In fondo Jack Frost non sapeva far altro che rompere le cose e portare il caos ovunque quandasse.
Si concesse di guardare la finestra della camera di Elsa un'ultima volta.
Era veramente tutto finito in quel modo? Non l'avrebbe voluto più con sé? No, non poteva finire così, si disse. Avrebbe trovato una soluzione a tutti i costi, qualcosa che magari poteva accontentare entrambi. Si diede una spinta, lasciandosi trasportare dal vento del nord. Forse avrebbe trovato qualcosa in giro per il mondo.
Quando riaprì gli occhi, però, Elsa non vide veramente nessuno, solo la brina che ricopriva la sua stanza e la finestra spalancata. Se n'era andato veramente? O forse non era mai esistito? La bionda si prese la testa fra le mani, le sembrava stesse per scoppiare, confusa com'era. E se si fosse immaginata veramente tutto? Si osservò immediatamente le mani guantate e il respiro si fece più corto e faticoso. 
« Principessa Elsa, tutto bene? » domandò la voce di una cameriera, che cercava di aprire inutilmente la porta ghiacciata. « Principessa Elsa, risponda, per favore! Apra la porta! »
E invece la principessa di Arendelle fuggì come ogni volta che non voleva affrontare qualcosa, l'unica soluzione che conosceva. Si rifugiò sotto al letto, rannicchiandosi nell'oscurità e sperando che più nessuno la trovasse. Voleva rimanere lì, al sicuro, lontana da tutti.
Sentì più voci provenire dall'esterno e discutere. Ci furono vari colpi, poi il rumore di qualcosa che veniva forzato, il tintinnio dell'armatura delle guardie, il ticchettio delle scarpe delle cameriere.
« Principessa Elsa! » gridò qualcuno. « Dov'è finita? Per favore, risponda! »
« Ho sentito qualcosa » disse un'altra voce, incitando gli altri a fare silenzio.
Quando nessuno fiatò, persino la bionda poté riconoscere il suono indistinto del proprio respiro pesante. Si tappò immediatamente la bocca con una mano, ma era troppo tardi. Qualcuno sollevò le coperte del letto, accucciandosi e facendo filtrare la luce in quell'oscurità in cui si era rifugiata.
« Principessa Elsa » sospirò la sua cameriera, preannunciando un rimprovero, « se continua a nascondersi sotto al letto, la verrà a trovare l'uomo nero. Quante volte gliel'ho detto? »
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
PANDABITCH.
Sono diventata Borgiacest dipendente, ma questo non c'entra nulla.
E' quasi finita la scuola, yo, ma mi ritrovo ad affrontare il grande dilemma che afflige tutta l'umanità: riuscirò a non avere il debito a matematica? Compatitemi.
Uhm, non ho voglia molto di parlare perché sto passando un periodo difficile, quindi ringrazio tutti quelli che mi sono vicino (sembra che sto a fa il discorso per il premio Nobel, io boh) specialmente la mia Macky e la mia Ivola, che oltretutto mi ha anche betato il capitolo... In realtà è un suo dovere, ma dettagli.
Ricordate che sono @pandamito su twitter e Come una bestemmia. su facebook.
Ah, per ora questo è il capitolo che mi piace di più, però ammetto che non volevo l'ora di scrivere il prossimo capitolo perché inserirò tutti i miei peggio headcanons. (?)
Bao.
 
Baci e panda, Mito.
   
 
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