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Autore: DirceMichelaRivetti    16/06/2014    3 recensioni
Isaia non vuole uccidere Gabriel, ma non può neppure correre il rischio che la profezia si realizzi. Deve trovare un'altra strada...dovrà, però, scendere a patti proprio con Serventi.
Gabriel, intanto, prosegue la sua vita con Claudia e a Capo del Direttorio. Una gran noia la burocrazia della Congregazione, finché a smuovere la routine interviene l'eccentrica sorella di Isaia, che cerca il fratello.
Caso strano, Stefano riceverà l'incarico di fare una verifica proprio su di lei.
Presto tutti quanti i personaggi dovranno riunirsi per vedere se è possibile trovare una soluzione pacifica a tutte le divergenze.
Gabriel non sarà affatto felice di rivedere Isaia, che afflitto dal dolore deve costantemente ricordarsi di Dio, per potersi concentrare sulla sua missione.
Serventi non si fiderà delle proposte.
Il resto .... ve lo lascio leggere. Ho accennato qui ad alcuni dei punti di maggior rilievo di questa storia, ma non ci sarà solo questo.
Il tutto sarà condito da speculazioni esoteriche-filosofiche-teologiche. Probabilmente anche un po' di romanticismo, ma non sarà il tema centrale.
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gabriel Antinori, Nuovo personaggio, Padre Isaia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Serventi aveva condotto i suoi ospiti nella sala da pranzo dove la tavola era apparecchiata per otto  in maniera assai elegante e gli antipasti erano già stati serviti. Il padrone di casa si mise a capotavola e chiese che i posti ai suoi fianchi fossero lasciati liberi per Gabriel ed Isaia. Claudia e Giuditta si ritrovarono quindi una di fronte all’altra e non ne ebbero un gran piacere. Stefano stava per prendere posto accanto alla ragazza, ma lei lo fulminò con lo sguardo e, quindi, capì che era meglio sedersi vicino alla psicologa e lasciare quella seggiola ad Alonso. Jacopo andò all’altro capotavola.

“Favorite pure.” esortò Bonifacio e tutti iniziarono a prendere le tartine o altri antipasti e a metterli nei piattini che avevano davanti a sé.

Presto tornarono sia Gabriel che Isaia e si unirono agli altri. Non c’era conversazione. Dopo un poco Alonso esclamò: “Vi ho mai raccontato del mi amigo Pedro e de quand’ero ne la jungla?” e iniziò a narrare di quelle disavventure, con grande disappunto di Isaia che era almeno la centesima volta che sentiva quella storia. Pure Gabriel l’aveva già ascoltata all’infinito, ma gli piaceva sempre quando il bibliotecario ne parlava e si divertiva parecchio. Gli altri, invece, sentendola per la prima volta, erano rimasti affascinati, tanto che, a fine racconto, Stefano esclamò: “Fantastico! Ci dovresti scrivere un libro! Tipo …. Pedro’s adventures! No, meglio Il richiamo della jungla … oppure Jungles&Dragons … o anche …”

Il libro della jungla?” lo interrupe, seccato, Jacopo.

Il seminarista gli lanciò un’occhiataccia, poi tornò a rivolgersi ad Alonso e chiese: “Potresti ripetermi un attimo quel pezzo in cui …”

“Stefano, per la Carità Divina, no!” intervenne Isaia “Ti garantisco che, se rimani in Congregazione, entro un paio di mesi avrai riascoltato questa storia almeno altre tre o quattro volte!”

Intanto era già stato servito il primo: pappardelle al cinghiale.

Bonifacio decise di prendere in mano la situazione e si rivolse all’Eletto: “Gabriel, raccontaci quali sono i tuoi progetti. Io conosco i miei piani, conosco le intenzioni di Isaia ma, per poter effettivamente vedere se è possibile una soluzione pacifica, bisogna conoscere anche i tuoi programmi.”

“Io ho soltanto una cosa nella lista delle cose da fare: vivere con Claudia.” e strinse la mano della donna.

Serventi rimase un po’ perplesso: “Sì, va bene, che tu voglia stare con lei mi sembra piuttosto chiaro, ma non può esaurirsi la tua vita solo in questo. Cioè, non credo che tu voglia passare 24 ore su 24 solo con lei, lasciando perdere tutto il resto e non facendo più nient’altro.”

“E perché no? Se volessi … Ho lei e mi basta.”

Isaia sgranò gli occhi, scosse il capo meravigliato e disse: “Come puoi dire così?! Qualsiasi bene di questo mondo non può soddisfare una persona! In Dio solo c’è la pienezza e la completezza! Ogni terreno piacere lecito è un dono del Signore e a Lui dobbiamo esserne grati. La dottoressa Munari è per te un dono di Dio, non dimenticarlo!”

“Ehi, io non sono un dono di nessuno!” replicò Claudia “Io ho liberamente scelto e deciso. Dio non c’entra nulla.”

“Dio c’entra sempre.” la contraddisse Giuditta “Dio parla continuamente con ciascuno di noi e ci indica la strada migliore per ognuno. Chi non è troppo preso dalla confusione del mondo e lo riesce a sentire e a vedere i suoi segnali e ad interpretarli, può decidere se seguirli oppure no. Per obbedire al Signore, però, sono necessari coraggio, fede e umiltà.”

Bonifacio sorrise e fece notare: “Questo è un pensiero più vicino alle filosofie di Giordano Bruno, che non al Cristianesimo.”

“Lo so.” lo informò la ragazza “Questo, però, è un pensiero che si avvicina anche all’I-ching cinese e alla teoria della sincronicità di Jung; per citare solo due casi famosi.”

Serventi fece un cenno compiaciuto col capo, poi tornò a guardare Antinori: “Tornando a noi, Gabriel, capisco che tu sia innamorato, ma l’amore non è vivere in simbiosi con un’altra persona. Io e tua madre non passavamo ogni secondo della giornata assieme, eppure ci amavamo tantissimo.”

“L’hai uccisa!” si infuriò Gabriel e, per un attimo, i suoi occhi si fecero rossi e questo spaventò il templare e sua sorella.

Serventi, invece, se ne compiacque e disse: “Come sa bene il tuo amico Isaia, a differenza tua, quando si servono beni superiori sono necessari sacrifici di ogni tipo: sacrificare se stessi è la cosa più semplice, più difficile è sacrificare le persone a cui teniamo. Credimi, io amavo sinceramente Clara, ma una missione che porto avanti da quattro secoli e che permetterà il benessere di migliaia di persone, era più importante di lei e del mio amore per lei. Capisci?”

“No, non capisco affatto. Io amo Claudia e non c’è altro ch’io desideri che stare assieme a lei, dividere con lei ogni istante della mia vita e, soprattutto, renderla felice, accontentarla e vederla sorridere a causa mia. Non c’è nulla in questo mondo o nell’altro che possa farmi venire in mente un orribile e ignobile pensiero come quello di rattristarla, figuriamoci se ci fosse una qualche ragione che mi convincerebbe ad ucciderla. Io amo, io so cos’è l’amore: voi no. Non hai neppure pianto quando è morta tua figlia, come puoi dire di sapere cosa sia l’amore? Jacopo, per quanto zotico e brusco, lo sa meglio di te! Si è ucciso per amore, per stare con Rebecca perché non poteva sopportare di vivere senza di lei. Tu, invece, hai ucciso la donna che hai la pretesa di dire essere stata la tua amata.”

Jacopo si era molto rabbuiato ed incupito per il ricordo di Rebecca e iniziò a guardare con odio il templare.

Giuditta, senza scomporsi, ribatté: “L'amore è una brutta malattia, quando può farti scordare di tutto il resto, fuorché la persona amata: questo è male.”

“Sei una ragazzina, che cosa ne vuoi sapere tu dell’amore?” la rimbeccò Claudia.

“Il mio è un discorso che non vale solo per l’amore.” spiegò con decisione Giuditta “Molte persone credono che non ci sia nulla di meglio che avere una passione (per una persona o un’attività) che li estranei completamente dal mondo, ma questo è sbagliato, perché finiamo per occuparci solo dell’oggetto della nostra passione e agiamo solo in funzione di esso e del nostro piacere, dimenticandoci di tutto il resto e non accorgendoci di tutto quello che accade attorno a noi. Ci scordiamo troppo spesso di essere parte integrante del mondo e che quello che facciamo o non facciamo ha ripercussioni sull'intero sistema. Noi dovremmo comportarci in modo di fare ciò che ci piace, ma in funzione del mondo, del benessere globale e non solo per il nostro piacere.”

Credere, obbedire, combattere.” storse il naso Claudia “Sono una psicologa e so cosa fa male e cosa fa bene. Ti assicuro che amare e avere hobby sono cose sanissime.”

“Hai ascoltato quello che ho detto o hai preso parole a casaccio del discorso e le hai assemblate come più ti faceva comodo? Io dico che ciascuno dovrebbe coltivare le proprie capacità, interessi e affetti, ma non esclusivamente per il proprio piacere, ma anche per il benessere comune!”

Bonifacio concordava appieno, ma aggiunse: “Vivere in simbiosi con una persona non è una relazione sana. In un rapporto di coppia è importante che ognuno mantenga la propria vita. Quando si passano 24 ore attaccati l'uno all'altro, si finisce col non aver più nulla da potersi donare. Il bello, invece, è continuare ad esistere come persone a sé stanti e poi trovarsi per condividere, per sostenersi, aiutarsi, comprendersi e tutto il resto, avendo sempre qualcosa di nuovo di personale da portare nella coppia per arricchirla.”

“Sentite, non ci interessano i vostri discorsi.” ribatté Gabriel “Io e Claudia stiamo benissimo.”

Bonifacio alzò gli occhi al cielo e richiamò a sé la propria pazienza, poi disse: “Gestione del rapporto a parte, non credi che tu abbia bisogno di stabilire una linea guida su cui improntare il tuo, il vostro futuro? Sei comunque capo della Congregazione della Verità, avrai pur qualche idea su come gestirla!?! Dopo tutto quello che hai visto e scoperto circa la gente dotata di poteri, vuoi che la Chiesa mantenga le procedure finora usate o vuoi rinnovarle?”

Gabriel era un poco confuso, poi iniziò a dire: “Le modalità di verifica non cambieranno, io voglio cambiare le tipologie di provvedimenti da prendere nei confronti delle persone realmente dotate di poteri, ma questo dovresti già saperlo. Sono due anni, ormai, che gestiamo le cose in modo che la gente dotata che troviamo, possa vivere una vita tranquilla, integrata nella società … ammesso che qualcuno non li ammazzi.” concluse lanciando un’occhiataccia a Isaia.

Il templare, punto nel vivo, ribatté: “Quei tempi sono finiti. Si dia il caso che, ora, i templari siano sotto il mio governo e io li farò rigare dritto e non permetterò più stragi insensate.”

“Le stragi sono sempre insensate.” replicò Claudia.

“Ad ogni modo” riprese Gabriel “Menti così bene e spesso, Isaia, che non ho motivo di pensarti sincero in questo momento.”

Serventi pensò bene di intervenire nuovamente: “Claudia, tu, in quanto psicologa, non credi che chi scopre di avere dei poteri meriti più attenzione e dell’aiuto per imparare ad accettare ciò che è e a controllarsi, prima di essere reinserito nella società?”

“Non ti seguo, che cosa intendi di preciso?” domandò la donna, dopo essersi pulita la bocca col tovagliolo, avendo finito di mangiare le pappardelle.

“Per esempio, Nadia, le avete detto di tornare pure alla sua vita, ma lei continuava ad incendiare le cose in maniera incontrollata. Se non l’avessi accolta io e non le avessi insegnato a dominare il proprio potere, avrebbe continuato a dar fuoco alle cose non appena si agitasse e questo sarebbe stato un terribile tormento. Grazie a me e al mio aiuto ha potuto vivere bene quei pochi mesi di vita che le erano rimasti.”

Isaia sentì su di sé il peso degli sguardi di Gabriel, Claudia, Stefano e Jacopo.

Antinori poi disse: “Quindi tu stai dicendo che vorresti ch’io mi dedicassi a queste persone e le aiutassi a imparare a gestire meglio i loro poteri, a convivere con essi?”

“Non è forse quello che hai sempre fatto, anche in Università, essere una guida per gli altri?”

Gabriel ci pensò su, in effetti era vero e a lui sarebbe piaciuto davvero molto aiutare quelle persone, nella speranza che loro non fossero tormentate dai loro poteri come lo era lui.

“Un cieco che conduce altri ciechi!” esclamò Giuditta “Oppure come quell’uomo che teneva la lampada dietro di sé per far luce agli altri, ma lui non vedeva la strada che aveva davanti.”

“Che cosa vorresti insinuare?” chiese Claudia, un po’ seccata.

Un paio di camerieri, intanto, avevano tolto i piatti fondi e ora servivano la seconda portata: arrosticini, agnello, patate al forno e insalata.

“Antinori non è in grado di controllare sé stesso, figuriamoci se è capace di insegnare il controllo ad altri!”

“Credi che sia facile vivere con questo peso?” le domandò Gabriel, ferito dalla verità di quelle parole.

“Sei tu che lo consideri un peso e questo ti impedisce di controllarlo. Serventi, su questo, ha perfettamente ragione: devi accettare ciò che sei!”

“Dovrei accettarlo e diventare un mostro?! Così tuo fratello si sente autorizzato ad uccidermi?”

“Non sei un mostro e i tuoi poteri non determinano il tuo essere buono o cattivo. Devi capire chi sei, conosci te stesso!”

Serventi aveva ascoltato con estrema attenzione queste parole e fu certo che quella ragazza sapesse la verità: si chiese come fosse possibile. Già non era normale che qualcuno riuscisse ad impedirgli di leggere la propria mente, quella ragazzina, invece, ci era riuscita, il ché significava non solo che lei avesse una volontà molto forte, ma anche che avesse una grande capacità di concentrazione e che avesse una mente molto allenata. Era certo che nessuno si rendesse conto della straordinarietà di quella giovane ed era anche sicuro che sarebbe stato bene scoprire al più presto quali fossero le sue inclinazioni, per capire se fosse un’alleata od una nemica.

Chissà, forse lei stava pensando le stesse cose di lui, in quel momento. Bonifacio lo sospettò perché a risvegliarlo dai suoi pensieri fu la voce di Giuditta che gli chiese di passarle, per favore, il sale. Lui non era particolarmente vicino al sale, anzi esso si trovava da tutt’altra parte e, infatti, ci stava pensando Stefano a prenderlo. Serventi scattò in piedi, dicendo: “No, fermo, ci penso io.”

Quando qualcuno viene colpito da un sortilegio, può facilmente scioglierlo passando il sale o facendoselo porgere dall’autore del maleficio. In assenza di incantesimi, è un modo per dimostrare le proprie pacifiche intenzioni a chi conosce questo segreto. Per questo Bonifacio si alzò in piedi e fece il giro del tavolo per portare il sale alla ragazza. Con quella richiesta lei gli aveva comunicato di non avere cattive intenzioni e lui, accontentandola, assicurava che nemmeno lui ne aveva.

Arrivato da lei e datale la saliera, notò che la ragazza aveva messo il coltello al contrario, con la punta rivolta verso sé stessa. Serventi capì immediatamente chi lei fosse.

Il pranzo continuò e finì. Bonifacio propose di andare nel giardino, dove c’erano sedie, divanetti e un piccolo piano bar dove Alonso avrebbe potuto fare i suoi mojito per tutti. L’idea fu pienamente accolta: c’era il Sole e c’era caldo, con una piacevole brezza.

Mentre si spostarono, Stefano si avvicinò a Giuditta e disse qualcosa a proposito della squisitezza del pranzo, nella speranza di attaccar conversazione con lei che, invece, fu fredda e non gli diede retta; questo fece divertire molto Jacopo.

Quando gli altri si erano messi a sedere, Bonifacio rivolse uno sguardo a Giuditta che, senza bisogno di leggere nella mente, capì che l’uomo desiderava parlarle privatamente, per cui si inventò un pretesto: “Signor Serventi, mi farebbe piacere visitare il suo giardino, mi accompagnerebbe, per favore?”

“Certamente, molto volentieri.” rispose lui battendo il bastone da passeggio a terra e, molto galantemente, porse il braccio alla giovane.

Giuditta accettò di prenderlo a braccetto e si allontanarono. Appena furono sufficientemente lontani dalle orecchie altrui, Bonifacio iniziò a chiedere: “Posso domandarti come mai, quando ci siamo presentati, hai detto che era un onore conoscermi? Se tuo fratello o l’Eletto ti hanno parlato di me, non devono certo averlo fatto con epiteti positivi.”

“Infatti, ma la sua fama mi è arrivata anche per altre vie, più clementi ed oggettive; non dovrebbe certo stupirsene. Non si è in molti a conoscere la Scienza Sacra e, quando qualcuno riesce a trovare la maniera di vivere oltre quattrocento anni, diventa noto a chiunque, in certi ambienti, e non può che suscitare rispetto e ammirazione.”

“Mi lusinghi.” lasciò passare qualche momento di silenzio “Allora, che effetto ti ha fatto, quando hai scoperto che tuo fratello non solo era entrato nei templari, ma che pure ne è diventato il Gran Maestro?”

“Ho avuto paura che si lasciasse traviare dal fanatismo di quella gente, invece è lui che li sta rimettendo in ordine.”

“Credi davvero che riuscirà a renderli ragionevoli e consapevoli?” chiese, quasi ironico, Bonifacio.

“Sappiamo entrambi che non sono sempre stati così, che l’ondata di violenza è un fatto relativamente recente, degli ultimi 70 anni.”

“Questo è vero, ma solo in parte: il cancro del fanatismo era già presente prima. In ogni caso, è più semplice insegnare qualcosa di nuovo, piuttosto che correggere una cattiva abitudine.”

“Se c’è qualcuno in grado di emendare il male è proprio Isaia.”

“Precisamente, ma non possiamo sapere quale metodo sceglierà.” l’uomo sogghignò.

“Ha libero accesso ai testi del nostro antenato: Giacomo il Giusto, è ovvio che agirà nel migliore dei modi e che servirà l’Ordine.”

“Già … ma tu sei sicura di sapere quale sia l’Ordine e quale sia il Caos?”

“Se non lo sapessi, starei sprecando la mia vita e starei facendo del male. Noi custodiamo la Scienza Sacra, la difendiamo dai profanatori, stia pur certo che sappiamo qual è il volere di Dio.”

“In quanti siete rimasti? Un centinaio? Siete sicuramente esperti della Scienza Sacra, lo dimostri pienamente, tuttavia anch’io lo sono, eppure abbiamo idee differenti su quel che sarà.”

“Ascolti, io sono qui solo ed esclusivamente per mio fratello, non sono autorizzata a parlare in nome dei miei compagni.”

“Non ti chiedo di farlo. Ti chiedo, però, di riferire loro ch’io li esorto a fare attenzione e a valutare bene dove sia l’Ordine. I tempi stanno finendo, le carte si rimescolano, così come le leggi. La distruzione di questo mondo è inevitabile e decisa, lo sai benissimo: la guerra è per decidere chi dominerà il nuovo mondo.”

“A suo tempo, la guerra, se la vogliamo chiamare così, ci sarà, la sofferenza dilagherà, ma chi uscirà vincitore lo si sa già: Dio.”

“Sì, sì, conosco la vostra concezione soteriologica, ma è errata. Sapete e predicate che la salvezza non è in questo mondo, che la liberazione si ottiene andando oltre all’immanente; quasi negate la grazia divina a favore del libero arbitrio e, tuttavia, pretendete che Dio si intrometta apertamente in queste faccende che, per quanto sovrannaturali e coinvolgenti esseri divini, sono pur sempre secolari. Non è la fine di tutto per la rinascita definitiva; la rinascita definitiva del mondo non ci sarà mai, è un’illusione! I singoli spiriti possono liberarsi dall’ego e rinascere in Dio, ma il mondo non è soggetto a ciò. Quello che presto accadrà è solo la fine di un ciclo per l’inizio di un altro e al libero arbitrio è dato di decidere come sarà. Riferisci questo.”

“Lo farò, ma dubito fortemente che i miei compagni raccoglieranno queste parole.”

“Se siete certi che la vostra convinzione corrisponda al vero, allora non dovreste preoccuparvi di quello che faccio, poiché non inciderà sul risultato finale. Se, invece, avessi ragione io, perché non fare fronte comune e assicurarci che il nuovo mondo segua la vera gerarchia? È quello che volete anche voi. Chi è più vicino alla Verità ha il diritto e il dovere di condurre gli altri. Concordi?”

“Detto con queste  parole, sembra coincidere col nostro pensiero, ma non ne posso essere sicura.” parve convenire la ragazza, titubante.

“Se non ci avete mai combattuti, un motivo ci sarà.” le sorrise Serventi, compiaciuto di svelare qualcosa a quella giovane.

Giuditta rimase in silenzio per diversi momenti, si era un po’ incupita: era la prima volta che sentiva quelle teorie e non era certa di come dovesse accoglierle.

Intanto avevano già raggiunto l’estremità del giardino e stavano tornando indietro. Bonifacio ruppe il silenzio: “Tuo fratello ti ha raccontato del suo incontro con Paimon?”

“Sì, certo, mi ha riferito ogni dettaglio.”

“Che idea ti sei fatta?”

“Che lui sia il Princeps; è per questo che, prima, ho detto che lui è fatto per emendare il male.”

“Brava, quindi hai ben chiaro chi siano lui e l’Eletto. Sai cosa sono chiamati a compiere?”

“Infinite sono le possibilità. Le strade del Signore sono infinite, non importa quale sceglieranno, il finale non cambierà.”

“Eh … si vede che sei giovane, ancora legata a certe speranze! Ricorda homo faber suae fortunae.”

“E allora perché ad Antinori non fai che ripetere che il suo destino è segnato?”

“Semplicemente perché voglio che scelga di essere come io lo voglio. Inoltre, sono sicuro che anche tuo fratello, quando conoscerà davvero i templari, si schiererà con me. Oppure lo ucciderò, la questione non è un mio problema, io punto molto su Gabriel, non sugli altri.”

“A proposito di altri, manca ancora all’appello la Guida, i tuoi progetti potrebbero dover essere rivisti.”

“Tu hai idea di chi possa essere?”

“No, è praticamente un caso che sappia di Antinori e di mio fratello … Tu? Lo sai?”

Serventi percepì della paura in quella domanda e ne fu lieto, perché gli dimostrava di essere considerato un avversario temibile e anche perché gli confermava che davvero la ragazza non sapesse chi potesse essere la Guida. Decise di essere sincero: “Nemmeno io lo so, ma ci sto lavorando.”

Erano più o meno a metà del tragitto tra il confine del giardino e la zona dove avevano lasciato gli altri. Videro venire loro incontro Stefano con in mano due bicchieri. Il seminarista si avvicinò sorridendo, ma si avvertiva che era un poco nervoso; porse un bicchierone alla ragazza e le disse: “Ti ho portato un mojito! Sono buonissimi, Alonso è davvero bravissimo!”

“Chi te lo ha chiesto?”

Stefano ci rimase male per quella risposta così brusca.

“Quindi, puoi tornare là con gli altri.” continuò la donna.

“E se anch’io avessi voglia di visitare il giardino?” replicò lui.

“Liberissimo di farlo, ma lontano da me.”

Stefano chinò il capo e se ne tornò indietro.

Intanto, là dove c’erano gli altri, Claudia e Gabriel se ne stavano abbracciati su un divanetto di vimini, Jacopo si lamentava di quanto fosse tutto noioso, mentre Isaia faceva compagnia ad Alonso che continuava, imperterrito, a preparare mojito.

Il templare non si sentiva affatto a proprio agio con la gentilezza e la benevolenza del bibliotecario; era perché gli sembrava di usurpare quell’amicizia. Infatti si vedeva che era amareggiato e poco partecipe alla conversazione, infatti, dopo un po’ non ce la fece più a trattenersi e col groppo in gola prese a dire: “Alonso io devo chiederti perdono.”

Hermano …!” si meravigliò il bibliotecario, interrompendo il suo lavoro.

Isaia si fece forza e confessò: “Tu ormai già sai che l'aggressione che hai subito in biblioteca, non era stata progettata da Serventi, bensì dai Templari. Ecco, tu, però, ancora ignori il fatto che, quell'ordine, l'ho dato io.”

Alonso strabuzzò gli occhi e lo lasciò proseguire.

Non era affatto facile per Isaia raccontare quei fatti, ma era un peso che non poteva portarsi dentro ancora: “Ti stavi avvicinando troppo alla verità. Io sapevo che ciò avrebbe messo Gabriel ancor più in pericolo di quanto non fosse già. Dovevo far interrompere la tua ricerca, per prendere tempo ... e quindi ... L'unica attenuante che forse posso avere, è che al sicario avevo detto di non uccidere ...” cercava di giustificarsi, cercava di far capire quanto fosse stato confuso e stressato in quel frangente “Vargas mi stava mettendo alla prova, costringendomi a dare quel comando ... Io ho detto a Giona di farlo apparire come un omicidio fallito, ma di non uccidere; prendere le tue ricerche e basta ... Se io non gli avessi detto di ferirti, Vargas gli avrebbe ordinato di ucciderti … Ti ho comunque messo in pericolo e non riesco a darmi pace per questo, specialmente vedendo che sei l'unico che non porta rancore verso di me. Non potevo tacere ancora, volevo e dovevo dirti la verità. Ti prego di perdonarmi, se puoi.”

Alonso era parecchio sconvolto. Guardò il suo caro amico, ma d’improvviso non riusciva più a vederlo come tale, scosse il capo e farfugliò: “Non è tanto quel che volevi fare a me... Ma quel che eri disposto a fare. Non si tratta di me ma di te, Isaia! Io... siamo in giardino ma siento mancarme l'aria.”

“Scusa …” disse ancora il templare, prima di allontanarsi per non turbare o disturbare maggiormente il bibliotecario, entrambi avevano gli occhi lucidi.

È finita- pensò Isaia, ora non c'era più davvero nulla che lo legasse al proprio passato. Aveva perso tutto, ora la sua esistenza apparteneva davvero solo ai Templari. Almeno era stato sincero e questo gli basta a sopportare la perdita anche di quell'amicizia. Ora non era più contrariato che sua sorella fosse lì. Soffriva. Doveva non pensarci: se ora si fosse lasciato vincere dall'ira o dal rimpianto degli affetti, allora tutto quanto sarebbe stato inutile! Lui aveva un compito ben preciso, affidatogli da Dio e questo bastava a rendergli più leggera la solitudine e gli infondeva la forza di proseguire. Lui non era lì per svagarsi, era lì perché sperava davvero in una soluzione pacifica per salvare la Chiesa e, probabilmente, il mondo. Non poteva permettere che i suoi problemi personali lo ostacolassero.

Indossò una maschera di severità e freddezza e andò verso Serventi che, assieme a Giuditta, stava tornando verso il gruppo. Jacopo, incuriosito, lo seguì.

Senza preamboli, Isaia parlò in maniera diretta: “Bonifacio, alle corte. Probabilmente, eccettuata mia sorella, tu sei la persona più ben disposta verso di me, qui; puoi dunque immaginare quanto poco a mio agio sia. Parliamo, per favore, dello scopo di quest'incontro: cos'è che vuoi esattamente? La vostra profezia cosa mira ad ottenere? Per quel che ho capito, volete diritti ed integrazione nella società per le persone dotate di poteri e volete anche vendicarvi dei torti subiti. È così? C'è altro?”

“No, Isaia, è esattamente questo che voglio.”

Giuditta non ne era molto convinta, ma non disse nulla. Gabriel e Claudia, accorgendosi di quella conversazione, si avvicinarono per ascoltare meglio.

Il templare proseguì: “La mia offerta è questa: rinuncia all'idea di portare l'Inferno in Terra. Gabriel, con l'aiuto di Alonso, Claudia, Stefano e della Congregazione, si occuperà di far sì che la Chiesa accetti pienamente la gente coi poteri, che non la perseguiti più, che le riconosca diritti e le garantisca un posto tranquillo nella società.” spostò lo sguardo verso l’ex gesuita “Poco fa, a tavola, ha manifestato di essere concorde con questa linea di condotta.”

“Sì, questo lo confermo.” Gabriel fu sincero e non gli dispiacque dare ragione al vecchio amico.

Isaia continuò: “La dottoressa Munari potrebbe specializzarsi nel dare sostegno psicologico a queste persone e tu potrai contribuire con le tue idee, affinché siano felici. Sarà un rovesciamento della Chiesa, seppure pacifico. Accetta questo sistema burocratico e non violento di riforma e io ti assicurerò vendetta. I vostri veri nemici e persecutori sono i templari. Se tu consentirai alla riforma pacifica, io ti consegnerò i Templari (compreso me stesso) e su di noi (noi soli) ricadrà la vostra vendetta. Rimetterò me e l'ordine totalmente nelle tue mani e tu potrai far di noi ciò che più t'aggrada. Queste sono la pace e la vendetta che posso offrirti. A te la scelta se accettare o no.”

Jacopo storse il naso e chiese: “Beh, tutto qui? Guarda che noi vi uccideremo comunque, trova qualcosa di più allettante.”

Bonifacio ammonì il fantasma: “Sono io che prendo le decisioni.” si rivolse al templare: “Lo faresti davvero Isaia? Sacrificheresti la tua vita e quella dei tuoi fratelli dell'ordine per salvare la Chiesa?"

“Non solo salvare la Chiesa. L'inferno sulla Terra coinvolgerebbe tutti. Se questo sacrificio servirà per salvare vite e anime, se salverà Gabriel, allora sono ben lieto di offrire tutto ciò che posso. A che mi servirebbe la vita, se non fossi pronto a sacrificarla, consacrarla, per un bene superiore?”

Bonifacio non si aspettava né una simile proposta, né una simile determinazione da parte di quell’uomo; l’idea, comunque, lo interessava parecchio e domandò: “Gli altri templari che cosa ne pensano della tua idea? Sono disposti a morire per i loro peccati e per quelli di chi li ha preceduti?”

Isaia, molto seriamente, replicò: “Loro obbediscono al Magister Templi, faranno ciò che ordinerò loro. Siamo già stati sterminati una volta, ripetere l'esperienza non è un problema.” e lo disse quasi sorridendo.

Gabriel era rimasto molto colpito e, nel proprio cuore, seppure non lo avrebbe ammesso apertamente, provò compassione e forse pure gratitudine per l’amico. Claudia, invece, sbuffò una risata e commentò: “Ecco se lui dice che si devono buttare sotto il treno loro corrono.”

Isaia replicò seccamente: “Sa, ci sono persone che riconoscono l'obbedienza come virtù, anziché come difetto.”

Bonifacio iniziò a pensare che l’idealismo fosse una debolezza della famiglia Morganti; quasi come un padre o un maestro, disse: “Gli uomini sono traditori, Isaia, i tuoi cosiddetti fratelli ti tradirebbero subito per salvarsi. Loro mandano a morte gli altri, non sono disposti al sacrificio.”

“Ho detto che ve li consegnerò, che lo vogliano o meno.”

Gabriel, si lasciò sfuggire un soffocato: “Fai come ti pare.” la sua rabbia era motivata dal fatto che non era per nulla entusiasta che il suo amico si mettesse nelle mani del suo nemico.

Isaia, non capendo ciò, replicò con la voce rotta: “Io faccio quello che devo, Gabriel, quante volte te lo devo ripetere? Questa è l'unica soluzione al problema che ho trovato, in alternativa a quella di ucciderti. Tu hai trovato qualche altra possibilità? Illuminaci.”

Gabriel si volse, sprezzantemente, prese per mano Claudia e le disse: “Vieni, torniamocene a casa.”

Senza salutare Serventi o Isaia, i due si allontanarono, fecero cenno ad Alonso e Stefano che li seguirono senza obbiettare. In un paio di minuti, erano spariti dalla vista degli altri.

Il templare fissò Serventi, senza aggiungere altro, in attesa di una risposta.

Bonifacio rifletté ancora qualche momento: “Va bene, tentiamo. Tu, comunque, al momento, rimarrai mio ospite.”

“Intende prigioniero.” specificò Jacopo, beffardo.

“Perfetto.” accettò Isaia e allungò la mano.

Serventi la strinse e il patto era concluso.

 

 

Nota dell’Autrice.

Approfitto di questo spazio per ringraziare i lettori di aver deciso di usare il loro tempo per leggere questa fanfic. Spero vi stia piacendo, lasciate pure il vostro parere.
Questo capitolo è un po’ una sorta di punto di svolta, io credo, per questa trama; da questo è nata tutta l’idea della fanfic. Ci tengo però a dire che questo capitolo è in parte frutto di una giocata di ruolo avvenuta su facebook.

   
 
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