Epilogo.
Il salice piangente brillava smeraldino alla luce di
quell’alba di giugno, e l’aria salmastra del mare si incuneava tra le lapidi,
come il bacio leggero di una madre al proprio bambino.
Accoccolato sull’erba tagliata di fresco, un vecchio
album poggiato sulle ginocchia e un tenue sorriso sul viso sbarbato, Beau
osservava la fotografia in bianco e nero del padre.
“Scommetto che avresti pianto, sai?”
Il cinguettio di un’allodola lo distrasse per un
momento, portandolo a osservare l’uccellino ciangottante, appollaiato su un
ramo vicino.
Quest’ultimo lo squadrò con estrema serietà, prima di
involarsi verso un albero a poca distanza da dove si trovava Beau.
Sorridendo nel tornare a scrutare l’album, l’uomo lo
aprì con fare reverenziale.
All’interno, ritagli di giornale, più o meno vecchi,
si intervallavano a fotografie di diversi anni prima, ma che ritraevano tutte
la stessa persona. Serena.
La collezione era iniziata dopo la terribile
separazione avvenuta tra i due ragazzi.
Beau aveva raccolto, mese dopo mese, gli articoli
scritti da Rena sul giornale della scuola e, bellissima e splendente, una copia
della foto del giorno del diploma si trovava anche in quella raccolta.
In seguito, per diversi anni, la raccolta era rimasta
ferma, orfana della sua protagonista che, a Yale, si era rivelata troppo
lontana per essere alla sua portata.
Quando, però, Serena aveva iniziato a scrivere i suoi
primi pezzi per alcune testate giornalistiche on-line, la collezione era ripresa con rinnovato vigore.
Il suo ritorno a Los Angeles l’aveva solo rimpolpata.
La sua entrata ai vertici di Vanity Fair aveva reso felice Colton, che più volte aveva spronato
Beau a tentare di riallacciare i rapporti con la vecchia amica.
Gli spiaceva che il padre non fosse riuscito a vederla
come era adesso e, soprattutto, nelle vesti di sua moglie.
“Ti sarebbe piaciuta” mormorò, continuando a sfogliare
l’album fino a raggiungere i fatti più recenti.
Quando vide un trafiletto dedicato all’incidente
automobilistico di Rena, sorrise.
Quell’apparente dramma li aveva riavvicinati, e ora
stava per coronare il sogno di tutta una vita.
Levatosi in piedi, si strinse al petto l’album e,
osservando mesto la tomba del padre, asserì con veemenza: “La renderò felice,
papà. Sarai orgoglioso di me.”
“Lo è sempre stato” asserì una voce alle sue spalle.
Volgendosi sorpreso, Beau sorrise nel vedere la madre,
in piedi a pochi passi da lui e, scrollando appena le spalle, dichiarò: “Beh,
lo spero.”
“Io ne sono sicura” annuì la donna, allungando una
mano verso di lui. “Andiamo? Anche se sei lo sposo, un po’ di tempo per
prepararti lo impiegherai anche tu.”
“Andiamo pure” assentì lui, accettando la stretta di
mano della madre.
L’allodola, in lontananza, ciangottò e Beau,
nell’osservarla, sorrise. Gli ricordava tanto una delle statue di suo padre.
§§§
Il pizzo color crema dell’abito risaltava sulla sua
pelle eburnea e, nel passare una mano sullo scollo a V dell’abito, sorrise
deliziata.
Sotto i seni appena accennati, una trina di brillanti
sottolineava il suo fisico slanciato. Le spalline diamantate dell’abito, erano
intrecciate a formare dei fiori, in tutto simili al pizzo dell’abito lungo e
leggermente scampanato.
Al collo, un collier a bouquet di fiori, in oro bianco
e giallo, accompagnava il pesante bracciale che portava al polso destro, unici
due ornamenti che aveva scelto per quell’occasione.
Ai capelli, rilasciati sulle spalle in una sapiente
acconciatura volutamente selvaggia, due rose color rosa antico si abbinavano
splendidamente al resto dell’ambiente.
La magnifica villa degli Ingleton era stata
interamente ammantata di rose, di ogni genere e forma, e nel mezzo del giardino
un enorme gazebo bianco – anch’esso colmo di fiori – attendeva la coppia.
Sedie bianche erano state sistemate sui due lati del
tappeto niveo steso sull’erba e, attorno a quell’improvvisata chiesa
all’aperto, gigantesche giare contenevano giacinti bianchi e rosa.
Già molti invitati erano ormai arrivati alla villa e,
nel giardino, il via vai delle persone in abiti eleganti ormai non si contava
più.
Serena, dopo aver infilato le scarpe a sandalo –
bordate da piccole rose bianche su tutta la loro lunghezza – si sentì un po’
meno bassa e un po’ più sicura di sé. Sorridendo alla madre, mormorò: “Se
inciamperò sul tappeto, ucciderò il primo che ride.”
“Ti è concesso” asserì Grace, sorridendole orgogliosa.
Lei allora rise nervosamente e, compiuta una mezza
piroetta, esalò: “Dio, mamma, ci pensi? Sto per sposare Beau!”
“Questo mi hanno detto… a meno che lo sposo che sono
passata a trovare prima, non sia misteriosamente cambiato” dichiarò la madre,
ammiccando comicamente.
“Come stava?”
“Nervoso. E davvero affascinante” sintetizzò la donna,
facendosi comicamente aria con una mano, scatenando così le risate della
damigella e delle matrone d’onore.
Hannah, Berenike, Sylvia, Candice e Coleen erano
splendide nei loro abiti di chiffon azzurro.
I corpetti di brillanti erano intrecciati a una
leggera stola di seta diafana; davano l’idea di essere delle stupende dee
greche in attesa del primo eroe di passaggio.
Serena sorrise alla sola idea.
Battendo le mani come una bambina, esclamò: “Oooh, non
vedo l’ora di vederlo!”
“Dovrai pazientare ancora un po’. La sposa deve farsi
attendere” sottolineò Hannah, strizzandole complice l’occhio.
“Sono vent’anni che l’aspetto. Sarei anche un po’
stanca” brontolò per contro Serena, pur sorridendo birichina.
“Oh… la ragazza ha fretta di diventare la signora
Shaw! Questo mi fa pensare che il ragazzo in questione ci sappia fare!” ironizzò
Berenike, scatenando le risate chiassose di tutte e l’imbarazzo di Rena.
Grace si unì alla risata e, nel depositare un bacio
sulla guancia alla figlia, le mormorò all’orecchio: “Sparlate pure mentre non
ci sono. Io vado a controllare a che punto sono gli uomini.”
“A dopo, mamma” le sorrise lei, salutandola con un
cenno allegro della mano.
Mancava ancora poco e, sì, sarebbe stata Mrs Shaw.
Semplicemente, non vedeva l’ora.
§§§
La brezza scivolava tra gli alti palmeti, le piante
secolari, i glicini e le imponenti siepi di ligustro che cingevano la vasta
proprietà degli Ingleton, profumando l’aria e rendendola piacevole sulla pelle.
Beau, in piedi accanto al pastore, si guardava attorno
vagamente ansioso, lo sguardo che spaziava sulla miriade di invitati e
sull’autentica troupe messa in piedi per le fotografie e il filmino del
matrimonio.
Serena aveva assoldato degli autentici professionisti,
non c’erano dubbi.
Nick, al suo fianco, gli diede di gomito e mormorò:
“Sicuro di reggere? Ti vedo un po’ pallido.”
“Ho come l’impressione che la wedding planner voglia sgozzarmi. Quando le ho detto che non mi
sarei tagliato i capelli, e neppure
messo il gel, mi ha guardato malissimo”
replicò ghignante Beau, passandosi una mano tra le chiome castane.
“Lascia stare. Quella è una perfezionista” scrollò le
spalle Nick, nel suo smoking nero dai baveri in seta color antracite.
Il futuro sposo, sistemandosi la giacca color ghiaccio,
come il resto dell’abito, e bordata in seta di un tono più scura, lanciò
un’occhiata speranzosa alla madre, che gli sorrise fiera.
Brandon, accanto al fratello assieme a Phillip, Ron e
Andrea, sorrise a Beau e gli strizzò l’occhio dicendogli: “Nick fa tanto il
furbo, qui, ma a suo tempo era più pallido di te, credimi.”
“Grazie per la dritta, Bran. Questo mi rincuora”
ridacchiò a quel punto l’uomo, lanciando un’occhiata divertita all’amico, che
fulminò per diretta conseguenza il fratello minore.
“E’ inutile che mi guardi così, Nicky. E’ verissimo
che, quando hai sposato Hannah, eri pallido come una palla di neve” sghignazzò
Brandon, ricevendo subito dopo una gomitata da parte di Phill.
“Vorrei vedere te, al suo posto” replicò conciliante
Phillip sorridendo a Nickolas, che lo ringraziò con un sorriso.
“Visto che le nostre care ragazze hanno la fortuna di
aver sposato, o di stare per sposare, uomini così innamorati di loro, mi sembra
opportuna un po’ di sana ansia da evento” intervenne a quel punto Andrea,
saggio e sorridente come sempre.
“Sante parole. Quando sposai la mia cara mogliettina,
non riuscivo a stare fermo” assentì Ron, più che d’accordo con il magnate.
L’attacco della Primavera
di Vivaldi interruppe qualsiasi loro discussione e Beau, lanciato che ebbe uno
sguardo verso il fondo del lungo tappeto bianco che conduceva fino al gazebo,
perse un battito.
Laggiù, illuminata dal sole e circondata da mille rose
sullo sfondo, vide Serena in tutta la sua bellezza ed eleganza.
L’abito di pizzo color crema le donava
particolarmente, rendendo evidente il suo corpo esile e da ballerina.
La sua chioma fluente era stata lasciata volutamente
sulle spalle, a raccogliere le carezze della brezza, e riluceva del colore del
cioccolato e del bronzo.
Ma quello che Beau maggiormente notò fu il suo
sorriso, che eclissava la bellezza dell’abito, della scenografia, dei presenti…
di tutto.
Quel sorriso gli diceva di non aver sbagliato, di
averla resa veramente felice, di aver
fatto il primo passo verso una vita insieme, che li avrebbe ripagati di tanti
anni di separazione.
Ascoltò ben poco la musica, sapientemente eseguita
dall’orchestra alle spalle del gazebo, poiché il suo mondo iniziava e finiva
con Serena, accompagnata da suo padre e preceduta dalle damigelle.
Quando Barthemius sostenne la mano di Rena, poggiandola
in quella protesa di Beau, lo sguardo dei due uomini si sfiorò in una muta
promessa.
Per quanto semplice potesse apparire quel gesto,
entrambi sapevano quanto c’era in gioco; la felicità della donna che loro
amavano come la vita stessa.
Nel momento in cui i due giovani furono finalmente
insieme, si volsero entrambi verso il pastore che, sorridendo, annunciò ai
presenti di potersi accomodare per dare inizio alla cerimonia.
Uno stormo di colombe, non previsto quanto a sorpresa,
scelse quel momento per levarsi al gran completo dagli alberi vicini e Serena,
nell’osservarle ammaliata, mormorò: “Davvero bellissime.”
“Come te, del resto” replicò Beau, stringendole con
forza la mano che teneva ancora avvinta nella sua.
Lei gli sorrise, soddisfatta ed emozionata e, nel
tornare ad osservare l’officiante, si disse che tanto tempo passato a stare
separati era infine valso il risultato finale.
Erano insieme. Per sempre.
§§§
Non ricordava molto delle ultime ore, complice
soprattutto tutto lo champagne che aveva bevuto.
Di una cosa, però, era sicura.
La fede di brillanti in oro bianco di Cartier che
brillava al suo anulare sinistro, era il simbolo primo del suo successo.
Trovarsi nuda e soddisfatta nel letto assieme a suo
marito, il secondo.
Beau, prono sul letto e con il capo poggiato sul
cuscino di piume, dormiva profondamente, la mano sinistra ben in vista e su cui
spiccava la vera in semplice oro bianco scelta per lui.
A mascherarne la perfezione c’era solo il lenzuolo,
che Rena mantenne al suo posto per concentrarsi unicamente sul suo viso
addormentato e bellissimo.
Lo sciabordio dell’acqua si avvertiva appena, sullo
yacht messo a loro disposizione da papà, e il capitano Sheperd era un autentico
asso, nel guidarlo.
Sarebbero giunti a Ensenada, in Messico, entro poche
ore - Serena ne era sicura - e lì avrebbero iniziato a godersi la loro meritata
luna di miele.
Poco per volta, si sarebbero spinti verso Acapulco e,
se il mare e il loro desiderio li avesse spinti più avanti, avrebbero
proseguito fino a Capo Horn.
Nulla poteva fermarli, nulla ostacolava più il loro
amore, perché ora erano un’unica entità, un’unica persona.
Presto, troppo presto, i loro impegni sarebbero
tornati a bussare alla loro porta, ma per il momento potevano dimenticarseli.
Vanity
Fair sarebbe andato avanti da
solo, per alcune settimane, e la commedia di Beau ce l’avrebbe fatta a
sopravvivere senza di lui, almeno per quanto riguardava le tante repliche
richieste a Los Angeles.
Quando questa avesse debuttato in altre città, lui
avrebbe dovuto inevitabilmente seguirla, almeno per un po’, ma Serena era
preparata a questo.
Non la spaventava l’ignoto, perché ormai aveva
imparato a combattere e lottare per ciò che desiderava con tutto il cuore.
“A cosa pensi, amore?” mormorò Beau, sorprendendola.
Chinandosi a dargli un bacio, lei replicò: “Solo al
nostro futuro assieme.”
“E’ per questo che siamo qui, no?” ironizzò lui,
ammirandola in tutta la sua nudità.
“Sì” assentì la donna, sospingendolo per farlo
sdraiare supino e porsi sopra di lui, dominante.
Beau glielo lasciò fare e, nel carezzarle i fianchi
snelli, le domandò: “Rimpianti?”
“Nessuno. E anzi, passerò il resto dei miei giorni a
recuperare ogni singolo giorno che ho passato senza di te” dichiarò lei,
allungandosi per baciarlo sulle labbra.
“Mi trovi perfettamente d’accordo, Mrs Shaw” ridacchiò
l’uomo, lasciandola fare.
Serena sorrise, saggiò sulle labbra il suo nuovo
cognome e, nel liberare il marito dall’impedimento del lenzuolo di seta, disse:
“Ho voglia di te, Mr Shaw.”
“Mi avrai per tutta la vita, ogni volta che vorrai” mormorò
lui, ora serio in viso.
“Risposta esatta” sorrise lei, deponendo un bacio sul
collo del marito.
Dagli oblò, il sole fece capolino, ma nessuno dei due
vi badò.
Ci sarebbe stato tempo per osservare l’alba sull’oceano, ma non era quello il giorno.
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N.d.A. : e con questo capitolo, si chiude la storia di Rena e Beau. Se vorrete continuare a seguirmi nelle loro vite, ogni tanto aggiornerò "Honey's World", poichè pare che in poche siano desiderose di abbandonare questo mondo, e questo mi rende assai contenta, perchè significa che quello che ho scritto vi ha fatte affezionare ai miei personaggi.
Ringrazio chiunque abbia letto, commentato, riso, si sia emozionato, arrabbiato o abbia, comunque, provato sentimenti diversi leggendo questa storia. I grazie continueranno all'infinito.
Come prossima avventura, tornerò al genere Soprannaturale, e posterò uno spin-off della Trilogia della Luna, che trovate tra le mie tante storie. Si intitolerà "Avventura al Chiaro di Luna". Per chi avesse seguito le vicende di Brianna e Duncan, dico solo che questa storia si svolge sette anni dopo gli eventi di "All'ombra dell'Eclissi", e la protagonista sarà Cecily, Capoclan del branco di Cornovaglia.
Per chi non si fosse avventurato nel mio mondo fatto di licantropi e magia, e fosse interessato a scoprirlo, consiglio la lettura di "Figli della Luna", primo capitolo della serie.
Con questa notizia puramente tecnica chiudo questa nota, e ancora vi ringrazio per avermi seguita. Spero vorrete farmi ancora compagnia!