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Autore: Monijoy1990    05/06/2014    1 recensioni
Mary è una ragazza di 22 anni. A seguito della scomparsa prematura di sua madre si ritrova a gestire le continue assenze di suo padre dilaniato dal dolore, oltre che fare i conti con le nuove responsabilità.
La sua unica ancora di salvezza è Andrea, suo fratello minore.
La sua vita, ormai giunta a un punto morto, cambia inesorabilmente con la partenza di suo fratello per il Giappone. Un insolito scambio, catapulterà un giovane e aitante ragazzo orientale in casa sua, sconvolgendo la sua vita ormai ordinaria.
Riuscirà Mary a gestire quest’altro uragano nella sua vita? E quell’insolito e misterioso ragazzo, quali segreti avrà in serbo per lei?
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hyunjoong
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Questa è una storia in cui i personaggi non sono realmente esistiti e le vicende narrate non sono mai realmente accadute. Proprio per questo motivo, anche le esperienze riproposte e descritte, proprio perchè frutto di fantasia e non di esperienze dirette,e  non vogliono ferire o ledere la dignità di nessuno.
L’unico elemento a cui farò ricorso È l’immagine di alcuni personaggi noti nella musica Kpop. Essi compariranno nel mio racconto alla stregua di attori o figuranti, non mostrandosi mai nelle loro vesti più note ne con i loro nomi specifici, ma limitandosi a conferire ai protagonisti che si susseguiranno, un volto e un atteggiamento comportamentale. L’intento è quello di rendere più agevole e interessante la descrizione dei personaggi.
Ricorrerò, quando mi sarà  possibile, all’uso di immagini, musiche e video che aiutino e stimolino la lettura. 


CAPITOLO 6
NUOVE MOTIVAZIONI

Italia

Mary era sdraiata sul letto mentre leggeva uno dei suoi tanti libri lasciati a metà. Eichi era uscito a correre mentre suo padre aveva insistito con l’andare a fare la spesa al suo posto.
Odiava non avere nulla da fare. Si annoiava tremendamente. Chiuse il libro senza preoccuparsi di riposizionarvi il segnalibro all’interno. Scese dal letto e lo rimise a posto sulla mensola.  Doveva trovare qualcosa da fare. D’un tratto sentì squillarle il telefonino. Era Angela.
«pronto Angela. Cosa c’è? Una mostra? Sai che non riesco più a dipingere, comunque il tema quale sarebbe? L’anima? Ma che razza di tema sarebbe? D’accordo non urlare, vedrò se mi viene in mente qualcosa, ma non ti assicuro nulla. Grazie di avermi avvisata, appena possibile fissiamo un incontro con la professoressa. Ma quando sarebbe la mostra? Subito dopo natale? Fortunatamente siamo ancora a Luglio! Ti faccio sapere, un bacio. A presto ciao!» Mary chiuse la chiamata. E con fare meditativo continuava a fissare lo schermo del suo telefono, forse aspettando che potesse darle qualche interessante rivelazione. Ma nulla.
Dipingere? Si, certo! Non so nemmeno se sono ancora capace di farlo. È un anno che non tocco più un pennello. Mi sento completamente vuota e senza alcuna idea. Beh, in questi casi una camminata  aiuta sempre a riflettere. Farò un giro vicino il lago. Magari mi verrà in mente qualcosa.”
Mary preso il suo blocco da disegno una matita 3B e della gomma pane, uscì.
Era seduta sul pontile. La quiete di quel ambiente era davvero unica e incredibile. Mary capiva perfettamente perché sua madre si fosse innamorata di quel posto. Dinanzi ai suoi occhi il tramonto tingeva d’arancio l’acqua del lago mentre la natura andava a riposare, la luna iniziava il suo duro compito. Era da più di un’ora che si trovava lì ferma ad ammirare quello spettacolo. Il suo blocco era ancora vuoto ma sentiva che la sua anima si stava riempiendo. Questa sua calma meditazione fu interrotta da un rumore improvviso alle sue spalle. Si voltò e vide un ragazzo alto, bruno con un nasino piccolo e delle lentiggini, con degli intensi occhi verdi che la guardava appoggiato ad un albero con braccia e gambe incrociate.

«Maria Elisa, che bello rivederti. Allora eri davvero tu? Non mi ero sbagliato!»
“chi è questo e come fa a sapere il mio nome?”
«si sono io, tu chi sei?»
«come? non mi riconosci? Sono Marco! Eppure è passato solo un anno e già ti sei dimenticata di me!»
«non è possibile che tu sia Marco. Lui era più basso e tozzo di te!»
«ma grazie per i complimenti, comunque vediamo come potrei convincerti?» disse strofinandosi il mento con aria contemplativa.
«ah si! ho trovato! »proseguì battendo la mano destra chiusa a bugno sulla sinistra aperta con il palmo verso l’alto.
«io sono stato il tuo primo bacio…»
«avevo detto a Marco di non rivelare a nessuno questa storia, come si è permesso quel maledet… no scusa aspetta un attimo questo vuol dire che…»
«si esatto vuol dire che sono proprio io!» le confermò compiaciuto .
Mary non ci pensò due volte gli saltò letteralmente addosso stringendolo più che poté e lui ricambiò la stretta. D’un tratto due colpi di tosse attirarono la loro attenzione. Era Eichi, in tenuta sportiva.
«cosa sta succedendo qui?»
Mary si staccò immediatamente da Marco che rimase profondamente sorpreso dalla reazione dell'amica, tanto da domandarsi chi fosse quel ragazzo dai lineamenti orientali che aveva interrotto così bruscamente il loro caloroso incontro.
«ah, sei tu Eichi..» notò Mary mentre evitava imbarazzata il suo sguardo.
«si sono io e lui chi è?» fece Eichi indicando Marco sollevando il mento nella sua direzione.
«tu, piuttosto, chi sei? Mary non dirmi che i tuoi gusti in fatto di ragazzi sono cambiati così drasticamente. Cioè davvero stai insieme a questo tizio?»
«no, no guarda che ci deve essere un equivoco hai frainteso Marco» si apprestò a chiarire.
«Scusami e se anche fosse non credo sia un tuo problema!» lo fulminò Eichi interrompendo Mary.
Gli sguardi che i due ragazzi si scambiavano erano di fuoco. Mary si sentiva come la bandiera bianca, tra due fuochi nemici, che nessuno sembrava notare.
“Devo trovare una soluzione altrimenti qui finisce male”
«ragazzi vi prego non c’è bisogno che arrivate a conclusioni affrettate…».
Eichi tornò a rivolgersi a Mary.
«tu piuttosto dove hai la testa? Ti sei dimenticata che viviamo insieme? Sei uscita portandoti le chiavi, mi hai lasciato fuori ed è più di mezz’ora che ti cerco!» la rimproverò  Eichi infuriato come non mai.
«Scusami, hai ragione, me ne sono completamente dimenticata…» confessò amareggiata.
«ehi tu, come ti permetti di parlare così alla mia Maria Elisa» intervenne Marco.
«la mia Maria Elisa? Tshè!» Eichi lo ignorò e continuò a parlare con Mary «beh dammele così posso tornare alla villa e farmi una doccia. Quando finisci con lui rientra subito  d’accordo? Non vorrai far preoccupare Luigi!».
Mary prese le chiavi e le porse ad Eichi. Questo le prese in malo modo e dopo aver dato un ultimo sguardo a Marco si dileguò.
«Scusa Maria ma chi era quel tipo?»
«è una lunga storia… »
«tranquilla ho tutto il tempo che vuoi questa volta, perché la mia famiglia ha deciso di trasferirsi qui definitivamente! Tuo padre non ti ha detto nulla?»
«no, a dire il vero no. Però adesso che ci penso forse la sua idea di andare a fare la spesa non è stata tanto innocente, sapeva che mi saresti venuto a cercare e forse voleva farmi una sorpresa, che stupidone…»
«non cambierà mai tuo padre»
«infatti..»
 
 
Ma che cosa voleva quel tipo da Mary e poi perché si stringevano così? Quella stupida non aveva detto di avere paura dei ragazzi?  Cioè io proprio non la capisco.”
 
Eichi era appena uscito dalla doccia e si stava asciugando distrattamente i capelli con un asciugamano mentre vedeva la sua immagine riflessa allo specchio. Ormai i suoi capelli avevano una bella ricrescita doveva trovare il modo di tornare al suo colore naturale. Purtroppo non poteva contare sul suo parrucchiere personale in Italia. Che scocciatura, questa volta doveva vedersela da solo. Poco dopo i suoi occhi caddero sul tatuaggio che aveva sul petto, proprio sotto la clavicola sinistra. Era un fiore di loto. Con una mano lo sfiorò.
 
“non posso credere di aver rivelato questa parte della mia vita a quella ragazza. Devo essere proprio impazzito.”
Scosse la testa per cancellare quegli ultimi pensieri. Dopo qualche minuto sentì qualcuno suonare il campanello. Uscì dal bagno ed andò ad aprire.
Si ritrovò Mary che lo squadrava dalla testa ai piedi ad occhi spalancati.
Razionalizzò dopo di esserci presentato alla porta solo con un asciugamano in vita. Mary abbassò la testa ed entrò senza dire una parola.
«ehi tu dove credi di andare? Dobbiamo parlare!» disse Eichi. Questo sperava che cambiando discorso e facendo finta di nulla tutto si sarebbe risolto senza troppo imbarazzo.
«quando ti sarai rivestito chiamami e parliamo, io per ora vado in cucina a preparare la cena. Tra poco papà sarà di ritorno…» gli rispose scontrosa. Poi ignorando Eichi che era ancora lì in piedi mezzo nudo, iniziò a prendere le verdure che avrebbe dovuto cucinare dal frigorifero. Eichi allora si arrese e a malincuore entrò in camera per rivestirsi. Lo fece il più in fretta possibile: aveva bisogno di parlare con Mary prima che arrivasse Luigi.
«Mary sono tornato!» Luigi aveva appena aperto la porta d’ingresso e ora era di là con Mary che sistemava la spesa. Purtroppo per Eichi era troppo tardi.
Dopo cena Mary ricevette un messaggio da Marco, era ancora in cucina aveva appena finito di sistemare i piatti, mentre Eichi, seduto al tavolo, aspettava impaziente.
 
Da: MarcoJ
Maria Elisa, è stato bello rivederti dopo così tanto tempo, ti va se una sera di queste usciamo insieme come hai vecchi tempi? Rispondi un bacio il tuo Marco.
 
 
Eichi notò subito l’espressione compiaciuta di Mary.
“Cosa avrà per essere così felice?”
«chi è?» chiese scostante e quasi risentito, notando la sua espressione raggiante.
«nessuno che ti interessa». Era stranamente scorbutica, probabilmente era arrabbiata per qualcosa.
«è quell’idiota non è vero?»
«non lo conosci nemmeno e già lo chiami idiota?»
«e come dovrei chiamarlo uno che è così spudorato d’abbracciarti in mezzo alla strada come se nulla fosse!»
«ah… perché uno che improvvisamente ti bacia sulla fronte in mezzo alla gente, come dovei definirlo allora? Super idiota?»
«simpatica! Comunque cosa ti ha scritto quel tipo?»
«nulla di che. In ogni caso, non avevi detto che volevi parlarmi?…beh, allora cosa aspetti?»
«sarebbe meglio uscire a fare un giro…» la spronò preoccupato indicando con la testa Luigi seduto sul divano mentre distratto guardava il telegiornale.  
«d’accordo come vuoi. Papà noi usciamo a fare un giro, torniamo tra pochissimo…»
 
I due ragazzi uscirono l’uno accanto all’altro. L’aria umida della sera entrava nelle ossa.
Mary fu la prima a interrompere il silenzio. Arrestandosi all'istante.
«beh direi che qui va più che bene, di cosa volevi parlarmi? Perché anche io ho da dirti due cosette.»
«perfetto allora inizia tu..»
«Come vuoi. Non credo ti sia comportato molto bene nei confronti di Marco. Sei stato sgarbato e scontroso. Non lo conosci e già lo definisci un idiota, ma cosa hai contro di lui?»
«tu piuttosto cosa provi per lui?»
«scusa?  ma questo cosa centra?»
«centra e come! Non avevi detto che per te era difficile fidarti dei ragazzi e poi prendi e ti butti nelle braccia di quel tizio come se niente fosse.»
"possibile che sia geloso di Marco?"
«questi credo siano fatti miei e poi tu non sai niente di lui!»
«e sentiamo perché con lui sarebbe diverso?»
«Ti stai comportando peggio di un bambino!»
«Non mi hai risposto…» insistette Eichi.
«lui è un mio grande amico, ci conosciamo da quando eravamo all’asilo solo che alle scuole medie si è dovuto trasferire con i suoi genitori all’estero. Viene qui in Italia solo in estate per una settimana, perché hanno una villa qui vicino. I suoi genitori sono amici dei miei e in pratica siamo cresciuti insieme. Per me è come un fratello.»
«forse questo è quello che vorresti tu, ma per me lui ha altri fini»
«hai qualche problema di udito o cosa? Ti ho già detto che non è come pensi…»
«d’accordo fai come vuoi, dopo non venire a piangere da me»
«e perché dovrei piangere?»
«non si può mai sapere…»
«ok ti prometto che non piangerò davanti a te per colpa di Marco»
«meglio così perché altrimenti sarei costretto a spaccagli il naso»
Mary scoppiò a ridere.
«ora perché ridi? Guarda che sono serio!»
«è bello avere una guardia del corpo come te sempre al mio servizio»
«guardia del corpo a chi?»
Detto questo Eichi incominciò a rincorrere Mary, la stessa corse per non farsi prendere da lui. Arrivarono vicino al laghetto di quel pomeriggio, e Mary crollò a terra sfinita. Il morbido manto erboso attutì la caduta. Adesso Eichi le era accanto. Erano sdraiati a pochi centimetri l'uno dall’altro e guardavano le stelle.
«grazie Eichi…»
«e per quale motivo?»
«perché ti prendi sempre cura di me…»
«figurati, dovere madame…»
«Posso farti una domanda?»
«certo»
«il tatuaggio… è il fiore di loto che ti ha lasciato tuo padre vero?»
«si è lui, ma non l’ho tatuato per mio padre, ma per il simbolo che rappresenta. La conosci la storia del fiore di loto?»
«no..»
«beh devi sapere che secondo l'antica cosmogonia egizia, dal bocciolo di un fiore di loto nacque Ra. Il dischiudersi del bocciolo illuminò di luce divina le acque limacciose del Nun, che si ritirarono mostrando la terra asciutta. Ra se ne compiacque e salì verso le stelle per diventarne la più luminosa ed illuminare la terra che aveva appena creato ... egli divenne Aton , il disco solare . Ora non vi era più solo Caos ed Oscurità , poiché Ra aveva portato Luce ed Ordine nel mondo. È bello poter credere che  un fiore seppure così fragile sia stato in grado di generare la luce dall’oscurità e rimettere ordine nel caos. Mi piaceva il suo significato…»
«beh, effettivamente è una bellissima storia. Ma tu credi sia possibile per noi semplici esseri umani rimettere così facilmente ordine nelle nostre vite? insomma credi sia possibile trovare un pò di luce anche nell'oscurità assoluta »
«certo, perché non dovremmo riuscirci? Ma ti riferisci a un qualcosa in particolare?»
«beh, oggi mi ha chiamata Angela e mi ha detto che ci sarebbe in programma una mostra...»
«ma è fantastico…»
«In realtà, non lo è poi così tanto, perché è da più di un anno che non dipingo e ho paura di non riuscirci più come prima».
«se non ci provi non potrai mai saperlo. Sai anche io mi sento bloccato e non riesco a scrivere però…»
“ma cosa sto dicendo? Ora va a finire che le racconto tutto come uno stupido!”
«scrivere? Perché sei uno scrittore?» chiese incuriosita Mary sollevandosi e mettendosi seduta.
“ottimo Eichi e adesso come te ne esci? Basterà limitarsi all’essenziale!”
«in realtà a Tokyo io e un gruppo di miei amici abbiamo una piccola band ma nulla di troppo importante suoniamo per divertirci e io scrivo le canzoni.»
“bravo Eichi avevi promesso di non mentirle e invece  guarda cosa hai combinato!”
«davvero? Ma questo è fantastico. Anche mia madre suonava. Ricordo che mentre dipingevo c’era sempre il suono del suo pianoforte a farmi compagnia.»
«doveva essere bello, mi sarebbe piaciuto vedervi esibire insieme. Tu mentre dipingevi e tua madre mentre suonava. Dovevate essere bellissime.»
«si infatti, modestamente, lo eravamo. La sua musica guidava il mio pennello era una cosa magica… è per questo che non credo di essere più in grado di dipingere come un tempo…»
«provaci, anzi domani sai che si fa? Andiamo a comprare tutto il materiale, sei d’accordo?»
«Perché ho scelta?»
«direi di no»
«lo immaginavo..» rispose rassegnata e divertita Mary.
 I due ragazzi scoppiarono a ridere insieme.
 
 
 
 
Erano le otto. Andrea aveva appena aperto gli occhi. Si trovava ancora nella stanza dell’albergo. La sera prima si era appoggiato sul divano ed era crollato come un sasso. Si sollevò controvoglia. Si stiracchiò e fece un ultimo sbadiglio prima di fare mente locale della situazione. JJ era ancora a terra che russava fragorosamente. Rio, Hiro e Daisuke erano spariti. L’ansia di non aver portato a termine il suo compito lo travolse. D’un tratto quel pensiero fu sottomesso da un altro molto più urgente. Era solo con quel piccolo mostro di JJ.
Si alzò e silenziosamente, per evitare di svegliare il più giovane del gruppo, si mosse verso il bagno. Aprì la porta e si ritrovò Daisuke in accappatoio. Non si sarebbe mai aspettato di incontrarlo proprio lì.
«buongiorno Daisuke» esordì imbarazzato.
«buongiorno» gli rispose l’altro con indifferenza.
Andrea non poteva credere che Daisuke si stesse comportando così.
«scusa Daisuke ma gli altri dove sono andati?» cercò di continuare Andrea.
«Rio e Hiro sono già tornati a casa, il signor Marini ha lasciato un biglietto con scritto che saremmo dovuti tornare ognuno alle proprie case»
“Perfetto anche il signor Marini adesso non si fida di me.”
«capisco…»  continuò amareggiato.
«bene, io ho quasi finito, mi spiace averti svegliato. Mi vesto e vado via subito.»
Andrea non sapeva spiegarselo ma non riusciva ad accettare il fatto che non avrebbe più diviso la sua stanza con quel ragazzo. Gli dispiaceva che quelle due settimane fossero trascorse così velocemente.
«Daisuke mi dispiace per quello che è successo durante l’esibizione…»
«non importa, solo la prossima volta se devi provare con altri avvisami..»
«d’accordo…»rispose afflitto Andrea.
«Non ditemi che il nostro coreografo è geloso di questo ragazzino?» subentrò nella loro conversazione JJ sollevandosi pigramente dal pavimento.
Daisuke lo linciò con lo sguardo.
«suvvia Daisuke ammettilo che questo ragazzino ti piace…» gli sorrise malizioso JJ .
«Ma che cavolo dici?» Daisuke  guardò in cagnesco JJ come se il più piccolo stesse per confessare un qualcosa che sarebbe dovuto rimanere un segreto.
«quindi non ci sono problemi se prendiamo lo stesso Taxi per tornare a casa…» cercò di provocare Daisuke.
Andrea dal canto suo incominciava ad essere confuso.
cosa intende dire JJ con TI PIACE? Non sarà mica che Daisuke è…?no no non è possibile!”
«JJ finiscila adesso stai superando ogni limite!» lo rimproverò risentito.
«Va bene, va bene, stavo solo scherzando. E che cavolo, poi dite che sono io quello acido di prima mattina… beh, visto che devo sbrigare alcune faccende vado via per primo. Buon proseguimento..» e fece un occhiolino ad Andrea prima di uscire ancora mezzo addormentato dalla stanza.
«non lo devi ascoltare, quello stupido dice sempre cose senza senso» cercò di recuperare Daisuke.
«Non hai bisogno di giustificarlo… ti capisco fin troppo bene» rispose Andrea prima di tornare a un problema più serio «Daisuke ti dispiacerebbe dividere il taxi con me? Credo di aver lasciato il mio borsellino a casa».
«va bene non ci sono problemi. Piuttosto preparati ad uscire, camuffati bene, non so quanti paparazzi ci saranno qui fuori. Non hai neanche i tuoi trucchi qui con te, potrebbero notare qualcosa che non va… ora che ci penso è meglio se ti copri il viso  con la mia bandana, non può mai sapere!»
«grazie Daisuke»
«figurati, ora sbrigati però».
 
I due ragazzi uscirono con cautela dalla stanza. Erano quasi arrivati all’ascensore quando due paparazzi sbucarono dal nulla. Daisuke di riflesso cercò di nascondere Andrea stringendolo a se e costringendolo a correre più veloce. Giunsero all’ascensore, che fortunatamente era già aperto. Daisuke entrò con Andrea e spinse subito il tasto -1. Le porte si chiusero appena in tempo. Andrea aveva il fiatone e ancora non riusciva a razionalizzare la situazione. D’un tratto si accorse di essere ancora tra le braccia calde e accoglienti di Daisuke. I due si allontanarono l’uno dall’altro senza staccarsi completamente e iniziarono a guardarsi sorpresi. Daisuke poco dopo prese le distanze allontanandosi di scatto e rivolgendo lo sguardo altrove.
«Ci è andata bene, dobbiamo sperare che non ci seguano altrimenti non potrò portarti a casa del signor Marini. Potrebbero iniziare a sospettare qualcosa perché non è lì che vive Eichi ma a casa di sua madre»
«quindi dove posso andare?»
«dovresti rimanere da me o andare a casa della madre di Eichi»
«come potrei presentarmi in casa di una sconosciuta senza preavviso?»    
«bene allora non credo ci siano altre soluzioni, verrai da me e poi contatteremo il signor Marini per trovare una soluzione.»
Eichi, nel profondo, sperava che quei paparazzi li inseguissero. L’idea di rimanere i prossimi giorni da solo a casa del signor Marini non lo entusiasmava per niente. Sapeva che, con tutti gli impegni di quella settimana, il manager del gruppo non avrebbe avuto la possibilità di occuparsi di lui. Inoltre rimanere a casa di Daisuke, era un’ottima soluzione, perché gli avrebbe permesso di chiarire il malinteso creatosi la sera dell’esibizione. Giunti al piano interrato trovarono il taxi, che avevano chiamato, pronto ad attenderli. Entrarono e ordinarono all’autista di partire e allontanarsi di lì, il prima possibile. Questo non se lo fece ripetere due volte e spinse sull’acceleratore.  Appena fuori si ritrovarono una folla di paparazzi famelici.  Iniziarono a seguirli gettandosi in malo modo sulla carrozzeria del taxi armati di blocchetto e fotocamere. Grazie alle abili capacità del tassista riuscirono a farsi spazio tra loro con rapidità. Dopo venti minuti giunsero a destinazione. Quella che si ritrovò davanti gli occhi Andrea era una piccola casetta in periferia a due piani immersa nel verde. Per entrare bisognava superare un enorme cancello in ghisa. Daisuke pagò frettolosamente l’autista e corse a inserire il codice segreto. Doveva far scattare il prima possibile il meccanismo di apertura del cancello. Mentre lo stesso si apriva lentamente Daisuke impaziente continuava a guardarsi intorno circospetto. Andrea sapeva benissimo quanto entrambi fossero vulnerabili in quel momento. Se li avessero scoperti lui sarebbe stato sicuramente smascherato.  Entrarono finalmente. Nel prato all’inglese spuntava una piccola cuccia con tanto di tetto rosso. A un fischio di Daisuke ne uscì un bel Boston Terrier, bianco e nero, che corse euforico in contro al suo padrone. Andrea emozionato li guardava scambiarsi saluti calorosi.  
«Ciao Paky da quanto tempo, come sta la mia bella cagnolina?» dopo aver giocato un po’ con lei Daisuke fece strada ad Andrea verso casa sua. All’interno l’ambiente dava l’idea di una di quelle case da catalogo troppo impeccabili per sembrare vere. Non c’era molto che potesse raccontare  qualcosa sulla personalità di chi l’abitava.  Nulla che suggerisse dei segnali di vita vissuta. In realtà l’unico elemento a risaltare in quell’ordine surreale era un tappeto vecchio e lacero usato probabilmente da Paky.
«Andrea ben venuto a casa mia...»esordì il cantante facendo strada al giovane assistente.
«wow ma è tutto così… come dire… ordinato»
«Sai a casa ci sono davvero poco, con tutti gli impegni che abbiamo non ho molto tempo da spendere per viverla come dovrebbe»
«capisco»
«se vuoi darti una rinfrescata sopra c’è il bagno..»
«beh, si ne avrei bisogno in realtà»
«bene ti prendo un cambio, e nel frattempo chiamo il signor Marini. Dobbiamo capire come muoverci.»
«perfetto, allora vado» gli sorrise in segno di ringraziamento prima di imboccare le scalinate che conducevano al piano superiore.
 
Andrea sentiva le gocce dell’acqua togliere le ultime tracce della stanchezza della sera prima. Più non voleva pensarci e più gli tornava in mente quel momento nell’ascensore in cui i loro occhi si erano incontrati. Lo sguardo di Daisuke gli era sembrato, davvero, troppo strano. Non riusciva ancora a capire perché, in quel momento, il suo cuore avesse iniziato a battergli così forte nel petto.. Forse a causa della corsa o forse per un altro motivo?
Uscì fuori dal bagno in accappatoio e infradito.
«Daisuke? Dov’è il mio cambio?» chiese gridando mentre si muoveva distratto tra le varie stanze, cercando Daisuke. Aperta la terza porta di quel lungo corridoio, si ritrovò in una stanza diversa dalle precedenti. Era piena di cianfrusaglie. Stava per richiudere la porta quando sentì cadere uno scatolone. Decise di entrare per vedere cosa fosse successo. A terra erano sparse fotografie, peluche e libri. Incominciò a raccoglierli frettolosamente per rimetterli nella scatola. Ma proprio mentre pensava di aver finito la sua raccolta disperata, notò un’altra foto sotto uno scaffale. Non  ci aveva fatto subito caso per colpa della scarsa visibilità. La raccolse e iniziò ad esaminarla. Quello nella foto era Daisuke, ma cosa stava facendo? Baciava un altro ragazzo?
“non è possibile, allora quello che avevo intuito dalle frasi allusive di JJ era vero!”
«Cosa stai facendo qui dentro?» Daisuke era appena entrato, senza preavviso, facendolo sobbalzare.
«niente scusa, ti stavo cercando e credo di essermi perso…» improvvisò mentre rapido Andrea nascose la foto incriminante nella tasca dell’accappatoio. Più tardi sarebbe passato a rimetterla al suo posto. Fu la cosa migliore che gli venne in mente in quel momento.
«bene prendi questi e cambiati, io ti aspetto giù» gli disse lanciandogli un pantalone e una maglietta. Scambiò con il giovane assistente uno sguardo scettico prima di allontanarsi imboccando gli scalini che conducevano al piano inferiore.
Andrea prese le robe di Daisuke e le portò in bagno si cambiò rapidamente e scese giù. Trovò Daisuke seduto sul divano che giocava con Paky. Era felice, o almeno così sembrava. Era da ieri che non lo vedeva ridere in quel modo. Quanto avrebbe voluto entrare nella sua testa per riuscire a capire cosa stesse pensando.
D’un tratto il piccolo Boston Terrier lasciò le gambe del padrone e corse  verso di lui. Daisuke lo seguì con lo sguardo finché lo stesso non incrociò la figura di Andrea.  In quel momento cambiò ancora una volta espressione incupendosi. Andrea non riusciva a capire. Che ce l’avesse ancora con lui?
Il ragazzo dai capelli biondi si incamminò verso Daisuke. Lo raggiunse che era ancora seduto sull’enorme divano bianco del salotto.
«Daisuke, cosa ti ha detto il signor Marini» chiese titubante.
«ha detto che per stanotte dovrai rimanere qui, domani passerà lui a prenderti» gli spiegò con fare annoiato.
«spero di non darti troppo disturbo»
«no, figurati» lo rassicurò Daisuke mentre si dirigeva in cucina.
Andrea decise che la situazione sarebbe stata risolta una volta per tutte. Quel suo modo di fare non lo avrebbe retto ancora per molto.
«Daisuke posso parlarti?»
«certo, però prima è meglio riempirsi lo stomaco non credi? Da stamattina non abbiamo ancora fatto colazione». Effettivamente non aveva tutti i torti anche il suo stomaco iniziava a risentirne della mancanza di cibo e anche abbastanza rumorosamente.
Andrea decise di seguire Daisuke in cucina. Nella stessa c’era un lungo tavolo con degli sgabelli Andrea ne prese uno e si sedette. Daisuke uscì dei succhi e un po’ di frutta.
«mi dispiace, non ho molto in frigo» si scusò.
«figurati, questi andranno più che bene…»
«beh, di cosa volevi parlarmi?» chiese distratto mentre curiosava tra i cassetti in cerca di un vassoio e di un coltello.
«Volevo chiarirti quello che è successo ieri all’esibizione. Io e JJ non abbiamo preparato nessun passo a tua insaputa, la verità è che avevo dimenticato le parole e lui mi ha suggerito rapidamente di fare in quel modo affinché non si notasse il mio labiale fuori tempo. Mi spiace averti deluso…».
Daisuke aveva appena interrotto la sua ricerca e guardava senza grande sorpresa Andrea. Era come se quella notizia non lo avesse sorpreso più di tanto.
«In realtà quello a sentirsi dispiaciuto sono io..»
“cosa? Perché dice che gli dispiace?” Andrea era visibilmente sorpreso. Non si sarebbe mai immaginato un risvolto del genere. Daisuke gli sorrise amaramente prima di continuare il suo discorso.
«Andrea mi è dispiaciuto non aver notato che avevi bisogno di me» gli spiegò.
«quindi non sei arrabbiato?» insistette incredulo Andrea. Dall’atteggiamento scostante che aveva assunto nei suoi confronti, era sicuro ce l’avesse con lui.
«Devo ammettere che all’inizio un po’ lo ero, ma dopo avervi visto arrancare con delle risposte improvvisate ho capito che qualcosa non era andato come doveva durante l’esibizione. Mi spiace  non aver mantenuto la parola data: ti avevo promesso che avresti potuto contare su di me in ogni momento e invece, alla fine, mi sono rivelato inaffidabile»
«Ma cosa dici? In quel momento sarebbe stato impossibile per chiunque nelle tue condizioni aiutarmi»
«Tranne per JJ. Comunque la prossima volta farò del mio meglio per non perderti d’occhio» continuò con aria dispiaciuta, «davvero non ti devi angosciare più di tanto, non c’è ne bisogno…» continuò Andrea per rincuorarlo.
«E invece dovrei, perché sarei dovuto essere io quello a salvarti da quella situazione e non J…» Daisuke, incrociando lo sguardo interrogativo di Andrea, non completò la frase e ricominciò a rovistare tra i cassetti.
Stava per scoprirsi toppo. Forse non era il migliore dei momenti quello per confessarsi.
Fatto sta, che da quando aveva visto JJ stringere tra le sue braccia Andrea, il suo cuore non smetteva di essere in tormento. In quel momento aveva capito fin troppo chiaramente di nutrire per Andrea sentimenti più forti di una semplice amicizia. Era stato proprio per questo motivo che aveva preferito mettere delle distanze tra se e quel ragazzino italiano. Non poteva rischiare di buttare al vento cinque anni di sacrifici per una semplice infatuazione e ancor più non poteva permettersi di perdere Andrea anche se solo come amico. Sicuramente non avrebbe mai compreso i suoi sentimenti, figuriamoci se li avrebbe mai potuti ricambiare.
 
«Senti Andrea adesso che abbiamo risolto questa situazione che ne dici se ci vediamo un film? Di là c’è una fila di DVD nuovi ancora imballati. Credi che potresti andare a sceglierne uno mentre io finisco di preparare un po’ di frutta? »
 
«certo, vado subito» ubbidì sorridente Andrea. Era felice di aver risolto le cose con Daisuke. Uscì dalla cucina. La mensola che gli aveva indicato Daisuke era piena di dvd nuovi di zecca tra i vari ancora imballati si stupì di trovare il film Mouliné Rouge era uno dei preferiti di sua sorella. Lo prese senza pensarci e lo inserì nel lettore dvd. Una delle  sue frasi preferite si trovava proprio in quel film: “La cosa più grande che tu possa imparare è amare e lasciarti amare.”
“Chissà se questo vale anche nella realtà…” i suoi pensieri furono interrotti dalla’arrivo di Daisuke. Tra le mani aveva un grosso vassoio carico di frutta.  L’uno accanto all’altro iniziarono a guardare silenziosamente quel film. Entrambi chiusi nei loro pensieri.
 
 
 
 
 
ITALIA
 
 
«Allora il rosso di Marte dovrei averlo già, poi devo prendere il verde vescica, il giallo di Napoli e mi serve anche un pennello a lingua di gatto, il fondo gesso e il bianco…» Mary era davanti l’enorme scaffale di ARTE /2, un noto negozi di articoli di belle arti. Era riuscita a farsi accompagnare da suo padre e adesso con Eichi al seguito era pronta a reperire tutto il materiale indispensabile per la realizzazione del suo lavoro per la mostra.
Eichi aveva ormai le braccia cariche di boccette colori e pennelli di varia forma e misura.
«Mary io direi che potrebbero bastare per ora»
«oddio, scusami Eichi ti ho letteralmente riempito di roba» proferì amareggiata Mary mentre cercava di venire in contro al ragazzo dagli occhi a mandorla recuperando qualche boccetta di olio di lino.
Dopo aver pagato il dovuto, raggiunsero Luigi che li attendeva all’esterno del negozio. Si trovavano in uno dei più grandi e riforniti centri commerciali della zona. All’interno c’erano più di quaranta negozi di tutti i generi.
 
«comprato tutto il necessario?» chiese il padre a Mary.
«si credo di si» gli sorrise felice.
«bene » adesso io devo allontanarmi un attimo ho da incontrare una persona. Non ci metterò molto, voi se volete potete continuare a fare un giro per i negozi.
«ok, va bene » le rispose un po’ delusa Mary. Avrebbe voluto fare un giro in compagnia di suo padre. Probabilmente doveva essere una cosa davvero importante se non poteva rimandare. Notando lo sguardo deluso di Mary Eichi cercò di distrarla.
«che facciamo rimaniamo qui fermi per tutto il giorno?» provò ad attirare la sua attenzione.
 Mary, capì che continuare con quell’atteggiamento non avrebbe portato a molto.
«hai ragione Eichi, che ne dici se incominciamo dal secondo piano?»
«per me va bene! Ti va di darmi quella? Credo sia un po’ pesante!» le propose indicandole la busta con il materiale appena acquistato.
«sicuro che non ti dia fastidio?»
«certo che no » la rassicurò porgendole la mano a palmo aperto.
«e va bene. Grazie» disse prima di consegnargli la busta.
I due ragazzi si incamminarono per il centro commerciale. C’erano numerosi negozi e ad ognuno di essi Mary sostava per più di dieci minuti ammirando la vetrina sognante come una bambina. Eichi era contento di vederla  felice e poi quello svago serviva anche a lui per distrarsi.
Proprio mentre Mary era ferma ad ammirare un vestito in un vetrina Eichi fu attratto da qualcosa che stuzzicò subito il suo interesse. L’insegna esterna riportava la parola “Acustica” con una nota musicale affianco. Era un negozio che vendeva strumenti musicali. Senza pensarci si allontanò da Mary per poter dare un’occhiata alla vetrina. Da un lato c’erano gli strumenti nuovi mentre in una angolo erano segnate le offerte di oggetti di seconda mano. Eichi aveva proprio bisogno di suonare. Gli mancava non poterlo fare.
Mary notò voltandosi verso destra che Eichi non era più al suo fianco ma era immobile davanti una vetrina. Il suo sguardo era triste e malinconico. Era curiosa di capire cosa lo mettesse così di cattivo umore. Gli si avvicino quatta quatta alle spalle. Finalmente capì quale era il problema: gli mancava suonare.
Il suo occhio cadde immediatamente su una vecchia chitarra dismessa in vendita a pochissimo. Forse se contava i suoi risparmi sarebbe riuscita a regalargliela. Prese il suo borsellino e incominciò a contare i soldi che le rimanevano.
Eichi si voltò d’un tratto alla sua sinistra in cerca di Mary e non vedendola più si girò in torno, preoccupato, finché non se la ritrovò alle sue spalle con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto. Aveva il tipico sguardo di chi sta tramando qualcosa.
«che stai guardando di bello?» chiese divertita Mary.
«nulla in realtà, se vuoi possiamo andare»
«e no io qui voglio entrare» dicendo così s’incamminò all’interno del negozio lasciando Eichi indietro.
«ehi aspetta dove vai?» la richiamò cercando di fermarla, inutilmente.
Eichi seguì Mary in quel negozio pieno di strumenti musicali e appena messo piede all’interno si sentì nuovamente a casa. Era una sensazione strana ma avvertiva come una gioia intensa impadronirsi del suo cuore e far fremere le sue dita. Si avvicinò a una chitarra elettrica attaccata ad un amplificatore. Probabilmente era stata messa lì perché chi volesse potesse provarla. Era una fender rossa e bianca. Tenerla stretta tra le sue mani lo mise subito di buonumore. Mary lo guardava da una certa distanza. Vederlo sorridere così rese anche lei insolitamente felice. Capì immediatamente cosa avrebbe dovuto fare. Mentre era li che pensava a un piano per non farsi scoprire da lui, lo vide mettersi la tracolla e iniziare a suonare. Mary più lo guardava e più rimaneva stregata dalla sua bravura. Il brano era malinconico e lui ad occhi chiusi sembrava essere un tutt’uno con quello strumento musicale. Dopo poco sopraggiunse il proprietario del negozio attratto dalle sue notevoli doti musicali. Giuntogli davanti incominciò a battere le mani in segno di approvazione. Eichi si fermò e frettolosamente depose la chitarra.
«ti prego continua pure, questa canzone è davvero molto bella, l’hai scritta tu?» chiese il proprietario: un uomo sulla settantina con la barba incolta, una larga camicia a fiori e dei capelli bianchi lunghi tenuti stretti in un codino.
«si in verità è mia» gli confermò intimidito.
«sei davvero molto dotato, sono sicuro che avrai grande successo un giorno, non mollare ragazzo»
Eichi gli sorrise «grazie».
«Lo credo anche io. Sono sicura che un giorno lo vedrò esibirsi davanti un grande pubblico, ed io sarò in prima fila per godermi lo spettacolo» sopraggiunse Mary.
«e tu chi saresti la sua musa ispiratrice, un’amica o la sua ragazza?» chiese curioso il negoziante.
«diciamo più un’amica e chissà magari un giorno potrò permettermi di dire che ho avuto la possibilità di finanziare il suo successo!»
«che stai dicendo?» sbottò Eichi insospettito. Mary si voltò verso di lui con una linguaccia. Eichi non capiva cosa stesse complottando quella ragazzina.
«Comunque io sono Salvatore e sono il proprietario di questo negozio, quando vuoi ragazzo puoi venire qui a suonare, ne sarei molto felice e magari porta con te anche questa simpaticissima e bellissima signorina» subentrò interrompendo lo scambio di sguardi tra i due ragazzi, .
«grazie mille è molto gentile da parte usa. Purtroppo noi adesso dobbiamo andare via è stato un piacere anche per noi conoscerla» affermò Eichi chinandosi in segno di saluto.
«anche per me ragazzi». Eichi trascinandosi dietro Mary superò rapido l’uscita.
L’anziano proprietario vide i due giovani uscire in fretta dal negozio.
«Salvatore quel ragazzo non ti ricorda qualcuno?» sopraggiunse una signora sulla sessantina con un tuppè e un insolita casacca blu.
«Si credo  ricordi a entrambi la stessa persona. E poi quella musica non mi è nuova per niente, non la ricordi anche tu?» affermò l’anziano proprietario.
«si, ma tu credi possa essere davvero lui?» chiese dubbiosa l’anziana signora che nel frattempo sistemava alcuni spartiti.
«quante probabilità ci sarebbero che fosse proprio la persona che aspettavamo di conoscere da 22 anni?»
«sicuramente molto poche, forse sarebbe meglio non illudersi troppo caro.»
«non hai tutti i torti, forse la vecchiaia fa brutti scherzi davvero» e tronarono alle loro mansioni.
 
«Eichi non sapevo che fossi così bravo. Non sai suonare solo il piano ma anche la chitarra mi stupisci ogni giorno sempre di più.»
«beh diciamo che me la cavo,  Adesso ci converrebbe rintracciare tuo padre, credo sia arrivata l’ora di tornare a casa non credi?»
«si hai ragione» dovette convenire Mary mentre cercava il suo telefono nella borsa.
«Ma tu guarda che coincidenza rincontrarci qui» quella voce irritante Eichi la conosceva fin troppo bene. Ormai l’aveva memorizzata nella sua testa sotto la voce “IDIOTA”.
I due ragazzi si voltarono all’unisono e dinanzi a loro c’era Marco con un’aria pomposa e soddisfatta.
«Marco, ma cosa ci fai qui? Anche tu sei venuto a fare spese?» chiese sorpresa Mary.
«beh in verità non proprio, mio padre è il direttore di questo centro commerciale. Non te lo avevo ancora accennato, ma un giorno probabilmente gli succederò»
«ah si? E’ fantastico!» si compiacque Mary.
«si davvero fantastico» rimbeccò Eichi sarcastico.
“Ma quante arie si da questo pappagallo”
«vedo che ti sei portata dietro questo tipo dagli occhi a mandorla»
“Occhi a mandorla a chi?”
«Marco l’altra volta non vi ho presentato come si deve: lui è Eichi»
I due si scambiarono uno sguardo carico di astio.
Poi Marco mostrò ad Eichi la sua mano, in attesa che lui gliela stringesse.
“ma tu guarda che schifoso scarafaggio, lo sta facendo solo per fare bella figura con Mary, non di certo per educazione. La gente così la detesto.”
Eichi esitò prima di stringerla, poi però dovette soccombere allo sguardo supplichevole di Mary. Così ricambiò quel gesto che sembrava sancire più un atto di guerra che un trattato di pace.
 
«Bene sono davvero felice di fare la tua conoscenza Eichi, io sono Marco»
«purtroppo so già chi sei» rispose acido Eichi.
«bene Marco, scusaci ma stavamo proprio cercando di contattare mio padre, sai per noi è ora di tornare a casa, spero di vederti presto, ma adesso dobbiamo proprio andare» si frappose disperatamente Mary cercando di fermare quello scambio di sguardi e parole che sarebbero sfociate in un faccia a faccia sicuramente poco amichevole.. Odiava sentirsi tra due fuochi.
«beh credo di poterti essere di aiuto» le spiegò Marco con aria compiaciuta.
«e in cosa?» chiese Mary.
«credo che tuo padre stia parlando con il mio di affari»
Mary era rimasta sconvolta dalla notizia. Perché suo padre non glielo aveva detto?
«dall’espressione della tua faccia posso intuire che non ne sapevi nulla, comunque se vuoi ti posso accompagnare da lui» si offrì galante Marco, guardando di sottecchi Eichi.
Mary scambiò con Eichi uno sguardo carico di sottintesi, sperando in un suo supporto, lo stesso fece di si con il capo.
«d’accordo accompagnaci da lui» lo pregò sicura Mary.
«perfetto seguitemi» ordinò rivolto ad entrambi.
I tre ragazzi presero l’ascensore e salirono al terzo piano dove c’erano gli uffici direzionali. Dopo aver percorso un lungo corridoio si ritrovarono davanti una porta con una targhetta d’oro con su scritto “Direttore aziendale Francesco Mastro”.
Marco bussò appena una volta, dopo pochissimo lo stesso aprì la porta dello studio del padre. I tre ragazzi fecero il loro ingresso nella stanza.
 
«Ciao figliolo! Ma tu guarda chi c’è conte! Mary, ma sei proprio tu? Caspita come sei cresciuta! Sei diventata davvero una bellissima ragazza. È passato così tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti..» la salutò l’uomo in giacca e cravatta seduto dietro l’imponente scrivania. Su una sedia di fronte a lui c’era Luigi con una faccia bianca è un’espressione sconvolta e preoccupata Eichi capì all’istante che qualcosa in quella situazione non quadrava.
«Salve signor Mastro è da tanto che non ci si vede» gli rispose educatamente Mary.
«Ti prego non chiamarmi signor Mastro mi fai sentire così vecchio e poi parlarci in modo così informale non mi piace per niente. Sai che ti ho vista crescere…»
«D’accordo allora come dovrei chiamarla?» chiese Mary.
«che ne dici di Zio o perché no, papà?»
«cosa?» Mary era a dir poco scioccata. Perché avrebbe dovuto chiamarlo papà?
«scherzo figliola ma fatti vedere meglio» la invitò alzandosi dalla poltrona, A pochi passi da Mary si arrestò sorridendogli ammiccante.
«assomigli ogni giorno di più a tua madre»
«grazie, ma mi sembra così difficile crederlo, lei era molto più bella di me» continuò amareggiata
«non dire così…» e con lo sguardo iniziò ad indagare il ragazzo biondo dagli occhi a mandorla al suo fianco.
«tu saresti?» chiese rivolto ad Eichi.
«lui è uno studente che ospitiamo per uno scambio culturale» rispose Luigi prima che potesse farlo lui.
«capisco, quindi sei tu il ragazzo di cui mi ha parlato Marco. Piacere di conoscerti » e gli porse la mano soddisfatto di fare, finalmente la sua conoscenza.
Eichi vedeva molto del padre in Marco ed era convinto che la scaltrezza e la furbizia fossero delle doti di famiglia da non sottovalutare. Non sapeva il perché ma quel modo di fare gli sembrava fin troppo amichevole. Decise comunque di sottostare alla situazione e ricambiò la stretta di mano.
Dopo di che Luigi si alzò e rivolgendo un rapido saluto al padre di Marco disse che era arrivata l’ora per loro di tornare a casa. I tre inaspettati ospiti uscirono dalla stanza sotto l’evidente pressione di Luigi. Ora nello studio erano rimasti Marco e suo padre che era tornato a sedersi sulla sua imponente poltrona.
«beh cosa ha detto il signor Luigi?» chiese il ragazzo dagli intensi occhi verdi.
«ha detto che deve pensarci! Ma sono convinto che accetterà la mia offerta, la sua banca non può permettersi di perdere un cliente forte come me, vedrai che a breve otterrai quello che vuoi. Non permetterò che la mia stessa storia si ripeta con te. Clara sarebbe dovuta diventare mia moglie e invece ha scelto quello stupido di Luigi. Ma se io non ho potuto avere lei tu potrai avere sua figlia, se davvero lo desideri..»
«certo che la desidero, io Mary l’amo davvero, anche se quel ragazzo mi preoccupa»
«tranquillo figliolo per quanto ancora credi possa rimanere in Italia? probabilmente tornerà in Giappone prima del previsto. Non devi preoccuparti e se non dovesse essere così ci penserò io a trovare il modo di farlo tornare al suo paese.»
 
Luigi rimase in silenzio per tutto il viaggio di ritorno, il suo viso pallido preoccupava molto Eichi che aveva immediatamente capito che qualcosa non andava. Mary dal canto suo continuava a pensare al modo con cui il padre di Marco gli aveva chiesto di chiamarlo. Perché papà? Anche se aveva detto che stava scherzando in quel momento a Mary era sembrato fin troppo serio per essere uno scherzo.
Silenziosamente il trio faceva il suo ritorno a casa.
 
 
 
GIAPPONE
 
 
Andrea era in quel letto nuovo che cercava di dormire. Ma il sonno sembrava troppo lontano per poterlo raggiungere. Non faceva altro che pensare a quella fotografia. Si voltò di lato e la riprese per darne un’altra occhiata, alla luce soffusa della lampada che era sul comodino.
 
“chissà chi è questo ragazzo? Forse era questo che intendeva il signor Marini dicendo che per lui deve essere stata dura mascherare la sua vera natura? Non deve essere stato facile nascondere una cosa del genere per tutto questo tempo. Daisuke deve aver sofferto parecchio.”
 
Andrea non riuscendo a chiudere occhio decise che avrebbe fatto due passi per chiarirsi le idee, in giro a quell’ora non avrebbe trovato di certo Daisuke e poi ne avrebbe approfittato per rimettere al suo posto quella foto.
Uscì con cautela dalla sua stanza e dopo aver percorso il lungo corridoio si ritrovò dopo pochi metri davanti il piccolo sgabuzzino. La porta era chiusa. Provò ad aprirla ma a suo malincuore scoprì che era stata chiusa a chiave.
“Forse Daisuke l’ha chiusa per impedirmi di curiosarci ancora una volta. Si, però, adesso come faccio a rimetter a posto questa foto senza che lui se ne accorga? Adesso si che sono nei guai!”
Andrea prese la foto e la rimise nella tasca del pigiama. Poco dopo senti il rumore di una porta che si chiudeva , proveniva dal piano di sotto. Scese le scale e si ritrovò nel salotto di quella stessa mattina. Probabilmente la porta che aveva sentito chiudersi era quella d’ingresso. Arrivò davanti la stessa e con precauzione la riaprì. Fuori intravide la sagoma di Daisuke che con addosso un leggero giacchettino guardava il cielo pensieroso a braccia incrociate.
Non sapeva cosa fare, era indeciso se disturbarlo oppure richiudere la porta. Stava per ritirarsi quando Daisuke si accorse di lui voltandosi per rientrare.
«ehi tu, che ci fai qui?»
«niente, ho sentito un rumore e allora sono sceso a controllare. Non credevo che ti avrei incontrato qui fuori»
«Effettivamente neanche io, non riuscivo a dormire. Beh qui fa freschetto è meglio se rientriamo in casa». Andrea acconsentì spostandosi per lasciar entrare Daisuke.  Il giovane assistente ancora non lo sapeva ma lui quella sera aveva preso una decisione davvero molto importante.
«Non riuscivi a dormire neanche tu?» chiese il ragazzo con la cresta tutta scompigliata.
«a dire il vero no» ammise imbarazzato Andrea.
«ti va un cappuccino?»
«si certo perché no?»
«allora andiamo in cucina»
I due ragazzi si mossero insieme.
«tu non lo sai ma sono davvero bravo a preparare il cappuccino all’italiana. È stato Eichi a insegnarmelo.»
«davvero? Beh è fantastico!» sorrise felice Andrea.
Daisuke preparò rapido dei bei cappuccini con tanto di schiuma bianca e vaporosa. I due ragazzi sedevano l’uno accanto all’altro mentre sorseggiavano le loro bevande calde.
«Daisuke posso farti una domanda?»
«certo chiedi pure»
«per te fare il cantante è davvero così importante?»
«perché mi chiedi questo?»
«beh a dire il vero il signor Marini mi ha detto che tu tra tutti quelli del gruppo sei quello che sacrificato di più per inseguire il suo sogno.»
«Diciamo che quando ero più giovane ero sicuro di conoscere quali erano le mie priorità. Ma forse mi ero sbagliato. Oggi non so se scommetterei ancora sulla mia musica per rinunciare a tutto il resto. Nonostante questo non mi pento delle mie scelte. Amo il mio lavoro anche se ho dovuto sacrificare molto per potermi realizzare come cantante»
«capisco, quindi adesso se avessi l’occasione di recuperare quello che hai perso lasceresti la musica per riaverlo indietro?»
«è strano che questa domanda venga proprio da te. Comunque, dubito che avrei una seconda possibilità per recuperare. Ma se devo essere onesto, grazie a te ho cambiato le mie prerogative, se questa domanda mi fosse stata fatta prima del tuo arrivo avrei risposto certamente di no, ma adesso credo che sarei pronto anche a riscommettere su me stesso»
«vuoi dire che ho fatto qualcosa che ti ha fatto cambiare idea?» Daisuke riuscì a stento a contenere un leggero sorriso. Dopo però tornò serio.
«Andrea adesso voglio che tu mi guardi, e mi auguro che quello che dirò o farò non cambierà il nostro rapporto. Credo di dover essere onesto con te. Devi sapere che io sono gay»
«e perché dovrebbe cambiare qualcosa tra noi? Non è per questo che metterei in dubbio la stima che provo per te e poi anche io…»
«no, Eichi non è questo che avevo paura cambiasse le cose tra noi, ma questo…» Daisuke si avvicinò ad Andrea, e prima che questo potesse rendersene conto le loro labbra si incontrarono. Il bacio fu candido e dolce nulla di troppo impegnativo. Andrea non riusciva a capire perché quel gesto non lo disturbasse minimamente. Possibile che a lui piacesse Daisuke? 
Dolcemente come gli si era avvicinato Daisuke si distanziò. Senza staccare i suoi occhi da Andrea che era rimasto immobile e senza parole con la tazza ancora stretta tra le mani.
«Mi dispiace Andrea ma credo di provare qualcosa per te. L’ho capito quando ti ho visto tra le braccia di JJ. Se non ti ho parlato e ho preso le distanze è stato solo perché avevo paura di quello che provavo e non perché ce l’avessi con te. Mi spiace che tu abbia frainteso.»
«Daisuke io… io non credo…  io non so, come dire... »
«immaginavo mi avresti risposto così. La verità è che volevo solo dirti quello che provavo. Non avrei sopportato di rimpiangerlo per una seconda volta. Non ti preoccupare se non provi nulla per me. Lo capisco.»
Andrea si sollevò con uno scatto fulmineo dallo sgabello. Sembrava sotto shock, balbettava incerto, «capisco, beh, io… io ora vado si è fatto tardi...» disse frettolosamente Andrea prima di scappare in camera sua.
Ma cosa gli è saltato in mente? Cosa gli ha fatto credere di potermi baciare!”
Andrea era sul suo letto e non faceva che ripensare a quel bacio inaspettato. Non riusciva ad ammettere a se stesso che in fondo quel contatto era stato piacevole.
“No, no. Non può piacermi Daisuke. Probabilmente è solo stima e ammirazione quella che provo. Però quel bacio era così…. Ma cosa mi metto a pensare adesso! È meglio che chiuda gli occhi e provi a dormire. Forse è meglio far finta che nulla sia successo!”
Andrea spense la luce e provò inutilmente a prendere sonno.
 
Daisuke era in camera sua, steso sul suo letto che rifletteva su quello che era appena successo. Aveva fatto davvero bene a confessarsi ad Andrea in quel modo? Forse no, ma in quel momento aveva solo tanta voglia di baciarlo e fargli capire che provava qualcosa di veramente sincero per lui. Quando aveva deciso di intraprendere la carriera musicale, il direttore aveva imposto a lui una piccola clausola. Avrebbe dovuto dimenticarsi di essere omosessuale altrimenti l’intero gruppo ne avrebbe risentito a livello di immagine. All’epoca gli fu detto che il pubblico era imprevedibile e che la notizia avrebbe potuto compromettere il successo del gruppo. Fu allora che prese la decisione più difficile di tutta la sua vita. Decise di rinunciare nascondersi come un vigliacco per il bene del gruppo. Purtroppo all’epoca il suo ragazzo non la prese altrettanto bene. Ricordava perfettamente il giorno in cui l’obbligò a scegliere tra lui e la musica, perché non poteva sopportare di vivere una relazione nell’ombra. Lì Daisuke prese la sua seconda decisione importante: avrebbe scelto la musica. Da allora non ebbe altre relazioni. Per lui venivano organizzati degli appuntamenti che ovviamente non sfociavano mai in veri incontri amorosi ma che servivano a costruirgli quell’immagine da rubacuori che adesso gli pesava troppo sulla coscienza.
Grazie ad Andrea però sentiva di essere cambiato. Sentiva qualcosa di davvero speciale per quel ragazzino. Quella piccola fiamma affievolita nel suo cuore era ritorna ad ardere dopo tanto tempo.  Era pronto a rischiare tutto questa volta.
 
Erano le sette del mattino e Andrea era ancora sveglio nella stanza che Daisuke aveva preparato per lui la sera prima. Era seduto sul letto con le gambe incrociate mentre con la testa verso l’alto osservava il soffitto bianco. Si sentiva proprio come quel soffitto, vuoto.  Sentiva che una parte di lui stava cambiando ma ancora non riusciva a capire quale. Era tutto così nuovo e non riusciva a definire chiaramente quello che provava. Pensava ancora alla sera prima e a come gli eventi avessero preso una piega imprevista.
“Come devo comportarmi adesso nei confronti di Daisuke? Devo far finta che ieri sera non sia successo nulla? Cavolo, ma perché ieri sono scappato in quel modo? Se fossi stato più coraggioso  adesso non mi sarei ritrovato in questa situazione! Stupido, stupido Andrea. Oh Mary dove sei? Mi sento così confuso! Certo per me Daisuke è un ottimo amico e senza di lui mi sento un po’ solo, ma non credo di provare nulla per lui. Eppure perché sono rimasto fermo a ricevere quel bacio e non ho fatto nulla per allontanarlo?Perché non riesco a capire cosa mi succede?”
Pensava Andrea mentre con fare nervoso si scompigliava i capelli. Poco dopo qualcuno bussò alla porta. Gli venne improvvisamente un blocco allo stomaco al pensiero che fosse Daisuke. Non sapeva proprio come affrontare una conversazione con lui senza sembrare evidentemente imbarazzato.
«si?» provò titubante.
«Andrea, riesci a prepararti in mezz’ora?» era Daisuke, proprio come aveva immaginato.
«certo» acconsentì Andrea confortato che ci fosse una porta a dividerli.
«perfetto perché devo andare a registrare l’MV del mio nuovo singolo. In più lì ci incontreremo con il signor Marini e potrai tornare a casa con lui senza che nessuno si accorga di nulla.»
«capisco» rispose leggermente sollevato Andrea. Non vedeva l’ora di tornare a casa per mandare una mail a Mary e chiederle qualche consiglio.
«bene, io sono pronto ti aspetto giù in salotto quando hai finito scendi pure.»
«d’accordo»
Poco dopo Andrea sentì il tonfo di passi che si allontanavano. Attese qualche minuto prima di uscire e andare in bagno. Non aveva voglia di incontrare Daisuke. Non aveva ancora deciso come comportarsi con lui.
Entrò in bagno e in poco meno di venti minuti aveva finito di prepararsi. Adesso davanti alle scale che conducevano al piano inferiore rifletteva sul modo migliore per interagire con Daisuke.
 
Potrei salutarlo sorridendogli come sempre, però in quel caso potrebbe sembrare che io prenda con troppa superficialità quello che è successo. Oppure addirittura in caso contrario Daisuke potrebbe fraintendere e credere che lui mi piaccia. Perfetto basterà un semplice ciao, ma allora potrebbe apparire troppo strano e potrebbe dare l’impressione che io voglia allontanarlo. Oh ma cosa devo fare? Ok, ho deciso! Entro e  lo saluto sorridendogli, sperando che non fraintenda ne si infastidisca.”
 
Andrea aveva appena preso la sua decisione. Scese le scale molto lentamente come se le stesse lo conducessero al patibolo. Giusto in salotto scorse Daisuke sdraiato sul divano. Probabilmente neanche lui aveva chiuso occhio la sera prima. Gli era capitato spesso di vederlo dormire ma chissà perché adesso faceva caso a ogni dettaglio del suo viso. Dalle ciglia lunghe, alle sopracciglia ben delineate, al naso fino alle labbra rosse. Andrea non si era reso conto di essersi avvicinato un po’ troppo. Era a una decina di centimetri dal suo viso quando lo stesso all’improvviso aprì gli occhi facendo sobbalzare il giovane dai capelli biondi, che crollò a terra per lo spavento.
«Andrea tutto bene?» chiese Daisuke risollevandosi immediatamente dal divano.
«si, scusami Daisuke» lo rassicurò imbarazzato Andrea.
«e di che? Comunque spicciamoci che siamo davvero in ritardo» lo sollecitò porgendogli una mano.
Andrea non riusciva a stringerla, la guardava impietrito, incerto sul da farsi. Daisuke così decise di ritrarla. Probabilmente Andrea non era ancora pronto a un secondo contatto con lui.
«beh, sai alzarti anche da solo immagino» continuò amareggiato Daisuke mentre, superato Andrea che era ancora seduto a terra, si dirigeva verso la porta d’ingresso.
Andrea non capiva perché aveva esitato. Possibile che avesse paura di Daisuke? Perché si era comportato così?
Si rialzò e lo raggiunse. Il viaggio in macchina, fino allo studio per le riprese, fu il più lungo che Andrea avesse mai vissuto in vita sua. Entrambi rimasero in silenzio sino all’arrivo a destinazione. Parcheggiarono e raggiunsero il signor Marini che lì attendeva all’interno dell’edificio.
Andrea ogni tanto guardava Daisuke, non sembrava arrabbiato ma solo molto meditativo. Forse pensava ancora a quello che era accaduto quella mattina. In lontananza intravidero la figura rassicurante del manager, richiamarli con una mano.
«Finalmente siete arrivati» esordì appena i due ragazzi lo raggiunsero,
«si ci scusi il ritardo ma c’era un po’ di traffico» gli spiegò Daisuke.
«non preoccupatevi il regista sta ancora lavorando per la scenografia. Comunque Daisuke credo che per oggi dovrai occuparti delle scene senza coreografia.»
«Si, lo aveva immaginato. Ho letto il copione e le prime segnate sono proprio le scene senza ballo.»
«si infatti oggi vi occuperete di quelle, mentre da domani inizierai a provare con il gruppo di ballo e per la settimana prossima dovreste aver finito le riprese.»
«perfetto non vedo l’ora di incominciare, e poi sono curioso di scoprire con chi reciterò queste scene»
«come, non te lo hanno scritto nel copione?»
«in verità no»
«E’ Mizy, la modella coreana. Eccola, sta entrando proprio ora.»
Sia Andrea che Daisuke si voltarono per poterla osservare. Era alta con un corpo perfetto. I capelli erano di un castano chiaro e corti fino sopra le spalle. Portava una frangetta laterale che le copriva parte dell’occhio sinistro. Delle lenti scure infine le celavano ulteriormente il viso. Andrea pensò che fosse davvero molto carina. Nonostante fosse una modella famosa non ostentava un look troppo trasgressivo ma era al contrario molto semplice. Era vestita con un paio di jeans attillati e una canotta gialla. A vederla così sembrava proprio la metà complementare di Daisuke, almeno nella scelta dell’abbigliamento sportivo.
La ragazza notato Daisuke incominciò a corrergli in contro entusiasta.
«Oh che bello conoscerti finalmente!» disse porgendoli educatamente la mano.
Daisuke la strinse con un ampio sorriso di approvazione.
«anche per me è bello conoscerti Mizy.»
«non quanto lo sia per me. Sono una tua fan da quando è uscito il vostro primo album.»
«grazie per il sostegno allora» le rispose scherzoso Daisuke.
«Vi sosterrò sempre parola di fan» e la ragazza mostrò a Daisuke l’indice e il medio aperti a forbice.
«sei proprio strana, non hai per niente l’aria da modella altolocata»
«beh, non tutte le modelle hanno la puzza sotto il naso sai.» e calandosi leggermente le lenti scure, lanciò un occhiolino a Daisuke.
«bene se non vi dispiace adesso dovrei proprio andare a parlare con il regista. Ci si vede più tardi sul set» e salutò il trio prima di congedarsi.
Andrea non era stato per niente calcolato, forse per il cappello e per la totale assenza di trucco aveva perso le sembianze di Eichi. Era strano non essere degnato nemmeno di uno sguardo, al contrario Daisuke era stato fin troppo preso in considerazione per i suoi gusti. E poi tutte quelle moine erano davvero noiose.
Dopo circa mezz’ora di preparazione tutti erano pronti ad iniziare le riprese. Per la prima scena Daisuke avrebbe dovuto camminare mano nella mano con Mizy che per quella scena era stata truccata in modo naturale esibendo un vestito rosa antico corto fino al ginocchio e abbastanza ampio. Camminavano sul set di una pseudo città ricostruita di sana pianta. Daisuke cantava in playback mentre si muovevano con disinvoltura sulla scena. Come previsto da copione, si sedettero su una panchina. Mentre Daisuke le accarezza il viso, come concordato, Mizy finse di ricevere una telefonata allontanandosi di scatto da lui, uscendo di scena.
«perfetto ragazzi, non ho mai visto un’intesa così forte tra due che non si erano mai incontrati prima. Ottimo lavoro» fece loro il regista largamente soddisfatto.
«grazie» rispose sorridente Mizy mentre Daisuke acconsentì con un leggero movimento della testa.
«bene adesso Daisuke passiamo alla scena del bacio, così Mizy può andarsi a cambiare.»
“scena del bacio? Chi ha deciso che si sarebbero baciati? Cioè è assurdo Daisuke non lo permetterà mai. Insomma non è naturale per lui farlo”
Pensava Andrea sconvolto da quella rivelazione.
«d’accordo» disse serio Daisuke dirigendosi verso la finta porta di un palazzo.
“cioè la fa davvero?”
Andrea era sconvolto. Non sapeva spiegarsi il perché, ma quella  notizia lo aveva leggermente infastidito.
“come può farlo? Questo va contro tutto quello che è!Forse sarà un bacio finto di quelli studiati per il cinema. Sicuramente sarà così”.
Si rasserenò cullato da quella eventualità Andrea.
Finalmente anche Mizy raggiunse Daisuke. I due, secondo copione, avrebbero dovuto dirigersi verso quella che doveva essere la casa di Mizy e mentre lei perdeva del tempo con le chiavi Daisuke avrebbe dovuto avvicinarsi e bloccandole la testa con una mano dietro la nuca avvicinarsi per baciarla. La scena fu ripetuta tre volte finché non fu reputata abbastanza soddisfacente dal regista.
Alla fine secondo le previsioni di Andrea non c’era stato nessuno bacio, semplicemente i due si erano avvicinarsi senza nemmeno sfiorarsi. Subito dopo la giovane modella era andata a cambiarsi. Ritornò sulla scena con un trucco più pesante un jeans nero e una maglia bianca a maniche corte i suoi capelli biondi erano stati camuffati da una lunga parrucca bruna con frangia. Era diversa ma comunque riconoscibile.
«perfetto riprendiamo da dove abbiamo lasciato!» lì invitò il regista.
“ricominciamo da dove abbiamo lasciato?” Andrea non capiva.
Il signor Marini notando il suo sguardo perplesso decise di dare dei chiarimenti al giovane e ignaro ragazzo.
«Sai Mizy interpreterà la parte di tutte e due le ragazze»
«ovvero?» chiese incuriosito Andrea.
«se ascolti il testo ti rendi conto che parla di un ragazzo indeciso tra due ragazze o meglio tra due tipi di ragazze. Beh Mizy le interpreterà entrambe»
Andrea ritornò con gli occhi sulla scena. Era ansioso di scoprire come si sarebbero evolute le riprese.
«Azione!!» gridò il regista. La musica partì e la scena fu ripetuta per la seconda volta. Ma questa volta Mizy era bruna e con una tenuta molto più aggressiva.
Erano di nuovo fermi l’uno davanti all’altro Daisuke rimise la mano dietro la sua nuca avvicinandosi dolcemente, solo che questa volta Mizy prese l’iniziativa e sporgendosi inaspettatamente verso Daisuke fu lei a baciarlo per primo bloccando la testa di lui tra le sue mani. Lasciando lo stesso cantante di stucco.
Andrea guardò la scena immobilizzato dallo shock.
«stoooop!» gridò il regista.
I due ragazzi si staccarono. Daisuke cercò con lo sguardo Andrea. Non sapeva il perché ma si sentiva in colpa. I loro occhi si incrociarono e poco dopo Andrea uscì dalla stanza fuori di se. Sembrava offeso e confuso, come se volesse cancellare quella scena dalla sua mente.
“cavolo perché doveva proprio rimanere mentre registravo questa scena. Chissà cosa penserà adesso?”
 «c’è qualcosa che non va?» chiese Mizy interrogativa guardando Daisuke.
«no no figurati» cercò di rassicurarla senza staccare i suoi occhi da quella stessa porta che aveva visto poco prima uscire Andrea.
«Bene ragazzi, mi avete reso il lavoro davvero molto più semplice. Siete stati perfetti. Anche se non proprio da copione Mizy sei riuscita a rendere al meglio la differenza tra le personalità delle due ragazze. Ottimo lavoro. Per il resto ci vediamo tra cinque giorni in modo da completare la parte coreografica.»
Il regista si alzò e andò vicino i computer per rivedere le scene. Mentre i due ragazzi ritornarono in costumeria per svestirsi e struccarsi. Daisuke non vedeva l’ora di finire per raggiungere Andrea. Non sapeva ancora cosa gli avrebbe detto, ma sapeva che doveva raggiungerlo il prima possibile.
 
 
Andrea era uscito per prendere aria. Il cuore gli batteva forte e non riusciva a spiegarsi il motivo per cui ci era rimasto così male. Forse non riusciva a credere che Daisuke fosse riuscito a baciare una ragazza anche contro il suo volere. O forse si sentiva preso in giro da lui?
I suoi pensieri furono interrotti dal signor Marini che lo raggiunse preoccupato.
«Andrea tutto bene?»
«si, avevo solo bisogno di un po’ d’aria. Lì dentro si muore di caldo» arrancò.
«Capisco. Daisuke ha appena finito di registrare e ci vorrà del tempo prima che finisca anche di rivestirsi. Non credo se la prenderà se ce ne andremo prima di lui. Sei così pallido che mi stai facendo preoccupare. Sarebbe meglio tornare a casa».
Andrea guardava con gratitudine malcelata il signor Marini «Grazie avrei proprio bisogno di riposare…» gli confessò sospirando.
«bene allora andiamo, manderò un messaggio a Daisuke per avvisarlo». Andrea acconsentì, poi entrambi si allontanarono dal set per dirigersi verso la macchina.
Ma quanto ci mettono queste costumiste, possibile che ci voglia così tanto per ritrovare la mia roba?”
Daisuke era ancora bloccato nel suo camerino. Aspettava impaziente che le costumiste riportassero i suoi abiti. Voleva correre il prima possibile da Andrea. Spiegargli… si ma cosa? Che era un ipocrita che aveva accettato di nascondere chi era in realtà solo per un sogno? Forse non sarebbe servito a nulla. Forse non lo avrebbe nemmeno capito. Pensava che in fondo non avrebbe mai potuto biasimare Andrea se avesse deciso di allontanarsi da lui. In fondo era meglio così. Era abituato a vedere andar via le persone che amava, cosa poteva cambiare questa volta? L’avrebbe sopportarlo come sempre.  Proprio mentre era lì che rifletteva sentì squillargli il telefonino. Era una e-mail del signor Marini.
 
Daisuke, scusa ma io e Andrea ti abbiano preceduto. Sembra che il mio giovane assistente non si senta molto bene. Ci sentiamo per i prossimi giorni.
 
“Perfetto! Adesso si che me lo sogno di chiarire con Andrea. Forse è meglio così. Magari stando un po’ lontani riusciremo a far sbollire la cosa.”.
 
 
 
 
 
ITALIA
 
 
Mary era uscita presto quella mattina con una scusa. Doveva assolutamente ritornare a quel centro commerciale per acquistare la chitarra per Eichi. Era alla fermata del bus e come al solito i mezzi pubblici non rispettavano gli orari stabiliti. Erano più di venti minuti che aspettava lì ferma sotto il sole.
Finalmente arrivò  il mezzo di trasporto tanto agognato.  In meno di trenta minuti era arrivata al centro commerciale. Se ricordava bene, il negozio era al secondo piano.
Prese le scale mobili e in un batter d’occhio lo raggiunse. Esitò pochi secondi prima di entrare.
Era insolitamente vuoto, fatta eccezione per un signora anziana con un tuppè e una insolita veste lunga fino alle caviglie.
«buongiorno, posso chiedere a lei?» domandò Mary avvicinandosi all’anziana signora.
«certo dimmi pure cara»
«l’altra volta notai che in vetrina c’era un annuncio per una chitarra classica usata»
«si, mi dispiace ma l’abbiamo appena venduta a una ragazza»
«cosa?»esclamò disperata Mary. Ci teneva davvero molto a quella chitarra. Dopo tanto voleva sdebitarsi con Eichi per le attenzioni che le dedicava e per tutte le volte che l’aveva incoraggiata e sostenuta. Avrebbe voluto poter fare lo stesso per lui. Ma a quanto pare non era destino.
«mi dispiace davvero molto» continuò dispiaciuta la signora.
Mary ringraziò, poi mentre stava per uscire venne bloccata da una voce che sembrava chiamare proprio lei. «ehi ragazzina sei di nuovo tu?» era il signore dell’altra volta. Era appena uscito dal retrobottega e aveva tra le mani due enormi scatoloni. Mary si voltò nella sua direzione.
«vedo che è proprio lei! Mi fa piacere che sia ritornata a trovarci» l’accolse sorridendole cortese.
«Si, sono ritornata anche se inutilmente» ammise Mary con un’espressione afflitta sul volto.
Salvatore, l’uomo con gli scatoloni, depose la merce e andò in contro alla ragazza.
«Perché dice così?» le chiese premuroso.
«La ragazza era venuta per comprare la chitarra classica che avevamo in vendita» chiarì la moglie mentre apriva gli scatoloni e sistemava cd e spartiti nei rispettivi reparti.
«si avevo intenzione di regalarla a quel mio amico, si ricorda?»
«certo che mi ricordo. Era davvero molto bravo»
«si solo che venendo dal Giappone si è dimenticato di portare la sua chitarra e allora volevo regalargliene una io, e quell’offerta era perfetta per me. Sa non dispongo di molti fondi al momento.» ammise Mary.
«mh.. capisco» proseguì meditativo il negoziante «perché non ti accomodi? Magari vediamo di trovare una soluzione, se è davvero così importante per te»
«si è davvero molto importante» lo esortò speranzosa Mary.
«bene, allora se è proprio così importante, dobbiamo assolutamente trovare una soluzione. Ora che ci penso, posso darti una chitarra davvero molto pregiata. Ma non te la farò pagare neanche un centesimo»
“Gratis? Questo tipo è pazzo? Qui gatta ci cova!”.
«sarebbe stupendo, però non credo sia molto giusto non poterla pagare»
«beh non ho detto che non potrai sdebitarti..»
«e cosa vuole in cambio?»
«conoscere il nome del futuro proprietario della mia chitarra!»
«la sua chitarra?»
«si ha più di trent’anni ed è molto preziosa per me quindi in cambio non pretendo soldi ma almeno conoscere il nome o la storia del suo successivo possessore. Ti sembra uno scambio equo?»
Mary ci stava pensando. E più meditava su quella proposta e più le sembrava insolita.
«va bene, le racconterò quello che so»
«perfetto!» ammise soddisfatto Salvatore.
«beh questo mio amico ha 22 anni, viene dal Giappone e si chiama Eichi Kitamura»
A quel nome i due proprietari mutarono espressione. Subito dopo si scambiarono uno sguardo sorpreso e carico di sottointesi che a Mary non sfuggì.
«cosa c’è? Questo nome vi dice qualcosa?»
«No no, scusaci è che ci sembrava avessi detto il nome di un’altra persona. Prego continua» cercarono di spiegare. Ma Mary aveva capito che lì qualcosa non andava.
«Beh devo ammettere di non conoscere molto di lui, so che suona in un gruppo e che per lui la musica è molto importante. Sua madre è italiana ed è scappata in Giappone per una fuga d’amore. Non so altro» mentì.
«capisco, beh credo possa anche bastare. Ora scendo a prendere la chitarra. Tu non muoverti di qui».
«va bene» obbedì Mary. L’attesa non durò molto, dopo dieci minuti Salvatore, risalì le scale del deposito portando su,  una chitarra in un fodero tutto lacero e impolverato.
«ecco qui il mio bene più prezioso» ammise con una certa emozione negli occhi mentre lo porgeva a Mary. 
Mary la prese come si potrebbe prendere un reperto storico di mille anni. Con cautela la depose sul bancone.
«Scusami ragazzina, ma ho da chiederti un altro favore molto importante»
«ceto mi dica»
«ti dispiacerebbe riferire al tuo amico che questa chitarra dovrà custodirla con estremo amore, e gli dica anche che gli auguro tutta la fortuna che io non ho mai avuto con la musica»
«d’accordo non mancherò» lo rassicurò Mary prima di salutare e uscire da quel negozio insieme al suo nuovo acquisto a costo zero.
“Ma chissà perché avranno fatto quelle facce dopo aver sentito il nome di Eichi. Questo si che è strano!”
 
«tesoro è lui. Dopo ventidue anni siamo riusciti ad averlo così vicino a noi. Ti rendi conto?»
«si, cara non riesco ancora a credere che mio nipote sia qui in Italia.»
«L’unico problema adesso è che non sappiamo nulla di lui, ne di quella ragazzina. Avresti dovuto chiederle qualcosa in più»
«non ce n’era bisogno per due motivi: primo, perché avremmo messo solo a disagio quella povera ragazza; e in secondo luogo sono sicuro che sarà lui a cercarci prima o poi. Non temere lo rivedremo presto. Quella chitarra sarà un bumerang che lo riporterà da noi. Ne sono sicuro».
 
 
GIAPPONE
 
 
finalmente questa giornata tremenda è finita. Devo contattare mia sorella, ho proprio bisogno di sapere come sta. È da troppo che non ci sentiamo.
Andrea era di nuovo nella sua camera. Era seduto davanti al suo computer. Con il braccio appoggiato sulla scrivania reggeva il peso della sua testa. Davanti ai suoi occhi la barretta di scrittura batteva regolare, quasi attendesse impaziente che iniziasse a scrivere. Andrea aveva bisogno di consigli e l’unica da cui li avrebbe cercati era sua sorella. Ma adesso non sapeva come fare. Avrebbe voluto raccontarle tutto ma ovviamente non poteva. Doveva trovare il modo per porle la questione da un altro punto di vista. Non poteva farle capire nulla della sua nuova posizione. Si aggiustò gli occhiali da riposo che usava di solito davanti al computer e iniziò a scrivere con sicurezza.
 
Ciao sorellina, immagino sarai arrabbiatissima perché non ho risposto a nessuna delle tue e-mail. Non ho scuse, immagino sarai in pensiero per colpa mia. Comunque se sono stato così distratto è stato per via del mio nuovo lavoro. Ho iniziato un apprendistato presso gli uffici del signor Marini e non ho avuto molto tempo per scrivere e-mail. Queste due settimane sono state molto intense. Comunque a te come va? Eichi come si sta comportando? E papà come sta?
Ho così tante cose da raccontarti, ma prima devo farti una domanda. Si può scambiare un’amicizia, davvero forte, per amore? Sai c’è una ragazza con cui sono diventato molto amico e l’altro giorno, contro ogni previsione, mi ha baciato. Non credo di provare nulla se non una grande amicizia per lei o almeno lo credevo fino a prima di vederla mentre veniva baciata da un altro. Non so,  è solo che la situazione si sta complicando. So che avevi detto di non perdere tempo in smancerie, ma credo di aver trovato finalmente qualcuno che mi capisce proprio come riesci a fare tu e ho paura di perderla. Se mi fossi sbagliato a respingerla?
Sai che non ho mai avuto una storia seria in tutta la mia vita. Però questa volta ci tengo davvero e ho paura di rovinare tutto sbagliando. Aiutami sorellina sono troppo confuso!
Comunque, a parte questo, dimmi come sta andando la tua estate?
Spero tutto bene.
Un bacione dal tuo fratellino tanto dispiaciuto da sperare disperato in un tuo perdono. T.T
 
Andrea, rilesse quella e-mail un paio di volte, in modo d’accertarsi che non ci fossero errori di trascrizione e che non avesse detto nulla di troppo sospetto. Appena ebbe finito, spinse invio. Adesso doveva solo attendere. Sperava davvero che sua sorella potesse dargli qualche ottimo consiglio. Perché al momento non riusciva proprio a capirci nulla.
 
 
 
 
ITALIA
 
Mary era alla fermata vicino l’enorme ipermercato. Aspettava che arrivasse l’autobus e nel frattempo teneva stretta quella chitarra come fosse il suo bene più prezioso. Era così felice di avere fatto quell’affare e non vedeva l’ora di vedere la faccia di Eichi quando gliel’avrebbe data.
Era così assorta nei suoi pensieri che non notò la macchina che si era fermata a due metri da lei. Dalla stessa scese un bel ragazzo bruno tutto in tiro. Era Marco.
«Mary sei tu?»
«Ehi Marco!» lo salutò sorpresa di vederlo.
«stai aspettando l’autobus?» chiese interessato.
«si, in verità sono più di venti minuti che aspetto, ma ancora niente.» ammise rassegnata.
«se vuoi posso darti un  passaggio» si offrì. A Mary avrebbe fatto comodo un passaggio. Sarebbe arrivata prima a casa.
«Si grazie, ma  sicuro che non ci sono problemi?»
«scherzi? Anzi guarda stavo uscendo per fare un servizio per il quale ho bisogno proprio di un giudizio femminile. Che ne diresti di accompagnarmi?»
Mary aveva voglia di tornare subito a casa per poter dare la chitarra a Eichi, però tutto sommato darla un’ora prima o un’ora dopo cosa avrebbe cambiato? Inoltre Marco sembrava davvero avere bisogno di una mano e una vera amica non si tira mai indietro.
«ok, per me va bene però non posso fare troppo tardi» Marco acconsentì comprensivo.
Il ragazzo con le lentiggini era al settimo cielo, quelle poche ore per lui erano anche troppe, poi incontrarla così per caso era stato davvero un colpo di fortuna.
«non temere ti ruberò solo per un’ora e mezza al massimo»
«ok allora dove posso mettere questa? È molto preziosa» gli spiegò mostrandogli la chitarra in quella custodia lacera e impolverata.
«ma cos’è?» le domandò incuriosito e inorridito allo stesso tempo.
«come cos’è? È una chitarra»
«suoni?»
«in realtà no, è per Eichi. L’ho appena acquistata a un ottimo prezzo, quasi per niente» ammise soddisfatta prima di porgigliela.
Marco non fece altre domande, ma il suo viso dava a vedere che la cosa non gli piaceva per niente. Prese la chitarra e la depose nel portabagagli. Avrebbe voluto buttarla via o distruggerla, perché il solo pensiero che Mary l’avesse comprata proprio per quel tipo, gli metteva una rabbia indescrivibile. Non andava bene per niente, la conosceva e se era arrivata a fargli dei regali voleva dire che si stava davvero legando a quel ragazzo. Eppure tempo fa era lui l’unico ragazzo di cui Mary si fidava, soprattutto dopo quella storia alle superiori, e invece ora gli toccava competere con quel tipo dagli occhi a mandorla. Tirò un sospiro afflitto e richiuse il portabagagli prima di raggiungere Mary, che aveva già preso posto in macchina. Doveva assolutamente indagare su quel tipo. Non poteva rischiare di perderla. Se per averla al suo fianco avrebbe dovuto giocare sporco lo avrebbe fatto.
«sei pronta?» le domandò appena salito in macchina. Mary fece di si con la testa «perfetto allora possiamo partire».
 
 
 
GIAPPONE
 
 
Daisuke era davvero molto triste per non essere riuscito a parlare con Andrea. Quella sua reazione era stata davvero insolita. Che fosse geloso di Mizy?
Arrivò alla macchina ma lì ad attenderlo c’era qualcuno che sembrava molto impaziente di vederlo.
Mizy era appoggiata alla sua macchina con braccia e gambe incrociate.
«e poi dicono che le ragazze sono ritardatarie. Qui mi sa che ci ritroviamo davanti a un caso davvero insolito se in ritardo è il ragazzo. Sai, sono qui che ti aspetto da almeno venti minuti» lo rimproverò amichevolmente.
«mi dispiace deluderti ma non è stata colpa mia. Le costumiste avevano smarrito i miei vestiti»
Mizy era davvero soddisfatta del suo piano. Era stata lei a nascondere i vestiti di Daisuke aveva capito che qualcosa non andava proprio dopo la scena del bacio. Adesso aveva l’occasione di stare un po’ di tempo in sua compagnia. Avrebbe fatto di tutto per conquistarlo. E non avrebbe permesso a nessun di intromettersi tra loro.
«Beh sai pensavo che, se non hai fretta, potremmo prendere un caffè insieme» chiese supplicante la modella.
«a dire il vero volevo tornare a casa a riposare» ammise Daisuke.
«ti prego non puoi trattare così una tua fan, ne tanto meno una tua collega» lo supplicò disperata.
Daisuke non sapeva spiegarselo ma quella ragazzina gli faceva quasi tenerezza «va bene, però solo un caffè veloce, in fondo mi hai aspettato per così tanto tempo, te lo devo»
Mizy era euforica batteva le mani saltellando per manifestare tutta la sua felicità «grazie Daisuke, non puoi immaginare quanto questo mi renda felice».
I due entrarono in macchina e si diressero a un bar vicino gli studi. Daisuke si era camuffato alla meglio, per non farsi riconoscere. Per fortuna in macchina portava sempre un cappello e un paio di occhiali per occasioni simili. Mizy allo stesso modo tirò fuori un paio di occhiali dalla sua borsetta e se li mise prima di scendere dalla macchina.
Il cantante e la modella presero posto l’uno di fronte all’altro. Non passò molto che una cameriera si avvicinò per chiedere il loro ordine. Dopo aver ordinato due caffè i due si chiusero in un silenzio riservato. Adesso sembravano studiarsi a vicenda. Mizy aveva le braccia incrociate sul tavolo e guardava Daisuke con un enorme sorriso stampato sul suo viso.
«Perché continui a sorridere? È imbarazzante» notò seccato Daisuke che nel frattempo beveva a piccoli sorsi il caffè caldo che la cameriera gli aveva da poco servito.
«beh è perché oggi ho baciato il mio idolo. A quante altre ragazze potrebbe capitare una cosa del genere?» ammise orgogliosa e soddisfatta.
«capisco, quindi sei davvero una mia fan»
«certo che lo sono.» lo riprese offesa.
«Va bene, non scaldarti, è che credevo dicessi così, solo per cortesia. Comunque non credi che il tuo ragazzo potrebbe essere geloso che tu abbia baciato il tuo idolo?»
«Non credo, anche perché non ho il ragazzo. Sto aspettando che quella persona si accorga di me»
«anche io…» quella rivelazione uscì spontaneamente dalla bocca di Daisuke. Purtroppo anche se era lì, in presenza di una delle più famose modelle coreane, non riusciva a non pensare ad Andrea.
«anche tu stai aspettando che il tuo amore ti noti? Non dirmi che sei innamorato di qualcuna!» chiese curiosa l’intrepida modella.
«ti meraviglieresti se lo fossi?»
«certo che no, anche noi personaggi famosi siamo esseri umani, dopotutto» gli ricordò prima di incominciare a sorseggiare il suo caffè.
«beh diciamo che purtroppo quella persona mi ha già respinto una volta, quindi credo sia inutile insistere. Comunque non capisco perché ne stia parlando proprio con te.»
«guarda che puoi fidarti, in fondo conosco bene questo mondo spietato e posso capire quanto sia difficile dover tenere nascoste certe cose. Quindi tranquillo terrò la bocca chiusa.» e simulò con un gesto della mano di chiudersi la bocca con una zip.
«grazie Mizy e scusa lo sfogo»
«ma figurati quando vuoi parlare sai dove trovarmi, in fondo ci troviamo nella stessa situazione:  tu ami qualcuno che non ti nota e io amo qualcuno che fino a poco fa credevo irraggiungibile»
 
 
 
 
ITALIA
 
Eichi e Luigi erano in casa da soli. Per il ragazzo dagli occhi a mandorla era arrivato il momento di vederci chiaro. L’espressione di Luigi non era sembrata delle migliori il giorno prima e finalmente, senza Mary in giro per casa, poteva parlare liberamente. La robusta figura barbuta  di Luigi, era seduto sul divano, che da quasi quattro giorni era diventato il suo letto per la notte. Purtroppo i lavori causati dalla perdita nella camera da letto si erano rivelati molto più gravi del previsto. Occorreva rompere muri per indagare il problema ai condotti principali e Luigi decise di demandare i lavori a dopo la loro settimana di ferie. Eichi aveva provato a proporsi per sostituirlo, ma il più anziano era stato categorico.
 
Eichi gli si sedette accanto. Lo stesso era intento a leggere dei giornali mentre fumava la sua solita pipa, con tanto di tabacco vanigliato. Non sapeva come prendere il discorso, ma era deciso a capire come stavano i fatti. Si era legato molto a Luigi e preoccuparsi per lui e Mary era diventata una cosa normale. Poi gli ricordava molto il signor Marini, proprio come il suo manager anche se non sempre presente, la figura barbuta di luigi, era diventato un riferimento molto importante anche se per pochi giorni.
Quasi come se il più anziano avesse letto i suoi pensieri, depose il giornale e iniziò a fissarlo, come aspettandosi delle domande, che sapeva sarebbero arrivate.
«Hai qualcosa da chiedermi ragazzo?» lo sollevitò quasi rassegnato. Molto probabilmente era consapevole del fatto che prima o poi Eichi sarebbe andato da lui a chiedergli delle spiegazioni.
«Ieri, al ritorno dal centro commerciale, ho notato che non avevi una bella cera e mi sono preoccupato. È successo qualcosa?» chiese  fissandolo dritto negli occhi.
«caro ragazzo,  ad essere sincero ho un peso grandissimo che mi comprime il cuore. Non so se sia giusto condividerlo con te. Non voglio aumentare le tue preoccupazioni. Hai già così tanti pensieri di tuo, non voglio aggiungertene altri.»
«se non vuole che mi crei idee tutte mie, anche sbagliate facendomi preoccupare ancora di più, deve spiegarmi il motivo del suo stato d’animo. È da quel giorno che non parla molto e non mangia. Credo che anche Mary se ne sia accorta.»
«beh se devo essere sincero sono sollevato al pensiero di poterne parlare con qualcuno, non so proprio cosa fare.»
«mi racconti tutto »
Luigi guardava con uno sguardo di gratitudine il giovane grande uomo che aveva di fronte. Eichi era davvero molto maturo e disponibile. Per certi versi gli ricordava Andrea. Suo figlio gli mancava incredibilmente. Era così difficile evitare i contatti, ma sapeva che questo lo avrebbe fatto soltanto crescere, se lo avesse chiamato di persona sicuramente Andrea avrebbe avvertito, oltre alla più che normale nostalgia di casa, anche le preoccupazioni che le sue preoccupazioni. Così era il signor Marini ad aggiornarlo su ogni novità e lui di rimando informava il signor Marini sulle condizioni di Eichi.
Era arrivato il momento forse di rivelargli tutta la verità, anche perché il giovane e attento ragazzo giapponese non sembrava disposto ad accettare ulteriori omissioni,
«Hai conosciuto Marco immagino» Eichi acconsentì con un segno della testa «bene, lui credo non centri nulla in tutta questa storia. Quindi non voglio che tu ti scagli contro di lui per quello che sto per raccontarti. Tutto ebbe inizio quando avevo più o meno la tua età: mi innamorai di una ragazza bellissima aveva dei lunghi capelli castani e un vestito a fiori la prima volta che la vidi. Era in compagnia di un ragazzo alto e bruno, io diciamo che non ero proprio un gran bel ragazzo ero più simile a un topo di biblioteca in realtà. Lei invece era un fiore meraviglioso di quelli che hai il terrore di cogliere per paura di privare il mondo intero della loro bellezza» prese tempo riaccendendosi la pipa «beh, un giorno ero di ritorno dall’università e ci scontrammo per caso, ricordo tutti quei fogli con pentagrammi carichi di note sparsi per la strada. Quello fu l’inizio di tutto, non te la porto molto oltre ci innamorammo, ma mantenemmo segreta la nostra relazione. All’epoca i miei genitori, non avrebbero capito. Appartenevo a una famiglia ricca e facoltosa e uscire con una ragazza comune non era proprio nei loro piani. Ricordi quel ragazzo che era insieme a lei? Beh, era il padre di Marco e quella ragazza era Clara. Noi tre diventammo grandi amici. Immaginavo che lui provasse dei sentimenti per Clara, poi un giorno si dichiarò a lei davanti ai miei occhi. Ovviamente io dovetti far finta di nulla. Clara lo rifiutò e gli rivelò la nostra relazione. Come era logico lui non la prese molto bene e si infuriò con entrambi. Solo dopo il nostro matrimonio siamo tornati a rifrequentarci. Ma credo, anzi ora ne sono convinto, che quel risentimento verso di noi continui ancora a dilaniarlo. Come amico gli ho mentito e so di aver sbagliato, ma non era mia intenzione ferirlo. Diciamo che è stata la situazione a richiederlo. Non potevamo rischiare che venisse fuori la nostra relazione altrimenti per noi sarebbe stata la fine e non so cosa la mia famiglia avrebbe potuto fare a Clara.»
Eichi ascoltava attento quella storia, che aveva un sapore famigliare. I suoi dubbi, però, invece che diminuire incominciarono ad aumentare «capisco che lui possa provare ancora del risentimento nei suoi confronti ma cosa centra questa vecchia storia adesso?»
Luigi aspirò un’altra volta dalla sua pipa intensamente prima di proseguire, si stava preparando a rivelare il nocciolo della questione. «Eichi, Clara era molto ingenua e ho paura che Mary abbia ereditato questo aspetto da sua madre. Quando incominciammo a rifrequentarci anche se ormai avevamo le nostre famiglie avevo dei dubbi sul fatto che lui ci avesse perdonato sul serio. Lei però non volle credermi e adesso purtroppo ho avuto la conferma che i miei presentimenti erano fondati. L’altro giorno, nel suo ufficio,  Francesco il padre di Marco mi ha dato un ultimatum davvero irragionevole. Lui è uno dei clienti più importanti per la mia compagnia bancaria e mi ha minacciato che avrebbe chiuso ogni contatto con la nostra banca se… » Luigi esitò.
«se..» insistette Eichi.
«se Mary non sposa Marco.»
«cosa?» Eichi era letteralmente saltato su dal divano, guardava Luigi con una espressione incredula e furente.
«se perderò lui come cliente importante probabilmente verrò licenziato. Mi ha messo con le spalle al muro. Sapevo che quell’atto di ingenuità l’avremmo ripagato caro un giorno…»
Eichi camminava avanti e indietro con aria meditativa. Era evidentemente preoccupato. Si arrestò e tornò a sedersi accanto a Luigi.
«lei non può permettere che Mary sposi un uomo che non ama»
«questo lo so, ma se non lo farà perderemo tutto, alla mia età e con un licenziamento alle spalle che futuro potrei mai dare ai miei figli?» ammise disperato Luigi.
«Ha intenzione di dirlo a Mary?»
«non ancora, spero che Marco riesca a conquistarla e magari, se si innamorano le cose potrebbero anche sistemarsi da sole. In fondo sono molto legati, e volendo potrebbero anche scoprire di  piacersi»
«Non credo proprio, Mary mi ha assicurato che lui,  per lei,  è solo un amico e non potrà mai essere nient’altro. Comunque, nel peggiore dei casi, se la scintilla non dovesse scoccare cosa pensa di fare? Lascerà che sua figlia si sacrifichi, senza fare nulla per impedirlo. Questo è ingiusto.»
Luigi non sapeva davvero come comportarsi. Francesco lo aveva messo con le spalle al muro. Chissà come avrebbe reagito sua moglie in quella situazione.
«Mi ha dato un limite di tempo, se dopo Natale Mary non accetterà di sposare Marco lui sposterà il suo conto verso un’altra banca estera.»
«questo è assurdo, ma è convinto che Marco non sappia nulla di questa storia?»
«Marco non è un ragazzo cattivo devi credermi, forse un po’ superficiale ma non credo che arriverebbe a tanto»
«ha detto bene, lei lo crede, non ne è poi sicuro al cento percento. Io non penso sia all’oscuro di tutto. Secondo me sta cercando di ottenere quello che vuole, solo nel modo più facile possibile. Certa gente non la sopporto. Sono state abituate ad avere tutto senza lottare. Questo è vivere da vigliacchi. Se tenesse davvero a Mary non permetterebbe mai questo matrimonio»
«Eichi, non so se Marco sia a conoscenza o meno di questa storia, fatto sta, che per il momento non possiamo fare nulla»
 Eichi si distese in malo modo sul divano incrociando le braccia sullo stomaco. Quella situazione proprio non la digeriva.
 
“Forse la cosa giusta sarebbe cercare di far in modo che Mary si innamori di Marco. Ma perché non riesco a tollerarlo? Solo il pensiero di loro due insieme a causa di un complotto mi fa venire i nervi. Anzi basta solo immaginare di loro due insieme a farmi ribollire il sangue. Non posso permettere che Marco l’abbia vinta così facilmente. Però se interferissi farei del male a Luigi. In un modo o nell’altro sono bloccato. Non posso incoraggiare questa situazione perché ferirebbe Mary e non posso intralciarla perché questo porterebbe problemi a Luigi. Cavolo, avrei preferito non saperne nulla. L’unica cosa da fare è parlare con Marco, se non è coinvolto in questa storia potrebbe parlarne con suo padre e impedire tutto questo. Devo incontrare quel pappagallo presuntuoso e parlargli, anche se sarà dura gestire il mio livello di autocontrollo.”
 

   
 
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