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Autore: Daphne09    18/06/2014    2 recensioni
Katia Colombo, una diciannovenne alle prese con la Maturità, non sa che cosa fare del proprio futuro e, cercando di studiare con i suoi amici per quel grande incubo che possono definirsi gli Esami di Stato, vivrà tante piccole avventure che forse -prima o poi- l'aiuteranno ad auto-appellarsi matura.
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Lo vuoi capire che 'sta sera devi metterti quel vestito rosso? Ti sta d'incanto!» Insiste il Carlo.

«D'accordo! -Cedo io esausta. È un'ora che sta cercando di convincermi- Adesso vado a finire di ripassare un po'. Ci vediamo dopo.» Lo liquido.

«Va bon, passo da te alle nove e mezza?» Propone.

«Okay.»

Ebbene sì, Luca, nonostante sia un amante dei poeti maledetti, non beve e, gira che ti rigira, è sempre lui a fare il guidatore sobrio. A dire il vero nemmeno alla Marti piace ubriacarsi, però ha la macchina da così poco tempo che i suoi non si fidano a lasciarla da sola di sabato sera.

Esausta di tentare di imparare nozioni su nozioni di filosofia, alzo gli occhi iniziando a fantasticare su quello che sarebbe successo questa sera: è la mia notte prima degli esami, mica roba da niente!

Ci saranno tutti i ragazzi delle quinte e sarà come sentirsi a casa dato che più o meno li ho conosciuti quasi tutti nel giro di questi anni. Ci sono alcuni recenti bocciati con cui non ho stretto amicizia, ma non mi importa.

A dire il vero durante questo ultimo anno c'è sempre stato un ragazzo che mi sarebbe potuto potenzialmente interessare: Kevin Ferrari. È una specie di figlio di papà dicono, ma non se la tira poi così tanto, a volte frequenta alcuni miei compagni di classe e fanno la gatta insieme.. Eppure non mi sembra il tipo.

È esile, poco più alto di me, castano con gli occhi verdi. I suoi lineamenti sono insoliti: ha la mascella marcata, in perfetta armonia con le labbra poco carnose, e i suoi occhi dal taglio vagamente medio-orientale; ha avuto sempre quel non so che di affascinante.

Il suo aspetto fisico è molto particolare, insolito, e forse è proprio per questo che mi attira.

Non ci siamo mai rivolti la parola in tutti e cinque gli anni, nonostante spesso fossimo stati vicini di classe. A dire il vero solo una volta è successo, ma era venuto a chiamarmi in classe per conto di un altro prof; forse è stato proprio quello il momento in cui mi sono accorta di lui. In parte sono curiosa di sapere se stasera ci sarà, ma d'altro canto non sono intenzionata di parlarci.

 

*****

 

Sbuffo dall'affanno davanti allo specchio, cercando di entrare in uno strettissimo tubino rosso e tentando di rimanere in equilibrio su un paio di decolté da dieci centimetri.

«Hanno suonato!» Urla mia madre dalla cucina. Caspita, il Carlo è puntuale come un orologio svizzero fino all'ultimo.

«Arrivo!» Grido di ricambio sistemandomi il Kajal intorno agli occhi e prendendo la pochette. Caspita, sono proprio carina stasera!

 

Non appena ci troviamo davanti ai cancelli bianchi del locale e ci facciamo timbrare la mano dai buttafuori, ci fiondiamo sul tavolo del buffet.

«Tutto qui?» Mugola la Marti notando che, nonostante fosse appena iniziata la serata, si sono già spazzati via quasi tutto.

Mangiucchiando quel poco che era rimasto, ci incamminiamo subito tutti verso il bar per evitare di ritrovarci a bocca asciutta, stasera offrono due consumazioni gratis ad ognuno.

«Carlo..» Mugolo, facendo quasi le fusa al mio amico.

«Che c'è?» Domanda lui con aria inquisitoria.

«Mi daresti le tue consumazioni?» Gli chiedo con fare da ruffiana. Questa sera ho proprio voglia di dimenticare tutte le preoccupazioni con qualche sano drink di troppo!

«È da una vita che non bevi, dubito tu riesca a reggere..» Mormora lui lanciandomi un'occhiataccia. Che noia!

«Ma dai, tu non le sfrutteresti nemmeno! Che ti importa? Per favore..» Continuo ad implorarlo. Speriamo che ceda.

«E va bene.» Sbuffa lui allungandomi i foglietti con del malcontento.

 

Dopo un'interminabile fila al bar me ne torno al tavolo con due Rum and Cola tutti per me.. Che la serata abbia inizio!

«Non fare cazzate.» Sento dire dal Carlo dopo aver trangugiato il primo drink tutto d'un sorso.

«Ciò che succede al Sunset Beach, rimane al Sunset Beach.. Ricorda!» Lo prendo alla leggera continuando a bere quel forte, fortissimo intruglio.

 

È passata circa un'ora e mezzo dall'inizio della festa e sono già al mio quarto bicchiere, la testa inizia a girarmi e gran parte del mio senso di inibizione se ne sta andando.. Finalmente.

«Hey bella!» Mi saluta un ragazzo alto e piazzato con fare viscido.

«Ciao amico!» Ricambio io scoppiando in una fragorosa risata. A dire il vero non è per nulla una scena esilarante, ma girare a quarantadue denti per tutto il locale sta diventando inevitabile.. D'altro canto ritengo sia una cosa molto più salutare rispetto al rincoglionimento-post-fumo della maggior parte di tutti gli altri che -come me- stanno festeggiando la loro notte prima degli esami.

«Posso fare qualcosa per te?» Mi domanda quel tipo avvicinandosi con fare sempre più malizioso.

«Quello è un Gin Lemon?» Domando facendo riferimento al bicchiere che sta sorreggendo fra le mani.

«Sì, perché? Ne vuoi un po'?» Domanda, sperando di ottenere qualcosa in cambio.. Presumo.

«Certo, gentilissimo.» Rispondo senza freni inibitori, come se lo conoscessi da una vita, per poi strappargli il drink dalle mani e berlo alla goccia.

«Grazie.» Mi congedo poi, ridandogli quel misero bicchiere di plastica in cui è rimasto soltanto qualche cubetto di ghiaccio, guadagnandomi uno sguardo perplesso da parte del ragazzo.

La testa ora mi gira ancora più intensamente, tanto che sotto i piedi mi pare quasi di avere delle nuvole e non dieci centimetri di tacco a spillo. Quest'effetto è talmente piacevole che, senza preoccuparmi degli occhi che potrebbero cadere su di me, inizio a sculettare, godendomi la comodità del mio vertiginoso paio di scarpe.

«Hey!» Grido abbracciando un poi il Matte, un mio conoscente del quinto f, nonché organizzatore della festa.

«Bella, come va? -Mi accoglie lui con un abbraccio- Ti stai divertendo?»

«Eh certo! -Ridacchio io- Non è che hai qualche amico da farmi conoscere? Gli altri se ne sono andati chissà dove e non riesco a reperirli!»

«Ovvio! -Si rende disponibile lui, indicandomi una vaporosa bionda accanto a lui- Sara, lei è Katia. Katia, lei è Sara.»

«Ciao, piacere!» Mi stringe la mano lei con fare quasi ambiguo, non riesco a capire se è sobria o meno.

«Ciao!» La saluto per poi lasciarmi trascinare in mezzo alla pista ed iniziare a ballare, forse in maniera un po' troppo spinta.

Voltando lo sguardo noto che poco più in là c'è una ragazza castana un po' robusta, vestita con un semplice paio di jeans ed una maglietta un po' scollata che si diletta nel mostrare la sua sinuosità su un tavolo, ancheggiando sotto gli occhi di qualche ragazzo un po' stupito e.. fatto.

«La conosci?» Mi chiede la tipa che da poco ho conosciuto, indicando col capo quella che miravo fino a qualche secondo fa.

«Sì! -Rispondo divertita- È la mia vicina di casa! I suoi sono baresi o qualcosa del genere e, secondo loro, stanno crescendo la figlia in stile Monaca di Monza, tanto da potersi permettere di venire a riferire a mia madre ogni volta che mi vedono accendere una sigaretta o chissà che.
Viva la coerenza, mi dicono!» Rido sempre più esilarata dalla troiaggine di quella ragazza.

«Oddio! Ma è una mega-sfigata! -Commenta Sara- Ci tengo a precisare che è una bamboccia di quarta, eh!» Mi informa, facendomi scoppiare in un altro forte ghigno, colpita dalla ridicolezza di tale fatto. Anche la mia nuova amica ricambia l'opinione ma, non facendo in tempo a parlarle di nuovo, scatto nel sentire due braccia bollenti avvolgermi il collo.

«Chi è?» Grido ponendomi in posizione difensiva, come se fossi una lottatrice di karate.

«Amica mia!» Grida una bionda di mia conoscenza stritolandomi fra le sue braccia.

«Marti?! -La richiamo esterrefatta- Quanto cazzo hai bevuto?!»

«Abbastanza da poter dire al Cozzi che mi piace e che voglio chiavare con lui 'stasera.» Mugola barcollando, reprimo l'istinto di sorridere.

«Dai! Che figata! -Esclamo sorpresa con un tono acuto quanto incerto- E lui che cosa ti ha detto?»

«Non mi ricordo!» Ghigna lei per poi scoppiare in una sonora risata ed andarsene non appena il Cozzi stesso riappare dietro di lei. Spero solo prenda la pillola domani mattina.

Facendo un breve passo indietro vado a sbattere contro il Carlo ed un suo amico biondo che regge una possente bottiglia in vetro.

«Sta attenta! -Mi grida il tipo- Questa vodka ha un valore inestimabile!» Mi rimprovera per poi andarsene e continuare a bere.

«Carlo! -Saluto il mio amico, abbracciandolo carica d'entusiasmo- Devo farti una domanda..» Aggiungo poi seriamente.

«Dimmi.»

«Se le persone hanno un valore inestimabile e la vodka anche, il tuo amico che sta bevendo vale due inestimabili?» Farfuglio per poi quasi soffocare dal ridere. Eppure, questo ragionamento non fa una piega.

«Senti, ti devo dire una cosa.» Cambia discorso il Carlo.

«Eh.»

«Katia Colombo -Sospira- Sono innamorato di te! Mi piaci sin dal primo momento in cui ci siamo conosciuti!»

«Cosa?! -Gli chiedo esterrefatta. Non posso crederci- Ma tu non eri gay?!» Gli domando ancor più shockata.

«Chi ha mai detto questo?» Rimane perplesso lui alzando un sopracciglio.

«Ma dai figa, non ti vedi? -Lo faccio ragionare- È da tre anni che sei con noi e non ti abbiamo mai visto nemmeno a braccetto con una ragazza, e poi il borsello che indossi sempre direi che spiega tante cose!»

«Oh beh.. -Sospira lui con sguardo languido, forse gli ho spezzato il cuore- Non sono più uscito con nessun'altra perché non avevo occhi che per te.» Mi rivela.

«No, cazzo.. Mi dispiace. -Mugolo come se fossi un cerbiatto ferito, per poi accarezzargli il viso- Io ti voglio bene amico mio, però non ci potrà mai essere nient'altro. Scusami. -Dico- Non odiarmi, lo so che ora mi detesti.. Ma io ti voglio bene, capito?» Piagnucolo abbracciandolo. Sento che mi sta praticamente contagiando i suoi sentimenti. Cazzo! Sono proprio una merda.

«Non fa niente, ci vediamo all'uscita.» Sospira lui per poi andarsene, lasciandomi lì ubriaca e barcollante. Forse il mio stato è alquanto pietoso e non terrà conto delle parole dette 'stasera, penso che ne potremo riparlare in maniera più sobria domani, dopo la prima prova. Che figuraccia.

Un'improvvisa spinta mi scuote sia fisicamente che moralmente, fino a trovarmi qualche metro più in là di dove ero fino a poco fa. Filippo Amato del quinto b è stato attaccato da un buttafuori, ne avrà sicuramente combinata una delle sue. Dopo un altro scossone, il suo bicchiere si inclina involontariamente verso di me, macchiandomi il vestito. Merda!

«Filo, che cazzo fai?!» Gli grido iraconda. Ma come cazzo è messo?! Era nuovo di zecca e appena uscito dalla tintoria. Io lo strozzo!

«Non ti conviene provocarlo, 'stasera è intrattabile e questa non mi sembra la situazione migliore per fargli saltare i nervi.» Mi bisbiglia nell'orecchio una voce che non sono certa di conoscere.

Voltandomi mi manca un respiro: è Kevin Ferrari.

«Ma mi ha sporcato il vestito, non vedi?!» Esordisco io sempre irritata, non m'importa se sto parlando con quello che mezza scuola si vuole sbattere.. Il mio vestito è conciato da buttar via!

«E a me ha rotto il drink.. Chi sta peggio?» Ammicca mostrandomi un bicchiere di plastica sfrangiato colante del Sex on the Beach, facendolo ondeggiare accanto a me con mano incerta.

«Allontana quel coso da me! -Grido- Ma dico?! Non basta già questa porcheria sul mio vestito?!»

«Come vuoi.. -Sospira, per poi buttare il tutto nel bidone- Comunque piacere, Kevin di quinta g.» Dice allungandomi la mano con fare quasi serio, ma si nota lontano un miglio che è ubriaco perso.

«Che fai? Non mi stringi la mano?» Domanda lui dopo poco, deluso e vagamente divertito.

«Quante formalità..» Sbuffo per poi accontentarlo.

«Che ci fai qua 'stasera?» Domanda.

«Lo stesso che ci fai tu. -Rispondo, per poi continuare a muovere un piede a ritmo di Hangover, penso che la canzone si addica al momento- Ti va di ballare?» Gli domando buttandogliela sullo scherzo.

«Certo.» Risponde lui prendendomi per mano e portandomi in mezzo alla pista. Fischia, com'è rapido.

Non faccio in tempo nemmeno a fare il primo passo di danza e vengo immobilizzata da lui.. che mi stampa un bacio sulle labbra, seguito da un altro ed un altro ancora.

Rimango quasi paralizzata, non mi sarei mai aspettata tale precocità ma, dopo aver realizzato che ciò che sta accadendo è vero, gli mostro il mio consenso avvicinando il mio corpo al suo. Al diavolo la conformità, questa notte voglio divertirmi!

Appoggiandomi le mani sulle spalle mi spinge ancor più verso di sé, schiudendo la bocca mi permette di assaporare la sua fragranza di Vodka Lemon.. Inebriante.

Cercando di eliminare un'ulteriore inesistente distanza fra noi, pongo i miei palmi sulla sua schiena, facendo un'ulteriore pressione su di me.

Siamo una cosa sola avvolti l'uno all'altro, siamo due sconosciuti ma è come se ci conoscessimo da tutt'una vita; capisce così bene i miei punti deboli.

Sento la mia schiena sbattere contro qualcosa di rigido, ma non ho intenzione di aprire gli occhi per accertarmi che si tratti del muro; potremmo trovarci anche in un fosso, ma nulla potrà mai permettere al mio cuore di smettere di scalpitare.

Sento un brivido percorrermi il corpo come una fulminea scossa elettrica nel momento in cui percepisco che lentamente le sue mani si stanno spostando sul mio sedere, afferrandolo con lussurioso gusto; non gemere mi riesce impossibile.

«Sei una gran figa stasera.» Bisbiglia sulle mie labbra, per poi richiudere senza permettermi di sentenziare oltre.

Sento la mia schiena strisciare contro il muro nuovamente, per poi inciampare e cadere su qualcosa. Roteando leggermente il capo mi accorgo di ritrovarmi su un divanetto situato nell'angolo più remoto del locale, la cosa non mi disturba affatto.

In quel momento quasi infinito sospendiamo l'amplesso e, nell'attimo in cui il mio sguardo si perde nel suo, soffochiamo di nuovo ogni singolo respiro con le nostre lingue. Non importa se si tratta di uno sconosciuto, tutto ciò è altamente eccitante.

Sento i suoi palmi spostarsi sui miei seni e percepisco le sue dita strizzarmi leggermente i capezzoli, rendendomi impossibile proseguire il rapporto senza alzare il capo e sospirare affannata.

Approfittando di ciò, Kevin lascia un paio di baci umidi sul mio collo, per poi ripassare il tracciato con la lingua e qualche morso. Sento che l'autonomia del mio fisico mi sta lentamente abbandonando e, esalare il profumo del suo dopobarba mi da un effetto maggiore di tutti i drink bevuti.

«Non vorrai abbandonarmi così stasera..» Mugola nel mio orecchio, mordicchiandolo.

«Chi lo sa..» Ghigno con fare misterioso, provocandolo con sguardo furbo ed assottigliato.

«Sei un'egoista sai? Una stronza egoista..» Sospira deluso, ma nel suo sguardo noto un forte luccichio di desiderio.

«Senza un minimo di amor proprio non vai da nessuna parte, sai?»

«Sei una stronza.» Ribadisce per poi riprendere l'amplesso e portarmi definitivamente sulle sue gambe, potendo passare una sua mano in mezzo alle mie cosce. Non posso resistere questa sera, no.
Staccandomi da quel bacio che di casto non ha proprio nulla, sposto le mie labbra sul suo collo ed inizio a succhiare, finché non noto un segno violaceo e non lo odo gemere fino alla disperazione.

«Così mi ucciderai..» Sospira nel mio orecchio, ponendo da parte tutte le sue armi di seduzione.

«Mh?» Mugolo con fare innocente e tracciando disegni invisibili sul suo petto asciutto, per poi arrivare al suo basso ventre. Ormai giunto allo stremo, lui si slaccia la cintura, cercando di schiudere anche la zip del jeans.

«Eh no..» Lo fermo, ponendo la mia mano sulla sua, bloccandolo definitivamente. Il ragazzo non risponde, mi volge soltanto uno sguardo ardente.

«Un passo per volta..» Lo correggo, continuando a baciargli il collo. Adoro farlo impazzire.

Riponendo le sue labbra sulle mie, Kevin continua a palpeggiarmi i seni nella speranza di farmi cedere e, con successo, il mio palmo scivola fin dentro i suoi pantaloni e percepisco una forte erezione sorgere fra le mie dita.

«Sì..» Geme lui nel mio orecchio, ricambiando il favore portando la sua mano di nuovo fra le mie cosce ed iniziando a muovere in senso rotatorio l'indice proprio lì.

Pregherei in mille lingue che questo momento non finisca mai ma, nemmeno il tempo di fantasticare risulta necessario per accorgersi che le luci e la musica si sono spente improvvisamente, seminando il panico generale.

«Che succede?» Gli chiedo con voce più formale, rompendo la magia del momento.

«Chissene importa..» Mugola lui continuandomi a cospargere il collo di baci. Nonostante questo sia il momento che fantastico da circa un anno, mi sento costretta a scendere dal mio destriero.

«Che fai?» Mi chiede lui, seguendomi con lo sguardo.

«Vado a vedere che succede.» Rispondo cercando di evitare ogni contatto visivo con lui, potrebbero risultarmi letali.

«Dai, piccola. Resta qui con me..» Mi implora, non riesco a dirgli di no. Sarà l'alcool o l'alchimia a tenermi così legata a lui? Non importa, tutto ciò che riesco a fare è riprendere l'amplesso in maniera più casta dato che la precedente fiamma si è attenuata un poco.

Nel momento in cui lui, apparentemente sorpreso, dischiude la bocca e perlustra di nuovo la mia con la lingua, la situazione si riaccende definitivamente.

Le forti ed imperterrite palpate sul mio sedere deduco siano un invito tacito a sollevarmi e ad aggrapparmi a lui; generalmente non avrei così tanta sfacciataggine, ma 'stasera ogni freno inibitorio è completamente assente nel mio corpo ardente.

Dopo aver avvolto le mie gambe intorno alle sue, egli mi afferra con più forza e mi porta contro una parete, percuotendomi contro di essa e facendomi percepire un brivido d'eccitazione attraversarmi la schiena.

«Ti voglio.» Mi sussurra nell'orecchio, mi sto sciogliendo.

«Colombo!» Grida sorpresa una voce in mezzo al fitto brusio di schiamazzi che sostituiscono il rintronante rimbombare della musica inspiegabilmente assente. Voltandomi realizzo che non appartiene a niente di meno che a Guglielmo Riva, la checca pettegola della scuola.

Non curandomi eccessivamente di lui lo ignoro riprendendo quel focoso bacio, non permettendo più a nessuno di rovinare questo momento da Oscar.

«Ka! Ka!» Mi urla una voce stravolta nelle orecchie, ancora quel rompipalle.

«Che cazzo vuoi Riva! Levati dai coglioni!» Grido voltandomi, in procinto di spingerlo.

«Marti!» Esclamo poi accorgendomi di aver fatto una scemenza. Lasciandomi Kevin alle spalle vado in soccorso della mia amica che, anche lei in preda agli effetti dell'alcool, è inciampata.

«Mi dispiace tesoro! Non volevo offenderti! -Mi scuso con voce altisonante- Abbracciami e facciamo pace!»

«Al fuoco!» Grida lei con espressione allarmata, è proprio fuori. Divertita dalla scena ridacchio; la Marti non beve mai, ma quando lo fa è troppo forte.

«Sono seria! -Si ribella- Vicino alle casse c'è stato un cortocircuito che ha fatto scoppiare un incendio.. Non sai che roba!» Esclama per poi scappare, trascinata da uno sbronzissimo Cozzi incombente alle sue spalle. Decido di crederle, anche se la sua espressione la sta altamente tradendo.

«Vieni con me!» Urlo a Kevin, cercando di sovrastare tutto quel caos. Come mi aspettavo lui sembra restio nell'ascoltarmi.

«Resta qui con me.» Mi sussurra nell'orecchio prendendomi per mano.

«Sta prendendo a fuoco il locale, dobbiamo scappare!» Gli faccio capire staccandomi da quel contatto che potrebbe convincermi a rimanere lì a dar vita ad un altro tipo di incendio.

Senza lasciargli la possibilità di rispondere, lo prendo per mano e lo trascino verso l'uscita; anche se gli effetti dell'alcool hanno rallentato i miei riflessi, sono consapevole del fatto che lui sia decisamente più sbronzo di me.

Una volta fuori dal locale, tento di scorgere la mia comitiva in mezzo a quel gran marasma di gente.. senza successo.
Tento di telefonare alla Marti ma, dopo un solo squillo sento la segreteria telefonica immediatamente seguita da un SMS:

«Il Cozxsi miu sta tenwndo impegnata, cvi snetiamo più tardi»

A dire il vero devo rileggere il messaggio almeno un paio di volte per capire bene che diavolo abbia scritto la mia amica e, nel momento in cui il tutto arriva forte e chiaro nella mia mente, non so se essere felice per lei o un po' preoccupata.

Ordunque non mi resta che sentire il Carlo, da cui non ho il coraggio di scroccare un passaggio. Penso che gli manderò anch'io un rapido SMS scrivendogli che tornerò a casa mia anziché dormire dalla Marti, non facendolo preoccupare.

Aspetta, ma io non posso farmi vedere dai miei in queste condizioni! Che cazzo combinerò fino a domani mattina? Dormirò per strada? Per fortuna che la notte prima degli esami è unica e fantastica.. In che guaio mi sono cacciata?!

«Ti va di fare una follia?» Mi domanda ad un tratto Kevin, facendomi distogliere gli occhi dal mio cellulare e mandare definitivamente al Diavolo qualsiasi programma mi stessi facendo per stanotte.

«Tanto ormai..» Rispondo con sarcasmo.

«Vieni!» Mi ordina prendendomi per mano ed iniziando a correre per strada, seguendolo a ruota mi arrendo anche dal solo chiedermi che cosa abbia in mente.

Dopo poco noto che allunga un braccio per strada e, in quel momento un autobus si ferma davanti a noi.

«Ma dove vuoi andare?! -Gli domando quasi preoccupata- Non abbiamo nemmeno il biglietto, se ci beccano siamo nella merda

«Tranquilla, lo so io. -Mi rasserena- E poi chi vuoi che abbia lo sbatti di salire su un Tram alle due di notte per controllare se due sbronzi hanno pagato un euro di biglietto?»

«Non fa una piega.» Ridacchio, accorgendomi che tutti i drink sono ancora in circolo.

 

«Svegliati! -Mi richiama scrollandomi la spalla, il ragazzo appena conosciuto- Siamo arrivati.»

Completamente intontita scendo dal mezzo senza riuscire a non spalancare la bocca alla meravigliosa vista del Duomo illuminato sotto le fievoli luci della notte. Senza il solito enorme marasma di gente intorno trasmette tutta un'altra atmosfera.

«Ma.. È bellissimo.» Sospiro a bocca aperta. Nonostante viva a dieci minuti di macchina da lì, non ci vengo spesso; preferisco stare in posti più silenziosi in cui posso leggere un libro in pace o ascoltare della musica.

«Sai, spesso mi capita di svegliarmi improvvisamente la notte. -Confessa senza che io gli abbia chiesto nulla- A volte mi sento inquieto per via di tutto quello che mi succede e, senza preoccuparmi degli ipotetici pericoli, cammino da casa fino a qua. Penso sia diventato il mio sanatorio.» Mi spiega con naturalezza, come se mi conoscesse da una vita, per poi sedersi.

«Questo è veramente un piccolo pezzo di Paradiso.» Incalzo tirando fuori una birra dalla borsetta. No, non sono un'alcolista, ma durante le serate bisogna obbligatoriamente fornirsi!

«Non hai paura per domani?» Devio sorseggiando dalla mia bottiglia.

«Sinceramente non me ne frega un cazzo. -Sospira lui, soffocando addirittura un risolino divertito- Gli Esami di Stato sono una cosa inutile. Come puoi giudicare la maturità di una persona in base a tre verifiche ed un' interrogazione?»

«Bella domanda. -Bofonchio io- Onestamente non lo so, ma vogliono farci bere che tutto ciò sia in preparazione alla vita che ci aspetterà e a farci capire che nel nostro tragitto ci vuole continuità.»

«Cazzate. -Mi interrompe lui- Non ti insegnano come far quadrare i conti a fine mese, come insegnare l'educazione a tuo figlio o a come organizzare il tuo tempo fra un lavoro asfissiante e le esigenze della tua famiglia.» Afferma abbassando amaramente lo sguardo, non posso escludere che abbia ragione.

«Ho paura. -È tutto ciò che riesco a dire, trattenendo a stento le lacrime- Vedo persone che riescono ad affrontare la vita di petto, senza indugiare sulle proprie scelte e senza mai avere un rimorso. Se io ora non sono certa nemmeno della mia ombra, figuriamoci se un domani potrò garantirmi un futuro. Questi Esami non saranno mai capaci di individuare la maturità effettiva di una persona, mi basterebbe studiare in questi ultimi giorni per uscire con almeno settanta, ma sono consapevole di non essere idonea ad affrontare tutto ciò che ne seguirà.»

«Non ti devi sentire pronta, la prima lezione da imparare è che là fuori non aspetta nessuno. Nemmeno io so affrontare tutto con l'occorrente sfacciataggine, ma mi toccherà imparare, imparare a vivere.»

 

Ed eccomi qua, ad affrontare la mia notte prima degli esami, con un imminente battesimo di fuoco nella vita reale, quella in cui nessuno ti aiuta e nulla ti è dovuto.

Sto sorseggiando una birra con uno sconosciuto con cui ho quasi fatto sesso poco fa; niente male come fine-adolescenza.. Che poi è davvero questa la fine della nostra gioventù? Di quei momenti spensierati in cui si sentono le farfalle nello stomaco, si salta per un bel voto e si piange per un fallimento? È davvero questa la linea di arrivo? È davvero questa la sigla finale della nostra licenza di sciocchi ed inguaribili cazzari?

Il fatto che io e Kevin Ferrari, un perfetto sconosciuto, siamo qui a condividere i nostri ultimi momenti di giustificata infantilità, significa qualcosa? È il Fato a volerci dare un segno o è un semplice e fortuito caso?

Io non so nulla di lui ma, da come parla, intuisco che abbia dovuto fare un previo ingresso nella Vita in passato. Non mi sento di chiedergli nulla e deduco che, a questo punto, nemmeno lui desideri aggiungere altro, quindi direi che rimane solo uno sconosciuto.. e a me va bene così.

Eppure, nulla toglie che quando il suo sguardo si incastra nel mio o compie un gesto indirizzato esclusivamente a me, pare che mi conosca da sempre.

E siamo qua, alle due e mezzo del mattino a bere birra calda e sgasata sotto il Duomo di Milano, fantasticando su quanto sarà difficile la Vita, facendo a gara di chi la dice più amara.

Siamo sconosciuti, ubriachi ed inesperti, quello che ci accadrà è ancora oscuro. Probabilmente da domani le nostre vite si separeranno definitivamente, frequentando università diverse, uscendo in posti differenti e compiendo scelte contrastanti. Ma, se c'è una cosa che la filosofia mi ha insegnato, è la concezione del fatto che tutto avvenga per una ragione. Okay, spesso tentiamo di attribuirgliela noi per non affondare nell'oblio dell'incertezza, ma altre volte forse Qualcuno da qualche parte ci sta veramente guardando e sta muovendo le pedine del nostro Avvenire e, con qualche segno, magari sta tentando di preannunciarci qualcosa.

Io non sono matura e penso che questo non cambierà per tanto tempo, a costo di avere mille diplomi fra le mani. Della persone so poco e niente e della Vita ancora meno, l'unica cosa di cui sono consapevole è che questa è la Mia Notte Prima Degli Esami.

Spazio autrice:
Arieccoci! In quest'ultima settimana fra Il cerchio della morte, Alla ricerca di sé stessa I migliori anni della nostra vita direi che mi sono rivelata una vera e propria macchina da guerra!
Facendo uno slalom fra ore di sonno perdute, amici, parenti e lavoro sono riuscita a portare a termine tutti i miei obiettivi, tardando quest'ultimo di soltanto 37 minuti.
Ci avrei tenuto particolarmente a postarlo in tempo per stamattina o oggi pomeriggio prima di andare a lavorare per poter dare la possibilità ai maturandi di leggerlo. (Lo so, magari non ve ne frega una cippa, ma io ci provo!)
Devo ammettere che questo capitolo è stato molto facile da scrivere, a dispetto della lunghezza vagamente maggiore degli altri, dato che molti spezzoni della serata narrata sono tratti da una storia vera.. A voi indovinare cosa. 
Dato il linguaggio scurrile e la descrizione un po' particolareggiata della scena 'focosa' fra Kevin e Katia penso che cambierò il rating da giallo ad arancione. Secondo voi la scelta è corretta?
Con questo capitolo volevo fare un grosso in bocca al lupo ai miei cari maturandi; giuro, avrei voluto (dovuto) essere fra voi quest'anno, anche se devo ammettere che Katia in questo caso è un mio alter-ego  e -in parte- condivido le sue stesse paure ed insicurezze. (Della serie Foscolo e Jacopo Ortis, a differenza che io sono una teenager cazzona che scrive su efp :P)
Detto ciò saluto tutti quanti e mando un ultimo messaggio alle -ormai ex- quinte: Spero che questa notte prima degli esami sia vostra e soltanto vostra e che,se magari non ha soddisfatto le vostre aspettative, perché succede anche questo, ve la siate goduta e mi auguro fortemente che questo 'addio' alla prima adolescenza non sia così doloroso come io sto prevedendo il mio.
Vi do una dolce buona notte accompagnata dalle note di Venditti: https://www.youtube.com/watch?v=tztc4wKihWw.
Un abbraccio,
Daphne09
PS: Ci tengo a precisare che la frase sul valore di "due inestimabili" del ragazzo è tratta da una storia (festa) vera svoltasi due settimane fa e.. a dirla è stata proprio la vostra cara scrittrice.

 

  
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