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Autore: _Cthylla_    02/06/2014    2 recensioni
[ SOSPESA ]
La ricetta è sempre la stessa, una ragazza mai vista la cui vita si incrocia con quella di due chojin. Ma si sa, in una ricetta basta cambiare un paio di ingredienti perché la torta venga del tutto diversa.
Nasce da un'idea venuta all'improvviso, e com'è venuta potrebbe andarsene, non lo so. Siete avvisati.
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kevin Mask, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Warsman/Lord Flash
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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«ehm…puoi bermi ancora, se vuoi!»

Queste furono le parole di Kid Muscle poco dopo che May si fu staccata dal suo collo, leccando la ferita con la punta della lingua perché questa guarisse subito. Comodo avere una saliva che si riempiva di enzimi coagulanti o anticoagulanti a seconda di quel che serviva.

«no…ti ho sottratto un litro e mezzo di sangue, se ne bevessi di più potresti risentirne, e non voglio».

La ragazza al momento era nella sua forma intermedia, e teneva gli occhi chiusi immaginando che per Kid non sarebbero stati molto belli da vedere considerati i suoi trascorsi con gli strigoi. Anche se lei a dire il vero era una moroi. Ma gli occhi erano gli stessi.

«chiamo l’ambulanza, c’è bisogno?»

«tra un poco, quando oltre agli organi interni e le ossa delle gambe saranno a posto. Andrò all’ospedale con varie costole incrinate…dirò che ho voluto guidare il tuo motorino, finendo a cadere rovinosamente. Penso che ci stia. Mi diranno anche che ho avuto molta fortuna perché potevo rompermi l’osso del collo».

«ma non capisco…se guarisci velocemente perché vuoi andare all’ospedale?» le chiese lui confuso.

«perché in ospedale ci sono delle sacche di sangue per le trasfusioni. E per rimettermi del tutto in forze ne ho bisogno. Meglio che prenda quelle piuttosto che il sangue di qualche animale, o di qualche essere umano…anche se glielo renderei piacevole».

Di quello Kid non dubitava assolutamente, avendo vissuto personalmente l’esperienza! «ci sono tante cose che voglio chiederti».

Lei sorrise leggermente. «ti ho promesso che ti avrei detto qualunque cosa volessi sapere se mi avessi lasciata bere, e per me una promessa è debito».

Tossì. Le costole ovviamente le facevano  male, ma in quella forma intermedia la sua soglia di sopportazione del dolore era molto alta.

«perché tieni gli occhi chiusi?»

«perché sono in forma intermedia quindi ho gli occhi da vampiro, e non credo che ti piacciano».

«May, li puoi aprire».

Non era proprio convintissimo, ma d’altro canto quelli al momento erano i suoi occhi, loro erano amici, e lei conosceva suo zio, e non sembrava una cattiva persona, per cui Kid pensò che avrebbe potuto fare uno sforzo e sopportare la vista.

«non ne sei molto convinto, come ho detto “occhi da vampiro” hai iniziato ad odorare di paura».

«senti l’odore della paura?? Come fanno i cani?!! Forte!» May non resistette a fare un piccolo sbuffo, non le era piaciuto molto essere paragonata ad un cane, soprattutto considerando che fino al 1354 si era considerata superiore a qualunque umano sotto tutti gli aspetti «ops. Scusa. Non volevo paragonarti a un cane io…è solo che penso…è forte, ecco tutto».

La ragazza aprì gli occhi. «questo è il meno, Kid. Sento l’odore della paura, della rabbia, del sangue malato o che ha comunque qualcosa che non va. Capisco se una donna è incinta e anche di cosa sempre grazie all’odore, e fin dalla prima settimana. Riesco a vedere distintamente ogni cosa fino a settecento metri di distanza, e a sentire ogni cosa nel raggio di un paio di chilometri. Per fortuna ho imparato ad “escludere” i rumori, o probabilmente impazzirei» commentò «poi, percepisco forte e chiara la presenza dei miei simili in un raggio di quattrocento chilometri di distanza…»

«ma…se è così quindi quando siamo usciti l’altra volta sapevi che c’erano i vampiri lì vicino».

«si».

«e…allora non è stato il mio karate a spaventarli».

«no. Quando assumo una forma umana gli altri vampiri non riconoscono la mia vera natura, ma lo fanno se sono in forma intermedia o in quella del “vampirone”. Quindi appena mi hai dato le spalle mi sono trasformata…»

«e loro sono fuggiti perché temevi che li mangiassi?» le domandò lui, sempre un po’spaventato. May fece una smorfia.

«io non mangio i vampiri, rubo soltanto la loro linfa. La linfa è ciò che li…che CI… tiene in vita, che ci rende quello che siamo  e che ci dà i poteri che abbiamo. Più vampiri uccido, più linfa rubo, più potente divento…e sono seimila anni che lo faccio. Fa’ un po’due conti».

«quindi è per quello che l’argento non ti uccide?...e che puoi portare una Croce?»

«no, quella è un’altra faccenda. Sono un tipo di vampiro particolare. Sono una moroi, ma non una qualunque: sono una Nata, cosa che mi fornisce una componente completamente umana grazie alla quale sono immune ad argento, croci, simboli vari, esorcismi, luce del giorno e quant’altro, e grazie alla quale sono in grado di provare quel che provate voi umani…sai, dolore, gioia, amore…»

«davvero?...ah ehm domanda idiota, voglio dire, mi sembravi perfettamente normale prima, quindi è vero per forza» disse Kid.

«…e questa mia natura mi rende predatrice degli altri vampiri» continuò la moroi ignorandolo «loro non possono rubarsi la linfa, possono giusto ammazzarsi come hanno fatto alla festa. E mi dispiace di essere arrivata troppo tardi per salvare tutti, ma appena è calato il sole i vampiri avevano attaccato anche l’ospedale, ed ho dovuto contrastarli anche lì. Pensare che ero appena tornata da una cena con Lord Flash…ho avuto giusto il tempo di spogliarmi e diventare moroi. Già, preferisco toglierli i vestiti, altrimenti succede come all’Incredibile Hulk, si stracciano tutti».

Kid non aveva mentito quando aveva detto che voleva chiederle veramente un sacco di cose. Praticamente aveva davanti La Storia fatta persona, nonché una fonte di conoscenze che riguardavano un mondo a lui ignoto, quello del popolo della notte. E ovviamente c’era la faccenda di suo zio, e poi…si, un mucchio di roba!

«quuuuuindi…tu non uccidi esseri umani».

«no, ho smesso da un pezzo».

Il ciuffo che Kid aveva sulla testa si rizzò per la paura. «che vuol dire che “hai smesso”?! ne parli come se fosse una droga!» esclamò semi scandalizzato.

«ci sei andato vicino. Omicidio e sangue per un vampiro qualunque sono semplicemente naturali, ma per un Nato uccidere è una droga. E per quanto possa almeno evitare tranquillamente di fare ciò, dovrò sempre e comunque bere sangue -umano o animale- almeno ogni tre mesi. Ho un controllo perfetto di me, intendimi bene. Ma so anche che se prolungo l’astinenza oltre il tempo limite finisco a fare cose di cui poi mi pento vita natural durante; ossia in eterno, se non succedono cose come quella di poco fa» lo guardò «Kid, non ti mentirò dicendoti che sono sempre stata un vampirettino buonino e carino modello Twilight -e vampiri che non siano Nati non sono e non potranno mai essere buoni e carini- perché non è così. Ho la componente umana di cui ti ho parlato, ma nei secoli ho lottato per tirarla fuori. Comportarmi umanamente all’inizio non mi veniva automatico. Ero una bestia più bestia di tutti gli strigoi che hai visto messi insieme» ammise May con grande onestà. Kid deglutì.

«…però adesso non lo sei più, vero?» le chiese speranzoso.

«vero. Da quando ho capito di non essere il male assoluto scoprendomi in grado di amare non lo sono stata più. Anche se in verità avevo smesso di uccidere innocenti già dal 220 a.C.» disse quasi tra sé e sé.

«aaaaaspetta…ma allora le volte che hai detto di aver conosciuto Giulio Cesare e di essere più vecchia di Tutankhamon non scherzavi!»

«in effetti…no! Sono stata l’amante del primo e la concubina preferita del secondo. E Tutankhamon è stato il primo ed ultimo tentativo di creare un Nato semplicemente sostituendo il sangue con la mia linfa…tentativo fallito: non funziona così. L’ho fatto diventare un moroi qualunque».

Kid rabbrividì.

«ero perfida, all’epoca…errori di “gioventù”. Avevo giusto duemilaseicentosessantatre anni, in fondo. Poi sono stata anche la donna di Marco Antonio finché la sfasciafamiglie con i fianchi larghi non si è messa in mezzo…»

«chi?» fece Kid perplesso.

«Cleopatra. L’ho fatta fuori, comunque. Credono ancora che l’abbia uccisa un aspide, seh! L’ho fatta mordere dal serpente sulla ferita che le avevo procurato io».

Kid deglutì. «o-ok, possiamo passare a qualcosa di più allegro dei morti ammazzati?...di Nati come te ce ne sono altri?»

«non lo so. Ho girato molto, ma non ne ho mai incontrati. I vampiri fanno di tutto per non creare quelli come me per ovvie ragioni, voglio dire, chi creerebbe mai il proprio predatore naturale?»

«e tu ne hai mai creati?»

May aveva gli occhi da vampiro, eppure Kid anche in questi riusciva a vedere la sua umanità. Erano solo di un colore diverso ed inquietante ma erano i suoi occhi con la sua anima (se l’aveva) dietro. Quindi non gli sfuggì il breve lampo di grande malinconia e nostalgia.

A volte May si sentiva quasi sciocca, perché dopo tutto quel tempo sentiva ancora la mancanza del suo compagno Nato, ma in realtà la sua era semplicemente una reazione normale alla morte improvvisa di qualcuno che aveva amato moltissimo. In più a causa della sua stessa natura viveva il trascorrere del tempo in modo leggermente differente, visto che se qualunque umano avesse avuto la possibilità di vivere fino a seimila anni sarebbe stato o annoiato da tutto o fuori di testa…quindi la morte di Guido le sembrava ancora più “recente”.

«uno soltanto. Ma poiché non vuoi parlare oltre di morti ammazzati preferirei non dire altro a riguardo, e ti chiedo scusa se così facendo ti sembra che io non stia mantenendo la promessa».

«no, tranquilla» disse subito il kinniku «non sei costretta a parlare di qualcosa se…se ti fa male».

E per Kid quella rappresentava un’ulteriore prova della componente umana di May, perché il dolore che aveva mostrato era molto…umano, appunto. Così come il suo sorriso alle parole del lottatore.

Era lei, era sempre lei, in qualunque forma.

«sei una brava persona. Ed anche comprensivo…come tuo zio».

«che?! Mio zio “comprensivo”?! ma parliamo della stessa persona, Ataru Kinniku, Sergent Muscle?!...sei sicura? No perché la prima volta che l’ho rivisto mi ha buttato in mezzo ad una sfida in cui ho rischiato di finire secco dandomi pure della larva!!!»

«è un uomo all’apparenza duro e severissimo ma in realtà ha un cuore grande. Sono stata la sua compagna quattordici anni, se non lo so io…»

Ripromettendosi di approfondire il discorso appena lei avesse risposto Kid le fece di getto un’altra domanda. «a proposito di compagni, tu hai detto che mio zio sa che sei…si insomma che sei…quello che sei».

«una Nata».

«ok, una Nata, e dopo devi spiegarmi meglio come si fa a crearne uno…quello che volevo chiederti è se Lord Flash sa che sei-»

«oh, no. Mi sarebbe piaciuto potergli dire la verità -sono costretta a mentire continuamente ma non vuol dire che farlo mi piaccia- solo che lui odia profondamente i vampiri e da quel che ho capito ha valide ragioni, riguardo le quali non approfondisco visto che non è educato divulgare fatti privati altrui. Viene da sé dunque che se gli rivelassi che sono un vampiro lui…» sospirò «…tenterebbe di uccidermi».

«ma se hai detto che vi piacete!»

«il suo odio verso quelli come me è troppo grande. A dire il vero forse è scorretto già il solo fatto che lui mi piaccia così tanto, ma non l’ho scelto io. Voglio bene a quell’uomo, Kid…gliene voglio veramente…e voglio perderlo il più tardi possibile. Ossia poco prima che inizi a notare che il mio invecchiamento è molto rallentato, tanto per usare un eufemismo».

Erano ancora nel boschetto dove Kid l’aveva portata su sua insistenza, per evitare che qualche altra macchina passasse e la vedesse berlo.

Il kinniku era stato anche piuttosto premuroso quando, a bevuta finita, aveva steso la coperta da picnic e con una delicatezza ben poco da lui aveva sollevato di poco la ragazza adagiandocela sopra.

In seguito invece avrebbe dovuto mettere il motorino di Jeager a terra sul limitare della strada, e May stessa una volta che le ossa delle gambe si fossero riparate si sarebbe messa poco distante per simulare l’incidente che avrebbero denunciato ai tizi dell’ospedale quando questi sarebbero arrivati con l’ambulanza.

«capito…ma…non è brutto?»

«?»

Vedendola perplessa Kid decise di specificare, con espressione da triste -e stupido- cucciolo «sapere che perderai tutti».

«so che è probabile che li perderò tutti, ma non è sicuro» lo corresse May «guarda quel che è successo poco fa, se non ci fossi stato tu non l’avrei scampata. Mi serviva un’iniezione di vita urgentemente. Io, ridotta in quel modo,  non sarei riuscita nemmeno ad assumere la forma moroi e non avrei potuto guarire. E se non sono morta subito è stato solo perché sono passata alla forma intermedia l’istante dopo essere stata colpita».

«ho capito…già, una cosa!!! Quindi Lord Flash non ti ha veramente salvata da un vampiro!» esclamò Kid ricordandosi di quel che lei gli aveva detto a riguardo.

«già. Io sapevo benissimo che l’upyr era lì» ammise May «volevo fargli un piccolo scherzetto fingendomi una povera debole fanciulla…non hai idea dell’espressione che compare sulla faccia degli altri vampiri quando faccio cose come questa! Prima sono tutti soddisfatti convinti di aver trovato da bere…poi, invece, muoiono di paura quando capiscono cosa sono, e finisco a berli io» il suo sorrisetto stavolta fece inquietare il kinniku, ma sparì quasi subito dal viso di May «e stavo per diventare così come mi vedi ora, quando ho visto Lord Flash con la coda dell’occhio; a quel punto ho lasciato perdere, e l’ho lasciato fare l’eroe. Ho perso della buona linfa per colpa sua, ma lui è stato talmente dolce e galante che sinceramente non mi interessa» disse «ok Kid, puoi accendere il telefono, le gambe sono quasi a posto».

«d’accordo» il ragazzo obbedì, dimenticandosi di chiederle della relazione tra lei ed Ataru, e si stupì di trovare tutte quelle chiamate di Meat e quei messaggi. Tutti quanti sullo stesso tono. “non fidarti di May, non è chi dice di essere, c’è una sua foto di lei e tuo zio su un mio album di trenta e passa anni fa, dove sei, torna, rispondi” tutte cose così.

«u-oh».

«problemi?»

«Meat ha trovato una foto di te e mio zio in un vecchio album».

La ragazza sollevò un sopracciglio. «strano, Ataru non voleva che altri oltre a lui avessero mie fotografie, per ovvie ragioni! Devono avercela scattata di nascosto. Ma è risolvibile, digli che quella è mia madre e che ha avuto una relazione con lui e la finiamo qui. Spero. Meno persone sanno cosa sono, meglio è. E non so se il tuo allenatore prenderebbe bene come te il fatto che sei uscito con un vampiro».

«non lo so…Meat di solito è comprensivo…»

«comprensivo non so, ma educato sicuramente» disse lei riferendosi alla sera della festa «è l’unico che mi abbia detto grazie».

«…però se proprio non vuoi che gli dica la verità non gliela dirò» concluse Kid. Per tutta risposta May gli accarezzò il dorso della mano in un gesto di pura e semplice gratitudine.

«ti ringrazio dal profondo dei miei due cuori, Kid Muscle».

«due…?!»

«attualmente si, due. Mi spiace di costringerti a mentire…»

«lascia stare, io…non è nulla questo. Tu devi mentire anche ai tuoi ospiti».

La moroi si lasciò scappare una breve e debole risata. «oh, ma io non ho ospiti. Questa faccenda dello scambio culturale è una delle bugie di cui ti parlavo; il Torneo dura diversi mesi, e quella del soggiorno di un anno è una buona scusa per star qui quanto serve e poi sparire. Quell’appartamento è mio. Nelle foto di famiglia presenti ci sono due attori che ho pagato. Non ho problemi di liquidità…per la cronaca, è da quando ho iniziato a diventare più civile» ovvero sempre crudele e sanguinaria, ma senza vivere alla stregua di una bestia come faceva prima «che accumulo».

«ossia?»

«dal 2023 a.C.!...»

 

 

«…ma è possibile che tu debba essere così incosciente?!! E dire che mi sembravi una persona diversa! E invece ti sei messa a fare acrobazie sul motorino!!!»

“dirgli che sono all’ospedale non è stata una grande idea. Tanto più che Kid sapendolo in arrivo è scappato via di corsa temendo che potesse dargli la colpa di qualcosa…anche se in un certo senso è stato meglio che il ragazzo se ne sia andato” pensò May “ho fatto in tempo a dirgli quel che voleva sapere riguardo me e suo zio, basta ed avanza. La sua insistenza per quanto riguardava altro non gli avrebbe fatto bene”.

«non erano acrobazie, Lord Flash, e non era neppure la prima volta che mi mettevo alla guida di un motorino. Solo che stavolta è finita com’è finita».

«si, con te ricoverata in ospedale!»

May assunse il suo tono più tranquillizzante. «se mi tengono qui è solo ed esclusivamente per accertarsi che io non abbia veramente dell’altro che non va oltre alle costole incrinate, ma non ci sarebbe un reale motivo per farlo. Io sto bene. Quindi state tranquilli…tutti e due.  Già, sono contenta di vederti, Kevin!»

L’inglese si era appoggiato alla porta della stanza, con le braccia incrociate davanti al petto. «tsk…da come stava dando di matto Lord Flash sembrava che fossi in punto di morte…»

«non stavo “dando di matto”!»  replicò bruscamente il russo dandogli un’occhiataccia.

«nooo, non stavi dando di matto, che per tutto il viaggio in macchina mi sono sorbito una sequela di possibili prognosi una peggiore dell’altra infarcita da “ma perché proprio a lei?!”»

Oh, era così carino a preoccuparsi per lei. Valeva la pena perdere occasioni di rubare linfa le sere in cui lui la riaccompagnava a casa dal lavoro…eh già, il turno serale era un’ottima scusa per restare in giro di notte, ed era per quel motivo che inizialmente May aveva tentato di dissuadere Lord Flash dal farle da scorta, le sarebbe stato di intralcio.

«sei molto dolce a preoccuparti così tanto per me, ma non c’era e non c’è alcun motivo per cui tu debba stare in ansia…» sollevò una mano accarezzandogli il volto coperto dalla maschera «capito? Si tratta giusto di un paio di costole, non è niente in confronto a quel che via via vi sarete rotti sia tu che Kevin, no?»

«ma sei…è una cosa completamente diversa!!! May, noi siamo dei chojin, tu sei una ragazza normale, che razza di paragoni fai?!» sbottò il russo guardandola tanto severo quanto preoccupato che prendesse sottogamba quelle incrinature e l’incidente che le era capitato in generale. Pover’uomo! se solo avesse immaginato che l’incidente vero avrebbe dovuto semplicemente farla fuori sul colpo e invece lei era lì con giusto un paio di costole incrinate!

…e c’era solo perché voleva farsi una bevuta di sacche per le trasfusioni che l’avrebbero aiutata sia a rafforzarsi ancora che ad accelerare ulteriormente il processo di guarigione delle costole in questione…

«stavolta mi hai tolto le parole di bocca, Lord Flash! Sentimi bene ragazzina…non devi prendere alla leggera quel che è successo!» la rimproverò aspramente anche Kevin, nonostante lui spesso e volentieri fosse il primo a “passare sopra” a lussazioni, contusioni, fratture e quant’altro «hai capito?!»

«…quanti anni hai detto che hai, Kevin?»

«ma che c’entra?! Diciannove!» rispose l’inglese, confuso e sorpreso per il cambio d’argomento.

«e tu a soli diciannove anni pretenderesti di dire quel che deve fare o non fare ad una persona che ha conosciuto Hernán Cortés?...»

«piantala di scherzare!!!» proruppero contemporaneamente i due chojin.

«è una cosa seria!»

«lo so che è una cosa seria. Un massacro di indios non è propriamente una cosa su cui scherzare».

«devo dire a quei dottori di darti una controllata alla testa!» e Warsman gliel’avrebbe detto davvero anche se si rendeva conto che quel suo -solito- scherzare in modo strano probabilmente era solo un modo di cercare di far diminuire la tensione «pare che tu l’abbia battuta più forte del previsto».

«spero che i controlli non durino troppo, se mai, che domani ho il turno pomeridiano…»

«ma col cavolo che tu vai a lavorare con le costole rotte!!!» esclamò Kevin. Non sapeva bene nemmeno lui perché se la stesse prendendo tanto, ma forse era perché nonostante May Flower fosse un tipo particolare e con quei suoi difetti era comunque una brava persona. E poi nonostante lo avesse preso un po’in giro a Kevin non era piaciuto vedere il proprio allenatore così in ansia per lei. Non ci voleva un genio per capire che si stava innamorando di quella ragazza, e non era proprio il caso che oltre all’ansia per il Torneo e soprattutto per i vampiri -ansia, quella di Lord Flash, che sfociava in una specie di paranoia- che c’erano in circolazione si aggiungesse anche quella causata dall’imprudenza di una tizia che prendeva alla leggera cose che non avrebbe dovuto prendere alla leggera.

«incrinate, prego. E una persona può lavorare con le costole incrinate. Per non parlare del fatto che devo giusto portare un paio di piatti qua e là, sparecchiare i tavoli ed eventualmente pulire dove i clienti hanno sporcato. Non mi sembra questa gran cosa».

«May» stavolta fu Lord Flash a prenderle una mano «non ti dico di lasciare il lavoro perché so che tanto non mi daresti retta ma ti prego di prenderti almeno qualche giorno di riposo. Se non vuoi farlo per te stessa fallo almeno per chi ti vuole bene».

“fallo per me”.

Lei parve afferrare il messaggio implicito. «saresti più tranquillo se lo facessi?»

«si. Molto».

«potrei farlo…se in questi giorni di riposo venissi a trovarmi molto spesso».

«questo si chiama ricatto, lo sai?!»

«dubito che a letto possiate fare chissà che cosa con lei in quelle condizioni» commentò Kevin, più tra sé e sé che altro, ma purtroppo entrambi lo sentirono benissimo.

«riguardo quello non c’è problema visto che fino ad ora non abbiamo mai fatto niente» fu la tranquillissima -e per Flash alquanto imbarazzante- replica della ragazza. Non l’aveva detto in maniera ironica o irritata, l’aveva detto come “ehi oggi c’è il sole”, ma a lui era venuta sia voglia di strozzare Kevin che aveva tirato fuori l’argomento che di nascondersi sotto il letto.

«potremmo tornare a discutere di cose serie?!!» sbottò il russo, inascoltato dal suo pupillo.

«…ma niente niente?»

«Kevin Mask, maledizione, fatti gli affari tuoi!»

 A quel punto finalmente il ragazzo si zittì visto che quando era veramente arrabbiato Lord Flash un po’metteva paura. Ma solo un pochino.

«e tu quando fa certe domande non rispondergli!»

«guarda che non c’è niente di male nel non fare s-»

«c’è, c’è! Lord Flash, hai voglia di scambiarci le ragazze? Io esco con May e tu con Niamh, così siamo contenti entrambi; io che ho voglia di fare sesso lo faccio, e tu che invece non vuoi farlo non correresti il minimo rischio che accada perché se Niamh non se lo lascia fare da me figuriamoci da te…»

«ignoralo May. Nel caso non si fosse capito tutti i problemi nascono dal fatto che questo giovanotto mezzo ninfomane non trova sfoghi se non quelli che pratica da solo».

«e tu che pretendi di saperne?!»

«da quando in qua le riviste sconce in bagno favoriscono l’evacuazione? Direi che servano a tutt’altro!»

«ok, anche ipotizzando che sia come dici, com’è che tu sei andato a tirare fuori quelle riviste che erano sotto a quelle di automobili, eh?!» ribatté Kevin.

«non le ho tirate fuori, sono cadute!»

«seh! Perlomeno abbi il coraggio di ammettere la verità! che razza di ipocrita».

«io non corro il rischio che vengano trovate riviste compromettenti, mi basta l’immaginazione».

Quella candida affermazione di May e soprattutto la noncuranza con cui era stata detta fecero ammutolire di botto entrambi gli uomini. Kevin sotto la maschera era diventato rosso fuoco.

«che c’è?» disse lei.

Il momento di silenzio si prolungò ulteriormente.

«ehm. Forse è bene che andiamo» disse Kevin dopo un po’ «abbiamo da fare. Sai, le nostre cose».

«fate bene, in fin dei conti in un certo senso sempre di allenamento si tratta».

«Kevin non parlava di quello!!!...Cristo» il russo si passò una mano sul volto, sentendosi morire di vergogna «e comunque quei giorni di riposo prenditeli per piacere».

«tu però mi farai visita in questi giorni, vero?...» Lord Flash le stava ancora tenendo la mano destra, e lei pose la sinistra sopra la sua.

«si…» borbottò lui «verrò».

«eheheh. Verrà!» gli fece eco Kevin, prendendolo leggermente in giro.

«d’accordo Kevin, io tornerò a casa in macchina, e tu invece lo farai di corsa. Sei contento? In fondo è tutto allenamento» disse gelidamente Lord Flash, che si era veramente scocciato. Non era tipo da mettere in piazza i propri fatti privati -molto privati, secondo lui- e tantomeno il tipo che accettava a lungo le prese in giro come quella.

«uff. Eppure sei tu che hai tirato fuori l’argomento Lord Flash, quindi poi non avresti nemmeno il diritto di lagnarti» bofonchiò l’inglese. Il russo scelse saggiamente di ignorarlo.

«solo una cosa…i signori che ti ospitano sanno che-»

«si, glielo ho detto. Se non sono qui è perché-»

«non dirmi “avevano da fare” perché sarebbero veramente da denuncia!!! E i tuoi genitori in Italia…»

Ahahah. Genitori!

In Italia!

Il capo della comunità nomade e relativa moglie erano morti nel lontano 3986 a.C. …

«è tutto a posto» tornò a dire May con un tono tranquillo che al contempo non ammetteva obiezioni di sorta «ho sistemato quel che c’era da sistemare. Certo, erano preoccupati, ma ho fatto capire loro che non è  niente di che. E poi domani mi dimettono» diede un’occhiata all’orologio «l’orario di visite sta per finire, ed io effettivamente sono un po’stanca».

Che tradotto voleva dire “potete pure andarvene grazie mille”, richiesta alla quale i due uomini obbedirono praticamente subito.

«quella ragazza ha qualcosa di strano quando si parla dei suoi genitori, Lord Flash» disse Kevin, che pur con tutti i suoi difetti non era del tutto stupido. Anche se avrebbero dovuto spiegargli come ci si comporta quando si esce con una ragazza a cui non va di concedersi al fatidico terzo appuntamento.

«da, ehm, si Kevin…non hai tutti i torti. Ma forse la sua situazione familiare non è tutta rose e fiori come cerca di far credere. In fin dei conti se n’è andata via di casa molto presto e sembra ossessionata all’idea di mantenersi da sola, visto l’attaccamento che ha per quel lavoro da fame».

No, è che quando May prendeva un impegno si metteva sotto più che poteva per portarlo bene a termine. E poi aveva voglia di provare l’esperienza, perché tra una cosa ed un’altra la moroi non aveva mai lavorato davvero fino al suo arrivo a Tokyo. Non ne aveva bisogno.

«dovresti chiederglielo visto che è la tua fidanzatina».

«non è la mia fidanzata!!! Ragazzo, tu a volte mi sembri duro di comprendonio quanto quel demente di Kid!!!»

 

 

«…si è solo incrinata un paio di costole, domani la dimettono…comunque il tuo motorino sta bene Jeager…»

«herr Muscle, al momento del motorino mi importa fino ad un certo punto, piuttosto quel che conta è che la ragazza non si sia fatta troppo male!»

«concordo con Jeager. Ad ogni modo…davvero la madre di May ha avuto una relazione con tuo zio?»

«si, nei lontani anni settanta…» sbuffò Kid pensando “veramente è stato dal ’67 all’81” «poi si sono lasciati, si è messa col padre di May nel ’90 e a lei l’hanno avuta nel ‘96».

Aveva concordato quella versione con la ragazza e gli ci era voluto un po’per impararla a memoria. E poi era un po’seccato per un’altra faccenda, ossia che May aveva rifiutato quando lui si era offerto di farsi bere una volta al giorno!

 

“è vero che anche dopo un lungo periodo di bevute una volta al giorno posso tranquillamente tornare al mio ‘una volta ogni tre mesi’, però non sarebbe bene per te Kid. Per quanto piacere possano provocarti le mie azioni ti tolgono comunque forza, e adesso ti serve tutta a causa della massiccia presenza dei…chiamiamoli ‘miei simili’ per comodità”.

“rifiuti me, ma non ti sei fatta problemi con mio zio!”

“con lui era una volta alla settimana. E stavamo insieme. Non pensi che all’uomo con cui sto uscendo potrebbe non piacere che io e te ci vediamo una volta al giorno per scopi non meglio definiti?”

“ma tu non vuoi bere da lui mentre invece da me puoi, e l’hai detto tu stessa che il mio sangue di chojin kinniku è ottimo per te!”

“è vero, ma non cambierò idea”.

 

«mh! Certo che madre e figlia sono  proprio identiche eh!» disse Meat con l’aria di chi non credeva ad una parola.

«beh pure io sono identico a mio padre da giovane, se mi taglio il ciuffo».

Vero anche quello.

«ma tu porti una maschera!!!»

Ecco, quest’ultima cosa era ancora più vera dell’altra.

«nel dubbio perché non chiediamo a suo zio?!» se ne uscì Dik Dik «a Sergent Muscle?»

«si, così almeno ci troveremo sbattuti su Urano in un qualche campo di addestramento, no grazie» sbuffò Wally.

“meglio. Anche se da quel che ha detto May  mio zio avrebbe confermato la mia versione…non perché crede di essere stato con sua madre ma perché si tengono ancora in contatto e se serve le ha promesso di aiutarla”.

Vero. Nonostante fosse stata la stessa May (all’epoca Anne Frayn) a concludere la loro relazione quando Ataru a trentaquattro anni era “tornato in famiglia”, decidendo con la complicità di quest’ultimo di fingere la sua sparizione/morte in modo che nessuno dei Kinniku potesse venirla a cercare, i due avevano mantenuto un rapporto di affetto molto a distanza. Erano stati insieme quattordici anni ed erano stati anche molto bene, quindi perché portare rancore?

Tanto più che il modo in cui si erano conosciuti le aveva risparmiato di dovergli mentire sulla propria vera natura…

 

 

Nemmeno a farlo apposta in quel preciso istante anche ad Ataru era tornata in mente la sua ex compagna.

Gli anni erano passati, lui era invecchiato, così come la bella foto -che teneva sempre nel portafogli- di lei col suo sorriso dolce ed i luminosi occhi grigio fumo, più pieni d’umanità di quanto lo fossero quelli di alcuni esseri umani veri e propri.

Non aveva potuto né voluto dimenticare Anne, o May Flower come si faceva chiamare adesso -aveva riso ironicamente per la scelta di quel nome che suonava falso come una moneta da tre centesimi- con quella sua freschezza nonostante allora avesse quasi seimila anni, quella sua dolcezza, il suo carattere mite. Il piacere che aveva provato nel lasciarle bere il proprio sangue, nonostante lei inizialmente fosse stata restia ad accettare. Sapeva controllarsi, diceva, ed Ataru non aveva mai dubitato che fosse così…però non le piaceva l’idea di togliergli delle energie, perché Anne voleva che lui stesse sempre più che bene.

Si erano incontrati nel 1967, quando lui aveva appena ventun anni. E la prima volta che aveva posato gli occhi su di lei no, non era stato esattamente un bel vedere.

L’aveva vista nella sua forma mostruosa mentre finiva di attaccare un gruppo di creature -lei in seguito gli avrebbe rivelato che si, i vampiri esistevano, si, lei era uno di loro, no, non era proprio come loro ma era un po’diversa- che parevano volersi mangiare una coppietta impaurita che si era appartata per ragioni piuttosto chiare in un vicolo buio.

La coppietta in questione si era mossa soltanto quando lei stessa con una mano artigliata aveva fatto cenno di andare via, e dopo ciò lei era sparita dietro un cassonetto.

Incuriosito, Ataru aveva abbandonato la propria posizione nascosta ed era andato a vedere che fine avesse fatto la creatura… trovando con sua somma sorpresa una ragazza che aveva fatto giusto in tempo a rimettersi le mutandine e che si stava ancora pulendo di dosso il sangue -quello che avevano rubato a dei poveri innocenti le creature che aveva ucciso-.

Quando lei aveva posato gli occhi sul suo volto coperto dalla maschera la prima cosa che lui aveva fatto era stata alzare le braccia in un gesto di resa, per farle capire che non intendeva farle del male. Lei aveva fatto lo stesso, seppure con un braccio solo visto che l’altro le copriva il seno.

“ragazza” la chiamò così perché ‘creatura’ non gli sembrava carino, e poi lei in quel momento sembrava sul serio una ragazza come tante “parli la mia lingua?”

“si. La parlo”.

Anche la voce era da ragazza come tante, e molto dolce.

“cosa erano quelle…cose?”

“vampiri”.

Gli ci era voluto qualche istante per assorbire l’informazione.

“e lo sei anche tu”.

Lei aveva annuito lentamente, ed al kinniku era anche sembrato di vedere un accenno di vergogna in quel suo sguardo assolutamente umano.

“sono simile a loro. Ma non amo uccidere umani”.

Da lì era iniziato tutto. Da quella sera, per quattordici lunghi anni -lunghi per lui, meno di un battito di ciglia per lei- non si erano più staccati.

Ataru era venuto a sapere molte cose sul popolo della notte e sulla stessa Anne, naturalmente. Gli aveva  spiegato dei Nati, gli aveva detto che in passato era stata un mostro vero e proprio, gli aveva parlato della morte del proprio compagno e di quanto avesse sofferto, della lotta per la propria umanità.

E piangendo lacrime color rosso rubino intrise di un reale rimorso che si sarebbe portata dietro finché avesse vissuto, gli aveva raccontato anche di come in Russia in pochi minuti quella lotta fosse andata del tutto a puttane per colpa di una crisi di astinenza da sangue a causa della quale non era riuscita a controllarsi.

 

“io non volevo uccidere nessuno Ataru, né la madre né il bambino, volevo nutrirmi con quel vitellino e poi andarmene via…e invece ho fatto una cosa orribile. Di nuovo. Se quel bambino riuscirà a cavarsela mi odierà, vorrà uccidermi…ed avrà tutto il diritto di farlo, anche se vendette del genere -per esperienza personale- non danno alcun sollievo”.

“non dire così”.

“una volta cresciuto, se quel bambino mi troverà, mi scoprirà e vorrà uccidermi io non lo fermerò. Aprirò la bocca così che possa colpire”.

 

Con quell’ultimo pensiero tetro il kinniku -ormai quasi settantenne- afferrò il cellulare e cercò il suo numero nella rubrica. Ma quando la chiamò trovò il cellulare spento...

   
 
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