Ecco la tua continuazione lady house ^_^ spero ti
piaccia. Grazie ^^
Eheh, grazie saxy :)
Ah, e... questo capitolo è tutto inventato. Non
c’è niente di vero. Non so come ha saputo del fratello, né dove si trova, né il
nome.
E’ ora.
Che fa? Mi copia?
Si è riaddormentato.
“Wilson, alzati”
“Che c’è?”
“Dobbiamo andare.
Insomma, non che abbiamo un orario, ma...”
“Perché ti
interessa tanto?”
“Sono curioso.
Voglio conoscere tuo fratello. Ma la cosa più importante è: perché a te non
interessa? Ieri volevi andarci a tutti i costi, con o senza di me. Cos’è
cambiato?”
“Beh...” e indica
verso di me.
“Ok, ho capito.
Apparte questo”
“E’ solo che...
non so nemmeno chi sia”
“E’ tuo fratello”
ovvio.
Mi guarda storto
e si alza.
A dire il vero,
non so perché mi interessi tanto questa cosa.
E’ il fratello di
Wilson, mi incuriosisce.
“Ok, da dove
cominciamo?”
“Cosa?”
“La ricerca”
“Ieri mi ha
chiamato un altro ospedale. E’ ricoverato lì, e dicono che vuole vedermi”
“Perché non mi
hai detto della telefonata?”
“Ti interessa?”
ha centrato il punto.
“No” almeno
credo. Non so a che si riferisse di preciso.
Nessuno di noi
parla, così gli chiedo
“E come ti hanno
trovato?”
“Glie l’avrà detto lui, no?”
“E lui, come sapeva come trovarti?”
Mi guarda storto
così gli chiedo
“Lo farai
trasferire da noi?”
“No”
“Perché? Insomma,
è tuo fratello”
“Te l’ho detto.
Non fa più parte della mia vita”
“Allora perché
vai da lui?”
Silenzio. Poi
risponde “L’ha voluto lui”
“Ma non significa
che devi andarci per forza”
Di nuovo
silenzio. Questa volta non risponde e dico
“Tu devi per forza
aiutare chi ha bisogno di aiuto, non importa quello che pensi tu.
Lo fai comunque.
Perché?”
“House, sono un
medico” lo sono anch’io.
“Sai che non
intendevo questo”
Sbuffa “Se non
fossì così, tu non mi avresti come amico”
“Amico, eh?”
Almeno, l’ho fatto
sorridere.
Siamo arrivati.
Chiediamo di
Matthew Wilson, e ci mandano al terzo piano.
Siamo in
ascensore, lo vedo teso. Gli metto una mano sulla spalla e faccio lo sguardo
da: ‘E’ tutto a posto?’ e lui fa una smorfia.
Almeno siamo da
soli, e per quanto può essere lungo il ‘viaggio’ in ascensore, cerco di
parlargli.
Scendiamo
dall’ascensore, e ci fermiamo davanti alla stanza di suo fratello.
Vedo che esita ad
entrare, così gli chiedo
“Tutto ok?”
Lui annuisce, io
annuisco, ed entra. Io aspetto fuori.
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La finisco qui, perché non so cos’altro scrivere.
Non conosco niente del fratello, quindi ho pensato che sia meglio finirla qui.