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Autore: Bellis    15/08/2008    1 recensioni
Lo Specchio non restituiva lo squallore della sua immagine derelitta.
Un bambino pregava inginocchiato di fronte ad una sediola, un libro di dottrina aperto dinanzi, le labbra lievemente schiuse, il visino paffuto atteggiato a leggera ed inevitabile noia, compreso tuttavia di una solennita' dolce ed infantile.
Genere: Malinconico, Science-fiction, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Note dell'Autrice!
Innanzitutto, debbo ringraziare chi sta continuando a leggermi, perchè è un onore per me sapere di avere un consistente pubblico :D Grazie mille a tutti, sì, anche a te, che stai leggendo ora :P

Quindi, vediamo chi mi ha lasciato una Recensione:

- francy91: Grazie, grazie, grazie delle tue recensioni sempre così particolareggiate... e lusinghiere anche :D Sono contenta che i personaggi ti piacciano, Jono in fondo è un bravo giovane, anche se un po' anomalo eh :)
Spero che continuerai a seguirmi e a scrutare con la tua buona e paziente vista ogni virgola (ed ogni apostrofo) del mio racconto. :D

- Fefina: E' un vero piacere sapere che sono riuscita ad attrarti verso l'intricato ma nondimeno piacevole mondo della Fantascienza! :D Spero di non deludere le tue aspettative e di mantenere sempre lo stesso livello di introspezione e di accuratezza lessicale, se così non fosse, ti prego di farmelo notare. Ancora, Grazie! Per aver recensito :D

Ora, introduco questo Capitolo con una frase tratta dalla canzone "Gravity of Love" degli Enigma: The Path of Excess leads to the Tower of Wisdom.
Il brano mi ha ispirato un sacco nella creazione di questa fan-fiction, quindi sapete con chi prendervela :P

E' un po' corto come Capitolo, spero di fare di meglio prossimamente :S Comunque...
Buona Lettura!

The Path of Excess

L'organismo materno ed unitario del Pianeta Terra era ormai irrimediabilmente avvelenato. Stava morendo, si stava perdendo nel caos e nel disordine.

L'amore dei suoi figli prediletti era venuto meno, dal giorno in cui essi avevano toccato il cielo, raggiunto le vette dell'atmosfera, infranto quel velo trapunto di Stelle, gli occhi di una divinità abbandonata e relegata ad una dimensione di puro misticismo.

Kev aveva quasi dimenticato il Sole. Ricordava pochi giorni durante i quali il cupo e plumbeo grigiore del cielo si fosse squarciato, lasciando penetrare qualche fuggevole, limpido, tiepido raggio. E questi momenti erano lontani, sepolti nella sua infanzia.
Opachi anch'essi.

Mantenne lo sguardo fisso sulla plastica spessa della finestrella, tremolante di pioggia battente, lasciando che il piccolo dispositivo portatile si appoggiasse alla sua coscia per rimanere lì, pazientemente, ad attenderlo.

Quei pomeriggi di confortevole e piacevole luce... sprecati nella lettura e nella preghiera... e nello studio. Se potessi farli rivivere! Se potessi riportare indietro quei luoghi, quelle armonie, quelle...
Ebbe un rapido sussulto.
... quelle persone.

Non ricordava suo padre. Non poteva rammentarsi il suo aspetto.
Jeicyn, la sua dolce madre, gli aveva detto e ripetuto che i capelli, neri e ribelli, li aveva ereditati da lui. Gli occhi verdi e profondi, invece, erano eredità materna.
Scrollò le spalle, infreddolito dall'umidità che il povero tessuto del suo abito logoro non poteva trattenere.

"Kev. Sei ancora impegnato? Non puoi riposarti un poco?" una soffice voce femminile giunse al suo orecchio come una lontana apparizione.

Il ragazzo si volse, alzandosi in piedi. Sorrise, allargando i lineamenti del volto pallido, "Devo consegnare i risultati delle mie analisi, dopodomani. Non posso riposare." rispose, avvicinandosi alla donna.
La osservò, notandone i capelli scarmigliati ed il viso smunto.

Sì, la bella Jeicyn, la fata della sua infanzia, se n'era andata per sempre.
Come il Sole.
Abbracciò la figura esile della madre, senza appoggiarsi a lei, sorreggendola, piuttosto, sostenendola.

"Cosa dicono le tue analisi?" intervenne ancora quella voce, colma d'amore e di ingenua ammirazione per la scienza del figlio. Tuttavia, Kev notò in essa una punta di sarcasmo.
"Dicono forse che siamo in troppi? Che il clima del Pianeta è sbilanciato, del tutto scompensato?"

Il ragazzo si esibì in una rauca risata.
"Sì, mamma, proprio questo. Ma..." esitò, con un fare sommesso e cauto, come se, continuando a parlare, rischiasse di spezzare un delicato incantesimo.

Il visino gracile, circondato da una chioma bionda, si inclinò.
"Ma...?"

"... forse c'è una via che nessuno ha mai considerato." completò il ragazzo. Il suo volto da ventenne si adombrò, mentre il suo pensiero viaggiava veloce, percorrendo a ritroso il filo del ragionamento, in cerca di errori.

Jeicyn allungò le mani scheletriche per afferrare le sue spalle.
"Non voglio perdere anche te, figlio mio." sussurrò, i begli occhi velati da lacrime spuntate a causa di un subitaneo e sottile turbamento.

Kev attrasse il viso sciupato della madre al suo petto, lo sguardo ancora vacuo, rivolto agli intimi e reconditi meandri del suo essere.
"Resterò sempre con te, non temere." mormorò in risposta, "Guadagneremo il tempo di vivere." aggiunse, la voce divenuta improvvisamente dura.

, ripetè a se stesso il giovane scienziato, se la diplomazia non ha effetto sugli Assassini dello Spazio... se il loro cuore di pietra e la loro mente metallica non si degnano di ascoltare la voce dei loro progenitori...

La voce tenue e commossa della madre interruppe il filo minaccioso delle sue silenziose invettive.
"Sii prudente, figliolo." ella sollevò il mento a scrutare il suo volto, "Sii prudente, Kev! Non sempre il sentiero dell'eccesso conduce alla Torre della Saggezza."

E, all'unisono, i loro occhi verdi, luccicanti di lacrime, si volsero alla finestrella sporca del loro appartamento. Due stanze plasticate del sessantunesimo piano.
Fuori, pioggia scrosciante ed incessante sulla selva interminata di palazzi scuri e ciminiere annerite.

   
 
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