Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    21/06/2014    3 recensioni
Il telefono era già al terzo squillo, e Shu non riusciva a trovarlo. Eppure l'aveva poggiato da qualche parte quando aveva cominciato a preparare la valigia. Cominciò a sparpagliare qua e là i panni che aveva messo sul letto, senza successo.
- Fa' che sia Shin, ti prego. -
Finalmente lo trovò, incastrato tra il cuscino e il portafoglio.
Quando sullo schermo vide lampeggiare “Sayoko”, la serie di brutti pensieri che lo perseguitava da tre giorni raggiunse il culmine.
Fanfic ambientata nello stesso universo di "Ancora una volta", si svolge alcuni mesi più tardi. Inizialmente avevo pensato di lasciarle più indipendenti l'una dall'altra, ma alla fine ho messo diversi riferimenti a ciò che era accaduto nelle precedenti, quindi vi consiglio caldamente di leggerle nel giusto ordine cronologico. XD
Avvertimenti: morte di un personaggio secondario.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Seiji si fermò a metà del sentiero che portava alla cima della collina che sovrastava il lago. In quel punto il bosco era più rado, e la sottile strada in terra battuta si allargava a formare un piccolo belvedere. Di recente era stata costruita una staccionata in legno per proteggere chi si fosse voluto sporgere per godere del panorama.
Si avvicinò al parapetto, gli occhi pieni del riflesso dorato del sole sul pelo dell'acqua. Era appena iniziato aprile, ma la primavera tardava ad arrivare. Il mattino e la sera l'aria era ancora troppo fredda per rimanere volentieri all'aperto, ma le giornate si stavano rapidamente allungando, e anche se ormai era l'ora di cena, Seiji poteva godere di un tramonto dai colori caldi.
Nonostante le temperature, aveva trascorso quasi tutta la giornata fuori casa, e non aveva difficoltà ad ammetere con sé stesso il perchè. Stava evitando i propri nakama, e le due volte in cui era rientrato per vedere come stesse Shin, si era fermato il meno possibile, sgattaiolando su per le scale come un ladro. Se non avesse temuto di spaventare Sayoko, probabilmente sarebbe passato direttamente dalla finestra.
Stavano cambiando molte cose, e sapeva di stare cambiando anche lui. Non sapeva in che modo, nè con quale esito, però sapeva di dover chiudere alcuni discorsi rimasti in sospeso.
Istintivamente portò una mano alla spalla, sfiorando la fasciatura che copriva la ferita. Ora che le yoroi si erano nuovamente stabilizzate, si stava rimarginando più velocemente.
Passi leggeri alle sue spalle lo distolsero dai propri pensieri: aveva scelto quel sentiero perchè era sulla riva opposta rispetto a quella in cui andava in genere a passeggiare, ma sapeva che comunque non sarebbe stato un nascondiglio. Non dai suoi nakama, almeno.
“Eccoti, finalmente! - Touma appariva leggermente affannato. - Cercavi un modo per farmi girare un po' a vuoto?”
“Non sapevo mi stessi cercando.”
“Sì, certo. Altrimenti avresti lasciato detto dove andavi, no? Mi chiedo perchè ogni volta tu debba far perdere tempo ad entrambi negando cose ovvie. Lo fai per il puro gusto di farmi innervosire, vero?”
Seiji lo guardò con sorpresa, ma il suo nakama non appariva arrabbiato. Touma gli si affiancò, posando le mani sul parapetto ed osservando il lago.
“Ci sono novità?”
“Sayoko e Shizuka stanno preparando i bagagli. Partiranno subito dopo cena.”
“Li avete convinti voi?”
“Sì. Spero che si riveli una precauzione superflua, ma mi sento comunque più tranquillo, se al risveglio di Shin saremo solo noi cinque.”
Seiji si limitò ad annuire. Non gli era difficile immaginare cosa preoccupasse Touma, e perchè non volesse coinvolgere altre persone. Si era chiesto anche lui se il contatto con Izumi potesse aver modificato in qualche modo Suiko, o addirittura Shin.
Aspettò che Touma riprendesse a parlare, ma il suo nakama si limitò a fissare il lago che pian piano si scuriva, mentre il sole cominciava a calare dietro gli alberi. Seiji lo osservò: i graffi sul viso erano quasi rimarginati, ma un lungo taglio spiccava rosso tra un punto adesivo e l'altro, ed un livido a mezzaluna, non più viola ma verde, persisteva sotto l'occhio sinistro. Sentì il senso di colpa tornare a pungerlo, appena sotto lo sterno.
“Io... non ti ho ancora chiesto scusa.”
“Per cosa?” Niente sarcasmo, né rassicurazione. Una domanda pura e semplice.
“Per averti attaccato. Ti ho ferito e ho fatto in modo che catturassero anche te, e mi dispiace.”
“Seiji, guarda che so benissimo perchè l'hai fatto. E comunque non mi hai fatto nulla.”
“Non è vero. Ho persino esercitato su di te il potere di Kourin perchè tu perdessi i sensi.”
Seiji non riusciva ad accettarlo.
Touma ricordava bene la sensazione di Kourin che, invece di infondere in lui la propria luce come aveva fatto mille volte, gliela strappava, sprofondandolo nelloscurità dell'incoscienza.
Era stato sgradevole ed innaturale, ma l'aveva ricacciato in un angolo della memoria, tamponandolo con la consapevolezza delle ragioni del suo nakama.
“Dovresti smetterla di scusarti per cose prive di importanza, ed cominciare invece ad avere il coraggio di affrontare il resto.”
“In che senso?”
Touma smise di guardare il lago, e fissò invece il suo viso.
“Sono arrabbiato con te, è vero. Ma non perchè mi hai attaccato o chissà quali altre idiozie. Io sono arrabbiato perchè stai cambiando, e non riesco a capire cosa stia succedendo. Non ci riesco perchè tu non me lo permetti. - Si fermò un attimo, come a raccogliere le idee. - Fai cose folli, corri rischi inutili, senza fermarti a pensare. Ryo o Shu a quindici anni avevano più buon senso di quanto tu ne abbia dimostrato ultimamente!”
Seiji si irrigidì, spostando lo sguardo e nascondendolo al suo.
“Ti ho già detto che era necessario. Dovevamo liberarci, e quell'uomo non si sarebbe mai avvicinato abbastanza da colpirlo, se io...”
“Smettila!” Touma aveva alzato la voce, e lo fissava con i pugni stretti e lo sguardo furibondo. In genere non attaccava mai frontalmente Seiji: abbatteva le sue difese provocandolo, o raggirandolo in qualche modo.
Ma stavolta era stanco e preoccupato. Aveva accumulato troppa tensione, e non aveva più un briciolo di pazienza da spendere con lui.
“Ti ho già detto che non devi prendermi in giro. Ti sei fatto sparare, hai provocato Omezo solo per il gusto di sbattergli in faccia tutto il tuo disprezzo...”
“Disprezzo che meritava!”
“E c'era bisogno di comunicarglielo? E proprio quando eri totalmente inerme di fronte a lui?! Per non parlare di come ti sei buttato tra lui e la polizia, credi che non sappia cosa hai fatto?”
“Aveva preso Kuniyaki!”
“C'era un sacco di altra gente che era lì per salvarlo, gente che non era ad un passo dal collasso e che non si stava dissanguando!”
Seiji cercò di controbattere, ma lui non glielo permise.
“Qual'è il punto, Seiji? Devi espiare qualcosa? Perchè la tua famiglia è stata coinvolta? O perchè mi hai attaccato? Perchè se è così... beh, non ha senso. Non c'è proprio niente da espiare!”
Seiji continuava a sfuggire i suoi occhi, sembrava quasi che non lo ascoltasse.
“E guardami, quando ti parlo! Sono stufo di inseguirti. Non puoi comportarti in questo modo, come se fossi solo al mondo. Non ti rendi conto di avere delle responsabilità?!”
Seiji si girò di scatto.
“Cosa fai, mi prendi in giro, forse? - Lo fissò con rabbia. Controllata e gelida, ma trattenuta a malapena. - Credi che non lo sappia?! E' da prima che nascessi che ho delle responsabilità. Verso il mio nome, verso la mia famiglia. Verso Kaosu, e le yoroi... e tutte le persone che abbiamo cercato di difendere. Tutta la mia vita non è stato altro che adempiere a responsabilità che non scelto!”
“Hai dimenticato la più importante. - Touma si avvicinò di un passo. - Tu hai delle responsabilità verso di noi.”
“Nemmeno quelle sono state una mia scelta!”
Touma sospirò, la rabbia di poco prima che si trasformava in amarezza. Quando arrivavano a scontrarsi in quel modo, Seiji finiva sempre col dire cose di cui si sarebbe poi pentito. Non gli piaceva spingerlo a quella rabbia, ma sapeva che era necessario.
“Non importa se le abbiamo scelte o meno. Ormai è così, e sappiamo tutti che possiamo andare avanti solo se rimaniamo uniti. Le yoroi funzionano a dovere solamente se sono tutte insieme, e lo sai. E' solo questo che ci ha permesso di farcela fino ad ora, insieme al nostro legame. Lo so che non sei sereno, ma lo abbiamo visto con i nostri occhi mille volte: dobbiamo confidare gli uni negli altri, e nella forza che raggiungono i nostri cinque poteri quando siamo riuniti.”
“Maledizione, Touma, piantala! Non sei Shin!”
Touma stava per ribattere qualcosa, ma si fermò. Rizzò la schiena e mise le mani sui fianchi.
“Che cosa c'entra adesso Shin?”
“Avanti, prova a pensarci. Perché credi che tu sia l'unico da cui mi lascio far la predica, eh? Non te lo sei mai chiesto?”
“Io non ti faccio la predica! - Figuriamoci. Come se Seiji fosse uno a cui si potessero davvero far ramanzine. - E comunque, sentiamo. Perché proprio io?”
“Perché tu non sei accecato dalla fiducia, o dall'ottimismo, come gli altri. Tu vedi le cose per quelle che sono. Vedi la realtà con lucidità, la analizzi con logica! - Seiji si fermò un attimo, abbassando lo sguardo. Quando riprese a parlare, la sua voce era più calma, ma più amara. - E sai quanto me che le yoroi non sono una garanzia. Che il nostro legame, la nostra unione, non è una garanzia. Ha funzionato molte volte, lo so. Ma non significa che funzionerà per sempre. Non farla passare per la soluzione di ogni problema, perché sai quanto me che prima o poi incontreremo qualcuno davvero più forte di noi. E a quel punto essere tutti insieme, rimanere uniti, semplicemente non basterà.”
“E credi che questo non lo sappiano anche gli altri? Credi che siano bambini che credono nel lieto fine garantito? - L'altro sospirò, ma non rispose. - Lo sanno benissimo, quanto me e te. Ma cosa credi che possa rimanerci, se non ci aggrappiamo alla speranza? Tanto varrebbe rinunciare fin da ora!”
Touma incrociò le braccia, cercando di mantenere la durezza senza farsi prendere dalla rabbia. Sapeva che Seiji non pensava quello che aveva detto, aveva notato tante volte come il suo sguardo si addolcisse di fronte ai moti di fiducia e speranza dei suoi nakama.
Ma sapeva anche che, quando era in quelle condizioni, aveva bisogno di trovare in qualche modo lo scontro. Ed era quello il vero motivo per cui lasciava che fosse lui a tirarlo fuori dal fango quando ci sprofondava: sapeva che era quello tra loro che ne sarebbe rimasto meno ferito.
Seiji fece qualche passo, dandogli le spalle. Guardava lontano, ma aspettava che Touma continuasse a parlare.
“Vuoi che ti dica come stanno davvero le cose, allora? Bene, ti farò una analisi scientifica della nostra situazione, visto che la trovi preferibile. E' vero: rimanere uniti non è una condizione sufficiente per garantirci la sopravvivenza. Ma è una condizione necessaria. Se ora cedi allo sconforto, o a questa inspiegabile irragionevolezza che hai dimostrato ultimamente... se continuerai a cercare di farti ammazzare e ci lascerai soli, sai già quale sarà il nemico più forte di noi al quale non sopravviveremo: sarà semplicemente il prossimo. Chiunque sarà, avremo perso in partenza.”
Seiji strinse con forza i pugni attorno al parapetto.
“Non farmi apparire come se non mi importasse di voi. Lo sai che non vorrei mai che vi accadesse qualcosa di male.” Seiji parlava con gli occhi chiusi ed il capo chino. Sembrava essersi arreso, ma Touma non sapeva dire se avesse ceduto al suo tentativo di rianimarlo, o a quel senso di abbandono che si portava dietro da mesi, ormai.
“Lo so. - Si arrischiò a passargli un braccio attorno alle spalle, e l'altro non si oppose. - Lo so che non vorresti mai abbandonarci. E so anche che non vuoi davvero sparire. Te lo dissi già qualche mese fa, quando non riuscivi a risvegliarti dall'oscurità di quegli incubi.” *
Touma si complimentò con sé stesso per essere riuscito a ricordare quei giorni senza venir assalito ancora dalla sensazione di soffocamento che gli aveva lasciato la prigionia nella grotta immaginaria.
Seiji, invece, aveva sollevato il capo di scatto e lo fissava, chiedendosi come avesse fatto a centrare proprio l'attimo in cui tutto era nato. Forse era un caso, o forse il suo nakama riusciva davvero a capirlo più di quanto lui stesso non riuscisse a fare. Poi abbassò ancora lo sguardo. Lasciò il parapetto con le mani, e vi appoggiò invece i gomiti, curvando la schiena. I capelli gli coprivano gli occhi.
Touma si chinò in avanti assieme a lui, perchè non sfuggisse dal suo abbraccio e per poter sentire cosa stesse dicendo, perchè ora Seiji sussurrava.
“Io non so spiegare cosa mi sia successo, davvero. Non credo di essere un codardo, e non devi pensare che io sia disposto ad abbandonarvi.”
“Però...”
“Però mi rendo conto di essere cambiato... Quel giorno, tu mi strappasti dall'oscurità in cui stavo sprofondando: io riuscivo a sentirti, ma non trovavo la forza di svegliarmi. Stavo scomparendo nel buio, e avrei dovuto provare angoscia, o terrore. Non so, almeno rabbia. E invece, provavo solo un'incredibile senso di liberazione. Era... sollievo. In quel momento credo di aver provato davvero il desiderio di scomparire lì dentro, ed essere finalmente liberato da tutto.”
Si mise di nuovo dritto, liberandosi dall'abbraccio di Touma. Si allontanò di un passo, come se stesse per rovesciare tra loro qualcosa di pericoloso. Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato a confessare la cosa che lo tormentava da mesi, e che lo aveva spinto ad allontanarsi a poco a poco da loro, fin dal giorno in cui era partito da casa di Touma, ad ottobre.
Aveva cercato di trattenerla più possibile, ma ogni giorno che passava diventava sempre più difficile da sopportare, anche se sapeva che avrebbe deluso e ferito i suoi nakama.
Sospirò, sperando che l'altro parlasse, ma Touma aspettava in silenzio, così fu costretto a continuare.
“Anche se sono sfuggito a quel luogo, quella sensazione non mi abbandona più. Ho cercato di liberarmene, davvero. - Seiji stava arrivando a disprezzare sé stesso per questa debolezza che non riusciva ad arginare. - Ma non ci riesco. Ogni volta che le cose diventano troppo faticose, torna fuori a sussurrarmi che basterebbe che io cedessi appena un po', e finalmente avrei finito di lottare. E sono diventato debole, e privo di onore, perchè mi riesce sempre più difficile non ascoltarla.”



* Touma si riferisce ad un episodio avvenuto qualche mese prima e raccontato nella mia fic "Ancora una volta" (capitoli 10 e 11). Per opera di un demone, ognuno di loro è stato trasportato in un luogo immaginario. Touma è prigioniero all'interno di una grotta sotterranea ed infinita, Seiji è stato avvolto da un'oscurità...animata.

 

  
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