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Autore: LokiSoldier    17/06/2014    3 recensioni
E se Sherlock e John non fossero due uomini adulti e vaccinati ma due giovani studenti liceali? Come sarebbe la loro vita? Come sarebbe stato il loro incontro e il loro rapporto se si fossero conosciuti all'età di diciassette anni?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Oddio da quanto tempo! Sì, lo so, non aggiorno da tanto e sono una brutta bruttissima persona ma vi giuro che non mi ero dimenticata di voi nè di loro! E' che ultimamente ho scoperto le gioie e i dolori di "Once Upon A Time" e "The Big Bang Theory" e quindi ho iniziato a perdere di vista il personaggio di Sherlock. >.< Oggi per fortuna sono riuscita a trovare la giusta ispirazione per mettermi e continuare e spero davvero di non aver scritto un cumulo di schifezze ç.ç

Come sempre, prima di iniziare, voglio ringraziare iamgratchen, B l u e, Alice_InWonderland, sofaa e Fannie Fiffi per i loro commenti alla mia fiction, nonchè Hamlet_, Miharu9 e ItalianBaka per averla messa fra le ricordate, iamgratchen, kikkaisasherlocked, music_lou, amy holmes_JW, JennBlack, klonoa75, sofaa e UuLinda per averla messa fra le preferite e NTonks, AsfodeloSpirito17662, g21, Alice_InWonderland, cascata_di_luce, klonoa75, mushroom_killer, chiampo11,crazyclever_aveatquevale, MayDes, EffeFagio, Greta_02, ari89, blue drop, music_lou, stella13, Arwen Woodbane, Sonia_0911 e Toru85 per averla messa fra le seguite ^^


 
Questa mattina John non è venuto a scuola. È partito presto per tornare nella sua città natale e trovare i suoi vecchi amici. Come mi aveva chiesto ho tenuto Sherlock sotto controllo cercando di non farmi vedere. Il suo sguardo era il solito e sembrava tranquillo come sempre. Non sapevo bene come interpretare la sua reazione. Anche se sembra indifferente all’assenza di John io credo davvero che in realtà gli manchi averlo vicino. Li ho osservati a lungo in classe nelle settimane precedenti ed è evidente che a Sherlock piaccia la sua compagnia, quindi mi risulta davvero difficile credere che non averlo più vicino così all’improvviso lo lasci indifferente. La cosa che più di tutte mi conferma questo sospetto è il fatto che durante la pausa pranzo mi abbia chiesto mi rimanere con lui.
 
- Ehm. Molly Hooper?
Naturalmente riconosco la sua voce senza nemmeno il bisogno di voltarmi, ma la cosa che mi sorprende è più che altro il fatto che mi abbia volontariamente rivolto la parola. Sobbalzo appena voltandomi e lo vedo in piedi dietro la mia sedia con le mani che giocherellano nervosamente con un angolo della sua maglietta, i denti che digrignano appena. È nervoso.
- Ahm… Sherlock, dimmi. Ti serve qualcosa? – domando confusa dalla sua presenza e decisamente felice del fatto che in questo momento siamo rimasti solo noi due in classe. Il mio cuore batte furiosamente ed io sento le mani iniziare a sudare. Vorrei poter controllare i miei fluidi corporei perché ho come la sensazione che lui sappia che al momento i miei palmi sono umidi e appiccicosi e la cosa mi fa vergognare da morire, il che non fa altro che farmi agitare ancora di più e aumentare così la sudorazione. Il mio viso è in fiamme, la bocca è asciutta e anche se provo a schiarirmi la voce ho come la sensazione che se adesso dovessi provare a parlare non ne uscirebbe altro che qualche flebile suono rauco.
Inarca un sopracciglio mentre vedo le sue pupille vagare per la mia figura e so che in questo istante mi sta scannerizzando. Ecco. Ha già capito tutto quello che mi si sta agitando dentro e io sono fregata. Sono fregata perché per qualche strana e imbarazzante ragione sono quasi contenta che lui stia cercando di capirmi.
- Non proprio. Pensavo che potevi pranzare qui. Se ti va.
Schiudo le labbra mentre la mia mente si scollega istantaneamente da ogni possibile recettore nervoso. Cosa? Pranzare qui? Con lui? I miei occhi rimangono fissi su di lui mentre la mia bocca impedisce all’aria di entrare o uscire, il cuore è stranamente lento, e persino il sangue sembra aver smesso di affluirmi al viso e alle orecchie. Sono letteralmente pietrificata. Perché mai Sherlock dovrebbe chiedermi di pranzare con lui? Non ha mai provato minimamente a parlarmi e pensavo di non piacergli nemmeno come persona visto come ha sempre cercato di ignorarmi; cosa può averlo portato a chiedermi una cosa…
Ritorno al presente sorridendo appena, amaramente. – John.
- Prego?
- Te l’ha chiesto lui. Vero?
Mi fissa per un attimo in silenzio, colto in fallo. Annuisce. Scuoto appena il capo mentre mi sistemo le ciocche di capelli dietro le orecchie. E’ così ovvio che non sia una sua scelta… eppure in qualche modo penso che se la mia presenza gli è così sgradita non cercherebbe comunque di compiacere il suo amico. Ma non è esattamente il massimo per farmi forza.
- Ti ringrazio. Ma preferisco andare in mensa. Ho l’impressione che finiremmo col restare qui senza parlare e senza considerarci fino alla ripresa delle lezioni, in un imbarazzante e tesissimo silenzio. – dico prendendo dalla cartella un libro e sostenendo non so come il suo sguardo leggermente sorpreso ma sempre fermo e distaccato. Non so nemmeno io da dove mi sia uscita la forza di dirgli di no visto che da quanto ricordo rimanere da sola con lui è la cosa che più desidero al mondo. – Non sentirti in obbligo di parlarmi solo perché John vuole essere gentile con me. Non mi piace la compassione.
E detto questo esco dalla classe con un sorriso appena abbozzato sulle labbra. Per quanto mi piacerebbe essergli anche solo amica non sono disposta a calpestare la mia dignità per questo.
 
Mi fa piacere sapere che John si preoccupa per me e per questo sono ancora più felice di aver fotocopiato i miei appunti per lui. Sherlock non va benissimo in tutte le materie e perciò sarebbe stato crudele da parte mia lasciare John in difficoltà al suo ritorno. Decido di scrivergli per sapere come sta e se è già arrivato.
 
 
 
Ore 9.28 p.m.
Ehi John, come è andato il viaggio?
 
 
 
Ore 9.32 p.m.
Molly, ciao! Tutto bene, mi sono appisolato una mezz’ora per via della stanchezza ma non mi lamento. Tu come stai?
 
 
 
Ore 9.35 p.m.
Bene. Oggi Sherlock mi ha chiesto di pranzare in classe. So che è opera tua.
Hai già incontrato i tuoi amici?
 
 
 
Ore 9.47 p.m.
Oh, com’è andata? Non pensavo mi avrebbe dato retta quel testone. Sono sorpreso!
Sì, mi sono venuti a prendere e ora stiamo andando a casa, sono esausto x_x
 
 
 
Ore 9.51 p.m.
Ho rifiutato. Era evidentemente a disagio e mi avrebbe reso le cose ancora più difficili. Ma ho apprezzato lo sforzo, anche se non ce n’era bisogno. Grazie. : )
Oh allora ci sentiamo domani, vai a riposare!
 
 
 
Ore 9.53 p.m.
Secondo me potreste diventare amici se lui la smettesse di fare lo stupido.
Cerca di andargli incontro se davvero ci tieni. : )
Grazie. Buonanotte Molly.
 
 
 
Sospiro. Mi stendo sul letto lasciando il cellulare sul comodino. Forse ha ragione, forse potremmo davvero essere amici se provassi ad andare oltre le mie paure e il mio orgoglio… eppure non voglio davvero sembrare disperata! Non a lui. Non so proprio cosa fare. Decido di non pensarci e di provare a dormire. Magari una nottata di sonno riuscirà a darmi le risposte che cerco e domani saprò come comportarmi e affrontare questa situazione. Sì, è meglio così. In fin dei conti sono abbastanza certa che se anche provassi ad arrovellarmi fino allo sfinimento non arriverei comunque ad un punto ora come ora, quindi tanto vale risparmiarmi ore di tormento e dubbio e provare a riposare pensando ad altro.
 
 
*
 
 
Abbasso il monitor del mio portatile lasciando che il computer si spenga con un sospiro irritato. Mi annoio. La cena è finita da un po’ e la mia mente non vuole saperne di dormire. Ho scritto dei saggi circa alcuni interessanti esperimenti scientifici di cui ho letto su internet e mi sono documentato su alcuni casi di omicidio irrisolti trovati in giro su giornali e riviste. Sono sconvolto dal numero di casi che la polizia non riesce a risolvere nonostante la loro banalità. Certo, su alcuni ho dovuto pensare addirittura una decina di minuti per mettere insieme tutti i tasselli, ma in fondo non penso che fossero davvero così difficili per delle comuni menti umane. Non riesco davvero a capacitarmi di quanto gli altri possano essere stupidi, è semplicemente deprimente. L’unica persona con la quale potrei sostenere una interessante e non banale conversazione è mio fratello, ma il suo carattere impostato e bacchettone mi impedisce di stargli anche solo mediamente vicino. Sospiro nuovamente. Non so cosa fare. I miei occhi bruciano per via del troppo tempo passato al pc, non ho la minima intenzione di studiare per domani perché non so cosa farmene delle nozioni sul sistema solare o le costellazioni e non ho nulla di interessante da leggere o studiare. In genere da qualche tempo passo la sera a parlare con John via messaggi e istruirlo su cose che a lui sfuggono da sotto al naso, ma adesso è fuori con i suoi amici e non voglio disturbarlo. Non ho la minima intenzione di scrivergli così come lui non ha pensato di farsi vivo. Senza rendermene conto mi trovo a notare come la sua presenza sia riuscita a cambiare non solo la mia giornata scolastica ma anche la mia routine in casa. Cosa facevo prima di conoscerlo dopo cena? Studiavo qualcosa, leggevo, facevo qualche esperimento, esattamente come adesso, e poi andavo a dormire. Non mi ero reso conto di aver iniziato a dormire più tardi da quando lo conosco. È irritante il fatto che sia riuscito a cambiare tutte queste piccole cose senza che me ne accorgessi.
Mi alzo in piedi cercando di non rimuginare troppo su tutto ciò e mi trovo fermo davanti la stanza di Mycroft. Sta leggendo qualcosa al suo pc con un certo interesse e appunta qualcosa su dei fogli. Perché lui ha qualcosa da fare e io no? Maledetto!
- Cosa c’è, fratellino? – domanda senza distogliere lo sguardo con la sua voce annoiata e impassibile. Io mi limito a fare spallucce mentre mi siedo su un’altra sedia vicino un’altra scrivania e mi volto verso di lui unendo le dita delle mie mani le une contro le altre.
- Oh nulla. Pensavo che avessi voglia di staccare dal lavoro. Se hai proprio bisogno di giocare un po’ alle deduzioni posso perdere un po’ del mio tempo per te.
Smette di scrivere e ruotando la sedia verso la mia direzione mi osserva con un sopracciglio inarcato.
- Ti stai annoiando, capisco. Beh se hai voglia di giocare basta dirlo, Sherlock.
Il suo sorriso soddisfatto mi porta ad assottigliare appena lo sguardo. Lui e la sua dannata voglia di comandare tutto e tutti e sentirsene superiore. Tutto ciò che desidera e sentire di avere il controllo della situazione, avere il potere di modificare le carte in tavola secondo i suoi personalissimi desideri. Siamo così incredibilmente diversi che davvero non riesco a capacitarmi di come possa essere mio fratello.
- No, ti sbagli. Non voglio giocare. Ma se ne hai bisogno posso anche farlo.
- Sherlock, ammetti che ti stai annoiando e mi stai chiedendo aiuto e io gioco con te. – Il suo tono quasi mellifluo mi fa salire il disgusto, nonché una certa irritazione. Non perché abbia ragione ma perché si ostina così tanto a volermi sentire ammettere una mia debolezza. Che essere meschino. Mi alzo dalla sedia e mi dirigo verso la mia stanza, non c’è assolutamente nulla da fare qui.
- Buonanotte Mycroft.
- ‘Notte fratellino.
E anche se ormai sono nella mia camera riesco a percepire il suo sorriso soddisfatto sulle labbra mentre si volta verso il computer e riprende a lavorare con i suoi serratissimi ritmi. In questo momento mi pento quasi di aver rifiutato di lavorare con lui solo per il disperato bisogno di fare qualcosa.
 
 
 
Ore 10.17 p.m.
Il viaggio è andato bene, grazie per non averlo chiesto.
Adesso mi butto a letto perché sono stanchissimo, tu vedi di non combinare guai mentre non ci sono.
E grazie per aver provato a parlare con Molly oggi.
 
 
 
Ore 10.18 p.m.
Io? Guai? Ma se mi faccio solo i fatti miei.
Cosa ti ha detto? SH
 
 
 
Ore 10.21 p.m.
Tu combini guai anche senza saperlo.
Che le hai chiesto di pranzare insieme e che ha rifiutato perché le sembravi abbastanza forzato nel tuo invito e non voleva sentirsi a disagio. Penso che proverà ancora a parlare con te. Cerca di non spazientirti per favore.
 
 
Sospiro. Inizia a diventare frustrante questo suo accertarsi che io stringa amicizia con Molly Hooper. Saranno anche fatti miei con chi voglio o non voglio parlare! Roteo gli occhi verso l’alto mentre mi decido a digitare una nuova stizzosa risposta.
 
 
 
Ore 10.24 p.m.
Ancora non capisco perché ci tieni così tanto.
Sembri tenerci più di lei. SH
 
 
 
Ore 10.32 p.m.
Non voglio che tu sia solo.
 
 
 
Quel messaggio compare sotto i miei occhi come una specie di colpo al viso. Rimango spiazzato da quelle parole e non so bene come interpretarle. Nessuno si era mai preoccupato di questo e, in tutta onestà, io stesso non ho mai visto quale fosse il problema di stare per i fatti propri. Sono sempre stato benissimo da solo: nessuna responsabilità, nessun obbligo morale, nessun fastidio. E tutti hanno sempre assecondato più che volentieri questo mio desiderio. Tutti tranne John. Non capisco davvero perché lui lo trovi inconcepibile. Lui non tollera che la gente mi trovi insopportabile, che mi tratti male, che io mi renda fastidioso. Si impegna davvero per rendermi migliore e io sono certo che sia tutto lavoro sprecato visto e considerato che io per primo non desidero cambiare o rendermi migliore per gli altri. Non m’importa di piacere al prossimo, voglio solo stare in pace con me stesso. Rinchiuso nel mio Palazzo sono al sicuro da tutto ciò che non sopporto e la mia compagnia è tutto ciò che mi serve per stare bene. Beh, forse anche la sua presenza potrebbe andare bene, ormai.
 
 
 
Ore 10.36 p.m.
Non puoi decidere per me. SH
 
 
 
Ore 10.38 p.m.
Vero.
 
 
 
Ore 10.42 p.m.
Come se fosse una novità. SH
 
 
 
Ore 10.47 p.m.
Sei proprio un idiota. Adesso vado davvero.
A domani Sherlock. Buonanotte.
 
 
 
Ore 10.52 p.m.
Buonanotte. SH
 
 
 
Senza accorgermene mi rendo conto del fatto che mi ritrovo steso sul letto con gli occhi pesanti e la mente rilassata. Possibile che sia bastato scambiare qualche messaggio con lui per placare l’agitazione della mia mente annoiata e portarmi sull’orlo di un tanto bramato riposo? Il cellulare mi scivola di mano finendo sulle lenzuola mentre con un sospiro confuso mi ritrovo semplicemente a chiedermi: Cosa mi hai fatto, John Watson?
 
Insomma, ecco qui!
Anche questo capitolo è terminato e spero davvero che possa esservi piaciuto.
Personalmente ho paura che sia venuto male ma non riuscirei a fare di meglio temo
quindi mi auguro che non faccia così pena come credo e che possa risultarvi piacevole! *-*
Intanto sto pensando di scrivere una fan fiction circa The Big Bang Theory
quindi se vi interessa tenetemi d'occhio!
Come sempre se vi è piaciuto o avete qualche critica da fare
lasciate un commento *-*
  
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