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Autore: Ginny_theQueen    15/06/2014    2 recensioni
Era una giornata di inizio settembre, e Percy e Annabeth si trovavano a pochi passi dall’appartamento di lui e davanti al dilemma di dire alle loro famiglie della relazione che ormai si protraeva da due settimane.
(Pre-Heroes of Olympus ~ Percabeth)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Paul Blofis, Percy Jackson, Sally Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'OTP: seaweed brain'
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“Insomma, è solo mamma!” sembrava stesse cercando di convincere se stesso più che lei. 

Scosse la testa come per scacciare un brutto pensiero. 

“Non è mica tua mamma. Quello sarebbe terribile. Spaventoso.”

“Hey!”

“Che vuoi? È normale che abbia paura. Sono anni che Atena mi minaccia di morte violenta ogni volta che oso anche solo avvicinarmi a te. Mia madre invece ti adora. Non ci vorrà niente, sarà felicissima e vorrà già comprare il bouquet per il matrimonio.”

Entrambi arrossirono.

“Magari di quello ne parliamo più avanti, eh?”

 

Era una giornata di inizio settembre, e Percy e Annabeth si trovavano a pochi passi dall’appartamento di lui e davanti al dilemma di dire alle loro famiglie della relazione che ormai si protraeva da due settimane.

Annabeth aveva davvero poco di cui essere nervosa, a Sally era sempre stata simpatica ed il sentimento era più che reciproco. Magari avesse avuto una madre – o matrigna – come Sally Jackson. Cioè, Blofis. Recentemente, la mamma di Percy aveva coronato il suo sogno di diventare una scrittrice e anche quello di un matrimonio felice. Per una volta, le cose sembravano andare per il verso giusto. Anche Paul, il patrigno di Percy non era male. Era un tipo apposto, aveva persino preso parte alla Battaglia di Manhattan con Sally mentre lei e Percy erano sull’Olimpo. Insegnava Letteratura, quindi sapeva anche un mucchio di cose sulla mitologia. I suoi genitori mortali avrebbero dovuto imparare da Sally e Paul. Sally era… tutto per Percy. Capiva tutto di lui e lo supportava in ogni occasione, anche quando veniva espulso da metà delle scuole private di tutta Manhattan. Frederick Chase e sua moglie invece non si erano nemmeno accorti che Annabeth, una bambina di sette anni fosse scappata di casa, fino a quando erano andati a chiamarla in camera per la cena e non l’avevano trovata.

 

“Secondo me se n’è già accorta,” disse ad un tratto Annabeth.

“Cosa?” chiese Percy confuso.

“Credo che tua madre sappia già di noi due. E’ sempre stata in grado di leggere tra le righe di quello che succedeva tra noi negli anni, e poi ci conosce così bene..”

“Non so. Forse hai ragione tu, come sempre. C’è un solo modo per scoprirlo, no?”

 

“Bambini, finalmente! La cena è quasi pronta. Paul, sono arrivati!” Sally stritolò Annabeth in un calorosissimo abbraccio e accarezzò i capelli di Percy, per farlo dovette alzarsi in punta di piedi–dei, quant’era cresciuto il suo bambino!

Paul li salutò entrambi con un sorriso ed un “Ciao ragazzi” che Percy gradì più del bambini utilizzato da sua madre.

 

“Allora, cosa ci raccontano questi due eroi dell’Olimpo?”

“Mamma, guarda che noi siamo due persone modeste. Ci fai arrossire con tutte queste lusinghe.”

“Su, Percy, non capita tutti i giorni che tuo figlio e la sua ragazza salvino il mondo! Siete stati straordinari, ragazzi, dovete raccontarmi come esattamente –“

Percy sbiancò.

“Come hai detto, scusa?”

“Dovete raccontarmi come siete riusciti a–“

“No, prima.”

“Siete stati straordinari!”

“No, ancora prima. La parte di tuo figlio e… e la sua–“

“Ragazza? Perché, non è così?” chiese Sally, portandosi la mano destra alla bocca.

“Beh, ecco… noi non– non ci aspettavamo che tu.. che tu sapessi. Di noi due,” farfugliò Percy.

Sally sorrise. “Come avrei potuto non accorgermene? E’ un’ora che vi scambiate occhiatine. Ho sempre saputo che prima o poi sarebbe successo.”

Percy temette che sua madre chiedesse loro più dettagli su come si erano finalmente decisi o che facesse altre domande imbarazzanti, ma fortunatamente Sally si astenne. Continuò a sorridere durante tutta la cena, ma non disse altro.

 

 

Finito di mangiare, Percy e Annabeth aiutarono a sparecchiare e poi si appropriarono del divano del salotto. Sally portò il pc con cui stava lavorando in cucina e Paul si mise a leggere nello studio, chiudendo anche la porta per dare loro un po’ di privacy.

Percy gradì molto e ne approfittò per premere le sue labbra su quelle di Annabeth. Dopo un attimo di titubanza, lei ricambiò felice portandogli le mani dietro alla nuca e giocando con i suoi capelli. Non fu un bacio lungo, ma viste le circostanze andava bene così.

“Beh,” cominciò Percy risistemandosi sul divano e avvolgendo un braccio attorno alle spalle della sua ragazza, “Direi che i miei l’hanno presa bene.”

“Ovvio, che ti aspettavi? Loro non faranno storie per una stupida faida che va avanti da tremila anni, loro ci accettano sempre e comunque per quello che siamo e per quello che facciamo.”

“E per quanto riguarda i nostri genitori divini? Quelli che ci giudicheranno in base ai loro pregiudizi? Cosa diremo a loro?”

“Percy,” rispose lei “pensi che mia madre e Poseidone non sappiano? Che non se ne siano già accorti? Gli dei sono praticamente onniscienti, e credimi, la cosa mi spaventa. Ma non devi preoccuparti. Se Atena avesse voluto polverizzarti, ti avrebbe già dato in pasto alle civette,” gli disse con un sorriso.

Percy non riuscì a capire se fosse seria o se stesse scherzando, quindi non rispose.

Dopo qualche minuto Annabeth riprese a parlare. “Silena sarebbe stata entusiasta.”

Percy sfoggiò la sua espressione più confusa. “Di cosa, scusa?”

“Di noi,” rispose indicando le loro mani intrecciate. “È dalla tua seconda estate che cercava di convincermi di chiederti di uscire ai fuochi del Quattro.”

“Ma l'hai fatto. L'estate del Labirinto...”

“Già. Quando lei e Beckendorf si sono messi insieme. Erano così felici! Silena passò metà della sera a preparare me, lei impiegò solo dieci minuti a truccarsi, i vantaggi di essere una figlia di Afrodite…”

“Sono abbastanza sicuro che Beckendorf si fosse fatto procurare un calmante dai fratelli Stoll quel pomeriggio. Era nervosissimo...”

“Mi mancano.”

Percy la strinse più forte. “Erano due persone fantastiche.”

“Degli eroi.”

 

 

“Si è fatto tardi.”

“Dai, ti accompagno a casa.”

Percy adorava pronunciare quella frase. Dopo aver sconfitto i Titani aveva pure preso la patente! Aggiungendo anche che aveva conquistato Annabeth, poteva affermare con certezza che quella era stata l’estate più bella di sempre.

E poi, si sentiva figo.

Annabeth era più grande di lui – di un mese, ma comunque –  e non aveva la patente. Né tantomeno la macchina.

 

“Adori dirlo, eh?”

“Ci puoi scommettere.”

 

Erano arrivati all’edificio dove Annabeth viveva nel suo piccolo appartamento in affitto. Era una situazione provvisoria, in poco più di una settimana si sarebbe trasferita nel convitto della scuola che avrebbe frequentato quell’anno.

“Beh, allora ci vediamo, Percy.”

“Domani?” chiese speranzoso. “Possiamo vederci domani?”

Annabeth ci pensò su. “Non posso. Devo andare al cantiere prima che cominci la scuola, poi mi sarà difficile recarmici ogni settimana…”

Il cantiere nel linguaggio di Annabeth era l’Olimpo, che nel linguaggio dei mortali si traduce in Empire State Building.

“Magari ti vengo a prendere presto, mangiamo un gelato e poi ti accompagno all’Empire…” era quasi una supplica.

Percy non aveva mai avuto una relazione prima di Annabeth. Ma sapeva che sarebbe cambiato tutto, con l’inizio del semestre.

Negli anni si era abituato alla presenza costante di Annabeth durante l’estate e anche alla sua assenza durante l’inverno. Ma quest’anno erano cambiate tante cose. Il loro rapporto era cambiato. Erano fidanzati ora. Questo significava che avrebbero dovuto vedersi, no? Con che frequenza? E se Annabeth avesse preferito uscire con le sue amiche di scuola, piuttosto che con lui? E se uno più figo di lui l’avesse invitata al ballo? E se –

“Okay,” rispose Annabeth.

Basta con tutti questi ‘e se’, si disse. Già ne ho abbastanza di complessi esistenziali.

“Allora passo a prenderti domani?” ripetè con maggiore sicurezza.

Annabeth sorrise. “D’accordo.” Si slacciò la cintura di sicurezza e si sporse verso di lui per baciarlo, cogliendolo di sorpresa.

All’inizio Percy ricambiò il bacio con foga, poi rallentò, cercando di assaporare ogni istante, ogni respiro, e prese ad accarezzare dolcemente i capelli di Annabeth finchè – con riluttanza – lei non si staccò.

La guardò scendere dalla macchina e rovistare nella borsa cercando le chiavi del portone, poi quando fu entrata e scomparve dalla sua vista, Percy riaccese il motore e partì.

Sarebbe stata una nuova avventura, quell’anno scolastico. Diversa da tutte quelle che avevano passato fino ad allora. Una nuova avventura, ricca di nuove esperienze da vivere insieme. Si prospettava la più bella avventura che avessero mai avuto, pensò Percy sorridendo mentre percorreva le strade di Manhattan fino a casa.

 

Se solo avesse saputo che la regina degli dei lo stava osservando. Se solo avesse saputo cosa il Fato aveva ancora in serbo per loro…

 

 

 

Angolo autrice: salve! Ho trovato questa fic tra i documenti del mio computer – completamente abbandonata e dimenticata – risaliva tipo al 2012, quindi ho pensato che fosse il caso di rispolverarla e pubblicarla :)

Come erano carini e piccini Percy ed Annabeth, prima che Era incasinasse tutto quanto…

Spero che la mia storiella vi sia piaciuta, magari lasciatemi qualche recensione!

Comunque grazie a tutti della lettura,

Ginny_theQueen <3

   
 
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