12.
La proposta
Le onde
scure dei capelli di Arya coprivano gran parte del cuscino su cui aveva
dormito, il suo corpo era rilassato e la sua espressione serena, come Eragon
non l’aveva mai vista.
Aprire gli
occhi e trovarla ancora affianco a lui profondamente addormentata aveva reso
quella giornata già perfetta. Eragon si sistemò su un fianco per poterla
guardare meglio, si rendeva conto che molto probabilmente aveva un sorriso
idiota nel volto, ma davvero non poteva fare diversamente. Era tutto così
perfetto, che per un attimo pensò di non essersi svegliato e di stare ancora
sognando. Eppure, sapeva che non era così, perché Arya era maledettamente vera
di fianco a lui. Il suo profumo aveva già riempito la stanza, e Eragon pensò
con piacere che l’indomani il suo cuscino ne sarebbe stato probabilmente ancora
impregnato.
-
-È
ora di svegliarsi? – il suono della sua voce, più roca e selvaggia di quanto l’
avesse mai sentita, lo ammaliò.
-
-Puoi
dormire ancora se vuoi, è presto. – il Cavaliere si piegò sul corpo flessuoso
dell’elfa e le baciò delicato il punto sporgente della clavicola.
-
-Da
quanto sei sveglio? – gli occhi verdi di lei erano compiaciuti e, in qualche
modo, imbarazzati come se, non fosse abituata a trovarsi in situazioni del
genere e non sapeva bene come comportarsi. Molto probabilmente era così.
-
-Quanto
basta per ringraziare il fato che mi ha permesso di essere qui con te, adesso,
a guardarti con totale e fervida venerazione. – a quelle parole gli zigomi alti
dell’elfa assunsero una sfumatura rosata che Eragon le aveva mai visto. Fin ad
allora aveva creduto che l’elfa non fosse capace di arrossire perché era
impossibile metterla in imbarazzo. Il fatto, poi che fosse in imbarazzo per
qualcosa che aveva detto lui aveva dell’incredibile.
-
-Questa
mattina sei particolarmente sereno e… spigliato. I tuoi incubi non ti hanno
assalito? –
-
-Come
avrebbero potuto? – Eragon le accarezzò rilassandola il cipiglio preoccupato,
sorridendole sornione. – c’eri tu accanto a me. – l’espressione scoraggiata
dell’elfa non lo fece desistere – Mi rendo conto di non essere in me
questa mattina, ma lasciami essere
sciocco solo un altro po’, sono inebriato dalla tua presenza, ho creduto per
più di un secolo che tutto questo non sarebbe mai accaduto. –
-
-Non
sei sciocco…o almeno non più del solito – la finta espressione offesa di Eragon
la fece ridacchiare – è solo strano, ma credo che dovremmo abituarci entrambi.
–
-
-Mi
piace, per abituarti dovrai dormire ancora con me, lo farai? – le chiese
rivolgendogli uno sguardo pieno di supplica.
-
-Credo
di poterlo fare, è divertente vederti così la mattina sembra quasi che tu abbia
bevuto del *faelnirv. – la mano affusolata dell’elfa affondò nei morbidi
capelli del Cavaliere accarezzandoli amorevolmente.
-
-Adesso
non offendermi. Sono solo felice, non tutti riescono ad essere impenetrabili
come te. – la carezza di Arya si trasformò in una stretta ferrea.
-
-Ti
sembro impenetrabile? – la sua voce era dura.
-
-No,
perdonami. Sii indulgente con me sono sotto l’effetto del faelnirv. – la sua
faccia innocente fece ridacchiare l’elfa, spensierata come non era mai stata.
-
-Sì,
ma non approfittartene. Adesso dobbiamo alzarci. Gli altri ci staranno
aspettando. –
-
-Eccovi
finalmente! – Killian sorrise eccitato a entrambi, sembrava incapace di
rilassarsi. Il resto del gruppo era altrettanto agitato, ma lo mascherava
meglio. Anche nell’impassibile Murtagh, Eragon che lo conosceva bene aveva
notato una certa preoccupazione. Tutti, comunque, erano in attesa di qualcosa.
-
-Siamo
tutti qui? – Eragon guardò i suoi compagni fiducioso.
-
-Sì,
siamo pronti. – Kalea si spostò dal fianco di Murtagh per avvicinarsi al suo
maestro.
-
-Allora,
l’appuntamento era qui, tra pochi minuti dovrebbero essere qui. Qualcuno di voi
sente qualcosa? –
-
-Ho
controllato per diverse leghe con Castigo e non ho trovato nessuna presenza,
che non fosse riconducibile a un vegetale o a un animale.
-
-Strano.
Credete che diserteranno questo incontro? – Killian guardò il Cavaliere
apprensivo.
-
-Non
diserteranno. Hanno bisogno di questo incontro tanto quanto noi. – Arya guardò
convinta i suoi compagni, cercando di non soffermarsi troppo su Eragon e Kalea
che vicini erano impegnati in una fitta conversazione.
All’improvviso due figure incappucciate apparvero dal fondo della
boscaglia. I cavalieri si guardarono sgomenti tra loro, le due figure
sembravano privi di spirito, impercettibile e impossibile da individuare. Dopo
un momento di confusione, Eragon si riscosse e si avvicinò verso le figure
restando però a una certa distanza.
-
-Vi
ringraziamo per la vostra presenza e per averci accodato questo incontro. Spero
di discorrere tranquillamente per appianare le nostre divergenze.
-
-Spero
che riuscirete a mantenere i vostri propositi. Da parte nostra non ci saranno
tentativi di violenza, se non ce ne darete motivo. Siamo un popolo pacifico,
antico come il mondo. Non abbiamo intenzione di batterci con voi, giovani
invasori. –
-
-Non
siamo degli invasori e cerchiamo di evitare sempre uno scontro fisico, molte
volte però questo risulta impossibile. –
-
-Non
è quello che abbiamo notato noi. –
-
-Siamo
un popolo di guerrieri, è vero. Ma usiamo la violenza solo per difendere la
nostra famiglia. Non abbiamo iniziato noi questa faida.
Arya si portò al
fianco di Eragon, sicura, gli occhi lampeggianti.
-
-Ci
accusi di qualcosa che non sai, elfa. – la voce dura indispettì l’elfa.
-
-Sono
una regina, non sono solo un elfa per te, straniero. –
-
-Non
ci sono ranghi tra noi, io e i miei fratelli siamo tutti uguali. –
-
-È
una cosa molto bella, e la condividiamo, ma qualcuno di voi deve guidare gli
altri, no? –
-
-Perché
mai? Ognuno è padrone di sé stesso. Nessuno di noi ha la presunzione di sapere
cosa è meglio per un altro. –
-
-Ammiro
il vostro pensiero, la pensiamo diversamente su questo punto, ma spero che ci
troveremo d’accordo sulla nostra permanenza in questi luoghi. –
-
-Avete
profanato i nostri luoghi, ma la cosa non ci avrebbe toccato. Nel corso dei
secoli molti popoli hanno attraversato le nostre terre, ma voi siete ingordi e
continuate ad espandervi, avete riempito il nostro territorio, i nostri luoghi
sacri di campi di addestramento e i vostri draghi uccidono indisturbati i
nostri animali dei nostri boschi. Solo allora abbiamo scelto di spaventarvi
così da costringervi a lasciare questi luoghi. Poi, però abbiamo scoperto
qualcosa di sensazionale. I nostri saggi hanno riconosciuto nei vostri draghi
le creature alate di cui parlano le nostre leggende. Solo per questo siamo
venuti a questo incontro. Avete qualcosa che ci serve, in cambio di questo vi
permetteremo di rimanere sulle nostre terre. –
-
-Ci
dispiace di avervi recato disturbo tutto quello che abbiamo fatto è stato fatto
con la più totale ignoranza sulla vostra presenza…non avevamo l’intenzione di
profanare i vostri luoghi sacri e questo dovrebbe scusarci. Siamo pronti per
cercare un accordo, abbiamo la più totale intenzione di rimanere in pace con
voi. Diteci che cosa ci permetterà di mantenere il nostro proposito. – il
Cavaliere rivolse un’occhiata fiduciosa alle due figure. Durante il suo discorso
la sua mano, quasi involontariamente, si era stretta attorno a quella
dell’elfa. Come a confermare il piacere della sua presenza, come se dopo tutto
quel tempo, e dopo quello che era successo tra di loro, gli fosse impossibile
non cercare la sua presenza.
-
-Ci
fa piacere sapere che siete così ben disposti. Tutto quello che vi chiediamo
sono due uova di drago. – la richiesta dei due individui, sembrò propagarsi
nella radura accompagnata dagli sguardi sconvolti di tutto l’Ordine.
-
-State
scherzando! – Arya si avvicinò pericolosa ai due, lanciando lampi con gli
occhi. Lei era vissuta con l’unico scopo di proteggere la razza dei draghi e
quei due…mostri, avevano l’impudenza di chiedere due cuccioli di drago per
qualche loro oscuro motivo?
-
-Non
vedo perché dovremmo farlo e non capisco perché la cosa vi sciocchi tanto. –
l’indifferenza dei due alla sua rabbia, infastidì ancora di più la regina, che
alzò il labbro superiore quasi come se volesse ringhiare ai due.
-
-Arya.
– il sussurro di Eragon la fece girare arrabbiata verso di lui. Sapeva cogliere
ogni sfumatura della voce di lui. Sapeva cosa voleva indicare quel sussurro.
Era un modo per metterla in guardia, per dirle di tornare in sé, perché secondo
lui stava esagerando o forse, semplicemente stava esternando troppo il suo
disappunto. Molto probabilmente era vero, ma non poteva fare altrimenti. Quei
due erano matti! Matti, se pensavano che lei, avrebbe permesso una cosa del
genere.
-
-Adempiere
a questo dovere ci è impossibile. L’Ordine di cui facciamo parte e a cui abbiamo
fatto giuramento, è una collaborazione tra le persone, e non, più importanti
del nostro territorio, per far sì che regni sempre la pace nella nostra patria,
non possiamo permettere che individui di una di queste razze sia scambiata come
una merce e anche se potessimo permettercelo, non lo faremmo mai. I Draghi sono
l’essenza stessa della nostra specie e sono quasi sacri per tutti noi. Potete
chiederci qualsiasi cosa, ma non questa. – la voce di Eragon era pacata, ma chi
lo conosceva bene poteva sentire la nota aspra delle sue parole. L’offerta lo
aveva disgustato e irritato. Molto. Eppure, sapeva che era suo dovere, cercare
un punto di incontro con quelle creature.
-
-Se
non potete darci spontaneamente quello che cercate, allora, non vi toglieremo
solo due uova di drago. – la loro sembrava più una constatazione che una
minaccia.
-
-Ci
state minacciando? Non vi permetteremo di toglierci la vita facilmente. Siamo
abituati a lottare per la nostra sopravvivenza. – l’algida cortesia di Eragon
si frantumò in un attimo e, il suo sguardo sembrava incendiare i due.
-
-Non
era della vostra vita cui alludevamo, ma lo capirete presto. –
-
-Fatevi
sotto, sporchi esseri striscianti. Non starò qui a farmi insultare dalla vostra
presenza. – Murtagh si avvicinò ai due,
sguainando la sua grande spada rossa come il sangue, o meglio come Castigo che
in quel momento eruttò una vampata di fuoco così in alto da perdersi nel cielo.
-
-Vi
toglieremo la vostra arroganza e ci pregherete di togliervi la vita. –
-
Staremo
a vedere, non siamo soliti farci spaventare dai nostri nemici. – Eragon sfoderò
la sua spada e con un agile balzo salì in groppa a Saphira avvicinandosi a
Castigo e Murtagh, dopo aver lanciato un occhiata fiduciosa ai suoi compagni,
soffermandosi più a lungo sulla sua amata.
-
-Cosa
aspettate? Avete forse paura? In quel caso fate bene. Vi comprendo in pieno. –
Murtagh incalzò uno dei due che per tutta risposta cominciò ad arretrare nella foresta seguito dal suo
compagno.
-
-Non
avete idea di cosa vi aspetta, ma non adesso e non qui. Buona fortuna. – le due
figure cominciarono a sbiadirsi e poi all’improvviso scomparvero del tutto.
-
-Dove
sono andati? – Kalea si guardò intorno
preoccupata. Non riuscire a individuarli con la loro mente li metteva a
disagio. Tutti loro erano abituati a tenere tutto sotto controllo. Era
impossibile che qualcosa sfuggisse alla loro attenzione.
-
-Non
lo so. Ma sono certa che li vedremo ancora. – Arya si avvicinò a Fìrnen accarezzandogli
il lungo collo. Eragon poteva vedere quanto fosse preoccupata. Il suo cuore gli
urlava di liberarla di ogni sua preoccupazione, ma non sapeva come far fronte a
questa nuova minaccia. Si ripromise ,però, che ci avrebbe provato e ci sarebbe riuscito.
Lo avrebbe fatto per lei, per loro e, soprattutto per i Draghi.
*Liquore che gli elfi
ricavano dalle bacche di sambuco e, così dicono, dai raggi di luna. Arya ed
Eragon lo bevono insieme nel libro Inheritance nel cap. “Sulle rive del Lago di
Leona”.
NOTE DELL’AUTRICE
Non
ci sono parole per descrivere il mio enorme ritardo e, davvero non ho scuse che
reggano. Sono oberata di lavoro, tra gli l’ultimo mese di scuola, lo stage che
ho iniziato a fare e tra poco direttamente il lavoro, non ho avuto un momento
libero per immergermi nel fantastico mondo di Eragon. Perdonatemi, vi prego.
Inoltre, sto cercando di capire se la storia interessa ancora qualcuno,
continuerò se vedrò interesse in voi, altrimenti no, visto che non ho proprio
il tempo e le forze per finire qualcosa di insoddisfacente. Spero, di sentirvi
presto, lasciatemi un segno del vostro passaggio ne trarrò grande beneficio.
Un
bacio
_Mollica_