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Autore: RandomWriter    31/05/2014    4 recensioni
Si era trasferita con il corpo, ma la sua mente tornava sempre là. Cambiare aria le avrebbe fatto bene, era quello che sentiva ripetere da mesi. E forse avevano ragione. Perchè anche se il dolore a volte tornava, Erin poteva far finta che fosse tutto un sogno, dove lei non esisteva più. Le bastava essere qualcun altro.
"In her shoes" è la storia dai toni rosa e vivaci, che però cela una vena di mistero dietro il passato dei suoi personaggi. Ognuno di essi ha una caratterizzazione compiuta, un suo ruolo ben definito all'interno dell storia che si svilupperà nel corso di numerosi capitoli. Lascio a voi la l'incarico di trovare la pazienza per leggerli. Nel caso decidiate di inoltrarvi in questa attività, non mi rimane che augurarvi: BUONA LETTURA
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In her shoes'
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RIASSUNTO DELLA PUNTATA PRECEDENTE:
Erin si intrattiene in sala prove dove Lysandre e Castiel stanno suonando  nonostante quest’ultimo all’inizio non gradisca la sua presenza. Mentre stanno provando una canzone dei Skillet, la ragazza comincia a cantarla senza però accorgersi di nulla. Solo al termine della musica sente le calde lacrime che le hanno rigato le guance. Si serra in un inspiegabile mutismo che lascia perplessi i ragazzi. I tentativi di Lysandre di tirarle su il morale si rivelano poco efficaci.
Il ragazzo la affida a Castiel affinchè la accompagni a casa. Tra i due nasce ben presto una vivace conversazione ed Erin recupera la sua energia e vitalità.
Anche se lei stessa stenta a crederlo, lei e Castiel stanno diventando amici.


 
CAPITOLO 11: SABATO SERA
 
“lo so, sono in ritardo!” urlò Erin spazientita. Nella sua camera era impossibile individuare un angolo libero: magliette sparse sulla scrivania o appoggiate sulla sedia, pantaloni buttati sul letto alla rinfusa, scarpe sparse sul pavimento. Era in piena crisi “non ho nulla da mettermi”.
“se lo sai, allora perché sei ancora in accappatoio?” protestò zia Pam appoggiandosi allo stipite della porta e osservando la nipote. Erano mesi che non vedeva Erin così vitale e la cosa non poteva che farle piacere.
“sto cercando di sbrigarmi, anche se non sembra” si giustificò la ragazza frugando nell’armadio.
Ogni suo tentativo di trovare qualcosa di adatto alla serata stava fallendo miseramente. La zia si era offerta di prestarle qualcosa ma ad Erin era bastata una rapida occhiata al vestito elegante che la donna indossava in quel momento per declinare l’offerta. Come se undici anni di differenza non fossero sufficienti a distanziarle, i gusti raffinati della zia erano del tutto incompatibili con la semplicità di Erin.
Quella sera Pam doveva uscire a cena e per l’occasione indossava un sofisticato abitino blu petrolio. Il vestito le aderiva perfettamente ai fianchi, sottolineando la vita esile e il corpo da modella.
Di fronte a quella visione, Erin non poteva che sentirsi un’anonima formica accanto ad una leggiadra farfalla.
Nel suo guardaroba non c’era nulla che potesse essere adatto ad una serata fuori. D’altro canto però, non sarebbe riuscita a vedersi con un capo femminile o elegante.
Rassegnata, prese un anonimo dolce vita rosso bordeaux e se lo ficcò velocemente addosso.
Iris sarebbe arrivata a momenti ed il film, differentemente dalla sua amica, non sarebbe stato così paziente da aspettarla.
“a che ora è lo spettacolo?”
“alle sette e mezza” borbottò Erin ficcandosi dei jeans morbidi.
“qualcosa di più elegante?” tentò la zia, ma l’occhiata fulminante che le arrivò la fece desistere da ogni tentativo.
DLIN DLON
Il fatidico timer: il campanello. Iris era arrivata ed Erin non era ancora pronta.
puoi farla salire, invece di stare qui a dare consigli di stile?” brontolò la nipote litigando con la zip incastrata.
“agli ordini!” replicò prontamente Pam con allegria. Scese le scale facendo attenzione a non inciampare sui tacchi vertiginosi.
Era incantevole e dallo sguardo soddisfatto che lanciò allo specchio, si capiva che ne era consapevole.
Aprì la porta sfoderando il suo miglior sorriso che però si raggelò all’istante. Anziché trovarsi di fronte la famosa Iris, c’era Jason, il suo innamoratissimo vicino di appartamento.
L’uomo rimase di sasso nell’ammirare la bellezza di Pam e su un primo momento non riuscì ad articolare nessun fonema.  
“oh, sei tu Jason… pensavo fosse un’amica di Erin” esclamò delusa

“s-sono venuto a chiederti se ti va di uscire stasera…” borbottò a disagio l’uomo.
Aveva solo due anni in più di Pam, ma l’abbigliamento da studente del college lo penalizzava particolarmente, conferendogli un’aria infantile e acerba. Per quanto Erin avesse ribadito più volte che, con i vestiti giusti, Jason potesse essere un gran bell’uomo, Pam non lo degnava della sua considerazione. Oltre al look, il povero Jason partiva svantaggiato poiché si era innamorato di una donna che aveva smesso di credere all’amore da un po’ di tempo ormai. Pam non era stupida, ma dava spesso alle persone l’impressione di essere una donna svampita. Il suo fascino e i suoi modi un po’ infantili avevano sempre attirato gli uomini sbagliati che l’avevano illusa e abbandonata, ferendo irrimediabilmente la sua dignità. Ne aveva quindi dedotto una statistica ineccepibile: tutti gli uomini erano dei porci e pertanto se ne teneva a debita distanza.
“stasera?” ripetè Pam come se fosse la parola più strana che avesse mai sentito “mi dispiace, ma ho già un impegno. Devo uscire da qua a dieci minuti” e voltandosi verso l’interno dell’appartamento urlò: “sempre che Erin si sbrighi!”
Jason scrollò leggermente le spalle:
“fa’ niente” e le rivolse un timido sorriso che la donna ricambiò solo per cortesia.
Erano vicini di casa da due anni, e in quell’arco di tempo era solo la terza volta che il ragazzo trovava il coraggio per invitarla. E come le due volte precedenti, anche questa si era rivelata un insuccesso.
Nel frattempo, una deliziosa ragazza dai capelli rossi stava salendo le scale del condominio. Iris guadò con curiosità le due persone che sostavano all’ingresso dell’appartamento.
Pam intercettò quella figura e subito ne approfittò per cambiare argomento:
“sei Iris?”
Iris rimase sorpresa dalla figura elegante della donna che l’aveva salutata. L’amica le aveva detto che sua zia era molto bella, ma aveva omesso di dire che fosse praticamente una dea.
“sì, ho trovato aperto il portoncino giù così sono salita…” si giustificò.
“la gente di questo condominio ha la brutta abitudine di lasciarlo socchiuso” brontolò Pam tra sé e sé “e poi spendono soldi per installare gli allarmi!”
“ah, io l’ho lasciato aperto visto che-“
“nessun problema, tanto tra un po’ scendiamo” la rassicurò Pam addolcendo il tono. Il fatto che alcuni condomini lasciassero socchiuso il portone principale la faceva innervosire. L’edificio si ergeva in una zona di periferia ed era preferibile adottare ogni precauzione per evitare disgrazie, come i ladri che avevano fatto irruzione in un appartamento del condominio accanto quattro mesi prima.
“entra pure. Erin arriva subito… almeno credo” aggiunse con scetticismo.
Jason nel frattempo era rimasto impalato davanti alla porta, indeciso sul come congedarsi. Iris lo salutò con un formale “buonasera” e lui, nonostante stesse parlando una ragazza di almeno dieci anni più giovane di lui, le rispose allo stesso modo.
anche con le ragazzine è un imbranato” pensò tra sé e sé Pam alzando gli occhi al cielo. Poi però sorrise dentro di sé, riflettendo sul fatto che almeno Jason non aveva quell’arroganza che accomunava tutti gli uomini che aveva conosciuto in passato.
“Iris, ci sono!” esordì Erin rotolando giù per le scale. Una volta in salotto, la ragazza afferrò un paio di Converse e in equilibrio su un piede, cercò di calzarle alla velocità della luce.
“ahaha tranquilla. Abbiamo ancora tempo” la rassicurò Iris controllando l’ora sul cellulare.
“la prossima volta Erin andiamo noi a prenderla” puntualizzò Pam chiudendo la porta d’ingresso “anche se sono solo le sette, non è il massimo per una ragazza andare in giro per queste parti”
“non si preoccupi, per strada ho incontrato solo vecchiette” raccontò Iris.
“dammi del tu ti prego! Mi fai sentire vecchia” rise civettuola la giovane zia “comunque visto che devo uscire anche io, vi do un passaggio in macchina fino al cinema. Per il ritorno chiamatemi, mi raccomando!”
“prenderemo l’autobus zia, non abbiamo dieci anni!” protestò Erin.
Pam guardò le ragazze dubbiosa: da un lato la sua anima giovane e spensierata le suggeriva di lasciare loro indipendenza e libertà, ma dall’altro il ruolo di zia adulta e responsabile le imponeva di essere previdente e accorta. Alla fine prevalse lo spirito libero e un po’irresponsabile:
“d’accordo, ma state attente” le ammonì “l’ultimo autobus passa alle undici”
“lo sappiamo” rispose prontamente Erin.
 
Una volta in macchina, l’argomento di conversazione cadde su Jason:
“non si chiede ad una persona di uscire la sera stessa! Un po’ di preavviso no?” stava borbottando Pam.
“ma così ti ha offerto un valido pretesto per rifiutare” osservò Erin “a meno che tu non volessi uscire davvero con lui” aggiunse sorniona.
“non dire stupidaggini! Dico solo che se avesse un minimo di vita sociale saprebbe come comportarsi! E poi uno a trent’anni dovrebbe aver imparato a pettinarsi! Sembra quel tizio dell’anime che guardi tu qualche volta su MTV” disse riferendosi ad Erin
“Gintama?” provò ad indovinare la ragazza.
“sì, una cosa del genere”
“che lavoro fa?” s’intromise Iris.
“non ne ho idea. Non abbiamo mai fatto conversazioni più lunghe di tre minuti e comunque lo incrocio raramente. Penso sia un tecnico informatico…”
“un tecnico? Ma va’! non mi sembra un tecnico informatico!” obiettò Erin “secondo me fa un lavoro molto più interessante”
Pam sbuffò infastidita: ogni volta che toccavano quell’argomento, le saliva l’irritazione.
La verità era che il suo status di single non le piaceva. Era una donna che, ormai sulla soglia dei trent’anni, in cuor suo sognava di sposarsi e costruire una famiglia ma aveva troppa paura delle delusioni. Una delle più grosse l’aveva ricevuta due anni prima, quando, dopo una relazione di sette mesi aveva scoperto che il suo compagno era sposato. In passato poi, in un paio di occasioni, i fidanzati delle sue amiche avevano confessato di essersi innamorati di lei e ciò aveva irrimediabilmente incrinato i rapporti di amicizia e le aveva fatto guadagnare una fama poco lusinghiera. Di fatto Pam era diventata una bellissima donna sola, con poche amicizie, alcune delle quali superficiali e buone solo per uscire la sera.
Sostò davanti all’entrata del cinema e prima di lasciar scendere i due passeggeri, si voltò verso di loro:
“siete sicure che non volete un passaggio dopo?”
“non ce n’è bisogno ma grazie” sorrise Iris mentre Erin afferrava la maniglia.
“mi raccomando allora… e divertitevi” concluse Pam.
La donna, partì sgommando, lasciando le due amiche sul ciglio della strada.
“tua zia è un fenomeno!” esclamò Iris con ammirazione “e poi è molto bella” spingendo la porta di ingresso del cinema.
“sarà, ma a volte si comporta da svampita. Ha quasi trent’anni e ragiona come se ne avesse sedici” sospirò Erin “a volte mi sembra di essere io l’adulta della situazione”
“lo snobba proprio quel Jason” commentò Iris.
“lui le sbava dietro da due anni ormai ma lei non lo caga minimante” spiegò Erin prendendo i biglietti che l’addetto le stava porgendo “popcorn?”
Alla proposta di Erin, Iris annuì ma non si staccarono dal loro argomento di conversazione:
“peccato, perché è davvero caruccio” commentò Iris figurandosi mentalmente Jason.
“vero? Sapessi quante volte gliel’ho detto, ma lei dice che Jason non ha speranze. Neanche con un completo di Armani sembrerebbe un uomo” rispose Erin scimmiottando la zia.
Le due ragazze si accomodarono in posizione centrale, in una postazione sollevata. I posti cominciavano a riempirsi gradualmente e il vocio aumentava sempre più di volume:
“scusa ma perché Violet non viene? Alla fine mica l’ho capito” disse Erin.
“eh” sospirò Iris “Violet è una pantofolaia timidona, è questa la verità. Ogni volta che le ho proposto di uscire mi ha sempre tirato fuori un sacco di scuse, eppure le farebbe bene aprirsi un po’”
“già, ma a proposito, non è che frequenta il club di giardinaggio solo perché ci sei tu che le fai da sostegno?”
“è proprio così, però non voglio forzarla a fare qualcosa che non si sente di fare, anche se sarebbe perfetta per il club di disegno”
“appunto!” puntualizzò Erin con foga.
“un passo alla volta” sorrise Iris “l’anno scorso, che era in prima, la vedevo sempre da sola, così l’ho invitata a pranzare con me e una mia amica che purtroppo si è trasferita tre mesi fa… così quest’anno siamo rimaste noi due, prima che arrivassi tu…secondo me è già un bel passo in avanti che abbia accettato anche la tua compagnia… con Violet dobbiamo andarci con i piedi di piombo”
“forse hai ragione, anche se di solito io sono una che prende le cose di petto”
“visti i guai in cui ti sei cacciata, non posso che essere d’accordo con te!” aggiunse Iris
“ma per fortuna ho il mio braccio destro che mi viene in aiuto… com’era quella dei bulbi? Ah sì… che ti avevo aiutato perché un cane li aveva dissotterrati” rise Erin ripensando alla scusa che Iris aveva rifilato alla Fraun.
“che fossero stati dissotterrati era vero! Però guarda che non potrò sempre farti da avvocato, anche se ti intrattieni nei corridoi per una buona ragione” replicò Iris sorniona.
“e sarebbe?”
“per scambiare effusioni romantiche con uno dei ragazzi più ambiti della scuola”
“ma che dici, scema!” protestò Erin arrossendo e sprofondando nella sua poltroncina.
“ssshhh dai che comincia!”
 
Una volta uscite, le ragazze stavano ancora ridendo per le scene che erano state proiettate:
“e quando lei ha capito che lui non stava parlando della salvaguardia delle balene?”
“ahahahah! Che faccia che ha fatto!”
Continuarono così finché la fredda aria autunnale sferzò i loro visi arrosati. Erano le nove e mezza passate e nessuna delle due aveva tanta fretta di tornare a casa.
“senti che ne dici se andiamo a berci qualcosa? Tanto nessuna delle due deve guidare”
Erin si rabbuiò all’istante. Serrò le labbra verso l’interno e se le mordicchiò nervosamente.
“ho detto qualcosa che non va?” si preoccupò Iris “sei astemia?”
“qualcosa del genere” convenne Erin.
Erano mesi che non toccava l’alcol e il solo pensiero che quel liquido inebriante le scorresse nella gola per poi diffondersi nel sangue la inorridiva. Il fatto poi che Iris avesse fatto cenno alla guida le aveva fatto aumentare i battiti.
“puoi sempre prendere qualcosa di analcolico” le suggerì l’amica “c’è un locale, il Black Drop, dove hanno un bell’assortimento di drink. Ce ne saranno sicuramente di analcoliche”
Erin sorrise grata. L’ultima volta che si era rifiutata di bere, era stata derisa ed etichettata come santarellina: Iris invece non l’aveva giudicata, ma le aveva offerto un compromesso per poter proseguire la serata. Il nome del locale riecheggiò in testa ad Erin: Black Drop. Era il posto che aveva nominato Lysandre la sera precedente.
“andiamoci” acconsentì. Se avesse incontrato il ragazzo, avrebbe potuto scambiare due parole e scusarsi per il suo comportamento in sala prove.
 
Quando fecero il loro ingresso nel locale, Erin apprezzò da subito lo stile, curato in modo da ricordare un vecchio pub irlandese ma anche con tocchi di moderno. Non le sfuggirono nemmeno le occhiate interessanti che un paio di ragazzi avevano lanciato all’amica che per quella sera si era messa in tiro. Anche se, rispetto al look scolastico, Iris di diverso aveva semplicemente una riga di matita viola e del mascara, la ragazza risultava davvero affascinante. Portava la sua amata treccia a lato e sotto il cappotto che si era tolta una volta entrata nel locale, rivelò un paio di jeans attillati e una maglia monospalla.
Si avvicinarono al bancone per ordinare:
“una birra analcolica” chiese Erin.
Un gruppo di ragazze accanto a loro, con in mano degli elaborati cocktail, sorrisero beffarde.
La cosa non sfuggì alle due amiche ed Iris, cogliendo l’imbarazzo di Erin, si affrettò ad aggiungere:
“una anche per me”
Erin la guardò con sorpresa:
“se vuoi bere qualcosa di più forte non farti problemi” la rassicurò guardando di sottecchi il gruppo che le aveva derise.
“naa, stasera preferisco così”
Iris aveva notato che, da quando aveva proposto di andare a bere qualcosa, Erin si era incupita e aveva perso il suo smalto. Quasi non la riconosceva con quell’aria passiva e insicura.
Sentiva che, in quell’occasione, era suo dovere fare la parte della tipa tosta.
Non osava chiederle se c’era qualche problema perché il suo istinto sapeva che non gliel’avrebbe rivelato. Tanto valeva far finta di nulla e cercare di riportare la serata sulla giusta corsia. Iris si guardò attorno per cercare una distrazione che facesse al caso loro, ma le bastarono appena due secondi per individuare quanto di meglio quella serata poteva offrire:
“sai Erin fossi in te non me ne starei tanto concentrata a guardare le decorazioni” disse mettendole una mano sulla spalla “guarda là”.
Erin spostò lo sguardo nella direzione indicata dall’indice di Iris.
Un ragazzo di spalle, alto e con i capelli biondi, stava parlando con un gruppo di persone. Non c’era bisogno che si voltasse per sapere di chi si trattasse.
Quasi Nathaniel avesse percepito la presenza alle sue spalle, si voltò distrattamente e appena i suoi occhi si posarono su Erin, si illuminarono.
Quell’espressione così spontanea e dolce sciolse il cuore della ragazza che dimenticò i brutti pensieri che l’avevano assalita fino a poco prima. Vide il ragazzo scambiare due parole con gli amici che si voltarono nella sua direzione e poi Nathaniel si avvicinò loro.
“ehi, anche voi qui” commentò compiaciuto “siete da sole?”
“sì, prima uscita serale per Erin a Morristown” lo informò Iris felice di vedere il ragazzo. A suo avviso, nessuna persona poteva essere più propedeutica per l’amica in quel momento.
beh allora devo ringraziare te Iris per averla portata qui” le fece l’occhiolino Nathaniel “di là ci sono dei miei amici, alcuni li conoscete già. Volete venire?” disse indicando il gruppo alle sue spalle.
Su tutti, primeggiava l’immagine di Rosalya. Per quell’occasione la ragazza aveva indossato un abito corto che metteva in risalto le lunghe gambe affusolate. Tutti gli uomini presenti nel pub quella sera non avevano potuto fare a meno di astenersi dal lanciarle delle occhiate fugaci. Purtroppo per loro, quella visione celestiale era sempre seguita da un altro ragazzo: Leigh. Erin lo riconobbe all’istante. Anche ad Iris quel volto non era nuovo poiché il ragazzo aveva frequentato il loro liceo fino all’anno precedente.
Tuttavia nessuna delle due aveva mai visto il ragazzo abbronzato che le fissava con curiosità. Aveva dei capelli chiari, raccolti dietro la testa. Sotto la maglia si intuiva un fisico modellato e delle spalle robuste. Nel complesso ricordava un surfista.
“Dake, queste sono Iris e Erin… voi immagino vi conosciate già” disse Nathaniel rivolto alla coppia formata da Rosalya e Leigh.
“di nome sì” convenne Leigh che con Iris non aveva mai parlato prima “mi ricordo che l’anno scorso eri in classe con Jim, Jim Gray”
“sì” confermò la ragazza appigliandosi a quella conoscenza comune.
Dake osservò attentamente le due novità presentate da Nathaniel.
Gli bastò un’occhiata per bocciare Erin.
La ragazza era vestita in modo anonimo e informe, e i lunghi capelli raccolti banalmente contribuivano a conferirle un’aria poco interessante. Inoltre alcuni ciuffi ribelli quasi le nascondevano gli occhi ma alla ragazza sembravano non dar fastidio.
Discorso completamente diverso meritava la sua amica: la ragazza aveva dei brillanti occhi chiari, messi in risalto da un trucco delicato e ben fatto. I livelli di testosterone di Dake però gli impedirono di apprezzare sul subito il viso della ragazza, ma gli fecero concentrare dapprima l’attenzione sulle forme generose che si intuivano sotto i vestiti, nonostante il fisico minuto della ragazza.
“così sei nella scuola di Nath?” disse Dake rivolgendo tutta la sua attenzione sulla rossa.
“sì”
“non mi avevi detto che c’erano ragazze così carine” scherzò il ragazzo in direzione di Nathaniel. Iris abbassò lo sguardo avvampando, mentre Erin fissò il ragazzo leggermente irritata. Non le piacevano i ragazzi che ci provavano subito, senza neanche conoscere la persona che avevano davanti.
 “quanti anni hai?” gli chiese per compensare il silenzio dell’amica.
“ventuno. Sono troppo vecchio per te” aggiunse con un sorriso ammaliante che venne ricambiato da Erin con un’occhiata poco lusinghiera.
“se è per questo lei ed Iris sono coetanee” precisò Leigh intuendo l’interesse del ragazzo per la rossa.
“e che c’entro io?” chiese ingenuamente Iris sulla difensiva.
“hai fatto colpo” le bisbigliò Erin guadagnandosi una fulminata. Una volta tanto era lei nella situazione di poter prendere in giro Iris.
“ho sete. Andiamo a prenderci qualcosa” si lamentò Rosalya trascinandosi dietro il fidanzato. A volte la ragazza era piuttosto infantile ed essendo abituata ad essere l’unica donna in un gruppo di maschi, mal tollerava la presenza delle due ragazze che le aveva rubato la scena. Non aveva nulla contro di loro, ma atteggiarsi da prima donna era uno dei suoi tratti più distintivi.
“Rosa non cambierà mai” rise Nathaniel “è troppo abituata ad essere al centro dell’attenzione”
“fa parte del suo fascino” convenne Dake sorseggiando una birra poi, osservando quella in mano a Iris, le propose:
“posso offrirti qualcosa di più… forte?”
“sono a posto così grazie” replicò la ragazza con un sorriso tirato. Non era abituata a sentirsi rivolgere tutte quelle attenzioni da un ragazzo e aveva appena scoperto che la cosa anziché lusingarla, la metteva a disagio.
“Rosa sa niente di Lysandre? Non doveva venire stasera?” chiese Dake rivolto a Nathaniel. Il ragazzo finì di bere la propria birra e replicò:
“inutile che lo chiedi a me, lo sai”
“come la fate lunga tu e quell’altro! Dicono delle donne, ma voi due siete proprio testardi”
“non è una questione di essere testardi. E comunque non sono cazzi tuoi Dake. È una faccenda che riguarda solo me e Castiel” tagliò corto Nathaniel.
Sentire il ragazzo usare quel tono sorprese sia Iris che Erin. Non era da lui essere così diretto, quando invece era la diplomazia fatta persona. Era strano vederlo in quella nuova veste, ed Erin intuì che qualcosa in lui si era incrinato. Doveva affrettarsi a trovare un altro argomento di conversazione:
“Ambra ti ha parlato del suo primo giorno da bidella della scuola?”
Nathaniel si sorprese per quella domanda che lo distrasse dai cattivi pensieri:
“di preciso no, ma ieri era di pessimo umore per tutto il giorno. A te invece com’è andata?”
Mentre Iris provvedeva ad aggiornare Dake sulle premesse che gli mancavano, Erin illustrò a Nathaniel il suo incidente con il bagno dei maschi omettendo l’ingresso di Castiel.
I ragazzi scoppiarono a ridere e nel frattempo tornò anche Rosalya.
“Lysandre ha detto che non viene più. Stasera si tromba Emmaaa” biascicò ubriaca tenendo in equilibrio precario un cocktail. Il contenuto del bicchiere ondeggiò pericolosamente, fino a traboccare un po’.
Iris ed Erin arrossirono per la volgarità del linguaggio della ragazza. Per camuffare il loro disagio, Iris commentò:
“non sapevo che Lysandre avesse una ragazza”
“non è una ragazza, è una vecchia ahahahah!” rise Rosalya ormai incapace di controllarsi e portandosi il bicchiere alla bocca ma Leigh soggiunse dietro di lei e le bloccò il braccio:
“Rose, hai bevuto anche troppo!”
“no, ma che vuoi? Io bevo quanto mi pare! Sai quanti ne trovo che vogliono offrirmi da bere?”
Leigh la guardò con severità e delusione ma il suo atteggiamento non sortiva l’effetto desiderato. La fidanzata si scolò tutto il contenuto in un colpo solo.
Nathaniel allora le afferrò il bicchiere, glielo strappò dalle mani e lo appoggiò su un tavolino:
“adesso basta Rosalya. Ti stai rendendo ridicola” le disse con una fermezza tale che la ragazza per un attimo acquistò lucidità. Rosalya fissò il biondo con un misto di rammarico e tristezza. Abbassò poi il capo e sentì la mano delicata di Leigh che si appoggiava sul suo braccio.
“noi due usciamo” e il moro la condusse all’esterno.
“quando beve, diventa ingestibile” commentò Nathaniel passandosi la mano sul mento. Quel gesto, per quanto semplice e tipico dei maschi, colpì Erin che lo trovò sexy e affascinante.
“cosa intendeva con –è una vecchia-?” chiese Iris incuriosita.
“perché sta con una di trent’anni” le spiegò Dake lasciando di sasso le due ragazze.
“Lysandre è un toy-boy??” esclamò Erin scioccata. I due ragazzi la guardarono perplessi poi scoppiarono a ridere:
“ahahah! Non l’avevo mai vista sotto questo punto di vista!” commentò divertito Dake.
“Non è un mantenuto! Non sarebbe da lui…” replicò Nathaniel
“invece sì. Tu tendi sempre a pensare bene di tutti. Ti assicuro che lui ci dà dentro, altro che me e te Nath!” aggiunse malizioso.
Il delegato gli lanciò un’occhiata fulminea e guardando Erin le disse:
“che ne dici se usciamo un po’? così vediamo come sta Rosalya”
Erin accettò di buon grado cogliendo però l’espressione di panico negli occhi di Iris. Ora Dake era tutto per lei… o meglio: lei era tutta per Dake.
 
Una volta all’aperto, Nathaniel condusse Erin su delle ampie scalinate in cui erano seduti altri ragazzi.
A poca distanza videro Rosalya con la testa appoggiata alla spalla del fidanzato. Entrambi convennero che non era necessario raggiungerli.
“è da tanto che vi conoscete tu e Dake?” gli chiese Erin.
“da…” Nathaniel ci pensò un attimo poi contò: “quattro anni”
“sembra un surfista”
“è così. Avrai notato l’accento australiano no? È arrivato in California sette anni fa, poi quattro anni fa si è trasferito nel nostro entroterra… però dice che gli manca l’oceano”
Anche se era stata Erin ad intavolare la conversazione in quella direzione, la ragazza non sembrava particolarmente interessata a passare la serata parlando di Dake. C’era un pensiero che la tormentava, e Nathaniel se ne accorse:
“che hai? C’è qualcosa che devo sapere?”
“stavo pensando a tua sorella. Non mi hai più chiesto come è andata dalla preside giovedì” sussurrò Erin. Il giorno prima non aveva osato parlargliene, ma era arrivato il momento di affrontare l’argomento.
“perché lo so già”
Erin lo guardò a disagio. Non riusciva a capire se il ragazzo fosse arrabbiato o meno.
“mi dispiace per aver tradito la tua fiducia ma ho davvero fatto io quello stupido scherzo ad Ambra”. Quando la bionda l’aveva aggredita, il delegato non aveva esitato un secondo ad affermare l’innocenza di Erin anche se, una volta tanto, Ambra non aveva mentito. Si era abbassata al suo livello, con uno scherzo che le era valso una settimana lontana dal club di basket a pulire i locali della scuola. In fondo in fondo però Erin non era del tutto pentita: aveva dato una bella lezione ad Ambra ma il destino aveva voluto che quel demone fosse sorella dell’angelo che ora sedeva accanto a lei.
Il ragazzo percepì tutta l’afflizione di Erin e sorrise dolcemente:
“non preoccuparti, non sono mica arrabbiato con te. E poi conoscendo mia sorella penso che se lo sia meritato”
“davvero non sei arrabbiato?”
“con te mi viene difficile esserlo” ammise il ragazzo e a quelle parole arrossirono entrambi.
 
Nel frattempo Dake cercava di intavolare una conversazione stuzzicando Iris:
“quindi sei del quarto anno? Hai… 18 anni?”
“ne faccio 18 il 18 aprile” puntualizzò la ragazza finendo la propria birra.
“18 aprile… allora sei anche tu dell’Ariete”
“leggi l’oroscopo?” chiese Iris scettica. Non poteva credere che il ragazzo potesse dar peso a quelle baggianate. Dake però era di tutt’altro avviso:
“di solito a voi ragazze queste cose piacciono: io e te amiamo il rischio, la competizione… poi sai… dicono che ci siano differenze a seconda che si tratti di un maschio o di una femmina”  le sussurrò.
“e cioè?” chiese Iris con poco interesse.
“dicono che agli uomini dell’ariete basti poco per accendersi” rispose malizioso, con un chiaro riferimento alla sfera sessuale.
Iris arrossì a disagio ma non si scompose:
“potresti lavorare come lampione allora”
 
Fuori dal locale cominciava a tirare un po’ d’aria. Erin rabbrividì leggermente mentre Nathaniel sembrava non percepire il cambiamento di temperatura.
Vedendo che la ragazza aveva affossato la testa tra le spalle, Nathaniel si tolse la sciarpa che portava al collo e gliela porse:
“tieni”
“ma così prendi freddo!”
“non preoccuparti. Sono abituato a temperature ben più polari di queste”
“e come mai? Grazie comunque” disse Erin sistemandosi la sciarpa. Appena cominciò ad avvolgersela attorno al collo, il profumo di Nathaniel le solleticò il naso. Adorava quell’odore e, facendola sembrare una cosa naturale, immerse la testa il più possibile in quel turbine di sensazioni, nascondendo completamente la bocca. Dalla sciarpa spuntava metà naso di Erin e la ragazza aveva un’aria così dolce e tenera che Nathaniel sorrise.
“mia madre è svedese” spiegò “sono cresciuto in Svezia fino agli otto anni. Anche se ora la mia famiglia vive in pianta stabile in America, torno in Svezia tutti gli anni”
Erin era rimasta sorpresa da quella notizia. Se non altro giustificava l’aspetto così affascinante del ragazzo che era nato dall’unione di due etnie.
“quindi parli svedese”
“Ja”
Di fronte all’espressione perplessa di Erin il ragazzo si affrettò a tradurre “significa sì”
“ooh!” replicò Erin ammirata “piacerebbe un sacco anche a me imparare una seconda lingua, ma sono negata… dimmi una frase in svedese” lo supplicò eccitata.
Nathaniel ci pensò un attimo, poi la guardò di sottecchi e arrossì. Tale sequenza non sfuggì ad Erin che si affrettò a chiedergli:
“cosa c’è?”
“niente… sto pensando a cosa dire…vediamo” disse il ragazzo sollevando gli occhi verso il cielo stellato. Mentre lui pensava a cosa dire (aveva escluso subito frasi didattiche della serie “la penna è sul tavolo”), la ragazza indagava i tratti di quel profilo così armonico ed elegante.
Nathaniel aveva un naso regolare e sottile. I capelli gli ricadevano morbidi sulla fronte e tra i vari ciuffi si intravedevano gli occhi che, sotto i raggi della luna, avevano un colore quasi verde, anche se in realtà erano di un caldo nocciola.
“eftersom du kom, tog kvällen en vändning till det bättre”
Erin rimase impressionata da quell’accento così gutturale e diverso dal suo. Ma nonostante questo la frase pronunciata da Nathaniel, e come l’aveva pronunciata, le era parsa quasi romantica e dolce.
“cosa significa?” chiese curiosa.
Nathaniel rimase in silenzio qualche secondo, poi arrossì lievemente:
“la penna è sul tavolo” mentì.
“tutta ‘sta pappardella per una frase del genere?” chiese Erin sorpresa e Nathaniel annuì divertito.
Se non fosse stato per la sua totale fiducia nel ragazzo, la mora avrebbe insistito per sapere quale fosse il reale significato di quella frase.
A quel punto l’avrebbe sentito ripetere, questa volta in inglese:
“da quando sei arrivata tu, la serata ha preso una piega migliore”
 
Nel frattempo la povera Iris era ancora impegnata a tenere a bada il focoso Dake. Da un lato non vedeva l’ora di raggiungere l’amica all’esterno del pub, ma dall’altro voleva che rimanesse il più possibile in compagnia del delegato. Aveva quindi stabilito di sacrificarsi come un kamikaze in nome di una buona causa. Il problema era che ormai le diventava sempre più difficile trattenere l’impulso di mandare Dake a quel paese.
“sbaglio o hai un accento australiano?”
“non sbagli piccola” rispose senza accorgersi del sopracciglio alzato da Iris: piccola? Decisamente la ragazza non gradiva quel tono.
L’australiano continuava a trangugiare alcol ed Iris non poteva fare a meno di chiedersi come riuscisse a reggerlo tutto.
“sono stupita. Trangugi alcol come fosse acqua” commentò Iris con un tono che Dake scambiò per ammirazione. In realtà il ragazzo cominciava a dare segni di euforia.
“toglimi una curiosità: ce l’hai il ragazzo?” le chiese fissandola con intensità.
“no” rispose Iris con serietà.
Non le piaceva la piega che stava prendendo quel discorso e si prodigò a trovare un modo per aggirare la situazione.
Dake sorrise compiaciuto:
“non sei fatta per stare da sola” le disse avvicinandosi pericolosamente.
“ma neanche per stare con chiunque” sorrise furba, sgattaiolando via verso l’esterno.
Finalmente se ne era liberata. Dake la guardò allontanarsi e aveva una smorfia divertita stampata in faccia. Più la preda era tosta da acchiappare, più la caccia sarebbe stata soddisfacente.
L’occhio gli cadde sul giornale appoggiato sul tavolino. Fatalità proprio la pagina dell’oroscopo era visibile:
 
“ARIETE
Lei: Incontro interessante all’orizzonte ma farete di tutto per celare il vostro gradimento: in amore vince chi fugge.
Lui: Agite, agite, agite. La vostra intraprendenza verrà premiata”

 
Dalla loro posizione, Erin e Nathaniel videro immediatamente Iris che usciva dal locale.
La ragazza si guardò attorno e appena li individuò fece per dirigersi verso di loro ma si bloccò. Guardò la borsa che portava sotto il braccio e cominciò a frugare all’interno finchè ne estrasse il cellulare.
La ragazza sbloccò la schermata e se lo portò all’orecchio. Anche se non potevano udire le parole, la conversazione fu concitata e rapida. Iris passò da un’espressione sorpresa, poi preoccupata ed infine rassegnata. Chiuse la chiamata e raggiunse i due amici:
“mi ha appena chiamato mia madre. Mio fratello Adam è al pronto soccorso. Devo raggiungerli là”
“che cos’è successo?” chiese Erin allarmata.
“appendicite. Si è svegliato mezz’ora  fa con un dolore all’addome. Scusami Erin, ma devo assolutamente raggiungere mia madre. Mio padre non c’è e lei è da sola con Adam…” farfugliò la ragazza preoccupata.
“andiamo subito” esclamò Erin scattando in piedi.
“e come pensate di andarci?” le distrasse Nathaniel “a quest’ora non è una buona idea prendere l’autobus”. Infatti, anche se le due amiche non ci avevano pensato, erano le dieci e tre quarti. Avevano completamente perso la cognizione del tempo.
“ho la macchina. Vi accompagno io” si propose il ragazzo.
Erin sorrise con gratitudine, ormai abituata alla sua gentilezza mentre gli occhi di Iris erano di pura adorazione:
“sul serio? Mi faresti un favore enorme”
“figurati. Datemi solo il tempo di avvertire gli altri che ce ne andiamo” e detto questo il biondo raggiunse Leigh. Mentre i due erano impegnati a parlare, Iris, rivolgendosi all’amica esclamò:
“non fartelo scappare”
“a che ti riferisci?”
“a Nathaniel. Non so dove potresti trovare un altro ragazzo del genere”
“non dire sciocchezze” arrossì Erin.
“sciocchezze un corno. Mi hai mollato là con quel lumacone di Dake per amoreggiare con il tuo principe azzurro”
“lumacone? Ma se Dake è un figo”
“intendo che è troppo appiccicoso e bavoso”
“beh, non posso darti torto. Mi sa che è uno abituato ad ottenere ciò che vuole”
“poco importa, tanto non lo vedrò più” concluse Iris sollevata.
In quel momento Nathaniel stava tornando da loro. Si ficcò la mano destra in tasca e ne tirò fuori un mazzo di chiavi tintinnanti. Le ragazze lo seguirono sul parcheggio sul retro e videro le luci arancioni di una Subaru che lampeggiarono al segnale del suo proprietario. Come aveva intuito Erin, il ragazzo veniva da una famiglia molto benestante, troppo benestante rispetto al suo livello socio-economico.
Iris si accomodò sul sedile posteriore, lasciando ad Erin il posto davanti:
“visto che scendo per prima…” aveva detto.
Nathaniel, avendo diciotto anni, era patentato da un paio d’anni ma da subito dimostrò la sicurezza alla guida di un veterano.
“ma tuo padre Iris dov’è?” le chiese Erin.
“lui è un generale dell’esercito” spiegò apatica.
“un generale?” ripetè sorpreso Nathaniel “quindi è nei posti di comando”
“sì… infatti non è stato molto presente nella nostra vita. Quand’ero più piccola ci trasferivamo di continuo per il suo lavoro e comunque era spesso lontano da casa”
“non dev’essere stato facile per voi…” commentò Erin.
“no... ed è per questo che non sopporto i militari!” esclamò con stizza. Era la prima volta che Erin e Nathaniel sentivano Iris parlare con quel tono “Sono troppo arroganti e insensibili. Non mostrano mai la minima debolezza o tenerezza, neanche verso i loro familiari. E pensare che Adam vuole diventare un ufficiale anche lui”
“suo padre ne sarebbe orgoglioso immagino” osservò Nathaniel.
“è proprio questo il punto. Mio fratello vuole solo attirare le attenzioni di nostro padre. Ma è piccolo, farà in tempo a cambiare idea dieci volte”.
“quanto anni ha tuo fratello?”
“nove”
 
Data l’ora, le strade erano scorrevoli, senza traffico e arrivarono all’ospedale in un batter d’occhio.
“davvero non so come ringraziarvi ragazzi. Mi dispiace per avervi guastato la serata” disse Iris scendendo dalla vettura.
“no anzi. Grazie a te Iris per la compagnia. La settimana prossima si fa il bis” sorrise Erin.
L’amica ricambiò il sorriso e dopo averli ringraziati nuovamente, si precipitò all’interno della struttura ospedaliera.
“fammi sapere!” le aveva urlato Erin prima di vederla sparire.
“vedrai che andrà tutto bene” la rassicurò Nathaniel “anche a me avevano tolto l’appendice anni fa”
“davvero?”
“sì, mi è rimasta la cicatrice a testimonianza se non mi credi”
Erin si immaginò quel taglio obliquo sull’addome scolpito di Nathaniel. In realtà non l’aveva mai visto a torso nudo ma la sua fantasia non poteva fare a meno di immaginare un corpo con la perfezione di una statua greca. Arrossì lievemente, rassicurata dal fatto che il ragazzo non potesse vederla.
“Nath… cioè volevo dire Nathaniel..” si corresse.
“chiamami pure Nath, non mi offendo mica” rise il ragazzo, gratificato dal tono con cui che gli aveva rivolto la ragazza.
“mi è venuto spontaneo” farfugliò Erin in difficoltà. Nemmeno lei sapeva spiegare perché le fosse sfuggito:
“c’è una cosa che vorrei sapere. Ma non vorrei sembrarti invadente…”
“tu chiedi…al limite non ti rispondo” replicò astutamente il ragazzo.
“si tratta della tua amicizia con Castiel. Mi ha incuriosita questa storia”
“cosa vuoi sapere?” il tono secco e freddo con cui il ragazzo aveva ribattuto le raggelò il sangue.
Il semaforo era diventato rosso e il biondo fu costretto a fermare la vettura. Ora che non c’era più nemmeno il rumore di sottofondo del motore, nell’abitacolo cadde il silenzio più completo.
Ormai era fatta. Erin non avrebbe potuto affrontare una seconda volta quell’argomento con lui, tanto valeva andare fino in fondo:
“cosa vi ha allontanati? Cosa è successo?”
Nathaniel tamburellò le dita della mano destra sul cambio. La mascella si era irrigidita e dalla timida occhiata che Erin gli lanciò, lo vide deglutire lentamente.
“se non vuoi dirmelo ti chiedo scusa. Evidentemente devo farmi gli affari miei”
Il biondo si voltò verso di lei e vedendola così mortificata, addolcì il suo sguardo:
“non è questo. È che sto ancora male per questa storia. Eravamo amici da molto tempo. È stato il primo amico che ho avuto quando sono arrivato in America e siamo sempre stati legati fino all’anno scorso”
Il semaforo tornò verde e Nathaniel proseguì la sua corsa:
“siamo quasi arrivati. Mi sa che questa storia la dovrai sentire un’altra volta Erin”
“ma me la racconterai davvero?” chiese speranzosa.
“caspita! Sei proprio curiosa!” rise Nathaniel.
“siete tu e Castiel che fate i preziosi!” protestò lei.
“hai detto che abiti in Kennedy Street giusto?” chiese il ragazzo allungando il collo in avanti “mi sa che siamo arrivati”
“grazie del passaggio”
“figurati. Mica potevo lasciarti tornare a casa da sola a quest’ora”.
A quel punto Erin sapeva di dover scendere. Ma non aveva nessuna intenzione di farlo. Voleva intrattenersi ancora qualche minuto in quella macchina.
“ti manca solo il cavallo bianco e saresti un perfetto cavaliere”
“beh, la mia macchina è bianca”
Erin sorrise:
“è stata una bella serata”
“allora vorrà dire che la prossima volta organizzeremo qualcosa insieme ti va? Anche se immagino che Iris non sarà molto entusiasta all’idea di rivedere Dake”
“ma Dake lo sarà senz’altro di rivedere lei” replicò divertita Erin. Si ripromise di non abbandonare più l’amica nelle grinfie di quella piovra di Dake.
“beh, grazie dal passaggio”
“me l’hai già detto” le ricordò Nathaniel sorridendo.
“giusto”  farfugliò a disagio “allora vado” e raccogliendo quanto più coraggio aveva in corpo, si sporse per dargli un bacio sulla guancia.
Il ragazzo reagì prontamente ma sul mentre Erin ebbe l’impressione che puntasse ad una zona diversa, più centrale.
TOC! TOC!
Qualcuno aveva bussato sul finestrino dalla parte di Erin, facendo sobbalzare i due ragazzi quando i loro visi erano a pochi centimetri di distanza.
Erin recuperò bruscamente la sua posizione mentre Nathaniel sembrava infastidito.
La ragazza guardò fuori dal finestrino e vide Jason, impalato fuori dalla macchina. Aveva sempre nutrito una grande simpatia per l’uomo ma in quel momento avrebbe voluto aprire la portiera di colpo e stenderlo a terra.
Jason dal canto suo sembrava essersi accorto troppo tardi di aver scelto il momento peggiore per attirare la sua attenzione:
“che c’è Jason?” gli chiese Erin cercando di celare la sua delusione.
“tua zia sta male. Mi ha chiamato un mio amico che era con lei. Devo andarla a prendere”
“cos’è successo?” chiese Erin allarmata, scendendo dalla macchina.
“niente di grave. Ha solo bevuto troppo. Bisogna recuperare la macchina visto che lei non è in condizioni di guidarla. Hai la patente giusto?”
“sì” confermò Erin sollevata. Per fortuna non era successo nulla di irreparabile.
“ok, allora vieni con me. Io carico Pam nella mia macchina mentre tu porti a casa la sua. Dovrebbe averla parcheggiata poco lontana dal ristorante”
Erin rimase sorpresa dal tono con cui le si rivolgeva Jason. Dopo l’iniziale smarrimento, l’uomo aveva acquisito l’autorità di un adulto. Quella che Erin aveva sempre sospettato potesse avere.
Nathaniel uscì dalla macchina e fece un cenno di saluto a Jason, poi si rivolse ad Erin:
“hai bisogno di qualcosa?”
“no grazie. È tutto sotto controllo. Andiamo a recuperare una zia che pensa di essere ancora una ragazzina” brontolò Erin.
Jason s’intromise:
“vado a tirar fuori la macchina dal garage” disse.
“devo andare sul serio adesso” sospirò la ragazza rivolgendosi verso il biondo.
“se hai bisogno chiama” insistette Nathaniel “buona notte Erin” e, dopo aver richiuso la portiera, sparì rapidamente da Kennedy Street.
 
SPAZIO DELL’AUTRICE:
Ecco qua quello che, al momento, è il capitolo più lungo. Temo che a seguire ce ne saranno anche di più prolissi perché la storia sta procedendo lentamente e non riesco ad accelerarla… ho troppe idee e fatti da raccontare e questo rallenta di molto lo svolgersi degli eventi.
Devo trovare il tempo di rivedere un po’ lo schema degli eventi (sono tantissimi fidatevi) in modo da avere una traccia più dettagliata sulla base della quale articolare la storia.
Intanto, limitandomi al capitolo appena concluso gli eventi più salienti sono stati: l’ingresso in scena di Jason (già citato nel primo capitolo), la serata Erin-Nathaniel e Dake-Iris. Quest’ultima è sollevata all’idea di non rivederlo più… penserete davvero che le renderò la vita così facile? Alla prossima:)

 
ANTICIPAZIONI CAPITOLO 12:
Cosa succederà dopo che Jason ed Erin avranno recuperato Pam?
Il trio solitario composto da Erin, Iris e Violet si allargherà con l’aggiunta di due nuovi personaggi… chi saranno? La preside avrà una comunicazione importante per il club di basket… di cosa si tratterà?

 
 
 
 
  
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