CAPITOLO 26
–
Trunks era
confuso. Sentì un forte dolore allo stomaco.
Cercò di
riprendere fiato, ma un’altra fitta gli bloccò il
respiro. Si sforzava
disperatamente di mettere a tacere quel dolore, che non conosceva. Non
aveva
neanche la voce per chiamare i genitori in soccorso.
Rivolse lo
sguardo alla finestra. Non seppe mai perché lo fece, ma
quel gesto gli dava una sensazione di dejà vu. Aveva
l’impressione di aver già
vissuto quell’attimo.
Gli parve di
ricordare qualcosa. Tenne gli occhi fissi sulla finestra,
come se dovesse succedere qualcosa da un momento all’altro.
Ma il cielo
rimase nero e la luna restò al solito posto.
Nel dolore,
trovò la forza di sorridere. Poi perse i sensi.
Vegeta stava
per perdere la pazienza. Quella notte non aveva dormito
per niente bene, si era svegliato quella mattina con la sensazione di
aver
appena terminato uno dei suoi duri allenamenti. E ora ci si metteva
anche
quell’isterica di sua moglie. Provò ad
addormentarsi sul divano, per
recuperare.
–
Smettila! Cosa diavolo ti prende?
Bulma andava
avanti e indietro per la stanza. Non si prese la briga di
rispondergli e Vegeta la ignorò. Sbuffando, tornò
a oziare. La donna tornò a
passeggiare su e giù.
Il Saiyan si
accorse di qualcosa di strano. Guardò Bulma, mentre dava
in una crisi isterica per un vaso di fiori spostato di un millimetro.
No, quello era
più che normale.
Erano le dieci
di mattina. Tardi, per il sonno di un Saiyan attivo
come lui. E anche per Trunks. Dov’era finito?
–
Bulma, tuo figlio? Ma ti vuoi fermare, accidenti?!
Bulma
finalmente si bloccò. Si portò un dito alla
bocca, come per
riflettere.
–
Trunks… è strano a quest’ora
è già sveglio. Vado a chiamarlo.
I colpi dei
passi sulle scale si allontanarono ritmicamente. Vegeta
tornò a rilassarsi.
All’improvviso,
uno schianto.
Veniva dal
piano di sopra.
–
Ve… Vegeta…?
Un esile
pigolio, appena udibile.
Vegeta,
d’istinto, si precipitò sulle scale. Un solo
pensiero, quasi
un riflesso involontario per un guerriero come lui.
“Nemici!”
Ma, sulla
porta della camera del figlio, lo aspettò un’amara
sorpresa.
Sua moglie era
in ginocchio accanto al letto del figlio. Trunks era
prono, fuori dalle lenzuola, che giacevano lì accanto,
stropicciate come se
qualcuno le avesse strappate dal materasso.
Niente di
strano. Ma gli occhi di Bulma erano colmi di terrore.
–
Vegeta, non respira.
Solo un
momento per comprendere la vera gravità di quella
constatazione.
“Merda!”
–
Trunks, smettila! Svegliati, svegliati!
Il ragazzo
rimaneva immobile e non si muoveva.
–
Trunks! È uno scherzo idiota! Basta!
–
Vegeta, finiscila urlare!
Il Saiyan,
alla vista delle lacrime che colavano sulla guancia di sua moglie
si arrestò. Si concentrò e sondò le
aure circostanti.
–
No… non è come pensi… la sua aura
è debole, ma il cuore batte
ancora…
–
Ehilà, Vegeta!
Gohan si
affacciò alla porta della camera.
–
Abbiamo trovato la porta aperta e siamo… Ehi, ma
cos’ha Trunks?
Vegeta lo
fulminò.
–
Non fare domande inutili! Muoviti, aiutami a portarlo in ospedale!
***
“Lo
stomaco… che fastidio… fa
male…”
Gli
addominali, già scolpiti benché avesse solo
dodici anni, erano
ancora contratti e dolevano. Ricordava solo un’intensa luce
bianca, le sue mani
strette convulsamente sulla pancia, la febbre che lo bruciava come se
lo
volesse consumare.
Poi, mentre la
fitta andava scemando, non aveva sentito più nulla.
Ma ora tornava
a sentire dolore. Strinse i denti e per lo sforzo le
sue palpebre tremarono. Mosse impercettibilmente una mano, cieca nel
buio.
– Ha
mosso una mano! Forse si sta svegliando… –
sussurrò una voce
lontanissima.
Si sentiva
come se fosse sul fondo di un oceano. Le voci nuotavano
intorno a lui, la luce era solo uno spiraglio, tutto era ovattato.
All’improvviso,
tornò in superficie.
Una luce
bianca colpì i suoi occhi. Fece per coprirseli con una mano,
ma era talmente indolenzito che rinunciò immediatamente.
–
Trunks si è svegliato! Ha aperto gli occhi! –
cinguettò qualcuno di
familiare. Voltandosi in direzione della voce, vide sua madre.
–
Ciao… mamma.
–
Oh, piccolo mio! Quanto mi hai fatto preoccupare!
– Ma
cos’è… successo?
–
Non si sa, a dirla tutta… però sei stato molto
male, ti hanno
ripreso per i capelli e per un colpo di fortuna…
–
Neanche i Saiyan sono immuni ai comuni malanni terrestri, eh?
–
esclamò Yamcha. Ma dov’era stato fino a quel
momento?
Spaziando con
lo sguardo, si accorse che non c’era solo sua madre
nella stanza. Accanto a lei c’erano i nonni, il padre di
Chichi, Gohan e Muten.
Alla sua destra c’era Goten, che gli teneva una mano, vicino
a Crili, C-18 con
Marron, Yamcha. Di fronte a me c’erano Goku e mio padre.
Una riunione,
insomma. Sebbene la camera non fosse piccola, a malapena
si respirava.
“Ma…
sono tutti qui… per me?”
Tutti avevano
stampata in faccia un’espressione
commossa. Sembravano prodotti in serie. Ma il più commosso
di tutti era Goku:
il suo volto brillava d’orgoglio, come se avesse fatto
chissà che cosa. Mio
padre stava un po’ in disparte, come al suo solito, con un
viso corrucciato; ma
gli occhi erano ombrati da pesanti occhiaie, segno di insonnia
prolungata.
– Ma
come ti viene in mente di dirgli certe cose? Si è appena
svegliato, accidenti, e già gli vuole dare certi shock! Roba
da matti…
–
Mamma, smettila! Mi fa male la testa – si lamentò
Trunks,
impietosito dalla dura ramanzina a Yamcha. Bulma si tappò la
bocca.
–
Oh, scusa, tesoro. Ma non sai come ho passato questi due
giorni…
–
Due giorni? Sono rimasto addormentato due giorni?!
Era
sbalordito. Non aveva mai dormito per due giorni filati.
–
Lascialo in pace, una buona volta – sbuffò una
voce. Il ragazzo non
era mai stato tanto contento di sentire la sgarbatezza di suo padre.
–
Trunks… figliolo… – iniziò
Goku contento.
Storsi la
bocca, disgustato.
–
Sei così zuccheroso, che mi è rimasto il dolce in
bocca. Mi prenderò
il diabete.
Goku sorrise
maliziosamente e si rivolse a mio padre:
–
Sta’ attento, Vegeta, non vorrei che cominciasse a
somigliarti
troppo.
Trunks rise di
gusto, mentre Vegeta ignorava il suo acerrimo rivale.
Muten, che era
stato in silenzio fissandomi come un animale raro,
ordinò autorevolmente:
–
Adesso lasciamolo solo con i genitori e gli amici stretti. Stiamo
consumando tutta l’aria, e l’ultima cosa di cui ha
bisogno Trunks è un bello
svenimento.
Tutti gli
diedero ragione e piano piano uscirono. Goku fu l’ultimo.
Passandomi vicino, bisbigliò in un orecchio
dell’ammalato:
–
Sei il nostro eroe.
Lo
guardò sorpreso. Per tutta risposta, lui ammiccò.
Poi raggiunse la
famiglia di fuori.
Erano rimasti
solo i Brief e la famiglia di Goku, tranne Goten, che
appena aveva scoperto che gli ospedali hanno un bar. Mentre Chichi
rifletteva
sulla probabile stima dei danni che avrebbe dovuto pagare per conto del
secondogenito, qualcuno bussò alla porta.
–
Chi è? – domandò mia madre.
–
Sono io, Videl.
Gohan si
precipitò ad aprirle. Appena entrò, lei
fulminò il degente con
lo sguardo.
– Mi
hai fatto prendere un bello spavento, lo sai? – lo
sgridò con la
sua voce carezzevole.
– Mi
dispiace – disse contrito, ridendo sotto i baffi. Poi
notò il
fagottino tra le sue braccia.
–
Noo… Ti sei portata…?
–
Già – confermò – lei con un
gran sorriso.
Goku sorrise.
–
È il piccolo Tomi, giusto?
Lei
guardò il Goku, meravigliata.
Lui aveva una
faccia da “sono-un-genio”. Compiaciuto, si dispose
comodo ad ascoltare i commenti stupiti alla “ma come fai a
saperlo?”. Restò
piuttosto sbalordito quando Videl gli chiese:
–
Tomi? Ma certo che no!
Goku era molto
confuso. A Trunks veniva da ridere.
– Ma
come?
–
Papà, è una bambina.
Goku era
confuso. Anzi, dire che era confuso era un eufemismo. Era
sconvolto.
–
Una bambina? – riuscì a sillabare infine.
–
Sì. Si chiama Pan – lo informò Videl,
lanciandogli un’occhiata
strana.
–
Goku, tesoro, stai bene? Perché non avrebbe dovuto essere
una
bambina? – gli disse preoccupata Chichi.
– Il
solito maschilismo Saiyan – commentò Bulma,
alzando gli occhi al
cielo.
Lui
annuì, pensieroso. Sembrava proprio fuori di testa. Trunks
lo
sorprese mentre guardava Vegeta confuso. Lui gli rispose alzando le
spalle.
La sapevano
lunga, questo era certo.
Il ragazzo
guardò Pan. Aveva dei tratti delicati, amalgamanti
però a
lineamenti marcati (evidente segno di geni Saiyan) che rendevano il suo
viso
dolce e vivace allo stesso tempo vivace. Gli occhi erano nerissimi come
i
capelli e brillavano come due stelle. Gli riuscì subito
simpatica.
Disgraziatamente,
sua madre, nelle vicinanze di un neonato, non può stare
in pace finché lo sfortunato non avesse ricevuto un lungo
monologo sule sue
somiglianze con i suoi genitori. In poche parole, Bulma e Chichi le
saltarono
sopra e cominciarono a parlare. Niente di meglio per il Principe che,
avendo
passato diverse notti insonni per colpa del figlio, non resistette, e
solo dopo
cinque minuti di quello spettacolo si addormentò.
Niente
è meglio della propria moglie pettegola, quando si ha
bisogno
di un sonnifero.
–
Sì, e guarda il taglio d’occhi…
– ciarlavano intanto loro. Il
ragazzo non le ascoltava. Guardava Goku.
Era
decisamente strano quel giorno. Guardava le due donne e scuoteva
la testa, come se fosse già stato costretto ad assistere a
quella scena.
Trunks gli
fece un cenno. Lui corse al suo letto, pronto ad aiutarlo.
–
Cosa significava quell’occhiolino, prima? – lo
aggredì appena
arrivò.
Goku sorrise
sibillino. Dannazione, come dava ai nervi.
Avvicinò
la bocca all’orecchio e ripeté:
– Te
l’ho detto: sei il nostro eroe!
Il giovane
Saiyan perse definitivamente la pazienza e urlò sottovoce:
–
Smettila di parlare per enigmi! Dimmi cosa vuol dire!
Lui fece finta
di non averlo sentito e continuò:
–
Tuo padre è molto fiero di quello che hai fatto.
È orgoglioso di te.
–
Qualcuno mi dice cosa ho fatto? – fece Trunks stufo.
–
Hai salvato tuo padre. Hai salvato me. Hai messo a rischio la tua
vita per far sì che noi avessimo una vita felice.
Goku
notò la sua aria spersa e incredula.
–
Non ricordi niente, eh?
Ricordare che
cosa? Magari era impazzito Goku e non lui. Eppure
sembrava molto sicuro di quello che diceva.
–
Trunks, fidati. Guarda.
E gli
consegnò la sua spada. La sua adorata spada. La sua sola
vista gli
dava sicurezza. Non riusciva ad allenarsi senza di lei. E
più di una volta gli
aveva salvato la vita.
L’esaminò,
temendo che fosse rovinata. L’impugnatura era perfetta,
neanche una piccola incrostazione di sudiciume. La voltò, e
per poco non schizzò
dal letto.
Il piatto
della lama non era intatto. Dall’impugnatura alla punta
correva un lungo graffio, sottile e irregolare. Niente aveva mai
scalfito la sua
spada e anche quando Tapion gliel’aveva consegnata sembrava
nuova.
Chiese
spiegazioni a Goku con lo sguardo. Lui gli sorrise.
Mentre
sbirciava la spada, venne accecato da un lampo di luce. Era una
luce splendente, bianca, abbagliante, come il riflesso di una pietra
preziosa a
metà tra il diamante e un metallo bianco.
Ok, ero
impazzito.
Scrutò
Goku, per assicurarsi che non avesse visto niente. Invece
sorrideva.
Trunks non ci
aveva capito niente, ma fu sommerso in una sensazione di
pace. Era così contento che gli venivano le lacrime agli
occhi.
Goku venne
contagiato dalla sua contentezza e allargò il suo sorriso.
Era così luminoso che la costellazione più
brillante sarebbe sbiadita in
confronto.
Si
alzò in piedi, pronto a seguire la moglie. Vegeta dormiva
ancora.
Commosso, gli
fece una carezza.
–
Ora dormi, Trunks. Ne hai sicuramente bisogno.
Il Saiyan, il
giovane eroe che aveva salvato il mondo mettendo a
rischio la sua vita, appoggiò la testa sul cuscino. In quel
momento, sprofondò
in un sonno pesante, con il sorriso sulle labbra.
EPILOGO
– L’INIZIO
Due giorni
dopo, Trunks è a casa. Sembra che siano anni che non la
vede… immagini spaventose di macerie lampeggiano per un
attimo sui suoi occhi.
Orribile. Cerca gli occhi di suo padre, in cerca di sicurezza.
Li incontra e
sono sereni come non lo erano mai stati.
Dal piano di
sopra arrivano gli strilli infantili di
Bra, sua sorella, e le risate dei suoi nonni, che stanno giocando con
lei.
Sulla soglia, ad attenderlo, Goten, speranzoso di potersi allenare o di
poter
uscire un po’ con lui. Chichi e Goku stanno venendo incontro
a loro.
–
Bentornato! Tutto bene?
–
Sì. Sì.
–
Vieni dentro! Tua nonna ha preparato i pasticcini.
Il ragazzo,
prima di entrare, si guarda intorno,
indugiando sul giardino verde d’erba, sui ciliegi in fiore
dei viali, su casa
sua.
La pace era
lì, era nell’aria.
Forse avevano
finito veramente di soffrire, una
volta per tutte.
Lasciandosi
alle spalle la primavera, entrò in casa.
Sentiva quella
primavera come un inizio.
“Basta!
Mi faccio
venire il diabete da solo, altro che Goku!”
La spada
luccicò un’ultima volta, poi la porta si
chiuse con fragore.
***THE END***
NA: Le
conclusioni son sempre un gran problema per
me ò.o Beh, ecco a voi l’ultimo capitolo de
“The End OF Saiyans”. È deludente?
Melenso?
Fatemelo sapere.
Per le
recensioni di questo capitolo, vi rispondo su
un altro capitolo a parte. Liberi di non leggere quello che vi
dirò, ma mi dispiaceva
far cadere le recensioni a vuoto. ^^
monicar92: Visto?
Trunks non è morto e tutti
vivono felici e contenti! XD Almeno, finché non torno
io…
Vegeta4ever: O.O Ma che
cavolo! Sei peggio di
Hannibal Lecter! Praticamente ammazzi chiunque! Ti avevo detto o non ti
avevo
detto che finiva tutto bene? ;)
nightwish4ever: Vero! ^^
Tutti felici e contenti!
Anche Trunks (anche se un po’ malaticcio, ma si
riprenderà ^^)
vivvina: Ti pareva
che andava a finire
male, eh? Come vedi, ogni cosa si è sistemata! Dopotutto,
anche se sono una fan
dei non–lieto–fine, ho deciso che quello che
avevano patito era abbastanza, e
li ho fatti sopravvivere ^^!
SweetGirl91: A chi lo
dici :( io mi chiedo che
farò dopo questa long–fiction… Comunque
sì, se non si era capito bene il drago
era proprio Shenron (non l’ho specificato, scusate!
>.<). Beh, alla fine
è tornato tutto a posto. Mail ricevuta, finalmente! La
risposta ti è arrivata?
Gli addii per
la pagina dei ringraziamenti! Preparo i
fazzoletti (per me almeno, penso che voi sarete felici di non vedermi
più in
circolazione XD).
Bacioni
DarkMartyx