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Autore: EllY_cup    15/06/2014    1 recensioni
Età rinascimentale in Olanda.
Quella primavera tutto il regno splendeva, dalle praterie in fiore agli affari economici. Sophia d'Orange non era la classica principessa che ci si aspetta di conoscere e lo capirà bene Thomas, secondogenito del sovrano di Francia, costretto a fare visita alla corte per correggere la sua cattiva condotta.
I due si erano già conosciuti, ma un incidente li aveva fatti dividere. Si ricorderanno?
E i loro cuori? Sophie capirà di chi deve essere veramente innamorata?
Amori, chiacchiere e balli a corte vi attendono.
*Questa storia non è basata su fatti realmente accaduti*
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Rinascimento, Periodo Tudor/Inghilterra
Capitoli:
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SONO IN TREMENDO RITARDO. 
Scusatemi fiorellini miei, ma la fine della scuola e il computer che si rompe mi hanno impedito di proseguire.
Ma ora eccolo qui.
Allora facciamo un piccolo riassunto dell'ultimo capitolo: Thomas e Sophie stavano passeggiando e chiacchierando tranquillamente nei giardini quando un rumore gli ha distratti. I sovrano hanno sostituito i cancelli e ha Sophie le è stata tolta la libertà.
Spero gradiate questo nuovo pezzo di storia.
Ringrazio i nuovi  fiorellini che recensiscono la storia, siete dolcissimi. Ovviamente rignrazio anche chi segue e chi legge soltanto la mia storia.
(Un giorno vi dirò cosa ascolto mentre scrivo se vorrete).
Un bacio, e buon'inizio di vacanze.
EllY**
CINQUE
 

Sophie si sedette sulla morbida poltrona della biblioteca, furiosa, mentre Aäron chiudeva le porte. I rumori da fuori non cessavano così come nell’animo della ragazza non smetteva di crescere la disperazione. Aveva perso la sua libertà.
“Sophie io..”
“No Aäron! Non voglio ascoltare nessuna scusa che difenda i miei genitori!” rispose la principessa cercando mi mantenere un tono duro, quando in realtà stava crollando a pezzi.
“Non li difenderò, non era mia intenzione, voglio solo starti vicino per quanto mi sia possibile” i loro occhi si incontrarono e Sophie vide come l’amico fosse veramente dispiaciuto tantoché si sedette a fianco a lei.
“Non dovrei sedermi, sono il capo delle guardie per Dio” pensò ad alta voce passandosi una mano fra i folti capelli neri.
“Te lo avrei ordinato se no, sembri così esausto..” rispose ella guardando attentamente Aäron. Aveva le palpebre pesanti e due macchie scure sotto gli occhi, per non parlare del nero dei suoi capelli che sembrava meno vivo del solito. Un altro tipo di preoccupazione si insinuò in lei.
“Aäron non starai male vero? O per tutti i Borboni sei accaldato” disse allarmata passando una mano sul viso dell’amico.
“Sophie sto bene sono solo accaldato e molto stanco, ho avuto molto da fare in questi giorni e credo di aver dormito poco” il sorriso del ragazzo placò la leggera ansia che stava crescendo nella principessa.
“Come mai sei così impegnato?”
“C’è il figlio del re di Francia nel castello, oltre alla sicurezza dei reali d’Olanda devo badare anche a lui, per non parlare dei tuoi cugini e zii”
“Sono così mortificata Aäron, immagino che anche io sia un peso per te” incominciò a dire Sophie. Aäron si lasciò andare allo schienale e rise debolmente non smettendo di guardare l’amica. “Dio solo sa cosa tu stia pensando di me! Una ragazzina viziata ed egoista magari, che sciocca che sono. Non avevo idea di come il tuo compito sia stressante, oh povero amico mio” concluse prendendo le mani al ragazzo, che non smise di ridere.
“Sophie cara, sei la più asfissiante principessa di tutto il continente, ma sei anche una delle persone a cui tengo di più, e non mi sognerei mai di definirti egoista, non dopo aver scoperto dove ti rechi il giovedì”
L’espressione di Sophie cambiò diventando seria.
“Mi hai seguita?” chiese fredda.
“Mi rammarico molto di non avertelo detto prima” rispose Aäron sedendosi composto e avvicinandosi alla ragazza.
Era una sua abitudine, da parecchi mesi ormai, recarsi il giovedì nel villaggio più vicino alla reggia. Tutto è cominciato grazie ad Achille che aveva cambiato strada disubbidendo alla padrona in un brutto giorno di pioggia violenta, ella si ritrovò in mezzo alla comune gente che la accolse come una forestiera borghese. Quel giorno vide come il popolo con poco potesse dare tanto. Le diedero asilo, per poche ore, in una locanda al caldo oltre che averle offerto dei capi asciutti, mettendo i suoi vicino al fuoco.
Sophie rimase così impressionata dalla bontà dei civili che quel giorno li lasciò con una promessa: “tornerò ogni giovedì a farvi visita e a rifornirvi di ciò che avete bisogno”.
E così fece non mancando mai ad un appuntamento, portava stoffe per cucire abiti insegnando i metodi appresi, portava pane ai più bisognosi e faceva giocare i bambini con Achille. Ogni volta tornava a casa più serena e appagata, loro le davano sorrisi e ringraziamenti e ciò le sarebbe sempre bastato.
“Loro non sanno chi sono veramente Aäron, non corro nessun rischio, non negarmi la possibilità di renderli felici” lo supplicò Sophie alzandosi in piedi davanti al capitano.
“Non lo avrei mai fatto, anzi al contrario vorrei dare una mano anche io, posso unirmi?” sul volto di Sophie si aprì un meraviglioso sorriso, la gentilezza di Aäron le scaldò il cuore.
“Ne sarò onorata, ma dovrai privarti della divisa, non vorrei spaventarli” l’amico si alzò avvicinandosi a lei, la guardò negli occhi e le sorrise annuendo.
La principessa notò come gli occhi di Aäron fossero rimasti così vivi, nonostante la stanchezza, erano belli e famigliari. Guardare quel verde la faceva calmare e ogni preoccupazione che l’assillava non aveva più importanza, non esisteva più. C’era Aäron con lei e sarebbe andato tutto bene, sarebbe stata al sicuro.
L’amico le accarezzò la guancia con il dorso della mano provocandole un piccolo brivido. Sophie trattenne il respiro, il cuore cominciò a batterle forte, come se volesse sfuggire alla presa stretta del corsetto.
“Sai di essere molto importante per me, vero?” chiese Aäron improvvisamente, la principessa non riuscì a rispondere, le mancava la voce. Annuì, voleva dire all’amico di come la sua esistenza la confortasse e la facesse sentire bene, ma non ce la fece.
Lui le baciò il dorso della mano e le guance della principessa presero colore.
“Non voglio che ti affatichi troppo” disse riprendendo fiato Sophie.
“Non preoccuparti, i miei compiti non devono pesare sulla tua vita, sei la principessa d’Olanda ed è giusto che tu sia viziata ed egoista, ma non lo sei, non lo sei mai stata” Aäron disse quelle parole con una tale delicatezza da far sorridere persino il cuore di Sophie.
“Non sono una normale principessa, questo lo so, e non voglio neanche esserlo se ciò significa abbandonare Achille, dire addio alle escursioni, ma soprattutto non avere te che mi sostieni, nonostante il mio caratteraccio poco aggraziato, e che tieni a me anche se ti riduco in queste condizioni” il sorriso di Aäron fece aumentare il battito cardiaco alla ragazza. L’amico si passò una mano nei bellissimi capelli neri, per scostarli dalla fronte per poi avvicinarsi di più alla principessa.
Lei non si spostò, la sua mente le ripeteva che era tutto sbagliato, ma il suo cuore non vedeva l’ora di essere sopraffatta dal profumo di pulito dell’amico, di essere avvolta fra le sue braccia. Ma furono tutte speranze che rimasero sospese in aria perché dei passi veloci che stavano arrivando li fecero dividere e allontanare.
“HAI SUPERATO IL LIMITE!” urlò la regina entrando furiosa nella stanza seguita da delle guardie e ovviamente dal re.
Sophie non si mosse e rimase in silenzio, sapeva che non era possibile parlare razionalmente con la madre quando era in quelle condizioni.
“Davanti alla corte! Per Giove DAVANTI A TUTTA LA CORTE mi hai umiliata! Signorina, hai superato il limite. D’ora in avanti non uscirai mai più da quei cancelli! Anzi non uscirai più dalle tue stanze!” era rossa in viso e arrabbiata come non mai.
Rose rimase a guardare la figlia con due occhi minacciosi poi si rivolse ad Aäron, tentando di mantenere un tono tranquillo, che risultò freddo e distaccato.
“Sei convocato nella sala del trono con gli ufficiali ora, è importante” detto questo se ne andò conservando, seppur fosse fuori di sé, un andamento regale.
Il re rimase nella sala, si rivolse alle guardie e fece loro cenno di lasciarli soli.
“Sophie sai come Rose sia irrazionale quando perde il controllo” disse calmo verso la figlia quando le porte della biblioteca vennero chiuse lasciando il sovrano, Sophie e Aäron nella sala.
“E non dovrai rimanere chiusa nelle tue stanze, ma sappi che la tua “libertà”, come la nomini tu, non sarà come prima. Per uscire dovrai chiedere il permesso e sarai scortata sempre da Aäron”.
Per Sophie fu un brutto colpo, ma pensò che poteva andarle peggio, Aäron non era affatto una brutta compagnia, quindi annuì.
“Sì padre” disse chinando la testa.
“Bene, Aäron seguitemi, ci attende un lungo pomeriggio”
Re Guglielmo uscì, l’amico baciò frettolosamente e inaspettatamente la mano di Sophie poi le sussurrò qualcosa all’orecchio “Questa sera alle stalle, ti aspetto” , poi uscì di corsa lasciando la povera principessa colma di domande e speranze.
 
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Quando Sophie andò a cenare, fu sorpresa nel trovare la stanza così vuota. Mancavano i sovrani, alcuni conti importanti, ma soprattutto mancava la causa del suo continuo sorridere, Aäron.
Si sedette al suo posto e ignorò tutti gli sguardi curiosi delle ricche contesse presuntuose, quella sera i loro occhietti sudici erano più insistenti del solito però.
In pochi minuti fu raggiunta da Katy, Steph e infine Thomas, il quale sembrava molto preoccupato.
“Principessa state bene?” chiese il principe sedendosi di fronte alla ragazza.
“Sì grazie, principe Thomas” rispose sorridente, poi vedendo lo sguardo serio di lui si ricordò improvvisamente di come l’avesse lasciato da solo nel giardino e di come lui deve aver assistito alla sua scenata. Le guance le si arrossarono leggermente, quei due bellissimi occhi azzurri la stavano guardando e lei non aveva una risposta degna della curiosità del principe.
“Sophie cara, dove sono i tuoi genitori?” chiese Steph rompendo il silenzio.
“Sala del Trono, sembra che sia accaduto qualcosa” rispose pacata, in realtà si stava chiedendo come mai si fossero radunati tutti, con così poco preavviso. Un nemico che minacciava i confini forse?.
Il resto della cena fu abbastanza silenzioso, gli unici a parlare furono Steph e Katy, Thomas non smetteva di guardare la principessa, ma ella era persa nei suoi pensieri e non se ne accorse.
Pensava ad Aäron, a come la guardava ultimamente, a come le baciava la mano. Una terribile morsa le strinse lo stomaco , facendole passare la fame e un orribile pensiero la rattristò improvvisamente, non poteva, il suo destino glielo impediva. Era così affascinante, però, così gentile e premuroso, era suo e non poteva lasciarlo andare fra le grinfie di nobili fanciulle.
Sì alzò improvvisamente, non aveva alcun senso rimanere in quella sala.
“Scusatemi, sono molto stanca, mi reco nelle mie stanze, buon dessert” annunciò prima di dirigersi verso l’uscita.
Era ai piedi della elegante scalinata principale del castello quando sentì chiamare il suo nome, si girò e Thomas era lì a qualche scalino di distanza, sembrava un raggio di sole da quanto la sua bellezza splendeva.
“Mi dispiace disturbarvi più del dovuto principessa, ma non ero sicuro che steste bene” disse velocemente. Sophie che aveva le mani conserte all’altezza della vita, strinse le labbra morbide e rosee. “Vi assicuro che sto bene principe Thomas, sono solo molto stanca” sorrise educatamente e Thomas sembrò convincersene e si girò per tornare dai cugini di Sophie quando ella lo fermò.
“Aspettate … mi rincresce avervi lasciato oggi pomeriggio, ma sono stata trattenuta”
“Sì mi hanno avvertito, non preoccupatevi. Sono ansioso di visitare la biblioteca un pomeriggio, potreste accompagnarmi..” rispose Thomas sorridendo.
“Sì volentieri” disse Sophie sovrappensiero, in realtà voleva solo recarsi nelle sue stanze ad aspettare il calare della notte.
Thomas, al contrario sembrava intenzionato a trattenerla, ella cominciò ad innervosirsi, fece un veloce inchino e comincio a risalire.
“Me lo promettete?” chiese Thomas.
“Sì, ve lo prometto principe” rispose la ragazza senza voltarsi.
Appena entrò nella sua stanza si maledì per il comportamento che aveva usato con il principe, non era da lei. Si sedette accanto alla finestra e guardò fuori.
Davanti a lei si distendeva la grande ed elegante entrata al castello, i tulipani colorati accanto alla ghiaia, gli alberi verdi che delineavano i confini, ma poi se si guardava attentamente, cosa che Sophie faceva spesso, si poteva scorgere le vaste distese di fiori che amava attraversare insieme ad Achille, oppure il bosco che indicava la poca distanza dalla scogliera.
Le mancava la scogliera. Le mancava il vento frizzante che muoveva la folta criniera nera di Achille, il rumore delle onde che si rompevano contro gli scogli, l’odore particolare del mare. Riaprì gli occhi e si rattristò quando si accorse che era stato tutto frutto della sua immaginazione, ma sorrise lo stesso perché pensò che la prossima volta che sarebbe andata alla scogliera sarebbe stato con Aäron.
Le ore passarono velocemente e la principessa, con il cuore che le martellava in gola, si diresse alle stalle, stando attenta a non farsi né sentire né vedere. Aveva indossato il mantello bordeaux sopra l’abito crema che portava da quella mattina, lo chignon morbido non era resistito e la ragazza preferì sciogliere i capelli, poco prima di entrare nella stalla.
Era agitata e felice, ma un tremendo senso di colpa non la lasciava in pace, il pensiero del suo destino non la lasciava in pace. Principi, grandi proprietari terrieri, ecco a chi doveva pensare, ma niente il suo cuore la indirizzava all’amico che molti anni prima aveva conosciuto nel giardino dei tulipani, allora era un bambino timido e impacciato, ora..oh, pensò la principessa, ora era il più affascinante degli uomini.
Quando arrivò nel luogo stabilito non c’era nessuno, solo i cavalli e le attrezzature. Si abbassò il cappuccio del mantello e si guardò bene in torno, ma l’amico non c’era.
Andò pensierosa dal Achille il quale appena la sentì cominciò ad alzate e abbassare la testa essendo felice di vederla. Ella entrò nel suo box e cominciò a coccolarlo e a cantargli una dolce ninnananna, il cavallo si fece cullare da quella voce soave tantoché non si accorse nemmeno lui della persona che stava entrando nella stalla.
Sophie si voltò di scatto sentendo dei passi  “Aäron sei tu?”.
  
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