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Autore: IlBellArmando    15/06/2014    2 recensioni
Questa nuova raccolta nasce da un’esperienza abbastanza comune (almeno per noi). Quante volte, guardando un film, la tele, una Web serie, ci siamo detti: “Guarda un po’ quello/a lì! Somiglia al mio dentista, alla vicina di casa di nonna, alla cassiera della Coop di via 2 giugno”? Oppure, flippati di immagini, abbiamo creduto di imbatterci per strada in Viola di “Un posto al sole” o in Brad Pitt combinato da Achille? O abbiamo dato a un personaggio odioso di un libro la faccia del prof di Analisi?
Useremo quindi un po’ di personaggi alla rinfusa, sia esistenti (ma in camuffa) che letterari o televisivi… E’ ovvio che questi ultimi li prendiamo a prestito dai loro legittimi proprietari… JUST FOR FUN.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Con il ritorno della bella stagione, si ripresenta l’incubo annuale.
Mannaggia alla miseria. Quella delle mie  miserrime finanze: prosciugate, anzi letteralmente dragate da una terribile, pandemica, mortifera consuetudine occidentalconsumistica che rischia di fare di me, piuttosto prima che poi,  un sociopatico depresso con limitate possibilità di ripresa.
Per chi non lo avesse ancora capito, sto parlando della Lista di Nozze.
 
Io detesto i Matrimoni. Eppure sono giusto giusto in età da marito/ moglie. E così tutti (o quasi) i miei amici, fratelli, cugini, ex compagni di scuola-calcio-parrocchia-eccetera.
Non detesto il Matrimonio in quanto scelta di vita, anzi mi sembra una gran cosa: più che un contratto, è secondo me un atto sacrosanto. Mi confesso addirittura grande ammiratore di chi intraprende questa strada, ma quello che non digerisco è il rituale pagano e idolatra che accompagna la cerimonia, civile o religiosa che sia.
 
Detesto i baccanali crapuloni in cui gente che manco si conosce è coatta alla refezione comunitaria, in greppie trendissime in cui si scialacquano decine di migliaia di (n)euroni per spumante di scarsa qualità, vini della zona in cartone tetrapack, antipasti caldi e freddi fantasia dello chef, quadriportata di primi, secondi, piatto di mezzo, frammezzo, patatazze al forno tagliate con l’accetta, dolce monumentale che frana sotto le sciabolate congiunte dei novelli aggiogati.
 
Detesto l’orgia pseudomodaiola  di colori, fogge, spacchi e scollature: gli invitati mascoli vestiti tutti  invariabilmente  in blu-bancario, che grondano cascate di sudore sotto le giacche, impiccati dai guinzagli di seta che le loro mogli fidanzate mamme sorelle amanti vicine di casa hanno annodato proprio sul pomo d’Adamo. Per non parlare delle fimmine, che si atteggiano  tutte a modelle di Vogue – e in cuor loro ne sono incrollabilmente convinte-, ma che fanno immancabilmente tutte – non una esclusa – la figura delle donne che di sera stanno sui viali. Per fortuna che sono nato maschio e me la cavo sempre con il completo grigio delle presentazioni dei libri.
 
Detesto la coercizione al regalo, l’implicito ricatto contenuto nel cartoncino  con gli svolazzi vulgatamente noto come “partecipazione”, ma non riesco ancora a rassegnarmi all’idea che i miei amici, ex compagni di scuola-calcio-parrocchia-eccetera possano trovarsi privati di qualche oggetto fondamentale per la sopravvivenza quotidiana della loro neofamiglia proprio a causa mia. Poi arrivo al negozio dove è stata depositata la famigerata Lista Nera e scopro che la loro scelta è caduta su una paccottiglia obbrobriosa e di inenarrabile inutilità e/o pericolosità per bambini, ragni e altri predatori (cit. Eraldo Baldini <3). Alla faccia di degustibusnonestdiputandum, il mio collo si storce a tal punto che non capisco più se i miei occhi guardino la punta delle dita o i talloni, ma consegno con insipiente liberalità la mia tessera bancomat nelle mani dell’esercente e lascio che un’emorragia mortale di (n)euro profluisca dal microchip.     
 
 
Ieri era sabato, l’ennesimo impegnato in uno sponsale, tanto che sono arrivato a sentirmi come Charles di Four Weddings and a Funeral,  anche se non possiedo né il suo ciuffo sbarazzino, né il suo occhio malupino (cit. Nonno Libero <3), ma soprattutto ho cominciato a sentire su di me gli strali delle mie colleghe che mi odiano perché loro lavorano, mentre io sono “a divertirmi”. Se vogliono, faccio volentieri a cambio.
Raggiungo la località scelta, un ameno paesello di collina. Parcheggio fortunosamente nell’ultimo stallo bianco superstite la Passat Variant carrofunebre che papà mi ha prestato per l’occasione e mi scapicollo in chiesa.  
-    Jessica, vuoi accogliere Ivano come tuo sposo…
Jessica? Ivano? Mannaggia alla miseria, ho sbagliato pure matrimonio. Ma che ore sono? Le 16.30… eppure l’orario è giusto.
-Scusi, signora… - chiedo a una megera vicino alla quale mi sono seduto.
-Sst!
-Sst!
Un coro di indignatissimi invitati mi zittisce.
-A’ statte zitto! – urla un burinaccio con catenone grosso un dito in vista sul petto villoso, malcelato dalla camicia bianca sudacchiata.
-Ma che chiesa è questa? – riprovo timidamente.
-L’Osservanza – sibila la megera.
La chiesa è quella giusta… ma allora che mi è successo?
-Ivano, vuoi tu accogliere Jessica… - continua il prete.
Ivano, Jessica? Guarda un po’ lo sposo… ha pure i capelli pettinati a cresta! Mi pare quello di Verdone, il coatto di “Viaggi di nozze”. Ahò, questi lo fanno strano… infatti non c’è l’organo ma la chitarra elettrica.
Ma che giorno è? Sabato 14 giugno, anniversario della morte di Giacomino. Mi gratto la testa e penso che sono in anticipo di un giorno esatto.
 
Doktor Freud, sono un caso clinico, lo so. Ma visto che lo stress da matrimonio me lo sono già beccato, domani (cioè oggi, domenica 15) me ne vado al mare!  
    
  
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