Anime & Manga > Mahō shōjo Lyrical Nanoha
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Autore: Homu    31/05/2014    2 recensioni
La vita di Nanoha è destinata a cambiare quando incontra il Fuoco negli occhi di Fate.
Anche quella di Fate cambierà incontrando l'Acqua negli occhi di Nanoha.
Fuoco e Acqua, l'uno l'opposto dell'altro, si attrarranno in una danza dove un singolo sguardo vale più di tutte le parole che esistono.
Però... l'Acqua il Fuoco lo spegne... cosa servirá per far rinascere la fiamma?
A quel tempo avevo 9 anni e ancora non sapevo che la persona che possedeva quei bellissimi occhi mi avrebbe sconvolto la vita, nel migliore e nel peggiore dei modi.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Fate T., Nanoha T., Signum, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice:
Rieccomi dopo una lunga assenza da Fuoco e Acqua, ma per farmi perdonare ho fatto un capitolo più lungo del solito. Decisamente più lungo del solito. Ringrazio Kanichen, l'unica recensitrice dello scorso capitolo, ma me l'ero aspettato u.u
A chi ancora legge, buona lettura ^_^


APPUNTAMENTO


Nanoha

Erano le cinque del pomeriggio e tra poco sarebbe passato Yuno-kun a prendermi per uscire insieme. Contrariamente a tutta la logica, mio padre aveva accettato di buon grado che io frequentassi un ragazzo, mentre il resto della famiglia ogni volta che lo vedeva sospirava e mi guardava in modo strano, chissà perché.

Quando il campanello suonò mi precipitai ad aprire la porta e mi ritrovai un mazzo di rose rosse davanti. Dietro al mazzo c'era il viso sorridente di Yuno-kun, che allargò le braccia, in modo tale che io mi ci potessi buttare dentro, cosa che non esitai a fare. Dopo avermi fatto fare un giro completo, stretta tra le sue braccia, mi riappoggiò a terra, ridendo.
Lo feci entrare in casa, ringraziandolo per il pensiero che mi aveva portato e lo feci accomodare sul divano. La mamma e i miei fratelli lo salutarono, ma non ci parlarono più del necessario. Avevano qualcosa che non andava con Yuno?
Dopo aver messo i fiori in un vaso mi fermai a guardarlo: indossava una camicia bianca a maniche corte e dei jeans scuri. I suoi capelli biondi erano legati in una coda bassa. Era bellissimo. E mi piaceva tanto. Che fosse questo l'amore?
Andai in cucina e presi due bicchieri che riempii d'acqua e li portai in sala, dove mi stava aspettando sorridente. Lui prese in una mano il suo, mentre intrecciò l'altra alla mia. Arrossii al contatto e gli sorrisi.
Passati dei minuti, salutammo la mia famiglia, che non era stata per niente di compagnia e che non esitò a mormorarci buona giornata e a guardarmi sconsolata, e andammo al parco.

Ci tenemmo per mano tutto il tempo chiacchierando del più e del meno, fino a quando non trovammo una panchina e ci sedemmo. Mi accoccolai contro il suo petto e lui, ridacchiando, mi accarezzò i capelli, continuando a parlare. Adoravo la sua voce.
-Guarda Nanoha, c'è il chiosco dei gelati, ne vuoi uno?-mi chiese all'improvviso, indicando uno chioschetto poco più avanti.
Lo guardai, quasi implorandolo, e lui sorrise e si alzò, tendendomi la mano che io afferrai subito.
Arrivati dal proprietario del chiosco sentii Yuno dire:
-Un cono fior di latte e fragola per la signorina, mentre per me uno al cioccolato e menta.-
Quando ci fummo allontanati gli chiesi come faceva a sapere i gusti che volevo prendere prima che glieli indicassi e lui rispose “sei la mia ragazza, conosco tutto di te, specialmente le cose che ti piacciono”.
Io arrossii e gli presi la mano, facendomi accompagnare alla nostra panchina. Capii di essere innamorata persa.
Finimmo il gelato in fretta e poi riprendemmo a stare accoccolati. Fino a che non incominciò a farmi il solletico. Lo pregai di smetterla, ridendo, ma lui continuava a farmi il solletico ridendo. Mi alzai e scappai, come una bambina, mentre mi seguiva. Mi buttò a terra una volta e mi continuò a fare il solletico, fino a che non riuscii ad alzarmi e a continuare a scappare, molto più lentamente di prima. Dopo un paio di giri ritornai di corsa sulla panchina e mi sedetti, con il fiatone. Lui mi era stato dietro tutto il tempo e ora mi aveva bloccato sulla panchina. Stavo ancora ridendo quando lui si sedette accanto a me e mi accarezzò una guancia. Lo vidi avvicinarsi piano, mentre mi appoggiava l'altra mano sulla guancia libera, voltandomi un poco la testa, per fissarmi negli occhi.
Sapevo cosa stava per accadere e non ero affatto contraria, anzi tutt'altro. Gli misi le mano sulle spalle e lo guardai imbarazzata. Si stava avvicinando sempre di più, potevo sentire il suo respiro sulla pelle. Chiusi gli occhi e colmai la distanza tra le nostre labbra. Era il mio primo bacio. Chiuse anche lui gli occhi e fece muovere le labbra sulle mie.
Si staccò poco dopo, aiutandomi a rimettermi seduta composta. Mi tese una mano che non esitai a prendere e ci alzammo. Vidi in lontananza una chioma rosa e una bionda che si allontanavano quasi correndo.

Fate

Dopo essermi separata da Signum, avendo comunque un appuntamento per allenarci verso le sei, mi diressi verso casa facendo il giro lungo. Avevo appena finito di piangere e non volevo che ne mia madre, ne Arf si preoccupassero per me, quindi persi un po' di tempo.
-Fate-san, è da tanto che non ci vediamo!- esclamò una voce familiare alle mie spalle.
Era Momoko-san, la signora Takamachi, era da un bel po' di tempo che non la vedevo, davvero tanto.
-Momoko-san, è vero! Sarà qualche mese che non ci vediamo! Tutto bene in casa?- le dissi sorridendo come meglio potevo.
La madre di Nanoha mi guardò seria, mi prese una mano e mi trascinò a casa sua, che distava poche decine di metri. Perché le mi gambe mi avevano portato così vicino a casa sua?
Mi fece accomodare e radunò anche i fratelli della mia amica, mentre quest'ultima e il signor Takamachi non erano in casa.
Tutti quanti mi guardarono seri e la signora Takamachi mi chiese:
-Come stai Fate-san? Come hai preso la cosa?-
Loro avevano capito. Loro sapevano, eppure non erano disgustati da me anzi, erano preoccupati per me. Sorrisi ironica. Perché i suoi familiari l'avevano capito e lei no?
-Io sto così, come mi vedete. Un po' male, questo è certo, ma alla fine passerà, o almeno credo. Grazie a Signum ho smesso di piangere al momento.- risposi
La sorella di Nanoha mi si avvicinò e mi abbracciò, con le lacrime agli occhi e mi sussurrò:
-Avrei preferito che uscisse con te, piuttosto che con quel ragazzo. Perdonala se puoi, non penso abbia mai notato quello che provi per lei, quindi non credo che ti dica tutto quello che ti dice con cattiveria.-
Le sorrisi e mi liberai dall'abbraccio.
-Mi dispiace, ma ora devo proprio ritirarmi; devo vedere Signum per gli allenamenti tra una mezz'oretta e devo prendere il necessario.-
Accompagnata dal fratello di Nanoha alla porta, uscii e corsi verso casa. Una volta arrivata coccolai un po' Arf ed avvertii Lindy-san che avrei fatto un po' tardi questa sera o addirittura non sarei ritornata. Lei mi sorrise ed annuii, dato che l'indomani sarebbe stata una domenica. Le diedi un bacio sulla guancia prima di prendere il fioretto per le esercitazioni e correre verso il ponte, dove Signum mi aveva dato appuntamento.

Il fioretto per le esercitazioni non era altro che un bastone sottile e lungo, molto flessibile, trovato per caso in una passeggiata al parco con la mia compagna di allenamenti.
La trovai che si esercitava per conto suo contro un albero: rimasi incantata dalla grazia con cui colpiva il tronco e ritornava indietro. Era bellissima.
Mi avvicinai lentamente e lei mi sorrise a modo suo, ovvero un sorriso un po' tirato, ma la sua felicità era evidente dai suoi occhi. Per poter capire Signum era necessario saper leggere i suoi occhi, perché non era una persona che parlava troppo, nemmeno con i suoi migliori amici.
Come al solito non perse tempo e iniziammo subito con l'allenamento.

Ci mettemmo nella “mise en garde”, la posizione di partenza per tutte le possibili mosse. Aspettai la sua mossa, che non si fece attendere: un passo avanti ed un allungo. Io evitai, spostandomi velocemente indietro, per poi rispondere con un allungo a mia volta che lei parò abilmente.
Ci rimettemmo nella posizione di partenza e ci guardammo. Questa volta iniziai io, con un passo avanti e un allungo, ma lei evitò e andò al contrattacco così veloce che non feci in tempo a evitare o bloccare.
Continuammo così per quasi dieci minuti ed eravamo al 14 a 10 per lei, ancora una stoccata e avrebbe vinto. Era il suo turno. Senza nessun passo avanti fece un allungo, che io non evitai neanche, sapendo che lo avrei facilmente parato. Così fu ed andai al contrattacco, finendo bloccata dal suo fioretto. Senza aspettare troppo tornò all'attacco con un fléche, un attacco in corsa, una mossa davvero spettacolare, così rapido che non potei fare niente se non provare a schivare. Questa volta non ci riuscì. Si avvicinò ancora e mi scompigliò i capelli.
-Sei molto migliorata, Testarossa- disse con il respiro leggermente alterato.
-Sarà, ma ancora non riesco a tenerti testa per velocità- dissi cercando di scacciare la sua mano.
Lei rise, un suono così raro e armonioso, prima di allontanarsi ancora una volta e rimettersi nella posizione di partenza.
-Secondo round? Magari questa volta ti va meglio- disse facendomi l'occhiolino.
Come se potesse andarmi meglio, con il primo fioretto Regionale, più alto di me di diversi centimetri e più grande di me di due anni?
Sospirai con un sorriso sul viso e le risposi:
-Okay, magari questa volta ti distrarrai, non montarti la testa solo perché hai vinto una volta!-
Ricominciammo a scambiarci allunghi, parate e schivate quando arrivammo al 14 a 12, sempre per lei.
Quando le nostre spade si incrociarono ancora sussurrò,con voce divertita:
-Come se avessi vinto una sola volta contro di te-
Persi la concentrazione e con un allungo arrivò alla quindicesima stoccata.
-Non è valido! Mi hai distratto!- dissi imbronciata
-Ah sì? Non ero io che dovevo distrarmi questa volta?- rispose incominciano a scappare.

Ci rincorremmo per un po' e poi andammo a fare un giro al parco vicino al ponte. Non era molto grande, ma non c'erano neanche tanti bambini urlanti e questo era l'ideale perché nessuna di noi sopportava i loro schiamazzi.
Prendemmo una bottiglietta d'acqua a testa e ci sedemmo su una panchina.
Chiusi gli occhi e per un po' non sentii niente se non il cinguettare degli uccelli e una risata dannatamente familiare.
Poi la voce di Signum irruppe con prepotenza.
-Testarossa, è meglio se ti riaccompagno a casa- la sua voce aveva una sfumatura per la preoccupazione,
Aprii gli occhi e la guardai, il suo sguardo non era su di me ma su due ragazzi in una panchina poco distante. Ecco a chi apparteneva la risata familiare.
Lei si alzò, cercando di bloccarmi la visuale, ma ormai il danno era fatto. Erano Nanoha e Yuno. E si stavano baciando.
Le afferrai, tremando leggermente, la maglietta con entrambe le mani. Mi guardò e nel suo sguardo potevo leggere molta tristezza e anche un po' di rabbia. Con chi era arrabbiata? Con Nanoha? O con se stessa?
Si riavvicinò e poi mi abbracciò. La strinsi a me, sul punto di piangere e le sussurrai:
-Posso rimanere con te questa sera, per favore?-
Lei si staccò e mi baciò delicatamente i capelli prima di annuire e tendermi la mano.
Ci allontanammo a passo deciso dalla panchina, dal chiosco, dal parco, ma soprattutto da Nanoha e Yuno. E dal loro bacio.

 

  
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