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Autore: egotchan    27/12/2004    11 recensioni
Ne’ “Il Mosaico dei Ricordi” abbiamo assistito al risveglio di Nataku ed al recupero completo della memoria da parte di Goku. Ed adesso cosa accadrà? Cos'è che in realtà voleva Nataku da Goku? E chi è l'uomo che ha portato via il sutra a Sanzo? Mentre vecchie domande troveranno risposta altre ne sorgeranno, verità celate verranno al pettine, antichi nemici torneranno… e poi? E poi via, tutti assieme, come sempre, verso la battaglia finale... (Angst - Deathfic).
"E così tu vorresti essere il genio che cambierà le sorti degli esseri viventi di questo mondo? Per cosa? Per portare pace a tutti?" chiese sarcastico il bonzo.
"Il genio?", rise l'altro, "No, a me piacerebbe essere semplicemente la mente perversa che farà sparire tutti per pura soddisfazione personale."
Genere: Avventura, Azione, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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CAPITOLO 1


“A questo punto… manca solo che diventiamo gay!”


Solo che diventare gay? Solo che diventare gay? Ebbene sì. L’aveva detto solo per svagare gli animi, ma la verità non era poi che si distanziasse di molto… cos’altro di peggio poteva accadere a quel punto?!? Nelle ultime settimane ne erano successe talmente tante che quella, il diventare gay, sembrava ora l’ultimo evento tragico che potesse ancora sopraggiungere. Tragico almeno per lui, se poi gli altri la pensassero diversamente erano decisamente fatti loro. O, per meglio dire, preferiva non saperlo proprio. Poteva almeno supporre che probabilmente Hakkai fosse della sua stessa opinione, per quanto invece riguardava Sanzo… beh, ringraziò che il bonzo corrotto non possedesse poteri telepatici, altrimenti in quel momento la sua fronte avrebbe già sperimentato l’elettrizzante esperienza di una pallottola, solo per aver osato pensare una cosa simile. Gojyo prese fuori una sigaretta e se l’accese. Stava facendo dell’ironia in un momento come quello, non ci poteva credere. Certo che il suo modo di fare stava diventando decisamente grottesco.
Erano trascorse quattro settimane dall’inizio del tutto, ventotto giorni dai quali le loro vite erano uscite segnate indelebilmente.
Da una settimana avevano lasciato ormai la baita, dove Goku aveva finalmente ricomposto i suoi ricordi in ogni dettaglio. Per loro, scoprire i legami con le loro vite passate era stato uno shock, nonostante non lo volessero ammettere, ma mai quanto lo era stato l’avvicendarsi di circostanze delle due settimane precedenti: l’attacco dei demoni, la creatura che aveva attaccato le ferite dei loro cuori, la sparizione del sutra, la furia del Seiten Taisei che aveva rischiato di uccidere Sanzo ed infine il senso di colpa di Goku, che lo aveva portato a cercare di compiere quel gesto estremo…
Basta! Doveva smettere di pensarci, ma non ci riusciva.
Poteva almeno consolarsi col fatto che ora potevano continuare il viaggio tranquilli, o quasi.
Stavano discendendo il monte Kongya dall’altro versante, avventurandosi per i sentieri che, dopo settimane di intense nevicate, erano stati ricoperti da uno spesso manto di bianchi cristalli d’acqua. Gli alberi spettrali brillavano alla tenue luce del sole e, nel sottobosco, gli animali restavano chiusi al sicuro delle loro tane; solo qualche timida impronta era testimone del fatto che uscissero a procacciarsi del cibo, di quando in quando.
Hakkai ormai si era ripreso dalla ferita alla spalla, come anche Sanzo da quella all’addome, che sembrava essere peggiorata dopo l’ultimo scontro avvenuto quell’infausto giorno nella radura. Anche Goku, nonostante quanto avvenuto, era nuovamente in piedi. Pian piano aveva ricominciato a parlare ed aprirsi con loro. Ora correva, saltava, si lamentava - insomma, il solito! - anche se in realtà meno di quanto facesse in precedenza. Era… diverso, se questa parola poteva rendere l’idea. Era… oh, accidenti! A guardarlo adesso si sarebbe potuto dire che il più piccolo del loro gruppo... Il più… piccolo? Aveva appena scoperto che Goku era un essere vissuto probabilmente per più di cinquecento anni e osava ancora considerarlo più piccolo di loro?!? Smise un attimo di pensarci, mentre un brivido scendeva giù lungo la spina dorsale. Perché lui, Gojyo, avrebbe continuato a considerare Goku sempre come la scimmietta, il tenero e rompiscatole fratello minore a cui aveva imparato a voler bene. Nonostante questo, però, ora si poteva dire che quel loro fratellino fosse come cresciuto tutt’a un tratto. Non fisicamente, no! Tutt’altro. E neppure nel comportamento, oh no! Faceva di tutto per apparire com’era prima, in parte per evitare che loro tre si preoccupassero – sì, tutti e tre, perché anche quel maledetto bonzo si impensieriva. Ma gli occhi, Goku non poteva nasconderli: lo sguardo che vi si intravedeva non era più quello della scimmia spensierata di un tempo. Per quanto si sforzasse di comportarsi come prima si vedeva che non era così.
Nonostante ciò il viaggio si poteva dire continuasse tranquillo… o quasi.
Per quanto riguardava gli attacchi dei demoni, al momento potevano dirsi al sicuro. Con la sparizione del sutra erano scomparsi anche gli innumerevoli assalti che avevano contraddistinto il loro cammino fino a quel momento. Quasi quasi rimpiangeva però ora i tempi – neppure fossero settimane prima! – in cui quella pergamena, che il loro simpatico bonzo si portava sulle spalle, era stata come un’enorme freccia lampeggiante costantemente puntata su di loro, a far convergere puntualmente tutti i demoni del circondario. Come gli sarebbe piaciuto avere adesso tra le mani uno di quegli inetti da falciare con la sua mezzaluna! Sarebbe stato il giusto diversivo per sgranchire i muscoli e sfogare la tensione che tutti quei terribili avvenimenti avevano portato.
Come se tutto ciò non bastasse a tormentare i pensieri del Kappa, un nome ed un volto continuavano a renderlo sempre più inquieto: quello di Nataku. Certo, dovevano ringraziarlo, altrimenti ora Goku non sarebbe stato lì con loro. Se Nataku non fosse riuscito a bloccare la sua mano, un attimo prima che il dito scivolasse sul grilletto, avrebbero dovuto dire addio per sempre alla scimmia, cosa di cui si sarebbero incolpati probabilmente per il resto dei loro giorni, non essendo riusciti a fermarlo, né a dargli un aiuto quando ne avevano avuto la possibilità.
Indubbiamente gli dovevano essere grati, e lo erano. Se non fosse apparso non sarebbero potuti fuggire dalla radura indisturbati. Le loro condizioni erano critiche, e la potenza della sua spada li aveva protetti, fungendo da scudo tra loro ed i demoni. L’intervento di Nataku era stato provvidenziale per la loro stessa incolumità. Dovevano ringraziarlo, per aver permesso infine a Goku di fuggire a quell’antro oscuro in cui si era rinchiuso, riuscendo a liberarsi di un senso di colpa che non aveva ragione di esistere. Perché i ricordi che erano rimasti alla stupida scimmia della sua vita nel Tenkai erano stati offuscati dal senso di colpa che era maturato per l’aver visto le persone a lui più care morire davanti ai suoi occhi, nell’estremo tentativo di salvarlo. Un senso di colpa che si era poi tramutato in certezza di averli uccisi con le proprie mani. Nataku aveva rivelato com’erano invece andate le cose, dissipando così ogni dubbio sulla realtà dei fatti. Già, dovevano proprio essergli riconoscenti… Però, prima di sparire insieme al ‘Simbolo dell’oscenità e dell’amor proprio’, ovvero a quell’essere dal sesso non ben definito che si faceva passare per la ‘Dea della Misericordia’ – e grazie al cielo che era della misericordia! Sembrava godere immensamente ad apparire davanti a loro nei momenti peggiori, con il solo scopo di sfotterli allegramente!- Beh, insomma, prima di andarsene Nataku aveva promesso che, prima o poi, sarebbe tornato. Quell’affermazione, apparentemente innocente, aveva nello sguardo del giovane dei capelli argentati un significato ben più profondo, quasi un avvertimento, anzi, no, una minaccia. I suoi occhi avevano chiaramente espresso che sarebbe tornato per uno scopo ben preciso, un intento che da anni aveva atteso di realizzarsi, e Gojyo avvertiva che ciò non avrebbe portato nulla di buono. Per quanto tra di loro non ne avessero più parlato, era sicuro che anche gli altri due componenti del gruppo fossero affatto felici di quell’affermazione.
In fondo, cosa sapevano loro di questo Nataku? Oltre al fatto di esser stato un amico di Goku quando viveva nel Tenkai, di esser stato in coma per cinquecento anni e di avere gli occhi dello stesso colore di quelli della scimmia, non sapevano nulla. E poi cosa mai avrebbe voluto lui, da Goku? Avrebbe voluto solo… parlargli? Sì, certo, come no… già se l’immaginava il brillante dialogo che sarebbe sorto:
‘Nataku!’
‘Ciao Goku! Guarda, quell’androgino mi ha portato via l’ultima volta e non mi ha lasciato finire… Tu comunque adesso come stai? Stai bene? Beh, sono cinquecento anni che non ci vediamo e, visto che finalmente ho terminato di parlare col vecchio che governa i piani alti, sono passato giusto un attimo per terminare quanto volevo dirti: ora che ci siamo ritrovati non voglio più perderti di vista, amico mio! Quindi, ogni qualvolta vorresti che ci incontrassimo, che ne so, per andare a prendere un gelato, chiamami e verrò immediatamente!’
‘Perché solo un gelato? Andiamo a prenderci anche i nikuman!’
‘Sìììì!!!’
Gojyo assunse una strana espressione mentre immaginava Goku e Nataku che saltellavano in mezzo a loro con i nikuman in mano, tanto da attirare l’attenzione di Hakkai che l’osservò con aria interrogativa.
“Che c’è Gojyo, qualcosa non va?” gli chiese il demone dagli occhi gentili. Sanzo e Goku si bloccarono anch’essi, voltandosi verso di lui.
“Hey, hey, cos’avete da fissarmi a quel modo, mica ho qualche strana malattia!!” cercò allora di ribattere il mezzodemone, riportato bruscamente alla realtà dai loro sguardi.
“Peccato.” asserì Sanzo, voltandosi nuovamente, “Non avrei esitato a mettere fine alle tue sofferenze.”
“Tu, maledetto bonzo…!!!” Mentre cercava di rispondergli a tono, Gojyo si ritrovò a sorridere quasi senza avvedersene; per un attimo, gli era quasi sembrato di respirare nuovamente l’atmosfera che si viveva attorno a loro prima che accadessero tutti quegli infausti eventi. Ma fu solo un istante. Infatti non poteva essere così, sarebbe stato impossibile. Per quanto si fossero sforzati d’ora in avanti, non sarebbero più potuti tornare indietro, era evidente.
Hakkai vide il rosso spostare lo sguardo su Goku che camminava al fianco di Sanzo, mentre la sua espressione si faceva più penetrante. Anche lui, come Gojyo, era convinto del fatto che, nel momento in cui il ragazzino di nome Nataku fosse riapparso, sarebbe accaduto qualcosa. Non sapeva esattamente cosa, ma avvertiva che ci sarebbe stato un grosso cambiamento che avrebbe coinvolto loro per primi. Indubbiamente, anche solo cercando di raccapezzarsi negli spezzoni di dialogo ascoltati tra la Venerabile Kanzeon Bosatsu ed il giovane Dio della Guerra, sembrava chiaro che quest’ultimo non si sarebbe preso la briga di scendere dal Mondo Celeste per ingaggiare con Goku solo una futile chiacchierata. Ed allora? Se non era solo per parlargli, cosa avrebbe fatto? Gli avrebbe chiesto di seguirlo? Di andare via con lui, abbandonando loro tre? E se sì, a qual fine? Cosa mai poteva volere lui, da Goku?!?


***



L’acqua scendeva giù dal cielo a scrosci sempre più violenti. Le gocce d’acqua scalfivano le foglie degli alberi, che si piegavano alla furia degli elementi. Nella foresta non si udiva altro suono che l’insistente ticchettio della pioggia. Giù in fondo, dove gli alberi erano più rigogliosi, sorgeva una parete di roccia, sulla quale si apriva una fenditura che, ad osservarla, poteva sembrare la tana di qualche grosso predatore. La luce sembrava che lì trovasse la propria fine.
All’improvviso, una figura uscì precipitosamente dall’antro mentre, per la prima volta quella notte, un urlo disumano squarciò il rumore degli scrosci di pioggia:
“LIIIIRIIIIINNN!!!!”
Altre tre ombre seguirono la prima. Dopo un breve inseguimento, l’ombra fuggiasca, che ora acquistava la fisionomia di una ragazzina, venne acciuffata per gli abiti, ma questa, dimenandosi, diede inavvertitamente un calcio negli stinchi al suo aggressore e riuscì a fuggire di nuovo. Per qualche istante alla ragazzina parve di essere in salvo, quando le ultime due figure si posero imponenti a sbarrarle il passo. Si voltò alla ricerca di una via di fuga ma, non trovandola, non le rimase che un’ultima strategia: sfoderò lo sguardo più innocente ed afflitto che le riuscì e, mettendosi in ginocchio, con voce supplichevole miagolò:
“Fraaatellooooneeeee, ti giuro-ti giuro-ti giuro che non l’ho fatto appoooostaaaa…”
Chi avrebbe potuto resistere? Gli sguardi dei due assalitori si addolcirono di colpo e una mano le si posò sulla testa, arruffandole i folti capelli ramati:
“Signorina Lirin…”, cominciò una dolce voce di donna “…non vi preoccupate, troveremo comunque una soluzione, ma non scappate più in questa maniera… nessuno di noi è arrabbiato con voi… ora torniamo all’interno della grotta, altrimenti rischierete di prendere un raffreddore… ”
“Allora, Kou, che facciamo, la perdoniamo?” chiese la voce della seconda ombra, appartenente ad un robusto giovane – o, per meglio dire, ad un demone – dai corti e neri capelli a spazzola. Anche lo sguardo d’ametista della donna demone che aveva parlato prima si volse al giovane sovrano che, zoppicando vistosamente, si stava avvicinando con aria minacciosa.
“Principe Kougaiji?”, chiese ancora preoccupata la demone Yaone. Il sovrano le passò accanto e, raggiunta la sorella, le sferrò un affettuoso pugno sulla testa.
“Questo”, cominciò tetro, “è per il calcio”. Subito dopo aprì il palmo della mano e ripeté la stessa azione che Yaone aveva compiuto poco prima, mentre il suo volto si apriva ad un dolce sorriso. “Si è fatto tardi.”, continuò, “Torniamo indietro… discuteremo domani mattina sul come ovviare il problema…”
La pioggia sembrò ingrossare mentre i quattro si dirigevano nuovamente verso la grotta, cercando di sfuggire alla furia degli elementi. Non appena scomparvero all’interno della cavità, cominciò a soffiare anche un forte e deciso vento proveniente da Nord-Est, ma questo non disturbò il loro sonno.
La notte passò tranquillamente.
Il mattino seguente, il sole, dopo aver giocato a lungo a nascondino con le nuvole, illuminò ad un tratto i lunghi capelli color carota che avevano fatto nuovamente capolino dalla grotta.
La giovane si stava guardando attorno, quando il suo sguardo fu catturato da qualcosa che era volato sopra la sua testa. Rimase quindi per qualche istante a fissare l’uccellino che continuava ad attraversare cinguettando allegramente l’azzurro immenso del cielo. Gli occhi viola di Lirin, testimonianza della sua appartenenza alla stirpe demoniaca, venivano abbagliati dall’intensità di quella luce. Nelle ultime settimane aveva passato troppo tempo segregata nell’oscurità, a nascondersi da occhi indiscreti, a fuggire il più lontano possibile da quel luogo che una volta aveva chiamato casa e che poi aveva dovuto definire prigione, troppo tempo a celarsi da lei… sua madre
Una lacrima vinse la lotta e riuscì a solcarle la guancia, ma lei si affrettò ad asciugarla tirando su rumorosamente col naso. Non seguì alcun segno di tristezza. Perché in fondo, anche se era stata usata da quella che, più che chiamare madre, avrebbe dovuto ormai considerare solo come la propria genitrice, c’erano anche delle persone che le volevano bene: Doku, così austero ma gentile. C’era Yaone, così protettiva nei suoi confronti. E poi lui, la persona per lei più importante: suo fratello Kougaiji, che le perdonava ogni marachella, e che infine non aveva dato segno di volerla punire anche il giorno precedente quando, inavvertitamente, aveva calpestato – e distrutto - uno dei limitatori del potere demoniaco che sarebbero serviti loro per andare a raccogliere informazioni nel prossimo villaggio…
Aprì le braccia come due ali e cominciò a volteggiare nello spiazzo come un uccello.
Però anche il loro volerle bene si poteva rivelare fastidioso. Da quando erano fuggiti le avevano impedito di muovere un singolo passo senza la loro sorveglianza. Sapeva che lo facevano per il suo bene, ma a volte sarebbe voluta tornare indietro, a quando non dovevano ancora nascondersi, a quando non aveva ancora la certezza che sua madre… che lei per sua madre rappresentasse solo uno dei tasselli per completare il suo piano. Nulla più di questo.
“Signorina Lirin! Signorina Lirin! Dove siete finita? Non vi si può proprio perdere di vista un momento!”
La ragazzina girò la testa e, piroettando su se stessa, si diresse verso l’entrata della grotta dove ad attenderla c’era l’altra ragazza demone: dimostrava poco più di vent’anni ed aveva i capelli di un viola scurissimo che rasentava il nero corvino. Erano raccolti in due lunghe code che partivano dalla sommità del capo ed arrivavano a metà della coscia, poco sopra le ginocchia. Il tono con cui parlava, dolce e pacato, era in contrasto con l’ansia e la preoccupazione che albergavano nei suoi occhi, dello stesso colore dei suoi capelli:
“Signorina Lirin, vi prego, non sparite di nuovo così, senza dire niente a nessuno”.
“Ma Yaone! Avevo visto un uccellino… era così carino…” cercò di spiegarle Lirin con tono smielato. Cominciò a fissare Yaone con lo sguardo da gattino ruffiano, finché l’altra demone si mise una mano nei capelli:
“D’accordo, d’accordo…”, disse con fare rassegnato, “Per questa volta passi, ma vi prego di non scomparire più in questa maniera: è già la seconda volta in meno di ventiquattr’ore, ve ne rendete conto?”

Entrarono nella grotta, dove trovarono Dokugakuji e Kougaiji seduti davanti alla cartina della regione. Si trovavano ora nei pressi della catena montuosa che aveva nel monte Kongya la sua vetta principale. Da quanto avevano udito, sembrava che il gruppo di Sanzo avesse intrapreso proprio quella via.
Il problema che dovevano risolvere ora poteva sembrare meno grave di quanto in realtà non fosse di primo acchito: dovevano superare il prossimo villaggio senza dare troppo nell’occhio, nonché andare alla caccia di ulteriori informazioni sulla strada che avevano imboccato il bonzo ed il suo seguito, per raggiungerli al più presto. Kougaiji aveva ormai capito che, da solo, nulla avrebbe potuto contro la matrigna, ed il solo modo che aveva per ottenere quanto più desiderava, ovvero il risveglio di sua madre Rasetsunyo, era unirsi a coloro che già stavano viaggiando per combattere Gyokumen Koshu. Aveva preso questa decisione subito dopo la liberazione della sua preziosa sorellina, che considerava così anche se avevano lo stesso sangue solo da parte del padre Gyumao. Non avrebbe più permesso a nessuno di manipolarlo e di tenerlo lontano dalle cose a lui care, ma non avrebbe di certo potuto agire da solo, e non poteva fidarsi dei demoni. Da quando avevano salvato sua sorella dal laboratorio del Professor Nii, che stava compiendo su di lei degli esperimenti per conto della madre Gyokumen Koshu, aveva smesso di servirsi delle informazioni derivanti da loro; c’era sempre il rischio di venir localizzati, e questa era l’ultima cosa che volevano accadesse.
“Eccomi, fratelliiiinoooo! Che c’è, che c’è, cosa state facendo?” cinguettò Lirin entrando di volata dentro la grotta.
“Stavamo finendo di discutere gli ultimi dettagli prima di partire. Visto che l’ultimo limitatore del potere maligno è andato perduto” e così dicendo lanciò una frecciatina allusoria verso la sorella, che fuggì a nascondersi dietro a Doku all’istante, “per passare attraverso il prossimo villaggio voi tre utilizzerete i limitatori rimanenti, mentre io verrò da demone… abbigliato però in maniera tale da non destare sospetti tra gli umani.”
“Fratellooooneeee, Lirin ha una domanda! Perché non posso fare finta io di spacciarmi per un’umana senza limitatori?” chiese la sorella col solito tono gioioso ed ingenuo.
“Beh, signorina Lirin, innanzitutto perché voi sareste sicuramente quella che darebbe più nell’occhio, in quanto non state mai ferma un secondo…” rispose Yaone con fare garbato.
“Mmmm, peccato… E allora perché non Doku?”
“Beh…”, continuò Yaone, “ perché Doku è molto robusto, e lui finirà per catalizzare l’attenzione su di sé anche senza segni della sua vera natura…”
“Ed allora perché proprio il fratellone?”
“Perché tra noi due è quello che avrebbe più possibilità di difendere tutti nel caso di un qualsiasi pericolo…” concluse la demone dai lunghi capelli viola con un sorriso.
“Mmmm…”, finì per commentare la sorellina irrequieta “E come farà mio fratello a spacciarsi per un umano, senza far vedere le orecchie e il tatuaggio sul volto, per giunta?”
Doku, seduto a terra, represse a forza un risolino e si sforzò di restare serio, mentre Yaone sorrideva nuovamente a Lirin:
“Beh… per le orecchie userà una bandana…” le spiegò affabile “mentre nasconderà il tatuaggio indossando una mascherina per il raffreddore e usando una cospicua dose di fondotinta!”


Continua…



========
*Siparietto finale*
Egot
: Tatataaaaa! Ben ritrovati a voi! ^________^ Già che ci siamo, diamo il benvenuto alla new entry della fanfiction che, anche se non ho minimamente calcolato mentre scrivevo il mosaico, mi si rivela ora utile nella sua continuazione! Ecco quindi a voi il grande, stupendo, magnifico… Principe Kooooougaiji!!! Applaudite!!!^_________^
Tutti: Sì, forza Kou, sei tutti noi!!! ^O^
Kou: ….
Egot: Che succede, Kou, ti senti male? Sei la star del momento, sicuro di non voler dire nulla?*_*
Kou: …il fondotinta… non c’era… sul contratto… ;__;
Egot: Oh, quisquiglie! Non dirmi che un attore del tuo calibro non si è mai messo un po’ di cerone sulla faccia, suvvia!^O^
Kou: Voglio la mamma ;___;
Egot: Se farai il bravo, forse te la restituisco alla fine della fic, d’accordo? ^_________^
Goku: Eh, povero Kougaiji…
Sanzo: Ha voluto la bicicletta? E adesso che pedali…
Hakkai: Forse era meglio avvisarlo che non era una buona idea entrare in questa fiction…
Goku: Già, chissà cosa l’attende, poverino…;_;
Gojyo: Oh, ma come siete melodrammatici… vieni Kou, vieni con noi! Andiamo in quel localino all’angolo…ti insegno come sopravvivere a questo mondo crudele… ^_^
Kou: Ma allora, ditemi la verità… era per questo che quando sono arrivato dal Giappone e vi ho chiesto come andava la vita, vi siete catapultati in quel locale e vi siete sbronzati alle sette di mattina? ;_; Cioè, non tutti… Hakkai sembrava sobrio, in realtà…
Hakkai: O_^…avrei preferito non esserlo… il mio fegato stava cominciando a manifestare segni di scortesia e la sensazione era affatto piacevole…
Egot: Beh, ragazzi, come si dice, mal comune, mezzo gaudio! ^O^
Tutti: Alla faccia del gaudio… -____-;
Egot: Vabbè, costoro non hanno il minimo senso dell’umorismo! ^__^ Allora gente, eccomi comunque nuovamente tra di voi! So di avervi fatto attendere molto, ma purtroppo questi sono i miei tempi… Inoltre sto diventando sempre più una lumaca nello scrivere, è allucinante! Spero comunque che continuerete a sostenermi -___- , quindi mi raccomando, attendo i commenti! *_*

Un mega ringraziamento a Trin, per l’aiuto datomi con questo capitolo! Graaaazie!!!!\*_*/

Passo quindi a dare le risposte a tutti!\*_*/

@Isil: Grazie del commento!!! Se ho intenzione di dare la supremazia a Nii? Eheh…tu che ne dici? ^O^
@Murasaki: Ciao carissima! Allora, anche se te l’ho già fatto sapere, rispondo qui per tutti: Ukoku Sanzo (amico di Komyo) e Nii Je Nii sono la stessa persona! E’ una scoperta che si fa all’interno del nono volume^^ Grazie quindi del commento, questo prologo lo avevo in mente già da tempo, e sono felice che ti piaccia l’atmosfera*_*…mentre per il fulcro vero e proprio della storia ci vorrà ancora qualche capitolo^_-
@Clov3r: Ehilà! Non mi attendevo di trovarti anche su EFP, comunque, grazieee!!!
@Sally: Hola! Bene, bene, sono contenta che si capisca la parte riguardante Nii ‘giocattolaio e manovratore’, è una delle parti che mi piace di più della sua figura *_* E se ti è piaciuto Nii, e ti attendi cosa ha in serbo per Sanzuccio…eheh, allora sospetto che il mio capitolo preferito ti piacerà *_*
@Shaolin: Grazie millee!!!
@Lorusgra: Perché solo principessa? Chiamiamola Regina! (Mai letto Bakurestu Hunter?^^)
@Veronique: Un gradino sopra? Mah, io lo spero tanto! La mia più grande paura è proprio quella di non riuscirvi! *_*;;;
@Kairi84: Cara, sì, lo so, le attese con me sono estenuanti, e mi dispiace immensamente!*_*;;;
@Kakashi: Grazie mille del commento!^O^ Comunque sì, Nii lo definisce così nel nono volume del manga… quando si scopre che anche lui era stato un Sanzo e aveva conosciuto il ‘nostro’ Sanzo, all’epoca dodicenne (all’incirca), e…l’aveva scambiato per una bambina! *_*;;;


  
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