Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Cygnus_X1    20/06/2014    3 recensioni
Un trono usurpato. Una ragazza in cerca di se stessa. Una maledizione mortale.
~~~
Myrindar ha diciassette anni e un marchio nero sul petto. Una maledizione che l'accompagna da sempre, che le dà il potere di uccidere con il solo tocco. Salvata dal Cavaliere Errante Jahrien dai bassifondi di una città sconvolta dalla guerra, Myrindar ha vissuto in pace per cinque anni, dimenticandosi dei conflitti, con una famiglia che l'ha accolta con amore.
Tutto cambia quando nel villaggio dove abita giungono i guerrieri dell'Usurpatore a cercarla. Myrindar è costretta a fuggire, guidata da una misteriosa voce che le parla nei sogni, alla ricerca dell'esercito dei Reami Liberi e dei Cavalieri Erranti. Ma il nemico più pericoloso non è l'Usurpatore, né il suo misterioso braccio destro; è la maledizione che la consuma ogni giorno di più e rischia di sopraffarla.
Tra inganni, tradimenti e segreti del passato, tra creature magiche e luoghi incantati, Myrindar si ritroverà in un gioco molto più vasto di quanto potesse immaginare; perché non è solo una guerra per la libertà, quella che sconvolge i Regni dell'Ovest. Non quando antiche forze muovono le loro pedine sul campo di battaglia.
[High Fantasy]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 photo aleestrya banner_zpsrdx610pn.jpg


 

Capitolo 10

Keeryahel



 

I



l marchio sul suo petto era come offuscato. Sembrava sfuocato, come visto attraverso un vetro smerigliato.
Si era svegliata dopo l’udienza al Consiglio nel bel mezzo della foresta, con la soffusa luce dorata tutto intorno a lei, senza sapere cosa fosse successo. Jahrien le aveva riassunto in due parole gli avvenimenti, il sigillo di Anishel, il viaggio verso la Sorgente degli Specchi, dove risiedeva l’ultimo retaggio della magia delle Fate, la decisione di Keeryahel di accompagnarli.
La ragazza, sommersa da tutte quelle novità, aveva sentito una strana paura risalire dentro di sé.
Aveva accettato da tempo la maledizione e tutto quello che comportava. Aveva imparato a ignorare quella sensazione di malinconia che spuntava nei suoi pensieri nei momenti meno opportuni, quando era stanca e le barriere della mente meno forti. Aveva persino, alla fine, quasi fatto pace con se stessa, si era rassegnata.
E ora le dicevano che presto il marchio l’avrebbe consumata fino a renderla un corpo vuoto mosso dalla magia? Non poteva sopportarlo.
Jahrien le aveva spiegato che la magia dei Demoni era tutta così, oscura, sempre pronta a sopraffare chi la evocava, immensamente potente ma piena di tranelli. Ma lei quella magia non l’aveva scelta. Le era stata imposta così tanto tempo prima che nemmeno ricordava una vita senza il marchio nero sulla pelle.
Non era giusto. Lei non aveva cercato quella magia, né il potere che le dava. Avrebbe fatto volentieri a meno di entrambi, eppure le toccava sopportare un peso che non aveva mai voluto.
Un peso che ora rischiava di soffocarla con il suo buio.
Due settimane dopo l’udienza in consiglio, Myrindar era sveglia, con la spada a fianco, guardando verso sud, un puntino di braci ormai spente nella sterminata pianura che era l’Impero. Avevano passato il confine quella mattina, ed era stato difficile visto che era strettamente sorvegliato. Ma grazie a una magia di Keeryahel, erano riusciti a passare inosservati. L’incantesimo però costava molte energie, e l’Elfa non poteva mantenerlo a lungo, così, appena varcato il confine e fuori dalla portata dai soldati, dovettero abbandonare la protezione della magia elfica.
In realtà, la pianura era esattamente la stessa in un regno e nell’altro: l’unico cambiamento rilevante dopo aver superato il confine fu la preoccupazione costante di essere individuati. In fondo, erano in territorio nemico; due Cavalieri Erranti dell’Esercito libero e un’Elfa, che galoppavano attraverso le praterie verso sud come se fossero inseguiti dalla morte. Era ovvio che avrebbero attirato l’attenzione, lo sapevano. Ma non potevano fare altro. Non sapevano quanto a lungo sarebbe resistito il sigillo di Anishel, e per raggiungere la Sorgente degli Specchi avrebbero impiegato quasi un mese a cavallo, almeno secondo Keeryahel.
Era il turno di Myrindar di stare di guardia. Probabilmente non avrebbe dormito comunque, troppi pensieri vorticavano nella sua mente, il loro rumore e le loro grida le impedivano di addormentarsi. Cercava solo di non farsi trascinare troppo dalla loro corrente, e restare presente a sé, per cogliere eventuali segnali di pericolo.
Il cielo era coperto, quella notte. Luna e stelle erano nascoste da un sottile velo di nubi che scorreva veloce, sospinto dal respiro dei forti venti di quota. Al livello della terra, il vento era solo una indisciplinata brezza che annodava i capelli della ragazza e si ostinava a tentare di spegnere il piccolo fuoco accanto a cui si era raggomitolata. L’erba alta si piegava e risollevava seguendo la follia di quelle raffiche irragionevoli, prima in una direzione, poi nell’altra. In lontananza, le ombre e luci che disegnavano sagome di piccoli villaggi abbarbicati sull’orizzonte buio. Keeryahel e Jahrien erano due figure scure alla sua sinistra, oltre il fuocherello morente; da una delle due coperte spuntava una treccia castana praticamente sciolta, e Myrindar si sorprese a sorridere, con un lieve velo di tristezza negli occhi.
Forse, se fosse sopravvissuta a tutto quello e la magia delle fate fosse riuscita a sconfiggere davvero il Kratheda, forse, solo forse, avrebbe potuto sperare.
«Vai pure a dormire, Myrindar. Tocca a me fare la guardia.»
La ragazza si voltò verso Keeryahel, che si era alzata e le si stava sedendo accanto.
«Se vuoi posso stare sveglia ancora un po’. Non ho sonno, non dormirei comunque...»
L’Elfa non si alzò, né lo fece Myrindar. Rimasero entrambe sedute sull’erba, lo sguardo perso oltre l’orizzonte, senza dire una parola, per svariati minuti.
Infine, Myrindar ruppe il silenzio. Non aveva mai parlato granché con Keeryahel, ma era curiosa. In una qualche strana e inspiegabile maniera, sentiva che erano vicine.
«Perché?» chiese, brusca. Non aggiunse altro alla domanda, sapeva che avrebbe capito.
L’Elfa la guardò intensamente. La ragazza non riusciva a vedere le emozioni dell’altra in quello sguardo dorato, imperscrutabile, quasi duro. Per qualche secondo Keeryahel non rispose, si limitò a fissarla. La ragazza cominciò a pensare che probabilmente aveva sbagliato a farle quella domanda, in un momento come quello. Loro due non potevano certo dirsi amiche: l’unica cosa che avevano in comune era Jahrien, per il resto erano diametralmente opposte. Keeryahel era sicura di sé, splendente e graziosa quanto Myrindar era chiusa nella sua incertezza, invisibile, bruttina e abbastanza insignificante. Non dubitava che l’Elfa potesse benissimo rispondere sdegnosa che non erano affari suoi, e avrebbe anche avuto ragione. Si pentì di averglielo chiesto.
«Jahrien ti ama, vero?»
Myrindar la guardò, interdetta. Le aveva risposto con un’altra domanda, che sembrava non c’entrare niente.
«Sì» rispose in un sussurro, chiedendosi dove l’altra volesse andare a parare.
L’Elfa sospirò, distogliendo lo sguardo.
«Me ne ero accorta. Si nota molto, da come lui ti guarda. Ha sempre un’espressione triste sul viso.»
La ragazza non rispose. Si limitò a scostare un corvino ciuffo ribelle dal viso. Le veniva voglia di sbuffare: guardava Keeryahel con i suoi capelli liscissimi e sempre ordinati, che nemmeno quel vento impossibile riusciva a scombinare, anzi, le ciocche sparse intorno al viso ovale la rendevano ancora più regale. Che ingiustizia.
«Mi hai chiesto perché sono venuta con voi. Jahrien ti vuole davvero bene, e io mi fido di te. O forse, sono solo stanca.»
Keeryahel tornò a guardarla, con un sorriso amaro.
«Sai, mio padre è molto autoritario. Quando ha scoperto che mia madre era incinta per la prima volta, ha deciso che il suo primogenito dovesse essere un grande guerriero, come lui è stato. Per questo voleva che il suo primo figlio fosse un maschio. Peccato che io sono una ragazza.»
Myrindar sentì una profonda tristezza in quelle parole. Forse soltanto dall’ultima frase pensava di aver compreso l’Elfa.
«Ovviamente, a lui non importava granché il fatto che io fossi una ragazza, o che volessi un destino diverso da quello del soldato. Fin da bambina mi ha addestrato personalmente; già a quattro anni mi mise in mano un pugnale, che per me era come uno spadone a due mani. Sono entrata nella Guardia, mi sono impegnata sempre, al limite delle mie possibilità. Ero la più brava, ma non è mai bastato. A sedici anni ho finito l’accademia e mi hanno mandato al confine, e in due anni sono diventata il capitano della squadra. Ma non basta ancora. Io non sarò mai quello che lui vuole, perché non sono un maschio, sono una stupida ragazza. Non sarò mai Keerhtal, il Luminoso: così voleva chiamare il suo primo figlio, l’erede. Io sarò sempre Keeryahel, la Stella Caduta, l’errore. Sono uno sbaglio solo per il semplice fatto che esisto.»
Non c’era rabbia, in quelle parole. Solo quella profonda, amara tristezza, e la consapevolezza di non essere mai abbastanza. Keeryahel voleva bene a suo padre, nonostante tutto. Non riusciva ad odiarlo, questo era evidente, ma era altrettanto chiaro che invece lui la considerasse soltanto una macchia sull’abito più prezioso, un difetto su una gemma brillante, qualcosa che non avrebbe dovuto essere così.
«Lui è fissato con la purezza del sangue. Fosse per lui, gli umani andrebbero sterminati dal primo all’ultimo, eliminati da quella terra che secoli fa era nostra, e che dovremmo riprenderci con il sangue. È stato lui che ha fatto in modo che Jahrien non potesse più tornare nella Foresta Dorata, dopo che venne a salutare nostra madre una volta, quasi quattro anni fa, accompagnando il suo maestro. Per lui un mezzosangue è inaccettabile. Tratta mia madre con tutto il disprezzo di cui è capace, per aver osato mettere al mondo un’empietà simile. È per questo che quando sono con gli altri devo comportarmi così... io non odio Jahrien, non odio voi umani. Ma sono la figlia di mio padre, e devo esserlo fino in fondo. Io la penso come mia madre, ma non posso permettere che si sappia. Solo che sono stanca di tutto questo. Sono stanca di fare finta di essere qualcuno che non sono, e sono stanca di tentare in tutti i modi di accontentare qualcuno che non sarà mai orgoglioso di me. Così, quando è successo tutto, ho deciso che era la mia occasione. Ho disobbedito agli ordini, e me ne sono andata, con un’umana e un mezzosangue. Quando mi rifugiavo piangendo da mia madre, perché lui era stato crudele con me, lei mi diceva sempre che io ho il sangue di una ribelle, e che non avrei mai potuto restare nei ruoli che altri avevano scelto per me. Beh, è vero.»
La ragazza era sbalordita. Quell’Elfa che sembrava così rigida, così fredda e distante si rivelava invece ribelle, con una storia di oppressione alle spalle. Non aveva sbagliato a intuire. Erano davvero simili, loro due. Myrindar la ammirava, se possibile, ancora di più, ora. Era riuscita a rompere le catene che le avevano imposto, e a seguire la sua strada. Era qualcosa che lei ancora non era riuscita a fare, sempre indecisa, sempre di qua e di là senza uno scopo.
«Una volta invidiavo tantissimo Jahrien, perché lui era libero e io non lo ero. Ma l’invidia è stupida. È guardare da lontano senza avere il coraggio di fare. Così, ho deciso di diventare anche io libera.»
Myrindar la guardava con occhi diversi, ora. Aveva appena diciotto anni, eppure quello che aveva vissuto in famiglia l’avevano spinta a pensieri da adulta, a prendere in mano il suo destino quando era poco più di una ragazzina.
«Sono felice che tu me l’abbia detto» disse, dando voce ai suoi pensieri, senza ragionare su quello che diceva, esprimendo tutto quello che le passava nella testa in quel momento. «Ti credevo soltanto un’antipatica presuntuosa, anche se avevo l’impressione che fossi più profonda di quello che mostravi. È bello saperlo con sicurezza. Sono contenta di averti conosciuto, Keeryahel.»
L’Elfa le sorrise. E lei ricambiò.
Ora erano amiche? Myrindar non ne era sicura, vista la poca esperienza che aveva. Ma credeva proprio di sì.








 
******* Famigerato Angolino Buio *******
Capitolo breve stavolta, ma preferivo separare la parte della Sorgente degli Specchi da questa ;)
Insomma, ormai lo sapete, i capitoli introspettivi e lenti sono sempre quelle che mi mettono più ansia, dato che non li so fare, quindi se fa schifo o è fantastico fatemelo sapere please... in caso faccia schifo (cosa molto probabile) ditemi anche perchè così il prossimo sarà più decente - si spera.
Sì, era un po' un capitolo di passaggio, però volevo farvi conoscere anche il lato oscuro di Keeryahel, che finora è stato un personaggio fin troppo luccicante... no, personaggi sani di mente io mai, mi annoiano u.u
Aggiornerò il prima possibile con qualcosa di più movimentato, intanto ciao!!

Vy
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Cygnus_X1