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Autore: blackfury    15/06/2014    2 recensioni
Kyungsoo è un aspirante pasticciere, vive nella frenetica Seoul ma decide di allontanarsene per qualche tempo, per trovare pace e per rilassarsi.
Così fa visita ai suoi nonni, in un noioso paese 'di vecchi, per vecchi,' ma dovrà ricredersi dopo aver conosciuto Jongin.
[KAISOO]
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: D.O., D.O., Kai, Kai
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver aiutato nonna a pulire la cucina ed averla mandata fuori in cortile a riposare, insieme a nonno, Kyungsoo sorrise, pensando a quanto fosse rilassante trovarsi in quel posto, senza alcun pensiero in testa e dedicarsi solamente all'ozio.

Si avvicinò alla piccola credenza di legno e su quel ripiano erano posati centrini - cuciti all'uncinetto da nonna, qualche anno prima, quando aveva una vista migliore e quando le sue mani erano in grado di svolgere lavori precisi e minuziosi come quello – e sui centrini vi erano strani oggetti, soprammobili improbabili, antichi e preziosi, forse, ma a cui erano accostati dei pupazzetti ed alcuni oggetti che ricordavano vagamente l'infanzia di un Kyungsoo più piccolo e più spensierato.

Si fermò un attimo ad osservarli, come se fosse la prima volta che li vede, e subito tornò alla realtà, aprendo lo sportello al di sotto della superficie d'appoggio, estraendone una brocca e due bottiglie di vetro, piene fino all'orlo di sciroppo alla menta e latte di mandorla.

 

“A nonno piace la menta, a nonna anche.. Uhm, io preferisco il latte di mandorla, sì.

Sarà meglio aggiungerci del ghiaccio--.”

 

Non era strano che parlasse da solo, lo faceva in continuazione, sempre, costantemente, per lo più nella mente ma, quando non era particolarmente sovrappensiero, le parole uscivano dalla bocca facilmente, come un fiume che straripa fuori dall'argine ma senza creare disguidi o danni.

Kyungsoo faceva tutto con semplicità, quando portò i bicchieri freddi ai nonni, seduti fuori, che ringraziarono il loro amato nipote e gli sorrisero, come nemmeno i propri genitori facevano quando lo vedevano.

E questo faceva sentire Kyungsoo a casa, felice, nel posto giusto, nonostante la sconsolatezza del luogo in cui si trovava.


“Che mi sapete dire sul proprietario di questa casa?”

Chiese ai due anziani davanti a sé, mentre sorseggiava da una cannuccia verde smeraldo il latte di mandorla ghiacciato; si sedette per terra, su un gradino prima dell'entrata e con il capo ed il mento indicò il grande edificio in cui abitava Jongin. Fece scorrere lo sguardo da un volto all'altro, in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare.

 

“Non sappiamo molto, sai? In effetti, tu dirai, siete quattro anime in questo paese, dovreste sapere tutto di tutti, ma non è così.
La persona che abita qui, esce raramente; è una donna di mezza età, davvero una bella signora, con lunghi capelli neri, sempre legati in una coda bassa; indossa vestiti eleganti e lavora tutti i giorni, da quel che so. Ha una bella macchina, una di quelle costose, non saprei dirti la marca, non me ne intendo, lo sai..

Comunque, qualche anno fa, arrivò un ragazzino e da quel momento visse con lei, qui.
Anche lui mi sembra una persona alquanto schiva, non si fa vedere molto in giro, esce poco, non parla con nessuno, non so nemmeno se abbia amici.. Secondo me ha qualche problema a socializzare.

Magari è muto, non saprei. Non l'ho mai sentito parlare, però è educato, saluta con un inchino ogni volta che lo vedo. Ed è anche un bellissimo ragazzo, devo dire..”

 

E a quelle parole le guance di Kyungsoo acquistarono il colore di due ciliegie mature, gli occhioni scuri si abbassarono, cercavano di eludere lo sguardo della nonna, mentre il nonno continuava a bere la sua menta, in silenzio, osservando il cielo stellato sopra di loro.


E proprio quando l'anziana signora stava per chiedere al nipote se si sentisse bene, una voce sconosciuta a lei chiamò il ragazzo di fronte a sé. Uno 'Hyung', pronunciato a bassa voce, ma abbastanza alta da essere sentita, che fece sollevare lo sguardo di Kyungsoo e lo fece incrociare con quello di Jongin, a pochi metri da quel quadretto di famiglia che si trovava a conversare là fuori.

Sembrava davvero un angelo quella sera: pantaloni color crema fino al ginocchio, converse bianche e una camicia a mezze maniche, candida, che faceva contrasto con la sua pelle ambrata e perfettamente liscia. I suoi capelli erano scuri, sul castano erano portati all'indietro e tenuti fermi da una piccola coda, lasciando così scoperti la sua fronte e i lineamenti dolci e delicati del viso.

E il più grande si maledisse per il fatto di aver indossato una canottiera blu, sbiadita, e dei semplici pantaloncini dello stesso colore, accompagnati da infradito multi-color.

Di certo non era il massimo dell'eleganza, anzi..

 

“Hyung, ti va di fare un giro qui vicino?”

Il suo sorriso era qualcosa di stupendo, quando gli angoli della bocca si sollevarono, gli occhi formarono piccole mezzelune e dalle labbra spuntarono i denti bianchi e perfetti che completavano quella visione assolutamente splendida.

Kyungsoo annuì, non fece altro per due o tre volte, alzandosi da terra e posando il bicchiere vuoto sul muretto che costeggiava la veranda. Si avvicinò a lui, come intimorito e rivolse un 'A dopo' ai nonni, con un sorriso emozionato sulle labbra e gli occhi spalancati.
Jongin si inchinò e sorrise, incorniciando il tutto con un 'buona serata'.

 

 

Entrambi passeggiavano, fianco a fianco, sorridevano e si guardavano di tanto in tanto, e ogni volta che Jongin cambiava strada, afferrava il polso del suo hyung, trascinandolo con sé tra i viottoli bui e deserti, abitati solo da piccole luci blu provenienti dalle finestre, illuminate dalle televisioni tenute a basso volume, o dai neon dei piccoli negozi che si incontravano lungo la via.

 

Finalmente arrivarono in piazza, desolata, anche quella, forse un po' per l'orario ( dato che erano le dieci di sera ) un po' perché a quell'ora la maggior parte degli anziani era già a letto e non aveva certo voglia o la forza di farsi un giretto per il paese.
Si sedettero su una panchina, sotto un grande albero che di mattina avrebbe fatto di certo un'ombra enorme, e rimasero un po' in silenzio finché il primo a parlare non fu che Kyungsoo, con lo sguardo rivolto in avanti. Infatti non osava neppure guardare Jongin in volto.

 

“Come mai ti sei vestito così elegante stasera?”

“Dici che sono troppo elegante? In realtà non penso, ho vestiti molto più 'da gran signore' nel mio armadio..”

“Come se li utilizzassi, qui..”

“Di certo lo smoking che ho comprato l'anno scorso, lo userò molto presto. Questo fine settimana.”

“E come mai?”

“Per la festa del patrono. E' una festa importante, no? Invitano musicisti alquanto importanti, solo che c'era un buco di mezz'ora tra un'esibizione e l'altra e cercavano qualcuno che potesse esibirsi. E mi sono offerto io.. Suonerò il piano. Mi vieni a vedere?”

“..Forse sì.”

“Hyung, guardami.”

“No.”

“Hyung, perché non mi guardi?”

“Non rompere, Jongin.”
 

E Jongin non volle saperne più, si alzò in piedi, per poi andare ad accovacciarsi di fronte al suo hyung, per poterlo guardare in viso.

Kyungsoo rimase in silenzio, le guance rosse ed accaldate, e gli occhi puntati sui ciottoli che facevano parte della pavimentazione della piazza e a Jongin sembrò l'immagine più tenera del mondo e si sentì fortunato a poterla osservare da quella distanza così ravvicinata.

Così, con gentilezza, prese tra le proprie mani quelle del maggiore, costringendolo quasi ad intrecciare le dita con le sue, e con un mezzo sorriso sulle labbra, le schiuse, per poter finalmente parlare a bassa voce.

 

“Hyung, lo sai che non ho mai provato interesse per nessuno?

Ma proprio mai. Mi ricordo una volta, alle materne, c'era una bambina, di cui non ricordo il nome, che mi veniva dietro. In realtà, un po' tutte mi venivano dietro..”

“Come dare loro torto..”

 

Lo interruppe Kyungsoo, lasciandosi sfuggire quel barlume di interesse, per poi tornare in silenzio ma sollevare lo sguardo sul suo, costringendosi a guardarlo.

Jongin si limitò a sollevare un angolo delle labbra e fece finta di niente, tornando infine a parlare.
 

“Dicevo.. Insomma, stessa storia anche alle elementari, per non parlare alle medie e alle superiori.. Avevo un gran numero di pretendenti. Molti si erano palesati, alcuni non avevano avuto il coraggio di confessarsi e avevano mandato in avanscoperta loro amici, per scoprire se nutrissi un qualche interesse per loro, ma niente.. Non ho mai dato uno spiraglio di speranza a nessuno, nonostante capissi perfettamente quando qualcuno aveva una cotta per me.

E sono ancora in grado di capirlo..”

 

A quelle parole il cuore di Kyungsoo si fermò per un attimo, prima di riprendere a battere. E di nuovo i due occhi scuri fecero per abbassarsi, insieme al capo, ma, prima che questo accadesse, due dita di Jongin afferrarono il mento del più grande per far sì che i due visi potessero ritrovarsi a pochi centimetri di distanza.

 

“..Ma tu mi piaci. Davvero tanto. E credo che anche tu pensi lo stesso, non per presunzione, ma perché ho un sesto senso per queste cose..”

 

E senza attendere una risposta, le labbra soffici di Jongin si andarono a posare su quelle altrettanto morbide di Kyungsoo, provocando in quest'ultimo una scarica di brividi che si espandeva dalla spina dorsale in tutto il corpo, senza eccezioni; lo faceva sudare freddo e lo immobilizzava, lì, su quella panchina, con gli occhi spalancati ed il respiro affannato, che si infrangeva contro il volto del più piccolo.

Senza accorgersene, si lasciò andare, concedendo a Jongin maggior libertà, dopo che dischiuse le labbra e permise alla lingua del minore di esplorare la propria cavità orale. Le braccia andarono ad avvolgersi attorno al suo collo, mentre quelle dell'altro si strinsero attorno ai fianchi del maggiore, che, oramai, stava perdendo lucidità e aveva voglia solamente di godersi le attenzioni di quel ragazzo.

Ancora non ci credeva, non poteva immaginare nemmeno lontanamente che quell'essere così perfetto provasse qualcosa per lui, un semplice aspirante chef di Seoul, catapultato in un paesino di campagna. E ancora più improbabile era quella situazione che si era venuta a creare, che lasciava credere a Kyungsoo che niente accadesse per caso, ma che il destino aveva in serbo per lui delle splendide sorprese.


Passò un'ora prima che tornassero a casa, mano nella mano per tutto il tragitto, incuranti del fatto che qualcuno potesse vederli, dato che non avevano incontrato nemmeno un'anima.

Avevano continuato a baciarsi per minuti interi, si erano sussurrati dolci parole all'orecchio e si erano ripromessi di mantenere segreta quella relazione, giusto per non dare adito alle malelingue di sparlare di loro, di certo non per altro.

E quando fu tempo di separarsi, si scambiarono un altro bacio, più lungo ed appassionato, sulla soglia dell'appartamento di Kyungsoo. Non si volevano staccare l'uno dall'altro, non ne avevano la minima intenzione, ma la zia di Jongin si sarebbe accorta di sicuro della sua assenza, quindi, dopo quel bacio della buonanotte, ognuno prese la propria strada, con il sorriso sulle labbra e gli occhi inumiditi dalla gioia.


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*(ง ͠° ͟ل͜ ͡°)ง 

 
Perdonatemi se ho pubblicato in mega ritardo ma ho avuto tanto da fare.
Cercherò di pubblicare il prossimo capitolo il prima possibile.
Love you all.
~
  
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