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Autore: Monijoy1990    05/06/2014    1 recensioni
Mary è una ragazza di 22 anni. A seguito della scomparsa prematura di sua madre si ritrova a gestire le continue assenze di suo padre dilaniato dal dolore, oltre che fare i conti con le nuove responsabilità.
La sua unica ancora di salvezza è Andrea, suo fratello minore.
La sua vita, ormai giunta a un punto morto, cambia inesorabilmente con la partenza di suo fratello per il Giappone. Un insolito scambio, catapulterà un giovane e aitante ragazzo orientale in casa sua, sconvolgendo la sua vita ormai ordinaria.
Riuscirà Mary a gestire quest’altro uragano nella sua vita? E quell’insolito e misterioso ragazzo, quali segreti avrà in serbo per lei?
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hyunjoong
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Questa è una storia in cui i personaggi non sono realmente esistiti e le vicende narrate non sono mai realmente accadute. Proprio per questo motivo, anche le esperienze riproposte e descritte, proprio perché frutto di fantasia e non di esperienze dirette,  non vogliono ferire o ledere la dignità di nessuno.
L’unico elemento a cui farò ricorso è l’immagine di alcuni personaggi noti nella musica Kpop. Essi compariranno nel mio racconto alla stregua di attori o figuranti, non mostrandosi mai nelle loro vesti più note ne con i loro nomi specifici, ma limitandosi a conferire ai protagonisti che si susseguiranno, un volto e un atteggiamento comportamentale. L’intento è rendere più agevole e interessante la descrizione dei personaggi.
Ricorrerò,  quando mi sarà possibile, all’uso di immagini, musiche e video che aiutino e stimolino la lettura. 

 



CAPITOLO 7 
 
INCONTRI INSOLITI

 
 
 

GIAPPONE
 
Rio era nello studio di registrazione della Kings Record, era così impegnato a lavorare sulla sua nuova canzone, che non si era reso conto dell’orario. Erano le dieci passate e ascoltava la traccia  al buio. Gli piaceva l’oscurità, lo avvolgeva e lo faceva dialogare con il suo lato più profondo, lo stesso che lo aiutava a scrivere le sue canzoni. Il buio e la solitudine erano due delle sue migliori colleghe di lavoro. A illuminare la stanza era solo la luce accesa nella stanza insonorizzata di fronte l’enorme console da cui con tanto di cuffie e blocchetto, il più anziano del BB5, stava cercando di dare forma a una canzone. Con un movimento lento si sfilò le cuffie. Era davvero stanco. Nonostante non fosse un lavoro fisico era comunque logorante per tanti altri aspetti. Spinse la sedia con le rotelle su cui era seduto in un angolo della stanza e si appartò lì. Quasi senza accorgersene chiuse gli occhi e si addormentò.
 
 “Uffa prima o poi Nana deve finirla di chiedermi questi favori all’ultimo minuto. Insomma sostituirla a quest’ora è davvero un problema. Dovevo tornare a casa per preparare la cena e invece mi ritrovo a sostituire un’amica che aveva un appuntamento. Questo si che non è giusto. Altro che ramen pretendo del sushi dopo tutto quello che sto facendo per lei stasera. E non mi interessa, questa volta è davvero in debito.”
 
 Yori era tra i corridoi della Kings Record che ripuliva diligentemente ogni angolo facendolo risplendere al meglio. Finalmente era arrivata all’ultima stanza.
 
“Lavorare di notte ha i suoi lati positivi, non avere gente in torno è davvero piacevole. Poi faccio tutto il lavoro nella metà del tempo.”
 
Si avviò rapida verso quell’ultima stanza. La porta era aperta, la spinse leggermente e notò la luce accesa nella stanza insonorizzata.
“questa si che è un’opportunità con i fiocchi. Magari potrei provarla, solo per questa volta. In fondo chi mai potrebbe scoprirlo?”
 
Yori socchiuse con cautela la porta. Entrata nella stanza di registrazione, si infilò le cuffie e iniziò a cantare una canzone. Non poteva immaginare che lì, in un angolo, ci fosse qualcuno ad osservarla.
Finita la sua performance ne uscì inscenando divertita la parte della star tra i fan.
 
«Grazie, non dovete! Ma quanto sono meravigliosi i miei fan.!! Come dite? La mia voce è stupenda? Addirittura più di quella di tutti e 5 i BB5 messi insieme? No, non esagerate…» e si portò una mano al volto fingendosi imbarazzata.
«Questo è tutto da vedere» la riprese una voce fuori campo. Yori entrò nel panico.
«chi c’è lì?» chiese brandendo la sua scopa.
«fatti vedere, capito?» lo intimò muovendosi cauta in cerca di un interruttore. Improvvisamente urtò contro qualcosa e cercando di mantenersi in equilibrio si aggrappò all’unico appiglio che trovò disponibile. Subito dopo la luce si accese all'improvviso, accecandola per pochi secondi. Il suo volto, era ancora chino  verso il pavimento quando, recuperata la vista, notò delle scarpe eleganti di pelle tirate a lucido. Sollevò lentamente il viso confrontarsi subito dopo con lo sguardo fiero e sostenuto del loro proprietario. Era Rio il noto componente dei BB5. Si staccò di scatto imbarazzata.
“Ma come è possibile che certe figure capitino  solo a me?”
«Contenta? Adesso puoi vedermi! Immagino sarai soddisfatta! Guarda che hai combinato! Mi hai stropicciato tutta la camicia. Hai la più pallida idea di quanto costi? È un pezzo raro. Viene dall’Italia e tu la stavi quasi per strappare con le tue manacce. Ma insomma dove hai il cervello.»
«Cioè io sarei quella senza cervello? Tu piuttosto ti sembra un comportamento normale nascondersi nel buio per spaventare la gente?»
«non dirmi che ti sei spaventata per così poco? Povera bambina…»
«Ehi! A chi hai dato della bambina? Brutto pazzo senza coscienza»
«Brutto pazzo senza coscienza a chi scusa?»
«Hai capito benissimo sto parlando con te, pomposo e arrogante pallone gonfiato»
«ah… sarei io l’arrogante e presuntuoso adesso? Se non sbaglio poco fa ho sentito chiaramente dire da qualcuno che la sua voce è migliore di quella di tutti i BB5 messi insieme…»
«beh, per quello stavo ovviamente scherzando»
«scherzo o non scherzo adesso devi dare dimostrazione delle tue affermazioni»
«cosa intendi?»
«beh poco fa, senza che tu te ne accorgessi, ho spinto il tasto REC e ho registrato la tua performance strepitosa. Verifichiamo se è davvero così fantastica come sostieni.» la provocò con aria di sfida.
«Non puoi dire sul serio…»lo sfidò scettica la ragazza.
«ti rivelerò un segreto»le fece segno di avvicinarsi «io non scherzo mai» le sussurrò, infine ad un orecchio prima di dirigersi alla console, con un sogghigno compiaciuto. Inserite le cuffie e spinto il tasto di avvio era lì che ascoltava la registrazione. Yori era in evidente imbarazzo, non aveva neanche dato il meglio di se.
“Chissà come mi prenderà in giro dopo averla ascoltata”.
Rio al contrario, sembrava aver preso quell’ascolto con molta serietà. Dopo aver riposto le cuffie si voltò verso Yori ancora immobile in attesa di un giudizio. Aveva un’espressione perplessa e interrogativa.
«perché mi guardi così?»
«studi canto?»
«no. Perché? Non dirmi che ho superato le tue aspettative!» si beò orgogliosa.
«ti ho dato per caso questa impressione?» le domandò scettico.
Yori non poteva proprio reggere quel suo atteggiamento da maestrino saccente e arrogante. Quel suo modo di fare le faceva venire il voltastomaco.
Approfittando del suo silenzio attonito, Rio continuò senza esitazione.
«Beh, se è così mi dispiace deluderti ma la tua voce è davvero pessima come immaginavo.»
Lo sguardo della giovane si fece di fuoco «e allora perché mi hai chiesto se studio canto?».
«semplice, perché credo dovresti incominciare a prendere lezioni. Le note alte erano veramente pessime»
“Ma chi si crede di essere questo tipo? È davvero convinto di poter giudicare gli altri dall’alto del suo piedistallo solo perché è una star?”
«Ma sentilo! Tu, invece, dovresti incominciare a seguire lezioni di buone maniere! Sei così  arrogante e presuntuoso! Sono convinta che per colpa del tuo caratteraccio non hai nemmeno la ragazza» lo provocò mostrandogli una linguaccia dispettosa, prima di uscire dalla stanza evidentemente colpita nell’orgoglio.
Rio, sorrise in solitudine, era da tempo indefinito che una persona non lo divertiva in quel modo. Anche se non lo avrebbe mai ammesso la sua voce, confrontata al pessimo carattere che si ritrovava, non era poi niente male. Che incontro davvero assurdo e tutto perché si era appisolato. Guardò l’orologio che aveva al polso: era davvero tardi. Spense tutta l’apparecchiatura, le luci ed uscì dallo studio di registrazione, mentre impensierito si domandava da dove saltasse fuori quella strana ragazza. Doveva essere nuova perché non l’aveva mai vista prima. Giunto nel parcheggio interrato accese il suo motore e dopo aver messo il suo solito casco scuro si avviò verso casa. Forse su una cosa quella ragazza aveva ragione: se non era riuscito a conquistare la donna che amava era stato per colpa del suo carattere insicuro e orgoglioso. L’amore è dato solo da una buona dose di fortuna. Fondamentalmente è solo questione di tempismo. E lui probabilmente non aveva avuto mai ne l’una ne l’altra cosa. il destino non era stato generoso, non gli aveva concesso l’occasione giusta o più semplicemente era stato lui a non averla colta quando si era presentata. Questo non avrebbe mai potuto saperlo.
 
 
 
JJ era finalmente tornato a casa. Quella mattina aveva dovuto registrare la traccia definitiva per l’uscita del suo nuovo singolo. Per tutto il giorno aveva lavorato senza sosta. Concentrarsi sul suo lavoro da solista gli permetteva di non pensare a quanto Eichi gli mancasse. Era da tanto che non si sentiva così solo. Inoltre a causa dell’arrivo di Andrea non poteva neanche comportarsi male nei confronti di Hiro. Voleva vederlo soffrire, era il minimo per quello che aveva fatto a Eichi, però dall’altra parte non poteva permettere che quel ragazzino straniero venisse a conoscenza del tradimento e della storia tra Eichi e Misako. Doveva evitare che la questione riaffiorasse per una seconda volta e magari anche che venisse divulgata per errore proprio a causa del suo comportamento impulsivo. Quanto odiava trattenere la rabbia.
«Mamma, sono tornato!» esordì felice di aver fatto ritorno tra le calde mura domestiche. Dopo aver riposto le sue scarpe in un angolo, fece il suo ingresso nel salotto. La donna era seduta sul divano mentre, alla luce soffusa di un lume, leggeva. Vederla così triste, chiusa in se stessa ed evidentemente provata per la partenza di Eichi, accrebbe in JJ quella tristezza che già portava segretamente chiusa nel suo cuore. Da quando Eichi era andato via, la luce sul viso materno si era affievolita giorno dopo giorno. Ovviamente sotto il suggerimento del signor Marini, a loro era stato consigliato di non contattarlo in nessuna maniera. Eichi, a parer suo, aveva bisogno di restare solo con se stesso e se loro gli fossero stati troppo attaccati, più che aiutarlo, si sarebbero rivelati d’intralcio.
La donna avvertita la voce del figlio, sollevò il capo reclinando gli occhiali da vista che usava per la lettura rivolgendo al più giovane un sorriso stanco. Era palese che cercasse di nascondere almeno a lui le sue preoccupazioni.  JJ non poteva sopportare di vederla in quello stato.
«Mamma ti va se domani mattina usciamo per fare un po’ di shopping, solo io e te?» le propose sorridente JJ. Sperando che la cosa potesse sollevarle un po’ l’umore.
«Yuki, a dire la verità, non ne ho molta voglia» gli rispose esausta, mentre riponeva il libro su un tavolino. Dopo essersi alzata dalla seduta comoda del divano si avviò con calma verso la sua camera da letto. Quasi certamente era rimasta sveglia ad attenderlo intrattenendosi leggendo uno dei suoi romanzi rosa preferiti. Lucia, sua madre adottiva, ed Eichi erano le uniche persone a chiamarlo per nome. La diffidenza che JJ aveva provato all’inizio nei loro confronti fu subito colmata dall’amore e dalla fiducia che entrambi seppero infondergli. Crescere senza una famiglia aveva indurito il suo carattere, ma loro erano riusciti ad abbattere quella maschera di ferro e a dare nuova speranza alla sua vita. JJ era davvero molto grato ad entrambi per aver creduto in lui senza alcuna garanzia. Avuto un figlio non lo si può cambiare bisogna accettarlo per quello che è, ma nel suo caso era diverso, lui era stato scelto sia per i suoi pregi che per i suoi difetti. Lo avevano accettato come figlio e fratello senza alcun pregiudizio. Molte famiglie si erano arrese al suo carattere irritante e impulsivo, ma loro no. Avevano cercato di comprenderlo e aiutarlo, e alla fine erano diventati una famiglia.
 
Il giorno della sua adozione non lo avrebbe mai potuto dimenticare.
Per JJ  quell’orfanotrofio era una prigione legalmente riconosciuta. L’atmosfera che si respirava all’interno era severa, triste e per certi versi anche claustrofobica. Ogni possibilità creativa era bloccata dalle rigide imposizioni della direttrice. Una tra le regole più infelici che lui ricordasse era l’obbligo della divisa. Odiava indossare quel triste completo grigio il giorno delle visite. Ricordava perfettamente che il giorno in cui venne adottato fu costretto a indossarne uno proprio come tutti gli altri, nonostante avesse lottato strenuamente per evitarlo. Era sempre stato uno spirito ribelle e in quell’orfanotrofio era l’unico a imporsi attivamente contro le imposizioni esagerate della direttrice. Ricordava con grande nostalgia il modo con cui Eichi lo aveva difeso dalle calunnie di quella donna senz’anima. Appena furono fuori dall’orfanotrofio, fu ancora una volta lui il primo ad accorgersi del suo senso di inadeguatezza. Per tutto il tempo, dall’uscita dell’orfanotrofio sino all’arrivo alla fermata dell’autobus, aveva camminato a testa bassa facendo l’impossibile per nascondere quell’odiosa divisa. Quel suo abbigliamento sembrava gridare al mondo intero che era nato per vivere da reietto per tutta la sua vita. Lo faceva sentire come un ragazzo senza storia, con un futuro incompleto davanti gli occhi. In un certo senso sembrava condannarlo pubblicamente
 
Fu allora che Eichi si fermò e analizzandolo con fare da stilista intransigente gli rivolse quelle poche parole che sarebbero rimaste impresse per sempre nella mente e nel cuore di JJ. «Tutto questo grigiore non ti si addice per niente. Sai per sorridere nella vita c’è bisogno di perdersi nei colori. Che ne dici? Ti va se andiamo a comprarci qualcosa che metta di buonumore entrambi?»
JJ non gli diede una vera e propria risposta, ma semplicemente il suo silenzio fu preso come un chiaro segno di approvazione da Eichi, che lo trascinò a fare spese per tutto il giorno.
 
Lucia prima di imboccare il lungo corridoio che conduceva alla sua camera da letto, si avvicino a JJ con uno sguardo stanco, ma comprensivo e amorevole. Cinse la testa del figlio con le sue mani sottili e delicate e impresse sulla sua fronte un bacio dolce e caloroso di quelli che ti riempiono il cuore e lo spirito e ti ricordano di non essere solo.
«OH.. Yuki. Spero tu sappia che non dovrebbe essere il figlio a prendersi cura della madre, ma la madre a prendersi cura di suo figlio!» lo rimproverò amorevolmente.
«io veramente… non è che fossi preoccupato…» mentì spudoratamente, volgendo il suo sguardo altrove per poi continuare in imbarazzo «era solo che avevo voglia di fare un giro per i negozi, come quella volta… volevo comprare a entrambi qualcosa di colorato… »
Lucia lo guardò sorridendogli, finalmente aveva capito dove JJ voleva arrivare. Era davvero molto orgogliosa dell’uomo meraviglioso che stava diventando. A quel punto non le rimaneva che arrendersi . In quella richiesta, JJ,  non stava nascondendo solo il desiderio di tirar su di morale sua madre, ma anche il disperato tentativo di risollevare se stesso.
«Beh, se me lo chiedi così come potrei mai rinunciare a uno shopping sfrenato con mio figlio. E poi se non ricordo male qualcuno una volta disse che  per sorridere nella vita c’è bisogno di perdersi nei colori… o sbaglio?».
Detto questo gli rivolse un sorriso carico di sottointesi che JJ fu felice di ricambiare.
 
 
 
 
 
 
 
 
ITALIA
 
Mary e Marco erano finalmente arrivati a destinazione. Mary si meravigliò si trattasse di una boutique di alta moda.
«Scusa Marco, mi spieghi cosa devi comprare da qui?» chiese incuriosita mentre scendeva dalla macchina.
«In realtà c’è una ragazza che mi piace e a cui vorrei fare un regalo, ma non ho la più pallida idea di cosa prenderle. Sai ha un caratterino davvero molto vivace non è una ragazza molto sofistica e non credo si renda conto di quello che provo, così pensavo di farle un regalo per esprimerle i miei sentimenti»
«Marco io credo non ci sia bisogno che tu le faccia un regalo per farle capire quello che provi. Basterebbe che tu ti presentassi da lei e le esponessi i tuoi sentimenti sinceramente. Credo che potrebbe anche bastarle»
«io non voglio solo confessarle il mio amore ma farle capire quanto immensamente bella sia ai miei occhi, perché secondo me non se ne rende conto abbastanza. Per questo avevo intenzione di regalarle un abito che le renda giustizia e per farlo ho bisogno del tuo aiuto. Diciamo che a fisico tu le assomigli molto e mi piacerebbe mi facessi da modella per questa volta.»
«cosa?»
«ti supplico, sarei davvero nei guai se la taglia non fosse quella giusta» la implorò.
«E va bene! così non mi lasci altra scelta. Ma sappi che è la prima e l’ultima volta che faccio una cosa del genere.»
«grazie» le sorrise soddisfatto.
Entrarono e subito la responsabile li accolse con un enorme sorriso. Tutto il personale era molto disponibile e Mary era trattata al pari di una principessa. Dopo circa un’ora era ancora chiusa in  camerino a misurare un vestito dopo l’altro senza successo. Le erano stati portati  almeno un quindicina di abiti da cerimonia uno più sfarzoso dell’altro. Nessuno però sembrava ottenere l’approvazione di Marco. Per ultimo le fu chiesto di provare un abito avorio, aderente, corto sino sopra il ginocchio che nella parte retrostante proseguiva con uno strascico finemente decorato. Anteriormente aveva uno scollatura a barca morbida che portava le bretelle laterali a cadere dolcemente oltre le spalle. Su tutto l’abito erano ricamati dei fiori di ciliegio rosa. Doveva costare davvero molto. Mary non sapeva spiegarselo ma quel vestito le sembrava fatto su misura per lei. A vedersi riflessa allo specchio del camerino si sentiva quasi una principessa. Forse un po’ eccessivo ma sicuramente bellissimo. Doveva ammettere che le piaceva molto, era un peccato che non potesse permettersi anche lei un abito del genere.
Leggermente incerta uscì dal camerino per presentarsi al giudizio di Marco. Lo stesso rimase a bocca aperta. Con quel vestito addosso era davvero mozzafiato.
«che ne pensi?» chiese in soggezione a causa del suo sguardo sbigottito.
«sei bellissima»
«grazie ma io parlavo del vestito» lo corresse imbarazzata. Era la prima volta che vedeva Marco con quella espressione da ebete sul viso.
«ah si, giusto il vestito. Beh, anche quello è perfetto adesso però bisogna abbinarci delle scarpe dico bene?» domandò rivolgendosi a una delle tante commesse del negozio.
«certamente signore, provvediamo subito» acconsentì prima di allontanarsi per lasciare nuovamente soli i due ragazzi.
«Marco, non pensi che potrebbe sentirsi a disagio questa ragazza nel ricevere un vestito come questo? Potresti metterla in soggezione, non credi?»
«Oddio spero di no, e poi credo mi ringrazierà comunque per questo dono»
«cosa vuoi dire?»
«sai ho intenzione di inviarglielo il giorno dell’inaugurazione del nuovo centro commerciale di mio padre. Faremo una vesta alla nostra villa e saranno invitate tutte le persona di spicco della società. Ovviamente come mia accompagnatrice si sentirebbe a disagio se non indossasse un vestito adeguato all’occasione, non credi?»
«beh effettivamente non hai tutti i torti, però hai mai pensato alla possibilità che lei possa rifiutare il tuo invito?»
«beh se non verrà come mia ragazza credo potrebbe venire come mia amica, in fondo, non ci sarebbe nulla di male. Nel peggiore dei casi potrò dire di averci provato»
«beh si, questo è vero. Non mi resta che augurarti buona fortuna, spero che questa ragazza ricambi i tuoi sentimenti e poi mi auguro che me la farai conoscere un giorno di questi…»
«non temere un giorno te la farò conoscere senza alcun dubbio»
«guarda che ci conto!»
«non temere molto presto la conoscerai
 
 
Eichi era nella camera che per quella settimana avrebbe dovuto condividere con Mary. Aveva aperto sul suo letto quel blocchetto  con le  poche frasi che era riuscito a scrivere negli ultimi giorni. Girava e rigirava la sua Bic tra le dita nervosamente. Da quando aveva iniziato a legarsi a quella ragazza i suoi pensieri erano stati stranamente rivolti più verso di lei che verso Misako. Possibile che Mary fosse riuscita a di distrarlo dai suoi problemi? Ora che ci pensava Misako era stata una persona davvero molto speciale per lui e quel tradimento l’aveva ferito molto. Ma più di tutto lo aveva ferito scoprire che lei non era stata sincera con lui. Non era stata capace di condividere la sua sofferenza seppure si fossero ripromessi di non nascondersi mai nulla. Sapeva di avere una sua parte di colpa in tutta quella storia ed era forse per questo che si sentiva doppiamente ferito. Avrebbe dovuto esserle più vicino e invece trascinato dai suoi impegni lavorativi non era stato capace di essere presente come avrebbe dovuto, ma questo non giustificava il suo comportamento. Misako aveva sbagliato, su questo non c’erano dubbi.
No, non l’avrebbe potuta perdonare per avergli mentito: sulle droghe, sul suo lavoro e soprattutto su Hiro. Stranamente era la prima volta da giorni che ci rimuginava,  e inspiegabilmente il senso di frustrazione sembrava gradualmente aver ceduto il suo posto alla rassegnazione. Sentiva che quel dolore che provava si stava gradualmente allontanando dal suo cuore oppresso. Doveva aver accettato l’idea che Misako non gli sarebbe mai più appartenuta. Su di lei non avrebbe più potuto rivendicare alcun diritto, ne tanto meno avrebbe voluto farlo. Se era stata spinta a tradirlo così facilmente era stato perché probabilmente lui non era stato capace di amarla e proteggerla come avrebbe dovuto. Forse era giusto così. Ora doveva solo capire se sarebbe riuscito a sopportare la loro relazione. A lui spettava la decisione di preservare o meno il gruppo. A pensarci, dopo tutti i sacrifici fatti e dopo gli sforzi degli altri membri avrebbe davvero avuto il diritto di buttare tutto all’aria solo per  una delusione d’amore? Quello si, che sarebbe stato egoistico. Se ripensava ai sogni di JJ, a Daisuke e ai suoi sacrifici e  a Rio che era sempre stato lì pronto a sostenerlo e aiutarlo senza chiedergli mai nulla in cambio si sentiva davvero uno schifoso egoista ad aver anche solo pensato una cosa del genere.
Per loro avrebbe affrontato l’impossibile, anche se l’impossibile sarebbe stato accettare l’umiliazione di continuare a lavorare al fianco di Hiro come se nulla fosse. Per loro ma anche per dare una ragione a se stesso avrebbe lottato per mantenere il gruppo unito nonostante tutto. Era il leader, doveva fare di tutto per  mantenere stabile l’equilibrio del gruppo. Anche se questa volta sarebbe stato molto più difficile che in passato. Aveva preso la sua decisione. Avrebbe lottato. Ma perché allora non riusciva a scrivere neanche una parola su quel foglio. Non c’era nulla che lo ispirasse davvero. Anche volendolo con tutte le sue forze non trovava la ragione giusta per ricominciare Di solito le sue canzoni parlavano di amore, comprensione e amicizia ma questa volta si sentiva solo molto confuso. Se cercava di scavare dentro di se trovava solo tanto dolore. Avrebbe voluto trovare una ragione per essere felice, ma ancora non riusciva a vederla. Provò a pensare a sua madre, a JJ, a Rio e a tutte quelle persone che gli erano care ma in quel momento le sentiva solo molto distanti. All’improvviso un pensiero insolito venne a fargli visita riportandogli un barlume di speranza. Un sorriso illuminò il suo viso. Quel giorno in quel capanno degli attrezzi una melodia suonata per lui da mani inesperte lo aveva rincuorato come non accadeva da molto tempo. Si quella ragazza lo stava cambiando. Lui era sempre stato un ragazzo riservato, restio a legarsi facilmente alla gente, ma con lei era stato diverso sin dall’inizio. Sentiva di condividere con lei qualcosa di profondo. Era strano ma dal loro primo incontro aveva capito che quella ragazza aveva bisogno di lui. Forse era arrivato il momento di ammettere che anche lui aveva bisogno di lei. 
Quel sorriso, scomparve rapido dal suo volto. Il pensiero di quello che attendeva Mary, stranamente lo colpì come una freccia in pieno petto. Sentiva che avrebbe dovuto proteggerla in ogni caso, lei aveva bisogno del suo aiuto, il resto per il momento poteva aspettare. Era la prima volta che frapponeva tra se e la sua musica una terza persona. Era proprio così, quella ragazza lo stava cambiando con le sue insicurezze, le sue paure, i suoi incubi ma anche con la sua dolcezza e con quella ingenuità che la rendevano estremamente attraente.
Eichi doveva ammettere che stava diventando una persona molto importante per lui. Era pericoloso ma ormai doveva fare i conti con  quello che provava. In fondo le aveva fatto una promessa e quella promessa non poteva rimangiarsela proprio ora.
Si sfiorò il petto proprio come fece Mary quella mattina sul suo letto mentre gli chiedeva di essere sincero almeno su quello che si proponeva di essere per lei, un amico.  Ma adesso non era più tanto sicuro che quella fosse l’unica cosa che avrebbe voluto essere per lei. Doveva fare chiarezza.
Depose la penna. Decise che avrebbe fatto una passeggiata per chiarirsi i pensieri già abbastanza confusi che aveva sparsi nella sua mente e nel suo cuore.
Era nel viale antistante la villa, con le sue cuffie, che ascoltava alcune tracce strumentali dal suo mp3. Ad una certa distanza notò una macchina costosa ferma sul vialetto che conduceva alla villa. Si arrestò improvvisamente.
“Ma quelli sono…”
Si avvicinò incuriosito, mentre si staccava distratto gli auricolari. Dentro c’erano Mary e Marco.
“Ehi ma che ci fa Mary con quel tipo? Non aveva detto che si sarebbe vista con Angela?”
Eichi si appartò dietro un albero. Non sapeva neanche perché si fosse messo a spiarli in quel modo. Comportarsi così non era mai stato da lui. Ma in quella situazione voleva vederci chiaro. Forse le ultime delusioni gli avevano insegnato a essere più prudente e attento. Non avrebbe commesso lo stesso errore due volte.
“sembra stiano parlando, ma cosa si stanno dicendo?”
Ad un tratto vide Marco avvicinarsi a Mary. Nel suo petto il cuore sembrò bloccarsi, la sensazione era molto simile a quella che si prova quando sott’acqua viene a mancare l'ossigeno e si cerca di risalire rapidi in superficie. Guardava in tormento quella scena nella speranza che quel vuoto al petto venisse colmato.
Fortunatamente si era trattato solo di un semplice e innocuo bacio sulla guancia. Eichi tirò su un sospiro di sollievo.
“Ma insomma perché mi agito in questo modo?”
Il cuore gli batteva così forte che fu costretto a trattenerlo facendo pressione con la sua mano.
“Ma che mi prende ora?”
Mary poco dopo uscì dalla macchina. Eichi decise che era il momento di fare qualcosa. Si mosse rapido nella sua direzione.
Mary fu sorpresa di vederlo sbucare fuori dal nulla in quel modo.
“Ma che ci fa Eichi qui? Cavolo e adesso come faccio a prendere la chitarra? Doveva essere una sorpresa”.
Mary si torturava indecisa sul da farsi. Marco dal canto suo vedendola indecisa, scese anche lui dalla macchina.
«Mary tutto bene?» le domandò notando Eichi muoversi verso di loro.
«Marco mi sei debitore di un favore oggi. Quindi adesso dovrò chiedertene uno io!»
«certo dimmi pure..»
«potresti custodire quella chitarra. Fai in modo che non si rovini, ci tengo davvero molto. Era un regalo, ma non ho avuto nemmeno il tempo di ripulirla e impacchettarla come si deve e adesso non posso neanche nasconderla a Eichi.» gli chiese sull’orlo della disperazione.
«come vuoi, non ci sono problemi.» le rispose non molto attirato all’idea.
«grazie Marco sei proprio un Amico con la “A” maiuscola. Non so che farei senza di te» e gli sorrise grata prima di rivolgere il suo sguardo a Eichi che era a pochi metri da loro.
“cosa avranno da complottare quei due? La cosa non mi piace per nulla” Eichi li aveva finalmente raggiunti.
«Ciao Eichi..» lo salutò Mary.
«Ciao, ma Angela dov’è? Non avevi detto che uscivi con lei?»
La ragazza sembrava cercare una risposta plausibile, ma inaspettatamente fu Marco a rispondere per lei.
«L’abbiamo appena accompagnata. Le ho incontrate che bighellonavano al centro commerciale e mi sono offerto per dare loro un passaggio.»
«si, esatto.» sottolineò Mary nella speranza di cancellare lo scetticismo dal volto di Eichi.
«capisco..» proseguì poco convinto.
«bene se non vi dispiace io tolgo il disturbo ho molte cose da fare» mentì Marco.
«Grazie ancora per il passaggio sei stato molto gentile»
«figurati. Ricorda che devi ancora darmi una risposta. Sono due giorni che l’aspetto ormai… »
«certo, hai ragione. Mi dispiace…» gli sorrise Mary accondiscendente.
“ma di che risposta sta parlando?” Eichi non sapeva spiegarselo ma il fatto che la situazione tra quei due si stesse  facendo troppo intima, lo metteva davvero a disagio. Forse aveva ragione Luigi, magari si piacevano sul serio. Avrebbe dovuto gioirne e invece, dentro si sentiva ribollire dalla rabbia. Era come se quella flebile luce che lo illuminava avesse incominciato a spegnersi impercettibilmente. Se davvero stavano così le cose, lui cosa avrebbe potuto fare per impedire che il suo cuore soffrisse in quel modo?
 Il pensiero che quell’unica corda che li teneva uniti si stesse per spezzare lo rattristò. Mary notò subito quell’espressione buia sul suo viso.
«Ehi Eichi tutto bene? Hai una faccia! Sembra che tu abbia visto un fantasma»
«non dire stupidaggini ero solo in pensiero per te»
“Ma cosa dico? Così potrebbe fraintendere. Forse in fondo è proprio quello che voglio.”
«ah… mi dispiace»
“Che dolce, era in pensiero per me. Forse un po’ gli piaccio. Su insomma Mary non farti false illusioni. Come potresti piacergli. Lui è così carino e tu invece non sei questa grande bellezza, poi probabilmente ha già la ragazza in Giappone.  Sicuramente sarà una tipa con un fisico perfetto con un sorriso dolcissimo e con un carattere meno debole e piagnucolone del tuo. Suvvia Mary chi vuoi prendere in giro? anche se non avesse la ragazza sicuramente non potresti mai piacergli. Cavolo però quanto fa male.”
 Improvvisamente le parole di Eichi irruppero nei suoi pensieri.
«Mary ti andrebbe di uscire una sera di queste?»
“Non posso crederci, le sto chiedendo un appuntamento! Bene Eichi ottima mossa. Sicuramente lei rifiuterà ridendoti in faccia. In fondo perché dovrebbe accettare? Ha già il suo Marco lì a disposizione.”
«certo, perché no!» gli rispose Mary. Eichi era rimasto interdetto per pochi secondi, poi notando l’espressione incuriosita di Mary si riprese rapidamente.
«ti... ti andrebbe di andare al cinema domani sera?» chiese imbarazzato. Non poteva crederci. Aveva accettato il suo invito lì su due piedi. Si sentiva proprio come un ragazzino alle prime armi. Era davvero imbarazzante.
«per me va bene, devo solo avvertire Angela e Marco. In questo modo organizziamo una bella serata tra amici. Sai, se uscissimo solo noi due sembrerebbe quasi un appuntamento non credi?»
“ah, povera me per un attimo ho creduto che mi stesse chiedendo di uscire, beh poco male almeno in questo modo potrò invitare anche Marco e prenderò due piccioni con una fava”.
Mary doveva ancora organizzare l’uscita  con Marco, e allora perché no? Avrebbe approfittato dell’occasione per accontentare entrambi nella speranza nascosta che tra i due i rapporti migliorassero.
“cosa? cavolo, ma quanto è tonta questa ragazza. Doveva scriverglielo a caratteri cubitali che quello che le stavo chiedendo era un appuntamento?”
«Si, certo. Meglio così.» completò deluso Eichi.
«bene, allora chiamo Angela immediatamente» esultò euforica Mary prima di allontanarsi rapida da lui verso Villa Rosa.
Eichi la guardava allontanarsi e immediatamente capì che la prossima volta sarebbe stato diverso. Non avrebbe permesso fraintendimenti, sarebbe stato diretto e le avrebbe fatto capire cosa provava. Ma prima doveva risolvere la questione tra Luigi e Francesco. Non voleva che i suoi sentimenti creassero problemi a nessuno.
 
 
 
 
GIAPPONE
 
 
JJ aveva appena finito la sua intervista in un programma televisivo, e come al solito raggiunse l’ingresso secondario dello studio che era letteralmente insediato dalle sue fan. Era ormai abituato a tutto quel trambusto. Però rimanere concentrato sul suo ruolo di artista al momento gli riusciva davvero molto difficile. Tutti i suoi pensieri erano rivolti ad altro.
La cosa più difficile era dover fingere sorrisi di compiacimento quando dentro soffriva. Aveva dimostrato più volte di avere un carattere schietto e sincero e dover ricorrere a sorrisi falsi non era una cosa che facesse molto spesso. In quel momento però doveva fingere che tutto andasse bene per Eichi e per le sue fan. Sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori, iniziò a firmare autografi, raccogliere lettere, pupazzi e scambiare commenti, quando improvvisamente fu attirato dall’immagine di quell’unica sagoma immobile nel mezzo di tutto quel trambusto. Era una figura  incappucciata che nascondeva ostinatamente il suo viso sotto il cappuccio della sua enorme felpa nera. Fu proprio quella sua immobilità a destare l’attenzione del più giovane del gruppo.
JJ le si avvicinò cauto, non sapeva spiegarselo ma era attirato da quell’insolita sagoma. Giuntogli di fronte cercò di scambiare qualche parola di cortesia, ciò nonostante la stessa rimase cocciutamente chiusa nei suoi silenzi e nella sua immobilità. JJ si piegò per poter spiare da sotto quell’enorme cappuccio nero che le copriva il volto.
Era sera e questo non lo aiutò molto. Poi improvvisamente fu esortato dalle sue guardie del corpo a proseguire. Proprio mentre stava per allontanarsi sentì qualcosa colpirlo dietro la nuca. Chinò il capo e notò un foglio accartocciato vicino i suoi piedi lo raccolse e cercò di capire chi glielo avesse lanciato. Voltandosi si rese conto che quella sagoma incappucciata era scomparsa. Intuì improvvisamente che potesse essere stata opera sua.
Finalmente era nella sua macchina con i vetri oscurati. Erano solo lui e il suo autista, adesso insomma poteva smetterla di fingere.
Incominciò a trafugare tra le lettere e pupazzi vari. Finalmente intravide quello che lo interessava. Prese quel foglio accartocciato e lentamente lo aprì, cercando di stirarlo con le mani, il meglio che poteva.  Sembrava una pagina di diario. Era data 23 luglio 2012. Era di due giorni prima.
 
 
 
 
 
Caro diario,
oggi un altro anno è passato da quel fatidico giorno. Mi dirai che sembro ripetitiva ma davvero vederlo felice e realizzato mi rende enormemente felice, seppure ogni passo in più che fa lo allontani da me. Non credo riuscirò a rivederlo, figuriamoci a parlarci, ormai lui fa parte di un mondo diverso dal mio. Però sento che il mio legame con lui non si è ancora completamente spezzato. Condividiamo un passato che nessuno potrà mai cancellare. So che potrei sembrare una testarda sognatrice dicendo questo ma, in cuor mio spero non si sia dimenticato di me, dell'orfanotrofio e dei momenti difficili che abbiamo dovuto affrontare.
Sai mi sarebbe bastato potergli dire grazie, ma il destino non credo me ne abbia voluto dare la possibilità. Ricordo che  quando eravamo all’orfanotrofio ci dicevamo sempre che, seppure il mondo non ci avesse mai accettato ci sarebbe bastato stare insieme per realizzare che in fondo non eravamo soli e abbandonati come credevamo.  Eravamo noi due contro il mondo intero. Io avrei avuto sempre il supporto del mio fratellone e lui il caloroso affetto della sua sorellina. Che sciocca! Mi ripetevo che un giorno ci saremmo addirittura sposati. Quanto si è ingenui da piccoli.  Era l’unico a farmi sorridere quando ero triste e a darmi speranza ogni volta che la perdevo.  Mi piacerebbe incontrarlo ancora una volta prima di questa dura prova che mi attende. E' l'unica persona che abbia mai capito realmente le mie emozioni e l'unica che sia capace di darmi il giusto sostegno. Uno dei miei più grandi rimpianti è non essere riuscita a salutarlo quel giorno. Fui trascinata via da una famiglia che non conoscevo. Ai miei occhi erano solo degli estranei che volevano portarmi via senza alcun motivo. Perché per me era lui la mia vera famiglia, o meglio lo era stato sino a quel momento. Il giorno prima lo ricordo ancora oggi come se non fosse passata nemmeno un ora da quel momento. JJ era con me in giardino e cantava quelle canzoni in rima che tanto mi piacevano. Potevo rimanere ore ed ore ad ascoltarlo senza mai stancarmi. Fu addirittura ripreso dalla direttrice. Era davvero temerario a sfidare il suo potere dittatoriale. Il giorno seguente fui adottata e non ebbi la possibilità di salutarlo. Ricordo che tentai la fuga pur di rivederlo ma tornata all'orfanotrofio scoprì tristemente che non c'era più. Ci ritornai spesso nella speranza di rincontrarlo, anche se inutilmente. Era andato via e probabilmente non lo avrei più rivisto. deve aver pensato che in quel posto non c’era più nessuno per cui ritornare e così deve averci rinunciato.  Ho paura che lui pensi che io lo abbia abbandonato. Non è così. Non ho mai smesso di pensare a lui.  Mi manca il suo modo dolce di confortarmi.   
Tutte le volte che veniva adottato, e stava per andar via, mi ripeteva che presto sarebbe tornato da me. Io piangevo come una sciocca ma lui con quelle poche parole e con una semplice carezza riusciva a farmi sorridere come nessun’altro. La cosa meravigliosa era che ogni  volta manteneva la sua promessa e tornava da me. Non mi ha mai lasciata sola.
Probabilmente non potrò più godere delle sue carezze,  malgrado ciò mi consolo vegliando su di lui a distanza. Finché ne ho avuta la possibilità sono andata ai suoi concerti e seguito ogni sua performance televisiva. ma ora questa sciocca situazione mi sta bloccando. Vorrei tanto riabbracciarlo, mi manca incredibilmente. È l'unica persona che vorrei rivedere prima che tutto finisca. Mi piacerebbe che lui sapesse che non l'ho dimenticato e che dopo tanti anni sono ancora la sua fan numero uno.
Ci sono certi momenti impressi saldamente nella mia mente, come quel giorno in cui decidemmo il nome d’arte:  “JJ”. Mi disse che con quel nome sarei stata capace di ritrovarlo ovunque, anche in capo al mondo. Gridandolo si sarebbe catapultato da me. Non sai quante volte l’ho chiamato con quel nome ma lui era ormai troppo lontano per potermi sentire, soprattutto in mezzo a tutte quelle ragazze che lo accerchiavano.
Quelle due lettere straniere ricordano a tutti la sua immagine di artista e musicista affermato ma per me invece resteranno sempre legate al ricordo di quel ragazzino che mi ha dato la forza e la speranza quando credevo fossero perdute. Non smetterò mai di ringraziarlo, perché realizzando il suo sogno è come se avesse realizzato anche il mio.  
 
Sai Yuki,  vederti felice è la cosa più bella del mondo. 
 Non ti dimenticherò mai.   Ebbene si, ti sosterrò sempre fratellone, qualsiasi cosa succeda.
                                                                                                              Tua per sempre...
 
 
 
 
«Akiko».
 
JJ completò quella lettura silenziosa pronunciando ad alta voce quel nome senza rendersene conto. Era lei quella sagoma incappucciata. Non poteva credere che quella pagina di diario l'avesse scritta proprio la sua Akiko con le sue mani fragili e insicure. Silenziosamente una lacrima scese morbida sul suo viso accarezzandolo solitaria. Era l'unica persona che in quel periodo d'internamento gli fosse davvero stata  vicina. Era più piccola di lui di tre anni, e a causa della sua  salute cagionevole spesso non veniva neanche presa in considerazione per le adozioni.
JJ ebbe da subito un istinto protettivo nei suoi confronti e divennero immediatamente molto vicini. 
Ma perché prima, in mezzo a tutta quella gente, non gli aveva rivolto nemmeno una parola?
Sul retro, poco più sotto una scritta a dir poco illeggibile, era riportato un numero di telefono. Quasi certamente era stato inserito solo all'ultimo momento.
 
Se vuoi rivedere Akiko contattami il prima possibile.
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“Ma cosa significa? Allora non era Akiko la sagoma incappucciata di poco fa? Cosa faccio? Quelle frasi allusive mi preoccupano. Devo parlarne con qualcuno il prima possibile. Si, ma con chi? Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima?! Daisuke dovrebbe essere alle prove per il suo video, domani. Potrei andare a trovarlo e chiedergli consiglio. E' l'unico di cui mi possa fidare in questo momento.”
JJ ripiegò in quattro parti quella pagina di diario e la ripose in una tasca dei suoi pantaloni.
Era arrivato a casa .
 
 
 
 
 
ITALIA
 
 
Marco era seduto davanti al suo PC di ultima generazione. In un angolo della sua stanza, come fosse una reliquia incombeva minacciosa quella chitarra. Avrebbe voluto farle fare un volo dalla finestra, ma ovviamente, se non nelle sue fantasie, quella possibilità era da escludere.
Doveva indagare su quel ragazzo e scoprire i suoi punti deboli. Fino a quel momento le uniche informazioni che aveva erano il suo nome e il fatto che fosse Giapponese. Forse sua sorella più piccola poteva darle qualche informazione in più sul Giappone. Avrebbe incominciato indagando sulla loro cultura. Uscì dalla sua stanza e bussò alla sua porta. Era una fortuna che sua sorella Mina fosse fissata con il Giappone e la cultura orientale in generale. Nessuno venne ad aprire quella porta. Riprovò una seconda volta, ma il risultato non cambiò. Marco decise che sarebbe entrato in camera sua comunque, magari avrebbe trovato qualche libro sull'argomento. Cercare dal web lo irritava, preferiva il cartaceo e in casa sua quello non mancava. Entrò con cautela e incominciò a rovistare tra le varie mensole. Sua sorella era davvero disordinata. Sulla scrivania erano sparsi DVD, riviste e CD musicali di esportazione. Ovviamente tutti comprati da internet e provenienti dal Giappone o dalla Corea.  Mentre era lì che rovistava distratto qualcosa colpì la sua attenzione. Tra i vari poster appesi alle pareti ce n’era uno davvero molto interessante. Si avvicinò con attenzione. In alto un'enorme scritta riportava il nome di quello che doveva essere un gruppo musicale: BB5.  Quello che lo lasciò completamente senza parole era l'immagine del ragazzo al centro. Era identico ad Eichi.
No, non è possibile. Sicuramente mi sto solo  facendo suggestionare dalla mia voglia di sapere. Poi questi orientali si assomigliano tutti”.
 Scosse la testa per cercare di rimuovere dalla sua mente quella possibilità troppo illogica. Si diresse nuovamente alla scrivania della sorella. Trovò tra gli altri un cd del gruppo in questione. Anche nell'immagine di copertina il ragazzo sembrava proprio Eichi.
«Ehi, che ci fai nella mia stanza? E poi perché frughi tra le mie cose? non dirmi che ti è nata la passione per la cultura orientale!?» chiese dubbiosa e divertita sua sorella.
«In realtà un po' mi interessa. Soprattutto la musica. Sai dirmi qualcosa di questo gruppo musicale?»
e le mostrò il cd che aveva stretto tra le mani. Mina era felice che il fratello, finalmente, si fosse interessato a quell'argomento. Era la sua passione e poterla finalmente condividere con qualcuno della famiglia la rese immensamente felice. Gli occhi le si illuminarono e senza risparmiarsi nulla diede sfoggio di tutte le sue conoscenze.
«qualcosa? Se vuoi posso dirti codice fiscale data di nascita e gruppo sanguigno di ogni membro del gruppo.»
«ma davvero saresti così informata?» chiese sarcastico.
«certamente! E’ uno dei miei gruppi preferiti» ammise orgogliosa.
«certe volte mi fai paura..»
«ah si? Ti farei paura? Se è così, allora non ti racconto più nulla» e incrociando le braccia rivolse il suo sguardo offeso altrove.
«dai sorellina guarda che stavo scherzando, su raccontami tutto» cercò di recuperare Marco.
«e va bene ma sappi che lo faccio solo perché adoro parlare di loro non di certo perché un tipo antipatico come te me lo sta chiedendo» e gli mostrò una linguaccia dispettosa prima di sedersi sul suo letto e iniziare con il suo discorso. Marco era accanto a lei mentre attendeva impaziente che la sorella lo illuminasse su tutte queste inspiegabili congruenze fisiche tra Eichi e quel cantante giapponese.
«Bene, loro sono i Bad Boy meglio noti come BB5 è un gruppo musicale giapponese si sono formati circa 5-6 anni fa. In realtà all'inizio dovevano essere in quattro poi dopo si è aggiunto Hiro che è il ragazzo con i capelli lunghi che vedi in quel poster. Gli altri sono Rio il ragazzo semi rasato che a parer mio è troppo figo, poi c'è JJ che è il più piccolo e coccoloso, è troppo bellino, poi c'è Daisuke il ragazzo con la cresta e per finire abbiamo il leader Eichi.»
«come lo hai chiamato?» Marco fu doppiamente sorpreso dal fatto che anche il nome combaciasse alla perfezione.
«ho detto che si chiama Eichi, cos’è? non ci senti?»
«...e il cognome qual è?»
«perché ti interessa il suo cognome?» chiese sospettosa sua sorella. Tutto quell'interessamento era davvero esagerato.
«per curiosità!» mentì Marco.
«Kitamura»
“Non è possibile allora è davvero lui! Non posso crederci.”
«cos'altro sai di lui?» chiese molto più interessato.
«beh, so che ha 22 anni e che è uno strafigo assoluto» disse con occhi sognanti.
«si, vabbè a parte le tue considerazioni sul suo aspetto cos'altro sai di lui? Ha una ragazza?»
«in realtà proprio due mesi fa è uscita una sua foto con una nota attrice giapponese Misako Sasaki, ma in realtà la stessa attrice ha smentito la loro storia. Poveretto per colpa di quella foto è stato anche accusato di aver assunto droga. Io però non ho mai creduto a quelle calunnie.»
«questo è molto interessante... che altro sai dirmi su di lui?»
«Si dice che abbia origini italiane ecco perché lo adoro. E’ un unicum. È per metà Italiano NON è FANTASTICO?»
«si certo fantastico..»
«se vuoi ti posso prestare quel cd così ti puoi ascoltare un po' della loro splendida musica. Sai sono davvero fantastici. Inoltre è proprio Eichi a scrivere la maggior parte delle canzoni per il gruppo»
«ma adesso dov'è?»
«Ma che domanda fai? È ovvio che si trovi in Giappone dove credi possa essere? in Italia?» ammise sarcastica.
“Se solo sapessi che in realtà è proprio qui avresti ben poco da prendetemi in giro sorellina”
«ah.. giusto. Che scocco!»
«comunque in una conferenza stampa è stato detto che per il momento ognuno dei componenti uscirà con un singolo. Francamente non riesco a capirne il motivo, stavano andando così tanto bene come gruppo. Poi a breve sarebbe dovuto iniziare il loro tour e invece è stato rimandato.»
“Credo di poterne intuire io il motivo: senza un componente come potrebbero esibirsi dal vivo?”
«perché sorridi compiaciuto?»
«nulla. Piuttosto hai qualche foto di quell'articolo di cui parlavi?»
«quale? Quello del bacio?»
«si, esatto proprio quello»
«si, certo dovrei averlo stampato qui da qualche parte, ma a cosa ti serve?»
«c'è una mia amica che è interessata a questo gruppo e credo possa fargli piacere scoprire qualcosa in più su i suoi componenti...»
«beh, se il motivo è questo sarò felicissima di dartelo ma vedi che è scritto tutto in giapponese quindi dovrai spiegargli tu tutta la storia. Non dimenticarti di dirle che la cosa è stata smontata in diretta televisiva da Misako altrimenti la farai solo disperare. Io personalmente ci sono rimasta malissimo, era troppo bello per fidanzarsi con lei. Che ingiustizia per la sua figaggine ..,»
«Certo le spiegherò tutto non temere...» le assicurò Marco, prima di prendere l'articolo da sua sorella. Uscì dalla stanza e poco dopo ricevette un messaggio.
 
Da: Maria Elia <3
Marco sono Mary. Come sta la mia chitarra? La stai trattando bene? Comunque ricordi quell'uscita che mi avevi chiesto? ti andrebbe di vederci domani pomeriggio?  Rispondi la tua rompiscatole preferita. Maria.
 
“Ancora con questa chitarra! Comunque presto ti dimenticherai di lui e chissà magari questa chitarra sarai proprio tu a volerla distruggere un giorno. Ahimè, la mia piccola Maria, dovrai soffrire ancora parecchio prima di capire che il ragazzo giusto per lei sono io. Mi dispiace ma sei troppo ingenua tocca a me farti conoscere la verità, perché altrimenti potresti non scoprire mai come sono realmente quelle persone che reputi amici. A qualcuno tocca pure il lavoro sporco. Per te sarò io a sporcarmi le mani. ”
 
Marco non ebbe problemi a risponderle. Non aspettava altro che un'occasione per stare da soli con lei e poterla mettere al corrente di quello che aveva scoperto su Eichi.
 
Da: Marco
Come potrei rifiutare un incontro con la mia amica preferita. A che ora ci vediamo?
 
Da: Maria <3
Per le sette sotto l'orologio della stazione per te andrebbe bene?
 
Da: Marco
Si certo, ma cosa vorresti fare?
 
Da : Maria <3
Beh a dire il vero stavo pensando al cinema. Tu che ne dici?
 
Da: Marco
Va bene, non ci sono problemi. Ora va a dormire, domani ci mettiamo d’accordo. Fai sogni d'oro Principessa.
 
Da. Maria <3
Grazie dolci sogni anche a te.:-*
 
 
“Bene vediamo se c'è qualche bel film.”
Marco tornò al suo PC. Era molto eccitato dal fatto che Mary avesse accettato di uscire con lui. Finalmente sentiva che la fortuna stava giocando a suo favore. Tra i vari film uno attirò particolarmente la sua attenzione. Riprese l'articolo con l'immagine del bacio tra Eichi e quell'attrice ignota. Si la locandina di quel film sul suo schermo era davvero molto interessante. Finalmente aveva deciso quale film avrebbe proposto domani a Mary.  Spense il computer e tornò a letto. Quella chitarra, ormai, non gli dava più alcun fastidio. Anzi incominciava a credere che gli stesse portando addirittura fortuna. Spense le luci e dopo essersi messo il pigiama si buttò sotto le coperte. Finalmente domani avrebbe avuto quello che voleva.
 
 
 
 
GIAPPONE
 
Andrea aspettava la mail di sua sorella da solo un giorno, ma gli sembrava già un eternità. Per il momento non aveva molto da fare, e per questo motivo, l'attesa si faceva ancora più pesante.
Tamburellava nervosamente le sue dita sul tavolo della cucina. Sopraggiunse, dopo poco anche il signor Marini. Lo stesso appena fatto il suo ingresso notò lo sguardo pensieroso di Andrea.
«Ehi, ragazzo tutto bene?» chiese mentre prendeva posto al tavolo.
«Si, si, certo. È solo che dopo una settimana frenetica come la precedente rimanere qui senza far nulla mi ha destabilizzato un po'.» ammise, seppure le sue preoccupazioni in realtà fossero altre.
«senti, ti andrebbe di venire con me oggi? Dovrei incontrarmi con JJ per discutere di un paio di cose riguardo il suo nuovo singolo in uscita»
Ad Andrea quella possibilità non sembrò proprio da scartare. Perlomeno lo avrebbe distratto dalle sue preoccupazioni.
«Beh, se non è di disturbo…»
«ma quale disturbo? Anzi ti conviene fare un po' di esperienza prima che arrivi il momento in cui dovrai sostituirmi»
«sostituirla? E perché dovrei mai sostituirmi a lei?»
Il signor Marini sembrò riprendersi appena in tempo
«Beh intendevo ovviamente nell'eventualità che io dovessi venir meno per qualche ragione. Magari a causa di un raffreddore o roba di questo genere. In quel caso avrei bisogno di qualcuno che possa sostituirmi...».
Andrea era poco convinto dalle sue parole ma nonostante questo decise che non gli avrebbe dato troppo peso.
«Beh, che ne dici di iniziare la nostra colazione? Ci attende una lunga giornata.» lo incoraggiò il più anziano portandosi avidamente alle labbra un enorme tazza di caffè latte. Certe abitudini italiane non erano ancora state abbandonate in quella casa.
Andrea acconsenti con convinzione e anche lui consumò il primo pasto di quella giornata con avidità
Mentre beveva il suo cappuccino non poteva fare a meno di pensare che il signor Marini gli ricordava molto suo padre. Anche se distante era molto bravo a intuire  se qualcosa non andava e a intervenire dicendo la cosa giusta al momento giusto senza risultare mai troppo invadente. Una di quelle doti che un bravo manager dovrebbe avere. Si ritrovò a invidiarlo un po'. Avrebbe davvero voluto avere anche lui la capacità di dire la cosa giusta al momento giusto, invece il più delle volte si ritrovava a parlare a sproposito facendo o dicendo cose che potevano sembrare anche abbastanza insolite. Andrea era lì che osservava la schiuma del suo cappuccino. In quel momento il ricordo di  quello scambio di gesti a casa di Daisuke tornò a fargli visita. Il mattino dopo aveva avuto paura di sfiorarlo per la prima volta da quando si erano conosciuti. Ma paura di cosa? Forse era lui il vero problema e non Daisuke. Per il momento ci avrebbe riflettuto molto attentamente nella speranza di vederci chiaro una volta per tutte. Non poteva essere amore…
 
 
 
ITALIA
 
 
Mary era sotto l'orologio, della stazione centrale, come concordato. Angela e Eichi si era allontanati un attimo perché la sua amica piccina e tutto pepe doveva comprare una ricarica. Mary aveva deciso che sarebbe rimasta lei ad attendere l'arrivo di Marco. Fortunatamente il suo amico era sempre molto puntuale, e infatti non tardò nemmeno di un minuto. La raggiunse a piedi. Aveva già trovato posto probabilmente. Inoltre il cinema non era molto distante dal loro punto di incontro e si poteva raggiungere facilmente anche a piedi. Mary gli andò in contro felicissima.
«Ehi sei arrivato puntualissimo come al solito»
«non mi sognerei mai di far attendere una signora, lo sai...» disse prima di avvicinarsi a Mary e salutarla con il solito bacio sulle guance. Questa volta però stranamente Marco sembrò metterci molto più tempo del solito nello staccare le sue labbra dal viso di Mary. La stessa sembrò aver notato il cambiamento e lo guardò circospetta. Quel modo di fare non era da lui.
«Bene che ne dici di andare tra poco meno di mezz'ora dovrebbe iniziare il film».
 
 
 
 
Eichi si era allontanato un attimo con Angela. Era stata più che altro quella tappetta a trascinarlo. Avevano finalmente finito di fare la ricarica telefonica, presso un tabacchino lì vicino e adesso finalmente facevano ritorno da Mary. Ad una certa distanza Eichi vide Mary andare in contro a Marco e il suo cuore sobbalzò per la seconda volta. Così quasi per riflesso decise di distogliere il suo sguardo da quella scena,  Angela notò quel suo gesto risoluto.
«Ehi occhi a mandorla tutto bene?» chiese fermandosi e costringendo anche Eichi ad arrestarsi al suo fianco. Ormai “occhi a mandorla” era diventato il soprannome preferito di Angela per Eichi.
«si certo, va tutto bene. Perché non dovrebbe andare bene?» la rassicurò in maniera poco convincente. Mary e Marco si stavano salutando calorosamente. Il darsi baci sulle guance era un'usanza tutta italiana che Eichi non riusciva ancora a condividere.
Angela seguì il suo sguardo e finalmente afferrò il problema.
«non dirmi che adesso sei geloso di lei?» chiese guardandolo con un mezzo sorriso, compiaciuto.
«ma cosa stai dicendo..» mentì in imbarazzo.
«sto solo dicendo che a dispetto delle tue parole i tuoi occhi dicono tutt’altro»
«Beh, si!! Lo ammetto! Mary mi piace. Dopo questo riderai ancora di me?» Eichi non poteva credere di averlo detto ad alta voce. Tutta quella situazione lo stava dilaniando e finalmente era scoppiato.
«Perché dovrei farlo? Anzi in realtà facevo il tifo per te sin dall'inizio. Devo ammettere che dopo quella storia della lingua avevo avuto delle riserve nei tuoi confronti. Però da quando sei arrivato tu Mary è cambiata davvero molto. Ha il coraggio di uscire, sembra più spensierata e poi un mese fa se le avessi proposto di partecipare ad una mostra mi avrebbe risposto con un NO categorico, invece questa volta è addirittura uscita per acquistare del materiale. Tutto questo è davvero portentoso. Sei riuscito dove io ho sempre fallito. Credo tu gli piaccia davvero molto Eichi. Ogni volta che siamo al telefono e lei parla di te la sento sorridere... ed è una cosa che non succedeva da molto, molto tempo...»
«parlate di me al telefono?» chiese Eichi curioso e sorpreso. Finalmente tutta la rabbia e la frustrazione stavano stemperando. Non credeva di essere così importante per Mary.
«beh, forse non avrei dovuto dirtelo, comunque Mary parla spesso di te al telefono...»
«Tu credi davvero che io possa avere una possibilità? »
Ma cosa dico è logico che con lei non ci sono possibilità. Per il momento devo riuscire a sistemare le cose anche per Luigi e forse solo dopo potrò dichiararmi a lei. Non facendolo rischierei solo di farla soffrire. Eichi è ora di smettere di sognare.”
 
 
«Secondo me ce l'hai, ma da amica di Mary devo chiederti di non dichiararti.»
«cosa?»
«Ti sembrerà un paradosso visto che ti ho appena detto che tifo per te, però devo ammettere che con te la felicità e l'amore sarà solo un qualcosa di passeggero. Eichi non voglio che la mia amica viva un secondo abbandono. Prima o poi tu dovrai tornare in Giappone e lei rimarrà ancora una volta sola. Non voglio che soffra più di quanto strettamente dovuto.»
«capisco» ammise Eichi. Non aveva proprio pensato al fatto che a breve sarebbe dovuto ritornare in Giappone. Avrebbe potuto fingere di non provare nulla?
«Angela, ti garantisco che se questi miei sentimenti dovessero in una qualche maniera ferirla io non mi dichiarerò, ma se, in caso contrario, dovessi riuscire a trovare la maniera per non farla soffrire allora non potrò continuare a far finta che i miei sentimenti non esistano.»
 
«Credimi, spero davvero che tu riesca a trovare al più presto una soluzione. Marco mi sembra molto propenso a volerla conquistare secondo me. E se c'è una sola persona che potrebbe avere la fiducia di Mary dopo quello che è successo è proprio Marco. Quindi fa attenzione. Per il resto sappi che io tifo per la coppia Eichi Mary. Anche perché devo confessarti una cosa.... »
«cosa?» chiese insospettito Eichi. Angela gli si avvicinò ad un orecchio  in modo che nessuno potesse sentirla, una precauzione inutile visto che Mary e Marco era ancora ad una discreta distanza.
«Credo di essermi innamorata di Marco...»
«davvero?» disse Eichi sorpreso.
«ti sembra così strano che una tipa come me possa innamorarsi?»
«ovviamente non era questo quello che intendevo. È per Marco. Non mi sembra proprio il tuo tipo, tutto qui.»
«sai Eichi Marco può sembrare una persona sicura di se e alle volte un po' immatura ma secondo me è solo molto solo. In questo siamo molto simili. Sai i suoi genitori si sono separati proprio come i miei, ed entrambi siamo cresciuti senza una reale presenza materna. Forse tutti e due cerchiamo di dissimulare questa mancanza ostentando una maschera di sicurezza che in realtà non ci appartiene... non so se puoi capirmi. Una volta abbiamo parlato, aspettando Mary e lui si è confidato con me, non so se sia stato perché sentiva che poteva condividere quel dolore con qualcuno che l'avrebbe capito, fatto sta che in quel momento ha messo a nudo se stesso. Ho visto il suo vero io, e credo di essermene innamorata.»
“Povera Angela, se solo sapessi cosa ha in mente il padre di Marco ti si spezzerebbe il cuore. Chissà se anche tu riusciresti a fingere di non provare nulla a quel punto. Devo trovare il modo di risolvere tutte questa situazione...prima che anche Angela lo scopra.”
«bene, allora abbiamo una missione, tu quella di dichiararti a Marco e io quella di trovare il modo di non far soffrire Mary. Magari unendo le forze potremmo anche riuscire a fare in modo che tutto si risolva al meglio per entrambi che ne dici? Ci stai?» le propose Eichi porgendole la mano. Angela la strinse con sicurezza.
«diamoci dentro» Eichi le sorrise e insieme iniziarono a incamminarsi verso quella coppia che a una certa distanza li attendava impaziente.
Inaspettatamente il ragazzo dai lineamenti orientali riprese la parola proprio a pochi passi da Mary e Marco.
«Comunque volevo ringraziarti  Angela..»
«non ringraziarmi prima conquista la mia amica e salvala dopo potrai ringraziarmi...» Eichi le sorrise e finalmente aveva capito cosa avrebbe fatto.
 
 
Marco era lì che faceva mente locale della situazione, forse non era poi tanto male.
«quindi ci sono anche Eichi e Angela?»
«si scusa se non te l'ho detto prima ma avevo paura che non saresti venuto a causa di Eichi. Sai ho notato che tra voi non scorre buon sangue. Mi farebbe tanto piacere se riusciste a diventare amici»
«Mary io non ho alcun problema con lui, e se la cosa ti fa piacere cercherò di migliorare i rapporti. Se non ti dispiace mi allontano un attimo per fare una chiamata e prenotare altri due posti anche per loro»
«si grazie e scusa.» proferì Mary dispiaciuta ma soddisfatta del risultato raggiunto. In fondo una bugia a fin di bene non può fare tanto male.
Marco aveva appena riattaccato e adesso era accanto a Mary che attendeva l'arrivo dei due ritardatari.
«Mary, dopo vorrei parlarti di una cosa, se non ti dispiace» si rivolse l’alto e slanciato ragazzo con le lentiggini.
«certo che possiamo parlare, spero solo non sia nulla di preoccupante..» gli assicurò  premurosa.
«non saprei, questo dipenderà da te...» le rispose più serio Marco.
“cosa vorrà dirmi Marco? Il suo sguardo è davvero troppo serio, l'ultima volta che aveva quella espressione era stato il giorno in cui mi disse della separazione dei suoi genitori. Spero davvero non sia nulla di così grave questa volta.”
«ciao Marco da quanto non ci si vede» irruppe Angela interrompendo lo scambio di sguardi e parole tra i due.
«ciao Angela ti trovo in ottima forma come sempre» si complimentò Marco porgendosi verso di lei per un rapido saluto.
«modestamente la palestra è la mia seconda casa...» ammise la ragazza soddisfatta.
«ciao...» subentrò freddamente Eichi rivolto a Marco. Lo stesso gli rivolse un sorriso eccessivamente compiaciuto.
“a cosa devo questo cambiamento” pensava Eichi, mentre lo guardava circospetto.
«è bello rivederti Eichi come va? tutto bene? Questa ragazzina ti sta facendo uscire fuori di senno non è vero? Deve essere un vero stress dividere la casa con lei..» disse rivolgendo un sorriso complice verso Mary.
«ehi tu non esagerare» ribatté Mary divertita. Era felice che Marco stesse cercando di stabilire dei rapporti con Eichi.
«si diciamo che il suo carattere lunatico non aiuta per niente» li interruppe Eichi. Non sopportava che qualcun altro a parte lui riuscisse a far sorridere Mary in quel modo.
Mary si sentiva questa volta l'oggetto di ilarità della situazione. La cosa non le dispiaceva. Se poteva servire a farli diventare amici poteva anche sopportarlo.
«ehi voi due, capisco che possa essere un buon modo per socializzare ma adesso finitela di sparlare di me...» li supplicò divertita.
«e va bene, comunque se non ci muoviamo adesso perderemo il film» notò Marco, buttando un occhio al suo Rolex.
«scusa, ma hai già prenotato i biglietti?» chiese Angela evidentemente delusa. C'era un bellissimo film horror che avrebbe voluto vedere.
«si, pensavo sarebbe stato un ottimo modo per prendere i posti migliori, e poi a quest'ora avremmo trovato solo posti in prima fila...»
«va bene poco male, di che film si tratta?» chiese la ragazzina tutta pepe.
«è un film sentimentale. Le recensioni erano ottime. Inoltre compaiono alcuni attori asiatici e pensavo che questo potesse far piacere a Eichi»
«ah, davvero? Che bel pensiero che hai avuto» si compiacque Mary.
«macché ho solo pensato che potesse essere carino»
“Ma che carino e carino, tutt’al più è super scontato... uomo asiatico film asiatici che fantasia. Questo tipo è proprio un genio. Ma come fa ad aver conquistato la fiducia di Mary... io fossi stato in lei lo avrei snobbato di sicuro” pensava Eichi.
«bene se siamo tutti pronti io direi che potremmo iniziare ad avviarci verso il cinema» suggerì Marco, sollecitando il gruppo già in evidente ritardo. I quattro ragazzi si avviarono verso il cinema. La loro serata stava per incominciare.
 
 
 
 
GIAPPONE
 
 
Andrea come al solito, si era camuffato alla meglio in modo che la sua chioma bionda non potesse dare troppo nell'occhio. Un berretto eccentrico nello stile di JJ gli permetteva di nascondere  ogni traccia del suo precedente travestimento. Una maglia larga e un paio di jeans completavano il suo look.
Era in macchina con il signor Marini. Erano finalmente arrivati al luogo d'incontro con JJ. Quel posto non si rivelò per niente nuovo agli occhi dell'ignaro ragazzo. Andrea in cuor suo sperava di essersi sbagliato.
«non capisco come mai JJ mi abbia chiesto di vederci allo studio per le riprese del nuovo MV di Daisuke. Forse è venuto qui per incontrarlo.» domandò sovrappensiero il signor Marini.
“no, ma non è possibile! Come faccio ora? E pensare che io volevo mantenere le distanze. Ma perché più mi allontano e più mi sembra di ritrovarmelo davanti. È una condanna”
Pensava Andrea mentre il signor Marini parcheggiava.
Andrea era deciso a fare in modo di non incontrarlo. Magari impegnandosi sarebbe riuscito a superare anche questa situazione. Purtroppo non aveva ancora capito come comportarsi con lui e sicuramente se se lo fosse ritrovato di fronte avrebbe recitato la parte dell’idiota patentato.  Doveva assolutamente trovare una soluzione , in nessun caso sarebbe dovuto rimanere solo con lui. Non voleva ripetere l’esperienza dell’ultima volta. Sicuramente sottopressione sarebbe finito con il dire o fare qualche errore stupido. No, non poteva permettere che accadesse una seconda volta. Questo mai.
 
Daisuke era nella sala prove allestita all'interno dello studio per le riprese del suo nuovo video musicale, era in compagnia del corpo di ballo al completo, c'era anche Mizy. Aveva appena concluso le prove delle prime due coreografie. La stanza non era eccessivamente larga e forse anche per quel motivo non vedeva l'ora di finire per uscire e andare a riprendere un po' d'aria. All'inizio della seconda coreografia era rimasto sorpreso nel vedere JJ fare il suo ingresso all'interno della stanza. Il più giovane dei membri dei BB5 senza dire neanche una parola aveva preso posto vicino una delle grandi casse dell'impianto audio. Era stato molto discreto, forse per non interrompere le prove. Nonostante questa sua premura, molte ballerine avevano incominciato a chiacchierare lanciandogli occhiate suadenti. Riscuoteva davvero molto successo tra le ragazze.  Daisuke aveva pensato subito che fosse venuto lì per potergli parlare. Questo era il secondo motivo per il quale non vedeva l'ora di finire le prove. Se JJ aveva bisogno di parlare doveva essere per qualcosa di davvero molto importante. Il regista notando la scarsa attenzione del gruppo di ballo aveva deciso  di concedere una pausa. Daisuke raggiunse immediatamente JJ che fu quasi subito accerchiato dalle ballerine lì presenti che gli chiedevano autografi. Lui si limitò a sorridergli accontentando qualcuna, rilasciando qualche rapido autografo e facendo qualche rapida fotografia, cercando di congedarsi nel modo più gentile per raggiungere Daisuke.
Finalmente era riuscito a liberarsi da quella morsa soffocante.
«Daisuke ho bisogno di parlarti, ti dispiace se usciamo un attimo?» gli chiese una volta andatogli incontro.
«certo, seguimi » lo esortò Daisuke guidandolo nella zona ristoro della struttura.
Erano seduti ad uno di quei tavolini da bar di allumino allestiti momentaneamente per le riprese. JJ sembrava essere molto nervoso. Daisuke lo aveva capito immediatamente. I suoi pensieri, a quel punto, furono immediatamente scossi da un presentimento.
«JJ è successo qualcosa? Centra Eichi?» iniziava a preoccuparsi.
«No, questa volta non centra Eichi.» lo rassicurò JJ sollevando finalmente lo sguardo e iniziando a guardare Daisuke negli occhi.
«Mi hai fatto quasi preoccupare. Di che si tratta allora?» gli domandò più sollevato.
JJ prima di continuare si guardò intorno circospetto. Gli unici a conoscenza del suo passato erano il loro manager, il direttore e gli altri del gruppo. La paura che quanto stava per rivelargli potesse saltare fuori lo terrorizzava. Dopo aver controllato che in giro non ci fossero persone sospette si apprestò a continuare.
«Riguarda il mio passato all'orfanotrofio..» ammise incominciando a torturasi le mani.
Daisuke aveva nuovamente assunto l'espressione preoccupata che pochi secondi fa aveva abbandonato.
«cosa vuoi dire? Qualcuno a scoperto del tuo passato?» chiese incrociando le braccia sul tavolo sporgendosi il più possibile verso JJ che sedeva sul lato opposto. Il suo tono di voce era basso. Era evidente che cercasse anche lui di essere il più discreto possibile. Bisognava essere cauti.
«non esattamente...» ammise JJ mentre tirava fuori dalla tasca dei pantaloni un foglio di carta leggermente stropicciato.
Lo porse con delicatezza a Daisuke, che lo prese senza troppi tentennamenti. Lo aprì e iniziò a leggerne il contenuto. Dopo circa cinque minuti. Ripiegò il biglietto e lo ripassò a JJ che lo ripose nuovamente nella tasca dei pantaloni.
«cosa ne pensi? Nella parte retrostante c'era quella scritta... l'hai vista?» chiese il più giovane.
«si l'ho notata, ma come l'hai ricevuta?» JJ si apprestò a spiegare l'incontro insolito avuto la sera prima.
«capisco. Non credi potrebbe essere opera di qualche astuto giornalista che vuole cercare di incastrarti. Magari è lì pronto ad aspettare una tua mossa avventata per spiattellare ai sette venti il tuo passato. Ci hai pensato? È tutto troppo sospetto, devi ammetterlo.» affermò un meditativo e cauto Daisuke.
«certo, l’ho pensato anche io... però se davvero è Akiko, e ha davvero bisogno di me io sento di non potermi tirare indietro. Tu cosa proponi?»
Daisuke era seriamente preoccupato. Quella frase “se vuoi rivedere Akiko contattami il prima possibile” era davvero troppo sospetta.
«JJ forse la cosa migliore sarebbe mandare qualcuno a controllare la situazione al tuo posto. Così se ci fossero dei problemi non saresti tu a passare dei guai in prima persona.»
«questo è vero ma a chi potrei chiederlo? Gli unici a conoscenza di questa storia siete voi (i BB5), il signor Marini e il Direttore. Ovviamente a voi del gruppo non potrei mai chiedere una cosa del genere e sicuramente sia il Direttore che il signor Marini, penserebbero prima di tutto a tutelare me e non prenderebbero nemmeno in considerazione la possibilità di indagare oltre questa vicenda.»
«non hai tutti i torti» ammise amareggiato Daisuke.
«uffa non riusciremo mai a venire a capo di questa storia...» disse sbuffando JJ, mentre si abbandonava con il suo fare sciatto sulla sedia lasciando che il capo si reclinasse al massimo oltre le sue spalle. Ad una certa distanza intravide due sagome capovolte muoversi verso di lui. Era così chiaro, come aveva fatto a non pensarci prima. La soluzione ai suoi problemi si era appena materializzata davanti ai suoi occhi.
Andrea vide JJ abbandonarsi in modo scomposto su quella sedia reclinando il capo tanto quanto bastava per incontrare il loro sguardo. Inoltre in quel modo fu possibile per lui scoprire chi altro fosse seduto a quel tavolo. La sorpresa lasciò rapidamente spazio alla preoccupazione. Era Daisuke, proprio la persona in cui non si sarebbe voluto imbattere per quella mattina. Distolse subito lo sguardo cercando di nascondersi inutilmente dietro la sagoma più imponente del signor Marini. Andrea si rese conto che i suoi sospetti e quelli del signor Marini erano fondati.
Quello che avrebbe voluto evitare stava per accadere.
 
 
 
ITALIA
 
I quattro ragazzi avevano preso posto all'interno della sala. Angela aveva fatto l'impossibile per frapporsi tra Marco e Mary. Dopo una leggera confusione erano stati scelti i posti. Marco, il primo a prendere posto era seduto accanto ad Angela al cui fianco si erano posizioni Mary ed Eichi il quale chiudeva la fila. Il film era una reale sorpresa per tutti tranne che per Marco, il quale sembrava sin troppo eccitato.
Ovviamente il fatto di non essere riuscito a sedersi accanto a Mary lo rattristava ma, sapeva che presto avrebbe avuto la sua rivincita e che quello era un dettaglio su cui avrebbe potuto sorvolare, per il momento.
Il film era iniziato. Mary era leggermente in imbarazzo, se non fosse stato per Marco e Angela, quello sarebbe sembrato proprio un vero appuntamento. Non poteva evitare di guardare Eichi di sottecchi. Era davvero molto bello. Senza accorgersene, poggiando il suo braccio sul bracciolo della poltrona sfiorò quello di Eichi che si voltò verso di lei, come se fosse stato scosso da altri pensieri. Per un attimo i loro sguardi confusi e incerti si incontrarono.
Poi Eichi sottraendo il suo braccio fece segno a Mary di poggiarvi il suo. Per evitare inutili imbarazzi avrebbe fatto a meno di quella comodità.
Quello scontro e quella premura avevano fatto leggermente arrossire le gote di Mary, la quale benedisse l’oscurità in cui si trovava, grazie alla quale camuffò benissimo quel momento d’imbarazzo.
Ad un tratto fece ingresso sul grande schermo un viso che a Mary non sembrò del tutto nuovo. Era una ragazza orientale con dei lunghi capelli castano chiaro.
“Ma dove l'ho già vista? Ma si certo! Questa è la modella di quell'articolo che Eichi ha nel cassetto” non fece in tempo a voltarsi per vedere l'espressione di Eichi che lo stesso si era già alzato e aveva abbandonato la sala senza che lei se ne accorgesse.
 
“Quel bastardo, lo ha scoperto. Ecco perché tutte quelle carinerie e quell'aria soddisfatta. Sa chi sono e ha usato Misako per farmelo capire”
Eichi era uscito dalla sala. Sudava freddo. Era davvero finita. Se Marco aveva scoperto chi era sul serio, allora avrebbe usato questo per allontanare definitivamente Mary da lui e per costringerlo a tornare in Giappone. Era agitato. Si muoveva rapido da una parte all'altra del corridoio esterno.
Poco dopo fu raggiunto da Mary.
«Eichi, tutto bene?»
Eichi rimase in silenzio per qualche secondo. Stava pensando a cosa avrebbe potuto fare. Non poteva permettersi di perderla per colpa di quello sporco doppiogiochista.  Se voleva davvero che Mary venisse a conoscenza della sua identità allora sarebbe stato lui a rivelargliela. Avrebbe giocato d'anticipo, quella era l'unica cosa che gli rimaneva da fare.
Senza dire nulla prese Mary per un polso e la trascinò fuori senza addurle alcuna motivazione. Mentre uscivano Mary vide Marco e Angela uscire dalla sala. Purtroppo non fece in tempo a richiamare la loro attenzione.
 
Dopo circa quindici minuti Eichi si fermò per lasciare che Mary riprendesse fiato.
«Ma che ti prende sei impazzito? Si può sapere perché mi hai trascinato via in quel modo?» Mary non riusciva proprio a capire quel suo modo di fare, anche quella volta in discoteca l'aveva trascinata nella stessa maniera.
Il polso le faceva male, e se lo strofinava mentre il cuore in petto le batteva fortissimo.
«mi dispiace, ma non avevo altra scelta»
«cosa vuol dire che non avevi altra scelta?»
«per il momento non posso spiegarti nulla. Ho bisogno di chiarire un paio di cose prima.»
Mary lo guardava confusa, non riusciva mai a capire chiaramente le intenzioni di quel ragazzo. Questo da un lato la spaventava.
«mi dispiace, ho tollerato fin troppo i tuoi silenzi, non credo di poter resistere ancora, perché questa volta credo tu stia nascondendo qualcosa che riguarda anche me, o sbaglio?»
Eichi non sapeva cosa risponderle, forse aveva incominciato a sospettare qualcosa. Ad un tratto il suono di un telefonino interruppe quel silenzio fatto di sottointesi. Mary lo uscì dalla tasca dei pantaloni, stava per rispondere, quando Eichi glielo sfilò dalla mano. Era Marco.
«Mary dove sei?»
«Sono Eichi, ho bisogno di parlarti. Fatti trovare sotto l’orologio tra venti minuti.»
«Mary dov’è…?»
«sta bene, adesso passami Angela…»
Dopo qualche secondo una voce femminile gli rispose agitata.
«Eichi, ma che ti è preso sei impazzito?»era Angela.
«Angela ho bisogno che tu venga qui da Mary. »
«dove siete?»
Eichi si guardò in giro in cerca di un punto di riferimento. Finalmente trovò qualcosa che poteva servirgli per far capire la loro posizione.
«siamo vicino un parco giochi»
«non siete molto lontani, d’accordo vi raggiungo subito»
«perfetto fai in modo che Marco non ti segua»
«d’accordo»
Riattaccò.
«ti dispiacerebbe spiegarmi cosa sta succedendo?»chiese Mary, mentre cercava di riprendersi il cellulare. Eichi, fu più rapido e se lo infilò in tasca.
«mi dispiace ma questo resta con me»
«ma si può sapere che cavolo ti prende?» Mary stava perdendo le staffe.
«per il momento devi fidarti di me, non posso darti altre spiegazioni»
«ma cosa prende a tutti? Papà che non parla ed è sempre giù di morale, Marco che si comporta in modo strano e adesso anche tu… ma cosa prende a tutti? Io non ci sto capendo più niente…»
Eichi gli si avvicinò e le cinse le spalle con le sue mani, cercando di rassicurarla in qualche modo. Questa volta Mary non rimase immobile ad accettare quel contatto passivamente. Se ne liberò subito e iniziò a guardare circospetta Eichi.
«non toccarmi, non so più se posso fidarmi di te, sei troppo strano e non voglio che ti avvicini a me in questo modo mi confondi… fino a quando non mi dirai tutta la verità su questa storia stammi lontano»
“Mi dispiace Mary, so che ora non puoi capire, ma quello che sto facendo è solo per il tuo bene”
Non le disse nulla ma, dopo averle fatto un segno di consenso con la testa, si voltò e a passo rapido si avviò verso il luogo d’incontro stabilito con Marco.
Mary non poteva credere ai suoi occhi, se ne stava andando davero lasciandola lì senza neanche una motivazione. Forse si era sbagliata, ad Eichi non importava un ben nulla di lei.
Adesso che ci pensava era iniziato tutto appena aveva visto quella ragazza orientale al cinema. Possibile che in tutta questa storia centrasse lei? Ma poi cosa avrà da dire a Marco?       
I dubbi iniziarono a dilaniarla, non vedeva l’ora che arrivasse Angela almeno avrebbe avuto qualcuno con cui parlare. Si sedette sul marciapiede, aspettando che la sua amica la raggiungesse.
 
 
 
GIAPPONE
 
Daisuke era rimasto qualche secondo con lo sguardo fisso su Andrea, lo stesso invece lo evitava ostinatamente.
Fu il signor Marini ad interrompere quel momento di stallo.
«JJ, ma si può sapere perché non rispondi al cellulare è più di mezz’ora che ti cerchiamo »
«scusate ma ho dimenticato il telefonino a casa» ammise leggermente divertito JJ. Ogni tanto lanciava degli sguardi divertiti verso Andrea e Daisuke. Aveva capito che tra i due era successo qualcosa.
«Scusate, la mia pausa è finita. Devo riprendere le prove. Con permesso.» spiegò congedandosi il ragazzo con la cresta prima di sollevarsi e salutare con un inchino il gruppo. Prima di voltarsi rivolse un ultimo sguardo carico di sottointesi ad Andrea. I due si fissarono per pochi secondi prima di recuperare le distanze.
Il signor Marini prese posto lì dove pochi secondi prima era stato seduto Daisuke.
«bene finalmente possiamo parlare della promozione del tuo nuovo singolo. Dobbiamo organizzarci per bene questa volta non credi?»
Affermò il signor Marini, rivolto a JJ che sembrava poco interessato dalla questione e più incuriosito dal giovane assistente. Il più giovane, infatti, era rimasto bloccato con lo sguardo fisso su Daisuke che si muoveva rapido verso la sala prove.
«Andrea, immagino sarai curioso di vedere come si svolgono le prove di ballo di Daisuke» gli chiese JJ ignorando completamente il signor Marini e richiamando l’attenzione di Andrea.
«no davvero, non mi interessa»
«perché non vai a darci un’occhiata, qui ti annoieresti solo, e poi potrebbe servirti come lezione nel caso toccasse anche a te prendere il posto di Eichi in una circostanza come quella. Non lo pensi anche tu Zio»  domandò JJ cercando di coinvolgere anche il signor Marini.
«certo ragazzo, per me puoi andare, in fondo non parleremo di cose molto importanti, va pure, magari ti aiuterà a tirarti un po’ su di morale. Oggi avevi proprio un’aria preoccupata»
«no, davvero preferisco rimanere qui» cercò disperatamente di convincerli.
«Su Andrea non fare il prezioso, ho visto come guardavi Daisuke, immagino vorrai osservarlo durante le prove, devi credermi è davvero molto bravo» e gli scoccò un occhiolino complice.
“Che JJ sospetti qualcosa?”
Andrea non sapeva più cos’altro inventarsi. Non gli restava altro che accontentarli, quei due non sembravano disposti ad arrendersi tanto facilmente.
«e va bene» dovette accettare sconfitto.
«bene ragazzo ci vediamo qui tra un’ora circa» puntualizzò il signor Marini,
«va bene, allora vado. Con permesso.» fece un inchino prima di congedarsi da entrambi.
«divertiti straniero» lo incoraggiò un sorridente JJ. Andrea non sapeva il perché, ma quel ragazzino dai capelli rossi non gliela raccontava giusta per niente. Decise di sorvolare su quel suo comportamento e di far in modo che quell’ora passasse il più velocemente possibile.
Ovviamente non aveva la più pallida idea di dove si trovasse la sala allestita per le prove, così iniziò a girovagare senza una reale meta. Con la speranza nascosta di non fare i conti con qualche altra spiacevole sorpresa.
 
Daisuke, era appena entrato nella sala prove, grazie a una grande vetrata esterna aveva già potuto notare che all’interno c’era solo la giovane modella Mizy seduta in un angolo della stanza.
«Mizy, ma dove sono tutti?» chiese mentre recuperava il suo asciugamano.
«A dire il vero, il regista ha avuto un impegno imprevisto ed è dovuto andar via di corsa. Così a posticipato le prove a domani mattina»
«capisco» sospirò Daisuke «come mai tu non sei andata via con loro?» chiese mentre raccoglieva il suo zaino e vi riponeva dentro una bottiglia d’acqua mezza vuota.
«in realtà ero venuta a cercarti per avvertirti, poi però ti ho visto parlare con JJ e ho pensato che non fosse il caso di disturbarvi. Così sono tornata qui e ho aspettato il tuo ritorno.» gli chiarì mentre si muoveva lenta verso di lui.
Daisuke adesso le rivolgeva uno sguardo sorpreso. Non si sarebbe mai aspettato che quella ragazzina sarebbe rimasta lì ad attenderlo per così tanto tempo e poi solo per avvisarlo che le prove erano terminate.
«Insomma è la seconda volta che ti faccio aspettare, dico bene?» chiese amareggiato, sfiorandole una spalla come tra vecchi colleghi. Lei gli sorrise accondiscendente.
«mi dispiace, se avessi saputo che eri qui tutta sola mi sarei fatto vedere prima».
Il sorriso della giovane si fece luminoso come non mai. Era felice che, si preoccupasse in quel modo per lei.
«non devi fartene una colpa, e poi se devo essere sincera, pur di rivederti anche solo per un secondo sarei stata disposta ad aspettarti anche mille anni».
“Ma cosa sta dicendo?”
«non dire sciocchezze, non credo dovresti permettere a nessuno di trattarti in questo modo, neanche a me che sono il tuo idolo».la rimproverò, allontanandosi a disagio. Daisuke stava per girarsi per andar via, quando Mizy lo costrinse a voltarsi prendendolo per un braccio. Non ebbe il tempo di razionalizzare che si ritrovò le braccia della modella strette intorno al collo e le sue labbra attaccate alle sue. Lo zaino gli scivolò sul pavimento. Quel bacio lo raggiunse così inaspettatamente che per qualche momento ancora lo trattenne, indeciso sul da farsi. Non poteva mai immaginare che in quello stesso momento, un giovane ragazzo in jeans e berretto era rimasto immobile ad osservare la scena dietro l’enorme vetrata.
“Non è possibile, sto sognando. Non può essere vero. Daisuke non è quel tipo di persona. Non mentirebbe mai su una cosa del genere. Perché mi fa così male? Daisuke ti prego, cacciala, allontanala, respingila. Non farmi sentire così impotente. Fa qualcosa maledizione.” Senza che potesse rendersene conto una lacrima calda scese dolcemente sulla sua guancia fino a sfiorargli le labbra. Ne assaporò l’amaro sapore. Andrea aveva finalmente capito quello che provava realmente per Daisuke. Anche se ormai era troppo tardi per fare qualcosa.
Quella scena lo aveva paralizzato. Non riusciva a muovere un singolo muscolo.
 
“Che tempismo perfetto ragazzino, sei arrivato proprio al momento giusto. Non mi sarei mai aspettata che le cose si risolvessero così facilmente.”
 
Lentamente Mizy si allontanò dalle labbra del giovane cantante. Il suo sguardo colpevole e imbarazzato, colpì Daisuke in pieno petto , tanto che decise di non condannarla troppo duramente per quello che aveva fatto. Poteva immaginare cosa avesse provando in quel momento. Anche lui aveva sentito quel desiderio impulsivo con Andrea e non aveva alcuna voglia di colpevolizzarla.
I due si guardarono per qualche secondo. Daisuke le sfiorò con una mano la guancia. Nonostante tutto doveva dirle la verità. Anche se l’avrebbe fatta soffrire.
«Mizy, mi spiace, so quanto tu tenga a me. L’ho percepito dal tuo bacio e far finta di nulla sarebbe un lusso, ma anche una crudeltà, che non voglio permettermi. Io amo un’altra persona, e al momento non credo di poter rimuovere questi sentimenti dal mio cuore. Spero capirai»
Mizy distolse il suo sguardo per qualche secondo.
“Ancora quel ragazzino? Dice di amarlo, questo vuol dire che in un modo o nell’altro non avrei possibilità. Forse dovrei arrendermi. Che stupida per un attimo ho pensato che quel bacio fosse stato ricambiato. A che punto insistere oltre?”.
La giovane tornò a confrontarsi con l’espressione dispiaciuta di Daisuke.
«E’ solo colpa mia, sono stata troppo ingenua a credere che ti sarei piaciuta. Mi spiace, spero che questo episodio non cambi il nostro rapporto. Ci tengo davvero molto alla nostra amicizia»
Daisuke le sorrise comprensivo.
«tranquilla non cambierà nulla. Adesso però devo andare» la salutò con un gesto rapido della mano, raccolse il suo zaino e lentamente si voltò verso l’uscita. Quello che vide gli fece crollare il cuore in mille pezzi, e tutto il mondo sembrò fermarsi in quel momento. Andrea era lì e lo guardava immobile, il suo sguardo triste e deluso era  rivolto verso di lui e silenziosamente lo accusava.
“Non è possibile cosa ci fa lui qui? Ti prego non scappare. Anche questa volta non andar via senza che io possa spiegarti la situazione…”
I loro occhi si incrociarono per pochi secondi, poi Andrea recuperata tutta la sua forza si allontanò da quel posto correndo il più velocemente possibile. Non sapeva dove andare, ma era ugualmente deciso a non farsi raggiungere da Daisuke.
Si muoveva senza meta, più volte spintonando qualche ignaro passante, cercando di farsi strada all’interno dell’edificio. Si sentiva confuso e sperduto come non mai. Distrattamente asciugava le lacrime che copiose continuavano a imperlargli il viso. Finalmente raggiunse il primo rifugio che reputò abbastanza sicuro. Aprì rapido la porta richiudendosela subito dopo alle spalle. Aveva il fiatone e appoggiato alla stessa cercava di recuperare le forze. Notò che per sua fortuna nel bagno degli uomini non c’era nessuno. Stremato si mosse verso un lavandino. Si sciacquò nervosamente il viso, voleva cancellare quelle lacrime. Voleva rimuovere il simbolo della sua debolezza e la chiara evidenza dei suoi sentimenti. Nella foga il cappello gli cadde per terra. Lo raccolse e riguardandosi allo specchio se lo risistemò sulla testa cercando di riconquistare con quel gesto risolutezza e autocontrollo. 
“Andrea, basta. Torna in te. Questo comportamento non ti appartiene. Adesso uscirai fuori di qui e se ti capiterà di incrociare il suo sguardo farai finta che  nulla sia mai successo, e che questi sentimenti non siano mai esistiti. È chiaro che ti ha preso solo in giro.”
Finalmente le lacrime avevano finito di scendere ma, nonostante questo, quella strana sensazione non era ancora scomparsa dal suo cuore instabile. Stava per allontanarsi da quel luogo quando la porta fu spalancata improvvisamente.
Era Daisuke, l’aveva raggiunto.
Andrea abbassò la visiera del cappello in modo da nascondere il suo volto. Facendo finta di nulla cercò di uscire superandolo, ma Daisuke prontamente gli sbarrò la strada.
«Lasciami passare» lo intimò.
Il ragazzo dalla alta cresta corvina non si smosse. Anche se di qualche centimetro, era più altro e imponente di Andrea, e grazie alla sua muscolatura ben definita, non fu troppo difficile imporsi sull’esile sagoma che aveva di fronte.
«tu non vai da nessuna parte…»
«lasciami passare ti ho detto…» la voce di Andrea si era incrinata, stava per scoppiare.
«non esiste! Ora, io e te, restiamo chiusi qui dentro finché non verrà chiarito tutto» preciso Daisuke, prima di ruotare la chiave nella serratura della porta principale. La sfilò e la ripose nella tasca dei pantaloni.
«come vuoi, ma non so cosa speri di ottenere da me..» Andrea si appoggiò al muro e a braccia incrociate evitava cocciutamente lo sguardo di Daisuke.
Lo stesso si portò davanti a lui bloccandogli ogni possibilità di fuga.
«voglio capire cosa ti prende. Perché scappi in continuazione da me…»
Andrea si abbassò ancora di più il cappello sugli occhi. Non voleva che Daisuke lo vedesse piangere.
«parlami, non nasconderti dietro questo stupido cappello» ma Andrea continuava a tacere. Con uno scatto rapido Daisuke glielo tolse buttandolo sul pavimento, irritato.
Per un attimo i loro sguardi si incontrarono. Andrea aveva gli occhi rossi e le guance bagnate dalle  lacrime. Rapido se le asciugò,mentre recuperava il suo cappello dal pavimento.
Daisuke non poteva credere ai suoi occhi. Andrea stava piangendo.
Il giovane assistente facendo finta di nulla iniziò a ripulirlo picchiettandolo con qualche leggero colpo di mano. Ovviamente era un modo come un altro per non confrontarsi con lo sguardo sorpreso e senza parole di Daisuke.
«Andrea, perché…» non fece in tempo a completare la frase che fu interrotto.
«…se ti stai chiedendo se è colpa tua, posso liberarti dai tuoi sensi di colpa. Non è affatto come credi.. »
«Andrea…» continuò assumendo un tono più comprensivo.
«non chiamarmi più con quel nome… sei solo un bugiardo… ti stavi prendendo gioco di me, non è vero?»
«ma cosa dici?»
«sono così divertente per tutti? Non bastava già JJ?  adesso anche tu ti prendi gioco di me?»
«adesso smettila, io non sono mai stato più sincero di così in vita mia. Quello che ho detto di provare per te non erano menzogne»
Andrea, dopo aver recuperato un po’ della sua sicurezza era tornato a guardare Daisuke negli occhi.
«Se eri davvero così preso dai tuoi sentimenti per me, come sei finito a baciare un’altra…»
Finalmente il nodo della questione era stato sollevato.
«Andrea è stata Mizy a baciarmi. Io non ho opposto resistenza solo perché so quanto brutto sia essere respinti da qualcuno che non potrà mai condividere i tuoi stessi sentimenti. Quello è stato il primo e unico bacio fuori copione che ci siamo dati. Mi spiace che tu abbia frainteso, ma devi credermi se ti dico che tra me e Mizy non c’è nulla...».
«Non riesco a crederti… »
«Non riesci a credermi? Questa si che è bella! Mi stai accusando, per un qualcosa che non dovrebbe nemmeno toccarti. Qui l’unico a non capirci nulla sono io. Prima mi rifiuti e poi pretendi  che io ti dia anche spiegazioni sulla mia vita sentimentale. Credevo fossi molto più maturo di così.»
Andrea fu colpito in pieno petto da quelle parole. In fondo Daisuke aveva ragione. Quale motivo aveva lui per infierire oltre nella sua vita privata? Lo aveva rifiutato e adesso non poteva di certo vantare dei diritti sulla sua vita privata.
Rimasero in silenzio per qualche secondo. Entrambi sapevano di essere in torto ma cocciutamente evitavano di ammettere i propri errori.
Finalmente dopo poco una dichiarazione inattesa interruppe quel silenzio imbarazzante.
«mi dispiace ho sbagliato…»ammise il più giovane dei due, mettendo fine a quel mutismo surreale.
Andrea, guardava Daisuke con lo sguardo di chi sa di aver esagerato. Aveva capito quanto quel suo comportamento fosse ingiusto nei confronti di Daisuke, la cui unica colpa era stata quella di avergli mostrato i suoi veri sentimenti. Aveva rischiato molto per mettere in chiaro quello che provava. Era stato coraggioso in fondo. Invece lui cosa poteva dire di aver fatto di davvero valoroso fino a quel momento? Era solo scappato. Scappato dalla sua famiglia, scappato dal dolore e scappato dall’amore. Era bravo solo a lasciarsi i problemi alle spalle.
Daisuke sentì tutta la rabbia svanirgli. Non provava rancore per le parole di rimprovero di Andrea. Non poteva biasimarlo. Gli aveva imposto un amore insolito e senza dubbio difficile da accettare.
«no Andrea, la colpa è tutta mia, non avrei dovuto metterti al corrente dei miei sentimenti, se non ti avessi baciato quel giorno adesso non saremmo qui a discutere come due bambini. Facciamo finta che non sia successo nulla e torniamo a essere gli stessi di un tempo» gli propose Daisuke mostrandogli una mano sospesa in attesa di una stretta di riconciliazione. Andrea era immobile e osservava quella mano sospesa davanti a lui. Aveva capito quello che voleva e questa volta non si sarebbe comportato da vigliacco.
«mi dispiace Daisuke io non posso più fare finta di nulla.»
Daisuke, non riusciva a capire.
«quindi non torneremo più ad essere amici?» gli chiese dispiaciuto mentre abbassava deluso la sua mano.
«si, mi dispiace…»
«capisco» proseguì reclinando il capo. Per la prima volta si sentiva sconfitto e deluso.
«..Daisuke io non posso più far finta di essere tuo amico, perché poco fa ho capito di provare qualcosa per te…»
«cosa?» Daisuke non poteva credere alle sue orecchie.
«hai sentito bene. Credo tu mi piaccia più di un amico. Sei una persona davvero importante per me.» lentamente si avvicinò a Daisuke. Prese le sue mani e le strinse tra le sue. Questa volta non aveva più paura di quel contatto «spero di essere ancora in tempo…» continuò sorridendogli amaramente.
Daisuke, ricambiò quel sorriso che gli era mancato così tanto in quei giorni solitari. Non poteva credere che i suoi sentimenti fossero stati compresi e ricambiati. Questa volta non avrebbe commesso gli stessi errori del passato, non con Andrea.
«pensi davvero che mi sarei stancato un giorno di aspettarti?». Dolcemente Daisuke si sporse verso Andrea. I loro volti erano vicinissimi. Finalmente si erano ritrovati. Daisuke sfiorò dolcemente il volto del più giovane con una mano, mentre nell’altra poteva avvertire Andrea tremare dolcemente.
«non avere paura faremo tutto con calma, non abbiamo alcuna fretta…»
«non ho più paura, perché adesso ci sei tu qui con me…»
Daisuke gli sorrise comprensivo «chiudi gli occhi per un momento» lo invitò sfiorandogli le palpebre. Andrea lo assecondò, poco dopo avvertì la pressione di labbra calde e soffici, sui suoi occhi poi sulle sue guance «non piangerai più per colpa mia questa è una promessa», Andrea riaprì i suoi occhi. Finalmente un enorme sorriso tornò a illuminargli il viso. Daisuke lo ricambiò per qualche secondo, poi tornando serio si avvicino verso il suo viso e finalmente anche le loro labbra si incontrarono. Andrea aveva ritrovato la forza di amare qualcun altro con tutto se stesso, non aveva più paura dei suoi sentimenti. Anche Daisuke  finalmente sentiva di aver recuperato se stesso e questa volta non avrebbe rinunciato ai suoi sentimenti così facilmente. 

 
   
 
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