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Autore: Ghost Writer TNCS    10/06/2014    1 recensioni
ATTENZIONE! REVISIONE IN CORSO
Credi di essere una persona qualunque. La tua vita è piatta e monotona, non c’è niente che ti distingua dalla massa e ogni giorno sembra uguale al precedente. Ma all’improvviso tutto cambia. Un misterioso individuo ti dice che sei il membro di un’organizzazione spaziale e che hai perso la memoria. Ti mostra magie sorprendenti e tecnologie incredibili, quindi ti chiede di seguirlo. Lasceresti tutto quanto per andare con lui?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '2° arco narrativo'
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4. Qualcosa da ricordare

Prometheus osservò la testa del fuorilegge che spuntava dal terreno. «Tutti i membri della sua banda hanno delle taglie sulla testa, quindi se li sconfiggiamo, potremo guadagnare un po’ di soldi, e nel frattempo aiuteremo Claire a liberare il tizio che l’aveva invocata, che ne pensate?»

«Mi sembra un’ottima idea.» affermò Trickster con un sorriso vagamente maligno.

Il Rosso fece un verso di scherno. «Illudetevi pure, tanto non riuscirete mai a sconfiggere i miei compagni. Mi avete battuto perché siete in tre, ma senza la superiorità numerica sarete finiti.»

«Non sei nella posizione di fare il gradasso.» gli rammentò il semidio con aria di superiorità.

«Neanche tu se per questo.» lo rimbeccò il carcarodon «Ti ricordo che sei stato tu a colpire l’astronave.»

Il ragazzo incrociò le braccia e gonfiò le guance con fare immusonito.

«Vi ringrazio infinitamente per l’aiuto che mi volete dare, però forse è meglio se prima troviamo un modo per liberarmi da questo collare, così vi potrò dare anch’io una mano.» suggerì Claire.

«Ci penso io!» si offrì subito Trickster.

«Aspetta, prima dobbiamo mettere il fuorilegge in un posto sicuro e andarcene da qui.» gli fece notare Prometheus «Il vostro spettacolino potrebbe aver attirato un bel po’ di curiosi, e non solo loro…»

«E dove andiamo? Abbiamo una base nei paraggi?»

«Ovviamente la nostra organizzazione ce l’ha una base, però non è su questo pianeta. In ogni caso con il teletrasporto possiamo raggiungerla quando vogliamo.»

«E che ne facciamo di questo qui?» proseguì il semidio accennando al Rosso «Lo mettiamo in una cella o qualcosa di simile?»

Il carcarodon sorrise davanti a quella domanda. «A livello spaziale abbiamo qualcosa di meglio…» Aprì una mano e sul suo palmo si delineò la sagoma di un piccolo oggetto simile ad una capsula che nel giro di alcuni istanti acquisì consistenza solida. «Lo metteremo qui dentro.»

Trickster lo guardò stranito e il suo compagno preferì passare direttamente alla dimostrazione invece che perdere tempo in inutili spiegazioni. Con un incantesimo liberò il fuorilegge dalla prigione di terra, quindi aprì il piccolo oggetto che aveva fatto comparire e lo puntò sul Rosso. Il cacciatore di taglie riuscì a malapena a lanciare qualche imprecazione perché in un attimo venne risucchiato all’interno della capsula.

«Ecco fatto, adesso è al sicuro.» sentenziò Prometheus lasciando scomparire il piccolo oggetto.

Il suo giovane compagno era a bocca aperta. «Favoloso! E puoi metterci solo una cosa?»

«In realtà contano più le dimensioni che il numero, però devi tenere presente che con queste capsule puoi fare solo tutto dentro o tutto fuori, non puoi far uscire una cosa e lasciarne dentro un’altra.»

Il guardiano annuì con entusiasmo.

«Adesso vediamo di allontanarci e poi penseremo al tuo collare.» disse Prometheus lanciando un’occhiata a Claire.

L’angelo uditore e il semidio lo seguirono e presero posto su Bit in versione utilitaria. Come prima il carcarodon si era messo al posto del guidatore con di fianco Trickster, la ragazza invece si era seduta dietro facendo scomparire le candide ali piumate.

«Bit, mettiti in contatto con Irena[12].» ordinò Prometheus senza smettere di fingere di guidare.

Dall’autoradio uscirono alcuni suoni, seguiti dopo una manciata di secondi da un abbaio.

Il carcarodon non nascose il proprio disappunto. «Prova con Jede’dïa allora.»

Di nuovo la biomacchina fece partire la chiamata e di nuovo si esibì in un verso canino.

Prometheus sospirò con disappunto. «Non funziona una jhorra[13]

«Dicevi che anche prima non riuscivate a chiamare nessuno.» rammentò il semidio «Magari i lupi di Midnight hanno sabotato le nostre linee di comunicazione»

«Ci abbiamo pensato ovviamente, però abbiamo analizzato un mucchio di volte il sistema e non abbiamo trovato niente che non andava. Non so più cosa pensare…»

«Se volete posso provare a dare un’occhiata io.» si offrì Claire «Anche se non ho i miei poteri magici, credo di poter esaminare una rete informatica.»

«Va bene, tanto non abbiamo nulla da perdere.» assentì Prometheus. Si guardò intorno.

«Cosa stai cercando?» volle sapere Trickster.

«Un luogo appartato dove posizionare un proiettore per il teletrasporto, così potremo tornare qui dalla base senza bisogno di utilizzare un’astronave… Credo che quella terrazza andrà bene.»

Bit accostò e lasciò scendere i tre passeggeri, quindi tornò alla forma di canide. Nessuno dei myketis che passavano di lì in quel momento li degnò di uno sguardo.

«Puoi volare senza la magia?» chiese il carcarodon a Claire.

La fanciulla scosse mestamente il capo. «Mi spiace…»

Prometheus annuì. «Bit, jetpack.»

Immediatamente l’overpet mutaforma si adeguò alla richiesta allacciandosi alla schiena del guardiano per dargli la possibilità di librarsi in aria.

Trickster si stupì nel notare che la nuova forma dell’animale era grande quanto lo zaino che usava per andare a scuola.

Prometheus si avvicinò a Claire e senza troppi complimenti la prese in braccio, suscitando in questo modo l’invidia del semidio.

«Sapevo che gli angeli fossero leggeri, ma non credevo così leggeri.» commentò il carcarodon «Beh, meglio così. Trickster, tu sei in grado di volare senza problemi, quindi raggiungici sul tetto.»

Il ragazzo non ebbe modo di ribattere che i due scattarono verso l’alto grazie alla spinta del jetpack.

Il giovane li osservò salire con un’espressione non del tutto convinta. Davvero era in grado di volare? E poi perché nessuno prestava attenzione ad un uomo con un jetpack che si librava in aria con una bella ragazza in braccio?! Si sentiva un idiota a fissarli, ma si sarebbe sentito molto peggio se non fosse stato in grado di sollevarsi da terra. Non aveva nessuna intenzione di fare una brutta figura davanti a Claire! Però c’era un problema: non aveva idea di come si facesse a volare! Doveva sforzarsi di andare verso l’alto? Si concentrò sul suo desiderio, ma il tempo scorreva e lui non si muoveva di un solo millimetro. Meglio cambiare strategia. Forse doveva immaginare se stesso come un corpo privo di peso e avrebbe cominciato a salire senza sforzo. Inspirò ed espirò lentamente, cercando di sentirsi il più leggero possibile, ma per quanto buttasse fuori aria dai polmoni il suo corpo non ne voleva sapere di staccarsi dal suolo. Maledizione, perché non ci riusciva?! E poi gli venne un’idea. Ma certo, lui era il figlio del dio del caos, quindi doveva fare qualcosa di caotico per volare! Si abbassò e con le gambe si diede un forte slancio. Immediatamente il suo corpo scattò verso l’alto a tutta velocità come una molla troppo compressa e dovette rallentare il suo volo per non allontanarsi troppo dalla terrazza. Con un movimento non molto coordinato si diede una spinta e atterrò pesantemente di fianco a Prometheus e Claire.

Bit era già tornato alla forma di canide e lo osservò scodinzolando allegramente.

«Ci hai messo poco a ricordarti come si fa.» si congratulò il carcarodon «Adesso però andiamo, immagino sarai impaziente di ricordarti com’è la nostra base.»

Il semidio si scordò subito del fatto che il carcarodon aveva avuto il privilegio di portare in braccio Claire e annuì con entusiasmo. «Oh sì, andiamo!»

Nel giro di pochi istanti i tre vennero come scansionati da capo a piedi e si videro risucchiare dal nulla, quindi comparvero in una grande stanza dal pavimento in legno irradiata dalla luce che scendeva dal soffitto di vetro. Le varie lastre esagonali erano sorrette da quello che aveva tutta l’aria di essere un intrico di piante rampicanti e le pareti sembravano esse stesse di legno vivo.

«Mi sento più pesante…» notò Trickster molleggiandosi sulle ginocchia.

«Tra qualche minuto non ci farai più caso.» gli garantì Prometheus «Venite, il computer centrale si trova da questa parte.» aggiunse facendo strada insieme a Bit.

Il semidio e l’angelo uditore lo seguirono senza smettere di guardarsi intorno. L’edificio era ad un solo piano e sembrava interamente costituito da alberi dalle forme più diverse, inoltre grazie al tetto fatto interamente da lastre di vetro non era necessario fare ricorso all’illuminazione artificiale. La temperatura era tiepida ma gradevole e ovunque si respirava l’odore dolce e delicato della natura.

«Avete davvero una base magnifica.» commentò Claire con tono ammirato.

«L’ha costruita il nostro capo molto tempo fa e da allora è sempre stata la sede dell’organizzazione. Era anche la casa di tutti i guardiani, ma ormai non ci abita più nessuno.»

La fanciulla intuì dal tono del carcarodon che non era il caso di fare altre domande e si limitò a guardarsi intorno.

«Ecco, si trova qui.» annunciò Prometheus entrando in una grande stanza. Al centro del locale si trovavano varie postazioni di controllo e un tronco dalla forma bombata doveva essere il nucleo di tutto il sistema. Sembrava tutto spento, ma bastò che il carcarodon premesse un pulsante perché un ampio schermo olografico comparisse di fronte a loro.

«Hai avuto altri problemi oltre a quello delle chiamate?» domandò Claire mentre cominciava a battere sui tasti di una lunga tastiera.

«Non mi sembra. Midnight e i suoi ci hanno sottratto quasi tutti i soldi con un attacco informatico, ma non so se le due cose sono collegate.»

«È possibile, magari ha sfruttato l’occasione per immettere un virus.» rifletté Claire mentre sullo schermo olografico continuavano a comparire nuove finestre.

Ad un tratto si attivò un allarme di intrusione, ma l’angelo ci mise appena pochi istanti per mettere a tacere l’antivirus. Era incredibile la velocità con cui inseriva i codici attraverso la tastiera e Prometheus pensò che in quella situazione avrebbe potuto fare quello che voleva con il loro computer centrale. Se non fosse stata un angelo uditore, non le avrebbe mai dato la possibilità di mettere mano a quella macchina.

«Allora?» fece Trickster dopo un paio di minuti. Fino a quel momento aveva osservato in silenzio il lavoro di Claire, stupito e ammirato per la sua incredibile abilità e rapidità.

«Ho trovato ed eliminato un paio di virus non particolarmente pericolosi, ma non ho ancora capito qual è la causa del vostro problema. Datemi ancora qualche minuto…»

I due guardiani rimasero in attesa osservando Claire che digitava senza sosta sequenze di codici sulla tastiera. Era a dir poco velocissima e il numero di finestre sullo schermo ormai non si contava più, questo però non sembrava rallentare il suo lavoro. Neanche i firewall più robusti o l’antivirus più aggiornato erano in grado di bloccarla.

«Trovato!»

Prometheus e Trickster si fecero di colpo attenti.

«Hai trovato il virus?» fece il ragazzo, visibilmente ammirato.

«Esatto, ma non è un virus solo. Ce ne sono diversi e si sono inseriti nel sistema che gestisce le chiamate in entrata e in uscita sfruttando alcuni bug. Per farla breve, dirottavano tutte le vostre chiamate su contatti inesistenti, in questo modo non riuscivate a contattare nessuno.»

«E sei riuscita a risolvere il problema?» le chiese il carcarodon.

«Purtroppo non ancora, ma adesso che ho capito qual è la zona critica, penso che riuscirò a sistemare tutto nel giro di mezz’ora, se siamo fortunati anche meno.»

«Non so come ringraziarti.»

«È il minimo che possa fare per sdebitarmi.» rispose lei con un sorriso sincero e luminoso.

Trickster sarebbe rimasto ad osservarla per ore, ma Prometheus aveva ben altri progetti per lui. «Vieni, magari se ti faccio fare un giro della base, potresti ricordare qualcosa. Claire, a te va bene se ti lasciamo qui da sola?»

«Sì sì, certo, non c’è nessun problema.» annuì l’angelo prima di rimettersi al lavoro sul computer centrale.

Il semidio si rassegnò all’idea di fare a meno di quella visione celestiale e seguì l’altro guardiano. Bit rimase sdraiato dov’era e si limitò a sbadigliare, quasi fosse un cane in carne e ossa.

«Direi di cominciare dalla tua stanza.» fece Prometheus dirigendosi con passo sicuro verso la sezione degli alloggi.

Trickster si guardò intorno e senza accorgersene si trovò a percorrere una strada familiare, tanto che i suoi piedi sembravano in grado di andare avanti senza bisogno di essere guidati.

Si fermarono davanti ad una porta di legno. Di base era uguale a tutte quelle che la seguivano o la precedevano nell’ampio corridoio, però ognuna aveva qualche dettaglio che la rendeva unica: una scritta, un adesivo, un pendente… Ogni porta aveva il suo tratto distintivo.

Il semidio abbassò la maniglia ed entrò senza fare rumore. Il locale aveva una forma squadrata e la parete in fondo era aperta in un’ampia finestra. Nella stanza c’erano un armadio, una scrivania, un letto e parecchio disordine. Numerosi vestiti erano sparsi un po’ ovunque, le pareti erano decorate da poster animati e in un angolo era riposta quella che aveva tutta l’aria di essere una chitarra elettrica. Aveva la tastiera fatta di lucido metallo mentre il corpo principale era grigio scuro e blu con delle decorazioni che richiamavano un cielo in tempesta.

Trickster si avvicinò e con una mano accarezzò la paletta. Sollevò lo strumento e quasi con riverenza se lo mise a tracolla. Non ebbe bisogno di guardare per prendere il plettro, riposto nell’apposita tasca sul retro della paletta. Aveva una forma particolare ma straordinariamente familiare: sembrava un piccolo tornado e si adattava perfettamente alla sua presa.

Passò il piccolo oggetto sulle corde provando qualche nota sconnessa. Le sue mani si muovevano da sole, ma il mancato esercizio le aveva rese fiacche e incerte.

«Ti ricordi qualcosa?»

Il semidio ci mise un po’ di tempo a rispondere. «Mi ricordo di essere stato qui, di aver avuto dei compagni, di aver portato a termine degli incarichi con loro… Ma non mi ricordo i loro volti, né quali incarichi abbiamo portato a termine, né come abbiamo fatto…»

Prometheus annuì mestamente. «Mi dispiace…»

Trickster gli rivolse uno sguardo che doveva essere allegro, ma ci riuscì solo fino ad un certo punto. «Beh, adesso se non altro so cosa devo ricordare.»


[12] Irena Honegen è presente anche in Protezione e Giustizia.

[13] La jhorra è un tipo di pianta originale di TNCS, è estremamente semplice e cresce anche in condizioni estreme, quindi ha generato il detto “non cresce una jhorra” per riferirsi ai pianeti non abitabili. Col tempo si sono sviluppati altri modi di dire simili, come “non funziona una jhorra” per dire che non funziona niente, oppure “testa di jhorra” per riferirsi a qualcuno poco furbo.

   
 
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