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Autore: Lelusc    14/06/2014    0 recensioni
Gemma è la figlia di un famoso archeologo e i genitori sono divorziati, ma la cosa strana è che vede molto spesso degli occhi color Ambra, che le ricordano una persona conosciuta con il padre quando aveva sei anni. Perchè li vede? Scopritelo, ringrazio chiunque voglia farmi una mini recensione, Lelusc. ;D
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lascio le buste da una parte e mi avvicino a un uomo. “Scusi se la disturbo, vorrei porgerle una domanda”dico rivolta ad un uomo con dei grandi baffi, che è chino a scavare.
L’uomo alza lo sguardo serio e freddo su di me e mi scruta in volto.

“scusate signore, sono la figlia di Sebastian Settembri, e vorrei chiederle se lo conosce”.

“vattene ragazzina, noi stiamo lavorando qui”dice brusco.

Rimango a bocca aperta. Che maleducato! Penso indignata, ma lascio stare e passo ad un altro uomo, che mi sembra più giovane e forse più ragionevole.

“Scusi, sono la figlia di Sebastian Settembri, vorrei chiederle se lo conosceva, sa è morto un mese fa e vorrei sapere cosa ha trovato qui agli scavi”.
Il ragazzo mi guarda circospetto e un po’ spaventato, poi abbassa lo sguardo e continua a lavorare.

Prefetto, ho l’impressine che non scoprirò niente in questo modo,bene farò in un altro modo, mi dico sgattaiolando via dalla loro vista per avvinarmi ai camion.

Dentro ci trovo molti reperti archeologici e rimango esterrefatta dalla loro bellezza e sicuramente antichità, mi sembrano così fragili che sono certa che al minimo tocco si possano rompere, e qualcosa mi fa credere che anche il solo guardandoli intensamente, possa portarli a sbriciolarsi come niente, è una sensazione davvero particolare. 

“Ehi! Tu!”

M’irrigidisco di colpo e mi volto di scatto.

Un uomo biondo e alto si sta dirigendo verso di me.

“E tu chi sei? E che ci fai qui? Questo posto è inaccessibile per via degli scavi, solo il personale autorizzato può entrare”dice gelido.

“sì, mi scusi, cercavo solo i reperti che ha trovato mio padre, visto che nessuno vuole parlarmi”

“suo padre?”

Annuisco. “Sebastian Settembri”dico tranquilla.

“Ah, capisco, quindi sei Gemma”

“sì, come fa a conoscermi?”

“Ero un collega di tuo padre, lavoravo con lui e con Georg”

“Ah, capisco”dico sorprendendomi della sua improvvisa giovialità e gentilezza.

“comunque i reperti che ha trovato tuo padre sono già stati portati in un museo, non sono qui”

“ah, capisco”dico abbassando il capo triste, naturalmente faccio finta.

“bene cara,ora sarà meglio che ritorni in hotel”

“sì, ha ragione, allora arrivederci”dico incamminandomi verso l’uscita,,cioè una porta in mezzo ad una grande e alta rete di ferrò che circonda tutta la zona.

Cavolo, non ho trovato niente che mi possa aiutare,ma forse se…

Cambio direzione all’improvviso, sicura che nessuno mi abbia visto, mi nascondo dietro un camion e attendo, non so cosa, forse una mano dal cielo e mi dice cosa devo fare, ma spero di riuscire a vedere anche dentro questo camion, insomma, ci sarà qualcosa di strano, qualcuno dirà qualcosa che lo incastrerà.

Non devo attendere molto che il mio desiderio viene esaudito,quello che qualcuno parli e si freghi con le sue stesse mani.

Un uomo di colore e il tizio di prima, che era diventato gioviale all’improvviso quando aveva saputo chi ero, si fermano proprio davanti al camion dove sono nascosta.

“Allora quella ragazzina se n’è andata?”

“Sì, che fastidiosa, Georg doveva tenerla d’occhio, se scopre tutto siamo nei guai, a meno che non le facciamo tacere”

“sì, credo sia meglio fare così”

“ma, forse no, onestamente non sono sicuro sia una buona idea, Georg tiene a lei, potrebbe dire tutto alla polizia fregandosene che così sarebbe in guai seri”

“è vero, farebbe di tutto per quella ragazzina, stupido, chissà perchè non ha accettato di vendere i reperti più importanti al mercato nero, qui siamo tutti d’accordo”.

Sgrano gli occhi, mi compro la bocca con la mano e trattengo il respiro. Non ci posso credere, Georg è stato costretto ha…Oh, mio Dio.

“Beh, anche quel…”

“Josè, Joshua abbiamo trovato qualcosa d’interessante,venite a vedere!”Urla un uomo e prendo la palla al balzo per uscire dal mio nascondiglio e dirigermi alla porta, ma per sbaglio faccio rumore e si accorgono di me.

“Ehi!  Tu! Fermati”dice l’uomo di prima, riconosco la voce e il tono.

Corro veloce ignorandoli, ancora sconvolta per tutto. Allora sono stati sicuramente loro a uccidere mio padre. Quando all’improvviso sento uno scoppio e qualcosa colpire a terra, m’immobilizzo e mi volto, con il cuore che batte come un forsennato per la paura e l’agitazione. Qualcuno mi ha sparato contro, ma quando il tizio di prima, seguito da altri due uomini, mi sta raggiungendo, non so come, ma riprendo a correre ancora più veloce  verso il folto dei Carpazi,verso l’oscuro e inesplorato territorio ignorando completamento quanto sia pericoloso.

Corro e mi addentro sempre di più fra la vegetazione folta rigogliosa, e oltre i miei passi sento anche quelli pesanti e veloci dei miei tre inseguitori. Ho paura, sento che potrei svenire da un momento all’altro se penso a quello che mi potrebbero fare se mi prendessero, corro e corro e non so come faccio ad essere così maledettamente veloce, l’adrenalina dentro di me è in continuo aumento, come  anche il fiatone. Scosto con le mani rami nodosi di arbusti che mi sbarrano la strada graffiandomi i palmi e le dita, ma non m’importa, meglio quello che morire per mano di quei farabutti.

Inciampo molte volte sulle radici sporgenti di alberi e querce alte e robuste dal tronco spesso e ruvido, ma non cado mai, anche se inciampando rallento. Salire è faticoso, sono stanca ma continuo imperterrita aiutandomi con le mani, afferrando i massi sporgenti, fino a che riesco, non so come, a salire su una sporgenza, e stanca e sporca di terra mi fermo.

Davanti a me, c’è il nulla, potrei scendere e rischiare che mi prendano, oppure rimanere lì e farmi prendere lo stesso, dove ho la scelta?

Alla fine guardo verso la vegetazione, e sbucano fuori quei tre con gli abiti strappati, il fiatone e graffi sul viso per via dei rami. Non appena mi vedono in trappola fanno un ghigno,e vittoriosi incombono su di me.

Mi guardo indietro, c’è uno strapiombo e non so quanto sia profondo, ho paura, sto per morire lì per mano di quelli? Oppure per colpa dello strapiombo?
Ma proprio quando il tizio di colore allunga una mano per afferrarmi e credo anche non gentilmente, il terreno sotto ai miei piedi cede e scivolo giù.

Caccio un urlo e guardo in alto, vedo i miei inseguitori ancora con il ghigno sul viso, e il tizio che aveva finto di essere gioviale con me, che mi salutava ironicamente con la mano, divertito.

Cado, e davanti a me ho solo roccia e non so quanto sia profondo il burrone, ma di una cosa sono certa, sono morta. Cerco appigli, una radice, un masso sporgente, anche se sto cadendo a grande velocità verso il suolo e sto rischiando di rompermi le dita, quando riesco ad aggrapparmi alla roccia. La mia mano si è infilata in un buco. Cerco di afferrare qualcosa anche con l’altra, ma non ci riesco, sto per cedere di nuovo, quando sento qualcosa premere contro la mia mano infilata del buco, l’unica con cui mi tengo.

Sicura non ci sia nient’altro da fare e che fra poco raggiungerò mio padre, lascio la presa e velocemente afferro l’oggetto nella piccola buca nella roccia. L’unica cosa che vedo prima di continuare a cadere nel burrone sono due occhi color ambra che mi fissano, poi chiudo gli occhi pronta a quello che il mio destino a deciso per me.

 
  
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