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Autore: Lady_Sticklethwait    30/05/2014    5 recensioni
«Sig.ina Barbrook» una voce ben nota piombò dal sentiero opposto, accompagnata dalla splendida visione del duca di Bekwell, vestito come sempre in modo impeccabile nel suo abito color beije intonato al colore dei capelli scombinati .
Aveva un sorriso divertito e, sebbene non potesse ben vederlo, riusciva ad immaginare quelle scintille d'ironia che trasparivano spesso negli occhi color acquamarina.
«Sig.or Bekwell…» disse guardandolo come se si fossero appena incontrati in una circostanza assolutamente normale. « Come mai da queste parti? »
Colin rise. La sua non era una risata comune ma bensì qualcosa che scaldava l'animo, che rimbombava nella testa e poi scivolava via, lasciando delle adorabili fossette sul volto giovane e dai tratti raffinati dell'uomo.
«Devo dire che riesce sempre a sorprendermi , signorina Babrook»
«Come prego?»
«Avrei molte domande da farle, come qualsiasi persona normale penso voglia porle, ma, per il momento, penso di potermi trattenere e godermi lo spettacolo».
Scese dal cavallo, incrociò le braccia e la guardò con ludibrio.
«Ebbene?» proseguì sostenendo il suo sguardo a mò di sfida.
« Ebbene, sig.ina Barbrook, non capita tutti i giorni di vedere alle 8 del mattino una selvaggia molto affascinante su di un albero»
Genere: Comico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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                                  Capitolo 55.

 

 

 

 

 

Care lettrici,
per tutte coloro che mi contattano con insistenza chiedendo di continuare le altre due storie, ripeto e rispondo che, al momento, dato che questa storia è ormai agli sgoccioli, cercherò di dedicarmi maggiormente a questa per concluderla definitivamente.

 

 

 

 

 

Dopo varie ricerche senza alcun successo, Elisabeth si fermò dinanzi all'ultima porta del corridoio, che si presumeva fosse la libreria.
Entrò con cautela guardandosi intorno, non stupendosi affatto che non ci fosse nessuno al suo interno.
Socchiuse la porta e si fermò ad osservare la libreria di Colin; certamente era arredata con gusto molto maschile, si disse soffermandosi sulle poltrone di cuoio dall'imbottitura spessa che erano sistemate strategicamente per coloro che desideravano sfogliare un volume con calma.
Inoltre, nell'aria aleggiava una miscela di odori piacevole e vagamente familiare di cera, pergamena, inchiostro e polvere di libri, che le ricordavano vagamente la biblioteca di suo nonno.
Avanzò ancora e raggiunse un paio di scaffali, soffermandosi ad osservare le copertine allineate in pelle, dorate e con le scritta in latino.
Si meravigliò dell'ingente quantità di libri che Colin possedeva, ma decise che quello non era il momento giusto per testarli tutti.
Venti minuti dopo ancora non riusciva a capire dove potesse mai essere il documento.
Concia del fatto che Colin la stava aspettando, iniziò una ricerca quasi disperata e le mani iniziarono a tradire segni di nervosismo.
Non seppe il motivo di tanta ansia, ma comunque non aveva un bel presentimento e fu dannatamente tentata di risalire al piano di sopra per chiedere direttamente al duca dove fosse.
Tutto ad un tratto si ricordò di non aver controllato la scrivania e trasse un sospiro di sollievo; numerose carte giacevano sul piano ricoperto di pelle accanto ad un tampone di carta assorbente, delle penne d'oca affilate ed una boccetta d'inchiostro con il tappo d'argento.
Dopo tante ricerche tra inviti a ricevimenti, fogli di giornale e quant'altro, finalmente trovò il tanto agognato documento affianco ad un modulo in bella vista su cui vi era scritto...

 

 

 

 

 

 

“Ricorso per separazione personale consensuale?!” urlò Elisabeth con una mano stretta sul fianco sinuoso ed un'altra mostrante al volto stralunato di Colin il documento, chiese con tono sprezzante“cosa starebbe a significare, signor Bekwell?”
Colin che, povero cuore, era stato appena svegliato dall'arrivo brusco della sua mogliettina, decise che era giunto il momento di ricorrere alla religione e pregare.
Forse Dio lo avrebbe soccorso, o forse gli avrebbe mandato il colpo di grazia seduta stante.

Magari un fulmine...
“Elisabeth” disse con il tono più giovale che poté “già di ritorno?”
La donna gli fece dondolare davanti agli occhi il foglio, esigendo spiegazioni.
Spiegazioni che, onestamente, Colin preferì rimandare a domani.

“Assolutamente no!” era stata la riposta di Elisabeth, ferita nell'orgoglio di 'moglie'.
“Oh, per favore Liz, non sarebbe meglio...”
“No.”
“E se...”
“No.”
“Ma se solo...”
“No.”
“Tu potessi...”
“Assolutamente no.”
“Capire.”
Elisabeth ora si mise con le braccia incrociate “parlate.”
Il duca si issò sulle braccia per appoggiarsi con la schiena e mettersi in posizione eretta; Liz notò che era ancora a petto nudo e la benda era completamente bianca, segno che non c'era più pericolo di un'emorragia.
Preferì non demordere e tradire la maschera di freddezza ed intransigenza che aveva avuto fino ad allora, ma era sicura che il battito del cuore non era dovuto unicamente all'irritazione che provava in quel momento.
No, si disse ammirando nuovamente la perfezione di quell'uomo, decisamente no.
“Diciamo che oggi pomeriggio ho pensato ad alcune cose più o meno rilevanti, tutte riguardanti te, Elisabeth.” emise un profondo respiro, quasi un sospirone; un immenso, stanco, accorato sospiro che portò l'uomo quasi a sgonfiarsi davanti ad Elisabeth “e, fidati, non saresti al sicuro in qualità di mia moglie. Potrebbero prenderti di mira per farmi del male, Liz, e questo lo sai sin troppo bene.”

“Avevi quantomeno l'obbligo morale di avvertire tua moglie, Colin.” continuò a ripetere Elisabeth, troppo... offesa? Offuscata? Delusa? Per vedere le cose con criterio.
“Inoltre, non vedo cosa possa c'entrare in questa storia, dato che non sanno neanche che io...”
“Certo che lo sanno. Dannazione, Liz” alzò il tono di voce “credi che colpendo me ricaverebbero mai qualcosa in danaro? Non ho eredi che possano essere eventualmente ricattati, non ho fratelli né – che io sappia – lontani cugini. E secondo te, qual è il modo migliore per minacciarmi se non far del male alle persone che amo?”

Le persone che amo? Che amo?!? Pensò Liz, stupida da quel piccolo messaggio segreto uscito come un fulmine dalla bocca di Colin.
Abbassò il capo “Colin, io comprendo le tue preoccupazioni ma ormai ci sono anch'io in questa storia, che tu voglia accettarlo o meno.” lo fissò con determinazione “Credi che mi faccia piacere sapere che potrei essere oggetto di ricatto? Che potrei persino diventare vittima di tutto questo? Ma soprattutto” fece cadere i fogli, si inginocchiò a terra e gli prese il volto bollente con mani tremolanti “credi che mi importi rimanere in vita quando tu...potresti morire da un momento all'altro per colpa loro?”
Colin fece un sorriso sinistro “Elisabeth Bekwell, potrei pensare che tu ti stia innamorando di me”
Elisabeth guardò con insistenza le sue labbra ipnotiche.
Così rosse, così piene e ben delineate e...Tolse subito le mani dal suo volto quasi scottasse, ma Colin gliele bloccò all'istante.
“Che... cosa stai facendo?”
“Ah, Liz, Liz, quanto ti contraddici...”
Alzò un sopracciglio, contrita “chiedo scusa?”
Colin sogghignò “sei pronta ad affrontare i pericoli e mettere a repentaglio la tua gloriosa esistenza ma poi, quando si tratta di baciarmi, scappi come una ragazzina impaurita.”
Ella alzò lo sguardo per fulminarlo ed arrossì “Io non scappo mai”
“Ah, davvero?” chiese ironicamente.
Elisabeth annuì e con velocità fulminea gli diede un bacio sulle labbra, per poi sorridere vittoriosa.
“Non era questo che intendevo ma... Potremo sempre migliorare” fece pensoso.
Elisabeth si sentì offesa.
E scombussolata.
Ed imbarazzata.
E si alzò.
Ed andò alla porta.
Ed entrambi si augurarono la buonanotte come se fossero estranei.

Ed il fatto più grave fu, ripensandoci, che Colin non l'aveva trattenuta ulteriormente (cosa che aveva sperato, visto che già sapeva di non poter riuscire a dormire quella notte da sola).
Così decise che più tardi sarebbe andata a fargli di nuovo visita, magari quando lui si sarebbe appisolato.
Meritava di stare da solo, si disse scendendo furiosamente le scale; documenti di separazione nascosti, banditi, ricatti, pettegolezzi... Dio, che matassa!
Percorse un lungo corridoio rassicurata dal fatto che non c'era nessuno e si diresse in biblioteca con l'intento di leggere quel famoso documento di suo padre.
Ah, che brutta vita quella delle donne innamorate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lady Sticklethwait.








 

   
 
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