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Autore: Alicecream    02/06/2014    1 recensioni
'Lo Smistamento è una cerimonia molto importante, perché per tutto il tempo che passerete qui a Hogwarts, il vostro dormitorio sarà un po' come la vostra famiglia. Frequenterete le lezioni con i vostri compagni di dormitorio, dormirete nei locali destinati al vostro dormitorio e passerete il tempo libero nella sala di ritrovo del vostro dormitorio.
‘I quattro dormitori si chiamano Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ciascuno ha la sua nobile storia e ciascuno ha sfornato maghi e streghe di prim'ordine. Per il tempo che resterete a Hogwarts, i trionfi che otterrete faranno vincere punti al vostro
dormitorio, mentre ogni violazione delle regole gliene farà perdere.
Alla fine dell'anno, il dormitorio che avrà totalizzato più punti verrà premiato con una coppa, il che costituisce un grande onore.
Spero che ognuno di voi darà lustro al dormitorio cui verrà destinato.'
Genere: Drammatico, Fantasy, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La porta si spalancò all'istante. Si vide una strega alta, dai capelli corvini, vestita di verde smeraldo. Aveva un volto molto severo, e il suo primo pensiero fu questo: è una persona che bisogna evitare di contrariare.
‘Ecco qua gli allievi del primo anno, professoressa Mcgranitt’ disse il Guardiacaccia.
‘Grazie. Da qui in avanti li accompagno io’.
Spalancò la porta. La sala d'ingresso era così grande che ci sarebbe entrata comodamente tutta la sua casa. Le pareti di pietra erano illuminate da torce fiammeggianti come quelle della Gringott, il soffitto era talmente alto che si scorgeva a malapena, e di fronte a loro una sontuosa scalinata in marmo conduceva ai piani superiori.
I ragazzi seguirono la professoressa Mcgranitt calpestando il pavimento tutto lastre. Il ragazzo udiva il brusio di centinaia di voci provenire da una porta a destra - il resto della scolaresca doveva essere già arrivato - ma la professoressa Mcgranitt condusse quelli del primo anno in una saletta vuota, oltre la sala d'ingresso. Ci si assieparono dentro, molto più pigiati di quanto normalmente avrebbero fatto, guardandosi intorno tutti nervosi.
‘Benvenuti a Hogwarts’ disse la professoressa Mcgranitt. ‘Il banchetto per l'inizio dell'anno scolastico avrà luogo tra breve, ma prima di prendere posto nella Sala Grande, verrete smistati nei vostri dormitori. Lo Smistamento è una cerimonia molto importante, perché per tutto il tempo che passerete qui a Hogwarts, il vostro dormitorio sarà un po' come la vostra famiglia. Frequenterete le lezioni con i vostri compagni di dormitorio, dormirete nei locali destinati al vostro dormitorio e passerete il tempo libero nella sala di ritrovo del vostro dormitorio.
‘I quattro dormitori si chiamano Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ciascuno ha la sua nobile storia e ciascuno ha sfornato maghi e streghe di prim'ordine. Per il tempo che resterete a Hogwarts, i trionfi che otterrete faranno vincere punti al vostro dormitorio, mentre ogni violazione delle regole gliene farà perdere.
Alla fine dell'anno, il dormitorio che avrà totalizzato più punti verrà premiato con una coppa, il che costituisce un grande onore.
Spero che ognuno di voi darà lustro al dormitorio cui verrà destinato.
‘La Cerimonia dello Smistamento inizierà tra pochi minuti, davanti a tutti gli altri studenti. Nell'attesa, vi suggerisco di farvi belli più che potete.
‘Tornerò non appena saremo pronti per la cerimonia’ disse la professoressa Mcgranitt. ‘Vi prego di attendere in silenzio’.
Uscì dalla stanza. Il giovane deglutì.
‘Di preciso, in che modo ci smistano per dormitorio?’ chiese.
‘Una specie di prova, credo. Mi hanno detto che fa un sacco male, ma penso che stessero scherzando’.
Il suo cuore sobbalzò nel petto. Una prova? Di fronte a tutta la scuola? Ma lui, di magia, non sapeva niente... cosa avrebbe dovuto fare? Non si era aspettato niente di simile, quando era arrivato. Si guardò intorno ansioso e vide che tutti gli altri erano terrorizzati quanto lui. Nessuno aveva molta voglia di parlare, tranne una ragazzina rossa che stava spiattellando a bassa voce, con parlantina inarrestabile, tutti gli incantesimi che aveva imparato, chiedendosi di quale dei tanti avrebbe dovuto servirsi. Il ragazzo cercava disperatamente di non ascoltarla. Non era mai stato tanto nervoso in vita sua, mai, neanche quando era tornato a casa con una nota della scuola in cui si diceva che, non si sa come, lui aveva fatto diventare blu la parrucca dell'insegnante. Teneva gli occhi fissi sulla porta. Ormai ogni momento era buono perché la professoressa Mcgranitt tornasse per condurlo verso il suo destino.
Poi accadde una cosa che gli fece fare un salto alto un palmo da terra... Dietro di lui, molti ragazzi gridarono.
‘Ma che cosa...?’
Si sentì mancare il fiato, e come lui tutti gli altri. Una ventina di fantasmi erano appena entrati nella stanza, attraversando la parete in fondo. Di color bianco perlaceo e leggermente trasparenti, scivolavano per la stanza parlando tra loro e quasi senza guardare gli allievi del primo anno. Sembrava che stessero discutendo. Quello che assomigliava a un monaco piccolo e grasso stava dicendo: ‘Io dico che bisogna perdonare e dimenticare; dobbiamo dargli un'altra possibilità...’
‘Mio caro Frate, non abbiamo forse dato a Pix tutte le possibilità che meritava? Non fa che gettare discredito sul nostro nome, e poi lo sai, non è neanche un vero e proprio fantasma... Ehi, dico, che cosa ci fate qui?’
Un fantasma in calzamaglia e gorgiera aveva d'un tratto notato gli studenti del primo anno.
Nessuno rispose.
‘Nuovi studenti!’ disse il Frate Grasso abbracciando tutti con un sorriso. ‘In attesa di essere smistati, suppongo’.
Alcuni annuirono in silenzio.
‘Spero di vedervi tutti a Tassorosso!’ disse il Frate. ‘Sapete? E' stato il mio dormitorio’.
‘E ora, sgombrare!’ ordinò una voce aspra. ‘Sta per cominciare la Cerimonia dello Smistamento’.
La professoressa Mcgranitt era tornata. Uno a uno, i fantasmi si dileguarono attraversando la parete di fronte.
‘Mettetevi in fila e seguitemi’ ordinò la professoressa Mcgranitt agli allievi del primo anno.
Il giovanotto, con la strana sensazione che le gambe gli fossero diventate di piombo, si mise in fila dietro a una ragazza dai capelli color sabbia. Uscirono dalla stanza, attraversarono di nuovo la sala d'ingresso, oltrepassarono un paio di doppie porte, ed entrarono nella Sala Grande.
Non aveva mai immaginato in vita sua che potesse esistere un posto tanto splendido e sorprendente. Era illuminato da migliaia e migliaia di candele sospese a mezz'aria sopra quattro lunghi tavoli, intorno ai quali erano seduti gli altri studenti. I tavoli erano apparecchiati con piatti e calici d'oro scintillanti. In fondo alla sala c'era un altro tavolo lungo, intorno al quale erano seduti gli insegnanti. Fu lì che la professoressa Mcgranitt accompagnò gli allievi del primo anno, cosicché, sempre tutti in fila, si fermarono davanti agli altri studenti, dando le spalle agli insegnanti. Alla luce tremula delle candele, le centinaia di facce che li guardavano sembravano tante pallide lanterne. Qua e là, tra gli studenti, i fantasmi punteggiavano la sala come velate luci argentee. Soprattutto per evitare tutti quegli occhi che li fissavano, alzò lo sguardo in alto e vide un soffitto di velluto nero trapunto di stelle. Udì la rossa bisbigliare: ‘per magia che somiglia al cielo di fuori! L'ho letto in Storia di Hogwarts’.
Era addirittura difficile credere che ci fosse un soffitto, e che la Sala Grande non si spalancasse semplicemente sul cielo aperto.
Rapidamente abbassò di nuovo lo sguardo, mentre la professoressa Mcgranitt, senza fare rumore, collocava uno sgabello a quattro gambe davanti agli allievi del primo anno. Sopra lo sgabello mise un cappello a punta, da mago. Era un vecchio cappello tutto rattoppato, consunto e pieno di macchie. I suoi genitori non avrebbero permesso neanche di farlo entrare in casa.
Forse sarebbe stato chiesto loro di estrarne un coniglio, pensò tutto emozionato. Sembrava proprio il genere di cosa che... poi, notando che tutti, nella sala, stavano fissando il cappello, fece altrettanto. Per qualche secondo regnò il silenzio più assoluto.
Poi il cappello si contrasse. Uno strappo vicino al bordo si spalancò come una bocca, e lui cominciò a cantare:

Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronto gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è a Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Pecoranera, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mani sicure
Perché io sono un Cappello Parlante!

Non appena ebbe terminato la sua filastrocca, tutta la sala scoppiò in un applauso fragoroso. Il cappello fece un inchino a ciascuno dei quattro tavoli e poi tornò immobile.
‘Allora dobbiamo semplicemente provare il cappello!’ sussurrò un ragazzo dai capelli neri. ‘Giuro che ammazzo mia cugina: non ha fatto che parlare di una gara di lotta libera!’
Il giovane sorrise debolmente. Sì, indossare il cappello era molto meglio che dover fare un incantesimo, ma gli sarebbe piaciuto che la cosa avvenisse in separata sede, non sotto gli occhi di tutti. Sembrava che il cappello chiedesse molto; al momento, lui non si sentiva né coraggioso, né intelligente né altro. Se solo il cappello avesse nominato un dormitorio per gente che si sentiva poco sicura di sé, quello sarebbe stato il posto giusto per lui.
A quel punto, la professoressa Mcgranitt si fece avanti tenendo in mano un lungo rotolo di pergamena.
‘Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati’ disse.
‘Aston Jennifer!’
Una ragazzina dalla faccia rosea e con due codini biondi venne fuori dalla fila inciampando, indossò il cappello che le ricadde sopra gli occhi e si sedette. Un attimo di pausa...
‘TASSOROSSO!’ gridò il cappello.
Il tavolo dei Tassorosso, a destra, si rallegrò e batté le mani quando Jennifer andò a prendervi posto. Il ragazzo vide il fantasma del Frate Grasso salutarla allegramente con la mano.
‘Borlin Karol!’
‘TASSOROSSO!’ gridò ancora il cappello, e Karol si affrettò ad andare a sedersi accanto a Hannah.
‘Deeton Micheal!’
‘CORVONERO!’
Questa volta, a battere le mani fu il secondo tavolo da sinistra; molti allievi del dormitorio di Corvonero si alzarono per stringere la mano a Micheal, quando egli ebbe preso posto tra loro.
Anche ‘Eaton Doroty’ fu assegnata a Corvonero, ma ‘Ford Daniel’ fu il primo nuovo Grifondoro e il tavolo all'estrema sinistra esplose in un evviva generale.
Poi ‘Forrison Clare’ diventò una Serpeverde. Forse era una sua pura fantasia, dopo tutto quel che aveva sentito dire su quel dormitorio, ma gli venne da pensare che avevano tutti un aspetto sgradevole.
Ora cominciava a sentirsi veramente male. Ricordava quando, nella sua vecchia scuola, era stato scelto per la squadra sportiva. Lui era stato sempre scelto per ultimo.
‘Gordon Isotte’
‘TASSOROSSO!’
Il giovane notò che qualche volta il cappello gridava all'istante il nome del dormitorio e altre volte, invece, ci metteva un po' a decidersi. ‘Gustar Nadie’, una ragazza dai capelli color sabbia che lo precedeva  nella fila rimase seduto quasi per un minuto prima di venire dichiarata una Grifondoro.
‘Lossert Kevin!’
Kevin arrivò quasi di corsa allo sgabello e si pigiò il cappello in testa con gesto impaziente.
‘GRIFONDORO!’ gridò il cappello.
Il ragazzo fu colpito da un pensiero orribile, come sono sempre i pensieri di quando siamo molto nervosi. E se lui non fosse stato scelto affatto? Se gli fosse capitato di rimanere lì seduto con il cappello sugli occhi per ore, finché la professoressa Mcgranitt glielo avesse strappato dalla testa dicendo che evidentemente c'era stato un errore, e che lui doveva andarsene e riprendere il treno?
Malfoy si presentò con aria tracotante, quando venne chiamato il suo nome, e fu esaudito immediatamente: il cappello gli aveva appena sfiorato la testa quando gridò: ‘SERPEVERDE!’
Malfoy andò a unirsi ai suoi amici con aria molto compiaciuta.
Poi venne finalmente chiamato il suo nome.
Mentre si avvicinava allo sgabello, la sala era silenziosa.
L'ultima cosa che vide prima che il cappello gli coprisse gli occhi fu la sala piena di gente che allungava il collo per guardarlo meglio. L'attimo dopo, era immerso nel buio. Rimase in attesa.
‘Ehm...’ gli sussurrò una vocina all'orecchio. ‘Difficile. Molto difficile. Vedo coraggio da vendere. E neanche un cervello da buttar via. C'è talento, oh, accipicchia, sì... e un bel desiderio di mettersi alla prova. Molto interessante... Allora, dove ti metto?’
Il ragazzo si aggrappò forte ai bordi dello sgabello e pensò: ‘Non a Serpeverde, non a Serpeverde!’
‘Non a Serpeverde, eh?’ disse la vocina. ‘Ne sei proprio così sicuro? Potresti diventare grande, sai: qui, nella tua testa, c'è di tutto, e Serpeverde ti aiuterebbe sulla via della grandezza, su questo non c'è dubbio... No? Be', se sei proprio così sicuro... meglio GRIFONDORO!’

 


Peter Minus udì il cappello gridare l'ultima parola a tutta la sala.
Se lo tolse di testa e si avviò con passo vacillante verso il tavolo dei Grifondoro.
Il sollievo di essere stato scelto per quel dormitorio e non per Serpeverde era tale che a malapena si accorse di essere stato salutato dall'applauso meno fragoroso.

  
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