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Autore: DirceMichelaRivetti    03/06/2014    4 recensioni
Isaia non vuole uccidere Gabriel, ma non può neppure correre il rischio che la profezia si realizzi. Deve trovare un'altra strada...dovrà, però, scendere a patti proprio con Serventi.
Gabriel, intanto, prosegue la sua vita con Claudia e a Capo del Direttorio. Una gran noia la burocrazia della Congregazione, finché a smuovere la routine interviene l'eccentrica sorella di Isaia, che cerca il fratello.
Caso strano, Stefano riceverà l'incarico di fare una verifica proprio su di lei.
Presto tutti quanti i personaggi dovranno riunirsi per vedere se è possibile trovare una soluzione pacifica a tutte le divergenze.
Gabriel non sarà affatto felice di rivedere Isaia, che afflitto dal dolore deve costantemente ricordarsi di Dio, per potersi concentrare sulla sua missione.
Serventi non si fiderà delle proposte.
Il resto .... ve lo lascio leggere. Ho accennato qui ad alcuni dei punti di maggior rilievo di questa storia, ma non ci sarà solo questo.
Il tutto sarà condito da speculazioni esoteriche-filosofiche-teologiche. Probabilmente anche un po' di romanticismo, ma non sarà il tema centrale.
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gabriel Antinori, Nuovo personaggio, Padre Isaia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stefano aveva raccontato per filo e per segno a Gabriel e Claudia l’incontro che aveva avuto con Giuditta e non tralasciò nessun dettaglio, incluse anche la descrizione dell’apparizione del vaso e della sua scomparsa. Il ragazzo pensò che, forse, non avrebbe dovuto riferire di quell’episodio, poiché Giuditta gli aveva detto che quella dimostrazione la faceva solo a te perché sei tu. Strane parole anche quelle, a ben pensarci, chissà cosa significavano … Ad ogni modo era convinto di non aver certo il segreto professionale da mantenere, in quelle circostanze, anzi!, lui aveva indagato proprio per verificare l’esistenza di un potere e, ora che la conosceva, gli era doveroso riferirla.

Sia Gabriel che Claudia rimasero alquanto perplessi per tutto ciò che sentirono: spiegazione della magia, un incantesimo di un certo livello, la composizione degli uomini e di quelle larve che erano appena state annientate … tutto ciò aveva dell’incredibile e non potevano esserci basi su cui fondarlo, tuttavia bisognava ammettere che, almeno, la ragazza aveva avuto ragione circa il come debellare quelle voci … o almeno così sembrava, la certezza l’avrebbero avuta solo quando Lucrezia si sarebbe svegliata.

La ragazzina si ridestò verso le nove del mattino, i suoi genitori erano già rientrati in casa. Lucrezia era estremamente di buon umore, si sentiva più leggera, più libera. Non sentiva più le voci che prima, invece, le erano costantemente vicine da mattina a sera e spesso anche in sogno.

Sì, si era tutto risolto.

Lucrezia e i suoi genitori furono estremamente grati a chi li aveva aiutati in quel frangente così difficile ed inspiegabile e li invitarono a fermarsi per pranzo.

Dopo aver desinato a casa di Lucrezia e aver preso congedo, i tre si diressero verso le loro auto e Gabriel disse: “Stefano, va pure a casa e riposati: non è necessario che tu passi in Congregazione, oggi. Io e Claudia faremo lo stesso; abbiamo passato la notte in bianco e siamo tutti stanchi. Mi piacerebbe se domani facessi venire Giuditta in Congregazione, vorrei scambiare alcune parole con lei.”

“Certo, Gabriel; glielo scrivo subito.” rispose il ragazzo e prese il cellulare per scrivere un sms.

“Fammi sapere se accetta.” disse Claudia “Sono curiosa di conoscerla e, quindi, se passa in Congregazione, ne approfitto.”

“Come mai quest’interesse?” le chiese Gabriel, meravigliato.

“Beh, è senza dubbio una persona particolare e, poi, ne avete parlato così tanto, che sono proprio curiosa di vederla dal vivo e farmi una mia opinione.”

“E magari scoprire che ha subito qualche trauma.” scherzò Gabriel.

“Qualche trauma l’ha subito di certo, crescendo con Isaia, mi chiedo, però, quali possano essere. Inoltre voglio scoprire che cosa nasconde sotto la sua teatralità e la sua supponenza.”

Stefano prese congedo dagli altri due e rimasero d’accordo nel trovarsi il pomeriggio seguente.

Quel giorno non fu facile convincere Giuditta ad accettare l’invito: sosteneva di avere parecchio da fare nel pomeriggio. Il ragazzo insisté e le accennò brevemente a quel che era successo da quando l’aveva salutata. Giuditta sospirò ragionò un poco e poi acconsentì: “E va bene … Sposterò l’incontro delle 17, vieni per quell’ora a prendermi in albergo, d’accordo?”

Così, il pomeriggio seguente, i due giovani si ritrovarono in auto, per andare in Congregazione.

La ragazza esordì subito: “Questione numero uno: voglio sapere con esattezza tutto quello che hai fatto e sentito quando ti sei trovato le larve davanti.”

Stefano rimase un poco sorpreso per quella curiosità, ma subito rispose: “Beh, ecco, dapprima ho provato come ribrezzo e ho avuto paura … praticamente hanno iniziato a comporsi nell’aria sottoforma di vapore addensato, non me lo aspettavo, mi ha sorpreso. Poi, però, è sorta una strana consapevolezza in me, non saprei definirla diversamente. D’improvviso ho avuto la certezza che quegli spettri non fossero nulla e io, invece, mi sentivo forte. Non so perché, ma mi sono sentito estremamente sicuro di me stesso, era come se della potenza mi scorresse al posto del sangue … non so descriverlo.”

“Va bene, ho capito, vai avanti.”

“Beh, ecco, insomma, io non so bene che è successo. Sentendomi così pieno di forza, non ho più avuto paura e sono avanzato e, parlando, li ho messi davanti alla realtà dei fatti: ossia che essi non erano nulla e non avevano ragione di esistere e quelli si sono dissolti. Non so bene come sia stato possibile. Dopo, comunque, quella sensazione di forza e potere è scemata.” il ragazzo tacque alcuni istanti e poi chiese: “Tu sai cosa sia successo? Avevi detto ch’io solo potevo riuscirci … che cosa sai? … C’entra con quello che è successo quando ho guardato nella fera di cristallo?”

“Più o meno …” si limitò a rispondere Giuditta, guardando fuori dal finestrino “Ho una teoria.”

“Quale?”

“Non parlo, quando non sono sicura di qualcosa e, anche quando ho delle certezze, riservo le mie informazioni per pochi. Questo ci porta alla seconda questione di cui dobbiamo parlare: che cosa hai raccontato ad Antinori?”

“Tutto.”

“Tutto?!” il tono della donna era a metà tra lo sconcertato e il seccato.

“Sì, perché?” per un attimo, Stefano spostò gli occhi dalla strada e guardò la ragazza.

“Gli hai parlato pure della magia che ti ho mostrato?”

Il ragazzo si rese conto di essere nei guai e con un certo imbarazzo rispose: “Sì. Gabriel è il mio mentore e io non gli posso e non gli voglio tenere nascosto nulla.”

“Sei un idiota!”

“Ma …”

Shhh!” lo interruppe Giuditta con veemenza “Ti avevo addirittura accordato di insegnarti ad utilizzare la luce astrale! E tu vai ad infrangere uno dei quattro pilastri su cui si regge il potere!”

“Ehi, di questi quattro pilastri non me ne hai fatto menzione l’altra sera!” si difese il seminarista, scocciato a propria volta “Comunque, quali sarebbero?”

“Sapere, volere, osare e tacere. Tacere! Tacere, accidenti! E tu qual è la prima cosa che fai? Andare a riferire tutto ad Antinori! Ha ragione mio fratello a dire che sei schifosamente sottomesso ad Antinori!”

“Ehi, lui merita tutta la mia stima, il mio rispetto e la mia devozione! Mi ha salvato la vita ed è stato un punto di riferimento importantissimo! Non hai idea di quanto mi abbia aiutato a riprendere la mia vita normale, dopo che …”

“Giochi ancora a rugby?”

“Cosa?! … No, ma è perché l’università mi porta via parecchio tempo.”

Giuditta scosse la testa con disapprovazione, poi domandò ancora: “I tuoi amici li vedi ancora? Quanti? Quanti di quelli che ti hanno visto nel periodo in cui il tedesco era in te?”

“L’andare all’università ci ha allontanati, ma …”

“Come mai hai deciso di diventare prete? Hai sentito realmente la chiamata di Dio?”

“Sì, certo!” si era parecchio innervosito: quelle parole lo ferivano molto, perché erano vere o, almeno, molto vicine alla verità.

“Stefano, ti stai appoggiando ad Antinori, come ad una stampella.” gli disse Giuditta, tornata tranquilla “La realtà è che ti vergogni, di fronte ai tuoi amici, di quello che è successo l’anno scorso, col tedesco. Non solo hai paura dei loro giudizi, ma hai anche timore che possa ricapitare.”

“Che cosa ne vuoi sapere, tu?!” replicò lui, che non sopportava che qualcuno, tanto meno un’estranea, avesse così perfettamente chiaro il suo animo.

“la paura non si addice ad un mago. Dovrai liberartene completamente, se vorrai che ti insegni qualcosa. Ammesso e non concesso che ti ritenga adatto ad apprendere la scienza sacra: per ora non sei affatto idoneo; ne riparleremo quando non avrai più paura e quando non andrai più a raccontare ad Antinori le mie faccende.”

“D’accordo, ho capito che volevi rimanesse un segreto, certo avresti potuto dirmelo! Mica me lo posso immaginare!”

“Credevo fosse superfluo dirlo! Comunque, immagino che Antinori mi farà domande su quel che gli hai raccontato, giusto?”

“Beh, anche per la faccenda delle larve: è curioso di capire come sai queste cose.”

“Circa le mie nozioni risponderò tranquillamente, ma sappi che negherò di aver fatto magie.”

Stefano scosse il capo e non aggiunse altro: ormai erano arrivati in Congregazione.

Gabriel e Claudia stavano aspettando nello studio di Alonso, c’era anche l’archivista con loro.

“Claudia, per favore, lascia parlare me per primo.” disse l’ex gesuita.

“Dovrò pur presentarmi, non credi?”

“Sì, certo, ma poi cerca di osservare e basta, finché non saremo certi di che umore sia. A volte ha un caratteraccio! Non voglio che tu ti innervosisca, sarebbe dannoso.”

“Gabriel, ho appena iniziato il terzo mese, se anche mi agito un poco, il bambino non ne risentirà!”

“Va bene, però tu resta calma: tanto è inutile discutere con lei.”

“Lo vedremo. Mi basterà capire alcune cose di lei e sarà facilissimo sapere su cosa far leva per renderla docile.”

Gabriel sospirò, si voltò verso l’amico e gli chiese: “E tu, Alonso, che cosa ne pensi?”

Sono due done decise, reslute e pine de grinta: se letigano, ce sarà muy da deverterse.”

Gabriel scosse la testa. In quel momento si sentì bussare alla porta ed un attimo dopo entrarono Stefano e Giuditta.

Claudia puntò subito lo sguardo sulla ragazza e osservò la sua postura, il suo modo di incedere e il suo abbigliamento: un paio di leggins neri, abito dello stesso colore, ma decorato con dei gatti rosa, dei fiorellini azzurri e gialli e una fascia sotto al seno e alla scollatura a vu.

La psicologa pensò che fosse un vestiario da giovane normale e semplice, forse la fantasia era un po’ estrosa e, certamente, le ragazze attente anche solo un poco alla moda non lo avrebbero mai indossato, tuttavia non denotava nessuna voglia di attirare l’attenzione. Beh, sì, forse l’attenzione l’attirava il seno prosperoso messo abbastanza in evidenza, ma quella era ormai diventata una prassi tra le donne di ogni età e, quindi, non era un elemento indicativo per dedurre qualcosa.

Claudia si fece avanti, porse la mano e si presentò: “Molto piacere, Claudia Munari.”

“Piacere mio, Giuditta Morganti.” ricambiò cortesemente l’altra “Mio fratello mi ha scritto qualcosa su di lei.”

“Immagino fossero cose orribili.”

“Alle volte. Cambiava tono a seconda dei casi.”

“Mi stupisce!” era un tono un po’ sprezzante “Mi stupisce, visto l'odio che Isaia ha nei miei confronti, solo per il mio razionalismo di fronte a certi fatti. Il più delle volte, poi, mi ha trattata con sufficienza o condiscendenza, come se fossi un’idiota e lui, invece, chissà che. Immagino ti abbia raccontato il caso di quei tre fratelli che hanno visto l'apparizione.”

“Sì, in realtà era contento che alla fine fosse emersa la verità e gli dava fastidio che si sia innestato un falso culto. In quel caso si è lamentato di lei per la sua mancanza di rispetto e la pretesa di intervenire come se il caso fosse di sua competenza.”

“Mancanza di rispetto? E per cosa? Comunque è stato Gabriel a chiedermi una consulenza, per cui avevo pieno di diritto di intervenire.” guardò con sfida la ragazza, prima di proseguire: “Senti, quell'allucinazione (perché era un'allucinazione) era causata dalle spore della muffa che stavano nella grotta in cui quei i tre ragazzi andavano a pregare. Si tratta di microtossine. Tant'è che il più piccolo dei tre si è addirittura sentito male, lì dentro. Ho semplicemente portato il fondamento scientifico alla luce.”

“Infatti per quello Isaia non aveva nulla da ridire. Non gli andava bene che lei gli desse del tu, quando lui continuava a darle del lei. Inoltre quel caso era di competenza della chiesa e lei, nel fare le sue indagini, avrebbe dovuto essere meno arrogante. Senza considerare il fatto che, se di pura allucinazione si è trattato, come mai Antinori ha sentito quel che l’apparizione ha detto ai ragazzi e viceversa? Comunque non mi pare il caso di discuterne.”

Gabriel intervenne, cercando di porre fine davvero a quell’inutile battibecco: “Concordo, non c'è bisogno di parlare di Isaia. Siamo qui per chiarire un po'  quel che è capitato circa il caso di Lucrezia e perché tu, Giuditta, sapessi cosa stesse accadendo.”

Claudia non si diede per vinta ed insisté: “No, no, no. Prima voglio risolvere questa faccenda. Per quanto riguarda la questione del tu, beh ormai lo conosco da due anni e posso permettermi di non dargli del lei, ma se era questa, la cosa che lo infastidiva, poteva dirmelo apertamente.”

Giuditta si passò una mano sulla fronte e disse: “Senta, sinceramente, non ho interesse a farle cambiare idea su mio fratello.”

“Tanto non ci riusciresti comunque, credimi.” replicò Claudia, con un sorriso di vittoria.

“Perfetto, allora siamo d'accordo. Antinori, che cosa vuoi sapere di preciso?

“Stefano ci ha un po’ esposto la tua teoria, vorrei però sentirla con esattezza da te.” rispose l’uomo.

Giuditta ripeté le stesse cose che aveva spiegato al seminarista.

Claudia ascoltò con attenzione, per poi dire: “Ma su quali basi si fonda questa teoria? Spirito, mediatore plastico...solo sull'ego posso condividere.”

Giuditta, un po’ seccata, ribatté: “Senta, ha funzionato? Questo dimostra che ho ragione. Una cosa esiste e si può sfruttare anche se non c'è una formula scientifica che la descrive.”

Claudia ammise: “Non posso negare di avere effettivamente visto degli...spettri? Tu, però, ci vieni a dire che sono brandelli di ego di gente morta da secoli! È assurdo!”

La ragazza cercò di essere conciliante: “Lei è una psicologa, ma non ha idea di cosa la mente e l'ego possono provocare al di fuori dell'individuo. Vede, lei e mio fratello non andate d'accordo proprio perché studiate il medesimo fenomeno, ma lei si ferma alle cause, mentre Isaia considera solo gli effetti.”

Claudia la guardò perplessa e fece un cenno del capo per invitarla a proseguire.

“Quando si trova davanti ad un fenomeno paranormale, lei fa benissimo ad interrogarsi sulle cause psicologiche, ma ciò non toglie che i fenomeni esistano davvero. Il fattore psicologico è come l'energia che genera il fenomeno. Il trauma, la paura o quel che è a seconda dei casi, stimola l'immaginazione e dà forza alla fantasia per concretizzarsi tramite la luce astrale. Riesce a capire?

“Sì, sul primo... ma non la luce astrale! Che accidente sarebbe?”

“Eh va beh, il 50% è già tanto. Ha presente quando i disagi vengono somatizzati e i fenomeni di psicosomatismo?”

“Certo!”

“Ecco, quelli avvengono quando la luce astrale agisce sull'individuo stesso.”

“Ah...! Perdona lo stupore, ma è la prima volta che ne sento parlare.”

“Non è scettica al riguardo?”

“Sì, anche.” Claudia ritrovò la sua disinvoltura.

“Ah, ecco, mi sembrava strano ... Comunque questo è quanto.”

“Quindi, come farebbe tuo fratello, attribuisci il fenomeno a qualcosa di paranormale e sostieni che Lucrezia non ha nessuna patologia.”

Giuditta sospirò, rendendosi conto di non essere stata del tutto compresa, poi disse: “Per quel che ne posso sapere io, direi che Lucrezia dovrebbe cercare di mitigare le proprie paure, se non vuole che altre larve le si accollino. Dottoressa, il suo intervento psicologico è basilare per evitare che la ragazzina attiri altri spettri.”

“Bisognerebbe scoprire prima di cosa ha paura.” fece osservare Claudia.

Giuditta le sorrise e replicò: “Questa è sua competenza, dottoressa, per cui le lascio carta bianca.”

Claudia sembrò soddisfatta e concluse: “Perfetto, ti ringrazio.”

Gabriel era alquanto incredulo, infatti si lasciò sfuggir detto: “Sono stupito.”

“Da che cosa?” gli chiese la psicologa.

“Non credevo che trovaste un punto di accordo così facilmente.”

“In verità, neanch'io, all'inizio.” confermò la sua donna.

“Bene, sono felice che tra voi due le cose siano a posto.” si rallegrò Gabriel “Non avrei sopportato respirare ancora la tensione che c’era quando Isaia si trovava in presenza di Claudia. Tornando a noi, Giuditta, Stefano dice che tu hai dei poteri; puoi farci vedere?”

La giovane scoccò un’occhiataccia al seminarista e parve indecisa, poi guardò Gabriel e gli disse: “No. Non sono un fenomeno da baraccone. Quel che so fare è qualcosa di sacro e non vi si può attingere ad ogni piè sospinto, anzi, vi si ricorre solo in estrema necessità. Non ho bisogno di dimostrare nulla: che crediate o meno, per me non fa differenza.”

Gabriel la guardò come per dire che la capiva e, con tono comprensivo e dispiaciuto, le disse: “Ascoltami, non devi avere paura. Non so che cosa Isaia ti abbia detto di ciò che fa la Congregazione e, immagino, lui avrà fortemente condannato qualsiasi sorta di potere soprannaturale, comunque ti puoi fidare di noi. Non mandiamo più nessuno al rogo da tempo e, ti garantisco, è tuo fratello la minaccia maggiore: si è schierato con dei folli sanguinari che hanno come unico obiettivo quello di uccidere chiunque manifesti dei poteri, è lui il tuo nemico, non noi! Abbi fiducia, ti aiuteremo. Noi siamo qui per sostenere le persone dotate: ti insegneremo a controllare il tuo potere.”

Giuditta di mise a ridere, portando inquietudine tra chi la guardava; scosse il capo negativamente, poi guardò l’ex gesuita e dichiarò con risolutezze: “Isaia non mi farebbe mai del male!”

A Gabriel dispiaceva rattristarla, ma doveva farle capire la verità: “Ha tentato di uccidere me, che ero il suo migliore amico; mi chiamava fratello e non solo perché eravamo entrambi gesuiti, eppure …”

“Antinori, io non rischio di portare l’Inferno in Terra e, a differenza tua, so controllarmi perfettamente.” il tono era stato molto secco, sicuro e non ammetteva repliche.

Prima che qualcuno avesse il tempo di dire alcun ché, si sentì un cellulare suonare; era quello di Giuditta. La ragazza prese il telefono, guardò sul display chi fosse, sorrise e poi disse: “Scusatemi un attimo.” e uscì dalla porta.

Appena nel corridoio, la donna si guardò attorno e, non essendoci nessuno, rispose: “Pronto.”

“Ciao, Giuditta, ti disturbo?” chiese la voce di Isaia.

“Non proprio. Sono in Congregazione, adesso, mi hai giusto tolto da una discussione con Antinori. Anche se sono qui, possiamo parlare: farò in modo che nessuno possa sentirmi o vedermi.”

La ragazza si concentrò e, ricorrendo ai propri talenti, poté fare in modo di ‘vibrare’ su un piano diverso da quello della normale percezione sensoriale.

“Allora, come stai?” si interessò lei “I tuoi nuovi subordinati sono obbedienti o ti stanno creando dei fastidi?”

“Per ora sembra che stiano accettando le mie prime proposte di riforma, per cui sono soddisfatto. Lo studio dei testi di Giacomo il Giusto e dei libri che mi hai consigliato tu, si sta rivelando veramente proficuo.”

“Davvero?!” si rallegrò lei.

“Sì; i miei poteri gesuitici si sono incredibilmente rafforzati e ho scoperto di poter fare molto più di quel che credevo!” si poteva percepire l’entusiasmo controllato nella voce di Isaia “E credo pure ci sia dell’altro, ma non ho ancora ben definito che cosa sia.”

“Dimmi, dimmi!” lo esortò la sorella, con speranza.

“Sì, adesso ti spiegherò, ma prima riferiscimi tu, circa come è la situazione lì. Gabriel è tranquillo? Serventi ha fatto qualcosa?”

“Qui, finora, non è capitato nulla di particolare. Del Candelaio non c’è traccia e Antinori, a parte l’essere il solito borioso, non crea problemi.”

Intanto, nello studio di Alonso, non appena la ragazza era uscita, Gabriel aveva scosso la testa rattristato, poi si era rivolto verso Claudia e le aveva chiesto che cosa ne pensasse.

“Le ho parlato appena cinque minuti.” si giustificò lei “Non posso certo tracciarne il profilo psicologico. Mi pare però evidente che lei non si senta particolarmente sicura, altrimenti non avrebbe ribadito così tante volte che non deve dimostrare niente e che non deve convincere nessuno. Mi sembra pure che abbia molto idealizzato Isaia e che nutra per lui un attaccamento, oserei dire, morboso, tuttavia forse è ancora presto per dirlo.”

“La devocione per il suo hermano c’è securamente.” confermò Alonso, che aveva ascoltato tutto con attenzione “Ma esto lo se sapeva già. Circa la sua insicurecia, invece, non saprei: a me es sempre parsa una ragacia muy secura de sé.”

“Lo sanno tutti che è tipico delle persone impaurite, l’ostentare sicurezza e disinvoltura.” gli ricordò Claudia.

“Se può esserti utile per la diagnosi” intervenne Stefano “Mentre venivamo in qua, era molto irritata. Dava come l’impressione che considerasse il venir qua una perdita di tempo. Secondo me, davvero non gliene importa del nostro giudizio.”

“Avrà paura che noi si dica in giro qualcosa che le faccia perdere clienti.” ribatté Claudia.

“No.” la contraddisse Gabriel “Credo che abbia timore di quel che le accadrebbe se ammettesse davanti alla Congregazione il proprio potere, dobbiamo dimostrarle che le siamo amici e che non è sola.”

“Quale potere, Gabriel?” lo richiamò Claudia “Non ti ha mostrato nulla e tutti quei discorsi di luce astrale non valgono nulla!”

“Io l’ho vista far apparire e sparire un vaso!” sottolineò Stefano “E ti assicuro che non era un trucco e che non c’erano sostanze allucinogene nei paraggi.”

“Puoi ridescrivermi il fatto, per favore?” chiese la psicologa che, dopo aver ascoltato, disse: “Ologrammi, esistono già, non sono fantascienza. Hai detto che eravate seduti al suo solito tavolino; evidentemente lì attorno sono posizionati dei proiettori che lei abitualmente usa per impressionare i suoi clienti. È per questo che si rifiuta di replicare la magia qui, ora: non potrebbe, non ha i proiettori di ologrammi preparati.”

“Effettivamente non è da escludere.” ragionò Gabriel “Stefano, il tuo compito di sorvegliarla non è ancora finito: c’è ancora da far luce.”

 

Intanto, su una terrazza di una villa chissà dove, una cameriera versò il tè in due tazze poste ai due lati opposti di un tavolino e se ne andò. Un uomo elegantemente vestito, con in testa una bombetta e occhialini tondi e scuri sul naso, versò alcune gocce di latte nella propria tazza. Di fronte a lui sedeva Serventi che lo scrutava e gli chiese: “Allora, lo farai?”

“Mi chiedi molto, Bonifacio.”

“Non mi pare, in fondo è quello che fai sempre, no?”

“Sì, ma lo faccio velatamente: è dai tempi di Nathaniel e Spallanzani che …” ridacchiò “… non do nell’occhio, per così dire.”

“Su, fa un favore ad un vecchio amico. Pensa alla possibilità che ti offro: quando ti ricapiterà di poter gettare la tua sabbia negli occhi di un’entità simile e di poterli sostituire con i tuoi di vetro? Devi solo attirare la sua attenzione, lavorando a pieno regime, Uomo della Sabbia.” Bonifacio abbozzò un sorriso.

L’uomo con la bombetta bevve un lungo sorso, poi appoggiò la tazzina e disse: “E va bene, tanto ormai i tempi sono più che maturi: se non mi concedo una grande esibizione ora, potrei non avere altre occasioni.”

“Perfetto.”

“Grazie per la dritta, amico mio, effettivamente mi hai indicato un’ottima preda.”

 

 

Nota dell'autrice: Grazie a tutti voi che seguite la mia fanfic, spero vi stia piacendo. Diversamente da quanto annunciato, non durerà solo 10 capitoli, ma un po' di più. Grazie ad Alex Piton per il suo aiuto!
   
 
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