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Autore: _nikisanders_    10/08/2008    0 recensioni
Gli occhi si fecero ad un tratto pensanti. Li chiuse un attimo.. Immagini cominciarono a passare rapide nella sua mente. L’infanzia passata a proteggere il fratello.. La caduta di Peter.. I suoi figli.. E Poi.. lei. Non se lo sarebbe aspettato. No. on era Heidi la donna con loro.. Era Niki. Vedeva lei e il suo sorriso.. che probabilmente non avrebbe più rivisto.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Mohinder Suresh, Nathan Petrelli, Niki Sanders, Peter Petrelli
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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.A Little At The Time.

.Truth And Consequences.

 

Cap. 2

 

 

 

Caldo. Un forte caldo. Non permetteva di respirare. Eppure lei doveva salvarla. Doveva farlo. Per Micah.

Era entrata in quella casa che ormai era totalmente in fiamme solamente da pochi secondi,  ma il fumo aveva già cominciato ad annebbiarle la vista e rendere i respiri faticosi e pesanti. Continuava a correre in tutte le direzioni. Una ricerca disperata, guidata da movimenti senza senso per trovarla. Ma niente. C’era troppo fumo.

Niente a destra. Cercò di guidare i suoi passi nella direzione opposta, ma nulla. Stessa cosa anche a sinistra. Stava quasi per rinunciare, sopraffatta com’era dal troppo fumo e dalla confusione.  Ma poi, improvvisamente.. la vide. Seduta a terra. Spaventata.  Piangeva per la paura. Cosa del tutto comprensibile. Come avrebbe potuto non a verne..?

"Monica!!” Strillò nella sua direzione cercando in modo disperato di farsi vedere.

La ragazza incrociò il suo sguardo  dopo alcuni secondi.

Quando si avvicinò pianse forse più per gioia.

“Come hai fatto a trovarmi?” Chiese non sapendo cos’altro dire. Non era una situazione semplice, quella. Tutt’altro.

“Micah!” Rispose solamente. Sapeva delle sue capacità. Avrebbe capito..

Monica sorrise. Adorava quel bambino ogni giorno di più..

Si alzò con l’aiuto di Niki. Cercò sostegno nella donna, e si guardò intorno. Cercò disperatamente una qualche via di fuga. Ma niente.  Attorno a loro c’erano solo fiamme.. Fiamme altissime.

“Ok. Ora io sposto la trave… e tu vai verso la porta.. io ti seguo!”

Disse Niki sforzandosi per alzare quel pezzo di legno. In altri momenti non avrebbe fatto fatica a lanciarlo in aria, ma le forze erano svanite ormai da un po’.  Dannato Virus!

Monica era passata ma lei non ce la faceva.. Troppo debole. Mollò la presa rimanendo bloccata dietro di essa. Senza via di fuga.

Guardava le fiamme e non riusciva a smettere di pensare a Micah, e alla promessa di una vita serena. Una vita “normale”. Una vita, che fino a quel momento, non era stata capace di donare al figlio. Sarebbe stata in grado di mantenerla, quella promessa?

Mentre si rassegnava al peggio, accadde qualcosa di incredibile.

Le fiamme si fermarono. Come se qualcuno avesse spinto il pulsante pausa dal telecomando.

Continuava a muoversi..ma tutto era fermo. Si guardò in giro, spaesata.

“Che diavolo?” chiese a se stessa, mentre la mente cominciava a cercare una spiegazione plausibile a quella situazione. La voce con qui lo disse, risultò rotta. La fatica per respirare.. La paura.

Poi un rumore dietro di lei la costrinse a voltarsi.

C’era un uomo. Lo aveva gia visto ma non ricordava dove…

Poi il flash della sera di Kirby Plaza. Il ragazzo che aveva aiutato contro Sylar.

Era cambiato. Era diverso da come lo ricordava… anche lo sguardo era diverso.. come se avesse vissuto tutta un’altra vita.

La guardava.. Senza dire niente.. in assoluto silenzio e in modo inespressivo.

“tu sei Peter Petrelli? Il fratello di Nathan?”

Chiese retoricamente.. Lo conosceva ma nella sua voce ora c’era speranza e sollievo di vedere qualcuno che probabilmente poteva salvarla. Anzi doveva.

Non ricevette subito una risposta e  non aggiunse altro. Aspettava speranzosa qualche parola del ragazzo, il quale si stava avvicinando lentamente e spegneva le fiamme toccandole.

Annuì davanti a lei.

“Sono Peter..e ora dobbiamo andare..”

Disse velocemente guardandosi in torno.. Non era ridotto bene quel posto e dovevano andare via. Subito.

Niki scosse la testa. No. Non poteva andare via. Micah.

“No.. Non posso… Mio figlio è qui fuori.. Io d-devo andare a prenderlo!”

Disse accennando a muoversi in direzione dell’uscita.

“non c’è tempo. tornerò io a prenderlo.” Annuì deciso.

Detto questo non diede il tempo a Niki di controbattere, che si trovavano nel corridoio di un ospedale.

Niki si voltò di scatto. Gli occhi spalancati per lo stupore.

“Dove siamo?” Chiese con voce tremante e molto simile ad un urlo isterico.

Peter non rispose e cominciò a camminare lungo il corridoio dalla pareti bianche. Dava un aria ancora più celestiale a quel luogo.

Lo seguì.  Non sapeva cos’altro fare.

Si guardò nel riflesso di una porta-

I suoi vestiti erano lacerati in gran parte. La maglietta aveva uno strappo sul lato destro.. E ra bruciata.. ma lei non aveva grandi ferite.. Almeno il dolore non si era fatto ancora sentire, presa com’era dalla situazione.

Continuò a camminare dietro Peter. Che sembrava sapere esattamente dove dovevano andare. Quella era già una cosa positiva. Le dava quasi un senso di tranquillità. Per una volta, poteva non pensare a tutto lei.

Si fermò poi. In modo quasi macchinoso. Come programmato.

Si trovavano davanti ad una porta. La numero 707. Una porta blu. Perfettamente in contrasto con il candido bianco delle pareti.

Guardava Peter.. Cercando di capire le sue intenzioni. Quest’ultimo, subito dopo, aprì la porta senza bussare. Niki fece qualche passo per entrare, ma si bloccò subito dopo. Si sentiva spaesata, e non sapeva cosa fare.

Dentro la stanza c’erano Angela Petrelli e Heidi, la moglie di Nathan. Le due donne, sedute accanto a lui, sostentavano un silenzio intriso di preoccupazione. Completamente intubato, Nathan, non dava ancora segni di voler aprire gli occhi. Familiari, “amici” e fotografi, aspettavano impazienti  che l’uomo riprendesse conoscenza dopo la lunga operazione che aveva subito.

Gli occhi cristallini di Angela, prima intenti a guardare in un luogo indefinito al di fuori della finestra, guizzarono su Peter, per poi  spostarsi su Niki che, in quel momento, faceva la sua entrata tutt’altro che trionfale.

“Cosa ci fa lei qui Peter?”

Chiese spostando velocemente gli occhi da Peter a Niki e poi di nuovo su Peter. Gli occhi di Angela, erano diventati due piccole fessure ghiacciate. Heidi non riusciva a capire, la reazion della Sig.ra Petrelli. In quel momento, sicuramente, il suo unico pensiero, era il marito.

Peter la ignorò beatamente per qualche secondo. Si sedette lontano da loro. Una sedia vicino l’entrata sarebbe andata più che bene.

“Lo sai bene che Nathan sarebbe impazzito al suo risveglio credendola morta e non possiamo permettercelo questo lusso.”

Commentò ironico, Marcando l’ultima parola, prima di spostare lo sguardo su Heidi.

Era una donna molto bella. Di gran classe. Composta, e fine in ogni tipo di situazione. Perfino in questa situazione, manteneva un comportamento razionale.

“Scusami ma tu chi sei?” Chiese  voltandosi verso Niki. Non l’aveva mai vista. Una domanda più che opportuna, pensò. Nicole rimase un attimo in imbarazzo. Non aveva mai visto la madre di Nathan dal vivo. Ricordava, di averla vista in televisione, tempo prima.

Continuava a guardare Nathan. Il volto pallido, segnato dalla stanchezza. Le braccia, lungo il corpo, ospitavano più di un ago. Gli occhi scuri, continuavano a rimanere chiusi. Celavano una stanchezza, che solo dopo si sarebbe rivelata. Non curante dell’ambiente intorno, delle persone e della situazione, seguì il suo istinto.  Si avvicinò, e prese fra le proprie, la mano del parlamentare.

Sembrava priva di vita. Cercò in qualche modo, di far pressione sulla mano dell’uomo. Sperava in qualche reazione. Ma niente. Era completamente abbandonata a se stessa, quella mano.

“Sono Niki Sanders. U-un’amica di  Nathan.”

Rispose, abbandonando la mano dell’uomo. “Amica”. Era forse quella la definizione giusta? In realtà, non aveva mai pensato a come poter “definire” il rapporto che c’era fra loro due. Non sapeva nemmeno, se si potesse definire un rapporto. Andare a letto insieme, e vedersi poche volte, sempre in situazioni poco “raccomandabili”.

Un silenzio pesante calò nella stanza. Diventò quasi insopportabile, per Nicole, restare in quella stanza, dopo pochi secondi. Sentiva gli sguardi di tutti, puntati addosso.

“N-Nicole?” balbettò Nathan a bassa voce, afferrando in pochi secondi la mano della ragazza, che ancora si trovava poggiata sul letto d’ospedale.

L’aveva chiamata col suo  nome completo. In pochi lo facevano. Forse l’unico era quell’alcolista del padre.

Sorrise debolmente, ripercorrendo i pochi centimetri che aveva mosso in precedenza, per avvicinarsi ancora di più a lui. Non pensò, neanche per un secondo alle possibili reazioni, dei presenti.

“Sono qui Nathan!”

Il suo sorriso era teso e nervoso, ma non forzato. Era solo privo della rilassatezza che avrebbe dovuto avere. Se solo il momento fosse stato diverso.. non era certo una situazione da poter gestire con tranquillità.

Poi guardò le due donne. Angela, mantenendo il suo sguardo gelido, si era avvicinata mentre Heidi. Le sue iridi chiare e erano fisse in un punto. Scrutavano con sorpresa ed una punta di gelosia, il modo in cui le dita di Nathan e di Niki, si erano intrecciate naturalmente.

“Nathan tesoro.. mi senti?”  Anche la madre, sembrava aver perso la sua famosa razionalità.

Niki continuava a stringere la sua mano. Ostentava un comportamento rilassato, che in quel momento, sicuramente non le apparteneva.

Muoveva lo sguardo da Nathan ad Heidi. Lo sguardo della donna, che pochi minuti prima lo fissava con sorpresa, era diventato colmo di disprezzo.

Si voltò verso Peter. Seduto, in modo tutt’altro che composto, su di una sedia di metallo vicino la porta. Il volto era basso, e nascondeva uno sguardo vuoto. Assente. Quasi fosse da un’altra parte.

Lasciò andare la mano di Nathan permettendo così ad Heidi di avvicinarsi senza rischiare di essere picchiata dalla rabbia.

Arrivò davanti a Peter.  Il ragazzo alzò lo sguardo su di lei. Uno sguardo assente, rassegnato, lo sguardo di qualcuno che combattendo una guerra si era reso conto di non avere speranze di vittoria.

“Hai promesso di prendere mio figlio..”

Cominciò Niki sospirando e passandosi una mano nei capelli.

“Io non ho promesso niente..”

Rispose amaramente Peter. Usò un tono, forse troppo duro, tutto considerato. Effettivamente lui glielo aveva detto. Non promesso ma detto sicuro.

Tornò con lo sguardo su di lei.  Gli occhi chiari, erano velati da leggere lacrime. Si aspettava una reazione del genere. Una reazione del tutto ragionevole, pensò. Una reazione umana.

Annuì alzandosi, senza guardarla negli occhi per troppo tempo.

“Aspetta qui.”

Annunciò lapidario, prima di sparire nel nulla. Ora nella stanza c’erano lei, Angela ed Heidi. Non si degnavano di uno sguardo. Intenti com’erano a guardare Nathan. Sospirò. Non sapeva né cosa dire né cosa fare.

Angela si voltò. Gli occhi duri e spietati, suggerivano un solo pensiero. La vedeva come colei che aveva distrutto il matrimonio del figlio.

“Signorina Sanders. Immagino che lei debba andare via.”

Disse, e sul suo volto apparve un ghigno beffardo. Voleva salvare l’immagine del figlio. Era un uomo in vista nel mondo intero. La sua amante era lì.. Insieme alla moglie. non era una condizione tranquilla.

“Si.. P-penso di si..”

Rispose con un fil di voce.

Si girò senza esitare ma la voce di Nathan la fermò dal suo intento.

“N-no!..”

Si voltò di scatto guardando l’uomo che cercava di tirarsi su dal letto con scarsi risultati. Le forse non erano ancora tornate, e quei dannati fili non aiutavano certo la situazione. Angela anticipò tutti aiutando il figlio. Anche se in realtà, l’intento della mandre era tutt’altro che aiutarlo.

“Fermo Nathan. Non hai le forze…”

Disse, marcando l’ultima parola e cercando di fermarlo, senza però riuscirci.

“Lei non deve andare via…”

Aggiunse guardandola. Era l’ultimo viso che aveva visto nella sua mente prima di svenire ed il primo che si era trovato davanti una volta sveglio. Era troppo. Troppo bello per essere vero.

Heidi si voltò a guardarla. Non disse nulla. Era come bloccata o qualcosa di simile. Un peso all’altezza dello stomaco impediva alle parole di liberarsi. Ne era certa. Quella donna era l’amante del marito. Ne era sicura.

L’anno prima.. Quel branche a casa Petrelli in compagnia del giornalista del Washington Post, e mentre tutto andava per il meglio lui tirò fuori quella storia della bionda…

*c’è stato un po’ di trambusto a Las Vegas, lei è sparito per parecchie ore…c’era di mezzo una bionda…*

Erano quelle le parole usate ma l’intervento di Peter aveva salvato la situazione…

Che stupida era stata!

Niki guardò Nathan. Era così bello.. Anche  dopo un’operazione dove aveva rischiato di perdere la vita. La faceva sentire sicura.. Ma nello stesso tempo si malediceva per quello che aveva fatto. Anzi, quello che aveva lasciato fare a sua sorella.

Annuì leggermente. Puntò gli occhi sulla moglie.

“I-io sono qui fuori a prendere un po’ d’aria..” disse rivolta all’uomo, sfoderando un sorriso tranquillo “Non vado via.” Concluse, uscendo poi nel corridoio.

Le emozioni che aveva provato nelle ultime 24 ore.. erano state troppo forti, anche per una persona abituata allo “stress” come lei. Uscendo notò che c’era qualcosa di strano. Camminava, normalmente. Ma.. L’ambiente intorno a lei, era diverso.  Camminava lungo il corridoio bianco dell’ospedale. Tutte le persone, che normalmente affollavano quel locale, erano scomparse. Alla sua mente, non arrivava alcun suono.  Tutto il mondo era diventato ovattato. Al suo orecchio arrivava  solo il leggero ticchettio dei tacchi contro il pavimento. L’intero ospedale silenzioso e le pareti bianche, rendevano quel momento quasi irreale.

Era completamente immersa nelle sue sensazioni. Troppo forti per essere gestite razionalmente. Provava gioia. Pura gioia, per averlo rivisto. Terrore. Terrore liquido per le conseguenze che avrebbe potuto portare nella sua vita. Paura costante. Non aveva ancora visto suo figlio.

La sua vita le era sembrata vuota senza di lui. Incolore. Inodore. Non abbastanza piena da essere vissuta. Non abbastanza piena, da essere considerata vita. In fondo, una vita sprecata è una vita non vissuta. E probabilmente aveva ragione.

Camminava quasi in uno stato di parallelismo.. Molta gente la urtava e le passava accanto, ma lei non sentiva niente. Solo il rumore del suo respiro riempiva la sua mente. Fotografi fermi nel corridoio, intenti ad aspettare lo scatto dell’anno.  “L’ex Parlamentare sopravvissuto”. Titolo degno di prima pagina.

 “Mamma!” Sentiva chiamare in lontananza come dal lato opposto di una lunga galleria vuota.. dove è facile produrre l’eco.

“mamma mi senti?”  La voce era sempre più vicina. Improvvisamente tutto riprese colore. Le pareti divennero bianche e le mattonelle cominciarono a disegnarsi. La gente cominciava ad apparire vicino a lei. Fotografi. Molti fotografi. Un vociare continuo. Commenti sull’accaduto.

E poi lo vide. Si trovava a qualche metro di distanza vicino a Peter. Era bellissimo. Come sempre. Il suo vero e unico amore. Le sorrideva.

Ricambiò il suo sorriso prima di corrergli incontro e di vederlo fare lo stesso.

Pochi secondi che sembravano interminabili e lo strinse tra le braccia.

“Amore mio sei qui!!” Sussurrò stringendolo più forte che poteva. Lui, nonostante avesse problemi di respirazioni,  per la foga con cui fu stretto, ricambiò l’abbraccio. In fondo, la madre era tutto. Tutto per lui.

Mentre lo stringeva alzò lo sguardo su Peter. La guardava. Sul suo volto si dipinse un sorriso quasi impercettibile. Non l’aveva mai visto sorridere, da quando era apparso fra le fiamme.

“Grazie..”

 Mimò con le labbra senza far uscire alcun suono. Ma lui l’avrebbe capito comunque.

Si alzò, tenendo il bambino per mano. Non aveva idea di cosa fare. Vide uscire dalla porta Heidi. In maniera veloce, senza guardare in faccia nessuno. Aveva capito tutto. Tutto. E quella situazione, era diventata troppo da sopportare. Anche per lei.

Niki sospirò, perima di guardare Peter. Cercava  un sostegno. Qualcuno che le dicesse cosa fare.

“Devi andare da lui, Niki…” Disse, anticipando ogni sua domanda.. quasi riuscisse a leggerla nella mente. Non ne era del tutto sicura.. ma non glielo chiese mai.

Annuì guardando suo figlio..

“Ok mio piccolo genio.. ora andrai con Peter.. Dovunque lui voglia o debba andare.La mamma deve fare una cosa.”

Spiegò chinandosi per raggiungere la sua altezza e guardarlo dritto negli occhi.

“Non posso restare con te?” chiese in modo ingenuo Micah. Ora che aveva ritrovato sua madre.. Mai e poi mai avrebbe voluto liberarsene.

Nicole sorrise. Un sorriso triste, segnato da amarezza. “No tesoro. Mi dispiace, ma ti prego. Fai come ti dico. Ci vediamo dopo.”

Continuò guardando Peter che aveva uno sguardo indecifrabile sul volto. Quasi shockato.

Il bambino arrivò vicino a lui. Lo affiancò e lo guardo dal basso, mostrando un sorriso incredibile. Quasi avesse ritrovato una cosa perduta anni prima.

Nicole cominciò a camminare e Peter si voltò tenendo per mano il piccolo-genio, affiancandola.

“Io non sono un Baby-sitter! Chiaro?” urlò quasi,  con tono sarcastico. Non ci sapeva fare, con i bambini. O  almeno. non più. Magari il Peter del presente sarebbe stato più utile, o  capace.. ma Dio solo sa dove fosse.

Niki sorrise fermandosi davanti alla porta blu. Si fermò per qualche secondo e poi si girò. Per guardarlo.

“Peter. Fammi questo favore. Ti Prego.”  disse con tono basso. Gli occhi celesti, fissi in quelli verdi del ragazzo.

Lui la conosceva..  O almeno conosceva quella del futuro. Sapeva. Sapeva quanto amasse suo figlio.

Annuì senza dire nient’altro.

“Grazie. Tornerò presto, tesoro..” detto questo, sorrise a Micah ed entrò chiudendosi la porta alle spalle.

Peter fissò il numero bianco sulla porta blu,  per qualche secondo. Il “clock” della porta risuonò per il corridoio. Subito dopo, abbassò lo sguardo verso quello del bambino che lo guardava colpito. “Che hai da guardare genio?” chiese, soffiando l’ultima parola. Camminavano l’uno a fianco dell’altro.

“ Io non ti piaccio…” cominciò tranquillo. ma la cosa è reciproca…sei un musone..antipatico asociale..e non sai sorridere..” continuò Micah, seguendo il suo ragionamento lineare. Era un bambino intelligente e aveva capito il carattere di Peter. Strano. Inusuale. Interessante.. e poi aveva salvato la vita alla sua mamma.

“Non sono affari tuoi cosa sono. O come sono…” Aggiunse sedendosi nella sala d’aspetto. Era stanco. Molto stanco. Costretto a vivere in un mondo che non era il suo. Era tutto diverso, adesso. Tutto rosa e pieno di amore. Tutto questo buonismo. Gli dava fastidio. Molto fastidio.

Micah prese posto accanto a lui, e piantò i suoi occhi scuri su di lui.

 “Dovresti trovarti una ragazza..” commentò serio, per poi guardare la televisione che si trovava nella sala.

Peter si girò guardandolo.. ma lui non gli prestava più attenzione.

Inarcò un sopracciglio, sospirando. Sorrise, in modo sincero stavolta. Magari Micah poteva veramente aiutarlo.

 

**

 

 

 

Grazie mille a tutti quelli che hanno letto il primo capitolo. Grazie mille! Speriamo vivamente, che vi piaccia anche il secondo.

Un bacio,

_Nikifan#1_

 

 

 

 

 

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