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Autore: Lelusc    29/05/2014    0 recensioni
Gemma è la figlia di un famoso archeologo e i genitori sono divorziati, ma la cosa strana è che vede molto spesso degli occhi color Ambra, che le ricordano una persona conosciuta con il padre quando aveva sei anni. Perchè li vede? Scopritelo, ringrazio chiunque voglia farmi una mini recensione, Lelusc. ;D
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Arrivata in casa chiudo velocemente la porta sbattendola, come se qualcuno potesse fare irruzione all’improvviso se solo non la chiudessi velocemente.

Assicuro con il chiavistello la porta e corro a fare altrettanto con tutte le finestre di casa.
Georg ha scoperto che ho sentito tutto, ora sono nei guai, mi dico prendendo dalla cucina un coltello e una padella.

La padella è l’arma di difesa numero uno, quella più inoffensiva, ma da non sottovalutare e il coltello la numero due, che equivale al piano B, quello che userò se sono costretta e se qualcuno questa notte entrerà in casa senza essere stato invitato.

Così leggermente più sicura vado in camera mia, chiudo la porta a chiave, tiro le tende e mi cambio velocemente infilandomi a letto.

Poco dopo cado in un sonno agitato e ad ogni minimo e futile rumore, incredibile ma vero, apro gli occhi e mi guardo intorno, per poi rimettermi a dormire. Ed è così per tutta la notte.

La mattina seguente la sveglia suona alla solita ora e infastidita cambio posizione nel letto, devo alzarmi, lo so, ma decido di dormire ancora un po’, però la mia decisione sparisce quando ricordo quello che ho sentito ieri e così spalanco gli occhi.

Mi metto a sedere sul letto di scatto e fisso la porta. Ho improvvisamente paura di uscire e venire uccisa o rapita, oppure di trovare un cratere sulla porta e qualcuno nascosto in casa, ma non posso che essere coraggiosa.

Cerco con lo sguardo la padella e il coltello. Quest’ultimo è finito chissà dove e forse e meglio così, invece la padella è sul tappeto. La recupero e l’appoggio sul letto, mi vesto alla svelta, l’afferro e apro lentamente la porta della stanza allungandola davanti a me e non succedendo niente, esco.

Non c’è nessuno, nessun cratere, niente di niente, non c’è nemmeno un messaggio in segreteria, non che ci debba essere.

Così più tranquilla e ignorando la voglia di guardare sotto i tavoli o nella lavatrice, per essere veramente certa di essere al sicuro, vado a lavarmi il viso al bagno e dopo filo in cucina a prepararmi la colazione.

Sicuramente guardare sotto il tavolo o nella lavatrice, sarebbe stata un’azione esagerata dettata dalla paranoia, o la paura stupida e irrazionale, non dalla prudenza.

Poco dopo mi siedo a tavola con davanti delle belle frittelle. Ormai la mia compagna padella è sporca d’impasto e inusabile come arma contundente da difesa, ma pazienza.

Affogo le frittelle nello sciroppo d’acero e comincio a mangiare di gusto. Ho appetito, quando all’improvviso davanti a me vedo due occhi color Ambra.

Sobbalzo per lo spavento e lascio la forchetta, che cadendo sul piatto, fa schizzare lo sciroppo d’acero che mi finisce addosso e mi alzo di scatto facendo cadere la sedia a terra.

Gli occhi...papà! Oddio, come faccio a stare così calma? Mio padre. Devo scoprire com’è morto e perché, ma come posso fare? Da dove comincio a cercare indizi? Ci sono dei tizi, fra cui anche Georg, che sanno qualcosa e hanno fatto qualcosa, ma come faccio a scoprire cos'è successo? E chi sono? A meno che…

Fisso dove prima erano apparsi gli occhi color Ambra e mi viene in mente un'idea.

Trovato. Vado in Romania, comincerò da lì, sono certa che troverò qualcosa, farò domande ai suoi colleghi e farò tutto quello che è in mio potere per capire in cosa mio padre si era immischiato senza volerlo.

Corro in camera mia, predo la prima valigia grande che trovo e ci metto dentro alcuni vestiti comodi e senza starci troppo a pensare mi cambio, calzo un paio di stivaletti, nel caso servisse scalare qualche montagna, due spazzolate veloci ai capelli e prendo la borsetta.

Ho bisogno di soldi e nell’eredità di papà ce ne sono molti. Mamma non ha voluto niente da lui e li ha lasciati tutti a me, ora ho una bella cifra in banca e mi serve, devo pagare una settimana di viaggio in Romania, hotel e aereo, quindi devo solo chiamare al lavoro e dire che voglio delle ferie per una settimana e partire.

Scoprirò tutto quello che è successo a mio padre, parola di Gemma Settembri.

Lancio con noncuranza la valigia in macchina, sui sedili posteriori e m’inchino a controllare che non ci siano bombe o avessero manomesso qualcosa. So che è esagerato e da film poliziesco, ma non si sa mai. Entro in macchina e parto per andare a prenotare un biglietto per la Romania, solo andata per ora.

Trovo un biglietto per un aereo che parte fra tre ore. La valigia è pronta, devo solo partire prima che succeda qualcosa o che Georg mi chiami, cosa impossibile, così mi dirigo verso l’aeroporto e intanto chiamo il vecchio hotel dove sono stata con mio padre e prenoto una stanza.

Ricapitoliamo: ho avuto le ferie e credo che il mio capo sia felice di non avere fra i piedi una lavoratrice distratta e poi ho chiamato i miei amici per dirgli che faccio un viaggetto, ho il biglietto, la valigia è pronta e ho prenotato una stanza, devo solo prendere i soldi.

Mi fermo in banca prendo ciò che mi serve e mi dirigo all’aeroporto. Qualche tempo dopo sono in aereo, seduta sull’apposito sedile e siamo già decollati.

Mi guardo intorno, non c’è nessuno che conosco o di sospetto; speriamo solo di essere al sicuro, non vorrei pensare al peggio, ma che voleva dire Georg con “è solo una bambina ecc…”mi preoccupa.

Sono in volo da poco, ma già mi annoio da morire, per la fretta non ho comprato niente per ammazzare il tempo, brutto affare. Ogni tanto guardo dal finestrino le nuvole e il cielo azzurro, ma non mi entusiasmo molto, soprattutto dopo che l'hai guardato per minuti interi e vedi sempre e solo le stesse cose.

Mi accoccolo sul sedile mettendo da parte la mia inquietudine e cerco di dormire, ma non ci riesco, anzi penso ad una strategia.

Fortunatamente ho già la stanza di hotel. Una cosa che va bene, pensare che sono passati quattordici anni da quando sono stata in Romania con mio padre e credo si ricordare ancora come arrivarci. Papà era il tipo che metteva da parte ogni foglietto dei viaggi che faceva per lavoro, per ricordo, quel sentimentalone! Quindi ho con me il biglietto dell’hotel, so la via e siccome l'ho visto molte volte, so riconoscerlo.

 Per quanto riguarda il Rumeno... beh, ho con me il dizionario; l’ho preso dalla mia libreria, è da sempre che seguo papà nel suo lavoro, quindi devo imparare almeno le basi delle lingue.

Sorrido soddisfatta di me stessa. Punto uno privo di problemi, ora il punto due, andare sul posto di lavoro e chiedere degli scavi.
Accidenti certo che è strano che gli scavi siano durati ben tredici anni.

Beh, certo hanno dovuto smettere per mesi per diverse ragioni, piogge mai viste, frane e altro ancora, quindi i mesi sono volati come niente, ma sembra proprio che gli oggetti antichi si trovino come i sassi, è mostruoso, penso e sono certa che con la morte di papà centri qualcosa con il suo lavoro, a questo punto è l’unica ragione possibile, anche perché c’entra anche Georg, che era un suo collega.

Collega? Ma che diavolo sto dicendo! Anzi che diavolo sto facendo? Sono impazzita? Sto vaneggiando? Sto andando in Romania per chiedere di mio padre a chi? A quelli che forse l’hanno ucciso, ma sono scema? Mi faranno fuori se la faccenda è losca, ed io tranquilla sto volando fino a loro per farmi ammazzare meglio, sono proprio stupida, e ora che faccio? Non posso più scendere.

 Mi rinchiudo in hotel e faccio passare la settimana come semplice turista e poi vado via? Oppure…haaaa, non lo so, mi dico scompigliandomi i capelli, agitata.

Alla fine mi calmo e mi appoggio allo schienale imbottito del sedile e sicuramente con i capelli scompigliati, comunque se non faccio domande e non rischio non posso sapere perché mio padre è morto e poi forse, se non trovo niente e non avrò risposte, posso andare via incolume; se invece va tutto per il peggio e sarò in pericolo, posso sempre correre verso quella villa nei Carpazi, forse c’e ancora, penso cercando di calmarmi e rassicurandomi con qualcosa che di sicuro non ha nulla.

Chissà se veramente quel ragazzo abita ancora lì e potrebbe aiutarmi, mi chiedo, anche se al solo pensiero di rivederlo mi viene da svenire.

Chissà, forse è un bene andare in Romania dopotutto, credo lui sappia qualcosa, non so perché, ma ho questa sensazione, mi dico molto più tranquilla e decido di pensare ai dettagli della mia "strategia" per concludere in bellezza la mia folle missione e vincere.

Quando apro gli occhi, non posso credere che mi sia veramente addormentata. Mi metto seduta bene al mio posto, sentendomi intorpidita e soffoco con la mano uno sbadiglio. Chissà quanto ho dormito, mi chiedo guardando il display del cellulare.

Però, un’oretta, sarà perché ho dormito male ieri notte, comunque ho una fame terribile, mangerei tre chili di qualsiasi cosa che sia commestibile.

Finisco di pensare questo che passa una hostess. Mi prendo due panini: uno con il prosciutto e l'altro con la nutella e da bere una bottiglietta d'acqua, ed è poco.

Ho così fame, sembra che non abbia fatto colazione, cosa non vera. Ricordo perfettamente di aver ingerito qualche boccone prima che mi venisse questa brillante idea di andare a farmi ammazzare.

Finisco di mangiare tutto pensando che alle brutte avrei avuto almeno un po' d'energia per scappare e tranquilla apro il dizionario per ripassare le basi di rumeno.

Dopo un po' che continuo a leggere e ripetere, mi riposo nuovamente a riposare piena di parole difficili e quasi impronunciabili che mi volteggiano nella testa e vado avanti, fino a che non sento le hostess dirci di mettere la cintura perché stiamo per atterrare.

Poco dopo sono nell’aeroporto gremito di persone che aspettano i propri cari, che partono, che comprano nei negozi e che mangiano.
Recupero la valigia, ed esco dal chiassoso aeroporto fermandomi sul ciglio della strada per cercare un taxi.

Strano ma vero lo trovo subito. Sì come no, sto scherzando, ci metto più o meno un’ora e mezza a trovarne uno libero, poi con una pronuncia da principiante o da bambina delle elementari, aiutandomi con il dizionario, gli dico di portarmi verso i Carpazi dove si stanno svolgendo gli scavi e fortunatamente il taxista sembra avermi capito, perché parte.

Poco dopo sono arrivata, così con ancora la valigia a tracolla, mi dirigo verso la macchina e le persone chine a scavare nella terra.

 
  
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