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Autore: itsmeWallflower    16/06/2014    5 recensioni
AU!Klaine Teacher!Blaine, Student!Kurt__
Kurt Hummel è un nuovo studente dell'ultimo anno del liceo Mckinley, Blaine Anderson il nuovo insegnante di letteratura inglese.
Kurt però è anche il ragazzo della metà degli anni di Blaine, conosciuto ad un caffè letterario..
e Blaine è l'uomo che di ragazzo ha ben poco che Kurt ha conosciuto una sera tra l'asteroide 325 e 330.
*Il fatto era che si erano trovati nel momento e nel luogo sbagliati.
Blaine aveva ancora troppe cicatrici da disinfettare e la sua anima da scoprire.
Kurt aveva ancora troppe poche cicatrici da sanare e la sua anima ancora da formare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7
 
Kurt mise piede in casa Anderson con la convinzione di evitare il proprietario come la peste.
Facile a dirsi, ma difficile a farsi quando l’adrenalina ancora non aveva lasciato il corpo e la mente di Blaine come di molti altri in quella piccola festa ed era quindi quasi impossibile evitarli.
 
Blaine da buon padrone qual’era aveva imbandito la tavola di sidro frizzante, bibite gasate, qualche birra per lui, Sebastian, Finn e Santana e aveva riempito vassoi di salatini, cibo avanzato del ringraziamento, pizza e caramelle- quelle erano per lui, ma va bene- e aveva lasciato che tutti si sentissero a proprio agio, tranne Kurt ovviamente.. ma quello non era di certo colpa di Blaine, solo che era in casa del suo insegnante che non era solo un insegnante per lui, con una dozzina di suoi compagni del glee e sua madre.. c’era parecchio da starsi attenti, insomma.
 
Kurt nonostante avesse praticamente dichiarato a Blaine cantando Defying Gravity il suo voler sfidare la gravità e lasciare che le cose tra loro facessero il proprio corso.. ora seduto su quel divano di fianco a Sebastian, fingendo di essere così occupato ad avere una conversazione con lui per evitare la signora Anderson che continuava ad aggirarsi per i paraggi, per l’ennesima volta si era reso conto che Blaine era e sarebbe sempre stato la persona da cui doveva stare alla larga al contrario di come poteva pensarla Blaine, per lui e per se stesso.
 
Kurt stava seriamente preoccupandosi di essere estremamente lunatico.
Se ci si soffermava a pensarci non riusciva a venire a capo dei suoi stessi ragionamenti.
Era un susseguirsi di sentimenti contrastanti in una continua lotta senza nessun vero vincitore ed era estenuante.
Un attimo prima era convinto di poter affrontare ogni ostacolo e preoccupazione come un super eroe per ottenere quello che voleva e un attimo dopo si detestava per quei pensieri così irrazionali e si rifugiava nel suo angolino con la coda tra le gambe odiando, quasi, il modo in cui non riusciva a togliersi dalla testa Blaine.
 
Stava diventando pazzo o forse erano soltanto i suoi ormoni della crescita che gli causavano determinati effetti, aveva alla fine concluso da solo senza capire che in realtà quei pensieri così diversi e contrapposti tra loro erano semplicemente frutto della lotta mente-cuore che stava andando avanti dentro di lui.
 
“vedo del fumo uscire dalle tue orecchie” lo canzonò Sebastian offrendogli poi la sua birra,
“sta’ zitto Mangusta. Sta’ zitto” sibilò Kurt allontanando da sé la birra e guardando ancora atterrito Finn ,al centro dell’attenzione seduto comodamente sulla poltrona con in braccio Rachel, replicare a quelle domande scomode che solo qualche ora prima erano state fatte a Kurt e a cui non erano state date risposte.
 
Finn si era preso la libertà di raccontare a Sam e agli altri perché fosse presente alle provinciali, partendo dall’inizio della storia e senza escludere particolari. Era partito quindi dal fidanzamento di Carole e Burt fino ad arrivare al matrimonio e poi al trasferimento di Kurt da lui.
Avrebbe voluto persino raccontare il casuale primo incontro suo e di Rachel grazie a Kurt e ai suoi amici, ma per fortuna Blaine riuscì a distrarre l’intera compagnia proponendo un ridicolo gioco sull’intonare canzoni e indovinarne il titolo.
 
Perciò la Signora Anderson in meno di dieci minuti era venuta a conoscenza che sì, quel Kurt, quello di cui suo figlio gli aveva parlato con tanto di occhi a cuoricino era proprio uno degli alunni di Blaine che ora se ne stava seduto sul divano di fianco a Sebastian, che nonostante tutto continuava a tenere il gioco del ragazzo interessato all’altro, dedicandogli sguardi lascivi e paroline maliziose che Kurt incassava anche molto bene facendo fremere di gelosia Blaine che però non dava a vedere niente.
 
A dirla tutta Marie si stava divertendo da matti a vedere quello strano teatrino tra Sebastian, Blaine e Kurt ora che sapeva.
Era esilarante vedere come il braccio di Sebastian fosse appoggiato sulle spalle di Kurt da quando erano entrati in casa e si erano seduti vicini e di come Kurt quando si sentiva osservato da Mercedes o da Finn stesso sorrideva sensuale a Sebastian e si avvicinava un po’ di più a lui per dirgli qualcosa all’orecchio, ma la parte che più faceva divertire la donna era vedere come suo figlio reagisse ad ogni minimo particolare dato che non se ne perdeva neanche uno.
 
Blaine in verità stava cercando con tutto se stesso di restare impassibile a quel loro comportamento e passare oltre.
Lui sapeva che Sebastian non era minimamente interessato a Kurt e sapeva che quello che gli stava facendo era soltanto un favore per evitare che i ragazzi del glee anche solo pensassero che tra lui e Kurt ci fosse qualcosa in più che di un semplice rapporto tra direttore e membro del club, solo che in tutta quella situazione ciò che faceva rodere Blaine non era il braccio di Sebastian intorno alle spalle di Kurt o i suoi sguardi ammalianti o quei dannati sorrisetti sghembi che all’epoca facevano venire i brividi anche a lui.. ma era Kurt.
Sì, erano le reazioni di Kurt a fargli salire il nervoso come uno stupido adolescente.
Kurt che rispondeva alle avances, che si avvicinava sempre un po’ di più a Sebastian, Kurt che era tremendamente a suo agio con l’altro, Kurt che ad essere sinceri non si era staccato dal suo amico da quando erano rientrati insieme in quel dannato camerino uno avvinghiato all’altro.
Neanche la presenza di Santana di fianco a loro faceva calmare Blaine, per questo dopo varie frecciatine mandate a Kurt, piccoli schiaffetti “casuali” dati sulla mano di Sebastian poggiata sulla spalla dell’altro e uno schiaffo vero proprio dato dietro la nuca dell’amico, quando aveva visto Kurt ridere di gusto con tanto di testa buttata all’indietro, una mano sul petto e l’altra sulla coscia di Sebastian non ci aveva visto più e aiutato dall’adrenalina per la vittoria che ancora aleggiava in lui e un paio di birre aveva praticamente trascinato Kurt davanti al pianoforte per cantare con lui accampando come scusa che il ragazzo era l’unico oltre lui a saper usare il piano e lui era troppo brillo per farlo bene.
 
Scusa che comunque non fermò Blaine dal posizionarsi dietro Kurt, poggiando il petto sulla schiena di lui e allungando le braccia sopra le sue spalle fino ad arrivare ai tasti avorio del pianoforte e cominciare a suonare le prime note della canzone che aveva pensato fosse perfetta per la situazione e non solo perché era dei Beatles.
 
“oh ti prego, non ditemi che è un’altra dei Beatles! Esiste ancora canzone loro che non avete già cantato?” sbottò Mercedes roteando gli occhi e lasciando il posto in prima fila davanti al piano per prendersi altro da bere,
“non ditemi che anche a Kurt piacciono i Beatles! Un punto in meno per Hummel!” urlò Sebastian.
 
Blaine intanto aveva lasciato che Kurt continuasse, contento che conoscesse le note e restò dietro di lui con le mani sulle sue spalle ad intonare la canzone.
 
Something in the way she moves (qualcosa nel modo in cui si muove)
Attracts me like no other lover (mi attrae come nessun’altro amante)
Something in the way she woos me (qualcosa nel modo in cui mi conquista)
I don't want to leave her now (non voglio lasciarla ora)
You know I believe and how (sai che ci credo eccome)
 
Era difficile tenere la concentrazione sui tasti e sulle note quando Blaine stringeva un po’ di più la presa su determinate parole.
Era difficile tenere a bada i propri pensieri che ormai navigavano in acque sconosciute.
Era difficile per Kurt sapere che c’era gente che stavano ascoltandoli  e fregarsene, eppure lo fece.
 
La musica li avrebbe protetti e nascosti dagli altri, la musica li avrebbe cullati e condotti dove da soli non sarebbero mai riusciti ad arrivare, perché Kurt era un eterno insicuro e perché Blaine anche se non lo dava a vedere, anche se non ci soffermava spesso a pensare, anche lui aveva i suoi “e se” a cui dar conto.
E questi, forse erano pure più difficili da affrontare e mandare via perché non riguardavano lui e Kurt in quanto professore e studente, ma riguardavano lui e quello che voleva fosse Kurt.
Riguardavano il suo passato con Jeremiah e il presente che voleva vivere con Kurt.
 
You're asking me will my love grow (mi stai chiedendo se il mio amore crescerà)
I don't know, I don't know (non lo so, non lo so)
You stick around and it may show (te ne stai qui e questo forse lo dimostra)
I don't know, I don't know (non lo so, non lo so)
 
Ma la musica era quella che dava voce ai sentimenti più forti, no?
Blaine lo sapeva per questo continuava a cantare sempre più convinto e anche Kurt lo aveva capito e per questo aveva preso a cantare anche lui nell’ultima strofa.
 
Something in the way she knows (qualcosa nel modo In cui lei sa)
And all I have to do is think of her (e non devo fare altro che pensare a lei)
Something in the things she shows me (qualcosa nelle cosec he mi dimostra)
I don't want to leave her now (non voglio lasciarla ora)
You know I believe and how (tu lo sai che ci credo eccome)
 
Non erano solo le loro voci insieme, erano i loro battiti, erano i loro sentimenti uguali questa volta, erano loro, solo loro.
Erano note più alte dei pensieri che sparivano con l’avanzare delle parole.
Parole, quelle dei Beatles che avevano fatto loro per mettere via una maschera che pesava ad entrambi e sentirsi per davvero.
Solo loro.
 
E poi arrivarono gli applausi che seppur veri e caldi avevano decretato la fine di quel momento, lasciando Blaine con la gola secca e il cuore al galoppo e Kurt con le mani tremanti e il cuore in gola,
 
“uh wow! Duetto emozionante, ora però che ne dite di ritornare  sulla terra?!” li rimbeccò Mercedes,
“questa è chimica, chimica, sorella!” si aggiunse Unique,
“dovremmo portare questa canzone alle regionali. Assolutamente” continuò invece Artie,
“sì, ma Blaine non può cantare” fece notare Sam,
“Kurt suonerà per qualcun altro.” Rispose prontamente Artie,
“ma Unique ha proprio ragione, la chimica Kurt c’è l’ ha con Blaine, non di certo con noi!”
“non dire idiozie, Sam!” s’intromise a quel punto Rachel, “oggi Kurt e Mercedes hanno immobilizzato l’intero auditorium” continuò lei, sperando di riuscire a portare la conversazione verso porti più sicuri, visto che Kurt e Blaine non sembravano essere in grado di opporsi o giustificarsi alle parole dei ragazzi del glee,
“sì ma-“ Sam non fece in tempo a ribattere che Rachel allora aveva avanzato i passi fino alla tv trascinandosi dietro Finn e accendendo il karaoke che Blaine aveva già sistemato di fianco a quella,
“ora io e Finn vi facciamo vedere cos’è davvero la chimica, sei pronto tesoro?” disse lei passandogli poi un microfono.
Finn annuì poco convinto sentendosi a disagio a starsene in piedi davanti alla tv con un microfono in mano.
“ti ho già detto che non è il mio genere il canto corale?” sussurrò nell’orecchio della ragazza,
“coreografato Finn, ma non è questo il punto.. è solo un karaoke, l’abbiamo già fatto e tu sei bravo” lo incoraggiò Rachel scoccandogli un bacio sulla guancia e facendo partire il brano scelto.
 
E non erano più solo loro, allora.
Perché Mercedes li guardava in maniera enigmatica e Unique con un sorrisino furbo e Sebastian scuoteva la testa prima di dedicarsi del tutto a Santana e Marie Anderson sorrideva loro materna e romantica e consapevole.
 
Kurt così ancora una volta prese la via più facile, quella di fuggire ancora e sperava ardentemente che questa volta lo facesse anche Blaine, perché diciamoci la verità.. la vita non è un musical e dopo il tempo di una canzone, tutto ritorna ad essere di nuovo complicato.
 
Passò oltre Mercedes scusandosi e si rintanò sul piccolo balconcino fuori dalla cucina di Blaine pronto a prendersi la sua meritata boccata d’aria.
 
*
Marie Anderson era una donna cocciuta, forse questo nessuno lo diceva mai guardandola, ma era la pura verità.
La sua testardaggine toccava culmini inestimabili quando si parlava della felicità del figlio e in quel momento quella felicità sembrava intaccata da un piccolo cavillo che le faceva storcere il naso.
 
Amava Blaine ma a volte voleva davvero dargli un pizzicotto su quella bella faccia che si ritrovava per farlo svegliare un po’, cosa che in quel momento avrebbe voluto fare anche all’altro giovanotto.. Kurt, per questo controllando che nessuno la stesse osservando, incluso suo figlio che sembrava ben concentrato sulla canzone di Finn e Rachel, raggiunse l’altro ragazzo fuori al piccolo balconcino.
 
“disturbo? Dentro è diventato difficile pure respirare” disse lei fingendo di non notare l’espressione sconvolta che Kurt le aveva dedicato quando si era voltato verso di lei,
“oh io- io- stavo proprio tornando-“
“non abbiamo ancora avuto modo di presentarci per bene, come non ho avuto modo di congratularmi con te” disse Marie bloccando l’altro con un gesto della mano, “sei Kurt, giusto?”
“Kurt, sì” rispose lui stringendo delicato la mano che la donna gli stava porgendo,
“Marie Anderson, è un piacere conoscerti Caro” Kurt annuì e sperò ardentemente che qualcuno lo togliesse da quell’impiccio, ma nessuno sembrava reclamare la sua presenza dentro e non sapeva che altro fare se non starsene lì impalato aspettando che la donna si scagliasse contro di lui.
Ora ne aveva la prova schiacciante, il Karma voleva farlo soffrire a dovere.
“quindi tu saresti il misterioso ragazzo di Blaine” disse d’un tratto lei con nonchalance senza neanche preoccuparsi di calare la voce.
Ed era un’affermazione notò Kurt ormai in panico. Doveva fuggire? Chiamare Blaine? negare? Sì, negare sembrava essere la soluzione migliore,
“no, cosa? no! è assurdo! Blaine è il mio insegnante. No!” disse e in fondo non era poi una bugia, dato che di relazione tra loro due non se ne poteva parlare,
“okay Kurt, quanti anni hai? Diciassette? Sei nel pieno della tua vita!-“
“diciotto” la corresse lui d’istinto,
“diciotto? Oh ma allora qual è il tuo problema?! Vivitela un po’ Kurt!” il ragazzo alzò un sopracciglio colpito e la guardò scettico, cos’era quello? Un secondo miracolo del ringraziamento come quello di Sebastian?
“okay forse mi è uscita poco elegante” ammise la donna facendogli un sorrisetto, appoggiandosi poi con la schiena al parapetto proprio di fianco a Kurt e incrociando le braccia al petto,
“se ti aspettavi che fossi venuta a cercarti per dirti di star facendo la cosa giusta a trattenerti dallo stare con mio figlio e che magari ti avrei allungato anche una mazzetta per accertarmi che continuassi a farlo come in un film americano di serie C, ti sbagli di grosso. Non sono quel tipo di genitore, non m’importa molto dell’età, della scala sociale e del conto in banca della persona che piace a Blaine, quello che conta per me è come questa persona lo faccia stare bene e nulla più” Kurt deglutì e annuì sperando che se Marie avesse qualcosa altro da dire lo dicesse in fretta, perché lui era consapevole di non riuscire a spiccicare parola al riguardo,
“so che fai stare bene mio figlio. Blaine mi parla di te come non ha fatto mai con nessun altro. Neanche quando si trattava del suo ex fidanzato e quando ho capito che tu fossi uno suo studente, neanche una volta ho pensato che fosse solo una strana cotta come quella che aveva avuto per quell’idiota di Jeremiah. Voglio dire, all’epoca le parti erano invertite, ma-“ la donna si fermò notando l’espressione sconvolta di Kurt e alzò le mani in segno di resa,
“hai ragione, non è proprio la stessa situazione, Blaine era al college e Jeremiah era solo l’assistente del suo insegnante.. ma comunque quello che stavo cercando di dire è che Blaine è interessato a te e solo a te come persona, come Kurt Hummel e basta e se anche tu sei interessato a lui, solo a lui allora dovresti smetterla di privarti di provare quello che in realtà già provi e vivertela.”
Kurt a quel punto era pronto a ribattere, perché ad essere sinceri ora non lo sapeva più se quello di Blaine era davvero interesse per Kurt e Kurt soltanto o se magari fosse per davvero una strana fissa quella di Blaine per i ruoli di insegnante e studente al contrario di quello che pensava la madre.
E se magari Blaine trovava eccitante quel particolare rischio di essere scoperti? Oddio, ma allora chi era Blaine?
Tutto quello era assurdo e sì, in quel momento che Blaine fosse il suo professore era di sicuro l’ultimo dei suoi pensieri.
Era un passo avanti? Dio, ma in cosa si era cacciato?
“forse quello che provo non è abbastanza forte da rendere i contro meno importanti dei pro” disse alla fine Kurt con un’alzata di spalle, convinto di essere stato convincente almeno per la donna che invece non aveva fatto una grinza e con sorrisino materno aveva alzato gli occhi al cielo,
“sciocchezze, ragazzo. Sei così preoccupato dei contro che nemmeno ti sei messo a fantasticare sui pro. E per pro io intendo Blaine. Kurt, io non sono stata così fortunata da trovare negli occhi di un uomo lo sguardo che Blaine dedica a te.. non è da tutti scorgerlo e tu sei stato così favorito dalla sorte da trovarlo così giovane. Magari il vostro è solo un fuoco di paglia, magari non sarete l’amore della vostra vita, ma le buone premesse ci sono ed io le leggo negli occhi di Blaine come nei tuoi e per quanto possa essere di paglia, è pur sempre fuoco, no?”
“col fuoco non si gioca, signora Anderson” disse risoluto lui fingendo di non essere per niente accattivato da quelle parole e dando più a sé stesso che alla donna una buona ragione per invalidare l’intero discorso,
“chiamami Marie, mi fai sentire bi-centenaria altrimenti!” disse, “e Kurt io credo che solo chi non vuol scottarsi non gioca col fuoco, tutti gli altri, i coraggiosi, gli spericolati e quelli che con molte probabilità saranno poi felici, col fuoco ci giocano eccome. Lo ingoiano, Kurt.. traendone tutto il calore e la luce. C’è bisogno di fuoco nella vita altrimenti saremmo tutti freddi come quel dannato iceberg che ha fatto affondare il Titanic” finì la donna spostandosi dal balconcino e lisciandosi il maglioncino pronta a rientrare, convinta di aver dato il giusto input per la prossima mossa di suo figlio.
Kurt intanto stava annaspando in cerca di aria e parole e nello stesso tempo tenere a bada il vortice di pensieri che in un nano secondo erano moltiplicati nella sua testa, senza riuscirci però perché c’era una vocina stridula che urlava a gran voce con tanto di luce al neon su cui lampeggiava: “Marie ha ragione, vivitela!” e come avrebbe mai potuto evitare di ascoltarla?
Ma comunque ancora una volta non replicò, perché la donna aveva ripreso a parlare prima che riuscisse ad aprire bocca,
Marie gli chiese di voltarsi e poi gli puntò un dito sul petto,
“fidati del cuore Kurt, fidati di ogni tua emozione perché il cuore non mente, ha paura, ma non mente.. mai. Okay?” chiese alla fine, inclinando la testa su di un lato e allargando le braccia,
“okay” sussurrò Kurt perché quello era tutto ciò che  avrebbe mai potuto rispondere, perché quelle parole dette dalla madre di Blaine erano esattamente quelle che era sicuro, gli avrebbe detto sua madre se fosse stata lì, perché lei l’avrebbe conosciuto bene suo figlio e sapeva che tasti toccare, proprio come, non l’avrebbe mai creduto possibile, aveva fatto quella donna che ora lo stava stringendo in un abbraccio,
“lei è una persona speciale e suo figlio non avrebbe potuto avere una madre migliore” mormorò Kurt prima di staccarsi consapevole del fatto che una volta di fronte alla donna, occhi negli occhi, non sarebbe più riuscito a dirlo,
“e tu sei un bravo ragazzo. Mi piaci, un sa-“ Marie fu bloccata dalle urla provenienti dal salotto,
“Marie Anderson è desiderata al karaoke!” urlava Sebastian dando sfogo alla sua voce stridula,
“io, te e Janis Joplin!” continuava Smythe,
“quel ragazzo sa sempre come attirare la mia attenzione” scherzò lei facendo per avviarsi dentro,
“tu non vieni?” chiese poi vedendo Kurt ancora fermo lì,
“io-“
“ehi” si palesò Blaine con una coperta di pile sulle spalle guardando prima sua madre e poi Kurt e poi di nuovo la madre, cercando di capirci qualcosa,
“tutto okay?” domandò alla fine lasciando lo sguardo fisso su Kurt,
“oh si tutto bene, stavamo parlando di falò” disse la madre seria facendo un ultimo occhiolino a Kurt e dando un pacca sulla spalla di Blaine prima di sorpassarlo e rientrare in casa,
“oh come on! Come on! Come on!” urlò imitando anche piuttosto bene la famosissima Jopline, facendo esultare tutti gli altri presenti,
“ecco il nostro portafortuna!” urlò qualcuno e Kurt poteva metterci le mani sul fuoco –restando in tema- fosse Unique.
 
 
Blaine si era appoggiato al parapetto di fianco a Kurt guardando come lui dritto davanti a sé il cielo scuro e pieno di nuvole grigie di Lima aspettando senza neanche sapere cosa e anelando risposte a domande più o meno coscienti.
“stavate davvero parlando di falò?” chiese poi d’un tratto, sentendo il calore di Kurt proprio di fianco a lui e provando il bisogno di toccarlo,
“più o meno, sì. Parlavamo di fuochi”
“fuochi.. ti ha spaventato?” domandò Blaine, che era quello che gli premeva sapere di più in quel momento, perché vedeva Kurt completamente chiuso in un mondo parallelo, senza un punto d’incontro col suo,
“tua madre è davvero una persona particolare. Ma no, non mi ha spaventato. Mi ha aperto gli occhi, credo. Me li ha aperti su più cose di quanto potessi mai immaginare.. ma va bene” Blaine annuì semplicemente mettendo da parte un mucchio di domande che premevano per uscire ma che riuscì a trattenere consapevole, ormai, che Kurt non avrebbe dato risposta.
Aveva capito, a quel punto che l’altro non avrebbe parlato se messo alle strette e che invece l’avrebbe fatto solo alle sue condizioni e con suoi tempi.. quindi ancora aspettava.
“sai, non avevo mai capito perché avevi lasciato New York per ritornare in questo buco di posto che è l’Ohio” e questo era proprio uno di quei momenti in Kurt faceva zig quando Blaine era convinto che facesse zag.
“magari eri un po’ distratto, Kurt.. te ne ho parlato la prima sera che ci siamo incontrati”
Ti ritrovi a conoscere le strade di quella città e non più quelle del tuo cuore.. era così che mi dicesti, no? ed io non avevo mai ben capito cosa volessi dire.” Kurt a quel punto si voltò per trovare gli occhi di Blaine alla ricerca dei suoi e li piantò lì.. perché aveva bisogno di verità e quegli occhi non sapevano mentire.
“ora l’hai capito” sussurrò Blaine,
“non stavi scappando dalla città, ma da una persona e da te stesso.”
“non stavo scappando da niente, Kurt” rispose Blaine un po’ infastidito,
“avevi un fidanzato, però”
“si lo avevo”
“questo vuol dire che avevi intenzione di sposarti”
“sì” rispose senza esitazione Blaine,
“sei stato tu a lasciarlo?”
“perché ho scoperto che mi tradiva”
“se così non fosse stato, lo avresti sposato quindi”
“probabilmente sì. Ma non sarebbe comunque durata”
“no?”
“no” Blaine stava iniziando a spazientirsi, si sentiva messo sotto accusa e non ne capiva il motivo, sentiva gli occhi di Kurt inquisitori e le sue parole mirate per essere dure, ma lasciò comunque che l’altro arrivasse dove volesse arrivare,
“da quanto stavate insieme? Voglio dire, eri pronto a sposarlo eppure ora dici con sicurezza che non sarebbe durata, quanto tempo hai avuto per conoscere quella persona da essere così insicuro al riguardo?”
“stai cercando di farmi da terapista per caso?” e quella domanda detta di getto da Blaine, fece scattare Kurt che si voltò verso di lui con gli occhi diventati due fessure e lo scrutavano attentamente con insistenza,
“sto solo cercando di capire se quello che provi per me è reale interesse o se la vedi come l’unica occasione qui a Lima per non restare da solo perché dopo dieci anni che hai passato insieme ad un’altra persona stare da solo non ti riesce, Blaine. E voglio essere sincero, per un momento ho persino pensato che avevi visto in me e te una situazione simile ma al rovescio di te studente e l’altro assistente del tuo insegnante.. ma era così volgare come pensiero che me lo son fatto passare subito. Sto cercando di capire, Blaine cosa vuoi davvero da me, però. Perché proprio me, perché? Sto cercando di capire perché mi stavo fidando di te, quando di te non conosco praticamente nulla, a quanto pare” Kurt fece spallucce e tornò a poggiare gli avambracci al balcone lasciando così andare lo sguardo di Blaine, che per tutto il tempo sembrava per niente scombussolato ma soltanto disturbato.
“e quindi l’hai trovata, no? hai trovato l’ennesima scusa per spingermi via.” Il tono usato da Blaine era quasi liberatorio, “perché non lo ammetti e così possiamo parlare di noi una volta per tutte? Perché non la smetti di fuggire e affronti la situazione? Stai scappando Kurt, è quello che fai sempre. È sempre un mordi e fuggi con te. Ora che hai capito che la scusa del mio ruolo d’insegnante non basta più hai sentito il dovere di trovarne subito un’altra.” Blaine fece un passo verso di lui perché era troppo buio lì fuori e non voleva nessuna barriera tra lui e Kurt, “è vero, non ti ho mai parlato di Jeremiah e tutto quello che è stato, come tu non mi hai mai parlato di nessuna tua passata relazione, no? non siamo ancora arrivati a quel punto. Ma questo non significa che io non posso fidarmi di te, come tu di me. il passato è passato e tutto quello che c’è stato mi ha portato qua ora, Kurt. Ed è questo quello che conta, che io sia qui consapevole di quello che voglio. è anche vero che non sono venuto in Ohio alla ricerca di una relazione, Dio no.. era proprio il contrario, ma è successo che mi sono imbattuto in te, fatalità? Destino? Non lo so, non me lo chiedo più perché non m’interessa e perché non cambia le cose.” Blaine lo stava guardando ancora sicuro e quando Kurt fece per voltarsi di nuovo verso il cielo lui lo fermò e lo costrinse e sostenere il suo sguardo, perché questa volta non sarebbe fuggito.
“quello che mi fa incazzare sono le mezze vie Kurt. Non mi piacciono, non più e sinceramente sono stufo di questo. Sei con me per davvero o non ci sei. Perché così rischio d’impazzire”
“tutto questo è più grande di me. Mi stai chiedendo di fare un passo più grande della mia gamba. Ora come ora mi stai chiedendo di scegliere tra tutto e niente, Blaine. Sono confuso, questo concedimelo, perché questo tutto io lo voglio, ma in mano però continuo a non avere niente. Io non ti ho parlato di nessuna relazione perché non ce né stata nessuna, nessuna che potesse essere chiamata tale, tu invece mi hai nascosto un fidanzato decennale, un fidanzato che fino a qualche mese fa eri sicuro di voler sposare e credimi Blaine se ti dico che questo cambia le cose. Sei un uomo che cerca in una relazione i presupposti per un qualcosa di duraturo e permanente come un matrimonio, una famiglia. Io ho diciott’anni e mi viene l’orticaria a solo nominare il matrimonio. Sono un liceale che deve ancora dar conto a suo padre per ogni cosa. E beh, aggiungiamoci anche che oltre ad essere un uomo sei anche il mio professore e il disastroso mix è fatto” Blaine fece un altro impercettibile passo verso l’altro, ormai ad un palmo dal petto di Kurt,
“ti ho appena detto che non avevo neanche intenzione di avere una relazione e tu credi che io sia pronto a parlare di matrimonio? Tutte scuse, Kurt. non ti sto chiedendo di fidarti ciecamente di me e di giurarmi amore eterno.. ti sto chiedendo di porgermi una mano e camminare insieme in questo percorso, ti sto chiedendo di darci una occasione. Ti sto chiedendo di darmi il modo di dimostrarti che puoi fidarti di me. Non è difficile se lo vuoi. Solo se lo vuoi”
Blaine poggiò il palmo caldo della sua mano su quella di Kurt sul balcone, col pollice disegnava piccoli disegni astratti sul polso, passando lo sguardo da quel contatto ai suoi occhi, serio e soddisfatto dei tremiti che era riuscito a suscitare in Kurt,
“e tu lo vuoi. Ammettilo che lo vuoi tanto quanto me.” soffiò Blaine che poteva sentire il respiro pesante di Kurt infrangersi sulla sua bocca tanto era vicino e poteva sentire il suo sguardo posato sulle sue labbra e sorrise sghembo,
erano distanti una granella di sabbia, ma Kurt non osava muoversi e Blaine aveva solo intenzione di provocarlo per sfinirlo e farlo cedere.
“quando stiamo solo io e te, di quel maledetto disastroso mix non te ne frega niente. Ammettilo che in questo momento tutto quello che vorresti fare è baciarmi. Te lo leggo negli occhi, Kurt.” sussurrò ancora Blaine, inclinando un po’ la testa e sfiorando il naso di Kurt come se volesse provarci a baciarlo, ma non lo fece.
“Vorrei anche io” continuò sempre in un soffio, “baciarti intendo” sottolineò sorridendo quando notò Kurt chiudere gli occhi,
“Ma non lo farò” disse scostandosi di colpo e alzando le mani come in segno di scuse,
“non lo farò, perché non voglio che sia un altro dei tuoi mordi e fuggi. Perché o ci sei o non ci sei. Perché sono arrabbiato per le attenzioni che hai dato a Bas e poi perché dentro c’è una festa ed è da maleducati allontanarsi per così tanto tempo.” Blaine ridacchiò appena alla faccia incredula di Kurt
“fino ad ora abbiamo giocato con i tuoi tempi e alle tue condizioni, ora tocca dettare le mie.” e facendo spallucce rientrò in casa prima che l’altro potesse anche solo aprire bocca, chiudendo così il discorso.
*
 
Ed era offeso. Kurt era assolutamente, indubbiamente e indissolubilmente offeso dalla presunzione e la sfacciataggine di Blaine.
Era offeso per non aver avuto diritto di replica, per non aver avuto modo di finire il discorso alla sua maniera ed era tremendamente offeso per non aver avuto quel maledetto bacio.
E a dire la verità era offeso perché quella presunzione Blaine poteva averla tutta, perché aveva ragione: lui lo voleva. Voleva quel maledetto bacio, voleva darsi una possibilità, voleva Blaine.
Ma dargliela vinta così, non esisteva.
Il discorso era serio e i dubbi ancora c’erano, ma era anche vero che quei dubbi erano soltanto una scusa per nascondersi e proteggersi e odiava dover dare ragione agli altri, a Blaine.
Era stramaledettamente vero che quei dubbi poteva toglierseli solo vivendo l’altro e non allontanandolo e lui voleva viverselo e non solo con quelle mezze vie che aveva percorso fino a quel momento.
 
Pure Marie Anderson aveva maledettamente ragione su di una cosa. Quello era puro fuoco, Blaine lo era.
E c’era da starsi attenti, ma c’era anche da stringere forte a sé il calore finché c’era.
 
“ehi Kurt, credo che Finn ne abbia ancora per molto e tu sembri stanco, se vuoi, possiamo accompagnarti noi a casa” si propose Mercedes con Sam sotto ad un braccio e Unique dall’altro, pronti ad andare via, mentre indicava con gli occhi la scenetta raccapricciosamente romantica di Finn e Rachel aggrovigliati tra loro sulla poltrona.
A quanto pare la festa era finita e Kurt nemmeno se n’era accorto.
“uhm no, no.. voglio dire-“ quello che lui avrebbe voluto dire era che non poteva andarsene dato che da lì a qualche ora sarebbe dovuto uscire con Rachel per il famoso shopping del venerdì nero, ma sarebbe stato sospetto almeno per Mercedes, quindi cominciò a boccheggiare alla ricerca della bugia migliore da rifilare all’amica senza sentirsi un pessimo amico,
“sono da sola in auto, se ha bisogno di un passaggio, posso darglielo io” intervenne però prontamente Santana seduta di fianco a lui, vedendolo in difficoltà
“sicuri che-“ cominciò Mercedes,
“sicurissimi” cantilenarono in coro però Santana e Kurt fermando l’altra.
 
E uno ad uno se ne andarono tutti tranne Kurt, Finn e Santana ovviamente.
 
“oh dolce porcellana, cos’è che i tuoi occhi colpevoli stanno combinando?” domandò Santana spingendolo verso il tavolo del salotto per rassettare un po’ lì intorno,
“non so di cosa tu stia parlando” disse Kurt asciutto,
“giusto, allora meglio che chiarisco cosa intendo” disse l’ispanica facendosi più vicina pur sussurrargli all’orecchio,
“parlo del teatrino messo su da te e Sebastian, non che mi abbia dato fastidio, anzi l’ho trovato esilarante e persino eccitante e parlo anche di una fugace scomparsa tua e del professorino laggiù che ci guarda famelico e parlo poi del fatto che non sei andato via coi tuoi amici. Sono stata sufficientemente chiara, porcellana?”
“cristallina” borbottò lui raccogliendo una pila di piatti sporchi e facendo per portarli in cucina,
“beh allora?”
“altri oltre te hanno fatto caso all’assenza mia e di Blaine?” domandò invece Kurt facendo ruotare gli occhi all’altra dall’esasperazione,
“credo di no. Ma non è questo il punto.. allora tu e il professorino, eh?” Kurt alzò gli occhi al cielo e sbuffò,
“perché non parliamo di te e Smythe, invece? Non credevo che lui ti avrebbe invitato a questa festa, ne tantomeno che tu ci venissi. Pensavo che avessi qualcuno di più importante con cui condividere la cena del ringraziamento” disse Kurt cercando solo un modo per cambiare discorso, notando poi però l’espressione cupa che gli aveva rivolto l’amica aveva capito di aver toccato un tasto dolente, senza sapere neanche quale fosse.
“non ho una famiglia da cui andare per le feste, in verità non ho una famiglia da cui andare sempre. Quindi sì, Sebastian mi ha invitata ed io sono venuta” disse lei sconsolata, gettando i bicchieri vuoti nel lavello e sedendosi poi sul bordo della cucina, facendosi vedere per la prima volta debole e vulnerabile.
Ma lei era così.
C’erano momenti in cui sentiva il bisogno fisico di non sentirsi così sola, sentiva la necessità di togliersi quegli enormi pesi dalle spalle e condividerli con qualcuno, sperando che quel qualcuno la facesse sentire meno afflitta.
“perché?” Kurt di solito non era così diretto, non s’intrufolava nella vita degli altri senza un minimo di sensibilità ma quel sedersi di Santana con le spalle ricurve e lo sguardo basso sul suo grembo l’aveva visto come un SOS mandato dalla ragazza per salvarsi e lui l’aveva colto perché non poteva fare altrimenti, mettendo da parte per davvero, quella volta, tutti i suoi più grossi pensieri.
“vivo da sola da quasi tre anni ormai, da quando ho presentato ai miei Brittany e loro non l’hanno digerito” disse lei con un’alzata di spalle sentendo Kurt avvicinarsi a lei ma senza alzare lo sguardo,
“non sono lesbica” precisò senza neanche dover leggere negli occhi di lui la sua domanda muta,
“tutto quello che sapevo era che lei era la mia persona. Mi completava, mi faceva essere  una persona migliore. Era fantastica, davvero e non m’importava che fosse una donna, lei era semplicemente la mia Brittany e volevo che la mia famiglia lo sapesse, che fosse felice per me, che accettasse quello che io per prima non ho fatto fatica ad accettare. Ma non è stato così. Ero all’ultimo anno di liceo quando mi hanno sbattuto fuori casa.” Kurt deglutì il nodo che aveva in gola con lo strano presentimento che quello era soltanto l’inizio di una storia che aveva in qualche modo devastato e cambiato Santana, quindi non la fermò, lasciò che parlasse, lasciò che ricordasse ed esprimesse quello che apparentemente non diceva spesso.
“i genitori di Brittany mi hanno aiutato fino a quando non sono riuscita a mantenermi da sola. Studiavo di giorno, lavoravo di sera e tornavo ogni giorno in una casa vuota. Ad eccezione dei fine settimana, perché Brittany restava con me, sempre. Sono stata bene, sai? All’epoca non lo capivo, ero così concentrata sullo schifo della mia vita che non davo importanza alla meraviglia che avevo.” Kurt sorrise mesto e si avvicinò all’amica sentendola sospirare pesantemente, magari con l’intento di trattenere un singhiozzo.
Poteva quasi vedere come Santana stesse lottando per tenere su quella maschera fiera e forte che era ormai diventata la sua seconda pelle, per questo Kurt non voleva fare niente che potesse far sentire l’altra ancora più indifesa, non voleva che si chiudesse ancora e di nuovo a riccio perché mai come allora aveva capito quanto Santana avesse bisogno di una persona accanto.
Di un amico, di un porto dove rifugiarsi. Di una famiglia che la capisse e aiutasse.
E Kurt c’era. C’era, perché forse un po’ quelle sensazioni le aveva vissute anche lui, perché sapeva cosa significava l’assenza di una madre anche se la sua era stata non voluta, sapeva cosa significava non essere accettati per quelli che si era.
Kurt aveva avuto suo padre però e Chandler anche c’era stato, e i suoi amici alla Dalton.
Santana invece aveva avuto Brittany.. Brittany che era stata un po’ la causa e l’effetto di quello che Santana aveva avuto e perso.
“cos’ è successo con Brittany?” domandò allora, perché proprio non riusciva a capire cosa avesse spinto a lasciare quella ragazza sola.
Quella domanda però non l’aveva ascoltata solo Tana ma anche Blaine e Sebastian che si era appostato fuori dalla cucina solo per tirare via l’altro,
“lasciamoli soli, Santana ne ha bisogno” disse solamente Smythe e Blaine ancora un po’ curioso e un po’ preoccupato dello sguardo serio dell’amico annuì e lo seguì nell’altra stanza, lasciando così gli altri due indisturbati,
“Brittany era una ballerina. Era davvero brava e al liceo faceva parte dei Cheerios e del glee solo perché erano gli unici club dove poteva ballare, io ne facevo parte solo perché c’era lei. Era fenomenale, dico sul serio. Per questo non mi stupii più di tanto quando mi disse di aver vinto una borsa di studio per andare a studiare danza a Parigi. Il teatro dell’opera era la sua meta, il suo sogno e chi ero io per impedire alla mia persona i suoi desideri? Io invece non avevo nessun obbiettivo in cantiere, non riuscivo a guardare nel mio futuro e trovare qualcosa che mi piacesse per la mia vita, sapevo soltanto che se ci fosse stata Brittany sarei stata bene. Solo che la partenza di lei si avvicinava e noi non ne parlavamo, Brittany non voleva che ne parlassimo, che facessimo progetti. E avrei dovuto capirlo, Kurt.  Avrei dovuto, ma non l’ho fatto. Prima di Parigi parlavamo di girare il mondo, parlavamo di viaggi con uno zaino in spalla e paesaggi meravigliosi. Volevamo trovare il nostro posto un po’ fuori dal mondo, uno di quei posti con la sabbia bianca e il cielo sempre pulito, dove la gente è sempre di buon umore e sono così persi nei loro sentimenti che poco s’importano dei tuoi e volevamo stare lì per sempre. Dopo il teatro dell’opera per Brittany, noi saremmo partite alla ricerca di questo posto, per mettere radici, sai? Ora col senno di poi, credo che mettere radici fosse stato un po’ il mio sogno. Fantasticavamo sull’aprirci un chiosco poi, lì dove tutto era più bello, e Brittany diceva sempre che chiunque fosse venuto al bancone con un sorriso sincero sulle labbra, lei gli avrebbe offerto il primo drink. Brittany aveva sempre il sorriso sulle labbra, sempre Kurt ed era sempre sincero, per questo io non lo capii. Solo per questo.” Ora Santana si sentiva enormemente esausta e sconfitta e pure un po’ arrabbiata, e Kurt continuava a sfregare le sue mani sulle sue braccia, per darle quel calore che sembrava avesse perso.
“San, non devi parlarne se non vuoi. Non devi per forza, okay?”
“vorrei se posso” disse lei in un sussurrò e Kurt allora annuì e aspettò,
“se mi avesse chiesto di partire con lei, l’avrei seguita in capo al mondo, ma lei non lo ha fatto ed io non ho chiesto. Mi ha detto che sarebbe stato meglio lasciarle un po’ di tempo per ambientarsi alla sua nuova vita, mi ha chiesto di non chiamarla, di non scriverle, di non pensarla neanche. Voleva che la odiassi, Kurt. Voleva che la odiassi e poi la dimenticassi e che mi rifacessi una vita senza di lei e per un periodo io l’ho fatto sai? L’ho odiata, solo quello.. dimenticata, mai. Ma l’ho odiata perché se n’era andata senza voltarsi indietro, perché mai una volta mi aveva chiamato, perché non sapevo cosa stesse facendo e con chi lo stesse facendo e l’ho odiata perché non riuscivo a fare nient’altro che pensarla.” Kurt fece per abbracciarla, ma lei lo tenne fermo lì e per la prima da quando aveva iniziato a parlare, alzò gli occhi su di lui e lo guardò, con sguardo perso e rassegnato e triste. Enormemente triste e risentito.
“Lei se n’è andata sul serio Kurt e non a Parigi. È stata in Francia, sì, con i suoi genitori e ha ballato sul palco dell’Opera, ma a luci spente e con gli spalti vuoti, prima di- prima di non poterlo più fare. Era malata, Kurt. Una fottuta malattia che la consumava dentro, gli atrofizzava ogni cosa, ogni fottutissima cosa. La SLA*,così lo chiamano il suo male. Una malattia impronunciabile che l’ha portata via. Via da me, da tutti. Quella cosa fottuta un po’ alla volta, le ha fermato ogni muscolo, tutti Kurt, tutti e non esiste una cura, non c’è. Quando sua madre mi ha chiamato io, io non potevo crederci, non volevo. Come..io - è morta un anno fa e l’ho odiata, un po’ più forte, perché avrei voluto starle accanto, perché mi meritavo un saluto, un addio come si deve. Avrei voluto guardare i suoi occhi ancora e ancora, non me ne fregava di nient’altro, solo dei suoi occhi, perché quelli- quelli erano vivi fino a quando il suo cuore continuava a battere. Io avrei voluto dirle che l’amavo ogni giorno fino al suo ultimo, perché se lo meritava ed anche io, Kurt. Anche io meritavo di amarla da vicino  fino a quando avrei potuto e- e” e poi le parole le erano finite, così come le lacrime.. perché Santana non stava piangendo, non lo faceva da un po’, non le riusciva più e Kurt la tenne stretta a lui, la cullò e lasciò che nascondesse il viso nella sua spalla, piangendo per lei. Sentendo l’esigenza patologica di versare quelle lacrime che un po’ ti ripuliscono del dolore e un po’ te lo inondano dentro.
 
Quando Santana si sentì finalmente pronta ad allontanarsi e a scendere da quello scomodo mobile, non guardò Kurt negli occhi, ma gli puntò un dito contro il petto,
“non dire che ti dispiace. Non dire una parola che può sembrare di circostanza o giuro che ti faccio il culo a strisce, Hummel. Ed ora per tornare alla tua precedente domanda ancora inespressa, sì Sebastian mi piace. Stiamo bene, ci facciamo compagnia e m’incuriosisce.” Kurt intanto stava cercando di nascondere gli occhi rossi e sembrare il meno scosso possibile, perché quello di Santana era un lutto che mai sarebbe andato via da lei, era un’assenza che si sente tutti i giorni sempre, era un dolore che lui aveva vissuto con sua madre, ma non così intensamente come lei, perché quello che Santana aveva perso era quello che Kurt ancora non aveva trovato o almeno lui così credeva.
“ti incuriosisce?” domandò alla fine riprendendo a ripulire un po’ qua e la quello che doveva essere ripulito,
“ha anche lui i suoi demoni nell’armadio, Kurt. L’ho capito anche se non me lo ha detto. Smythe guarda il mondo come lo guardo io, con occhi diversi, con occhi di chi sta disperatamente trovando se stesso. Quindi sì, sappiamo come tenerci compagnia senza invaderci. Sappiamo come farci sentire meno soli.” Disse lei facendo spallucce e ammiccando un po’ come se quelle parole nascondessero un doppio senso inequivocabile e a Kurt stava bene così.
“e poi cosa farai, San? Quando la compagnia di Sebastian non basterà più?”
“prima o poi dovrò trovare le mie radici Kurt, perché senza un posto dove impiantare quelle i rami dell’albero non possono crescere” la ragazza si fermò prima di lasciare la cucina e si voltò a guardare Kurt, seria
“sono incazzata Kurt, perché vivere col rimpianto di non aver fatto quello che si avrebbe voluto fare è una merda. Per questo ti dico quello che ti ho già detto, deve importarti solo di quello che vuoi e pensi tu. Se vuoi una cosa oggi, prenditela Kurt, perché non sai cosa ti aspetta domani”
 
*
 
“fidati del cuore Kurt, fidati di ogni tua emozione perché il cuore non mente, ha paura, ma non mente.. mai”
 
“ti sto chiedendo di porgermi una mano e camminare insieme in questo percorso, ti sto chiedendo di darci una occasione. Ti sto chiedendo di darmi il modo di dimostrarti che puoi fidarti di me. Non è difficile se lo vuoi. Solo se lo vuoi”
 
“Se vuoi una cosa oggi, prenditela Kurt, perché non sai cosa ti aspetta domani”
 
Si poteva essere cresciuti in una sola unica serata?
Ci si poteva sentire maturato di anni quando erano passate solo poche ore?
Ci si poteva pensare di stare facendo una cosa ragionata quando di ragionevole non ci si trovava niente?
 
Kurt non lo sapeva, come del resto non sapeva la risposta a molte-troppe domande, ma quelle domande irrisolte come molte altre nella sua testa non erano più un limite.
Erano diventate, dopo una chiacchierata cuore a cuore con Marie e poi con Santana, il punto di partenza.
L’orizzonte.
 
Finalmente Kurt aveva raggiunto il suo punto di partenza, non sapeva ancora come avrebbe dovuto sorpassarlo per cominciare a correre ma ormai era sicuro che lo avrebbe fatto, come era sicuro che quello che avrebbe intrapreso sarebbe stata
una lunga corsa ad ostacoli.
 
“i Robinson! Stanno dando i Robinson in tv!” disse Rachel come per richiamare l’attenzione di tutti.
“oh avanti ragazzi, non possiamo dormire, perché se lo facessimo poi non ci sveglieremmo più in tempo per lo shopping. Quindi scegliete voi: i Robinson o Non ho mai!” esclamò lei quando non vide l’entusiasmo negli occhi degli altri,
 “i Robinson, assolutamente” disse Sebastian mentre teneva stretto a sé una Santana un po’ scossa che nascondeva il viso nell’incavo del suo collo e gli accarezzava con fare distratto i capelli alla base di quello.
 
Kurt aveva raggiunto gli altri in salotto, sedendosi all’unico posto ancora vuoto sul divano proprio di fianco a Sebastian e non ebbe neanche bisogno di cercare Blaine con lo sguardo che l’altro lo aveva già raggiunto e avvertendo la sua tensione si era seduto ai suoi piedi, aprendogli appena le gambe per poggiarvi la schiena.
 
Fingevano entrambi di guardare lo show in tv, quando invece erano entrambi assorti nel loro mondo, Blaine aveva infilato una mano da sotto i suoi jeans per accarezzargli dolce la caviglia e Kurt aveva stretto un po’ di più le ginocchia intorno al busto di lui per sentirlo più vicino.
 
C’era una sfida tra di loro, lanciata da Blaine, la stessa sfida che lo stesso Blaine aveva messo da parte per correre da lui, perché qualsiasi cosa fosse stata detta in cucina, aveva messo in subbuglio Kurt e qualsiasi decisione fosse stata presa riguardo loro due, Blaine sarebbe stato lì per Kurt.
Era quel senso di protezione che lo guidava, che aveva sempre guidato Blaine da quando Kurt era entrato nella sua vita e anche se l’altro più volte gli aveva ripetuto che era in grado di stare su due piedi da solo, quello non spariva o diminuiva.
Doveva proteggerlo, doveva assicurarsi che stesse bene per stare bene anche lui.
 
Non sapevano come comportasi ora però, non sapevano cosa fosse quella tensione accumulata, ma sapevano di star facendo la cosa giusta, sentivano di star andando verso la direzione esatta ed era comunque una bella sensazione.
 
Blaine alzò il capo poggiandolo sulla coscia dell’altro e cercò lo sguardo di Kurt, sorrise rincuorante e gli fece un impercettibile gesto con la testa, come per chiedergli se stesse bene e l’altro lo capì e annuì e sospirò forte socchiudendo gli occhi quando Blaine alzò un mano sul suo viso accarezzandoglielo come per cancellare via una lacrima invisibile.
 
Sebastian e Santana intanto parlottavano tra loro, si sfioravano come due amanti nascosti, si cercavano con gli occhi e con la bocca, perchè dovevano sentirsi vicini loro.
Vicini come Kurt e Blaine si sentivano in quel momento con il solo sfiorarsi delle dita di Blaine sulla pelle di Kurt.
 
“Noi andremo, se non vi dispiace. Siete noiosi e i Robinson mi stanno sulle palle e tra un po’ Santana comincia il turno alla caffetteria” esclamò d’un tratto Smythe mettendosi in piedi e tirandosi dietro pure Santana,
“oh okay, l’accompagni e poi ritorni?” domandò Blaine voltandosi a guardarlo, senza smettere di carezzare Kurt, come se quello fosse naturale e spontaneo, come se non ne potesse fare a meno,
“come se potessi mai accorgerti della mia presenza o assenza” disse l’altro furbo con tanto di occhiolino, facendo roteare gli occhi a Blaine,
“lo accompagnerò io più tardi, tranquillo mamma chioccia” disse invece Santana trascinando l’altro verso l’ingresso,
“grazie per la birra Blaine. Ancora buon ringraziamento a tutti” salutò lei prima di chiudersi la porta alle spalle con Sebastian al seguito.
 
Anche Rachel e Finn non erano stati per niente interessati allo show in tv, troppo presi a scambiarsi effusioni seduti stretti su quella poltrona.
 
Kurt più volte quella sera si era soffermato a guardarli, pensando a come loro erano sempre stati i più pratici.
Ricordando la facilità e la semplicità con cui al loro primo incontro si erano aperti l’uno all’altro e di come stavano continuando a farlo e invidiandoli un po’ per la connessione che erano riusciti a creare mettendo da parte barriere che sembravano invalicabili per lui e insignificanti per loro.
Perché se per Kurt la situazione di Rachel, nascente stella di Broadway allontanatasi dal palco solo per un periodo di pausa e per evitare scandali che avrebbero stroncato la sua faticosa scalata verso il successo sarebbe stato un ostacolo insormontabile, per loro non sembrava altro che un “non importa” e andavano avanti per la loro strada, perché si volevano e quello era ciò che importava.
 
“credo che andiamo anche noi” disse Rachel d’un tratto mentre ancora sorrideva per chissà quale diavoleria Finn le aveva detto all’orecchio,
“andate dove?” domandò allora Blaine confuso,
“a dormire, Blaine” soffiò Rachel alzando gli occhi al cielo sembrando tremendamente annoiata,
“ma non eri tu quella che aveva detto che non potevamo dormire?” le fece notare allora l’amico ma Rachel lo snobbò con un gesto spiccio della mano,
“a dormire? Ma Rach! Dobbiamo andare a Westerville tra poche ore! Perché credi che io sia rimasto qui?”domandò invece Kurt nel panico, tirando via la gamba lontano dalla mano di Blaine con un balzo e trattenendo un urlo per il dolore del pizzicotto che l’altro gli aveva dato,
“ma sei matto?” rantolò a bassa voce,
“io potrei anche essere pazzo, ma tu sei un bugiardo se dici che sei rimasto qui solo per lo shopping con Rachel” borbottò lui facendogli una linguaccia,
“svegliateci tra un paio d’ore!” esclamò Finn scappando con Rachel dietro prima che gli altri potessero ancora trattenerli.
*
Rimasti soli Blaine alzò appena il volume della tv per evitare che qualsiasi rumore indiscreto potesse arrivare alle loro orecchie e si sistemò sul divano di fianco a Kurt.
Erano soli.
Solo loro, Kurt e Blaine con la loro personale sfida da portare avanti o da farla finire li.
Un bacio.
Era quello ciò che aleggiava tra loro trasformandosi in tensione.
Un bacio che volevano entrambi alla stessa esasperante maniera, ma che nessuno dei due dava o prendeva.
Cosa può significare fondamentalmente un bacio tra loro?
Kurt se lo stava chiedendo mentre Blaine poggiava una mano sulla sua coscia col palmo aperto rivolto verso l'alto, in una muta richiesta verso di lui.
Kurt se lo stava chiedendo mentre incastrava le sue dita tra quelle di Blaine con lo sguardo ancora rivolto alla tv.
Kurt in quel momento si sentiva in dovere di essere sincero almeno con se stesso.
E il fatto era questo, quando sei attratto da una persona, in tutti i modi in cui ci si può essere attratti, di quella tu ancora non sai niente.
Non sai se preferisce il mare o la montagna, non sai se mangia solo il cioccolato fondente o é amante del cioccolato bianco, non sai se preme il tubetto del dentifricio a metà, se é un disordinato patologico o se l'ordine é la sua disciplina, non sai se preferisce la radio ai cd in auto, non sai se ama fare i regali o riceverli, non sai se il suo passato é passato.
E capisci che per conoscere una persona hai bisogno di una vita intera o forse due e traduci quell'attrazione che provi, quella chimica che senti in una scommessa.
Perché l'amore o quello che almeno lontanamente si avvicina all'amore é questo, si diceva Kurt.
É una scommessa.
 
É dire: "so ancora poco di te, ma voglio provarci. Voglio provare a stare con te anche se dovessi scoprire che mangi la pizza con le posate"
E Kurt in quell'esatto momento tutto quello che voleva fare era lanciare quella scommessa.
Era prendere quella decisione, perché sì, volere una persona, amarla, era una decisione che Kurt doveva prendere solo con se stesso.
E a dire tutta la verità, era quello che più spaventava Kurt.
Volere una persona fino ad arrivare ad amarla, amarla per davvero senza remore, senza limiti era ciò che più temeva.
E quindi il bacio avrebbe significato l’inizio.
Sarebbe stato il primo di tanti, di tanti mille altri tutti diversi, intensi e dolci, disperati e voluti, ricevuti e accettati, tristi e romantici, elettrici e abitudinari e Kurt lo sapeva, lo sapeva che quel primo bacio lo avrebbe incatenato a tutti gli altri che sarebbero venuti poi perché ne sarebbero arrivati di altri e perché lo sapeva che quello era Blaine ed era a lui che dava il potere di distruggerlo e salvarlo, di farlo sentire libero e intrappolato, di dargli un anima che ama e una testa che gira.
"Kurt? Perché non andiamo a dormire anche noi?" La voce di Blaine era arrivata lontana e capì allora che tra un pensiero e l'altro si era appisolato,
"Mh? Questo divano é comodo" bofonchiò lui, alzando la testa che solo in quel momento si accorse di aver poggiato sulla spalla di Blaine,
"Il letto lo é di più. Prometto di stare buono e di svegliarti tra un paio d'ore" continuò l'altro mentre si alzava senza lasciare la mano di Kurt e trascinarlo in piedi,
"Tanto non ti bacio" lo disse lui senza pensarci intontito dal sonno seguendolo docile per il corridoio buio, facendo ridere Blaine,
"Solo per vincere una sfida?" Domandò poi curioso,
"Sei stato davvero troppo convinto di te" sospirò Kurt sedendosi al bordo del letto con ancora le loro mani intrecciate mentre Blaine si parava di fronte a lui,
"É vero e lo sono tutt'ora, ma non sto mirando ad un bacio Kurt. Quindi puoi ritenere la sfida già vinta. Te l'ho detto: tutto o niente. Voglio la tua compagnia, la tua fiducia, i tuoi sorrisi, le tue storie, le tue abitudini, i tuoi vizi, i tuoi compromessi e la tua bocca, ovvio. Tutto, Kurt." Sussurrò Blaine avvicinandosi pericolosamente a Kurt, alzandogli il viso per il mento e accarezzandogli i contorni delle labbra con le dita leggere quasi con riverenza,
"Tanto non ti bacio" soffiò di nuovo facendo roteare gli occhi di Blaine che aveva deciso di allontanarsi per prendere dei vestiti comodi per l'altro,
"Tanto ora voglio solo dormire" lo punzecchiò Blaine porgendogli una vecchia tuta dell' NYU prima di chiudersi in bagno.
Quando fu di ritorno, Kurt era seduto allo stesso punto del letto in cui lo aveva lasciato e se non avesse avuto indosso la sua tuta avrebbe giurato che non si fosse mosso di un millimetro,
"Kurt? Non pensare più a niente, okay? Dormi e basta" gli disse lui poggiandogli una mano sulla spalla e facendo per andare dalla sua parte del letto se solo Kurt lo avesse lasciato andare però.
Perché Kurt non stava più pensando, non stava più chiedendosi niente.. era da stupidi farlo ancora quando alla fine del giro la conclusione era sempre e solo una.
E sarà stato che Blaine era bello da mozzare il fiato con i capelli ancora umidi dopo una doccia veloce, sarà stato la sonnolenza o la stanchezza di meditare ancora, sarà stata il discorso di Marie e quello di Santana che gli avevano smussato un po’ il cuore, Kurt non sapeva dirlo con certezza, ma si ritrovò a seguire il suo istinto senza inibizioni e senza paure.
Perché in quel momento Kurt, mentre attirava Blaine a sé, sporgendosi verso di lui e costringendolo ad abbassarsi alla sua altezza, non sentiva paura.
Era eccitato e incantato e pronto e elettrizzato ma non ne era spaventato.


Lo spinse per un braccio verso di sé e lasciò scivolare le mani sui suoi fianchi per stringerselo più vicino e lo baciò.
 
Premette le labbra su quelle calde e sorprese di Blaine.
Blaine che dopo un solo attimo di smarrimento capì cosa stava davvero succedendo e sorrise nel bacio prima di lasciare che l’altro approfondisse e ricambiò.
Ricambiò perché non c’era niente che voleva di più in quel momento, senza pensare a niente, senza pensare a stupide sfide, a futili giochi o a compromessi.
 
Blaine gli strinse il viso tra le mani e lo spinse su e poi più vicino, sempre più vicino perché doveva sentirlo.
Perché era Kurt che lo stava baciando.
Ed era un bacio che aveva il sapore di sidro frizzante e passione e Kurt.
 
E Kurt lo stringeva forte e le sue mani trovarono posto tra i suoi capelli alla base del collo e sorrise anche lui mentre l’altro un po’ per trovare fiato un po’ perché era da tanto che voleva farlo gli strinse il labbro inferiore tra i denti prima di ricominciare ancora.
 
E quello era Blaine che lo stava baciando e lui l’aveva pensato e sognato molte volte il loro primo bacio e quello, quello non era per niente ciò che aveva immaginato fosse stato.
Lo aveva considerato dolce, lento, romantico, lo aveva immaginato da gentiluomo come Blaine.
Invece era passionale, caotico, caldo e possessivo, era fuoco come Blaine.
Ed era bello e indescrivibile e non si trattava solo di piacere fisico e attrazione, perché altrimenti sarebbero stati come i baci con Zack o qualche ragazzetto della Dalton.. no, quello era IL bacio, era una connessione, era un urlare “tutto” a squarciagola e sentirlo davvero quel tutto.
 
Era Blaine e Blaine era qualcosa di diverso.
Ed era Kurt e Kurt era qualcosa di unico.
 
Era bello.
Il tocco possessivo di Blaine e l’audacia di Kurt lo erano.
 
Era stupendo il modo in cui si cercavano e si trovano nella bocca dell’altro, nei respiri dell’altro e nei piccoli gemiti che riuscivano a farsi sfuggire sempre un po’ compiaciuti.
 
Blaine lo aveva spinto sul letto, senza fermarsi dal baciarlo.
Un bacio all'angolo della bocca e uno sulla mandibola e un' altro ancora sul collo ed ogni bacio era un gemito di Kurt,
"Mi hai baciato" sussurrò lui strofinando il naso proprio vicino all'orecchio di Kurt,
"L'ho fatto" rispose in un flebile sussurro l'altro continuando ad sfiorargli i fianchi con le dita, 
"Ed ora sparirai?" Ed anche solo pensarlo procurava a Blaine un inspiegabile freddo tutto intorno al cuore,
"Vuoi che lo faccia?" Soffiò Kurt prendendogli il viso tra le mani per poterlo guardare dritto negli occhi,
"No. Mai. Tu vuoi scappare?"
"No. Dove potrei mai andare, se tutto quello che voglio é qui?"
L'aveva ammesso alla fine e Blaine era stato davvero tentato di farglielo notare, solo per avere la personale soddisfazione di dirgli "te lo avevo detto" ma poi le sue labbra erano così rosse e disponibili e sue che decise di approfittare di quelle.
“Questo significa tutto?” domandò alla fine Blaine distendendosi di fianco a lui e poggiando la fronte sulla sua spalla,
“questo significa che ti sto stringendo la mano” mormorò incastrando le sue dite a quelle di Blaine,
 
“tanto non ti bacio eh?” si erano infilati sotto le coperte, trovando subito posto l’uno tra le braccia dell’altro,
“oh sta’ zitto. Non sembri dispiaciuto comunque”
“no infatti. Puoi non baciarmi tutte le volte che vuoi” biascicò lui posandogli un bacio tra i capelli e sospirando piano,
“bene. Ora, buonanotte”
“oh lo è, lo è”
*
 
Blaine si era svegliato in tempo per non perdersi la scenetta istericamente comica messa in atto da un Kurt alterato e da una Rachel piuttosto assonnata e per niente dispiaciuta.
Da quanto aveva sentito, Rachel aveva convinto Finn ad accompagnarla a Westerville per lo shopping a condizione che sarebbero usciti più tardi quella mattina, sempre se le quattro potevano essere considerate mattino, e Kurt ne era rimasto davvero offeso.
“arriveremo così tardi che non troveremo più niente, Rachel! mai sei mai stata ad un venerdì nero? La gente è pronta ad uccidere per una scarpa Burberry!” disse Kurt cercando di tenere a bada la voce, con scarsi risultati ovviamente,
“e tu sembri essere tra quelle persone, Kurtie. Rilassati okay? e cerca di dormire un altro po’. Non faremo troppo tardi”
“Rachel-diva-dei-miei-costosi-stivali-Berry! Ho rifiutato l’invito di Nick e Jeff, quello di Carole e persino quello di Tina e Mercedes perché tu mi hai praticamente implorato di accompagnarti ed ora te ne esci con questa storia?”
“Kurt-regina-del-dramma-Hummel abbassa la voce che finirai per svegliare l’intero vicinato” disse lei con fare altezzoso decidendo finalmente di scendere dal letto per avvicinarsi alla porta dove Kurt era rimasto per discutere,
“se proprio ci tiene, Finn può raggiungerci dopo” sospirò Kurt convinto che una volta uscita dal letto l’altra lo avrebbe accompagnato,
“Kurt sai quanta persuasione ho dovuto usare per convincerlo a venire? Credi davvero che mi raggiungerebbe da solo? Avanti è Finn!” lui alzò gli occhi al cielo e sbuffò,
“no, che non voglio sapere quanta persuasione hai usato, ma posso immaginarlo” e Kurt era così concentrato da non aver neanche notato il doppio senso e la risata che aveva suscitato in Blaine completamente rilassato nel suo letto,
“bene, vorrà dire che ci andrò da solo. Ho visto una sciarpa McQueen che non posso lasciarmi sfuggire. Prenderò l’auto di Finn e spero di rompergli almeno uno specchietto” disse frustrato,
“chiedi a Blaine di accompagnarti. Non direbbe mai di no”
“perché non l’hai chiesto tu a lui, allora?”
“perché io non sono te” rispose lei prima di sbattergli la porta in faccia e tornarsene a dormire.
 
Kurt era uscito dal bagno ancora infervorato ma di tutto punto con il cappotto in spalla e le scarpe in mano convinto di poter andare via senza svegliare nessuno, senza svegliare Blaine cioè.
Intenzione inutile quando Blaine era comodamente appostato allo stipite della porta della sua camera vestito a quanto pareva alla meglio con jeans e felpa e se Kurt non fosse stato occupato a morire dallo spavento per il “bu!” che l’altro gli aveva fatto appena uscito dal bagno avrebbe notato quanto fosse bello anche vestito così.
“stavi fuggendo?” domandò allora Blaine,
“Un no, no. Io stavo andando- ma non fuggivo! Volevo solo-“
“ti accompagno” disse Blaine senza scomporsi o ritirare il suo sorriso,
“No. No, davvero. No Blaine io-“ Kurt fu fermato dall’altro che aveva fatto qualche passo fino a raggiungerlo per togliergli dalle mani le chiavi dell’auto di Finn,
“stai fuggendo” constatò alla fine sospirando e scuotendo la testa,
“non lo sto facendo, Blaine.”
“hai cercato di andartene senza svegliarmi. Se non stai scappando, allora cosa stai facendo?” chiese facendogli constatare l’ovvio,
“ti avrei chiamato.. più tardi. Io-“ sbuffò, “Rachel ha deciso di farsi accompagnare da Finn più tardi. Io voglio arrivare in orario per l’apertura del centro commerciale e non vedevo il motivo per cui svegliarti dato che-“
“voglio accompagnarti” lo fermò per l’ennesima volta Blaine,
“ti annoieresti”
“non lo puoi sapere”
“non sono un tipo che si rilassa mentre fa shopping”
“potrei non esserlo neanche io”
“la tua tenuta dice tutt’altro”
“la mia tenuta dice di voler stare comodi”
“no” a quel punto Blaine era di fronte a Kurt ad una spanna dal suo viso,
“no?” domandò con un sopracciglio alzato,
“perché ti ostini a non capire? Chiunque potrebbe-“
“potrei farti la stessa domanda, Kurt. Perché ti ostini a non capire? Tutto. Mi hai detto che mi avresti dato tutto. Un appuntamento con te al centro commerciale dovrebbe far parte del pacchetto”
“allora dovevamo chiarire bene questo tutto, perché io pensavo a tutt’altro” bofonchiò Kurt cercando di riprendersi le chiavi,
“cosa? pensavi che sarebbe cambiato ben poco? Che ci saremmo visti a scuola prima delle lezioni e basta? Pensavi che-“
“non pensavo evidentemente” sbuffò,
“a quanto pare dobbiamo chiarire dei punti, Kurt” asserì Blaine con cipiglio serio,
“non parlarmi come un professorino, Blaine. Chiarire dei punti? Non siamo a scuola ed il mio non è nessun test” disse spazientito Kurt sorpassandolo e attraversando il corridoio con tutta l’intenzione di andarsene anche senza chiavi dell’auto,
“questioni. Chiariamo delle questioni” Blaine lo aveva seguito per nulla turbato, anzi sembrava quasi divertito,
“siamo in due in questa relazione. Non puoi decidere da solo le tue condizioni e i tuoi tempi. Non mi sembra giusto. Quindi ti accompagno a fare shopping e ne discutiamo durante il viaggio, okay?” Blaine prese al volo il suo cappotto e scambiò le chiavi di Finn con le sue prima di raggiungere la porta e aprirla per lui e Kurt che lo guardava con gli occhi diventati due fessure,
“hai fatto in modo che se ti dicessi di no, sembrerebbe che voglia far valere le mie condizioni”disse Kurt infilandosi le scarpe,
“ah ah Divertente, Hummel” Blaine gli tirò uno scappellotto dietro la nuca prima di spingerlo fuori dall’appartamento,
“tu mi hai appena dato uno schiaffo” Kurt aveva gli occhi sgranati ed era rimasto fermo sull’uscio della porta,
“se quello lo consideri uno schiaffo, allora sì”
“mi hai tirato uno schiaffo” ripeté
Blaine alzò gli occhi al cielo e risalì i due gradini che aveva già fatto per raggiungerlo e attirarlo a sé per i fianchi,
“vieni qui” sussurrò prima di stringere il volto di Kurt e baciarlo.
 
Sguardi che indugiavano.
Mani che tremavano.
Sospiri che parlavano.
 
Quello era un’anima che ama e una testa che gira o forse due.
 

 

Angolo Wallflower_
*SLA: Il paziente affetto da SLA soffre di una degenerazione progressiva del motoneurone centrale e periferico, con un decorso del tutto imprevedibile e differente da soggetto a soggetto, con esiti disastrosi per la qualità di vita oltre che sulla sua sopravvivenza.
Le conseguenze di questa malattia sono la perdita progressiva e irreversibile della normale capacità di deglutizione (disfagia), dell'articolazione della parola (disartria) e del controllo dei muscoli scheletrici, con una paralisi che può avere un'estensione variabile, fino ad arrivare alla compromissione dei muscoli respiratori, quindi alla necessità di ventilazione assistita e in seguito alla morte. 
La SLA in generale non altera le funzioni cognitive, sensoriali, sessuali e sfinteriali del malato.
Bene Bene.. sono riuscita ad aggiornare dopo millenni! Yay! Meglio tardi che mai, no?
Questo capitolo è quello a cui tengo di più e non solo per il fatto ovvio della “klaine” ma anche per Marie e Santana.
Due personaggi che sto amando scrivere e descrivere.
 
Come sempre ringrazio tutte le persone che pazienti leggono e aspettano gli aggiornamenti molto più che sporadici.
 
Ringrazio sempre di cuore le persone che spendono il loro tempo a recensire la storia.
Giandugiandu,DARKAEONIFRiT, I choose to be happy, Ishuttheworldoutside, wislava & BeauBrooks.
 
 
Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate.
 
Alla prossima.
Kisses.
questa è la mia pagina autore fb.
  
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