Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: Thiare    31/05/2014    2 recensioni
Era stato strano ritornare alla normalità. Le catastrofi, si diceva, sono meno drammatiche se affrontate insieme.
L'agente Meyers era stata così gentile ad affiancarli nella lotta finale, e lei e il suo gemello sembravano una strana riproduzione dei FitzSimmons. Serena e Jeff Meyers erano in gamba, sì, ma la loro squadra era perfetta così com'era.
Ora non lo è più.
Lo S.H.I.E.L.D. è morto, tutti sono in lutto.

[Storia scritta a quattro mani con Becky_99] [Come secondo noi dovrebbe finire la Season One] [A Paoletta76 per il suo compleanno]
Genere: Azione, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Grant Ward, Nuovo personaggio, Skye
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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When death is better than suffering


It just ain't the same, always unchanged 
New days are strange, is the world insane 
If love and peace is so strong 
Why are there pieces of love that don't belong
A war is goin' on but the reason's undercover 
The truth is kept secret, it's swept under the rug 
If you never know truth then you never know love* 
- Black Eyed Peas








In quel monolocale erano passate da poco le nove quando il portinaio si era introdotto armato di pistola. Grant si gustò tutta la scena.

Fred aveva chiamato l'ascensore nervoso, dalla tasca posteriore dei pantaloni si poteva vedere un rigonfiamento. 

Ward osservava la scena dall'esterno.

Il facchino si era tolto il cappello e si era guardato intorno con circospezione prima che le porte si richiudessero e l'ascensore salisse fino all'ottavo piano. Proprio in quel momento Ward era entrato nell'edificio.



*



"Steve ti ha detto dove sarebbe sparito?" sussurrò Clint mentre attraversava spavaldo quel sentiero nella foresta.

"E' sparito e basta. Le persone non ti avvertono del luogo in cui vanno quando vogliono fuggire." commentò aspra Natasha.

"Io credo che non sia andato lontano. I patriottici, in fondo, non sono fatti per gli esili a lunga durata." rispose sarcastico Clint, riscaldandosi le mani. 

"A gennaio non dovrebbe fare così tanto freddo..." commentò la donna guardandosi intorno. 

"Bè, dovevamo aspettarcelo visto che siamo in Alaska. La base segreta dello S.H.I.E.L.D. non dovrebbe essere molto lontan-" ma le parole gli morirono sulle labbra quando, finita la foresta, la vista si aprì su un enorme spiazzo bianco di neve, disseminato da decine di cadaveri.

Si avvicinarono lentamente al centro della radura, scansando piano alcuni corpi insanguinati e controllandoli uno per uno. Gente uccisa, dilaniata dallo squarcio di un coltello, agenti morti sul colpo per lo sparo del nemico.
 


People killin', people dyin' 
Children hurt and you hear them cryin' 
Can you practice what you preach 
And would you turn the other cheek 
Father, Father, Father help us 
Send us some guidance from above 
'Cause people got me, got me questionin' 
Where is the Love? 



"Agente Caspier..." sussurrò Natasha piegata su un corpo freddato da un proiettile, gli occhi ancora aperti provvide a chiuderli. La pallottola gli aveva trapassato la trachea, il foro si apriva in uno sbocco rossastro tra le pieghe del collo. 

Quante volte Natasha aveva sentito quell'odore di sangue? Quante era stata inebriata, tenendo lei il coltello dalla parte del manico? E le era piaciuto, tanto, le era piaciuto mettere fine a quella che lei non avrebbe potuto chiamare vita. - Uno strozzino non ha una vita, vive solo per riempire di merda quella degli altri. - e Phil non aveva saputo ribattere sapientemente. 

Ora non è più quella persona.

"Era un brav'uomo." continuò sussurrando nell'aria gelida del posto. "Due bambine piccole e una moglie stile anni settanta. La sua vita sembrava andare bene, ovviamente l'amore per la sua patria non gli mancava, era un orgoglio troppo forte per lui..." Nat si alzò in piedi rivolgendo lo sguardo verso il suo partner.

"Avete lavorato insieme?"

"Mi ha salvato le chiappe un paio di volte, rischiavo due anni di reclusione da una missione..."

I due continuarono a camminare tra quello sterminio di persone e si soffermarono su una in particolare, accorrendo in suo soccorso.

"KOENIG!" chiamarono contemporaneamente correndo verso la figura che respirava a fatica.

L'agente rotolò poco di lato agonizzante di dolore: gli avevano sparato al polmone destro, grazie a Dio era ancora vivo.

Clint si lanciò per terra al capezzale dell'amico affondando le gambe nello spesso strato di neve.

"Providence non era più sicura..." balbettò l'uomo davanti ai due, un rivolo di sangue gli sgorgò piano dalle labbra e percorse tutta la linea del collo. Era il solo ad essere ancora vivo in mezzo a tutte quelle carcasse. L'occhio gonfio e nero non gli permetteva pienamente la visuale, e il sangue provocato dai tre spari subiti macchiava il puro manto della neve. 

"Che cosa è successo, Eric?" domandò Natasha preoccupata da dietro la spalla di Clint.

"E-erano sì e no in venti, gli uomini dell'Hydra. Al colonnello Patton è stato riservato il primo trattamento nelle loro mani, poi le morti dopo di lui sono salite a decine..." l'agente tossì forte. "Prima di essere ridotto in questo modo.. sono riuscito a strappare un biglietto ad un super soldato.. Sembrano ordini.." il sangue ora uscì più abbondante dalla bocca di Koenig che, tenendo gli occhi chiusi, non smise di parlare. Sapeva che quelle sarebbero state le sue ultime parole. Infilò tremante le mani in tasca e ne tirò fuori un bigliettino sgualcito e sporco di sangue.

"Dite a mio fratello che mi mancherà e che gli voglio ben-" quelle ultime parole uscirono strozzate, mentre l'agente Koenig esalava il suo ultimo respiro in quella vita.

Clint si strofinò gli occhi e si mosse per abbassare le palpebre al defunto, poi posò lo sguardo sul biglietto.


Destinazione: Virginia. Vai a prendere la ragazza.



*


"AAHH!" un grido acuto proveniva dalla tromba delle scale e Ward affrettò il passo verso l'ottavo piano sperando di arrivare in tempo. 

L'appartamento 8B, notò Ward, era uno di quegli appartamenti antichi con le porte blindate e l'occhiello in ferro, uno di quei monolocali che sembrano accampamenti di guerra e dove sulle pareti ci sono solo quadri di gente morta che ti osserva ogni volta che solo ti sfiora l'idea di non degnarli di uno sguardo. Ed era proprio l'appartamento 8B, la riproduzione in scala di Azkaban, ad avere la porta semplicemente spalancata, dalla quale grida disperate si disperdevano per l'ingresso.


"Ti prego, Frederick, Frederick Roy, io ti conosco, non avresti nessun motivo per farlo. Non hai nessun.." una flebile e acuta vocina si sentiva provenire dalla piccola cucina. Ward non esitò ad entrare, e, con le mani a stringere la pistola davanti alla faccia e il dito sul grilletto, si introdusse in casa silenziosamente.

"Hail Hydra." sentì pronunciare da colui che sovrastava la ragazza priva di sensi contro il frigorifero e Ward non esitò a premere il grilletto. 

La pallottola colpì in pieno quello che sarebbe dovuto essere un suo alleato, Ward lo vide stramazzare a terra privo di vita, il colpo gli aveva traforato la nuca. Fred cadde in avanti accanto il corpo minuto della giovane donna, quest'ultima ancora priva di conoscenza.

Ward gettò l'arma di lato e accorse immediatamente la ragazza, scostando in malo modo il corpo esanime del facchino. Le passò un braccio sotto le gambe fini e con l'altro la sostenne dalla schiena, la sollevò e la portò verso la camera da letto. 

"Oh no, no no no no no." balbettava Grant schiacciando il viso contro la testa della mora. "Sei ferita? Ti prego dimmi di no!" ma parlava al vento, Grant, lei non poteva sentire le sue preghiere.  

Il volto tenero della ragazza era schiacciato contro la sua polo scura, e nel limbo tra il sogno e la coscienza, si aggrappava ai suoi pettorali come un'unica e ultima salvezza.

Frettolosamente e in modo goffo, Ward la posò sul letto sostenendole la testa, quando poi fu completamente distesa, si piegò su di lei per controllarle il battito cardiaco.

Bum. Bu-bum.

Tirò un sospiro di sollievo al suono del suo cuore battere, e le carezzò una gota spostandole una ciocca scomposta dagli occhi ancora chiusi.

Le passò delicato le mani sui fianchi, accarezzandole la pancia proprio sopra la macchia rossa di sugo che tanto lo aveva fatto spaventare. Si chinò su di lei e prese a slacciarle lentamente uno ad uno i bottoni della camiciona, finché anche l'ultimo fu libero, poi guardò il panorama soddisfatto. Delicatamente le passò una mano dietro la base della schiena e la tirò avanti, in modo tale da sfilarle l'indumento; l'adagiò dolcemente tra le lenzuola pesanti e sospirò. 


 
- L'occhio maschile è lesto, è furbo. - raccontava nonna Francene - Ogni scusa è buona per buttare giù uno sguardo. - gracchiava ancora lamentosa. - Ma, devo confessarti, tesoro, che nessuno sa amare quanto l'occhio maschile. Ti sentirai adulata, desiderata, giovane, in compagnia dell'uomo che realmente riuscirà a farti sentire così. - Francene, borbottava sempre papà, non aveva la testa apposto, altrimenti quale sano di mente avrebbe intrapreso un discorso simile con una bambina di otto anni e mezzo?


Le sue dita erano dappertutto. 
"Per fortuna, non sei ferita..." 
Le solleticavano il ventre, ammiravano quelle fossette ai lati del bacino.
"Lo sapevo che non saresti cambiata..."
Aprì l'armadio poco distante e ne prese una maglietta e una felpa a casaccio, senza tener conto nemmeno del gelido inverno dell'esterno.


- Ma ti faranno soffrire. Gli uomini intendo." cinguettava la nonnina assaporando a bocca aperta la zuppa di rape. "Per prima cosa, non capiscono niente di shopping, cara. E questo, vuoi o non vuoi, influenza molto. -



Ritornò al capezzale della giovane e la vestì velocemente, dopodiché la riprese in braccio e si strinse forte a lei in un gemito confuso. "Ti amo, piccola." La baciò dolcemente sulla fronte.

Grant Ward non è un mostro. 





I galoppini di Garret sarebbero arrivati tra poco, non aveva molto tempo.

"Dobbiamo andare via da qui!" sussurrò scuotendola. "Andiamo, svegliati!"

Le sopracciglia della giovane ebbero un fremito, e Ward perse quasi un battito osservando la scena. La ragazza contrasse la fronte e prese improvvisamente aria a grandi boccate, dimenandosi e gridando sul corpo muscoloso di Ward.

"Lasciami! Mettimi giù!" gridava lei cercando di allontanarsi il più possibile dall'uomo che stringeva tra le braccia. Ward mollò la presa per riflessi e si mise in posizione di difesa con le mani in corrispondenza del petto. 

La giovane si guardò intorno spaesata e frastornata, si fissò i vestiti e si strofinò una mano sulla fronte sforzandosi di ricordare cosa fosse successo.

"CHI. SEI. TU." balbettò inebetita.

Ward allargò le braccia e sorrise benevolo. "La mia ragazza preferita non si ricorda di me..." rise finto e tese una mano verso di lei. "Sono Grant. Conosci un Grant, che ti riguardi?"

La mora spalancò gli occhi limpidi e un lieve tremolio le attraversò le dita, le palpebre si inumidirono. "Grant.." sussurrò soltanto prima di saltargli al collo felice.




*


"Non mi sono mai piaciute le bugie."

"Lo SHIELD è una bugia."

"L'unica in cui abbia mai creduto."

Skye era l'unica a sapere cosa significasse perdere la propria famiglia, e Fitz ne era consapevole. In pochi minuti la squadra circondò il tavolo nella sala delle riunioni, il piano aveva bisogno di una rispolverata.

"I nostri badge non ci saranno d'aiuto in questa situazione," cominciò Phil "consegnatemeli tutti, non vorrei che, portandoli in giro, ci possano tradire più di quanto non farebbe un membro dell'HYDRA." Deciso, Phil raccolse uno ad uno i distintivi dall'aquila stilizzata. Si soffermò un po' di più sullo sguardo abbattuto di Skye, poi però glielo strappò di mano senza troppa delicatezza. 

"Niente rimpianti Skye, ciò che hai perso era solo una bugia, le vere famiglie non mentono mai." rispose amaramente senza guardarla e infilando tutti i pass in una busta di stoffa, incamminandosi verso il suo ufficio. 

"Tu parli per rabbia, Coulson." sussurrò triste la ragazza.

"Sono solo realista."

"La realtà è che siamo tutti figli di una stessa madre, lo S.H.I.E.L.D. non è stato un'allucinazione, quello che ha fatto di buono l'ha fatto veramente!" Skye alzò leggermente il tono della voce, costringendo Phil a voltarsi.

"Vuoi la verità, Skye?" sbraitò Coulson fermandosi e tornando indietro a grandi passi a fronteggiarla.

"Noi tutti siamo in cerca della verità," sibilò guardando verso i suoi compagni di squadra "tu compreso, Phil."

Coulson tirò un sospiro e abbassò le spalle in tensione, strofinandosi gli occhi con la mano libera, con l'altra stringeva ancora la sacca dei badge. Si voltò verso il resto della squadra e restò un attimo in silenzio.

"Volete la verità?" bisbigliò una volta calmo. I ragazzi annuirono piano. Mise in bella vista la busta contenente i distintivi e la lanciò in modo poco delicato sul tavolo della sala riunioni. "Che ognuno riprenda il proprio. Nessuno ci può impedire di essere quello che siamo." strappò dalla busta di stoffa il proprio badge, lo alzò in alto e lo indicò orgoglioso "Questa è l'unica verità."

Il team fece lo stesso, seguì il suo capo, l'unico in cui riponeva ancora la propria fiducia.




Erano rimasti in silenzio, così, a guardarsi gli uni con gli altri, ignari della prossima mossa, poi tutto accadde velocemente. Fu Jemma la prima ad accorgersene e lanciò un grido soffocato a cui tutti reagirono fissando il punto indicato dalla sua mano tremante. La causa del suo spavento non era altro che una smilza figura dai capelli bagnati e da un asciugamano bianco stretto attorno al petto a coprirle il busto, che passava indisturbata, incurante degli agenti in riunione. Le lunghe gambe lasciate scoperte, e una fondina era stretta attorno ad ogni coscia, ognuna contenente una pistola, carica si presumeva e un coltello. 

La ragazza dai capelli mori si voltò solo quando sentì scattare la sicura di un'arma e percepì i movimenti d'aria verso di lei. Trip non ci mise che pochi secondi a finire per terra, e per un secondo il fiato gli si mozzò in gola per la forte botta subita ai polmoni. La ragazza rimase seria, e, con la pistola dell'agente atterrato stretta in una mano, si risistemò l'asciugamano stretto alla bell'e meglio sopra il seno. 

Lasciò cadere con un tonfo la pistola dalla mano sinistra mentre alzò le braccia alla vista dei tutti i membri della squadra armati verso di lei. 

"Chi sei?!" sbraitò Skye spaesata. 

In compenso, la ragazza non la degnò di sguardo o parola, ma rimase a fissare inebetita il volto sudato di Phil.

"HYDRA..." sussurrò soltanto, gli occhi neri spalancati a fissare il vuoto. Melinda caricò la pistola alla volta di Fitz, mentre Simmons si appese molto eroicamente alle braccia dell'ingegnere pregandolo di scambiare l'arma con un Icer.

"Dovrei consegnare anche io il mio distintivo?" domandò sarcastica la donna, dipingendosi in volto un sorrisino ingannevole. "Commovente il tuo discorso di prima." commentò indicando Coulson con il mento.

Phil rimase come ipnotizzato da quella figura, fissandola negli occhi dalla profonda oscurità. A quanto parve ci lesse molte cose, in quegli occhi spalancati, perché abbassò all'istante la pistola e si avvicinò lentamente alla ragazza ancora immobile. Gli altri non cambiarono la loro posizione di un millimetro. 

"Sono ventidue anni che sei su questo pianeta e ancora non ho imparato a precederti." le si avvicinò ancora di più accarezzandole una gota pallida.

"Nessuno può farlo." sibilò acida.

"Lui l'ha fatto." ridacchiò Phil.

"Ma poi lui è morto!" sbraitò la ragazza accanendosi contro l'agente. In pochi secondi, Skye non capì neanche come fu possibile, la giovane aveva sovrastato Phil atterrandolo e sedendosi sulla sua schiena dopo avergli sottratto la bella giacca e averla sostituita al suo asciugamano, con cui poi gli legò le braccia dietro le spalle. Si alzò con nonchalance abbottonandosi la giacca nera sopra il suo corpo completamente nudo, quando Melinda sparò.

Il proiettile della Cavalleria trapassò molto elegantemente l'ultimo vetro ancora intatto dell'angolo bar: la giovane schivò abilmente il colpo. Ora però le due donne si fronteggiavano l'una di fronte all'altra con la propria pistola tesa in avanti.

Tutto era successo così velocemente che Phil non ebbe il tempo di fiatare e Skye accorse subito a liberarlo da quella strana posizione. Ritornato in piedi, Coulson sorrise alla vista delle due donne arrabbiate, lo spettacolo più bello mai visto in vita sua.

"Metti giù la pistola." ordinò "Lei è dalla nostra parte." Nonostante il tono ferreo della sua voce, Phil vide gli occhi delle due tremare. "Melinda..." 

La testa di May scattò immediatamente verso il suo capo, nello stesso momento la sconosciuta abbassò l'arma. "Mi ricordavo che ti piacesse il bondage, quindi..." scherzò lei.



"Squadra, vi presento l'agente Tiarè Shiho." annunciò rivolgendosi verso i ragazzi che lo guardavano sbalorditi. 

Skye però non abbassò la pistola. "Skye.." la chiamò Coulson persuasivo.

"Come facciamo a sapere che non è dell'Hydra? EH?!" sbottò alzando la voce.

"Non lo è." continuò deciso lui.

"Se pensi davvero che lo sia, allora sparami." questa volta fu Tiarè a parlare, irremovibile come poche persone aveva visto essere.

Skye esitò qualche secondo sul grilletto prima di abbandonare il braccio lungo il corpo con un tonfo sordo. "Non mi hanno insegnato a sparare," ricordò con rammarico Grant, che a malapena era riuscito ad insegnarle come caricare una pistola. "neanche se il bersaglio è un nemico."

Phil tirò un sospiro di sollievo e si rivolse totalmente verso l'agente Shiho con una smorfia imbronciata in volto. "Da quanto tempo sei su questo aereo?" chiese stupito.

Tiarè si sbottonò la camicia e la lasciò cadere a terra sensualmente. Dall'altro lato, gli sguardi dei ragazzi seguivano attentamente le sue curve snelle allontanarsi verso i dormitori. "Da sempre, Coulson." biascicò rivolgendo la testa indietro per un momento.

Phil rise appena scuotendo la testa. "Va' a cambiarti, dopo mi dirai ogni cosa." asserì.

"Lo sai che non lo farò."



*


La sveglia mattutina suonò con un bip!bip! incessante nelle stanche orecchie dell'uomo, addormentato con la testa sulla scrivania riempita dalla miriade di fascicoli e calcoli. Tony fece una smorfia infastidita alla volta di quel rumore assordante e, biascicando qualche parola, ordinò a Jarvis di spegnerlo. 

"Signore, mi dispiace informarla che non si tratta della sveglia." lo informava l'A.I. con la sua voce meccanica.

"Più informazioni, Jarvis, più informazioni." balbettò asciugandosi quel poco di bava che gli era colata al lato della bocca.

Tony alzò lo sguardo sul monitor che produceva quel suono assordante: il logo dello S.H.I.E.L.D. apparve nell'oscurità dello sfondo ma, piano piano, quell'aquila stilizzata si sgretolò per lasciare il posto ad un emblema rosso sangue malignamente sorridente.

"Ha mai sentito parlare di Hydra, signore?"

Tony serrò la mascella e spalancò gli occhi perdendo, per un attimo, il respiro.

"Si Jarvis, quegli stronzi mi hanno strappato parte della mia vita."

Il desktop di destra cominciò a lampeggiare, e sullo sfondo tanti pallini rossi indicavano la presenza di intrusi.

"L'Hydra è in avvicinamento, signore." lo informò atono l'A.I.

"Aspetta! Che significa? JARVIS!" gridò spaesato.

"Ha sentito il racconto dell'agente Hill, signore. Questo non è più un posto sicuro."

Tony tirò un sospiro riflettendo, mentre, dal piano superiore, la voce di Pepper lo chiamava per la colazione.

"PEPPER!" urlò prima di scattare verso la porta del laboratorio per raggiungerla.



*


Clint aveva sempre pensato che se avesse dovuto scegliere tra un jet e una Lamborghini per una fuga miracolosa, avrebbe di sicuro scelto la Lamborghini. 
Ovviamente sotto dissenso accanito di Natasha. 


Comunque si sa che, in casa, è la donna che domina, così Clint dovette abbandonare la sua idea da fuga-figa e lasciare il posto del pilota a quella rossa da sballo che lo aveva tanto piegato a suo volere.

"Sicura che sia una buona idea?" borbottava con il mento sulla mano Clint, sconfinato alla stiva del Quinjet.

"Non sono sicura, Barton, ma di certo questa è una pista." ribatté lei con una piccata ostilità della voce.

"Ok, ok, lascio tutto nelle mani del tuo sesto senso." si rassegnò alzando le braccia. "Bisognerà avvertire la squadra di Coulson di quello che è successo a Providence..."

"Non preoccuparti Clint, ho già incaricato qualcuno di farlo." sorrise maligna, gli occhi le brillavano in modo insolito.

"E chi è questo 'qualcuno'?" chiese l'arciere sbuffando.

"Sai, Stark mi doveva tanti di quei favori, che credo di non fargli un grande torto chiedendo in cambio solo questo."

"Sai che Tony andrà su tutte le furie quando scoprirà che Coulson è ancora vivo, vero?"

"Certo che lo so." sogghignò lei.



*



Pepper si ritrovò in un attimo nelle braccia avvolgenti del suo compagno, confusa sul da farsi, se essere preoccupata oppure se increspare il labbro in quel solito, dolcissimo, sorriso che faceva impazzire Tony. 

"Tutto bene, tesoro?" domandò la rossa con una nota insospettita.

Stark si schiarì la voce con una mano sulla bocca. "C'è una cosa che dovresti sapere..." 

Ma all'improvviso, un boato lo interruppe. L'ingresso della villa sulla costa atlantica, nuova residenza Stark dopo il crollo di quella a Miami, saltò in aria come un pop corn. 

"Io ti amo, Pep." la fissò dritto negli occhi.

Erano arrivati.

"VIA!" urlò poi improvvisamente Tony ad una figura nascosta a braccia incrociate dietro un muro della sala. 

Happy Hogan, quindici anni di servizio in casa Stark (che aumentavano di tre ogni anno che passava), aveva imparato perfettamente a riconoscere tutte le espressioni Stark, quell'egocentrico datore di lavoro a cui tanto premeva la sicurezza di chi lo circondava. - Se succedesse qualcosa, qualsiasi cosa, se gli alieni invadessero di nuovo New York, se una banda militare irrompesse in casa minacciandomi di morte, se ci fosse un'esplosione, in ogni caso, tu porta via Pepper. - e allegato a quel discorso gli aveva consegnato un paio di chiavi. - Bunker 185. Non mi deludere, metto la sua vita nelle tue mani. -

Stark gli aveva rivolto un'occhiata profonda prima di rivolgere l'ultimo sguardo a Pepper, che lo fissava sconvolta e in lacrime. - Attieniti al piano. - ciò che lui gli disse con gli occhi.

Happy afferrò Pepper di peso par la vita e se la trascinò via con la forza, incurante delle urla e della resistenza che la donna opponeva invano. 

"TONY!" urlò con tutte le sue forze, imprecò, si divincolò, prima che Happy la trascinasse nello studio sotterraneo. 

Con la testa calata Tony sospirò sonoramente. - E' solo per il tuo bene, amore mio. - e con un sonoro schianto, l'armatura gli si costruì addosso.



Happy stringeva ancora il corpo minuto della signora Potts quando gli agenti dell'Hydra irruppero in casa. Stava giusto raggiungendo il laboratorio di Tony, mentre Pepper piangeva vinta.

Dal piano di sopra, urla e spari provenivano più ovattati e l'autista fu più sollevato nel saperli lontani da quel gioiellino così prezioso che abbracciava. Mise giù Pepper per un secondo appena raggiunta la parete interamente in metallo che ricopriva gran parte del muro, al centro della quale spiccava un grosso bottone rosso coperto da una piccola grata di vetro, poi si guardò intorno e socchiuse gli occhi non appena la grata andò in frantumi.

Pepper non sapeva che cosa sarebbe successo non appena la porta nascosta nella parete di metallo si sarebbe spalancata azionata dal bottone rosso, sapeva soltanto che il nemico aveva superato l'atrio di casa e stava raggiungendo il laboratorio, e questo non era un buon segno.

Era di nuovo nella forte stretta della guardia del corpo, quando un agente nemico, completamente vestito di nero come un cecchino, si introdusse nella stanza sotterranea e cominciò a sparare a tutto spiano. 

Happy si voltò di spalle e si spinse al suolo, stringendo ancora Pepper davanti a sé per proteggerla. Un proiettile gli aveva sfiorato il braccio e adesso la lieve ferita aveva cominciato a sanguinare, ma estrasse ugualmente con difficoltà la sua pistola di riserva dalla fondina e sparò alla cieca. Con un tonfo, l'agente dell'Hydra stramazzò al suolo, un colpo in piena fronte. 

Si alzarono a fatica, mentre altre urla provenivano dal piano di sopra e Pepper fece per scappare verso Tony, ancora singhiozzante, lasciata libera persino da Happy che si stava stringendo il taglio, quando due forti mani la presero per le spalle e la tirarono indietro. Proprio nel bunker 185.

Happy osservò, con un sorrisetto rassegnato dipinto in volto, la parete metallica staccarsi dal muro sotterraneo e scomparire oltre l'oceano.

Io devo stare qui, al fianco del mio capo.

Abbassò la testa e ricaricò la pistola, pronto per un'altra battaglia.

Dal bunker 185, invece, Pepper era caduta svenuta tra i singhiozzi e lo spavento, mentre due paia di occhi la osservavano dormire inteneriti.


*



Anche l'ennesima villa al mare era andata distrutta. Ora Tony camminava con gesti meccanici avvolto nell'armatura sulla strada di ritorno, stringendo a sé un Harold Hogan zoppicante. Estrasse il cellulare dalla tasca dell'autista e, goffamente, compose un numero.

Dall'altra parte della cornetta, una voce calda e sicura rispondeva impassibile. "Sì?"

"Mi hanno detto di dirti che Providence è caduta, e che Jacqueline Bond e il suo amichetto stanno andando in Virginia, nuova pista sembrerebbe..." rivelò con sufficienza.

"Tony? Sei tu?" 

"Ascolta Agente, non mi interessa come hai fatto a ritornare miracolosamente in vita o come Fury abbia avuto le palle per tenercelo nascosto, ok? Non me ne frega niente, solo risolvi questa faccenda." stava sul'orlo dall'attaccargli in faccia, quando Coulson continuò a parlare.

"Mi dispiace, Stark. E' più diffic-"

"Vaffanculo, Phil. Risparmiatelo. Ho spedito mia moglie lontano per via di quello che la vostra piccola baracca ha causato. Se hai bisogno sai dove trovarmi, ma non venire a dirmi che necessiti di un consulente, i rapporti diplomatici sono andati a puttane." ringhiò. 

E la telefonata si concluse lì.




Nella stanza accanto del Bus, invece, Skye stava teneramente aggiornando Ward sul da farsi, quando l'agente Coulson irruppe dicendo che anche l'ultima base sicura dello SHIELD era stata disseminata di cadaveri e ora restavano solo loro e pochi altri seguaci.

"Dove sei?" chiese Skye di getto all'interlocutore.

"A Providence, dobbiamo mettere in sicurezza anche quest'area."

La ragazza aveva rivolto a Coulson un'espressione dagli occhi sbarrati e continuò a parlare mantenendo il contatto visivo.

"Quindi sei a Providence..."

L'agente Coulson ebbe un tuffo al cuore sentendo quelle poche parole.

"Quindi abbiamo sempre avuto anche noi una serpe in seno..."



Ward guardò abbattuto l'edificio in fiamme dal quale, pochi minuti prima, era uscito trasportando di peso la ragazza dagli occhi azzurri. Sapeva di stare mentendo a Skye, ma quelli erano gli ordini, non si discuteva. Il cadavere dell'agente Ellery, alias Frederick Roy, sarebbe bruciato in quell'incendio e il corpo carbonizzato ritrovato sarebbe stato classificato come quello della giovane. Aveva tradito per un certo verso il battaglione al quale aveva assicurato fiducia, Garret non sarebbe stato contento, ma non poteva lasciare la ragazza nelle mani dell'Hydra. Lei valeva troppo.

Abbassò per l'ultima volta lo sguardo sulla giovane svenuta che aveva steso davanti all'edificio incendiato e alzò i tacchi. Loro sarebbero arrivati a momenti, poi lei sarebbe stata al sicuro.

Rimise il cellulare vicino all'orecchio e poté sentire Skye respirare sonoramente. "Il colonnello Patton sta organizzando altre batterie di difesa, devo andare. Ti chiamo più tardi per degli aggiornamenti." e riattaccò.

Dall'altra parte della cornetta, Skye si ritrovò pietrificata dall'incredulità e dal terrore, ad occhi liquidi per la scoperta, mentre Phil le si avvicinava e la stringeva forte a sé, in cerca di parole di conforto.

"Lui è dell'Hydra..."




*


Quando Pepper si svegliò, si ritrovò su una brandina comoda posizionata sul lato destro di una grande sala rettangolare, dalle piccole finestrelle si poteva intravedere in fondo dell'oceano.

Il bunker 185 è un sottomarino?


La rossa si guardò intorno e la prima figura umana che vide fu una donna dai lineamenti dolci e lo sguardo insolitamente velato da lacrime di commozione.

"Maria...?"

















N.d.a

*Non è più la stessa cosa con tutti i cambiamenti 
i nuovi giorni sono strani 
se tutto funzionasse nello stesso modo 
se l'amore e la pace sono cosi forti 
perché i pezzi dell'amore non s'incastrano? 

C'è una guerra ma i motivi sono nascosti 
la verità è tenuta nascosta 
e messa nel dimenticatoio 
se non si conosce mai la verità non si conoscerà mai l'amore.

Dubbi? Problemi? Perplessità? (solo pochi)
Bene, ci scusiamo se anche qui siamo state un po' crudeli. ^^
Precisazione: Providence in Alaska fa parte del mio head canon. 
Per ogni domanda o incomprensione, non esitate a scrivermi, ma non temete, dal prossimo capitolo si spiegheranno molte cose. Mi dispiace per il ritardo dell'aggiornamento e mi scuso ulteriormente se riaccadrà, ma con la scuola è un bel problema ultimamente. 
Grazie a chi ci ha seguito fino ad ora, love you girls! ;)

Just words, fantasies and fortune

Erika & Rebecca
   
 
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