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Autore: Vaene    13/06/2014    0 recensioni
Cesare voleva urlarle di rimanere con lui tutta la notte,oppure di andarsene per sempre dalla sua vita. Ma invece la strinse sentendo il fiato di lei venir meno,sussurrandole:”Si, mi sei cara … e altrettanto caro pago il prezzo di privarmi di te, sorella!” "Non pronunciare quella parola!”
In queste pagine l'inizio della relazione vera e propria tra Cesare e Lucrezia (Siblings) è rivisitato,sia nel "prima"che nel"dopo". Ho cercato di fare un compromesso tra la storia vera e quella della serie tv. Il momento scelto è il fidanzamento con Alfonso D'Aragona (che qui però lei non conosce ancora) La scena si apre di notte con Lucrezia insonne,svegliata dal pianto del figlio Gio da cui deve separarsi a breve per potersi risposare. Lucrezia si reca nelle stanze del fratello per chiedergli di aiutarla a evitare il secondo matrimonio (in realtà organizzato proprio dallo stesso Cesare). Ho preso spunto dalle dinamiche del rapporto tra Cesare e Lucrezia in The Borgias,rimanendo fedele anche al loro aspetto,ma rendendoli "succubi" di ciò che provano allo stesso livello (non sbilanciando tutto su Cesare, come nella serie). Che dire,buona lettura a chi si avventura!
Genere: Dark, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Alfonso d'Aragona, Cesare Borgia, Lucrezia Borgia, Micheletto Corella, Rodrigo Borgia
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Un ricordo galleggiava nella mente di Cesare,ancora semiaddormentato. Era impercettibile eppure insistente. Ricordava, o credeva di ricordare, di aver afferrato Lucrezia come mai prima d’allora…L’aveva forse baciata? Con forza,con violenza quasi. Ed ella non l’aveva respinto? No, Lucrezia gli aveva risposto,come se l’attendesse da sempre,allargando le braccia ed accogliendo il suo bacio. Le sue piccole mani si erano aggrappate a quelle di lui,mentre si attiravano a vicenda,confusamente. Era stato allora che le aveva scostato in un gesto solo la nube dorata attorno alla testa,nutrendosi appieno del suo odore,arrivando quasi a morderle le guance,il mento…mentre lei lo avviluppava tra le sue braccia,agitandole su di lui e tutt’attorno a lui,come in una richiesta d’aiuto. Egli aveva sognato,forse, di chinarsi sul petto di lei,strappandole la veste e costringendola a stendersi, per la foga dei baci. Lei afferrandogli la testa,a tratti sembrava volerlo distaccare,a tratti guidare. Lui allora aveva serrato la fronte contro la sua,guardandola per la prima volta da quello scoppio di passione. E finalmente l’aveva presa,sentendola sua oltre ogni legame terreno. Ma ben presto aveva dovuto premere con forza la sua mano sulla bocca di lei che ormai iniziava ad ansimare,l’azzurro degli occhi reso più intenso dallo stupore e da qualcosa d’indecifrabile. Lei gli aveva avvolto le gambe attorno ai fianchi, stringendolo a sé come temesse di vederlo svanire di colpo. Si erano amati così a lungo,fino a quando non l’aveva stretta ancora più forte, avvertendo in lei lo stesso,ultimo fremito. Dopo,una penombra dolcissima era scesa su entrambi …la stessa che si stava diradando ora dai suoi occhi. Lucrezia non era accanto a lui. Il primo pensiero corse subito ad un pentimento di lei e immediatamente avvertì ciò che aveva scacciato tutta la notte. Si sollevò sugli avambracci solo per scoprire che la sorella era rannicchiata ai piedi del letto,ancora nuda. Il mento poggiato sulle ginocchia piegate verso di sè,lo sguardo verso la finestra illuminata dal primo albeggiare,Lucrezia sfiorava piano il crocifisso che portava sempre al collo. Ella aveva ancora negli occhi le immagini della sera prima. Rammentava di non aver opposto resistenza all’assalto di lui. Qualcosa si era liberato in lei appena Cesare l’aveva baciata ed ella si era sentita finalmente sé stessa quando lui l’aveva spogliata,il suo cuore non aveva smesso di tormentarla nel petto un attimo,mentre lui la afferrava con una forza che lei non gli conosceva ancora. La gioia di averlo finalmente così vicino,più che vicino,di sentire la passione di lui,fuori di sé,sovrastarla e scuoterla tutta … era stato più di quanto si fosse ingannata di non desiderare. Ella aveva perso percezione di tutto tranne che di lui. Mentre lo attraeva a sé, artigliando la sua schiena,arrivando a mordere i muscoli delle sue braccia,lottava col suo respiro, lasciandosi prendere da lui sempre di più,per poi alla fine dover premere le labbra sul cuscino ed arrendersi insieme a lui. Poi si era svegliata. A lungo non aveva osato voltarsi verso Cesare, prima di costringersi ad osservarlo infine,ancora più innamorata e frastornata. Sfiorarlo le era bastato per doversi rifugiare ai piedi del letto,da dove ora si accorse dello sguardo calmo di lui,assonnato,felice e al tempo stesso imperscrutabile. Strinse più forte il crocifisso,restituendogli quello sguardo che non gli aveva mai visto in viso.“Preghi?”.La voce di lui era più bassa del solito o forse era una sua impressione. Lucrezia aveva sorriso debolmente,sussurrando appena:”Prego per noi…” L’espressione ansiosa, quasi ferita di lui le arrivò come una stilettata. Il tono di prima vacillò mentre lui le chiedeva d’un fiato:”Dimmi che non rimpiangi nulla… dimmi che non devo sentirmi un essere abietto, che ho ancora- anzi,ancora di più!- il tuo am...”Non aveva potuto terminare perché un singhiozzo senza lacrime era sfuggito dalla gola di Lucrezia e il suo viso si era come accartocciato in un’espressione quasi infantile. Ma ella si costrinse a non piangere e a sussurrare:”Ho supplicato l’Altissimo di concedermi almeno il senso di colpa,di poter maledire ciò che è successo stanotte,di poter rinnegare tutto,noi due, questo …”Cesare si era avvicinato,non riuscendo a trattenere un sorriso di sollievo mentre si fermava davanti al suo corpicino ancora rannicchiato,allungando una mano e posandola lievemente sul capo di lei.”Ho creduto volessi annientarmi,dicendomi che ormai pensavi a noi due come a dei mostri. Lucrezia,per un istante ho temuto di perderti!”C’era risentimento velato nelle parole di lui,compassione nell’espressione di lei. Finirono per adagiarsi uno sull’altro.”Cesare, non riesco a concepire il pensiero che noi due siamo un peccato,qualcosa contro natura…” La interruppe e l’afferrò, frenetico:”Voglio sentirtelo dire,quello che ho sempre intravisto nei tuoi come nei miei occhi,in tutti i tuoi gesti…”.Le baciava il collo e lei sussultava avvertendo il fiato tiepido di lui mentre le parlava. Di colpo lo scostò,fissandolo intensamente,con devozione,per poi ricordargli: ”Non te l’ho forse urlato tutta la notte? Fratello mio,che Dio mi perdoni …io ti amo!”. Gli occhi di lui esultarono mentre le donava le parole che anche lei aveva agognato:”Ti amo, ti ho sempre amata Lucrezia!Il perdono di Dio non aggiunge né toglie nulla a ciò che sento per te!”L’espressione spaventata di lei lo animò ancora di più:”D’altronde,sorella mia, non è forse l’amore ciò su cui si basa tutto il suo credo? E in cosa gli facciamo torto amandoci?”Le aveva serrato le mani nelle sue ma lei ora balbettava:”Egli è buono e ci grazierà perché è Lui che ci ha fatti nascere sotto lo stesso tetto,è Lui che ci ha condotti lui l’uno tra le braccia dell’altra… Oh, cosa riesce a escogitare il mio cuore pur di non accusarci?! Non è piuttosto il demonio ad averci ispirati? Cosa siamo diventati Cesare?”. Egli la fissò a lungo prima di risponderle:”Ciò che siamo sempre stati,ciò che eravamo davvero:Cesare e Lucrezia.Senza altri appellativi,senza obblighi,senza null’altro che non fossimo noi. Ecco cosa siamo stati stanotte e cosa siamo per me.”La sicurezza di lui la colpì in un modo che non immaginava.”Sei sempre stato così … quando voglio allontanarmi da te dici qualcosa che mi fa innamorare ancora di più!”Stava tornando ad accarezzargli i boccoli quando un colpo improvviso alla porta li fece sobbalzare entrambi,aggrappandosi uno all’altra. La voce roca di Corella li raggiunse da oltre la porta.”Vostra Eminenza vogliate perdonarmi ma hanno mandato a dire che Sua Santità vostro padre chiede di parlare con voi.” Non si sarebbe fidato di nessuno normalmente ma sapeva che Miguel era un’eccezione. La lealtà di quell’uomo era sopra ogni sospetto. Già dalla sera prima sapeva con certezza che egli non avrebbe mai rivelato che la sorella si era attardata tutta la notte presso di lui. Pensando già a come ricompensarlo ordinò:”Che si prepari un boccone veloce e le mie vesti migliori.”. “Come comandate, mio signore.”Lucrezia aveva sussultato al sentir pronunciare la parola ”padre”. L’aveva guardato, come persa, ora che il rumore dei passi giù per le gradinate rimbombava nelle teste di entrambi. Lucrezia era stata la prima a muoversi. Si mise a frugare tra le coperte in cerca della veste, ridotta ormai a poco più di un lembo di seta che però si infilò lo stesso, velocemente,in silenzio. Infine si alzò, prese un ampio mantello di broccato azzurro che giaceva su una sedia lì vicino e se lo pose sulle spalle,abbassando il cappuccio.”Prenderò il passaggio che conduce all’altra ala del palazzo apostolico sperando che nessuno mi fermi. Le mie dame avranno notato che la mia assenza si è prolungata più del previsto, è meglio che vada.”Stava per voltarsi quando lui la trattenne per un polso.”So cosa hai provato poc’anzi Lucrezia. Siamo stati dei folli a dimenticarci di “lui”, ma non scoprirà nulla se saremo abili nel nasconderglielo.”Lei per un attimo si chiese se Cesare temesse l’ira legittima di un padre verso due figli colpevoli d’incesto, oppure la gelosia di un uomo che si diceva fosse consumato da un amore insano per la figlia. Gli sguardi insistenti del padre le facevano temere la veridicità di quelle dicerie. Questo,unito al discorrere di sotterfugi,così come di passaggi segreti,rattristò ancora di più Lucrezia che gli posò mollemente una mano sulla guancia:”Credi che lui…?” Cesare scosse la testa,esasperato.”No, sono menzogne!”Lei socchiuse gli occhi:”Vorrei fosse lo stesso per noi… Basta ora! Ti rivedrò fin troppo presto …e morirò al pensiero di non poter fare questo…”L’aveva baciato brevemente ma con forza:”Oh Cesare, penso anche a nostra madre… devo vederla…” “Non vorrai tradirci Lucrezia?!”. La furia nell’aspetto di Cesare le fece mordere le labbra:”Voglio solo parlare con mia madre,nostra madre…lei forse ci capirebbe…No,sto delirando! Fammi andare via,non so più ciò che dico,ciò che penso…”. Si svincolò e aprì il passaggio nascosto dietro un ampia specchiera,non prima di vedervi riflessa per un momento l’immagine sua e di suo fratello: lei che gli dava le spalle,un’ombra su suoi lineamenti, lui smarrito e immobile. Gli sorrise stancamente dal riflesso e uscì.
   
 
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