Fanfic su artisti musicali > SS501
Segui la storia  |       
Autore: Monijoy1990    15/06/2014    1 recensioni
Mary è una ragazza di 22 anni. A seguito della scomparsa prematura di sua madre si ritrova a gestire le continue assenze di suo padre dilaniato dal dolore, oltre che fare i conti con le nuove responsabilità.
La sua unica ancora di salvezza è Andrea, suo fratello minore.
La sua vita, ormai giunta a un punto morto, cambia inesorabilmente con la partenza di suo fratello per il Giappone. Un insolito scambio, catapulterà un giovane e aitante ragazzo orientale in casa sua, sconvolgendo la sua vita ormai ordinaria.
Riuscirà Mary a gestire quest’altro uragano nella sua vita? E quell’insolito e misterioso ragazzo, quali segreti avrà in serbo per lei?
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hyunjoong
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa è una storia in cui i personaggi non sono realmente esistiti e le vicende narrate non sono mai realmente accadute. Proprio per questo motivo, anche le esperienze riproposte e descritte, proprio perché frutto di fantasia e non di esperienze dirette,  non vogliono ferire o ledere la dignità di nessuno.
L’unico elemento a cui farò ricorso è l’immagine di alcuni personaggi noti nella musica Kpop. Essi compariranno nel mio racconto alla stregua di attori o figuranti, non mostrandosi mai nelle loro vesti più note ne con i loro nomi specifici, ma limitandosi a conferire ai protagonisti che si susseguiranno, un volto e un atteggiamento comportamentale. L’intento è rendere più agevole e interessante la descrizione dei personaggi.
Ricorrerò,  quando mi sarà possibile, all’uso di immagini, musiche e video che aiutino e stimolino la lettura. 
 

CAPITOLO 9

   PICCOLI ERRORI DI PERCORSO


ITALIA

 

Erano tornati a casa da circa tre settimane. Per Mary era così strano non dover più dividere la stanza con Eichi. Da quella sera molte cose erano cambiate, ma per ovvie ragioni entrambi avevano preferito tenere all'oscuro di tutto Luigi. Per il momento vivevano una storia nascosta e la cosa si rivelava  anche molto eccitante. Mary avrebbe voluto raccontare tutto a suo fratello ma la paura che lui non potesse capire la sua decisione era più forte di tutto il resto. Non l'avrebbe mai incoraggiata a credere in una relazione così surreale e senza alcuna possibilità di crescita come la loro. Gli sarebbe risultata una debolezza inutile e capace di farla solo soffrire inutilmente, e l'ultima cosa che voleva Mary era deludere suo fratello. Non voleva farlo preoccupare inutilmente. Tornata a casa aveva trovato una sua e-mail. Era rimasta sorpresa dal tono e dalle domande contenute all’interno di quelle poche righe. C'era qualcosa di strano, Mary lo percepiva anche a  chilometri e chilometri di distanza. “Mio fratello così coinvolto da una ragazza? questa si che è nuova!”. Mary conosceva molto bene Andrea e sapeva che scriverle quella e-mail doveva avergli comportato uno sforzo notevole. Era molto riservato quando si trattava di relazioni amorose. Mary neanche sotto tortura era riuscita a strappargli delle informazioni personali sulle sue storie passate. Adesso invece, tutto d'un tratto, era lì a chiederle consiglio come nulla fosse. Doveva provare qualcosa di molto intenso per quella ragazza. “E per fortuna che gli avevo detto di non perdere tempo dietro queste sciocchezze. Quel testone non cambierà mai”. La cosa però ancora non la convinceva molto. Mary sapeva che suo fratello non era un tipo da farsi travolgere in maniera così poco controllata. Le sue relazioni infatti non duravano più di un mese. Saltava da una ragazza all'altra come se niente fosse e ora tutto d'un tratto perdeva il controllo in quella maniera. Sorrise pensando a quanto fosse ironico che entrambi avessero perso la testa per persone così lontane dal loro mondo. Da buona sorella avrebbe dovuto ricordargli che lasciarsi coinvolgere da una relazione di quel tipo non era cosa raccomandabile giacché prima o poi sarebbe dovuto tornare in Italia, ma chi era lei per comportarsi da ipocrita. In fondo il suo raziocino lo aveva abbandonato quella sera e con quel bacio. Cosa avrebbe potuto dirgli senza rivelarsi incoerente. Aveva parlato di amicizia ma in realtà dal suo tono Mary aveva capito che si trattava di qualcosa di molto più forte. Per una volta forse entrambi potevano correre il rischio e buttarsi in un qualcosa di molto più grande di loro. Il rischio e il dolore infondo fanno parte della vita. Ognuno vive delle scelte che compie nel presente e Mary aveva accettato il rischio. Ora stava a suo fratello scegliere se compiere lo stesso salto nel vuoto o fare retromarcia e rinunciare. Lei più che questo non avrebbe potuto consigliarli.  Scrisse una e-mail sperando di essere stata di aiuto a suo fratello. La risposta non tardò ad arrivarle. Con questa fu chiaro a Mary che entrambi avevano scelto di saltare in quel buco nero chiamato amore.
 “E finalmente anche tu fratellino hai trovato la tua Yoko Ono”.
Dopo quella mail Andrea si fece sentire raramente. Era impegnato o almeno questo era quanto le aveva scritto. Seppure si sentissero poco, Mary riusciva comunque ad essere tranquilla e serena, forse grazie al conforto di Eichi era riuscita a colmare un po' di quel vuoto che suo fratello le aveva lasciato. Il tempo per quelle tre settimane trascorse abbastanza serenamente. Il rapporto tra Eichi e Mary non faceva che crescere giorno dopo giorno e insieme ad esso anche l'attrazione e la complicità. Spesso si ritrovavano soli in casa e le occasioni erano davvero troppe oltre che invitanti. Il loro rapporto, però, andava ben oltre la semplice attrazione fisica. Era qualcosa di molto più intenso.
Mary non aveva ancora iniziato a dipingere il quadro da proporre per la mostra nonostante le buone intenzioni non le mancassero. Ogni pomeriggio mentre lei dipingeva, o almeno ci provava, Eichi scriveva i testi delle sue canzoni. Mary gli aveva suggerito di sfogare le sue inquietudini nella musica proprio come lei stava cercando di fare con i suoi quadri. Dava sfogo a tutto quello che provava. Era un modo come un altro per esorcizzare il passato e il dolore.
Purtroppo nonostante i diversi sforzi non era ancora riuscita a recuperare la manualità e l'inventiva di una volta. C'era qualcosa che le mancava. Così per il momento si limitava a lasciar scorrere il colore su quella tela bianca in attesa di un’ispirazione.
Quando ormai Agosto giungeva al termine ricevette un messaggio di Marco che invitava lei, Eichi ed Angela alla sua villa al mare per trascorrere un week-end in compagnia e festeggiare l’estate che ormai volgeva al termine. Eichi non fece di certo i salti di gioia. Seppure la cosa ormai avrebbe dovuto lasciarlo indifferente, continuava a mantenere delle riserve sul suo conto.  Avrebbe cercato di non pensarci troppo la gelosia era un sentimento del tutto nuovo. Con Misako era stato diverso. Non si era mai sentito in ansia per paura di perdere una persona prima di allora.
Sapeva di avere l’amore di Mary a tranquillizzarlo e si fidava di lei, ciononostante un sesto senso lo metteva in guardia. Preparati i bagagli, Mary, Angela ed Eichi dopo un'oretta di viaggio giunsero a destinazione. Ad accoglierli c’era una ragazzina bionda con dei capelli riccissimi. Appena Eichi scese dalla macchina gli saltò letteralmente addosso.
«non posso crederci fratellone avevi ragione è proprio Eichi!» urlò entusiasta dopo essersi staccata dal suo collo.
Mary la conosceva, era la sorellina di Marco. Vedendola avvinghiata a Eichi in quel momento provò un’inaspettata morsa di gelosia. «che modi sono questi? ora che c’è una stella della musica io entro in secondo piano?» cercò di richiamare la sua attenzione. Per lei era stata come una sorellina più piccola, ma adesso che la osservava meglio era cresciuta davvero molto. Era diventata molto bella.
«hai ragione Mary, che stupida! Dovrei ringraziare prima fra tutti la mia benefattrice.» e dicendo così la strinse a sé la sollevandola da terra in un abbraccio soffocante. Anche se piccolina era davvero forte. Mary si ritrovò a pensare che tra lei e Angela non sapeva chi fosse la più pericolosa. 
«ok, va bene basta così piccola peste» intervenne Marco raggiungendo il gruppo.
«Non fare l’antipatico fratellino.» aggiunse facendogli il broncio.
«capisco che tutti siate felici di rivedervi, ma qui ho bisogno di una mano a prendere i bagagli. È vero che sono forte, ma non dimenticate le buone maniere, sono pur sempre una donna » aggiunse Angela, che fino a quel momento era stata completamente ignorata dal gruppo.
«hai ragione, aspetta, ti do una mano» si offrì Eichi comprensivo mentre l’aiutava a scendere le valige.
«lui si che è un vero uomo. Mica come te fratellino…» puntualizzò Mina punzecchiando Marco, mentre guardava con occhi sognanti Eichi.
“Ah si? Lo vedremo chi è più gentiluomo tra noi due”.
«toglietevi di mezzo questo lo prendo io e anche questo» e dicendo così strappò dalle mani di Eichi e Angela due borsoni, e con non poca fatica si incamminò verso l’enorme villa a due piani dei suoi genitori.
«basta davvero poco a riattivare lo spirito di collaborazione di quel pigro caprone …» notò stupita Mina. Gli altri tre scoppiarono in una sonora risata.
“Avere lei come sorella non deve essere per niente facile”.
Per un attimo Eichi comprese molto di più la posizione di Marco. Anche lui ne aveva passate di belle con JJ. Fare i fratelli maggiori ha i suoi pro e i suoi contro dopotutto. Sorrise tra sé e sé al ricordo di JJ. Doveva ammettere che gli mancava quella testa calda di suo fratello.
Era già pomeriggio inoltrato quando finirono di sistemare i bagagli insieme alla spesa per i giorni successivi. Come al solito Mary ne aveva combinata una delle sue. Proprio mentre stava trasportando il suo trolley al piano di sopra lo stesso le era caduto aprendosi rovinosamente per le scale. Fortunatamente Marco le era andato in contro per aiutarla. Nel farlo intravide un pigiama rosa con dei cuoricini e della biancheria intima. Bastò quello a farlo arrossire come un peperone. Mary raccolse il tutto in fretta arrossendo a sua volta. Si era ripromessa che non avrebbe mai più usato trolley in tutta la sua vita.
Erano le otto e dopo aver stabilito come si sarebbero dovuti sistemare per la notte iniziarono a preparare il barbecue.
Mary e Angela avrebbero diviso la stanza da letto dei genitori di Marco al piano di sopra, mentre Eichi avrebbe occupato la stanza degli ospiti accanto. La piccola stanzetta con un solo letto singolo  fu il vero problema. Dopo quasi un’ora di lotta estenuante la stessa era stata assegnata a Mina. Era davvero eccitata all’idea di dormire a pochi metri di distanza dal suo idolo. A Marco era toccato il divano del soggiorno che si affacciava sulla cucina al piano di sotto.
«che ne dite di bere qualcosa di forte?» propose Marco dopo che tutti ebbero finito di mangiare.
«oh si che bello!! Io voglio un bel bicchiere di rum» si portò davanti a tutti Mina entusiasta.
«non hai capito proprio nulla. Tu quando bevi perdi completamente il controllo. Non vorrai che Eichi si faccia un’idea sbagliata di te…» aggiunse suo fratello nel tentativo disperato di farle cambiare idea.  L’ultima volta che aveva bevuto aveva iniziato a ballare decantando alcuni versi della Divina Commedia. Era stato uno spettacolo a dir poco penoso. Per non parlare del fatto che per tutta la notte Marco era rimasto con lei in bagno a reggerle la fronte mentre vomitava. Si, quei momenti non avrebbe voluto riviverli per niente al mondo.
«dai un goccetto, cosa vuoi che mi faccia? Ti prometto di non esagerare questa volta» continuò supplichevole.
«fa un po’ come vuoi, sappi però che questa volta non ti reggerò la fronte come in passato…»
«tranquillo non ce ne sarà bisogno»lo rassicurò, concludendo con un occhiolino d'intesa.
I quattro ragazzi riuniti nel giardino esterno sul quell’enorme tavolo di legno alla luce soffusa di poche fiaccole, assaporavano l’odore salmastro del mare mentre sorseggiavano qualche bicchiere di alcool. I grilli riempivano il silenzio senza parole di quel momento. Tutti sazi assaporavano quella calma surreale, interrotta improvvisamente da Mina che, come aveva previsto Marco, aveva strafatto iniziando a cantare delle canzoni in una lingua sconosciuta. Fu Angela a proporsi per accompagnarla in camera sua. Mary aveva deciso di darle una mano. Era stanca e voleva andare a dormire. Così le due ragazze in compagnia di quell’angelo indemoniato di Mina si congedarono da Marco e Eichi.
I due ragazzi rimasero in silenzio ad osservare le onde di quel mare che a pochi metri di distanza si frangeva sulla riva spumeggiando vivaci.
«Certo che tua sorella ha un bel caratterino…» interruppe quel silenzio Eichi.
«si, in molti dicono abbia preso da mio padre. Sono entrambi cocciuti e convinti di avere ragione su tutto. Anche se alle volte si sbagliano. Non si può avere sempre ragione, in certi casi occorre ammettere i propri errori con modestia.» forse per colpa dell’alcool Marco si dimenticò della sua diatriba con Eichi e si concesse quel momento di sfogo.
«Sai, anche io ho un fratello più piccolo e anche lui ha un bel caratterino. All’inizio me ne ha date di gatte da pelare. E così che dite voi giusto?»
«parli di JJ, dico bene?» domandò Marco distrattamente come se la cosa gli interessasse relativamente poco. Era un modo come un altro per continuare il discorso.
«Sai anche di lui allora» ammise sorpreso Eichi.
“come fa a sapere dell’adozione?”
«mia sorella mi ha fatto una testa tanta con voi. Lui è il membro più piccolo dico bene? è normale che tu lo veda come un fratello minore» precisò Marco accendendosi una sigaretta distrattamente.
Il vento gli rendeva difficile l’operazione.
«giusto, quasi dimenticavo, tua sorella è una nostra fan» aggiunse sollevato. Non aveva scoperto nulla. Ci mancava solo quello.
«i tuoi genitori devono essere orgogliosi di quello che sei diventato…» continuò sempre più malinconico il ragazzo con le lentiggini.
«più che altro mia madre lo è…»
«e tuo padre? non dirmi che sei il classico figlio disubbidiente che ha voluto a tutti i costi inseguire la strada della musica contro il volere paterno?» e si portò con fare disinvolto la sigaretta accesa alla bocca.
«mi spiace deluderti ma non è come pensi. Io non ho mai conosciuto mio padre.»
Per un attimo la notizia lasciò Marco sorpreso. Questo sua sorella non glielo aveva detto.
«mi dispiace…» aggiunse sinceramente mortificato. Lui sapeva cosa voleva dire avere lontana una persona amata, ma di certo non averla mai conosciuta doveva essere anche peggio.
«devo crederci?» chiese scettico e divertito Eichi. Forse Angela aveva ragione, Marco in fondo non era poi un così cattivo ragazzo.
«guarda che non sono poi così privo di tatto, e comunque fa un po’ come credi…» proseguì riportandosi alle labbra la sigaretta accesa.
 Eichi, non si sarebbe mai aspettato di sostenere una conversazione del genere proprio con Marco. Quel momento aveva un ché di surreale.
«ti credo anche se penso che dispiacersi sia inutile. Sono convinto che in fondo sia stato meglio così. Probabilmente adesso non sarei quello che sono se mio padre avesse deciso di rimane con noi… e più che rendere lui orgoglioso di me il mio obbiettivo adesso è rendere me stesso orgoglioso di quello che sono e magari essere motivo di orgoglio per le persone che davvero mi amano. Alle volte quello che sei diventa una scelta che compi a piccoli passi ma che ti segnerà per sempre. Chi  sei o ciò che sceglierai di essere è un qualcosa che spetta solo a te. Io mi sono imposto di essere migliore di lui, eguagliarlo non mi interessa minimamente ne tanto meno inorgoglirlo.»
Marco provò un’improvvisa e inaspettata morsa di gelosia mista a invidia e ammirazione per quel ragazzo sicuro di sé che aveva accanto. Anche lui avrebbe voluto avere la forza di opporsi a suo padre e scegliere liberamente della sua vita e di quella della sua famiglia. Ma gli erano sempre mancate le forze per riuscirci. Quel giorno che lo vide litigare animatamente con sua madre per colpa del passato e della sua continua ossessione per la vendetta, avrebbe voluto intervenire e fermarlo, ma non ne ebbe il coraggio. Permise a suo padre di mandar via sua madre senza opporre alcuna resistenza. Eichi invece doveva aver sopportato molto e nonostante questo non doveva aver smesso di lottare per quello che credeva e con lo scopo di migliorare sempre se stesso e la vita di chi lo amava. Lo invidiava.
«si è fatto tardi forse sarebbe meglio andare a dormire» disse spegnendo quello che restava della sigaretta in un portacenere prima di alzarsi. Anche Eichi lo seguì. Quella sera iniziarono a conoscersi meglio.
Dopo non pochi sforzi Mary e Angela erano riuscite a mettere a letto Mina. Ora erano in camera che si preparavano per andare a dormire.
«cavolo come ho fatto a dimenticarlo?» esordì ad un tratto Angela richiamando l’attenzione di Mary che stava preparando il loro letto.
«cosa hai dimenticato questa volta?» le domandò rassegnata.
 Angela era molto sbadata e all’università spesso si dimenticava libri o materiali vari e lei era costretta a provvedere sempre alle sue mancanze. E a quanto pare neanche questa volta si era smentita.
«non penso potrai aiutarmi questa volta…» proseguì con aria rammaricata mentre scaraventava nervosa il suo borsone in un angolo della stanza.
«di cosa hai bisogno? Di uno spazzolino? Di un paio di mutande? O di un reggiseno?»
«no niente di tutto questo… ho dimenticato il pigiama…» Mary sospirò rumorosamente prima di tirare fuori dal suo borsone il pigiama con i cuoricini nuovo di zecca che aveva comprato.
«e c’era bisogno di fare tutte queste storie per un pigiama? Tieni prendi il mio, tanto io ormai ho l’abitudine di addormentarmi con la camicia che mi ha lasciato Andrea. Metterò un paio di pantaloncini e starò benissimo…»e dicendo così lo lanciò all'amica.
«grazie Mary, e scusa» continuò amareggiata prendendolo al volo.
«Ma stai scherzando? Non dirlo neanche! E poi ti devo ancora un favore per il vestito che mi hai regalato l’altra volta.» e scoccandole un occhiolino complice, tornò ad aggiustare le lenzuola. Spente le luce, i cinque ragazzi crollarono distrutti nei loro letti.
Il giorno dopo si svegliarono di buon’ora e dopo un’abbondante colazione raggiunsero la spiaggia dorata e calda di quella mattina. Il sole era alto e picchiava insistentemente sulle loro teste. Tra un paio di bagni in acqua e una partita a beach volley la giornata trascorse tranquilla. Tutti si divertivano spensierati. Inizialmente Mary si era rivelata restia a togliersi l’enorme maglia che usava come copricostume. Era in leggera soggezione per colpa di Eichi. Quella sarebbe stata la  prima volta che avrebbe visto il suo corpo semi nudo e aveva paura che non rispecchiasse esattamente le sue aspettative. Se ripensava alla ragazza di quella foto, snella e con un viso perfetto, si sentiva enormemente inadeguata. Inoltre il costume che le aveva consigliato Angela le sembrava davvero esagerato. Era un bikini rosso super sgambato. Non che lei non potesse permetterselo, nonostante pensasse di non avere un fisico perfetto, Mary portava una 42 di tutto rispetto ostentando un seno prosperoso e dei fianchi piccoli ma proporzionati. Rispetto ad Angela che a stento raggiungeva una prima Mary esibiva una terza di tutto rispetto. La sua timidezza insieme agli sguardi di Marco ed Eichi non l’aiutarono di certo a vincere l’imbarazzo. Questo finché Angela non esortò tutti ad entrare in acqua. Da quel momento in poi la situazione migliorò notevolmente.
Erano passate le tre quando tutti e cinque i ragazzi si sdraiarono pigramente sotto gli ombrelloni.
Erano esausti.
«Ehi, ma quel tatuaggio mi è nuovo, lo hai fatto da poco?» chiese Mina avvicinandosi a Eichi  interessata, raggiungendo una distanza a dir poco discutibile.
«no, a dire il vero» l’allontanò leggermente a disagio «durante i servizi fotografici e negli MV preferisco coprirlo perché ha un significato particolare che non voglio sbandierare ai 7 venti».
«e quale sarebbe? Posso saperlo?» insistette curiosa portandosi a pochissimi centimetri dal suo viso. Mary la guardava da lontano mordendosi le labbra dalla rabbia.
«sai il suo significato è un segreto che posso condividere solo con delle persone davvero speciali…» ammise sincero Eichi mentre ancora una volta cercava di evitare i contatti troppo ravvicinati di Mina. In tutto quello notò anche lo sguardo geloso di Mary.
«e io non sono abbastanza speciale per te?» domandò supplichevole stendendosi accanto a lui.
«mi spiace ma al momento una sola persona è riuscita a strapparmi questa confessione e se c’è riuscita è solo perché mi è entrata nel cuore. Non è una cosa che posso dire a tutti.» aggiunse lanciando uno sguardo d'intesa verso Mary. Mary gli sorrise complice.
«e va bene non insisto. Che peccato avrei voluto tanto saperlo... uffa » sospirò prima di rigettarsi scomposta sul suo asciugamano. Poco distante da loro, c'era Marco. Aveva osservato tutto mentre cercava di capire a cosa doveva quegli sguardi complici. Sperava davvero che il suo sesto senso si stesse sbagliando. Perché se così non fosse, voleva dire che tra quei due era successo già qualcosa. 
Quella sera avrebbe dovuto entrare in azione in qualche modo. Non poteva aspettare ancora.
Ad un tratto vide Mary avvicinarsi con fare furtivo nella sua direzione. Si rannicchiò accanto a lui. Il suo profumo e quella pelle così liscia lo fecero tentennare per qualche secondo.
«Ehi Marco ricordi che ti avevo chiesto di portare quella cosa?»
«intendi la chitarra?» disse a voce un po’ troppo alta.
«shii…!! sei impazzito? non vorrai che Eichi scopra tutto?» lo ammonì Mary coprendogli con una mano la bocca. Fortunatamente Eichi era impegnato a mantenere distante quella peste in calore di Mina cosî non si accorse di nulla.
Il cuore di Marco sobbalzò a quel contatto inaspettato. Lentamente Mary si allontanò in modo che l'amico potesse riprendere fiato.
«si, la chitarra» ribadì più convinta sussurrandogli a un orecchio.
«si, l’ho portata. Ma non volevi fargli una sorpresa?» Mary gli sorrise maliziosa «per questo avrò bisogno del tuo aiuto. Oggi è il compleanno di Eichi. Vorrei fargli una festa a sorpresa ovviamente se anche tu sei d’accordo, gli altri sono già informati di tutto» gli chiarì con occhi supplichevoli. Marco, anche odiando l’idea con tutto se stesso, non seppe negare alla ragazza che amava quella richiesta innocente.
«va bene, ma con la chitarra come la metti? Non volevi ripulirla per bene e impacchettarla? Con Eichi sempre intorno come pensi di riuscirci?» le domandò distrattamente. «No problem,  ho già chiesto ad Angela di distrarlo oggi pomeriggio in modo da permettere a noi tre di dedicarci ai preparativi. Mina si occuperà della torta, mentre io impacchetterò la chitarra. Tu potresti pensare alle decorazioni che ne dici?». Non che la cosa lo entusiasmasse più di tanto ma almeno per un pomeriggio quei due sarebbero rimasti lontani.
«ho forse scelta?» convenne  rassegnato.
«immagino di no» gli sorrise grata Mary.
«ora che ci penso dovrei avere qualche festone nel garage e dei palloncini. Potrebbero esserci utili?»
«credo proprio di si » acconsentì in brodo di giuggiole.
Vederla felice e sorridente valeva tutte le morse di gelosia che stava provando in quel momento. Anche se aiutarla nei preparativi andava contro i suoi più profondi principi, non ci avrebbe rinunciato per niente al mondo, perché almeno così l’avrebbe vista sorridere.
«se non ricordo male dovrei avere anche della carta regalo e qualche cotone. Ti converrebbe ricucire un po’ quel fodero. È davvero malconcio».
«Si in effetti ci avevo già pensato. Grazie Marco. Non sto più nella pelle dalla gioia, fare queste cose mi mette sempre di buonumore». Marco gli sorrise. Si, lo avrebbe fatto solo per lei. Per renderla felice.
In quel momento un ombra calò come un mantello nero su di loro. Era Angela.
«ragazzi credo sia ora di rientrare. Si sta facendo tardi» e scambiò con i due amici, uno sguardo d'intesa abbastanza esplicito. In meno di venti minuti i cinque raccolsero le loro cose e fecero ritorno in villa.
Erano le sei e dopo non pochi sforzi Angela era riuscita a trascinare con un scusa Eichi fuori da lì. Avevano davvero poche ore per preparare tutto.
Mentre Mina si dedicava alla torta, Mary e Marco erano scesi in garage. Mary ripulì con cura meticolosa la chitarra. In alcuni punti il legno chiaro era usurato. Per quello non avrebbe potuto fare molto. Nella parte retrostante c’era scritto un nome. Forse era del suo precedente proprietario. Mary non ci fece troppo caso. Adesso, dopo averla ripulita, doveva occuparsi del fodero. Era davvero in  pessime condizioni. Almeno il fatto che fosse nero poteva aiutarla a camuffare qualche piccola imperfezione. Non era molto pratica con il taglio e cucito.
Nel frattempo Marco, tra i diversi scatoloni, era riuscito a trovare un festone con scritto “Tanti auguri!” e una busta impolverata con qualche palloncino ancora all’interno. Mary intravide una scatola di latta su uno scaffale. Sicuramente conteneva ago e filo.
Salì su una sedia ma proprio mentre era quasi arrivata perse l’equilibrio. Marco arrivò giusto in tempo per prenderla al volo. Caddero l'uno sull'altro. Marco attutì la caduta di Mary. In quel momento il volto di lui era a pochissimi centimetri dal suo e in quel frangente, Mary sembrò leggere qualcosa di diverso dal solito negli occhi verdi dell’amico.
«scusami Marco, ma tu guarda quanto sono imbranata.» stava per sollevarsi quando lui la bloccò, impedendole di alzarsi.
«cosa stai facendo? Dobbiamo sbrigarci altrimenti la sorpresa per Eichi salterà!»
Marco continuava a tenerla bloccata in quella posizione senza risponderle. Aveva promesso a se stesso che non l'avrebbe persa per nulla al mondo.
Con  uno scatto l'avvicinò pericolosamente al suo volto. Mary istintivamente chiuse gli occhi. Una voce li interruppe improvvisamente.
«Marco! Mary! Eichi e Angela stanno tornado» li richiamò Mina affacciatasi dalla porta che conduceva al garage. Marco allentò la presa su Mary che si sollevò grata di quell'interruzione.
«Ehi, ma che state facendo voi due?» domandò scioccata dopo aver visto Mary sollevarsi dal corpo di suo fratello.
«niente sono scivolata tutto qui»spiegò Mary sintetica uscendo dal garage a capo chino con la  chitarra tra le mani. Mina intravide la sua espressione sconvolta. Qualcosa doveva essere successa e l'atteggiamento di suo fratello non faceva che avvallare le sue supposizioni.

 
“Ma cosa diamine gli è preso. Non può essere che Eichi avesse ragione. No non può essere! Magari mi sto solo immaginando tutto come una scema. Sicuramente mi avrà avvicinata in quel modo per controllare che non mi fossi fatta nulla? Si deve essere così! Non ci sono altre spiegazioni! Chissà cosa sarebbe potuto succedere se invece ci… No! Non voglio nemmeno pensarci. Ci mancava solo questa. Cavolo, ho dimenticato di prendere la scatola dei cotoni. Ma cosa mi metto a pensare adesso? Scatola dei cotoni?Qui il problema è un altro. Stavo per baciare Marco o meglio Marco stava per baciare me! No, no, non può essere vero! A cosa mi metto a pensare?” .
Mary era scappata in camera sua. Non riusciva ancora a capacitarsi di quello che era successo o meglio di quello che stava per succedere. Era così presa dai suoi pensieri che in ritardo si rese conto del dolore al polso. Probabilmente si era fatta male cadendo da quella sedia. Prese un fazzoletto di cotone da un cassetto e se lo arrotolò con fatica intorno al polso stringendo i due lembi aiutandosi con i denti. Allo stesso tempo cercava di recuperare un po' di autocontrollo.
Scese al piano di sotto titubante, aveva paura di incontrare Marco.
Fortunatamente c'era solo Mina che notando il sua andatura incerta, la rassicurò dicendole che suo fratello era uscito a fumare una sigaretta. Nell'imbarazzo più totale le due ragazze iniziarono ad allestire gli ultimi preparativi.
«Mary, scusa se te lo chiedo, ma per caso tu e mio fratello...» lasciò in sospeso sperando che l'altra completasse da se quel pensiero.
«Mina, sono solo inciampata. Tra me e Marco non c'è assolutamente niente. Devi credermi».
Quelle parole erano sincere, ma allo stesso tempo incerte, c'era qualcosa sotto e Mina era disposta a venirne a capo.
«se lo dici tu.» le rispose infine non molto convinta.

«Ora si che va molto meglio, con quei capelli non ti si poteva proprio vedere. Adesso sei finalmente degno di mostrarti in pubblico.» Dopo una estenuante opera di convincimento Angela era riuscita a trascinare Eichi con se in quel parrucchiere da uomo. La sua sbiadita chioma biondastra era stata sostituita da un colore bruno molto più naturale, mentre quel taglio lungo sostituito con uno molto più corto. Era ancora più affascinante tornato al naturale o almeno questo era quello che le aveva detto Angela per convincerlo ad attuare un cambiamento al suo look. Finalmente adesso avevano finito e stavano tornando in villa. Gli sguardi tra lui e la sua amica lei li aveva codificati con fin troppa facilità. Aveva capito che tra i due era successo qualcosa seppure Mary non le avesse ancora raccontato nulla.
«Ehi occhi a mandorla, come vanno le cose con Mary? successo qualcosa in particolare?» domandò mentre a piedi raggiungevano il fuoristrada.
«è così chiaro che sia successo qualcosa?» domandò Eichi sorpreso.
«stai scherzando? Sembra che abbiate i cuoricini al posto degli occhi quando vi guardate. Dimmi la verità, cosa è successo tra voi?».
«non so se posso raccontarti qualcosa. Io e Mary pensavamo di tenere la faccenda per noi, almeno per il momento.»
«Guarda caro mio che non stai parlando con una qualsiasi, e poi me lo devi dopo tutte le dritte che ti ho dato. Se mi racconterai qualcosa prometto che farò finta di non aver mai saputo nulla. Tanto lo so che è solo questione di tempo e Mary verrà a raccontarmi tutto comunque.» lo esortò supplichevole Angela.
«certo che quando ti metti in testa qualcosa non c’è nulla che ti impedisca di ottenerla, dico bene?» Angela acconsentì con convinzione mentre Eichi sospirò rassegnato «va bene ti racconterò qualcosa.».
«sono tutte orecchie»
 «l’altra sera intendo quella del cinema gli ho raccontato tutto. Sono stato sincero fino in fondo. Non so spiegarti come sia successo so solo che siamo finiti con il baciarci. Non fraintendere non ho forzato la cosa. Sai che non avrei fatto nulla se lei non fosse stata realmente consapevole di quello a cui andava incontro. Purtroppo entrambi sappiamo che questo nostro rapporto è soggiogato al tempo e allo spazio, ciononostante abbiamo deciso di viverla senza troppi pensieri. Entrambi abbiamo bisogno l’uno dell’altro, anche se devo ammettere che la cosa inizia a farmi paura…»
«paura?»
«credo che ci faremo male continuando… vorrei poter trovare una soluzione. Solo il pensiero che un giorno dovrò separarmi da lei mi distrugge. Alle volte penso che vorrei prenderla e portarla via con me. Sembra stupido vero? Intendo un pensiero del genere! Lei non lascerebbe mai l’Italia per venire con me in Giappone giusto?». Angela aveva capito che Eichi era davvero innamorato di Mary. Non sapeva cosa rispondergli da un lato gli faceva quasi pena. «non saprei…»
«Pensi che sia uno stupido vero? cioè innamorarmi così di una ragazza che a breve dovrò lasciare sembra davvero poco intelligente. Non sai quanto mi sono torturato a questo pensiero. Ho fatto di tutto per non legarmi a lei ma ogni volta che vedevo i suoi occhi pieni di lacrime la mia ragione veniva meno. Volevo cancellare la sua tristezza ad ogni costo. È la prima volta che cerco di essere tutto questo per una ragazza. Con la mia ex non ne ho mai trovato il motivo. Sai entrambi eravamo abituati, forse a causa del nostro lavoro, a nascondendoci dietro false apparenze, così facendo pensavamo di proteggerci a vicenda. Pensavamo fosse la cosa più giusta da fare. Intendo nascondersi. Invece non abbiamo fatto altro che sbagliare si dall’inizio. Volevo che Misako condividesse con me le sue preoccupazioni quando in realtà io non ho mai nemmeno provato a fare altrettanto. Come ho potuto essere così egoista? Da quando ho conosciuto Mary, non ho fatto altro che ripetermi questa stessa domanda. Pretendere di avere senza mai dare nulla. Forse quello che mi faceva più paura era che qualcuno potesse vedere e giudicare le mie debolezze. Solo ora ho capito che aprirsi non vuol dire essere deboli, ma aiuta invece le persone a capirsi ed andare avanti. La sera in cui io e Mary ci siamo baciati ho compreso che non volevo perderla. È la prima persona che sia riuscita a darmi la sua fiducia senza pretendere nulla in cambio, quello che non sono mai riuscito a fare io in passato.  Mi ha fatto capire che in fondo potevo provarci anche io, così alla fine le ho mostrato il mio lato debole e lei è riuscita con un sorriso ha darmi quello che il resto del mondo mi ha sempre tolto: la forza e la speranza. In passato ho sempre creduto che sarei riuscito a farcela da solo, anzi che avrei dovuto ad ogni costo farcela da solo. Avrei protetto mia madre e tutti coloro che amavo contando solo sul mio duro lavoro, portando tutto sulle mie spalle. Non mi rendevo conto che a poco a poco, quel peso diventava  sempre più gravoso perché io potessi sorreggerlo da solo. Il mio desiderio era dimostrare che sarei riuscito ad andare avanti contando solo su me stesso ma la verità è che nessuno può farcela da solo. Quando due persone si amano dovrebbero riuscire a trovare il coraggio di affidarsi l'uno all’altro con fiducia. Io non sono mai riuscito ad aprirmi realmente con Misako, mentre con Mary è stato diverso sin dall’inizio.  Con quel bacio quella vocina che mi diceva di stare attento è sfumata. Ora voglio credere che la vivremo da persone mature, ma so che sarà dura. Quando arriverà quel giorno non so se troverò la forza di lasciarla andar via da me.» ammise.
«capisco, mi dispiace davvero tanto soprattutto perché so che tu, Eichi, saresti stato capace di rendere alla mia amica la felicità e l’amore che merita. Cavolo quanto è ingiusta la vita...». Eichi sapeva che quel momento era più prossimo di quanto Angela potesse immaginare. Giunsero finalmente alla macchina.
«Bene, ti ho stressata fin troppo con le mie riflessioni, tu piuttosto, che mi dici? Non ti sei ancora dichiarata a Marco o sbaglio?» Angela divenne rossa come un peperone. Aprì lo sportello ed entrò seguita da Eichi.
«allora?» insistette punzecchiandola, dopo che lei mise in moto.
«Non ancora, ma penso che sfrutterò questa occasione per dirgli quello che provo».
Eichi era davvero orgoglioso di lei. Angela era una persona incredibile. Con lei si sentiva a suo agio. Era come parlare con Rio. Per certi aspetti quasi glielo ricordava. Entrambi mascheravano la loro insicurezza ostentando un’aria forte e strafottente che non gli apparteneva per niente. 
«E brava Angela! Sai che anche io tifo per te!»
«grazie, speriamo solo che il nostro rapporto non ne venga compromesso. Anche se non dovesse accettare i miei sentimenti mi farebbe piacere rimanergli comunque amica. Che ironia Eichi, ora che ci penso sono convinta che siamo entrambi dei veri e propri masochisti. A noi piace farci del male o sbaglio?»
Eichi le sorrise amaramente mentre allacciava la cintura di sicurezza.
«Masochisti dici? Forse non hai tutti i torti! ».
Angela inserì la retromarcia dopo aver mandato un messaggio a Mina per avvisarla del loro ritorno. Si immisero nel traffico cittadino per poi fare ritorno in Villa.

 


Era tutto pronto o almeno quasi tutto. Mary non era riuscita a riparare la fodera della chitarra. Di Marco ancora nessuna traccia. Dopo quello che era successo era sparito. Mina affacciata alla finestra attendeva di vedere i fari accesi del fuoristrada di Angela sbucare dalla stradina di accesso alla loro residenza estiva. Era in fibrillazione. La torta era pronta. Aveva disegnato sopra delle note musicali e posizionando le candeline tutte intorno, una per ogni anno di Eichi. Erano 23 e tutte colorate.
«ma insomma si può sapere dove lo ha portato Angela? Perché ci mettono così tanto?» Mary cercò di tranquillizzarla mentre distrattamente aggiustava gli ultimi palloncini. «Vedrai che arriveranno a momenti, stai tran…». Non riuscì a terminare che Marco fece il suo ingresso dalla porta principale. I loro sguardi si incontrarono per qualche secondo. Poi Mina richiamò la loro attenzione.
«sono arrivati, sono arrivati! Marco spegni la luce e tu Mary aiutami ad accendere le candeline».

Marco e Angela erano appena scesi dall’auto, quando Eichi notò qualcosa d’insolito.
«Angela, ma perché le luci sono spente? Gli altri sono usciti per caso?»
«non saprei, magari è saltata la luce» mentì.
I due erano davanti la porta d’ingresso. Eichi fu il primo ad entrare. Sul tavolo della cucina notò subito qualcosa di strano. Era una torta. Non passò molto che dal nulla sbucarono Mina, Mary e Marco. Le due ragazze avevano iniziato a battere le mani cantando una canzoncina di buon compleanno. Eichi questa proprio non se l’aspettava. Lui stesso aveva perso la concezione del tempo dimenticandosi del suo compleanno.
Fu Mary a spronarlo a spegnere le candeline. «Su dai esprimi un desiderio!»lo incoraggiò con un enorme sorriso sul volto. Alla luce soffusa di quelle candeline il suo viso gli sembrò ancora più bello. Quella ragazza era incedibile, era riuscita ad abbattere ogni sua difesa così facilmente.
“Un desiderio dici? Cosa potrei desiderare di più se non di poterti avere sempre con me! Amarti senza riserve, credere che nulla potrà mai separarci...”. Eichi chiuse gli occhi e con un solo soffio spense tutte le candeline. Tutto fu buio. Angela dopo poco accese la luce.
«cosa cavolo hai fatto ai tuoi bellissimi capelli biondi!» sbottò scioccata Mina.
«li ho tagliati. Sono davvero così brutti?» domandò mentre furtivamente osservava la faccia di Mary.
«no, non volevo dire questo è solo che…»
Mina non sapeva come continuare.
«stai bene…» intervenne Mary guardandolo dolcemente. Eichi ricambiò felice.
Dopo iniziò a tagliare la torta distribuendola ad ognuno dei presenti.
«Cosa hai fatto al polso?» domandò Angela notando la sua fasciatura improvvisata.
Istintivamente Mary portò la mano al petto cercando di nascondere la fasciatura con la mano. In quello stesso momento incrociò lo sguardo di Marco. Si guardarono per pochi secondi ma furono abbastanza perché Eichi si accorgesse del movimento.
«niente davvero sono solo caduta» improvvisò mentre ricominciava a tagliare e a ridistribuire i pezzi di torta.
«fammi un po’ vedere» la esortò preoccupato Eichi.
«ho detto che sto bene è solo una lieve contusione nulla di più».
Marco in disparte non sembrava volersi interessare della cosa, e ad Eichi questo puzzava. In un’altra occasione avrebbe fatto il diavolo a quattro per verificare le sue condizioni. Perché adesso stava facendo finta di niente?
«Va bene, se dici che non è nulla di grave ti credo. Ora però lascia continuare me. Con quel polso non dovresti affaticarti più del dovuto» grata e sollevata Mary prese posto accanto all'amica mentre Eichi si occupava del resto. La serata proseguì tranquillamente fino alle due di notte. Avevano addirittura improvvisato un karaoke. Adesso tutti erano nelle proprie stanze, o quasi.

 

 

GIAPPONE

 

JJ era nello studio del direttore Otzuki.  Sapeva che la sua richiesta sarebbe sembrata un po’ troppo irragionevole, ma in cuor suo sperava che sarebbe stata almeno ascoltata. Ci teneva davvero molto.
«JJ dimmi pure» lo esortò il più anziano.
«So che è azzardato, ma ho pensato di esordire con un pezzo diverso.» confessò tutto d’un botto.
«Sai che questo vorrà dire buttare al vento quasi un mese di lavoro?» lo ammonì il direttore della Kings Record.
«Lo so, ma la canzone di Hiro non la sento mia. Non mi appartiene e francamente non mi convince per niente. Se vuole che il mio debutto sia ottimale deve permettermi di esordire con un pezzo diverso. La traccia l’ho già registrata con l’aiuto di Rio e grazie a Daisuke ho già strutturato una coreografia convincente.»
I signor Oztuki non sembrava molto convinto. Seppure il grosso del lavoro JJ lo avesse già fatto non era detto che fosse accettabile per i suoi standard. D’altro canto la sua insistenza, seppure non l’avesse pienamente convinto, aveva se non altro stuzzicato la sua curiosità. Gli avrebbe concesso una possibilità.
«Va bene JJ voglio fidarmi di te, fammi un po’ sentire questo pezzo.» lo incoraggiò mostrandogli il palmo della mano aperto.
JJ prese il cd-rom che aveva tra le mani e glielo passò titubante.
L’uomo sofisticato davanti quella scrivania lo inserì nel computer portatile e attese che il programma leggesse il file audio. La musica partì. A sorprenderlo era proprio il ritmo. Non era il genere di canzone che JJ era abituato a cantare. I ritmi ossessivi e movimentati erano stati sostituiti da una melodia affascinante, allo stesso tempo accogliente e avvolgente. Gli sembrò quasi che la stessa potesse con la sua forza e dolcezza avvolgere e riscaldare come una enorme coperta chiunque si fosse trovato ad ascoltata. O almeno quella fu la percezione che ne ebbe il direttore. JJ aveva abbandonato i ritmi  rap e cantava la melodia dolcemente. Quella base sembrava fatta apposta per valorizzare le sue doti canore. Era incredibilmente sorpreso da quel cambiamento improvviso. JJ ancora una volta  lo aveva sorpreso positivamente.
  «come ti è venuta l’ispirazione per questo pezzo?» gli domandò quando l’esecuzione del brano fu terminata.
«La melodia di base l’ha scritta una mia amica mentre all’arrangiamento ci ha pensato Rio. Il testo invece è opera mia. Cosa ne pensa?» domandò in ansia.
«credo che la tua testardaggine ti abbia premiato ancora una volta. Il brano è molto bello ma occorre che questa tua amica firmi la liberatoria per il rilascio del pezzo. Tu credi di potermela far pervenire il prima possibile?» JJ non era più nella pelle non vedeva l’ora di raccontare tutto ad Akiko. Chissà come avrebbe preso la notizia.
«certamente!» esordì euforico JJ. Così dicendo fece un inchino frettoloso ed entusiastico dirigendosi verso l’uscita.
«JJ?» lo richiamò il signor Oztuki «si?» si bloccò appena in tempo prima di uscire. «il titolo… lo hai scelto?».
«caffeine»
«caffeine?»
«si esatto caffeine! Potrebbe suonarle strano, ma ho appena scoperto di essere come una tazza di caffè per qualcuno e che qualcuno è diventato come una tazza di caffè per me! »
«come caffè dici? »
«Si, esatto come caffè! E comunque non sembra anche a lei che la melodia di questo pezzo sia un po’ come una tazza di caffè? È calda avvolgente e allo stesso tempo ti da energia.»
«Beh, effettivamente, ora che ci penso è proprio così. D’accordo vada per caffeine  allora».
“Questo ragazzo non smetterà mai di stupirmi”
«Mi fa piacere che le piaccia, ora però devo proprio andare  una persona mi aspetta. »,
Stava per uscire quando si voltò ancora un’ultima volta.
«Quasi dimenticavo, grazie per la fiducia che sta riponendo in me, stia sicuro che non la deluderò. Metterò tutta il mio impegno affinché questo brano abbia il successo che merita» detto questo fece un inchino e uscì congedandosi dal signor Oztuki.

Erano dieci giorni che JJ non vedeva Akiko. Entrò di corsa salutando di fretta Midori l’infermiera all’ingresso della struttura ospedaliera. La stessa non si prodigò nel chiedergli nome e cognome, come faceva con tutti gli altri visitatori, ormai JJ era diventato una presenza costante. Ogni tre giorni andava a trovare Akiko. Quasi tutto il personale si era abituato alla sua presenza. Anche la grande e imponente figura paffuta di Goro, l’infermiere che lavorava al piano di Akiko era sempre felice di rivederlo. Spesso al termine del suo turno rimaneva con loro a giocare a mahjong o a raccontare qualche aneddoto divertente accaduto in ospedale. Senza dubbio aveva un ottimo senso dello humour. Erano diventati grandi amici. Da quel primo giorno JJ non ebbe modo di rivedere la madre di Akiko. Forse era lei stessa a non volerlo incontrare pensò. Da un lato JJ preferiva così, la sua presenza gli faceva venire i brividi. Era una donna fredda come un ghiacciolo senza anima. Oggi però era un girono speciale e quella donna sarebbe stato l’ultimo dei suoi pensieri. Dopo non poca opera di convincimento era riuscito a coinvolgere alcuni membri del personale ad aiutarlo a mettere in azione il suo piano ben costruito. Gli era costato un disco, un paio di magliette autografate e una borsa della Louise Vuitton per Midori. Era stata davvero dura riuscire a corromperla. Della sua professione di cantante gli importava davvero poco, in compenso JJ scoprì il suo debole per gli articoli firmati.  Era un piccolo prezzo da pagare per regalare ad Akiko un giorno speciale che difficilmente avrebbe potuto dimenticare. Percorse i corridoi dell’ospedale in fretta. Giunse davanti la stanza di Akiko e bussò un paio di volte.
«avanti!» rispose un voce all’interno.
JJ entrò rapidamente richiudendosi la porta alle spalle. Era stato molto attento, sapeva che la discrezione era l’arma vincente nel suo piano.
«JJ? Ma cosa ci fai qui? Non dovevi venire domani?!» esordì Akiko incrociando il suo sguardo.
«Non abbiamo molto tempo, mettiti questi prima che venga qualcuno. Goro terrà gli altri infermieri impegnati ancora per pochi minuti. Non so quanto sia lungo il suo repertorio oggi, quindi fai in fretta.»
Akiko era rimasta senza parole. Prese la borsa che JJ gli aveva lanciato sul letto e l’aprì.
Tirò fuori una parrucca bionda, un paio di occhiali da sole, un berretto un jeans e una maglia larga a maniche corte.
«scusa ma cosa dovrei farci con questa roba?» domandò scettica.
«semplice devi indossarla e anche in fretta, come ti ho detto non abbiamo molto tempo. Devo portarti fuori di qui prima che la corsia si riempia di infermieri» le spiegò mentre riaperta la porta controllava che non fosse troppo tardi.
Akiko non se lo fece ripetere due volte. Si sfilò la camicia da notte e indossò rapida i vestiti la parrucca, il berretto e gli occhiali da sole mentre ancora di spalle JJ aspettava che leicompletasse l’operazione.
«ecco fatto!» esordì quando ebbe terminato. JJ non ebbe il tempo di analizzare se il suo camuffamento fosse convincente, ma rapido la prese per mano trascinandola fuori dalla stanza. Camminavano a passo veloce tra i corridoi. Guardandosi intorno con cautela. Superato l’ascensore del piano terra JJ incrociò Goro che cercava d’inventarsi l’inverosimile  pur di intrattenere i colleghi. Una volta riconosciuto, lo salutò. Era un segnale per fargli capire che erano quasi fuori e che non c’era più bisogno del suo aiuto.
All’ingresso Midori era impegnata al telefono. Aveva visto i due ragazzi uscire, ma fece finta di nulla.
«Ma dove stiamo andando?» domandò Akiko appena furono fuori dall’edificio. Adesso camminavano a passo più rilassato. Muovendosi tra la gente impegnata a raggiungere i proprio posti di lavoro e i ragazzi che andavano a scuola.
«tra poco lo vedrai…» si girò JJ rivolgendole un ampio sorriso che fece arrossire Akiko. Le loro mani erano ancora strette l’una nell’altra. Quel contatto riportò ad Akiko il ricordo dei momenti trascorsi all’orfanotrofio. All’epoca si tenevano spesso per mano. Era così naturale per loro a quei tempi, ma adesso ad Akiko quel contatto faceva  sobbalzare il cuore in modo così irragionevole. Perché si sentiva pervadere da una sensazione di calore così intensa? In fondo era JJ che le teneva la mano, lo stesso ragazzo che per lei era come un fratello. Perché improvvisamente quell'imbarazzo e quel disagio le facevano sembrare così esagerato un gesto che per loro era sempre stato così naturale?
In fondo doveva ammettere che lui non era più il ragazzino che lei ricordava stava diventando un uomo. Era forse questo a metterla a disagio?O più semplicemente era lei ad essere cambiata? Adesso lo vedeva come un uomo forse perché provava qualcosa di diverso dall’affetto fraterno? Possibile che JJ gli piacesse? No, per il momento non ci avrebbe pensato. Dopo aver preso un treno ad alta velocità i due ragazzi erano finalmente giunti a destinazione.
 «arrivati!» concluse lasciando la presa sulla sua mano.
«ma questo è l’edificio della Kings Record. Perché ci troviamo qui?» gli domandò sorpresa Akiko.
«oggi voglio mostrarti qualcosa. Consideralo come un regalo speciale per avermi aiutato a credere in me stesso.» la esortò con un movimento della mani a seguirlo prima di incamminarsi all’interno dell’edificio.
Akiko non poté fare altro che lasciarsi guidare da lui. Superato l’ingresso e percorsi i diversi corridoi della struttura giunsero nella sala prove. Lì, in quella stanza, i maggiori artisti della nota casa discografica preparavano le loro esibizioni. Era un sogno che diventava realtà. Per lei quel mondo era stato sempre troppo in là dalle sue possibilità e ritrovarvisi all’interno così all’improvviso la lasciò a dir poco senza parole. Si sentiva come Alice nel paese delle meraviglie.
Era tutto troppo surreale. All’interno quattro ballerini vestiti in nero facevano il loro riscaldamento, incuranti dei loro che avevano appena fatto ingresso nella sala.
«JJ perché siamo qui?» gli chiese in un sussurro, mentre avanzava titubante all’interno della stanza. Aveva paura di disturbare i ballerini.
«oggi voglio mostrarti qualcosa, che spero possa piacerti, sarai la prima a vederla in assoluto. È un regalo che ci tengo a fare alla mia fan numero uno. Voglio ringraziarla per essermi stata sempre vicino e scusarmi per non aver potuto fare altrettanto. » Avvicinandosi al suo orecchio aggiunse ancora qualcosa che lasciò Akiko senza parole.
«Mi spiace non aver distinto la tua voce che mi chiamava tra quella delle altre fan. Sono un idiota e spero tu possa perdonarmi. Voglio che tu sappia che questa volta sono tornato per rimanere. Non mi vedrai andar via un’altra volta,te lo prometto» le spiegò dolcemente.
Dopo averle dato un rapido bacio sulla guancia la face accomodare su una sedia. Akiko non riusciva più a capire i suoi sentimenti. Quel bacio e quelle parole l’avevano completamente disorientata. JJ le fece un sorriso prima di richiamare i ballerini.
Nella testa di Akiko risuonavano ancora quelle sue parole, mentre come in un fotogramma cinematografico vedeva susseguirsi l’immagine del suo sguardo premuroso e del suo sorriso luminoso, era identico a quello di tanti anni prima. JJ non era cambiato di una virgola. Il tono con cui aveva detto quelle parole era lo stesso con il quale la consolava ogni volta che andava via. Improvvisamente sentì riaffiorarle ancora una volta quel terrore. Il terrore che anche questa volta quel tono e quella premura mascherassero un imminente abbandono. La paura che tutto potesse scomparire come in passato colpì in pieno petto. Non poteva lasciarlo andare via ancora una volta in quel modo. Il destino le aveva dato una seconda occasione e adesso lei sarebbe stata finalmente sincera con lui e con se stessa. Non avrebbe perso un’altra occasione come in passato.
Anche se questa volta JJ le aveva assicurato che non si sarebbe più allontanato da lei, poteva davvero prendersi il lusso di crederci? Quei pensieri furono subito distratti da una melodia famigliare, un po’ troppo famigliare. Era la sua canzone riadattata, ma quelle che sentiva erano chiaramente le note del suo brano. I cinque si posizionarono per l’inizio della coreografia. La musica echeggiò amplificata in quella stanza vuota. Akiko in quel momento comprese tutto. Adesso i suoi sentimenti erano chiari come il sole. Che ironia che fosse stata proprio la sua musica ad averle fatto aprire gli occhi. Sorrise felice mentre osservava JJ muoversi rapido su quella base musicale la sua voce era davvero dolce e avvolgente. Era bellissimo. Qualsiasi cosa facesse era bellissimo e ora lo era ancora di più perché ogni gesto in quel momento era solo per lei.
https://www.youtube.com/watch?v=Ue6m6JSFWrM

 

 

ITALIA


«Mary non ti metti a dormire?» chiese Angela mentre si sistemava sotto le coperte.
«no, voglio finire di cucire questa fodera. Ti dispiace se lascio la luce accesa?»
«figurati continua pure, io crollo. Solo, non fare troppo tardi.» la pregò premurosa prima di voltarsi e infilarsi sotto le lenzuola.
«non preoccuparti. Buonanotte Angela»
«notte.»
Erano quasi le tre quando Mary completò la sua opera di restauro.

“Finito finalmente!!! Adesso devo solo pensare al modo migliore per fargliela trovare. Ora che ci penso, forse, è stata una fortuna che non sia riuscita a dargliela oggi davanti a tutti.  Sicuramente questo avrebbe fatto accrescere, negli altri, dei sospetti sulla nostra relazione e per il momento credo sia meglio che la cosa rimanga tra noi. Il pensiero che tutti possano preoccuparsi per me, a causa della nostra storia senza futuro,non mi piace per niente. No, voglio poter vivere serenamente i pochi momenti che abbiamo a disposizione senza che nessuno mi ricordi quanto sarà dura quando dovremo separarci. Non importa quanto soffrirò quando anche lui andrà via, i nostri ricordi allevieranno il dolore. Ne sono sicura. Non mi resta che vivere al meglio ogni attimo e non pensare troppo a quello che verrà. Quando penso alla dolcezza di quel primo bacio il mio cuore si riempie di una gioia incontenibile. Come può questo sentimento così chiaro e forte trasformarsi in dolore? Non posso credere che accadrà. Non sarà così questa volta, perché sono preparata e consapevole che quello che stiamo vivendo è solo un sogno. Bellissimo, ma pur sempre un sogno, che prima o poi finirà. Non permetterò a nessuno di trasformarlo in un incubo.”
Mary ripose la chitarra all’interno del fodero. Ad un lato avevo appeso il ciondolo a forma di stella con incise su le loro iniziali.. Voleva che lui portasse un pezzo di quello che c’era stato tra loro con se in Giappone in modo da non dimenticare.
 
Controllò che il ciondolo fosse ancora lì, dopo di che aprì la porta della sua stanza. Controllò che non ci fosse nessuno in giro. Essere prudenti non aveva mai fatto male a nessuno. Aveva trovato il modo  giusto per consegnare il suo modesto regalo ad Eichi. Lo avrebbe adagiato alla porta della sua stanza in modo che la mattina seguente appena la stessa fosse stata aperta, Eichi se la sarebbe ritrovata magicamente davanti. L’effetto sorpresa ricopriva un’importanza decisiva nel suo piano.
Mentre era pronta a mettere un piede fuori dalla sua stanza vide la porta di quella stanza aprirsi. Non ci pensò due volte a rientrare chiudendosi la porta alle spalle. Dal foro della serratura analizzava la situazione: Eichi era appena uscito. Aveva addosso solo una canotta bianca e un paio di jeans blu e tra le mani un blocchetto e una penna.
“Ma dove sta andando a quest’ora?” Mary si affacciò alla finestra della sua stanza che dava sulla spiaggia di fronte la villa. Come aveva previsto vide una sagoma famigliare raggiungerla e sedersi sulla distesa sabbiosa che alla luce della luna aveva assunto dei riflessi argentei.
“come mai è ancora sveglio? Cavolo Eichi hai fatto saltare ancora una volta i miei piani.” Mary prese il suo regalo e si decise ad uscire dalla sua stanza.
Scese le scale cercando di fare meno rumori possibili. Sul divano che si affacciava alla cucina c’era Marco che dormiva. Fece il più piano possibile. Voleva evitare di svegliarlo. Uscì dalla porta principale. Maledì se stessa per non aver messo qualcosa di più pesante. Era uscita solo con la camicia blu di suo fratello e un paio di pantaloncini neri che si perdevano sotto quell’enorme indumento blu. L’aria era fresca e la sua pelle era diventata tutta ruvida a causa del freddo. Cercò di ripararsi il più possibile dietro la chitarra. Più si avvicinava al mare più la brezza notturna diventava insopportabilmente fredda. Ora era a pochi passi da Eichi. Lo stesso non sembrava essersi reso conto del suo arrivo. Il vento era abbastanza forte da attutire i rumori circostanti. Mary notò il blocchetto di Eichi abbandonato sulla sabbia. Le pagine mosse dal vento si spostavano irrequiete da una parte all’altra come impazzite. Eichi era immobile con lo sguardo perso sul mare e osservava quella distesa oscura con sguardo contemplativo.
“E ora cosa gli dico?”.
Mary abbandonò la chitarra e si decise a muoversi verso di lui senza il suo regalo. Forse quello non era il momento giusto, o almeno non lo era ancora.


“ Quasi riesco a vederli come se li avessi di fronte proprio in questo momento. Il suo sorriso silenzioso e le sue fossette, il broncio che mette su quando vuole avere ragione. I suoi capelli, il suo profumo, i suoi polsi piccoli le sue labbra piene, la sua pelle liscia, i suoi seni e i suoi fianchi. Le sue lacrime, le sue paure,le sue insicurezze, la sua ingenuità e la sua determinazione. Il suo modo di guardarmi complice, i suoi baci, i suoi  gesti e i suoi occhi che mi cercano, le sue mani che mi sfiorano, le sue braccia che mi accolgono e il suo sorriso che mi conforta. Amo tutto di lei così tanto da non riuscire a distinguere in lei i pregi dai difetti. Come ho fatto a perdere la testa in  questo modo? Ero convinto di provare amore per Misako eppure mi è bastato incontrare le labbra di quella ragazza per cancellare tutto. Tuttavia all’inizio ero convinto fosse amore. Cosa è cambiato allora? Forse sono io ad essere cambiato? o forse è stata Mary a cambiarmi? Come farò ad andarmene da lei senza provare dolore. Mi preoccupavo che fosse Mary a soffrirne  invece di pensare che forse ne avrei sofferto anche io. Cosa diavolo sto facendo? Innamorarmi in maniera così sconsiderata?
Eppure mi chiedo se sia davvero possibile per noi decidere  quando e chi amare, o se , più semplicemente, sia qualcosa che in  fondo  non possiamo controllare. Non voglio lasciarla. Mi sento come un bambino capriccioso. Non è giusto. Per la prima volta nella mia vita sento di sapere davvero quel che voglio e pur sapendolo non posso fare nulla per ottenerlo. È il suo amore quello che desidero. Sapere che svegliandomi un giorno la troverò lì a guardarmi stesa sull’altro lato del letto con i suoi morbidi e ricci capelli neri che le incorniciano il volto. Immagino il suo sorriso e le sue mani che sfiorano il mio viso. Immagino tutto questo nella speranza che possa divenire realtà . Ma mi sto solo illudendo come uno stupido. So già che questi giorni passeranno troppo in fretta e che una volta che sarò andato via rimpiangerò di non aver resistito. E pensare che il mio obbiettivo era non legarmi a nessuno e invece eccomi qua a disperarmi per un amore che malgrado tutto non potrà avere un futuro. Forse dovrei finirla prima che sia troppo tardi. Ma cosa dico!! È già troppo tardi! Cosa devo fare?Forse…”

«Eichi tutto bene?» chiese Mary avvicinandosi premurosa.
«Cosa ci fai fuori a quest’ora?» le domandò sorpreso,
«potrei farti la stessa domanda!» gli fece notare Mary mentre si chiudeva su se stessa infreddolita.
«Hai la pelle d’oca siediti qui» la invitò preoccupato Eichi mentre con un gesto della mano le indicò lo spazio aperto tra le sue gambe. Mary fece come gli fu detto. Improvvisamente due braccia forti l’avvolsero.
«Va meglio?».
«si, grazie. Comunque non hai ancora risposto alla mia domanda..»
«riflettevo..»
«su cosa?» chiese Mary.
«Se devo dire la verità, stavo riflettendo su di noi.. o meglio su di me… e su quello che realmente voglio»
«capisco…»
«Mary ricordi quando ti dissi che non volevo legarmi a nessuno?»
«certo che me lo ricordo… in quel momento mi sentì davvero presa in giro da te.»
«mi dispiace, non era mia intenzione. L’ultima cosa che volevo era farmi odiare da te. Beh comunque quello che volevo dire è che per colpa tua sono dovuto venire meno a questo tacito accordo con me stesso.»
«quindi adesso sarebbe anche colpa mia?»
«dai non prendertela, non è poi una cosa tanto negativa se ci pensi. E poi devo confessarti che pian piano sei riuscita a conquistarmi davvero. Al contrario di tutte le mie migliori aspettative sei stata capace di trasformare quella parte di me che aveva deciso di chiudersi al mondo intero. Ero pronto ad arrendermi, non avevo più alcun motivo per credere negli altri e pensavo di poter contare solo su me stesso. E invece mentre cercavo di guarire il tuo cuore trovavo il modo di guarire anche me stesso. In un certo senso il fatto che tu mi abbia donato così tanta fiducia mi ha guarito. Ironicamente ho scoperto che cercando di dare forza a te la davo in realtà a entrambi. Non so se ti ho mai detto che sei l’unica ad esserci riuscita. Anzi, quasi dimenticavo, grazie per la festa di oggi. È stato tutto perfetto.»
«figurati per così poco»
«poco? Sottovaluti molto il potere dei tuoi gesti. Sei davvero così modesta? Comunque sai qual è stato il mio unico pensiero quando ho spento le candeline su quella torta? Non il gruppo o il mio lavoro ma tu! Ho desiderato che tu fossi felice… »
«Che io fossi felice? Non dovevi esprimere un desiderio per me ma per te stesso stupido..»
«in realtà speravo che il tuo desiderio coincidesse con il mio…»
«Ah,si?»
«si, che ne diresti di partire con me?»
«cosa?» Mary rimase sorpresa. Non poteva credere alle sue orecchie.
«Mary, io…»
“Ti prego non continuare… non darmi un altro motivo per abbandonarmi all’illusione che il nostro “NOI” possa non conoscere  fine…”
«Mary, io ti amo. So quanto tu abbia sofferto in passato. Per questo voglio tu sappia che queste non sono parole usate per illuderti o ingannarti, ma sono ciò che realmente provo per te. Non credo di aver mai amato così intensamente nessuno in vita mia. »
«Non hai amato così neanche Misako? »
«Misako? Forse per lei ho provato un sentimento simile ma non del tutto uguale. Per anni sono stato convinto si trattasse di amore, ma credo di essermi sbagliato. Siamo stati troppo egoisti l’uno con l’altro per poter dire di esserci amati sul serio. Ora che ci penso sono convinto si fosse trattato di affetto e ammirazione. All’epoca Misako rappresentava per me tutto quello che avrei voluto essere nella vita. Era forte tenace e sapeva dove voleva arrivare e come riuscirci. Per me che non avevo mai conosciuto sicurezze era come un miraggio. Non mi ero reso conto di quanto in realtà fossimo uguali. Entrambi siamo cresciuti credendo di dovercela fare sempre da soli. Io ho sempre cercato di trasmettere sicurezza a mia madre non volevo si preoccupasse per me e così credo di aver fatto anche con Misako, volevo dimostrare che anche senza la presenza di un padre sarei riuscito a realizzarmi. Alla fine siamo andanti avanti così: contando solo su noi stessi. Eravamo un coppia che non comunicava e preferiva tenere nascosti i propri problemi. Non ci siamo mai realmente affidati l’uno all’altro. All’inizio detti la colpa di tutto a Misako. Era molto più semplice accettare che la colpa fosse solo sua. Solo dopo ho capito che a sbagliare eravamo entrambi.
Nessuno dei due era stato disposto a cambiare per l’altro e così alla fine è andato tutto in fumo. Eravamo cresciuti credendo di poterci fidare solo di noi stessi, Invece con te ho scoperto che alle volte occorre appoggiarsi agli altri e che mostrarsi per quello che si è non è poi così sbagliato. Grazie a te ho imparato ad aprirmi senza più riserve. Probabilmente stavo solo aspettando di trovare la persona giusta per riuscirci. Più ti conoscevo e più mi sorprendeva il modo con cui riuscivi ad aprirti a me che ero per te un perfetto sconosciuto. Mi hai raccontato di tua madre e del tuo primo ragazzo e per la prima volta non mi è sembrato giusto che fossi solo tu ad aprirti nei miei confronti. Anche io volevo fidarmi di qualcuno. Tutto di te mi ha conquistato e alla fine ho capito che forse nel profondo volevo che qualcuno potesse conosce com’ero veramente. Sei stata la prima ragazza a conoscere l’Eichi che piange, che ha paura, che è insicuro, non solo l’Eichi forte, responsabile, diligente con lo sguardo fiero e il sorriso stampato sul volto. Non volevo più nascondermi e grazie a te ci sono riuscito. Credo che aprendoti a me tu mi abbia dato la forza per fare altrettanto.»
«...è ironico sai? Anche io grazie a te ho ricominciato a fidarmi dei miei sentimenti …»
«Ti prego Mary devi credermi. Non voglio ingannarti o mentirti. A parte te non c’è nessuno nel mio cuore. Non credevo ci sarebbe mai stata qualcun’altra oltre Misako e invece un bel giorno sei arrivata tu. Ricordo ancora come fosse ieri la prima volta che ti vidi. Ricordo che mi guardavi imbarazzata, mentre ti nascondevi sotto questa enorme camicia blu. Se ci penso eravamo così a disagio quella volta. Ora invece guardaci? Stiamo così bene insieme! Non vuoi anche tu che tutto questo continui?
«io…»
«Mary, non capisci che ti amo. Amo il tuo profumo i tuoi gesti tutto. Finalmente ho capito che prima di conoscerti non avevo mai realmente amato nessuno. Credo sia la prima volta che dico tutto questo a una ragazza»
«Eichi…»
«non so come sia possibile ma adesso il tuo amore è l’unica cosa che desidero. In altre parole ti sto chiedendo di venire con me in Giappone.»
“No,tutto questo non va bene per niente. Ho dovuto sacrificare le mie ultime energie per evitare di perdermi in inutili fantasie e poi tu vieni qui e mi dici che quel sogno inverosimile può diventare realtà, se lo voglio. Ma il problema è: lo voglio veramente?”
«Eichi, io non so davvero cosa dirti… Entrambi ci eravamo ripromessi di mantenere i piedi per terra… lo sai»
«ti prego pensaci. Sono sincero. Voglio davvero essere qualcosa di più di una semplice storia di passaggio.»
“Cosa faccio? Mi ama. Mi ama davvero! E io? Lo amo? Si lo amo… ma sono davvero disposta a lasciare tutto per seguirlo?”
«Eichi, io…»
«non devi decidere ora. Pensaci e a Dicembre mi darai la tua risposta.»
«Perché a Dicembre?» si voltò sorpresa liberandosi dal suo abbraccio. I suoi occhi razionalizzarono in quell’istante che quell’eventualità che pensava così lontana in realtà era dietro l’angolo. «non dirmi che…»
«si, purtroppo con o senza di te a Dicembre tornerò in Giappone. Non posso godere oltre della vostra ospitalità. Vorrei venissi con me, ma se dovessi decidere di rimanere qui, devi promettermi che non mollerai. Devi credere in te stessa so che un giorno diventerai un’artista famosa e che sentirò parlare di te nei libri d’arte. Hai tutte le capacità per riuscirci, devi solo credere di più in te stessa. Io allo stesso modo  andrò avanti. Mi hai dato così tanto che sarebbe stupido sprecare tutto. E chissà, magari un giorno le nostre strade potrebbero incrociarsi ancora una volta.».
“No, perché così presto? Non può essere! Non può davvero finire così. Come ho fatto a credere che non ne avrei sofferto questa volta. Sono proprio una stupida.”
«Mi sento così stupida in questo momento vorrei dirti che verrò con te ma non ci riesco. Per ora posso solo prometterti che se deciderò di rimanere qui farò l’impossibile perché tu possa essere orgoglioso di me»
«ne sono sicuro.» dicendo così Eichi la strinse forte. Mary si lasciò sfuggire due lacrime. Quel pensiero la distrusse in un solo istante, tutto il suo mondo crollò ancora una volta. Eichi dolcemente spostò il colletto della sua camicia blu, mentre con le sue labbra iniziò a seguire la curva del suo collo morbido facendosi strada gradualmente sul suo corpo infreddolito che tremava dolcemente sotto il suo tocco caldo e delicato. Un momento e le loro emozioni si tramutarono in gesti. Le loro labbra si incontrarono con trasporto. Le mani di lui si muovevano sicure scrutando il corpo di lei. Con calma le stesse si insinuarono sotto la camicia blu. In un attimo si ritrovarono distesi sulla sabbia.
“Oh, no. Non può succedere così ...”
Improvvisamente Mary si sollevò interrompendo quel contatto pericoloso.
«Quasi dimenticavo devo darti una cosa…» improvvisò imbarazzata.
“quanto sono stupida … ora penserà che mi comporto proprio come una ragazzina alle prime armi…”.
Eichi la guardava sorpreso
“Cavolo essere rifiutati in questo modo non mi è mai capitato. Povero me forse sto perdendo colpi.”
«Ecco questo è per te…» gli consegnò rapida la chitarra. Eichi la prese e iniziò a ispezionarla incuriosito.
«ma questa…»
«si è una chitarra. Purtroppo non avevo la possibilità di acquistarne una migliore, è di seconda mano però pensavo potesse comunque esserti utile… insomma non hai portato la tua qui in Italia e allora … beh se non ti piace puoi anche buttarla o distruggerla …»
«ma sei impazzita? come potrei mai distruggere un tuo regalo! E comunque è bellissima, grazie.»
«ma se non l’hai nemmeno aperta»
«non importa, già solo il fatto che tu l’abbia acquistata pensando a me la rendere incredibilmente bella.»
«ah si? Beh meglio così perché se l’avessi buttata probabilmente non te lo avrei mai perdonato!»
«ma quanto sei stupida…»
«scusa? chi sarebbe stupida?» così dicendo Mary si scagliò su di lui inveendo sul suo corpo con piccoli e innocui colpetti. Ad un certo punto lo stesso le bloccò il volto con le sue grandi mani e la baciò.
«Grazie per tutto… non dimenticherò mai tutto questo, qualsiasi cosa succeda… »
“E io non dimenticherò mai te Eichi…” liberandosi dalla sua dolce morsa Mary si asciugò rapida le lacrime che silenziose scesero sul suo viso.
«ci mancherebbe!! Dopo tutto quello che ho fatto per averla… comunque ricordi i miei tre desideri?» tornò a confrontarsi con l’espressione seria di Eichi.
«si certo che li ricordo…»
«bene ho appena deciso quale sarà il mio secondo desiderio…» affermò compiaciuta mentre sedutagli accanto a gambe incrociate lo guardava bramosa.
«e quale sarebbe sentiamo…»
«suoneresti per me?  Ovviamente mi piacerebbe che non suonassi una delle tue canzoni già conosciute mi farebbe davvero piacere se invece improvvisassi qualcosa di nuovo? Una melodia che sarà solo nostra. Si! È questo il mio secondo desiderio!»
«vuoi davvero che suoni qualcosa adesso?»
«si, perché? cosa c’è che non va? »
«beh, scrivere le canzoni va anche bene, le melodie erano già pronte, ma comporre da zero è troppo tempo che non ci provo. Non so se sarò capace ancora di dare il meglio come un tempo… potrei deluderti…»
«se non ci provi non potrai mai saperlo… dico bene? Credo che qualcuno tempo fa mi abbia detto le stesse identiche cose…»
«E  va bene mi hai convinto…» Eichi aprì la custodia. Notò le cuciture laterali Mary doveva aver lavorato duro per rimetterla a nuovo. Su un lato cerano le sue iniziali. E alla cerniera era stata attaccato un piccolo ciondolo a forma di stella.
«ma questo?» chiese notandolo scettico.
«beh ricordi quello che ti dissi la sera sul lungo mare sulle stelle?»
«mh, qualcosina…»
«beh ti dissi che le invidiavo perché loro avevano trovato come fare parte di questo mondo anche se lontano da esso. Grazie alla loro bellezza e luminosità erano riuscite a riflettersi sul mare. Beh lo scopo di entrambi è quello di brillare così intensamente in modo da non sparire mai dal mondo l’uno dell’altro. Tu per me sei la stella che anche se lontana sarà sempre nel mio cuore. Volevo solo che tu te lo ricordassi… quello che sei per me… forse è troppo smielato vero?»
«per niente trovo che sia davvero molto poetico…» così dicendo prese quel ciondolo tra le mani.
“Sei davvero unica in tutto quello che fai! Come puoi rendere anche un ciondolo come questo così ricco di significato?”
«beh e la mia canzone?» lo esortò Mary.
«si, giusto.» tirò finalmente fuori la chitarra.
«Ma questa è una Scandurra una chitarra classica da concerto. Forse sarà un po’ vecchiotta ma sicuramente sarà costata parecchio. La tavola armonica è in legno di cedro. Deve essere un pezzo unnico sai questo legno è usato soprattutto per le chitarre prodotte in nord America mentre la liuteria è siciliana. Tutto sommato le condizioni sembrano ottime. Se non fosse per il batti penna un po’ usurato. Il suo prezzo attuale dovrebbe aggirarsi intorno ai 1500 euro.»
« 1500 euro? Tu stai scherzando vero?»
«No, per niente. Ma dove l’hai trovata?»
«ricordi il negozio di strumenti musicali dove siamo entrati l’ultima volta? Beh il proprietario me l’ha praticamente regalata.»
«sei sicura? Strano, perché sembra davvero molto costosa… credo sarebbe giusto tornare da lui e chiedergli spiegazioni. Insomma non si dona uno strumento di questo tipo così per niente. Deve esserci un motivo…»
«Bah, non saprei. Ero parecchio disperata in quel momento è probabile che gli abbia fatto davvero pena. Cavolo se avessi saputo del suo valore reale, avrei cercato di ripagargliela in qualche modo. Devo tornare per ringraziarlo.»
«credo sia giusto che torniamo insieme questa volta.»
«ora che ricordo, mi ha detto che avrei dovuto riferirti di custodirla con cura con l’augurio che a te porti più fortuna di quanta non ne abbia portata a lui. Non so di preciso cosa volesse dirmi con questo, però sono convinta che quella chitarra non abbia solo un semplice valore economico ma al contrario rappresenti qualcosa di sentimentalmente più prezioso. Il fatto che abbia deciso di donarmela dopo aver sentito il tuo nome mi ha lasciato un po’ perplessa, a dire la verità. È possibile che ti conoscano? Cioè quando mi è sfuggito il tuo nome sia lui che sua moglie hanno fatto una faccia…»
«ah si? Strano, non credo sia il target tipico dei miei fan. Intendo per l’età.  Chissà come fanno a conoscermi, sicuramente presto lo scopriremo… »
«si, infatti ora però non pensare che io mi sia dimenticata della mia richiesta. Quando arriva la mia canzone?»
«E va bene, in realtà stavo lavorando a un brano ma solo nella mia testa. Non so se riuscirò a…»
«provaci…» lo incoraggiò Mary con sguardo supplicante.
Eichi non poteva proprio dire di no a quegli occhi che lo imploravano. Rassegnato ma felice, iniziò ad accordare la chitarra. Dopo cinque minuti di prove era pronto per iniziare. La musica sembrava sposarsi perfettamente con il rumore delle onde che ti tanto intanto si frangevano a ritmo regola sulla spiaggia fredda e prillante di quella notte. Il brano era malinconico ma stranamente acquietante. Mary ondeggiava la testa cercando di seguirne il ritmo. Eichi sembrava concentrato sugli accordi ogni tanto si fermava e riprendeva cercando quello più adatto. Finalmente dopo qualche tentativo la melodia divenne scorrevole. Vederla nascere pian piano era così affascinante. Mary guardava con ammirazione Eichi che muoveva rapido le sue dita su quelle cinque corde. Non avrebbe mai pensato un giorno di ritrovarsi ad assistere ad un momento così perfetto. Era felice che avesse ritrovato la voglia di comporre. Era orgogliosa di lui. Si non poteva trattenerlo oltre, non sarebbe stato giusto, doveva lasciarlo andare. Tanta gente aspettava il suo ritorno e non poteva davvero essere così egoista da costringerlo a rimanere con lei per sempre. Anche se l’idea di vederlo andar via la distruggeva. Avrebbe voluto tenerlo sempre al suo fianco asciugare le sue lacrime, sorreggerlo nei momenti di cedimento essere sempre lì pronta a incoraggiarlo. Avrebbe davvero potuto farlo anche a distanza? Se non altro era l’unica cosa che poteva fare. Eppure non era la sola cosa. Poteva davvero prendere seriamente la proposta di Eichi di seguirlo in Giappone? avrebbe davvero potuto azzardare una cosa del genere? Cosa avrebbe detto suo padre?
La musica finì prima che lei potesse completare questi suoi pensieri.
«beh, cosa te ne sembra?»
«è davvero molto bella Eichi» il suo sguardo si incupì improvvisamente.
«cos’hai?» gli chiese abbandonando per un attimo la chitarra.
«ho finalmente compreso il motivo per cui non puoi rimanere ancora qui in Italia. Hai così tanta gente che ti aspetta. JJ, Rio, tua madre e il signor Marini saranno tutti preoccupati per te. Per non parlare di tutte quelle persone che per anni si sono affidate alla tua musica, non sarebbe giusto abbandonarli in questo modo senza alcuna spiegazione. Hai un dono che probabilmente avrà aiutato molte persone ed è giusto che tu torni in Giappone. Il tuo talento non deve andare sprecato, anche se vorrei davvero legarti a me e non lasciarti partire… »
«puoi sempre venire con me, non ti mancherà nulla. Vivremo insieme e vedrai che andrà tutto per il meglio …»
«sei sicuro che andrà tutto per il meglio? Forse lì in Giappone ma qui in Italia io lascerei la mia famiglia il bene più prezioso. Loro sono tutto senza loro io non sono nessuno. Mi sono ripromessa di essere sempre presente per loro, come potrei anche solo pensare di andare via in questo modo. Loro hanno bisogno di me proprio come tutti in Giappone hanno bisogno di te. Purtroppo entrambi siamo incatenati alle nostre esistenze e le stesse non credo vogliano lasciarci vivere spensieratamente il nostro sogno…»
«ti prego pensaci, io non voglio rinunciare a te, so che ti sto chiedendo molto e forse il mio egoismo ancora una volta vuole avere il soppravvento ma davvero mi renderesti felice se decidessi di venire con me in Giappone…» detto questo Eichi riprese la chitarra riposizionandola nella sua custodia. Presa per mano Mary l’aiutò a rialzarsi.
«è arrivata l’ora, dovremmo tornare. Si è fatto davvero tardi e fra poche ore dovremo alzarci per tornare a casa.»
«hai ragione…» detto questo i due ragazzi mano nella mano si mossero verso la villa.


Angela si era appena alzata di soprassalto.
«Mary, oddio che brutto sogno che ho fatto! Mary?» alzandosi aveva notato che la sua amica non era nel suo letto.

“Ma dove cavolo è andata a quest’ora”. Distrattamente aprì la porta e scese le scale per andare in cucina aveva una sete tremenda.
Marco era ancora lì che dormiva tranquillo. Aprì distratta il frigorifero.
“Ma dove hanno messo l’acqua? Possibile che sia finita così in fondo?”
Marco fu svegliato dai rumori. Si sollevò tanto quanto bastava per notare un paio di pantaloncini con dei cuoricini rossi sbucare da dietro lo sportello del frigorifero.
“Mary?Cosa sta facendo? Su Marco che domande ti fai afferra l’occasione, probabilmente non ti si presenterà una possibilità come questa una seconda volta. Cogli l’attimo! Siete soli e forse questa volta riuscirai ad arrivare sino in fondo. Non avere paura!”

Angela chiuse lo sportello e improvvisamente si sentì bloccare vicino il mobile della cucina. Era Marco: anche al buio avrebbe riconosciuto la sua sagoma.
Ma cosa cavolo voleva fare? Era per caso ubriaco? O peggio sonnambulo. Era lì pronta a parlargli quando improvvisamente lo stesso la baciò.
“Ma cosa… non può essere vero. Marco mi sta baciando. Sta baciando proprio me.”
«Ti amo…»
“Che abbia compreso i miei sentimenti?”
«..Mary»
“Mary?” in quello stesso momento la luce venne accesa.
«Ehi voi due che state facendo così vicini? Non vi starete mica baciando?»esordì Eichi compiaciuto. Mary non riusciva ancora a razionalizzare la cosa ma continuava a guardare sotto shock  Marco che teneva stretta Angela tra le sue braccia.
“Mary?” Marco si rese conto troppo tardi che la persona che aveva baciato era quella sbagliata.
«Baciare un corno» gli rispose contrita Angela prima di mollargli un bel cazzotto dritto in faccia.
Superò il gruppo e tornò al piano superiore. Mary dopo aver lanciato un ultimo sguardo a Marco seguì l’amica.
«Ottima mossa davvero, ma spiegami come pensi possa aiutarti a conquistare Mary tutto questo? Ho capito stai puntando sulla gelosia?»
«finiscila Eichi…»
«non dirmi che in realtà ti piace Angela. Questa davvero non me l’aspettavo…»
«ti prego lasciami solo…» sembrava davvero seccato.
Eichi pensò che forse per il momento poteva finirla di prenderlo in giro.
«d’accordo, comunque domani credo ti convenga chiarire con Angela non sembrava molto entusiasta…»
«lo so, ora va»
«come vuoi…»
“come diamine ho fatto a non accorgermi che era Angela? Ma si può essere più stupidi di così? Adesso sa anche che a piacermi in realtà è Mary, ma come ho fatto! Ora anche Mary penserà che quella che mi piace in realtà è Angela. Che guaio. Era meglio che rimanevo a dormire. Non imparo mai.”

Francesco aveva da poco finito di sistemare le ultime carte relative all’imminente apertura del suo centro commerciale. La vera novità era che lo stesso avrebbe offerto diversi opportunità di svago come un cinema sempre aperto e delle sale giochi sparse un po’ per tutti i piani. L’obbiettivo era trasformarlo in un centro di ritrovo. Voleva investire sul divertimento giovanile. Mentre si muoveva per i corridoi passò proprio davanti la stanza di suo figlio. Entrò. Sulla scrivania insieme a uno strano articolo scritto in giapponese trovò una busta da lettere. Incuriosito iniziò a leggerne il contenuto.
“Questo si che è interessante, potrebbe anche tornarmi utile…” , presa la busta tornò al suo studio ne fece una fotocopia e dopo tornò a rimetterla nella stanza di suo figlio. Probabilmente lui non avrebbe mai fatto buon uso di quella informazione, lui invece sapeva benissimo come usarla al meglio. Era proprio quello che gli serviva. Adesso il suo piano poteva tornare a funzionare anche senza l’aiuto di suo figlio.


GIAPPONE


Akiko e JJ erano nello studio di registrazione. Le prove erano finite da poco e finalmente lui poteva tornare a dedicarle il tempo che avevano a disposizione e che effettivamente era davvero limitato. Avevano all’incirca due ore prima che in ospedale iniziassero le visite di routine.
«come ti è sembrato il brano?» chiese sedendosi accanto a lei che incuriosita aveva iniziato a studiare tutti i tasti di quella enorme console.
«Hai usato la mia canzone…» gli fece notare come se la cosa non la rendesse per niente felice.
«Ho sbagliato, hai ragione avrei dovuto chiederti il permesso prima, che stupido! Volevo farti una sorpresa e invece ho rovinato tutto come un idiota!»
«Non hai rovinato nulla. Mi hai solo sorpresa. Sembra che io l’abbia proprio scritta pensando a te non è vero?»
«beh, si effettivamente sembra essere stata scritta per me…» continuò più sollevato.  Akiko staccando gli occhi da quelle leve e quei pulsanti colorati e luminosi si confrontò con sguardo divertito di JJ.
Era seria, come se a JJ fosse sfuggito qualcosa.
«cosa c’è?» gli chiese stupito. Il suo viso inespressivo era qualcosa a cui non era abituato.
«niente» proseguì rassegnata.
«Davvero se non ti va non uscirò con questo pezzo»
«non è questo il problema, ho già firmato la liberatoria che mi hai dato. Sono contenta che sia tu a cantare sulla mia musica»
«ok, allora qual è il problema»
«come mai voi ragazzi siete sempre così cechi!»
«cechi?»
«non vi rendete conto delle cose più ovvie...»
«non capisco cosa vuoi dire?»
Muovendo l’indice rivolto verso l’alto Akiko fece segno a JJ di avvicinarsi. Erano a pochi centimetri l’uno dall’altro «non hai capito che in quel pezzo c’era tutto quello che provo per te?». JJ non capiva cosa volesse dirle con quelle parole. Improvvisamente Akiko lo prese per la maglietta e tirandolo verso di se gli scoccò un bacio che lasciò JJ completamente senza parole.
“Ora capisci qual è il mio problema? Il mio problema è che ti ho sempre amato”.


Yori aveva appena finito di sistemare la colazione per Rio che dormiva sul piccolo divano blu dello studio di registrazione. La sera prima avevano proprio fatto le ore piccole. Lavorare a una canzone non era per nulla una cosa facile. Quasi le faceva tenerezza a vederlo così docile e indifeso. Quando era sveglio si trasformava completamente. Da quando l’aveva costretta a divenire la sua schiava personale le cose erano leggermente migliorate. A Yori la cosa non dispiaceva più così tanto e da un lato sentiva di essersi affezionata a quell’arrogante e presuntuoso ragazzo. Quello che aveva notato in quel mese e mezzo di convivenza forzata, era quanto fosse solo in realtà Rio. Forse era per questo che aveva iniziato a comportarsi in quel modo. Mettendosi sulla difensiva.  “È ora. Devo andare.”
Yori prese la sua borsa e si preparò a iniziare il suo turno di lavoro. Chiuse la porta con attenzione per non fare troppo rumore e si incamminò a passo spedito verso l’enorme palazzo della Kings Record.
Rio aprì gradualmente gli occhi. Si stiracchiò in modo contenuto prima di mettersi seduto. La testa gli faceva un male cane. Si alzò e trascinandosi pigramente, raggiunse  la cucina. Riempì distrattamente un picchiere d’acqua dal lavandino. Lo bevve tutto d’un sorso. Dopo notò qualcosa di davvero strano. Yori gli aveva lasciato una scatola di biscotti con un biglietto.
“Eppure questo non gliel’ho ordinato. Bah tanto vale vedere se sono buoni.” Prese i biscotti e il bigliettino che gli aveva lasciato vicino. Lo aprì curioso.

Dovevamo mangiarli ieri sera, ma poi mi sono completamente dimenticata di uscirli dalla borsa. Mangiali pure tanto a me non vanno. Non pensare che questo abbia un significato particolare. Mi sei ancora fondamentalmente antipatico. Era solo che mi dispiaceva che andassero sprecati. Ci sentiamo più tardi, dormiglione.

“Ma tu guarda, quella ragazzina imbranata.”
Rio prese un biscotto e lo addentò incerto assaporandone il dolce e intenso sapore. Erano dei dolci alla cannella fatti in casa. Il gusto tutto sommato non era poi tanto sgradevole. Ingenuamente si rallegrò per quell’insolita sorpresa. Anche se diceva di non essersi legata a lui, in fondo Rio aveva capito che a quella ragazzina non dispiaceva più stare in sua compagnia. Nonostante tutto lui si era imposto di non lasciarsi coinvolgere in rapporti troppo complicati, o almeno era quello che aveva deciso per se stesso già da tanto tempo. Però fin dal loro primo incontro-scontro quella ragazza aveva lasciato il segno nella sua coscienza instabile, era diversa dalle altre persone che lo circondavano inspiegabilmente sapeva dove colpire per fargli più male. Era come se conoscesse tutto di lui. Sembrava aver capito quale fosse il suo punto debole. L’isolamento che tanto amava era in realtà l’amara consolazione ad una vita fatta solo di continue delusioni e abbandoni. Aveva perso Misako poi i suoi genitori e adesso anche il suo migliore amico.  In fondo doveva ammettere che aveva imparato molto bene a gestirla. L’aveva trasformata in uno strumento di profitto. Era bravo solo a rendere il dolore redditizio ma non era ancora riuscito a trovare il modo per estinguerlo dal suo cuore consumato. La sua solitudine veniva sfogata in quel sesso consolatore che distrugge prima ancora di risanare. Erano anni che andava avanti così. Si circondava di cose futili e passeggere, pensando di poter colmare così quel dolore che latente cresceva sempre più in lui. Il sesso senza amore era la sua soluzione. Non si impegnava mai in storie troppo complicate. Ogni tanto qualche modella alleggeriva il peso della sua coscienza in quel letto ormai usurato dal tempo e dai sensi di colpa. Ma era solo un palliativo. Quel senso di inquietudine tornava subito dopo a ritrovarlo. Poteva davvero credere che il vuoto che provava  potesse trovare il modo di essere colmato dopotutto? Un biscotto poteva davvero fargli credere tutto questo? 
Tornò nello studio di registrazione per lavorare al suo pezzo. Improvvisamente un pensiero richiamò la sua attenzione: a breve avrebbe dovuto rimuovere l’ingessatura dal suo braccio. Con essa avrebbe dovuto dire addio anche a Yori. Inspiegabilmente la cosa lo colpì più di quanto si sarebbe mai aspettato. Non riusciva ad ammettere che quella ragazzina stava diventando indispensabile. Si stava legando davvero dopotutto?

 

Yori arrivò appena in tempo: messo il camice e legati i suoi lunghi capelli castani si recò dal suo superiore per stabilire il da farsi per quella mattinata. Le disposizioni erano chiare, avrebbe iniziato dallo studio di registrazione al quinto piano, poi i bagni del quarto, e di seguito quelli del terzo. A quello che le avevano detto nessuno avrebbe dovuto usare la sala di registrazione quel giorno. Aprì la porta senza pensare troppo al fatto che dentro potesse esserci qualcuno. Ciò che vide la lasciò completamente allibita come una statua di ghiaccio. Quel ragazzo dai capelli rossicci lo conosceva fin troppo bene: era JJ dei BB5. Ma quella ragazza bionda con la quale si stava baciando le era completamente nuova.
«scusate non volevo disturbare…» spiegò quando vide i due ragazzi voltarsi sorpresi nella sua direzione «mi avevano detto che lo studio era libero, prego continuate pure, io tornerò più tardi…» stava per uscire richiudendosi la porta alle spalle quando venne bloccata da JJ.
«aspetta un attimo» la richiamò muovendosi verso di lei. La prese per un braccio trascinandola fuori dallo studio. Erano nei lunghi corridoi ancora deserti della Kings Record. JJ sembrava studiarla riflettendo serio sul da farsi.
«cosa hai visto?»
«cosa?  io in realtà ho visto davvero poc…»
«risposta sbagliata, non hai visto nulla, assolutamente nulla, siamo chiari? Dì solo una parola a qualcuno riguardo questa storia e ti farò licenziare in men che non si dica. Siamo intesi? Adesso rispondi nuovamente alla mia domanda, cosa hai visto?» continuò aumentando la stretta sul suo braccio. «niente…» rispose intimorita dal suo tono minaccioso.
«perfetto. Adesso puoi andare…» Yori si allontanò ancora sconvolta: non era mai stata minacciata prima in quel modo.
 JJ rientrò nello studio di registrazione inaspettatamente si ritrovò Akiko ad attenderlo vicino l’ingresso con un’ espressione sorpresa e delusa allo stesso tempo.
«non temere ho risolto tutto. Non dirà niente a nessuno su quello che è successo…»
«perché ti sei comportato in quel modo? Cosa ha fatto di male quella ragazza? Che motivo avevi per aggredirla così?»
«non capisci l’ho fatto solo per proteggerti…» le spiegò.
«forse l’unica cosa che volevi proteggere era la tua reputazione. Quella ragazza non mi conosce come avrebbe potuto riferire di me alla stampa?» così dicendo lo superò uscendo dallo studio di registrazione.
JJ la bloccò in tempo «dove pensi di andare?». Akiko con un movimento netto si liberò dalla sua presa «voglio andare a scusarmi con lei…». Detto questo uscì lasciando JJ solo in quella stanza.
“Ma cosa cavolo le prende? Non capisce che io non sono un ragazzo come gli altri la mia vita  non è così semplice come sembra. Perché non capisce che voglio solo difenderla e fare in modo che questo mio mondo non  la ferisca più del dovuto?”
Akiko aveva riconosciuto la sagoma di quella ragazza. Era vicina l’ascensore.
«scusami, aspetta un attimo» la richiamò accelerando il passo nella sua direzione.
«ho già detto al tuo amico che terrò la bocca chiusa cos’altro volete da me?».
«voglio solo chiederti scusa, mi spiace per come ha reagito. Spero tu possa perdonarlo. È un idiota e ha esagerato».
A Yori quella ragazzina sembrava onestamente dispiaciuta i suoi occhi erano sinceri.
«E va bene accetto le scuse. Comunque so bene che quell’idiota ha esagerato solo per difenderti. Siete fortunati che sia stata io ad aprire quella porta, se invece di me vi avesse beccati qualcun’altro interessato al gossip adesso sareste sulla prima pagina di qualche giornale. Dovete essere più prudenti… »
«Hai ragione, la prossima volta saremo più attenti, te lo prometto. Grazie per la comprensione. Comunque non ci siamo ancora presentate: io mi chiamo Akiko piacere di conoscerti» e le mostrò la mano aperta, il suo dolce sorriso era davvero rassicurante, tutto in quella ragazzina ispirava fiducia e tenerezza.
«il mio invece è Yori» si presentò ricambiando la stretta.
«spero di rivederti presto Yori e scusami ancora»
«figurati ho già dimenticato tutto, adesso devo tornare al mio lavoro» proprio in quel momento le porte dell’ascensore si aprirono. Yori entrò trascinandosi dietro il carrello che usava per trasportare i suoi strumenti di lavoro.
«comunque credo ci tenga davvero a te. Non sarebbe arrivato a minacciarmi per niente. Non essere troppo dura con lui» detto questo spinse il tasto del quarto piano e le porte si chiusero.
“Effettivamente non ha tutti i torti. Sono stata una stupida! Ho solo aspettato l’occasione giusta per scappare. L’ho baciato gli ho confessato quello che sento ma alla fine sono fuggita perché non volevo scoprire la sua risposta. Sono proprio una codarda…”
«Akiko?»
JJ era alle sue spalle e la guardava con aria colpevole.
«hai ragione ho esagerato come uno stupido, ma volevo solo…»
«so che volevi proteggermi…» lo interruppe Akiko.
«Mi fa piacere che tu lo abbia capito. Prometto che non mi comporterò più in questo modo. La mia paura è che tu possa soffrire ancora per colpa mia. Non voglio che accada mai più. Invece, per quanto riguarda quello che è successo prima dell’ingresso di quella ragazza…»
Akiko impallidì. Era arrivato il momento di scoprire la sua risposta. Ma era davvero disposta ad ascoltarla?
«Mi dispiace, non so cosa mi è preso. Se la cosa ti crea problemi potremmo far finta che non sia mai successo nulla…»
«vuoi diventare  la mia ragazza?»
«cosa?». Akiko non poteva credere alle sue orecchie. Era un sogno. La persona che aveva amato segretamente per così tanto tempo le aveva davvero fatto quella proposta?
 JJ le si avvicinò stringendola forte tra le sue braccia. Il cuore di Akiko batteva all’impazzata. Quel contatto inatteso le tolse il fiato.
«sarebbe stata solo questione di tempo ma prima o poi anche io ti avrei confessato i miei sentimenti. Mi permetterai di starti vicino come adesso e amarti come in realtà ho sempre voluto fare? Non sarà semplice… tutta la mia vita adesso è abbastanza complicata. Sei pronta a sopportare tutto quello che questo comporterà? Riesci a fidarti se ti dico che qualsiasi cosa succeda tu sarai sempre al primo posto d’ora in avanti?» Akiko lo allontanò e cincendogli il volto con le sue mani delicate gli diede il loro secondo bacio.
«si, voglio fidarmi di te Yuki».
Entrambi sorrisero felici. Finalmente avevano capito che erano stati destinati a delle vite solitarie perché potessero capire di essere fatti l’uno per l’altra. JJ avrebbe fatto di tutto per non perderla, non una seconda volta.
“Ora il mondo non mi fa più paura. Perché ho di nuovo la mia Akiko qui con me. Ancora una volta siamo noi due contro il mondo intero”.
Entrambi si mossero mano nella mano verso l’uscita. Il tempo a loro disposizione era finito. Akiko doveva tornare in ospedale per la sua visita di routine.
Giunsero appena in tempo, mancavano cinque minuti all’inizio del giro di controllo. Al loro ingresso li accolse Midori, aveva un’espressione sconvolta. JJ lo notò immediatamente. La cosa non lo convinceva per niente. Incrociato il suo sguardo la donna abbassò la testa intimorita, come per ignorarlo. Doveva essere successo qualcosa non c’era più alcun dubbio. Superato l’ascensore del primo piano, lo stesso vicino il quale avevano incontrato Goro quella stessa mattina, videro il loro amico infermiere avanzare verso di loro con un enorme scatolone tra le mani. Appena incrociò i due ragazzi fece loro segno di seguirli. Li condusse in uno stanzino. “Cosa diamine sta succedendo?”. JJ voleva vederci chiaro.
«Ragazzi, mi dispiace. Ho fatto del mio meglio, ma non è servito a molto.»
«cosa è successo?» chiese JJ inquieto.
«Raccontaci tutto Goro.» lo esortò anche Akiko.
«La signora è venuta per incontrarti Akiko. Ho cercato delle scuse plausibili, ma è stato tutto inutile. Il resto immagino voi possiate anche immaginarlo da soli…» detto questo mostrò lo scatolone che aveva tra le mani. All’interno c’erano un camice, fotografie e scartoffie varie.
«Non dirmi che mia madre ti ha… » Akiko non poteva credere ai suoi occhi. Sua madre era davvero arrivata a tanto? Ed era tutto per colpa sua.
«si, mi hanno appena licenziato. Beh, questo è l’ultimo dei problemi, me ne sarei andato comunque a fine mese.»
«mi dispiace Goro. Alle volte mia madre esagera. Se le parlo, forse riesco a convincerla a farti riassumere.» continuò dispiaciuta Akiko.
«Non pensate a me, ma a voi due.» detto questo con lo sguardo indicò le mani dei due ragazzi strette l’una nell’altra.
«Da quel che vedo, oggi è successo qualcosa di piacevole o sbaglio?»
«veramente… »continuò imbarazzata Akiko spostando nervosamente un ciuffo di suoi lunghi capelli con le sue dita sottili.
«Ottimo lavoro ragazzo» e diede un leggero colpetto amichevole sul braccio a JJ «sono felice che il mio sacrificio non sia stato vano. Adesso però devi proteggerla con tutte le tue forze. Non lasciartela scappare. Siamo intesi?» e si concesse un occhiolino complice.
«non permetterò che accada un’altra volta, puoi starne certo.»
«bene, ora che le cose tra voi vanno bene posso andare via più sollevato. È stato un piacere conoscervi. Spero riusciremo a vederci presto. Da ora in poi le cose per voi diventeranno davvero difficili. Però non dovete mollate. Vi amate e credo che il sentimento che provate l’uno per l’altro sia sincero. Resistete ragazzi, spero di rivedervi un giorno.» detto questo aprì e uscì dallo stanzino. I due lo salutarono mentre lui usciva richiudendo la porta dello stanzino.
Akiko incominciò a stuzzicarsi le labbra nervosamente, «cosa facciamo adesso? Se quello che dice Goro è vero mia madre deve essere davvero fuori di se. Forse sarebbe meglio se andassi da lei sola. Tu torna a casa, penso sia meglio che ad affrontare la sua rabbia fuori controllo sia solo io.» le spiegò Akiko.
«Mi dispiace ma non posso andare via come un vigliacco. La colpa di tutto questo è soprattutto mia. Inoltre come ho appena detto non ti lascerò più sola. Quindi non dire che affronterai le cose da sola, da oggi ci sono io con te, non dimenticarlo. Adesso andiamo..» la spronò stringendo più forte la presa sulla sua mano tremante.
«JJ ti prego lasciami andare da sola. Ho paura di quello che potrebbe fare o dire mia madre e non voglio che tu sia presente.», «Amore non puoi chiedermi di lasciarti sola..»
«Amore? Mi hai chiamato davvero amore?» Akiko era a dir poco sconcertata. Era la prima volta che qualcuno la chiamava in quel modo.  «Certo sei o no l’amore della mia vita?» gli sorrise JJ. Akiko era arrossita improvvisamente. «Io, beh, si forse …», « forse? Certo che lo sei, lo sei sempre stata per tutto questo tempo! E questa è una ragione in più per non avere paura, qualsiasi cosa dica tua madre non può separare due persone unite dal destino come noi. Io non glielo permetterò mai.» la incoraggiò prima di spronarla ad uscire dallo stanzino.
Camminavano l’uno accanto alla’altra tenendosi saldamente per mano. Come tanti anni fa erano pronti ad affrontare  i momenti difficili insieme.
Ad attenderli c’era come avevano immaginato la signora Aoki.
Andò incontro ai due ragazzi a passo sicuro. L’eco dei suoi tacchi sul pavimento freddo dell’ospedale era l’unico rumore a durare in quel corridoio vuoto. Sembrava molto simile al ticchettio di una bomba che sta per scoppiare.  Ad ogni passo la consapevolezza di quello che li attendeva aumentava. A pochi centimetri si arrestarono tutti e tre studiandosi in silenzio. La donna aveva uno sguardo freddo e sostenuto. Quella circostanza avrebbe messo a disagio chiunque, la calma che si respirava era simile a quella che si avverte prima di un temporale: nulla si muoveva eppure si avvertiva che la tempesta si stava per abbattere. La signora Aoki li osserva studiando, da bravo predatore, la tecnica di attacco ideale.  Il suo sguardo era passato da sua figlia alle loro mani strette l’una nell’altra, a JJ in meno di tre secondi. Ora i suoi occhi con le sue sopracciglia corrucciate guardavano JJ severamente.
«mamma, non è come sembra. JJ non centra nulla…»
«Akiko, va in camere e togliti quei vestiti ridicoli immediatamente… » le ordinò perentoria senza degnarla di uno sguardo.
«io… non…voglio » continuò ostentando una sicurezza che non le apparteneva. Improvvisamente la mano fredda della madre le colpì il viso, cogliendola impreparata. «chi ti ha detto che puoi decidere cosa fare. Non era una richiesta ma un ordine. Ora va!».
JJ non poteva crederci. Tirò Akiko nascondendola dietro di se. La stessa si lasciò guidare dalla sua presa salda, mentre si massaggiava la guancia piangendo silenziosamente.
«Non la tocchi più. Se vuole colpire qualcuno colpisca me. Lei non centra nulla… sono io l’unico responsabile di tutto.» la donna ignorò intestardita la richiesta di JJ.
«Akiko non rendere le cose più difficili. Se non entri immediatamente mi costringerai a dirgli tutto. Sai che non scherzo.»
“Dirmi tutto?”JJ  si voltò verso Akiko interrogativo. La stessa evitò il suo sguardo. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato ma sperava davvero che quella spensieratezza che aveva portato JJ con se non sparisse così in fretta.
Akiko, non voleva che l’unica persona capace di sorridere lo scoprisse in quel modo. Non voleva inondare anche la sua vita di tristezza e preoccupazione. Per quelle bastavano già i suoi genitori. Lentamente si fece avanti liberandosi dalla sua protezione salvifica. Dispiaciuta lo guardò un’ultima volta prima di allontanarsi e chiudersi in camera. JJ la vide allontanarsi senza che potesse far nulla per fermarla. I suoi occhi lucidi e disperati lo avevano implorato di non intervenire. JJ pensò che adesso che Akiko era andata via, se non altro, poteva parlare con sua madre liberamente. Appena si chiuse la porta alle spalle, tornò a fare i conti con la donna che aveva di fronte.
«Non doveva colpirla in quel modo.» la rimproverò, in quello stesso momento gli occhi della donna lo freddarono in pochi secondi, la rabbia che JJ vi lesse dentro lo colpì come un fulmine a ciel sereno.
«Hai la più pallida idea di cosa ha rischiato oggi Akiko? Ma certo, cosa puoi saperne un ragazzino come te! Immagino, non ti sia degnato nemmeno di chiederle il perché si trovi ancora in ospedale o sbaglio?»
«io, veramente...»
«risparmiati le tue belle parole. A me le tue scuse non servono. Ti ho inquadrato sin dall’inizio. Sei solo un ragazzino vigliacco e irresponsabile. Non avrei mai dovuto affidarti Akiko. »
«questo non è vero!»
«Ah si? E allora perché non le hai ancora chiesto cos’ha che non va?». Per quanto fosse dura ammetterlo,  JJ sapeva che quella donna aveva ragione. L’idea che la malattia di Akiko fosse inguaribile lo spaventava.
La donna non si risparmiò. «Anche se quando tu vieni a trovarla lei ti mostra il suo sorriso non vuol dire che stia bene. È malata vuoi capirlo? Che tu lo accetti o meno, questa è la verità. Pensi davvero che bastino le tue parole a giustificare il tuo comportamento di oggi? Beh ti sbagli di grosso!» JJ, in cuor suo, sapeva che quella donna aveva ragione, non voleva ammetterlo ma l’idea di perderla e di non poter far nulla per lei lo spaventava. «Ragazzino oggi hai rischiato di peggiorare le sue condizioni con la tua sconsideratezza. Akiko non ha bisogno di un bambino con i capelli sbiaditi e i vestiti di un clown quello che le serve è qualcuno che si prenda cura di lei con consapevolezza. Ha bisogno di un uomo non di un bambino sconsiderato.»
JJ conteneva a stento la rabbia. Quelle parole lo ferirono profondamente. Strinse i suoi pugni cercando di contenersi.
«Io sono un uomo. Non so cosa ha Akiko che non va, ma può stare sicura che non le lascerò affrontare tutto da sola.». La donna lo riprese immediatamente. Non voleva dargli la possibilità di giustificarsi «non credo tu abbia afferrato il nocciolo della situazione. Quello che tu vuoi o meno ha smesso di importarmi un’ora fa. Da adesso riprendo io in mano la situazione. Se ti ho permesso di starle di nuovo vicino è stato solo per un suo capriccio non di certo perché mi faceva piacere rivedervi insieme. Ora mi sono resa conto che il suo desiderio di rivederti più che farle del bene la sta mettendo a rischio. E io non posso ammettere che eventi di questo genere si ripetano una seconda volta. La tua presenza fa più danni ad Akiko di quanti ne risolva.»
«Lei non può dire sul serio. »
«e invece sono serissima. Da oggi ti è vietato avvicinarti ad Akiko. Se non lo farai chiamerò la stampa e rivelerò tutto sul tuo triste passato.» JJ, rimase paralizzato. Avrebbe voluto risponderle a tono ma la verità era che in gioco non c’era solo la sua immagine ma anche quella degli altri membri del gruppo. Quella donna era riuscita a metterlo con le spalle al muro.
Notando la sua espressione spaesata la donna si compiacque. Era riuscita ad incastrarlo. Gli voltò le spalle dirigendosi verso la camera di sua figlia. A pochi passi si arrestò e con un sogghigno compiaciuto si voltò un’ultima volta verso JJ.. «Sai ragazzino devo concederti che su una cosa avevi ragione quel giorno. Sono io adesso a non essere più disposta a sostenere la tua presenza.». detto questo entrò chiudendo la porta.
JJ rimase paralizzato mentre quelle parole continuavano a risuonargli incessantemente nella testa. Il suo sguardo rimase fisso su quella stessa porta che, tempo prima, lo aveva unito ad Akiko e che adesso inevitabilmente era tornata a separarli.
Doveva trovare una soluzione non poteva permettere più a nessuno di dividerli. Non adesso che aveva scoperto i suoi veri sentimenti.


NOTE:
Salve a tutti. Vorrei ringraziarvi per la fiducia e la costanza con cui seguite questa storia. Spero che vi stia coinvolgendo quanto ha coinvolto me mentre la scrivevo. Scusate la lunghezza esagerata dei pezzi, ma i capitoli si raddoppierebbero se non facessi così. Voglio ringraziare tutti coloro che riscaldano e fanno rivivere la mia storia nelle recensioni che mi lasciano e vorrei già ringraziare chi in futuro li lascerà, oltre che rendere grazie anche a tutti i lettori silenzioni che sono stati coinvolti nella lettura di questo racconto. Adoro conoscere i vostri pensieri, quindi date libero sfogo alle vostre opinioni nelle recensioni. Vi lascio. Al prossimo capitolo. Spero di non farvi attendere troppo. Scusate qualche errore qui e lì, ma ho davvero pochissimo tempo per rileggere i capitoli. Un saluto speciale a tutti voi e al prossimo capitolo. 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SS501 / Vai alla pagina dell'autore: Monijoy1990